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Autore: Rohhh    20/12/2016    1 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao  tutte!
Come preannunciato questo è l'ultimo capitolo ma in realtà non sarà effettivamente l'ultimo in quanto seguirà un epilogo che chiuderà definitivamente la storia e con cui mi congederò da tutte voi carissime che mi avete seguito e che siete state davvero più di quanto avessi mai potuto immaginare quando ho pubblicato qualche mese fa!
Mi scuso per il ritardo di questi giorni rispetto alle mie solite tempistiche ma sto avendo un po' da fare e avevo paura del risultato visto che si trattava dell'ultimo.
Spero che sia di vostro gradimento e vi ringrazio sempre tanto!
 
Capitolo 45

 

Ashley abbassò il finestrino e una ventata di aria tiepida le investì in pieno la faccia, buttandole tutti i capelli all'indietro, la sua fronte finalmente sgombra dai ciuffi si godette quella piacevole sensazione di libertà, mentre il sole sfavillante e alto in cielo le illuminava il viso, accentuando il colore marroncino della manciata di lentiggini che punteggiavano il suo naso e le guance.

La temperatura all'interno della macchina si era gradualmente alzata man mano che i chilometri percorsi aumentavano e li allontanavano dal paese natio della rossa, preannunciando l'imminente arrivo nelle zone marittime, tipicamente più temperate e calde. Come un dolce viaggio nel passato, quel cambiamento climatico la riportò di colpo ai giorni di Agosto, lasciandole addosso la strana ma piacevole sensazione che il tempo, in realtà, da qualche parte lì fuori si fosse fermato e che l'estate non l'avesse mai abbandonata per fare posto all'autunno.

Quell'estate che era cominciata come una delle tante che da anni trascorreva sempre uguali e che invece aveva finito per sconvolgerle la vita senza che ne fosse preparata, scaraventandole tra i piedi quel ragazzo che adesso guidava accanto a lei con gli occhi di ghiaccio fissi sulla strada, l'ennesima sigaretta tra le labbra e una mano che, di tanto in tanto, scorreva pigra sulla sua coscia coperta dai jeans, con un movimento lento e circolare, rilassato, che non aveva niente a che vedere con i gesti urgenti e disperati che spesso li avevano animati nei momenti in cui avevano temuto di perdersi per sempre.

Il calore crescente rese bollente il cardigan di cotone che Ashley indossava e la indusse a sfilarselo con rapidità, lottando malamente con la cintura di sicurezza che le ostacolava i movimenti. Sospirò soddisfatta quando rimase con una camicetta a maniche corte, più fresca.

Quando si voltò per riporre l'indumento ormai inutile nel sedile posteriore si accorse che anche Matt si era liberato della sua felpa, che adesso giaceva appallottolata in un angolo: non se ne era accorta, troppo impegnata ad annusare l'aria e a perdersi nei ricordi estivi.

Con uno slancio riportò la testa fuori dal finestrino e permise al vento di scompigliarle i capelli, socchiudendo gli occhi per assaporare la carezza della brezza sulla pelle, mentre allungava un braccio e lasciava che l'aria calda le passasse tra le dita, solleticandogliele.

Si sentiva bene, davvero tanto e, se non fosse stato per una leggerissima morsa allo stomaco, dovuta alla consapevolezza dello scopo di quel viaggio, si sarebbe potuta anche illudere di essere diretta verso una qualche vacanza spensierata.

Dopo alcuni minuti si allontanò dal finestrino e si abbassò lungo lo schienale, poggiando le ginocchia sul cruscotto davanti a lei.

Con la coda dell'occhio notò Matt gettare finalmente via la sigaretta e riportare entrambe le mani sul volante.

«Mi auguro che quella fosse l'ultima» lo ammonì Ashley, leggermente accigliata. Da quando erano partiti Matt aveva spesso ceduto al suo vizio e la ragazza aveva il sospetto che lo facesse per camuffare la stessa ansia che lui stesso quella mattina aveva provato a farle svanire.

«Ci proverò 'mamma'» la prese in giro lui, marcando con irriverenza quella parola e sfoggiando un ghigno. Ashley lo ignorò beatamente, ormai più che avvezza alle sue provocazioni, poi gli si avvicinò, sporgendosi verso il suo fianco.

«Ti darò un aiutino – gli soffiò all'orecchio con aria furba, per poi infilare la mano nella tasca dei jeans di Matt e appropriarsi con un gesto fulmineo del suo accendino – questo è sequestrato!» gli sibilò, agitando con esultanza il piccolo oggetto ormai tra le sue grinfie.

Matt le lanciò un'occhiataccia e poi borbottò qualcosa di incomprensibile mentre riportava lo sguardo sulla strada.

«Non è che qualcuno comincia ad avere un po' di paura?» osò chiedergli, intenta a rigirarsi tra le mani il bottino del precedente assalto.

«Ma figuriamoci! – si difese subito Matt, abbassando di più il finestrino e respirando una boccata d'aria tiepida – è che a volte non posso a farne a meno, un po' come quando hai fame e hai davanti il tuo piatto preferito o quando siamo a letto insieme e non riesco a non finirti in mezzo alle gambe – azzardò, beccandosi un leggero pizzicotto sul fianco da parte della sua ragazza per quel paragone malizioso – e, se può consolarti, quello è molto meglio che fumare!» aggiunse il biondo, sorridendo pur senza guardarla.

«Beh, mi pare ovvio!» tuonò Ashley, cercando di ostentare una certa sicurezza ma non riuscendo a nascondere un lieve rossore e un sorriso al pensiero di loro due insieme.

Quant'era bello ed appagante adesso poter scherzare sul loro rapporto senza vergognarsi o senza aver paura di parlarne a voce alta, come se si stesse attraversando un campo minato!

