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Autore: Cannie Follett    28/12/2016    1 recensioni
Le presupposizioni di Silente sono sempre giuste.
O quasi?
Tra stelle cadenti e Burrobirre di traverso, Minerva McGranitt dovrà fare i conti con un amore che lei non approva, ma che il suo principale sembra incoraggiare.
Ma talvolta accade proprio l’opposto di ciò che ci si aspetta…
Dal testo:
-Neville ci ha detto che hai dovuto preparare la pozione con Malfoy.- Harry sembrava sinceramente dispiaciuto.
E anche Hermione lo sarebbe dovuta essere, ma stranamente non provò il suo solito moto di repulsione al nome di Draco. Dove prima c’era disprezzo per il serpeverde, ora trovava solo una vaga indifferenza mista a qualcosa di nuovo.
Un nuovo sentimento, che finora aveva provato solo per i libri e le vecchie pergamene.
Curiosità.

(this is a Dramione story)
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Minerva McGranitt | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Carpe Diem
Capitolo 4 – Ci si vede
Hogwarts, 23 ottobre 1995
Sala Comune Serpeverde
 
-Mio padre ha detto che, se quei mezzosangue se ne stanno al loro posto, ben presto Pendrow avrà finito la sua carriera al Ministero.- stava spiegando annoiata Pansy, mentre sfogliava le pagine di una rivista femminile.
-Pendrow?- intervenne Tiger, masticando a gran voce una mela, o meglio ciò che restava di essa.
La ragazza sbuffò:
-Roger Pendrow! Lo avrò nominato almeno un centinaio di volte!-
La sala comune della casa Serpeverde era, come al solito, illuminata a malapena da una soffusa luce verdastra, e rischiarata qua e là da un paio di fiamme tenute vive dalla magia.
Anche se fuori il tempo non era troppo freddo, nella stanza sotto al lago si gelava, e le pareti erano velate di umidità. Draco fece il suo ingresso silenziosamente, scivolando sulle piastrelle in pietra come una macchia d’ombra.
Infine, si lasciò cadere sulla poltroncina di fronte a quella di Pansy, scacciando Tiger e Goyle, che alloggiavano sui braccioli.
-Draco!- squittì la ragazza, chinandosi col busto sopra al tavolino che li divideva, e premurandosi di far sembrare più profonda la scollatura della maglietta che indossava.
-Ciao, Pan.- rispose garbatamente il ragazzo, con un cenno del capo, ma con una leggere smorfia di disgusto sulle labbra. Non che non gli facessero piacere le attenzioni di Pansy: d’altronde era bella, anche un cieco l’avrebbe notato. Con quei suoi occhi scuri e furbi e un malizioso sorriso a trentadue denti, aveva da tempo una sfilza di ammiratori, tutti perlopiù brutti, stupidi o rozzi.
Però, quel giorno, Malfoy la trovò una ragazza insipida, quasi volgare e stupida.
Il ragazzo scosse la testa: a essere sincero, erano già da un po’ di tempo che pensava queste cose, più precisamente dalla settimana prima, quando era successo il fattaccio.
Decise di accartocciare il pensiero, per il momento.
-Tu cosa ne pensi?- fece Pansy, allungandosi languidamente sulla poltroncina in pelle.
-Che cosa?-
Lei alzò gli occhi al cielo, ridacchiando:
-Sei sempre distratto, Draco. A cosa stai pensando?-
O a chi, precisò il ragazzo fra sé e sé, ma non lo disse ad alta voce.
-A Roger Pendrow, i miei me ne hanno parlato. Tuo padre sta facendo un buon lavoro, a quanto pare.-
La serpeverde di fronte a lui, fortunatamente, non notò la velata ironia dell’ultima frase.
Anzi, si accese in uno dei suoi sorrisi, cercando di nascondere la soddisfazione:
-Sì, ne sono consapevole. In effetti, sto cercando di imparare il più possibile da lui, e meno dai discorsi da finto moralista di quel rimbambito di Silente. A proposito, sai che cosa ho trovato nella bacheca, stamattina?- il tono con cui lo disse celava una certa impazienza di trasmettere la notizia.
Draco annuì brevemente, prima di far perdere lo sguardo nel vuoto.
Lei gli spinse in mano un foglietto piegato, a mo’ di coupon, battuto a macchina da scrivere.
Il ragazzo iniziò a leggere, curioso.
 
