E anche se un po' in ritardo auguroni a tutti.
<<
Signor Cook >> l’uomo guardò la
giovane davanti a sé con un piccolo sorriso:<<
Credevo fossimo diventati
un po’ meno formali miss Ascott >> a quelle
parole Madeline arrossì
vistosamente, non aveva la stessa sfrontata maliziosa irriverenza di
Amelia, ma
questo la rendeva solo più innocente e
desiderabile:<< Lo so, mi scusi è
solo che… >> lui si avvicinò
alzando una mano per accarezzarle il viso:<<
Scusami Ethan non accadrà più >> le
sussurrò poi fissando gli occhi color
ghiaccio nei suoi:<< Avanti ripetilo >>
deglutendo appena Maddie
sollevò il viso verso il suo ripetendo con quella sua voce
d’angelo:<< Scusami
Ethan >> lui le fece segno con la mano incitandola ad
andare avanti:<<
Non accadrà più >> concluse la
ragazza e lui fece scivolare la mano lungo
il suo braccio:<< Non voglio che tu ti senta a disagio
con me Madeline
>> si guardarono per un istante negli occhi e i loro visi
arrivarono
quasi a sfiorarsi quando…
Un bussare
incessante alla porta svegliò Abel Cain riportandolo alla
realtà e al grande
letto di legno massiccio; infilandosi un paio di pantaloni e una
camicia si
alzò e a piedi nudi raggiunse la porta aprendola e
trovandosi davanti Davies:<<
Che cosa c’è? Che cosa ci fai qui?
>> domandò poi per nulla
gentile:<<
Devi tornare in città, adesso >>
<< Che cos’è successo?
>> <<
Hanno trovato un cadavere >> Abel si passò le
mani sul viso imprecando
mentalmente, ma perché c’era un pazzo in giro in
quel dannato paese che si
divertiva a lasciare morti a destra e a manca?
Stava
quasi per imprecare di nuovo quando gli venne
l’illuminazione…un pazzo…un
disadattato…un sociopatico incapace di provare emozioni ed
empatia…uno che si
divertiva a dimostrare il proprio potere facendo del male agli
altri…in due
parole: Arsen Hakob.
<<
Dov’è
il cadavere? >> << L’ha trovato
Carter Hornigold con la sua fidanzata
questa mattina, seduto su una panchina del parco >>
<< Sappiamo già
chi è? >> << Malcom Rigg, il
vecchio proprietario del pub >>
a quelle parole gli occhi di Abel brillarono vittoriosi, finalmente
aveva la
sua leva!
<< Chiama
il buon dottore, ho bisogno che esegua l’autopsia il prima
possibile >>
Christopher annuì lasciando poi il suo capo a prepararsi.
<<
Monica…Monica…
>> e Arthur bussò piano sulla porta socchiusa
cercando la cugina:<<
Monica… >> ancora nessuna risposta
così attento a non fare rumore il
giovane entrò avvicinandosi piano, si accorse che Monica
dormiva ancora solo
quando fu ad un passo dal letto, era già mattino inoltrato,
era raro che sua
cugina dormisse così tanto, solitamente era la prima a
svegliarsi.
Immobile a
lato del letto Arthur rimase per un attimo a fissare il corpo di Monica
avvolto
nelle lenzuola azzurrine, era così pacifica, così
tranquilla e rilassata…perfino
le cicatrici sulle sue braccia sembravano quasi inesistenti ora che era
così
tranquilla.
Scuotendo
la testa e passandosi una mano nei capelli Arthur pensò che
era colpa sua se
Monica era finita lì, si era presa la colpa per
ciò che gli era successo…non
che lui ricordasse qualcosa di quella notte intendiamoci ma appunto per
quello
poteva benissimo essere stato lui e non Monica a far fuori Patterson e
il
direttore Shaw, aveva fatto in modo di finire in quel buco dimenticato
da dio
insieme a lei perché non voleva lasciarla sola, ma
più il tempo passava e più i
suoi rimorsi aumentavano, doveva trovare il modo di andarsene da
lì e forse
c’era anche qualcuno disposto ad aiutarlo; fermo nella sua
decisione Arthur si
girò velocemente uscendo dalla stanza e chiudendo la porta
senza accorgersi di
aver fatto rumore.
Girandosi
nel letto Monica allungò una mano:<<
Arthur… >> aveva sentito la
presenza di qualcuno e visto che in casa c’erano solo loro
due…ma quando aveva
aperto gli occhi si era ritrovata da sola.
<< Caleb!
Caleb! >> e Charlotte entrò di corsa nel
ristorante di Ascott dalla porta
sul retro:<< Charlie, che cosa c’è?
