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Autore: DirceMichelaRivetti    30/12/2016    1 recensioni
NB: Precedentemente avevo intitolato questa storia "Resistere" ma mi sono accorta che c'era già un'altra fanfic con quel titolo, quindi l'ho cambiato alla mia.
Questa è una storia in cui sto immaginando come si sia svolto il settimo anno di Neville, quando con Ginny e Luna ha rifondato l'Esercito di Silente. Quando si arriverà alla battagliadi Hogwarts, tuttavia, mi staccherò dal canon e ipotizzerò che Harry non riesca ad avere la meglio contro Voldemort e che, dunque, si continui ancora a combattere.
Ho inoltre aggiunto ai personaggi una cugina di Luna.
Cercherò anche di mostrare le incertezze e i turbamenti che Draco vive nel corso del suo ultimo anno ad Hgwarts, quando si è pentito di essere un Mangiamorte, ma non può tornare indietro.
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Esercito di Silente, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Neville Paciock, Seamus Finnigan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Ottobre si avvicinava alla propria fine con una lentezza estenuante; pareva un animale che, vicino al letargo, rallentava i propri movimenti e ogni azione era più lunga del solito. Le foglie avevano già tutte indossato i colori rosso e giallo, ma solo poche si lasciavano cadere dai rami per volteggiare qualche istante e poi finire a terra per essere calpestate dalle scarpe degli studenti.

Di frequente, sia che durante il mattino il cielo fosse stato azzurro o grigio, a metà pomeriggio si diffondeva una fitta nebbia, del tutto naturale, benché rendesse ancor più spaventosi i Dissennatori.

Tra la nebbia e il sole che tramontava sempre più presto, gli studenti di Hogwarts trascorrevano poco tempo nel parlo e animavano maggiormente i corridoi e le stanze della scuola.

Era una domenica pomeriggio e Neville e Seamus erano in biblioteca a sfogliare vecchie copie de La Gazzetta del Profeta.

“Ecco, ho trovato!” esclamò Finnigan, prendendo in mano il quattordicesimo giornale del giorno.

Shhhhhhh! lo zittirono vari studenti, disturbati dalla sua esultanza ad alta voce.

“Sei sicuro?” domandò Neville.

“Non ti fidi? Guarda tu stesso! Qua, vedi? È l’articolo sulla morte del padre di Dean.”

Il ragazzo lesse rapidamente l’articolo che si trovava proprio in prima pagina: il cadavere di David Thomas era stato ritrovato nel giugno del 1981, dopo quattro mesi dalla sua scomparsa; il corpo era in avanzato stato di decomposizione e dunque non era possibile dedurre la causa della morte. Dopo varie considerazioni e dichiarazioni, l’articolo poi terminava dicendo che il Ministero stava pensando a come comunicare la notizia alla vedova, una babbana, ora rimasta sola con un figlio piccolo di nome Dean.

Ecco lì la prova che Dean Thomas era un Mezzosangue!

Il nome della moglie babbana di David Thomas era lo stesso della madre di Dean Thomas, le date corrispondevano. Quell’articolo poteva salvare il ragazzo dalla ferocia della Commissione d’Inchiesta sui Nati Babbani.

Contenti, i due grifondoro fecero una copia delle pagine che parlavano della vicenda e restituirono tutti gli originali che stavano consultando, poi si ritirarono: uscirono dalla biblioteca e andarono verso la torre di Grifondoro, per decidere la mossa successiva.

Bisognava trovare il modo di far avere una copia di quell’articolo a Dean in persona, ma non avevano idea di come fare a contattarlo. Un’altra idea poteva essere quella di scrivere una lettera direttamente alla Commissione, riferendo dettagliatamente tutte le loro ricerche, in modo tale che, se Dean fosse stato catturato dai Ghermitori, sarebbe stato classificato come Mezzosangue e non come Nato Babbano.

