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Autore: Sophja99    30/12/2016    6 recensioni
Sono ormai passati milioni di anni dal Ragnarok, la terribile sciagura che ha provocato la morte di quasi tutti gli dei e le specie viventi e la distruzione del mondo, seguita dalla sua rinascita. Grazie all'unica coppia di superstiti, Lìf e Lìfprasil, la razza umana ha ripreso a popolare la nuova terra. L'umanità ha proseguito nella sua evoluzione e nelle sue scoperte senza l'intercessione dei pochi dei scampati alla catastrofe, da quando questi decisero di tagliare ogni contatto con gli umani e vivere pacificamente ad Asgard. Con il trascorrerere del tempo gli dei, il Ragnarok e tutto ciò ad essi collegato divennero leggenda e furono quasi dimenticati. Villaggi vennero costruiti, regni fondati e gli uomini continuarono il loro cammino nell'abbandono totale.
È in questo mondo ostile e feroce che cresce e lotta per la sopravvivenza Silye Dahl, abile e indipendente ladra. A diciassette anni ha già perso entrambi i genitori e la speranza di avere una vita meno dura e solitaria della sua. Eppure, basta un giorno e un brusco incontro per mettere in discussione ogni sua certezza e farle credere che forse il suo ruolo nel mondo non è solo quello di una semplice ladruncola.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo quattordici

Le rune magiche

 

Le rune

Fin da tempi immemori, il nostro popolo ha usato la scrittura per comunicare, scrivere sulle lapidi, onorando così al meglio il defunto e le gloriose imprese da lui portate a termine in vita, e occuparsi dell'amministrazione della giustizia nel modo più corretto ed equo grazie alla redazione di leggi scritte. È stata di un'importanza cruciale per l'evoluzione di tutte le specie ora esistenti. Questa consisteva nell'alfabeto runico: ventiquattro simboli che ci permettono di parlare tra noi, comprenderci e mettere per iscritto i nostri pensieri e le nostre necessità.

Ma ciò che pochi hanno la capacità di sapere è che vi sono altre rune che, se incise nella maniera corretta, possono donare all'oggetto o la persona poteri inimmaginabili. Coloro che sono in possesso di questo dono sono denominati erilaz. Degli esempi sono le völve, che lo hanno per natura, e il grande Odino, che per ottenerlo rimase appeso all'Yggdrasill per nove giorni e nove notti, diventando il primo erilaz della storia.

Le rune possono recare incredibili facoltà, ma, perché questo avvenga, devono essere incise sull'oggetto in questione, come nel caso del leggendario cavallo di Odino, Sleipnir, che ha potenti rune sui denti. Se si tratta, invece, di una persona, per fare in modo che esse funzionino, devono essere iscritte sulla pelle, nel sangue. Solo in questo modo potranno davvero entrare in contatto con le forze vitali che scorrono nell'individuo e potenziarlo.

I poteri che possono essere conferiti sono svariati: guarigione, furtività, forza, velocità, vista notturna o attraverso gli oggetti...

 

Il testo si soffermava su ogni singola runa, mostrandone la forma e descrivendone le particolarità e le abilità, ma Silye le saltò tutte, alla ricerca di una specifica. Dovette arrivare alla fine delle quattro pagine dedicate all'argomento Rune prima di leggere finalmente quella che la interessava davvero. Runa della divinazione o Runa Wyrd, capace di predire il fato. Sotto vi erano scritte una marea di parole, ma non se ne interessò. Lesse solo la prima frase, in cui raccontavano che quella era anche chiamata “runa bianca” perché visibile solo a poche persone, mentre tutta la sua attenzione venne catturata dal disegno della stessa. Le linee erano state definite con molta cura e precisione. Si immaginò la persona che lo aveva disegnato: a detta di Vidar e del libro, erano state certamente una o più völve e queste potevano essere solo di sesso femminile. Provò a indovinare l'aspetto di una di loro. Forse era simile al suo, perché accomunate dallo stesso passato e dallo stesso carattere: fiero, coraggioso, determinato. Non sapeva nulla di quelle maghe; i loro volti, il loro carattere, le loro vite, esperienze, gioie e dolori: nulla, se non la magia che le legava a lei.

Delle mani si posarono sulle sue spalle e una testa fece capolino nel suo campo visivo; non dovette compiere un grande sforzo per capire che si trattava di Vidar. Fu tentata di scrollarselo di dosso, ma lui sembrava intento a leggere la sezione sulle rune. «Come farebbero a funzionare le rune?» chiese lui. Era ovvio che il padre non gli avesse rivelato molti dettagli sull'argomento.

«È lo stesso procedimento dei denti di Sleipnir: devono essere incise sulla pelle, impresse nel sangue» le si rivoltava lo stomaco al solo pensiero di doverlo fare, ma si disse che non c'era altra scelta se voleva arrivare alla fine di quella faccenda.