Sei sconvolta >> e Caleb guardò
la ragazza con gli occhi spalancati dalla paura:<< Devi
venire subito, ti
prego…Arsen… >> Amelia e Caleb si
guardarono per un istante poi la donna
annuì guardando il marito:<< Che
cos’è successo? >> <<
Il
cadavere di Rigg >> ah già il vecchio
Malcom…la notizia del suo
ritrovamento era il pettegolezzo del giorno, si stavano già
facendo ipotesi e
scommesse su come fosse morto quel vecchio ubriacone, molti puntavano
sulla
cirrosi ma c’era anche chi ipotizzava un omicidio
sull’onda di ciò che era
successo a Dallfort:<< Il vice di Cain ha arrestato
Arsen…dicono che sia
lui ad aver ucciso Rigg, stanno aspettando che il dottor Wolf faccia
l’autopsia
>> << Signor Ascott >> Caleb
si voltò appena alla voce del
suo capocameriere:<< Sì Vanya?
>> << C’è il signor
Van Pelt
che vorrebbe parlare con lei, dice che è urgente
>> prendendo fiato per
un attimo Caleb fece per dire a Vanya di lasciar aspettare Arthur Van
Pelt
quando la mano di Amelia sul suo braccio lo
bloccò:<< Vai a parlare con
lui >> << Cosa? >>
<< Ma Arsen… >> e la voce di
Charlotte raggiunse quella dell’amica:<< Arsen
è appena stato preso, non
possono fare niente senza delle prove, il dottor Wolf ci
metterà un po’ per
quanto sia veloce e Arsen sa tenere a bada Cain per un’ora o
due >>
capendo che sua moglie aveva già un piano in mente Caleb la
guardò preoccupato:<<
Che cosa vuoi fare? >> << Io penso ad
Arsen, tu pensa ad Arthur
>> poi girandosi verso Charlotte
aggiunse:<< Puoi darmi una mano?
>> << Come? >>
<< Vai da Wolf, cerca di scoprire che
cosa è successo o di trattenerlo, qualsiasi cosa che mi
faccia guadagnare tempo
>> Charlie annuì e Amelia fece per prendere la
propria giacca quando la
mano di Caleb stretta sul suo braccio la
bloccò:<< Non voglio che tu vada
da lui da sola >> << So cavarmela
>> gli rispose lei con un
piccolo sorriso:<< Non voglio che tu ci vada
>> << È una
trappola e tu lo sai >> << Lo è
anche per te >> << Non
mi farà del male >> << Parliamo
di Abel, sai che lo farà >>
lei gli si avvicinò accarezzandogli una guancia e
baciandogli le labbra:<<
Parliamo di me e te, mi hai insegnato a difendermi >>
sapevano entrambi
come si concludeva quella battuta e Caleb avrebbe dato qualsiasi cosa
per
sentirsi chiamare Auror con quel tono malizioso che solo Amelia sapeva
usare ma
c’era Charlotte e c’era Vanya sulla porta, non era
il caso di far saltare
sedici anni di copertura solo perché voleva farsi stuzzicare
da sua moglie!
<< Fai
attenzione >> << Me la sono cavata
già una volta >> << Ti
prego sweetie >> lei annuì poi prendendo la
propria giacca si avvicinò a
Charlotte uscendo sul retro del ristorante e dirigendosi verso la casa
del
sorvegliante, era ora di affrontare il demonio.
In
silenzio nella penombra della soffitta Okami fece scorrere velocemente
un paio
di pagine alla ricerca dell’incantesimo di cui aveva bisogno,
era passato quasi
un mese da quando aveva trovato quel cadavere al fiume ed era
altrettanto tempo
che nascondeva la cosa a Theo, non che non volesse il suo aiuto come
sempre, ma
il suo adorato compagno era così preso dal suo lavoro in
quel piccolo negozio e
dalla vita alquanto semplice ed insulsa di quella cittadina che non se
la
sentiva di rovinargli tutto solo perché lui era un mostro,
solo per il suo
bisogno di redenzione!
<<
Okami…Okami
ci sei? >> e la voce di Theo lo riportò alla
realtà, lasciando cadere in
fretta il libro sul tavolo coprì il suo esperimento con un
lenzuolo ed uscendo
in fretta dalla soffitta sigillò di nuovo la porta, era
arrivata l’ora di
pranzo e nemmeno se n’era reso conto ma come al solito non
era giunto a nessuna
conclusione ma non per quello avrebbe smesso di tentare.
<< Ehi
che cosa ci facevi lassù? >> gli
domandò Theo con un sorriso mentre si
toglieva la giacca appendendola all’ingresso:<<
Niente, cercavo solo di
aprire quella maledetta porta ma ancora niente >> Theo
fece spallucce:<<
Vuoi dirmi che in tutti i tuoi libri e i tuoi appunti non
c’è nulla che possa
buttare giù una porta? >> c’era
quasi un che di ironico nelle sue parole:<<
Ti diverti Theodore? >> gli domandò allora
scendendo le strette scale di
legno arrivando davanti al giovane con le braccia incrociate sul
petto:<<
Vuoi per caso farmi arrabbiare? >> domandò
l’altro dal momento che in
rarissime occasioni veniva chiamato con il suo nome per intero e non
certo da
lui!