Per quanto fossero passati già alcuni giorni, c'erano momenti in cui Ashley sentiva il bisogno di arrestarsi e rendersi conto che fosse tutto vero e non un sogno e tutte le volte quella schiacciante verità la sorprendeva e la emozionava come fosse la prima volta che lo realizzava.

«Guarda, si vede già il mare» le fece notare Matt, indicando un punto alla sua destra, Ashley voltò il capo verso quella direzione e i suoi occhi ammirarono la distesa blu tempestata di luccichii a causa del riflesso dei raggi del sole.

Si incantò a osservarlo come una bambina che non l'ha mai visto in vita sua e ne rimane completamente rapita e affascinata.

Come fosse sempre la prima volta.

Le saltò in mente in quell'attimo di meraviglia che non c'era niente di più adatto del mare per descrivere ciò che provava con Matt.

Lo conosceva fin da piccola e ci tornava ogni anno ma, tutte le volte in cui quell'enorme manto azzurro si palesava ai suoi occhi, non si stancava mai di assumere quell'espressione assorta e incantata.

Matt per lei era come il mare, ne portava il colore negli occhi e la sua forza indomabile nell'animo oltre che una naturale bellezza e la capacità di farla sentire in paradiso.

Come quando fissava le onde che si infrangevano sulla spiaggia e il resto del mondo e dei problemi sembravano non essere mai esistiti, così la faceva sentire lui. Sapeva impressionarla e disorientarla, ma non riusciva a farne a meno.

Pensò che fosse un paragone perfetto.

«Già, è proprio meraviglioso il mare» disse in un sussurro, ma mentre parlava aveva guardato lui, con una lentezza e serenità che contrastava con la velocità con cui il paesaggio attorno a loro scorreva, avvicinandoli alla meta.

Mancava ormai solo mezz'ora all'arrivo, le strade si facevano familiari agli occhi di Ashley e il cuore sempre più in trepidante attesa.

 

Quella mattina di Sabato stava trascorrendo come al solito a casa di Gregory. O almeno quasi come al solito.

Lui e Monica si erano alzati un po' più tardi come erano soliti fare durante il fine settimana, quando i rigidi orari lavorativi non li soffocavano nella loro stretta infame ed era un'abitudine assai rilassante rimanere a crogiolarsi tra le lenzuola appena svegli, senza l'incubo del suono stridulo della sveglia a farli saltare giù dal letto.

Avevano fatto colazione senza fretta, parlando del più e del meno e carezzandosi le mani, le finestre della veranda socchiuse a lasciare entrare una leggera brezza rigenerante, la luce del sole che filtrava soffusa dalle persiane e un sottofondo musicale da una vecchia radio sopra una mensola faceva loro compagnia.

Sembrava tutto nella norma, insomma, ma qualcosa in Monica non lo convinceva.

Era particolarmente euforica, si muoveva freneticamente e un sorriso smagliante le adornava il viso. Non erano certo dettagli troppo strani o allarmanti ma Gregory, dopo un anno di convivenza con la sua compagna, poteva ben affermare di conoscere quasi ogni sfumatura del suo carattere ed era certo di non sbagliarsi nel notarla semplicemente diversa.

Monica non era tipo da lasciarsi andare facilmente a risate ed evidenti manifestazione di buonumore e, se proprio doveva fare uno sforzo di memoria, l'ultima volta che la aveva vista così accesa era stato il giorno in cui aveva finalmente riallacciato i rapporti con suo figlio.

A lui parve quasi di riuscire a vederla tutta quella elettricità che accompagnava i suoi movimenti leggiadri e sinuosi e gli occhi piegati in un'espressione inequivocabilmente felice. Non le dispiaceva affatto scoprirla così in forma ma tutto quel fermento lo incuriosiva e non gli consentiva di concentrarsi su qualche altra occupazione.

Continuava ad osservarla dal divano, dove un libro giaceva miseramente chiuso accanto a lui, troppo poco interessante rispetto allo spettacolo insolito che Monica gli stava offrendo.

«Ti vedo piuttosto esaltata stamattina, cara» provò timidamente a farle notare, ottenendo in cambio che le labbra della donna si allungassero in un sorriso più ampio di quanto già non fosse da quando si era alzata.

«Ma no tesoro, è tutto come sempre! Deve essere una tua impressione!» smontò le sue perplessità risultando quasi convincente e riprese a canticchiare un motivetto sentito poco prima alla radio, una di quelle canzoni che lei amava definire banali e stupide ma che all'improvviso sembravano diventate degne di essere intonate dalla sua voce.

Era troppo anomala, senza ombra di dubbio.

La vide sparire lungo il corridoio velocemente, come se avesse udito un qualche richiamo misterioso e a quel punto Gregory sollevò le spalle rassegnato e si dedicò a leggere qualcosa.

Il suono molesto del campanello raggiunse i suoi timpani e gli fece aggrottare le sopracciglia: si chiese chi potesse essere a quell'ora di Sabato mattina. Stavano succedendo davvero troppe cose inusuali quel giorno e a fatica si aiutò con le braccia per sollevarsi dal divano.

Non fece in tempo a mettersi in piedi che la figura di Monica le sfrecciò davanti.

Correva verso l'ingresso e non sembrava per nulla stupita o turbata da quel suono, anzi al contrario, avrebbe giurato di vederla andare incontro alla porta come se non stesse aspettando altro.

Quando Monica aprì l'uscio di casa si trovò davanti i due ragazzi i quali si tenevano per mano, forse per darsi coraggio l'uno con l'altra.

I loro visi erano distesi, avevano riacquistato colore e pienezza e non c' era più nessuna traccia di insonnia o lacrime stantie negli occhi. Sapeva che Gregory non l'avrebbe raggiunta per intromettersi e adocchiare chi fosse, la sua discrezione era proverbiale, e ne approfittò per godersi quel momento da sola con loro.