Non sembrava che ci fossero altre possibilità, tuttavia non si fidavano molto che la loro lettera arrivasse realmente alla Commissione, o che fosse considerata valida o che venisse letta. Decisero quindi di scrivere tutto quanto, allegare l’articolo che avevano trovato e poi copiare il tutto più volte e inviarlo non solo alla Commissione, ma anche ai singoli membri di cui conoscevano i nomi e pure a un altro paio di uffici del Ministero che forse avevano voce in capitolo.

Né Neville, né Seamus erano tranquilli, anzi, continuavano a temere che tutti i loro sforzi non sarebbero serviti: se anche le loro informazioni fossero giunte a destinazione, sarebbero state considerate affidabili? Oppure sarebbero state considerate delle menzogne di babbanofili che volevano solo proteggere un amico?

Neville aveva un’altra idea che gli frullava per la testa, ma non era certo che potesse essere valida, in più era sicuro che a Finnigan non sarebbe piaciuta per niente e l’avrebbe contestata. Aveva dunque deciso di non parlarne con l’amico e continuava a rimuginarci da solo. Aveva fatto una copia in più della lettera che avevano preparato e l’aveva fatta scivolare rapidamente sotto il mantello per evitare che Seamus gli facesse domande.

Ora era sdraiato sul letto, era notte; continuava a pensare alla sua idea e non sapeva decidersi. Era un azzardo? Forse, ma di certo non avrebbe peggiorato la situazione. Insomma, un tentativo poteva farlo tranquillamente, era comunque un canale in più da provare a sfruttare, benché non potesse dargli garanzie nemmeno quello.

Lui, però, avrebbe voluto qualche sicurezza e non continuare a rimanere in pensiero per Dean. Gli tornò in mente il potenziamento della propria Ricordella, quello che era riuscito a scoprire finora, per cui la prese, la strinse forte tra i palmi e le domandò se poteva avere fiducia in ciò a cui aveva intenzione di ricorrere. Il fumo si fece azzurro, dunque poteva essere sicuro che non sarebbe stato tradito. Se ne rallegrò, per quanto la cosa in realtà lo lasciasse un poco sorpreso.

Avuta quella risposta, comunque, il giovane si sentì più tranquillo e riuscì ad addormentarsi.

Il giorno seguente, Neville infilò la busta tra i libri e le pergamene che gli sarebbero serviti durante le lezioni della mattina. Dopo la lezione di Erbologia, andò immediatamente verso l’aula di Babbanologia, sperando di poter intercettare i Serpeverde prima che entrassero, ma la persona con cui voleva parlare fu tra le ultime ad entrare, appena prima della professoressa, dunque non poté parlarle. Attese che trascorressero le due ore di insulti e disprezzo verso i Babbani; ma mano che si avvicinava il termine, controllava con la coda dell’occhio il gruppo di Serpeverde, per non farsi sfuggire il suo obbiettivo.

Appena la lezione fu conclusa, Neville sistemò rapidamente le proprie cose e quasi ignorò Seamus che gli parlava, tanto era concentrato a non perdere quell’occasione.

Appena lo vide uscire dalla porta, stranamente ma per fortuna senza la sua solita scorta, Neville scattò e raggiunse rapidamente Draco nel corridoio.

Malfoy!” esclamò quasi sottovoce per non farsi sentire da altri.

Paciock?!” il serpeverde era piuttosto confuso “Che cosa vuoi?”

“Devo parlarti, ma senza dare nell’occhio.” spiegò Neville, guardando davanti a sé, cercando di dare l’idea che fosse solo un caso che lui e il biondo stessero percorrendo la strada fianco a fianco.

“Questo non è certo il modo.”

“Lo so. Dimmi dove e quando, allora.”

Draco si voltò nervosamente indietro per accertarsi che i suoi compagni di Casa fossero ancora distanti, poi mormorò: “Appena dopo pranzo, dalle scale della torre di Astronomia. E ora vattene.”

Malfoy velocizzò il passo per andarsene, senza lasciare il tempo a repliche. Neville rallentò e aspettò che Seamus lo raggiungesse.

