Ottobre
si avvicinava alla propria fine con una lentezza estenuante; pareva un animale
che, vicino al letargo, rallentava i propri movimenti e ogni azione era più
lunga del solito. Le foglie avevano già tutte indossato i colori rosso e
giallo, ma solo poche si lasciavano cadere dai rami per volteggiare qualche
istante e poi finire a terra per essere calpestate dalle scarpe degli studenti.
Di
frequente, sia che durante il mattino il cielo fosse stato azzurro o grigio, a metà
pomeriggio si diffondeva una fitta nebbia, del tutto naturale, benché rendesse
ancor più spaventosi i Dissennatori.
Tra
la nebbia e il sole che tramontava sempre più presto, gli studenti di Hogwarts trascorrevano poco tempo nel parlo e animavano
maggiormente i corridoi e le stanze della scuola.
Era
una domenica pomeriggio e Neville e Seamus erano in
biblioteca a sfogliare vecchie copie de La
Gazzetta del Profeta.
“Ecco,
ho trovato!” esclamò Finnigan, prendendo in mano il quattordicesimo
giornale del giorno.
Shhhhhhh! lo zittirono vari studenti, disturbati
dalla sua esultanza ad alta voce.
“Sei
sicuro?” domandò Neville.
“Non
ti fidi? Guarda tu stesso! Qua, vedi? È l’articolo sulla morte del padre di
Dean.”
Il
ragazzo lesse rapidamente l’articolo che si trovava proprio in prima pagina: il
cadavere di David Thomas era stato ritrovato nel giugno del 1981, dopo quattro
mesi dalla sua scomparsa; il corpo era in avanzato stato di decomposizione e
dunque non era possibile dedurre la causa della morte. Dopo varie
considerazioni e dichiarazioni, l’articolo poi terminava dicendo che il
Ministero stava pensando a come comunicare la notizia alla vedova, una babbana, ora rimasta sola con un figlio piccolo di nome
Dean.
Ecco
lì la prova che Dean Thomas era un Mezzosangue!
Il
nome della moglie babbana di David Thomas era lo
stesso della madre di Dean Thomas, le date corrispondevano. Quell’articolo
poteva salvare il ragazzo dalla ferocia della Commissione d’Inchiesta sui Nati Babbani.
Contenti,
i due grifondoro fecero una copia delle pagine che
parlavano della vicenda e restituirono tutti gli originali che stavano
consultando, poi si ritirarono: uscirono dalla biblioteca e andarono verso la
torre di Grifondoro, per decidere la mossa successiva.
Bisognava
trovare il modo di far avere una copia di quell’articolo a Dean in persona, ma
non avevano idea di come fare a contattarlo. Un’altra idea poteva essere quella
di scrivere una lettera direttamente alla Commissione, riferendo
dettagliatamente tutte le loro ricerche, in modo tale che, se Dean fosse stato
catturato dai Ghermitori, sarebbe stato classificato
come Mezzosangue e non come Nato Babbano.
Non
sembrava che ci fossero altre possibilità, tuttavia non si fidavano molto che
la loro lettera arrivasse realmente alla Commissione, o che fosse considerata
valida o che venisse letta. Decisero quindi di scrivere tutto quanto, allegare
l’articolo che avevano trovato e poi copiare il tutto più volte e inviarlo non
solo alla Commissione, ma anche ai singoli membri di cui conoscevano i nomi e
pure a un altro paio di uffici del Ministero che forse avevano voce in
capitolo.
Né
Neville, né Seamus erano tranquilli, anzi,
continuavano a temere che tutti i loro sforzi non sarebbero serviti: se anche
le loro informazioni fossero giunte a destinazione, sarebbero state considerate
affidabili? Oppure sarebbero state considerate delle menzogne di babbanofili che volevano solo proteggere un amico?
Neville
aveva un’altra idea che gli frullava per la testa, ma non era certo che potesse
essere valida, in più era sicuro che a Finnigan non
sarebbe piaciuta per niente e l’avrebbe contestata. Aveva dunque deciso di non
parlarne con l’amico e continuava a rimuginarci da solo. Aveva fatto una copia
in più della lettera che avevano preparato e l’aveva fatta scivolare
rapidamente sotto il mantello per evitare che Seamus
gli facesse domande.
Ora
era sdraiato sul letto, era notte; continuava a pensare alla sua idea e non
sapeva decidersi. Era un azzardo? Forse, ma di certo non avrebbe peggiorato la
situazione. Insomma, un tentativo poteva farlo tranquillamente, era comunque un
canale in più da provare a sfruttare, benché non potesse dargli garanzie
nemmeno quello.
Lui,
però, avrebbe voluto qualche sicurezza e non continuare a rimanere in pensiero
per Dean. Gli tornò in mente il potenziamento della propria Ricordella,
quello che era riuscito a scoprire finora, per cui la prese, la strinse forte
tra i palmi e le domandò se poteva avere fiducia in ciò a cui aveva intenzione
di ricorrere. Il fumo si fece azzurro, dunque poteva essere sicuro che non
sarebbe stato tradito. Se ne rallegrò, per quanto la cosa in realtà lo
lasciasse un poco sorpreso.