Li abbracciò di slancio, posizionandosi proprio al centro, stringendoseli uno a destra e l'altra a sinistra e riuscendo a stento a occultare una certa commozione.

Si staccò poi per guardarli come se non li vedesse da cento anni e carezzò il viso a entrambi.

Suo figlio le sembrò così diverso, non portava più quell'espressione astiosa e gelida sul viso, era luminoso e i suoi capelli chiarissimi al sole contribuivano ad accentuare quell'impressione, gli scostò qualche ciocca troppo lunga dalla fronte e poi fece lo stesso con Ashley. Lei era deliziosa come sempre ma il suo volto era percorso da una nuova felicità che la faceva apparire meno seria e controllata del solito, come un fiore appena sbocciato che non riesce più a contenersi.

«Mio Dio quanto siete belli insieme! Mi siete mancati da morire!» esclamò, completamente travolta dalle emozioni come poche volte era successo nella sua vita e di sicuro non di recente.

Matt trasalì nel vedere sua madre così emotivamente coinvolta, era un'altra donna, sembrava rinata e non trattenne un sorriso divertito.

«Mamma da quando sei così smielata? Guarda che mi metti paura!» commentò, strofinandosi lievemente una mano sulla guancia, dove prima si era posata quella di sua madre, come a voler toccare la sensazione rimasta impressa sulla sua pelle.

«Ho dei sentimenti anche io, cosa credi? Comunque sarà meglio entrare – li avvertì, poi spostò lo sguardo verso Ashley, sorridendo – tuo padre si è già insospettito abbastanza, non facciamolo aspettare oltre»

La ragazza annuì, l'ondata di ottimismo e buonumore di Monica, tipicamente contenuta e frenata, travolse anche lei e le instillò la certezza che ormai niente sarebbe andato storto, non c'era nulla da temere.

Si scambiò un'occhiata di intesa col suo ragazzo e poi insieme seguirono dentro Monica.

Gregory era rimasto in piedi in attesa di sapere chi diavolo fosse a disturbare la loro quiete mattutina, quando vide rientrare Monica con quel sorriso stampato ancora in faccia che ora gli dava l'impressione di essere ancora più intenso.

«Tesoro, chi era? Qualche scocciatore, per caso?» domandò, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

«Beh, non li definirei scocciatori!» rispose enigmatica, compiacendosi dell' aria confusa dipinta sul viso di Gregory che durò comunque poco, visto che due secondo dopo fu sostituita da un'espressione a dir poco sorpresa, la sua bocca si spalancò senza che se ne accorgesse, mentre la fronte si contrasse nel tentativo di spremere le meningi per capirci qualcosa.

Ashley aveva infatti fatto il suo ingresso, i suoi occhioni lo fissavano con un misto di trepidazione e imbarazzo e Gregory cercò di sforzarsi di parlare e chiedere risposta alle domande che affollavano la sua testa e ci stava quasi riuscendo, quando notò una sagoma sbucare dietro la figura di sua figlia e i suoi occhi riconobbero Matt.

Sempre più sorpreso e totalmente incapace di proferire parola, attese che qualcuno gli spiegasse cosa bolliva in pentola.

«Ciao papà» mormorò flebilmente Ashley, incrociando le mani sul ventre e stringendosi nelle spalle.

«Ashley, ma tu... che ci fai qui? - balbettò a fatica, con gli occhi ancora sgranati per lo stupore, poi puntò lo sguardo su Matt, che rimaneva in silenzio – e tu.. dovresti essere da tuo padre! Che ci fate voi due qui insieme?» chiese con la mente annebbiata ma, nello stesso momento in cui formulò quella domanda, uno spiraglio di luce si fece strada nella sua testa e i pezzi di quel puzzle disordinato presero a ricomporsi per magia.

Loro due, insieme.

'Non sarà forse che...' elaborò nella sua mente e di colpo non gli ci volle più chissà quale sforzo mentale per capire cosa stesse succedendo.

Buttò un'occhiata veloce a Monica, che se la rideva perfettamente a suo agio e tranquilla, e capì che l'unico imbecille lì dentro era lui e che la sua compagna era al corrente di tutto e lo aveva lasciato ignaro probabilmente proprio per provocargli quell'attimo di sorpresa.

Proprio mentre il quadro si faceva più chiaro ci pensò sua figlia ad esporre a voce alta ciò che i suoi pensieri, più rapidi della parola, avevano già intuito.

«So che sei meravigliato papà, ma vedi...» - esitò Ashley, giusto un po' emozionata per ciò che stava per dire, per quanto avesse fatto passi da gigante a livello sociale, odiava ancora i grandi annunci e le dichiarazioni solenni, ma questo non lo poteva evitare, non dopo tutto ciò che avevano combinato quell'estate.

Gregory vide Matt fare un passo deciso verso di lei e la mano esile di Ashley afferrare quella più grande del ragazzo, le loro dita si intrecciarono con facilità e confidenza, come se fosse la cosa più naturale del mondo e fu a quel punto che l'uomo capì che, anche se sua figlia fosse rimasta zitta, quel gesto avrebbe parlato da solo più di mille discorsi tutti insieme.

Il suo viso si addolcì perché, sebbene tutta quella situazione suonasse strana e un po' faticava ad accettarla, in quei giorni era arrivato a desiderare che le cose si mettessero a posto e che la sua bambina potesse essere felice con il ragazzo che il suo cuore aveva scelto, non importava chi fosse.

«Ecco.. volevamo dirti che.. io e Matt stiamo insieme, papà. Nell'ultimo periodo credo te ne sia accorto anche tu e.. beh, io non so in che altro modo dirtelo, ci siamo innamorati... - la voce di Ashley tremò appena a quella parola così importante e che per la prima volta aveva il coraggio di pronunciare davanti a suo padre - siamo consapevoli del disagio che probabilmente creeremo qui e delle difficoltà che ci aspettano ma non possiamo e non vogliamo più ignorare questo sentimento.» confessò senza timore.