“Che ti è preso, prima?” domandò Finnigan, mentre camminavano assieme verso la Sala Grande “Sei corso via come un boccino d’oro.”

“Eh? … No, è solo che la lezione mi aveva messo troppo di cattivo umore.” si affrettò a mentire l’altro “Sai, tutte quelle sciocchezze sui Babbani, mi ero innervosito troppo, non sarei potuto rimanere un attimo di più.”

Seamus gli credette e quindi non ne parlarono oltre. Andarono a pranzo e mangiarono tranquillamente, come al solito. A fine pasto, dopo essersi messo in bocca un’ultima manciata di grani rossi di melograno, Neville disse di dover urgentemente recuperare un nuovo boccetto d’inchiostro e che avrebbe raggiunto poi gli altri a lezione.

Raggiunse la torre di Astronomia e attese vicino le scale. Dopo qualche minuto arrivò anche Draco che, un po’ incuriosito e un po’ scocciato, esordì sbrigativamente: “Allora, Paciock, si può sapere che succede?”

“Beh, innanzitutto, grazi per volermi ascoltare: credevo che non avresti accettato.”

“Pochi preamboli, su. Amo le buone maniere, ma adesso non è il caso. Ci siamo sempre detestati, se adesso vuoi parlarmi, significa che è davvero importante, no? Quindi sbrigati.”

Neville si rassegnò a non avere una conversazione educata: era troppo sperare in gentilezza da Malfoy. Pazienza; in fondo quel che contava era altro. Prese la busta e disse: “Qui dentro ci sono le prove che il padre di Dean era un mago. Dean Thomas di Grifondoro, hai presente? Era con noi fino all’anno scorso.”

“Sì, sì, lo conosco. E allora?”

“Lui al momento è in fuga, spero, perché non aveva informazioni su suo padre e, quindi, convocato dalla Commissione per i Nati Babbani … beh, sai meglio di me che fine avrebbe fatto. Io e Seamus abbiamo fatto indagini, abbiamo le prove, prove vere non falsificate, che Dean è solo Mezosangue. Stiamo provando ad informare il Ministero, ma non ci fidiamo molto. Volevamo … Volevo chiederti di prendere anche tu queste informazioni e farle avere a qualcuno che ne terrà conto, quando e se Dean verrà trovato.”

Neville allungò il braccio, porgendo la busta.

Draco non si mosse, ma posò lo sguardo sulla lettera e la scrutò molto accigliato, quasi sospettoso; poi ruotò gli occhi glaciali verso il grifondoro e, convinto di non avere capito, chiese: “Tu ti fidi di me?”

Quella non era certo una reazione che Neville aveva immaginato. Comunque rispose: “Sì. come ti ho detto l’ultima volta che ci siamo parlati, ho notato che sei maturato. Qui si tratta della vita di una persona e non mi sembra proprio che tu prenderai alla leggera questa faccenda. Sento che farai ciò che è giusto.”

Draco era ancora meravigliato: un grifondoro riponeva fiducia in lui? Gli affidava addirittura la vita di qualcuno? Gli sembrava impossibile. Forse era un imbroglio.

Sentiva una stranissima sensazione, una sorta di gioia mista a orgoglio. Forse, più che orgoglio era fierezza. Si aveva fiducia in lui, gli si affidava un compito importantissimo.

Qualcosa di quell’emozione gli ricordava il momento in cui Voldemort gli aveva ordinato di uccidere Silente, però c’era qualcosa di diverso. Non era un’imposizione, bensì una richiesta. Non si voleva metterlo alla prova, ma si confidava in lui.

Inoltre doveva ammettere che l’idea di salvare la vita a qualcuno gli sembrava molto più gratificante che il doverla togliere.

Quella vicenda, però, continuava a sembrargli surreale. Fu con una sconosciuta euforia che afferrò la busta, ma poi disse seriamente: “La mia famiglia ha sempre meno credito, ma farò il possibile.”

“Grazie.”