***
Alleanza Comune anti-babbani, Hogwarts, ottobre 1995
Un testo di: Lizzy Montrose
 
La situazione parla chiaro.
Più di duemila incidenti causati dai babbani a danno di maghi purosangue nel corso di un anno, dei quali almeno la metà hanno causato problemi irreversibili al Mondo Magico. Sebbene l’idea di dubbia origine di Albus Silente sia di proteggerli dalla magia, la realtà è un’altra: bisogna intervenire.
Ora, fin da subito.
Ma come?
Dunque, sia ben chiaro che finché siamo minorenni e barricati ad Hogwarts (dove ormai regna sempre di più il degrado – specialmente sociale), e quindi soggetti alla persecuzione della Traccia, nessuno di noi può fare nulla di più che proteggere la nostra scuola. Il che, credetemi, sarebbe già un bel passo avanti. In questo secolo, soprattutto negli ultimi anni (e soprattutto con l’ascesa al potere di certi presidi filo-babbani, N.d.A.), il numero di nati babbani ammessi ad Hogwarts è salito alle stelle.
Sarà per la loro reputazione da martiri, sarà per le loro abilità a ingraziarsi le persone che contano, ma ormai i cosiddetti mezzosangue (termine che indica la perversa pluripersonalità che li caratterizza) sono ovunque, e rischiano di superarci.
E con questo, torniamo alla domanda di prima: cosa potremmo fare noi, maghi e streghe purosangue, legittimi eredi del sapere magico, per evitare ciò?
Ma soprattutto, esiste qualcosa che potremmo fare?
Assolutamente sì.
Da quasi un mese, infatti, girava l’idea di poter finalmente epurare la nostra Scuola da certe presenze fin troppo primitive e dannose per la comunità scolastica, ma l’idea è stata spenta quasi subito da un certo vecchio preside grifondoro che tutti noi abbiamo già avuto modo di contestare (sapete di chi parlo).
Ma la settimana scorsa, finalmente oserei dire, l’Alleanza Comune anti-babbani (per farne parte, contattate direttamente la sottoscritta, N.d.A.), con lo scopo di tutelare i propri figli, è riuscita a prendere una decisione importante: stavolta, saremo noi, noi studenti purosangue, a decidere cosa ne sarà della nostra scuola.
Firmando questo tagliando nello spazio indicato, sarà possibile ridurre notevolmente (se non del tutto) il numero di mezzosangue che occupano quasi “illegalmente” i banchi del nostro caro vecchio castello.
Le firme verranno poi raccolte e inviate ai membri dell’Alleanza, che provvederanno a portare la nostra voce all’interno del Ministero.
Sperando che, questa volta, ci venga finalmente concesso quello che aspettiamo da tanto tempo.
 
Non esiterò a tenervi informati.
Un saluto,
Lizzy
 
P.s. questo messaggio può essere letto solo dai serpeverde, per ora. Quindi è inutile che spifferiate in giro!
***
Seguiva sotto lo spazio per firmare.
Draco ripose il foglietto con la sensazione di avere un peso sullo stomaco.
Da una parte, avrebbe dovuto essere contento di quello che aveva appena letto; dall’altra, non credeva possibile che una proposta così insensata potesse avere successo.
-Allora?- fece Pansy, scrutandolo in attesa del suo verdetto.
Il ragazzo proruppe in una risatina forzata, al che la sua interlocutrice si sentì autorizzata a guardare con orgoglio il foglietto:
-Finalmente giustizia, direi. Niente più mezzosangue ad Hogwarts.- commentò, sistemandosi meglio contro lo schienale.
La parola Mezzosangue rimbombò nella mente di Draco, come un dolore sordo che martella le tempie.
Gli girò la testa.
Aveva bisogno di una boccata d’aria.
-Draco, dove vai?-
-Torno subito- rispose il ragazzo, dirigendosi verso l’ingresso della sala comune.
***
Hermione’s P.O.V.
 
Hermione era appena uscita dallo studio della vicepreside, che le aveva parlato per mezz’ora di una qualche differenza fra le scope da quidditch della scuola, prima di scacciarla gentilmente dal suo studio, e ora stava leggendo a bassa voce un poema di un antico scrittore latino, Horatio, facendo scivolare le parole sulla lingua come una musica dolce e potente.
–…Tu ne quaesieris -scire nefas- quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius quicquid erit pati!
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum, sapias, vina liques et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.–