Matt si intromise prima che Gregory riuscisse a rispondere alla rivelazione, non più tanto clamorosa in realtà, di sua figlia. I suoi occhi si puntarono su quelli dell'uomo in piedi di fronte a lui.

«So che forse non sono il ragazzo che ti saresti aspettato accanto ad Ashley e che non ti ho dato un'ottima impressione ultimamente.. - esordì, estremamente serio e determinato - ma spero di farti cambiare idea, ci tengo davvero a lei e...voglio bene anche a te perché, anche se non l'ho mai detto, non riesco ad immaginare nessun altro più adatto di te per stare accanto a mia madre»

Matt respirò a lungo e si aggrappò con forza alla mano di Ashley dopo quelle parole.

Tirare fuori le emozioni era ancora un'esperienza che lo devastava all'interno ma che contemporaneamente riusciva a lasciargli un' impagabile sensazione di leggerezza una volta che lo faceva.

Gregory rimase paralizzato per un po', poi guardò nuovamente gli occhi di Matt e subito si fece vivido in lui il ricordo di quegli stessi occhi straziati dal dolore e vuoti la sera in cui quel ragazzo gli era letteralmente crollato addosso, sopraffatto da quello stesso sentimento che adesso li teneva così uniti e vivi. Lo aveva scoperto fragile e sincero solo in quel frangente e si era rimproverato più volte per essere stato così cieco da avere frainteso le sue intenzioni.

«Non devi farmi cambiare idea Matt, so già come sei, in realtà l'ho sempre saputo e.. ti ringrazio per quello che hai detto, lo stesso vale anche per me e...che altro dire, se voi siete felici insieme, allora lo sono anche io» ammise, con un leggero tremolio nella voce.

Tutte quelle emozioni avevano provato anche un animo razionale e pratico come il suo, si voltò verso Monica giusto in tempo per scorgerla asciugarsi una lacrima fuggitiva da una guancia e in evidente difficoltà a nascondere la sua commozione. Vedere suo figlio che credeva di avere perso, così maturo e preoccupato che accanto a lei ci fosse un uomo che la rispettasse, doveva averle fatto un certo effetto.

Prima che potesse fare qualunque altro movimento vide sua figlia avvicinarsi e istintivamente allargò le braccia per stringerla a sé. Ashley abbracciò suo padre, Gregory la strinse, non era più lo scricciolo minuscolo, avvolto dai capelli rossi e imbronciato, che aveva impresso nella memoria ma si era trasformata in una bellissima giovane donna.

A breve anche Monica li raggiunse per unirsi a quell'abbraccio e persino Matt, restio ai contatti troppo sdolcinati, fu ben felice di prendersi una pacca affettuosa da parte di Gregory, che ufficialmente lo accettava come fidanzato di sua figlia.

Per il resto della giornata i due ragazzi furono completamente sommersi da domande, racconti e soprattutto fiumi di parole che alla lunga resero pesanti le loro teste già sballottate dal viaggio al punto da far loro bramare ardentemente di buttarsi a letto e non fare altro che dormire.

Riuscirono a realizzare il loro desiderio solo dopo la cena e qualche altra ora di chiacchiere, dormirono ognuno nella propria stanza, proprio come succedeva quando ancora tra di loro non c'era stato nemmeno un bacio.

Non avevano avuto né la voglia né la forza di condividere un letto troppo stretto per via della stanchezza e nemmeno di intavolare una trattativa perché venisse loro concesso di dormire insieme in un letto di dimensioni ragionevoli. Gregory li aveva accettati e non volevano mettere da subito a dura prova i suoi principi morali, lui sembrava perfettamente a loro agio con quella nuova situazione, anche se Monica lo aveva visto accigliarsi quando aveva scorto per caso le labbra di Ashley unirsi in un bacio, non proprio casto, con quelle di Matt e la mano del ragazzo accarezzarle con desiderio poco velato il fianco, ma in fondo era più che ragionevole che un tipo come lui avesse bisogno di un po' di tempo per abituarsi a certe visioni.

La loro vacanza toccata e fuga sarebbe terminata l'indomani, poi entrambi sarebbero tornati alla propria quotidianità nelle rispettive città, alle prese con esami, lezioni, studio e lavoro.

Ashley venne svegliata dalle minacce delle sue cugine che, non appena avevano ricevuto il suo messaggio che le informava della sua presenza in città, avevano preteso di piombare immediatamente a casa sua per ammirare coi propri occhi il miracolo dell'amore.

«Non per essere presuntuose, ma noi siamo state le prime a capire che tra di voi sarebbe nato qualcosa!» affermò con una punta di orgoglio Dorothy, comodamente adagiata sul divano accanto alla sua gemella, altrettanto estasiata dalla neo coppia che finalmente aveva sconfitto le avversità.

«Già, io ho avuto una sorta di sesto senso fin da quando vi ho visti ignorarvi davanti al cancello di casa un mattina che stavamo passando a prendere Ashley e anche quando lei ci aveva detto che non eri un granchè!» scappó ad Annie, completamente ignara della terribile gaffe commessa, nonostante la gomitata puntuale che le arrivò da Dorothy.

Ashley era saltata in aria dalla vergogna mentre Matt aveva sollevato un sopracciglio a metà tra il sorpreso e il divertito.

«Di sicuro Annie ricorda male, Ashley è stata sempre cotta di te, ti pensava ogni istante, eri la sua ossessione!» cercò di porre rimedio Dorothy, passando all'altro estremo e causando un danno forse maggiore di quello della sorella.

Certo che le sue cugine erano una fonte naturale di disagio e brutte figure!