Lui annuì e alcune ciocche bionde gli caddero sulla fronte, arrivando a sfiorare la pelle accanto all'occhio di Silye. Fu solo un leggero contatto, ma quello e la vicinanza di Vidar le provocarono un lieve e quasi impercettibile brivido. Cercò di ignorare queste sue sensazioni e darsi una controllata, ma era difficile quando continuava a sentire chiaramente il peso del suo corpo sulla sua spalla, la breve distanza tra le mani di Vidar e il suo collo scoperto... Sbarrò gli occhi e li fissò sulla runa della divinazione per non permettere a dei pensieri così strani e fuoriluogo di distrarla ulteriormente.

«Qual è la runa della preveggenza?» domandò Vidar, scrutando il testo.

«Questa» rispose Silye, indicandone una con una forma che ricordava vagamente una ragnatela. Secondo il libro, rappresentava i fili intrecciati dalle tre Norne: Urd, Verdandi, Skuld. Ognuno rappresentava la vita di ogni mortale, decisa, quindi, dalle tre divinità, che segnavano il destino di tutti gli umani. Si chiese se fossero esistite davvero e se fossero sopravvissute al Ragnarok.

Non ricevendo nessuna risposta da Vidar, Silye si voltò a guardarlo e notò che aveva uno sguardo perplesso. «Qui non c'è niente.»

«Cosa vai blaterando? Sei forse diventato...» poi si bloccò e ricordò che quella era anche chiamata Runa bianca perché coloro che non erano forniti della saggezza necessaria non erano in grado di vederla. Al suo posto c'era solo uno spazio vuoto, bianco, per l'appunto. «Tu non puoi vederla. Solo io.»

«E come farai ad inciderla da sola? Ti servirà il mio aiuto.»

«Me la caverò» affermò afferrando il pugnale con cui più volte aveva minacciato di tagliare la gola a Vidar. Le sarebbe servita una lama sottile e quella era perfetta. Osservò attentamente la runa, ogni sua linea e curva, per poterla ricalcare al meglio. Alzò, quindi, la manica della maglietta del braccio sinistro, scoprendo il polso dove poteva sentire il sangue pompare nelle vene. Deglutì, ma tenne l'arma ben ferma nella mano che la stringeva mentre accostava la lama affilata al braccio, pronta a partire.

Premette con sicurezza il pugnale sulla pelle e, dopo aver esercitato una leggera pressione, questo bucò lo strato. Trattenne il fiato, mentre vedeva la prima goccia di sangue uscire, sebbene il dolore non fosse molto forte; era più simile a un pizzico. Ma quello era solo il primo passo.

Continuò a spingere il coltello, lacerando sempre più centimetri di pelle. Si creò una lunga linea rossa e il bruciore aumentò quando ne creò un altre due accanto. Ora il dolore era più acuto, ma ancora sopportabile. Sollevò la lama e la riappoggiò poco sopra dove incise altre tre rette oblique che passavano sopra a quelle già tracciate. Pensò che alla fine era come se stesse affettando il pane o la carne degli animali cacciati, solo che ora si trattava della sua pelle. Come terminò parte del disegno, dovette fermarsi qualche istante per riprendere fiato.

«Ce la fai?» domandò Vidar. Nel suo viso e nella sua voce sentì una nota di preoccupazione.

«Sì...» sussurrò. Doveva risparmiare le forze per gli ultimi dettagli della runa, che già iniziava ad assomigliare a quella disegnata sul libro. «Tu non riesci a vederla?»

«È sfocata...» rivelò. «Posso leggere la sofferenza che stai provando dalla faccia e alcune chiazze di sangue dal polso, ma non riesco a mettere a fuoco il tutto nella sua interezza.»

Lei annuì e strinse nuovamente il pugnale. Voleva concludere quel lavoro il più in fretta possibile. Cercò di ignorare il dolore sempre maggiore mentre incideva altri tre tratti obliqui che intersecavano quelli già incisi. All'inizio non accadde nulla e iniziò a chiedersi se non si fosse procurata quelle ferite invano. Poi vide il rosso del suo sangue che tratteggiava la runa farsi più scuro, di una tonalità del tutto anormale, mentre il bruciore che già provava diventava più forte e dilagava in ogni altra parte del suo corpo. Lasciò cadere a terra il pugnale e con l'altra mano si prese il polso che le sembrava le stesse andando a fuoco. Il sangue sgorgava copioso, una reazione del tutto eccessiva. Solitamente non ne usciva così tanto nemmeno per ferite più profonde, mentre ora le stava sporcando anche tutta l'altra mano e gocciolando sul pavimento. Dalla ferita bruciante e dolorante partì una luce che per un momento riempì l'intera stanza e l'accecò. Intorno a sé non vedeva altro che il bianco e il rosso che si alternavano, come se si stessere contendendo il primato e il diritto ad occupare i suoi occhi. Urlò mentre la sensazione di bruciore avanzava ovunque e la sofferenza diventava interminabile.


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Ecco un mio disegno raffigurante Vidar. Non è un granché, perché io sono una totale frana con i volti maschili. XD Ad ogni modo, spero che non sia completamente inguardabile e che possa dare un'idea della mia personale interpretazione del personaggio.
Buone feste a tutti e auguri di felice anno nuovo!^^

   
 
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