Non appena ebbe finito, il silenzio del parco sembrò dieci volte più opprimente del solito.
Forse perché era da tanto che non leggeva qualcosa ad alta voce: da quando era arrivata ad Hogwarts, ormai, si dedicava quasi esclusivamente allo studio intensivo.
E a salvare il mondo con Ron ed Harry.
Sorrise.
In effetti, ora che ci pensava, se non ci fosse stato il problema di Voldemort, non avrebbe mai fatto tutte quelle cose, contemporaneamente eroiche e stupide, che l’avevano fatta sentire viva.
Se non si fosse ritrovata nella necessità di farlo, avrebbe “colto il giorno”?
Ne dubitava.
Assorta com’era nei suoi pensieri, non sentì subito il rumore di passi in avvicinamento. Si rese conto di non essere sola solo nel momento in cui Draco comparve alle sue spalle, facendola trasalire. Per lo spavento, lasciò quasi cadere il pesante libro che teneva fra le mani.
Il ragazzo tossicchiò, imbarazzato.
-Scusa. Adesso me ne vado.-
-No!- il tono con cui la ragazza lo disse sorprese Hermione stessa, che maledisse la sua impulsività: non doveva forse allontanare Draco il più possibile?
Il ragazzo la guardò con aria diffidente, poi la raggiunse e si sedette all’estremità della panchina occupata in gran parte dalla giovane grifondoro.
-E così… cosa stavi leggendo?- chiese il ragazzo, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
-Il Carpe Diem- si affrettò a rispondere Hermione, arrossendo leggermente per il fatto che qualcuno che l’avesse sentita leggere.
Draco si girò a guardarla:
-Cogli il giorno. Buffo titolo, per una poesia-
-Solo per coloro che non la comprendono.- ribatté la ragazza, con una punta di durezza nella voce.
Draco fece spallucce, poi indico il libro con un cenno della testa:
-Posso?-
-Fai pure-
Lui si limitò a sporgersi sopra la spalla di Hermione, aggrottando appena le sopracciglia quando incontrava parole che non conosceva.
-Sai il latino?- chiese sorpresa la ragazza, voltandosi verso di lui.
-Prima di andare ad Hogwarts, mio padre mi teneva lezioni private. Così, perché la lingua più potente in fatto di magia è proprio il latino.-
Mentre parlava, una ciocca bionda le solleticava la guancia, facendole il solletico.
-Carino.- commentò alla fine della poesia, poi alzò lo sguardo su di lei:
-Hai mai sentito parlare di Johnatan Deway?-
Hermione si perse, seppur per un breve istante, nelle sue iridi azzurre, simili a ghiaccio rotto, sprofondato sotto il peso dei suoi pensieri.
-Mmh… no, mi pare di… no- balbettò, sentendosi molto stupida.
Cosa aveva fatto Draco per farla balbettare?
Niente. Assolutamente niente.
Ed era questa la cosa che preoccupò di più la ragazza.
-… Cosa ne pensi?- la voce del serpeverde la riportò bruscamente alla realtà.
-Oh, è semplicemente… Scusa, non ti stavo ascoltando.- ammise Hermione, scrollando le spalle con un sorriso imbarazzato.
Anche sulla faccia di Draco si estese un piccolo sorriso.
Improvvisamente, le lievi increspature sulle labbra dei ragazzi si trasformarono in vere e proprie risate, aperte e sincere, risate senza pudore. Quando l’euforia del momento fu passata, la ragazza si premette il palmo contro la fronte, scuotendo la testa, ma con un’espressione felice in volto.
-Beh, devo essere onorato di poter assistere alla prima volta in cui sei disattenta. Vero, Granger?-commentò con sarcasmo Draco, inarcando un sopracciglio.
Hermione annuì, sistemandosi la chioma mossa, che ora scendeva in disordinate ciocche sul mantello che indossava.
Il ragazzo, con delicatezza, ne prese una e gliela sistemò dietro l’orecchio.*
-Draco!- urlò una voce femminile in quel momento.
Il ragazzo si girò di scatto, facendosi serio, ed Hermione gli lanciò un’occhiata interrogativa.
-Pansy- sussurrò lui in risposta.
-Draco!- ora la voce era più vicina.
-Arrivo!- gridò Draco di rimando.
Poi, senza scomporsi, si alzò e si lisciò i vestiti con le mani. Infine, si diresse a grandi passi verso il punto da cui sembrava la serpeverde sembrava chiamarlo. Ma, proprio prima di scomparire dalla visuale di Hermione, le fece un cenno di saluto, sempre senza girarsi:
-Ci si vede in giro, Granger.-
-Ci si vede.- mormorò lei qualche istante dopo.
Ma ormai, Draco non avrebbe potuto più sentirla, inghiottito fra le fronde secolari degli alberi del parco.
***
23 ottobre 1995
Hogwarts, Studio di Silente
 
Silente aveva assistito alla scena dalle ampie finestre del suo studio, e ora camminava avanti e indietro sul pavimento, pensando alla mossa più astuta da fare.
La scelta di Piton come aiutante sembrava aver reso i suoi frutti, senza contare che il signor Malfoy e la signorina Granger parevano più vicini di quanto si sarebbe immaginato.
Inoltre, Minerva aveva agito troppo impulsivamente, facendosi venir buona la professoressa Cooman.
Sì, quella era definitivamente una bella giornata.
 
 
*, questa scena ci doveva essere. Chi ha visto Animali Fantastici sa il perché. *-*
 
 
 ~Spazio autrice~
Innanzitutto, scusate per l’immenso ritardo! -.-‘
Le feste Natalizie sono iniziate e, fra pranzi in famiglia e compiti vari, il tempo scarseggiava. Spero di farmi perdonare con questo capitolo.
 
Vediamo che il rapporto fra Draco ed Hermione si evolve, non andando però più in là di un’allegra risata insieme.
Bah.
Speriamo che Silente abbia ragione, riguardo alla bella giornata. Perché, intanto, ha iniziato a girare il foglietto Anti-Babbani, cosa che non promette nulla di buono.
E con questo vi lascio, ringraziando enormemente chi recensisce/ricorda/altro questa storia!^^
A presto!
~Cannie
   
 
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