«Ragazze, non avevate da fare?» domandò Ashley, sull'orlo di un esaurimento.

«Oh sì, io devo andare all'università, mentre Annie oggi dà buca, deve vedersi col tuo amico!» dichiarò Dorothy, strizzando un occhio verso Matt.

Annie, da poco prima che Ashley fosse tornata a casa sua, aveva cominciato a vedere il batterista della band di Matt e la cosa stava andando avanti, seppur la ragazza avesse deciso di andarci coi piedi di piombo dopo la delusione subito dal suo ragazzo storico. Si frequentavano e si piacevano ma doveva passare ancora molta acqua da sotto i ponti prima che avrebbero potuto considerarsi in una relazione seria. In fondo per adesso a loro stava bene così.

«E quindi qualcuno qui pensava che io non fossi un granchè?» sussurrò Matt all'orecchio di Ashley dopo che le cugine furono andate via.

Le sue mani cominciarono a vagare sotto la maglietta della rossa ed Ashley percepì il respiro caldo sul collo e gli circondò le spalle con le braccia per diminuire la distanza fra loro.

«Beh, era tanto tempo fa, quando ti comportavi da perfetto stronzo indifferente nei miei confronti» gli rinfacciò, mordendogli delicatamente il lobo di un orecchio.

«Lo pensi ancora?» gli chiese provocante, con una domanda più retorica che reale. Matt sapeva benissimo che risposta avrebbe dato.

Ashley lo stupì, non rispose ma lo baciò con passione, perdendosi nei meandri di quella bocca che conosceva ormai alla perfezione.

«Ti basta come risposta?» gli domandò a sua volta, Matt annuì semplicemente, poi la sovrastò col suo peso, facendola sdraiare sul divano. Sollevò la sua maglietta quanto bastava per poter scorrere liberamente le mani lungo i suoi fianchi nudi, mentre lei faceva lo stesso con lui.

In casa non c'era nessuno ma i loro genitori potevano rientrare da un momento all'altro e fu solo quel pensiero che li fece indugiare dal togliersi a vicenda i vestiti fastidiosi che impedivano di dare sfogo alla loro attrazione.

Quell'esitazione salvò loro la pelle visto che, nemmeno due secondi dopo, la porta si aprì e i due furono costretti a ricomporsi velocemente.

Monica notò i visi arrossati e i capelli leggermente scompigliati.

«Abbiamo interrotto qualcosa?» domandò, avendo cura di non farsi sentire da Gregory che avrebbe di sicuro dato di matto. Il giorno prima le aveva ribadito che riteneva preferibile che, finchè i ragazzi fossero rimasti sotto il suo tetto, avrebbero dovuto dormire in stanze separate e via dicendo, tutte cose un po' vecchio stampo che lei non tollerava più di tanto, soprattutto perchè sapeva che, dopo quel giorno, Ashley e Matt non si sarebbero rivisti non prima di due settimane e negare loro un pizzico di intimità era proprio da sadici.

«Ma no, figuriamoci!» rispose sarcastico e stizzito Matt, buttandosi a sedere lontano da Ashley e sbuffando sonoramente.

Persino in casa della ragazza, sempre piena di gente a tutte le ore, era stato più facile per loro godere di qualche momento di privacy e mentalmente sperò che sarebbe arrivato presto il giorno in cui sarebbe stato indipendente e avrebbe potuto abitare da solo, in santa pace e senza rischiare interruzioni come quella in momenti del tutto inappropriati.

Ashley scivolò di nuovo accanto a lui e gli si accucciò al petto, almeno quello riteneva di poterlo ancora fare in pubblico.

«Matt, tra meno di due settimane ci rivedremo, lo sai» provò a consolarlo.

«Lo so, è solo che avrei preferito poter trascorrere più tempo da solo con te invece che sentire sempre gli occhi di tutti addosso a noi, a volte mi sento come un fenomeno da baraccone, cazzo!» sbottò in maniera quasi buffa.

Ashley sorrise, poi si strinse di più al suo braccio. «Lo so, ma sei rimasto anche più di quanto potevamo sperare e non dovremmo lamentarci, non credi?»

«Hai ragione» ammise, carezzandole i capelli e depositandole un leggero bacio sulla fronte.

«E poi non credo che tuo padre sarà drastico come il mio, quindi...» continuò Ashley, poi sentì Matt allontanarsi da lei per guardarla bene in viso con aria perplessa.

«Mio padre? Cosa c'entra lui adesso?»

«Ho deciso di venire io da te tra due settimane - rispose lei tranquillamente – tu hai già viaggiato abbastanza per me e adesso è il mio turno! E poi voglio vedere la tua città, i luoghi che frequenti e anche l'aria che tira» dichiarò e a Matt parve di percepire una leggera gelosia nella sua ultima affermazione e la cosa lo fece sorridere. In verità sapere che Ashley voleva conoscere la sua vita e ciò che lo circondava lo riempì di colpo di una sensazione di pace e fece scomparire le tracce del suo nervosismo precedente.

«D'accordo, te lo concedo» le accordò, prima di affondare il viso sulla pelle morbida del collo di Ashley, provocandole solletico con le sue labbra.

In fondo gli bastava sentirla così vicina e calda tra le sua braccia per non desiderare nient'altro.

 

 

«Gregory dì la verità, stai tormentando Ashley e quel povero ragazzo non è vero?»

La voce squillante e perentoria della sua ex moglie gli arrivò forte e chiara dal telefono che Gregory teneva all'orecchio, ancora stranito per quella chiamata inaspettata.

Nancy non lo chiamava quasi mai, soprattutto da quando Ashley era adulta e aveva meno necessità di mediare con lui per le esigenze della figlia, per questo quella telefonata lo mise in allarme.