Avuta
quella risposta, comunque, il giovane si sentì più tranquillo e riuscì ad
addormentarsi.
Il
giorno seguente, Neville infilò la busta tra i libri e le pergamene che gli
sarebbero serviti durante le lezioni della mattina. Dopo la lezione di Erbologia, andò immediatamente verso l’aula di Babbanologia, sperando di poter intercettare i Serpeverde prima che entrassero, ma la persona con cui
voleva parlare fu tra le ultime ad entrare, appena prima della professoressa,
dunque non poté parlarle. Attese che trascorressero le due ore di insulti e
disprezzo verso i Babbani; ma mano che si avvicinava
il termine, controllava con la coda dell’occhio il gruppo di Serpeverde, per non farsi sfuggire il suo obbiettivo.
Appena
la lezione fu conclusa, Neville sistemò rapidamente le proprie cose e quasi
ignorò Seamus che gli parlava, tanto era concentrato
a non perdere quell’occasione.
Appena
lo vide uscire dalla porta, stranamente ma per fortuna senza la sua solita
scorta, Neville scattò e raggiunse rapidamente Draco
nel corridoio.
“Malfoy!” esclamò quasi sottovoce per non farsi sentire da
altri.
“Paciock?!” il serpeverde era
piuttosto confuso “Che cosa vuoi?”
“Devo
parlarti, ma senza dare nell’occhio.” spiegò Neville, guardando davanti a sé,
cercando di dare l’idea che fosse solo un caso che lui e il biondo stessero
percorrendo la strada fianco a fianco.
“Questo
non è certo il modo.”
“Lo
so. Dimmi dove e quando, allora.”
Draco si voltò
nervosamente indietro per accertarsi che i suoi compagni di Casa fossero ancora
distanti, poi mormorò: “Appena dopo pranzo, dalle scale della torre di
Astronomia. E ora vattene.”
Malfoy velocizzò il
passo per andarsene, senza lasciare il tempo a repliche. Neville rallentò e
aspettò che Seamus lo raggiungesse.
“Che
ti è preso, prima?” domandò Finnigan, mentre
camminavano assieme verso la Sala Grande “Sei corso via come un boccino d’oro.”
“Eh?
… No, è solo che la lezione mi aveva messo troppo di cattivo umore.” si
affrettò a mentire l’altro “Sai, tutte quelle sciocchezze sui Babbani, mi ero innervosito troppo, non sarei potuto
rimanere un attimo di più.”
Seamus gli credette e quindi non ne parlarono oltre. Andarono a pranzo
e mangiarono tranquillamente, come al solito. A fine pasto, dopo essersi messo
in bocca un’ultima manciata di grani rossi di melograno, Neville disse di dover
urgentemente recuperare un nuovo boccetto
d’inchiostro e che avrebbe raggiunto poi gli altri a lezione.
Raggiunse
la torre di Astronomia e attese vicino le scale. Dopo qualche minuto arrivò
anche Draco che, un po’ incuriosito e un po’
scocciato, esordì sbrigativamente: “Allora, Paciock,
si può sapere che succede?”
“Beh,
innanzitutto, grazi per volermi ascoltare: credevo che non avresti accettato.”
“Pochi
preamboli, su. Amo le buone maniere, ma adesso non è il caso. Ci siamo sempre
detestati, se adesso vuoi parlarmi, significa che è davvero importante, no?
Quindi sbrigati.”
Neville
si rassegnò a non avere una conversazione educata: era troppo sperare in
gentilezza da Malfoy. Pazienza; in fondo quel che
contava era altro. Prese la busta e disse: “Qui dentro ci sono le prove che il
padre di Dean era un mago. Dean Thomas di Grifondoro,
hai presente? Era con noi fino all’anno scorso.”
“Sì,
sì, lo conosco. E allora?”
“Lui
al momento è in fuga, spero, perché non aveva informazioni su suo padre e,
quindi, convocato dalla Commissione per i Nati Babbani
… beh, sai meglio di me che fine avrebbe fatto. Io e Seamus
abbiamo fatto indagini, abbiamo le prove, prove vere non falsificate, che Dean
è solo Mezosangue. Stiamo provando ad informare il
Ministero, ma non ci fidiamo molto. Volevamo … Volevo chiederti di prendere
anche tu queste informazioni e farle avere a qualcuno che ne terrà conto,
quando e se Dean verrà trovato.”
Neville
allungò il braccio, porgendo la busta.
Draco non si mosse,
ma posò lo sguardo sulla lettera e la scrutò molto accigliato, quasi
sospettoso; poi ruotò gli occhi glaciali verso il grifondoro
e, convinto di non avere capito, chiese: “Tu ti fidi di me?”
Quella
non era certo una reazione che Neville aveva immaginato. Comunque rispose: “Sì.
come ti ho detto l’ultima volta che ci siamo parlati, ho notato che sei maturato.
Qui si tratta della vita di una persona e non mi sembra proprio che tu
prenderai alla leggera questa faccenda. Sento che farai ciò che è giusto.”