“Non posso garantire nulla.”

“Grazie per provarci.”

Draco ripose la busta in una tasca e non riuscì a trattenere una leggera e breve risata.

“Cosa ti diverte?” si preoccupò Neville.

“Il fatto che, fino a qualche mese fa, sarebbe sembrato ad entrambi assurdo e impossibile che accadesse qualcosa del genere.”

Dopo qualche istante, il grifondoro annuì ed ammise: “In effetti …”

 “Sono cambiate troppe cose e troppo in fretta.”

Draco aveva parlato a voce bassissima, come se avesse accidentalmente espresso a voce un pensiero che avrebbe voluto tenere per sé; infatti subito si irrigidì e disse sbrigativamente: “Se non c’è altro, me ne vado: la reputazione dei Malfoy è già abbastanza compromessa, senza bisogno di peggiorarla, facendomi vedere con te.”

Detto ciò, Draco si allontanò rapidamente e Neville rimase solo a rimuginare: era rimasto colpito dalla disponibilità ad aiutarlo che Malfoy aveva dimostrato e quindi era allo stesso tempo confuso dal suo essere sgarbato. Bah, in fondo era Malfoy, anche se faceva qualcosa di buono, non si poteva certo aspettarsi gentilezza da lui.

Era ancora lì, vicino alle scale della torre di Astronomia, quando sentì dei passi: si guardò attorno e non c’era nessuno, capì allora che venivano dalla scala a chiocciola in pietra. Pochi attimi e sugli ultimi gradini comparve Afdera.

“Oh! Ciao.” la salutò il ragazzo, sorpreso.

La corvonero ricambiò e gli chiese: “Anche tu vai a studiare le mappe celesti in tranquillità?”

“Cosa? … No, ero qui per caso. Tu eri a guardare le mappe?”

“Sì, purtroppo si trovano solo nell’aula, nemmeno in biblioteca le hanno.”

Rimasero in silenzio a guardarsi per alcuni lunghi momenti, non sapendo che cosa fare.

Infine Neville provò a spezzare quell’imbarazzante tacere, chiedendo: “Come va con le Rune Antiche?”

Era una domanda banale, ne era perfettamente consapevole, ma non gli era venuto in mente altro, lì per lì, e ora si sentiva piuttosto idiota.

“Meglio, grazie. Quei tre ripassi che abbiamo fatto assieme sono stati utili, poi anche Luna mi ha aiutata.”

“Oh, bene, ne sono felice.”

“Grazie. È gentile da parte tua interessartene.” Afdera gli sorrise.

Ci fu di nuovo silenzio, ma nessuno dei due accennava ad andarsene. Neville si rimproverava: possibile che, dopo le peripezie che aveva passato con lei nella Foresta Proibita, non gli venisse in mente nulla di cui parlare?

Beh, nemmeno lei stava avendo idee per una conversazione, quindi erano pari.

Per evitare di rimanere ancora lì muto, domandò la prima cosa che gli passò per la testa: “Come mai ti interessano tanto le mappe celesti?”

Dai, in fondo non era una domanda stupida.

“Le costellazioni erano molto importanti nell’antichità, raccolgono i simboli e i segreti delle mitologie, nascondono saggezze remote, mappe criptate, calendari, culti … Credo che conoscere il cielo ci possa aiutare a comprendere meglio le civiltà del passato.”

“Davvero? Non ci avevo mai pensato, non mi sono mai interessato molto di queste cose. Mia nonna mi leggeva spesso i miti greci scritti in forma di fiaba, quindi li conosco, ma non li ho mai considerati più di semplici racconti. Ti va di fare due passi e raccontarmi un po’ meglio quello che ne pensi tu?”

Afdera annuì e iniziò a spiegare metafore, simbolismi e molte altre cose di cui aveva letto. Nel mentre passeggiavano lungo i corridoi, senza una vera meta. Furono entrambi contenti di non avere lezioni nel primo pomeriggio e quindi poter conversare per almeno un’ora.

   
 
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