«Certo che no, Nancy! Non capisco l'origine di tutta questa preoccupazione, sono felice che lei e Matt stiano insieme e loro lo sanno!» le comunicò calmo e non fingeva, lui sul serio era convinto di non arrecare problemi ai due innamorati.

«E dimmi, hai permesso loro di sistemarsi una stanza per dormire quando stanno da te?» gli domandò, cogliendolo in contropiede.

«Ma.. entrambi qui hanno le loro stanze, non ritengo necessario che debbano condividerne una.» balbettò piuttosto agitato. Forse cominciava a cogliere il senso della sua chiamata e non gli piaceva per niente.

Dall'altra parte del telefono Nancy sbuffò.

«Lo sapevo, ci avrei giurato! - esclamò, facendogli accigliare gli occhi – Gregory, parliamoci chiaro, tutto quello che tu pensi di poter evitare facendoli dormire separati, lo avranno di sicuro già fatto più e più volte, accidenti! Ma non ti ricordi come eravamo noi da giovani, smettila di fare l'ipocrita!» lo accusò decisa.

«Proprio perché lo ricordo bene sono apprensivo o hai dimenticato che Ashley è nata perché abbiamo fatto ciò che ci pareva!» si affrettò a rammentarle. Non poteva negare di avere paura che sua figlia commettesse qualche errore di cui avrebbe potuto pentirsi o che avrebbe potuto stravolgerle i piani e da padre non aveva trovato maniera migliore per cercare di proteggerla.

«É vero, siamo stati due irresponsabili, ma sai, ci ho pensato molto negli anni e ho capito che i nostri sbagli sono stati dettati dal fatto che eravamo ingabbiati dentro delle regole che ci avevano imposto senza consultarci! Non ricordi? Io avevo una madre eccessivamente austera e rigida e tu una famiglia che teneva al decoro e alla classe sociale più che alla felicità dei propri figli! Tutti quegli obblighi ci hanno soffocati e abbiamo reagito ribellandoci e ignorando quelle barriere che odiavamo tanto! Ashley è cresciuta imparando che si diventa individui liberi di fare le proprie scelte che avranno delle conseguenze, non le ho mai imposto nulla ma l'ho sempre messa in guardia dai pericoli, lasciandole la libertà di decidere. É una ragazza straordinaria e responsabile e non mi ha mai deluso, nemmeno adesso. Mi fido di lei e so che è un' adulta in grado di valutare le proprie azioni. Lasciala libera, domani dovranno separarsi e non potranno vedersi se non fra quindici giorni e sarà così ogni volta! Perciò, diamine, lascia che si amino adesso che possono!» terminò la sua ramanzina, lasciandolo stordito e interdetto. Nancy quando si ci metteva era una vera e propria forza della natura ed era difficile contrastarla, soprattutto quando aveva maledettamente ragione, come in quell'occasione. Gregory non fu capace di aggiungere nulla.

 

Qualche ora dopo Ashley entrò nella sua stanza e la vide cambiata. C'era un letto più grande e alcuni mobili in più. Suo padre le disse semplicemente che aveva pensato fosse consono che potessero disporre di una stanza tutta loro adesso che stavano insieme e sarebbe capitato in futuro di fermarsi in città.

Non aggiunse altro, né accennò a una telefonata ricevuta prima, le diede un bacio sulla guancia e la guardò lievemente preoccupato ma sorridendo.

Quella sera Matt aveva accettato di buon grado che la sua stanza fosse ridotta a un vano mezzo vuoto e completamente stravolto.

Un calendario poggiava sulle ginocchia di Ashley mentre, nella loro nuova stanza in comune, cercavano di programmare i prossimi incontri. Non era molto romantico dover accordarsi su modalità e tempistiche, ma se volevano conciliare la loro storia con gli impegni era necessario accordarsi fin da subito.

«Il mese prossimo fai il compleanno, quindi direi di vederci di nuovo qui a metà strada, così potremo festeggiare insieme!» gli propose dopo una pausa di riflessione tra giorni, mesi e festività varie.

«Non mi piace il giorno del mio compleanno, l'ultima volta che l'ho festeggiato ero un bambino, poi con il divorzio dei miei preferivo passarlo da solo, non avevo voglia di vedere quasi nessuno» commentò Matt amaramente, ricordando quei momenti con gli occhi persi in un punto non preciso davanti alla sua faccia.

Ashley si allungò sul letto verso di lui e gli afferrò il mento perché la guardasse in viso.

«Neanche io l'ho mai voluto festeggiare anche se venivo praticamente costretta da mia madre! - rise a quell' immagine – e comunque adesso ci sono io con te e voglio che siamo insieme quel giorno!» ribadì, baciandogli le labbra e facendogli intuire che non avrebbe accettato altre opzioni e a lui stava bene così.

«In fondo non siamo così diversi come abbiamo sempre pensato, eravamo entrambi piuttosto asociali e poco inclini ai festeggiamenti da bambini, mi sa!» scherzò Matt, avvicinandosi pericolosamente ad Ashley e avvolgendola in una forte stretta.

«Mi mancherai nei prossimi giorni, Matt» bisbigliò lei, senza vergognarsi di quella debolezza.

Il pensiero di lui, distante e lontano dalla sua pelle e dai suoi occhi, la rattristava ma doveva farci l'abitudine. Ora però voleva solo abbandonarsi a lui.

«Anche tu, non immagini quanto, ma saremo forti, e poi due settimane passano in fretta» la rassicurò, accogliendola sul suo petto e permettendole di ascoltare il battito del suo cuore che ormai pareva essere diventato la colonna sonora della sua vita.