Draco era ancora
meravigliato: un grifondoro riponeva fiducia in lui?
Gli affidava addirittura la vita di qualcuno? Gli sembrava impossibile. Forse
era un imbroglio.
Sentiva
una stranissima sensazione, una sorta di gioia mista a orgoglio. Forse, più che
orgoglio era fierezza. Si aveva fiducia in lui, gli si affidava un compito
importantissimo.
Qualcosa
di quell’emozione gli ricordava il momento in cui Voldemort
gli aveva ordinato di uccidere Silente, però c’era qualcosa di diverso. Non era
un’imposizione, bensì una richiesta. Non si voleva metterlo alla prova, ma si
confidava in lui.
Inoltre
doveva ammettere che l’idea di salvare la vita a qualcuno gli sembrava molto
più gratificante che il doverla togliere.
Quella
vicenda, però, continuava a sembrargli surreale. Fu con una sconosciuta euforia
che afferrò la busta, ma poi disse seriamente: “La mia famiglia ha sempre meno
credito, ma farò il possibile.”
“Grazie.”
“Non
posso garantire nulla.”
“Grazie
per provarci.”
Draco ripose la busta
in una tasca e non riuscì a trattenere una leggera e breve risata.
“Cosa
ti diverte?” si preoccupò Neville.
“Il
fatto che, fino a qualche mese fa, sarebbe sembrato ad entrambi assurdo e
impossibile che accadesse qualcosa del genere.”
Dopo
qualche istante, il grifondoro annuì ed ammise: “In
effetti …”
“Sono cambiate troppe cose e troppo in
fretta.”
Draco aveva parlato a
voce bassissima, come se avesse accidentalmente espresso a voce un pensiero che
avrebbe voluto tenere per sé; infatti subito si irrigidì e disse
sbrigativamente: “Se non c’è altro, me ne vado: la reputazione dei Malfoy è già abbastanza compromessa, senza bisogno di peggiorarla,
facendomi vedere con te.”
Detto
ciò, Draco si allontanò rapidamente e Neville rimase
solo a rimuginare: era rimasto colpito dalla disponibilità ad aiutarlo che Malfoy aveva dimostrato e quindi era allo stesso tempo
confuso dal suo essere sgarbato. Bah, in fondo era Malfoy,
anche se faceva qualcosa di buono, non si poteva certo aspettarsi gentilezza da
lui.
Era
ancora lì, vicino alle scale della torre di Astronomia, quando sentì dei passi:
si guardò attorno e non c’era nessuno, capì allora che venivano dalla scala a
chiocciola in pietra. Pochi attimi e sugli ultimi gradini comparve Afdera.
“Oh!
Ciao.” la salutò il ragazzo, sorpreso.
La
corvonero ricambiò e gli chiese: “Anche tu vai a
studiare le mappe celesti in tranquillità?”
“Cosa?
… No, ero qui per caso. Tu eri a guardare le mappe?”
“Sì,
purtroppo si trovano solo nell’aula, nemmeno in biblioteca le hanno.”
Rimasero
in silenzio a guardarsi per alcuni lunghi momenti, non sapendo che cosa fare.
Infine
Neville provò a spezzare quell’imbarazzante tacere, chiedendo: “Come va con le
Rune Antiche?”
Era
una domanda banale, ne era perfettamente consapevole, ma non gli era venuto in
mente altro, lì per lì, e ora si sentiva piuttosto idiota.
“Meglio,
grazie. Quei tre ripassi che abbiamo fatto assieme sono stati utili, poi anche
Luna mi ha aiutata.”
“Oh,
bene, ne sono felice.”
“Grazie.
È gentile da parte tua interessartene.” Afdera gli
sorrise.
Ci
fu di nuovo silenzio, ma nessuno dei due accennava ad andarsene. Neville si
rimproverava: possibile che, dopo le peripezie che aveva passato con lei nella
Foresta Proibita, non gli venisse in mente nulla di cui parlare?
Beh,
nemmeno lei stava avendo idee per una conversazione, quindi erano pari.
Per
evitare di rimanere ancora lì muto, domandò la prima cosa che gli passò per la
testa: “Come mai ti interessano tanto le mappe celesti?”
Dai,
in fondo non era una domanda stupida.
“Le
costellazioni erano molto importanti nell’antichità, raccolgono i simboli e i
segreti delle mitologie, nascondono saggezze remote, mappe criptate, calendari,
culti … Credo che conoscere il cielo ci possa aiutare a comprendere meglio le
civiltà del passato.”
“Davvero?
Non ci avevo mai pensato, non mi sono mai interessato molto di queste cose. Mia
nonna mi leggeva spesso i miti greci scritti in forma di fiaba, quindi li
conosco, ma non li ho mai considerati più di semplici racconti. Ti va di fare
due passi e raccontarmi un po’ meglio quello che ne pensi tu?”
Afdera annuì e iniziò
a spiegare metafore, simbolismi e molte altre cose di cui aveva letto. Nel mentre
passeggiavano lungo i corridoi, senza una vera meta. Furono entrambi contenti
di non avere lezioni nel primo pomeriggio e quindi poter conversare per almeno
un’ora.