Lentamente si persero tra i baci mentre Matt con le sue mani affusolate sbottonava la sua camicetta asola dopo asola, fino a scoprirle le spalle candide e su una di quelle poggiò il mento per assaporare meglio la sua pelle. Lei fece altrettanto, sfilandogli la maglietta e aggrappandosi a lui nella consapevolezza della partenza del giorno dopo. Armeggiarono velocemente con gli ultimi indumenti rimasti addosso e se ne liberarono, sempre più immersi in quel vortice frenetico che li stava cogliendo e a cui non potevano sottrarsi.

Avevano solo quella notte per stare insieme ma stavolta portavano nel cuore la certezza che non sarebbe stata l'ultima.

Fare l'amore era dolce, era una promessa silenziosa che si rinnovavano ogni volta, un tacito scambio di emozioni che si passavano attraverso il contatto tra la loro pelle e le scie umide che le labbra lasciavano a ogni passaggio, come se le loro anime riuscissero a toccarsi attraverso quell'unione profonda che avveniva ogni volta che i loro fianchi si cercavano e combaciavano perfettamente come se fossero nati per quello, ma che celava molto di più che un semplice contatto fisico.

Dietro ogni sospiro, dietro alle mani che si esploravano senza sosta, dietro a ogni carezza o 'ti amo' pronunciato affannosamente all'orecchio, quando il piacere aveva la meglio anche sulla razionalità e annebbiava le menti, c'erano loro e quell'impegno reciproco che avevano deciso di prendersi da poco ma che trovava le sue radici già nell'attimo in cui si erano incontrati, infilandosi l'uno nella vita dell'altra e migliorandola.

«Non mi lasciare, restami sul cuore» lo pregò Ashley quando alla fine Matt, ancora abbandonato sopra di lei dopo quella scarica di sensazioni che lo lasciava incapace di muoversi per un po', voleva scivolare via dal suo seno per permetterle di respirare. Le braccia e gambe della ragazza si strinsero con forza attorno al suo corpo, leggermente umido per via della fatica appena consumata, per bloccarlo e lui non fece opposizione.

«Non lo farò» sussurrò lui, rimanendo fermo come lei aveva chiesto, affondando le dita tra i capelli lisci della ragazza mentre le loro gambe, ormai rilassate e molli, si intrecciavano tra loro.

 

 

La stazione era affollata di gente che correva avanti e indietro.

Il chiasso che regnava era assordante se unito al rumore dei treni che arrivavano e partivano e delle valigie trascinate continuamente lungo le passerelle dei binari. Compresa la sua.

Ashley diede un'occhiata al grande orologio a lancette che troneggiava in alto su una parete.

«Mancano 10 minuti alla partenza» disse rivolgendosi a Matt, che la stava aiutando a trasportare le sue cose.

Un'espressione di disapprovazione gli colorò per un attimo il viso mentre appoggiava la valigia di fianco a lei.

«Avrei potuto accompagnarti io con la macchina, non dovevi per forza prendere il treno» le ripetè per l'ennesima volta da quando erano usciti da casa.

Ashley scosse la testa, poi gli adagiò le mani sulle spalle, avvicinandosi un po' di più.

«Ti ho detto che non ce n'era bisogno, avresti dovuto fare un sacco di strada in più e non volevo! Da qui ti verrà più vicino tornare direttamente a casa tua, io me la caverò, sto solo prendendo un treno, non è mica un mostro sanguinario!» gli sorrise, rassicurandolo.

Ashley non ricordava nemmeno più a quando risaliva l'ultima volta che era salita su quel mezzo di trasporto, probabilmente era stato molti anni prima, quando era una bambina. Di recente non le era mai capitato di dover effettuare spostamenti simili da sola e ogni volta era stato suo padre ad accompagnarla.

Ma adesso stava cambiando tutto e quella piccola prova, che per altri poteva sembrare una stupida e banale routine, per lei era già il primo passo verso la sua nuova vita. Presto avrebbe imparato a guidare e nel giro di un anno era sicura di riuscire a diventare autonoma.

«Allora chiamami quando arrivi, mi raccomando» si premurò di dirle Matt, mentre si sgranchiva le spalle e le braccia.

«Certo, 'papà'» lo scimmiottò, ricordando quando due giorni prima era stato lui a prenderla in giro in quel senso.

«Ti dò troppo il cattivo esempio - si lamentò Matt, sorridendo – e tu dai il buon esempio a me, a quanto pare» dichiarò, accorgendosi di essersi preoccupato per qualcuno come poche volte gli capitava.

«Punti di vista» disse schietta Ashley. Non condivideva del tutto quella sua affermazione, a lei Matt aveva lasciato molto di più che la capacità di dare qualche risposta a tono ogni tanto, ma era certa che anche lui ne fosse consapevole, ormai.

«É meglio che salga adesso se non voglio rischiare che il treno parta senza di me - lo informò poco dopo, essendosi resa conto che erano volati altri 5 minuti – ci vediamo da te tra due settimane allora, avevo promesso a tuo padre che avrebbe potuto farmi un ritratto fotografico e non voglio di certo deluderlo!» gli ricordò per poi dargli un leggero bacio sulle labbra.

«Non posso assicurarti che resisterò alla tentazione di prendere la macchina e atterrarti a casa senza preavviso, è meglio che tu lo sappia!» le ribadì Matt, prendendola delicatamente per la vita e avvicinandola a sé.

«Oh, non ti azzardare a farlo! Guarda che non ti lascio entrare, abbiamo fatto delle promesse Matt, ricordi? Mi hai detto tu stesso che non dobbiamo perdere di vista i nostri obiettivi e voglio che tu metta la testa a posto, che studi e che superi quei cavolo di esami, sono stata chiara? Promettimelo!» gli ordinò, cercando di fare la sostenuta anche se le riuscì piuttosto male al cospetto di quegli occhi così azzurri, le loro labbra quasi si sfioravano.

«Ti prometto che ce la metterò tutta e poi, se la ricompensa sarai tu, ancora meglio!» le soffiò all'orecchio, facendola rabbrividire.

Poi i due si strinsero in un abbraccio così stretto da fare male, uno di quelli che si desidera prolungare all'estremo per illudersi che non debba finire mai e che lascia vuoti e spauriti quando poi si è costretti a staccarsi.

Ashley baciò Matt con ardore, approfondendo il bacio senza curarsi della gente attorno e si sentì' un po' come quelle eroine dei film al momento dell'addio dal proprio amante.

Ma quello non era un addio stavolta, era solo un arrivederci e non c'era più paura nei loro occhi limpidi.

«Ti amo Ashley» disse Matt, con la fronte ancora pressata contro quella della ragazza.

«Ti amo anch'io» gli fece eco lei, per poi accarezzargli il viso un'ultima volta e allontanarsi da lui.

Matt le porse il suo bagaglio e la vide sparire all'interno del treno per poi salutarla dal finestrino.

Ashley avanzò lungo il corridoio stretto, giusto un po' in ansia come quando si fa qualcosa per la prima volta da soli, poi raggiunse il suo posto e si sedette.

Il treno lentamente cominciò a muoversi, Ashley guardò distratta fuori lo stesso paesaggio di due giorni prima che scorreva all'incontrario e la riportava a casa.

Il rumore di sottofondo e il movimento sulle rotaie stranamente ebbero un effetto rilassante e si ritrovò a socchiudere gli occhi e ad abbandonarsi ai pensieri che inevitabilmente durante quelle ore di viaggio le avrebbero fatto compagnia.

Tanti cambiamenti erano avvenuti durante quell'estate, sia dentro di lei che all'esterno, alcuni erano stati decisamente positivi, altri meno, altri ancora erano stati orribili.

Ripensò a sua madre, a suo padre, a Monica, e anche a Tyler con un leggero magone e a come erano mutati, in modi differenti, i rapporti con loro.

Aveva dovuto affrontare prove più o meno dolorose e vinto e perso battaglie, ma forse quella più importante l'aveva combattuta con la persona che più al mondo aveva temuto: se stessa.

Si era scoperta quanto di più lontano dall'idea che aveva sempre avuto di sé, aveva perso ogni punto di riferimento che pensava di avere consolidato, provato la paura, il sentimento più umano al mondo e che prima riteneva appartenere solo ai deboli o agli insicuri, imparato a rendere le sue debolezze un punto di forza e a non tenersi tutto dentro per compiacere gli altri o per seguire certi pregiudizi o convinzioni.

Si era aperta alle nuove esperienze, a ciò che appare diverso e spaventa ma che in realtà si scopre più simile di quanto si pensi, aveva imparato a guardare le cose dal punto di vista degli altri e a non giudicare e per quello era riuscita finalmente a comprendere sua madre.

Sorrise a pensarla a casa ad aspettarla con impazienza insieme a quella peste di July e a Phoebe che, anche se non divideva più la stanza con lei, sapeva bene come fare sentire la sua presenza.

Quella sarebbe rimasta sempre la sua casa, il centro dei suoi affetti, il porto sicuro nei momenti bui e tempestosi, la stella ferma e brillante lungo la strada che aveva iniziato a percorrere sul quel treno e che ancora non sapeva bene dove l'avrebbe condotta.

E poi c'era stato Matt, l'uragano che l'aveva travolta quando pensava di non essere pronta, la scossa di cui aveva avuto bisogno da una vita intera senza che l'avesse mai capito, il ragazzo di cui si era innamorata pur senza volerlo, pur senza averlo cercato, e adesso se ne stava lì, con sulle labbra il suo sapore e tra le dita le promesse che si erano fatti.

Riaprì gli occhi, si stiracchiò e cambiò posizione per evitare che le gambe le si addormentassero.

Avrebbe dovuto abituarsi in fretta al trambusto e alla scomodità sui mezzi di trasporto, alla testa scombussolata dalle ore di viaggio, ai bagagli fatti e disfatti in fretta e furia, alle poche ore di sonno e a dormire su letti che non erano il suo ma che lo sarebbero diventati se a condividerli con lei ci sarebbe stato lui.

Aveva incolpato il destino nei momenti di disperazione per averle fatto incontrare Matt, aveva imprecato e l'aveva maledetto, immaginandoselo a ghignare malefico delle sue sofferenze senza pietà, per il solo gusto di farlo.

Lo aveva accusato fin dal primo istante in cui, con crudeltà, le aveva fatto incrociare quegli occhi chiari troppo difficili da guardare, dai quali si era nascosta, che aveva temuto, prima, e scrutato poi con curiosità.

Li aveva ammirati, se ne era innamorata e ci era annegata per poi imparare a nuotarci, a sostenerli e a farne il suo mondo.

Perché in fondo in quegli occhi chissà da quanto ci era già dentro e nemmeno lo sapeva.

E il destino, ecco, forse lui ne era al corrente.

Non le importò nulla di cosa potessero pensare i passeggeri accanto lei quando non potè trattenere una flebile risata.

Poggiò il mento sulla mano e ritornò a guardare il vetro del finestrino, sul quale appariva il suo volto, mescolato al riflesso della luce e del paesaggio e nonostante non fosse che una immagine sbiadita riuscì a riconoscersi in ciò che vedeva, per la prima volta dopo tanto tempo.

Era stata stupida, e adesso poteva ammetterlo e faceva ridere, davvero tanto.

Tutto quel tempo sprecato a prendersela col fato e a pensare che si fosse accanito contro di lei per scoprire invece di essersi clamorosamente sbagliata e che qualcosa di buono, alla fine, in mezzo alle sfortune di una vita intera, era capitato.

E stavolta il destino quel ringraziamento quasi impercettibile, che le uscì dalle labbra dischiuse lasciando un alone di condensa sul vetro, lo aveva proprio meritato.

 

  
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