Al
silenzio di Okami scosse il capo guardando la cucina
immacolata:<< Deduco
che tu non abbia preparato niente vero? >>
<< Ho avuto da fare, non
pensavo che… >> << Che io
mangiassi? Davvero? >> poi con un
sorrisetto ironico Theo si avvicinò alla
cucina:<< Lascia ci penso io,
volevo portare qualcosa di pronto dal pub ma con il tizio che hanno
trovato nel
parco c’è un po’ di fermento in
città e ho preferito venire a casa, sai non è
il caso di attirare troppo l’attenzione, non con Abel Cain
che sa cosa stavamo
facendo in obitorio >> << Quel pallone
gonfiato non sa niente
>> commentò Okami avvicinandosi e aprendo uno
sportello per prendere dei
bicchieri:<< Non sa tutto ma di sicuro sa che non era
niente di buono
>> commentò Theo quasi con
noncuranza:<< Sai che è importante Theo,
sai che lo faccio per… >> un dito
dell’altro sulle labbra gli impedì di
continuare:<< So perché lo stai, lo stiamo,
facendo Okami e non intendo
tirarmi indietro, dico solo che dobbiamo stare attenti,
quell’uomo è molto
furbo >>
<< Allora
Hakob…vuoi confessare subito o devo usare le maniere forti?
>> Arsen alzò
gli occhi fissandoli in quelli trasparenti di Abel:<<
Confessare cosa?
>> poi collegando ciò che era successo quella
mattina e il suo immediato
arresto aggiunse:<< Ah certo…siccome so fare
dannatamente bene il mio lavoro
crede che sia io ad aver seccato Rigg >>
commentò poi strafottente:<<
Non usi quel tono con me >> << Uso il tono
che mi pare, io sono
innocente >> << Innocente? Ha un alibi per
stanotte? >> <<
Sono stato in ottima compagnia se è questo che vuole sapere
>> commentò
Arsen non staccando gli occhi da quelli del Radamanto:<<
Confessi
>> << Non confesserò qualcosa
che non ho fatto >> Abel
estrasse la bacchetta girandosela tra le mani:<< Non mi
lascia altra
scelta allora >> fece per alzare la mano e scagliare un
incantesimo
quando la porta della sala interrogatori si aprì facendo
entrare l’ultima
persona che lui si aspettava si presentasse:<< Spero che
tu non stia per
lanciare una maledizione senza perdono Abel perché sarebbe
davvero una cosa
imperdonabile >> commentò Amelia entrando
fiera nella stanza e guardando
Arsen per vedere in che condizioni era:<< Che cosa ci fai
qui? >>
le domandò il sorvegliante:<< Quando un mio
amico viene accusato ingiustamente
dove altro dovrei essere? >> <<
Ingiustamente? >> domandò
Cain guardando prima Hakob e poi lei:<< Sì
>> replicò Amelia
fredda:<< Che prove hai contro di lui? >>
fin troppo sicuro di sé
il Radamanto sorrise malvagio:<< Prove dici…mi
basta solo che l dottor
Wolf finisca l’autopsia sul povero signor Rigg e poi
avrò tutte le prove che mi
servono >> sperando davvero che Charlotte riuscisse a
fare qualcosa
Amelia pregò mentalmente che tutto andasse bene; fu un
bussare alla porta a
rompere quel silenzio:<< Avanti >> e Abel
sorrise sapendo bene che
si trattava di Wolf con i suoi risultati:<< Capo
Cain…Mrs Ascott >>
salutò poi l’uomo entrando con una cartellina tra
le mani:<< Ha i
risultati dell’autopsia dottore? >>
domandò all’uomo che avanzava nella
stanza con un sorriso vittorioso in viso:<< Temo che il
signor Rigg sia
morto di cause naturali, un infarto stando agli esami, deve essersi
addormentato
nel parco e il freddo e la sua età hanno fatto il resto
>> a quelle parole
Cain si voltò a guardare Hakob e Amelia
sorrise:<< Direi che le prove scagionano
Arsen, dico bene signore? >> domandò poi
sfidando apertamente Abel a dire
il contrario:<< Non finisce qui, non è finita
qui >> Amelia non lo
considerò nemmeno:<< Andiamo a casa Arsen,
credo che Caleb abbia bisogno
di te >> l’uomo si alzò e Amelia con
la sua bacchetta slegò le manette
che gli legavano i polsi facendo per lasciare la stanza quando la mano
di Cain
si artigliò sul suo polso facendola girare verso di lui con
gli occhi
spalancati, non lo credeva capace di una cosa simile:<<
Dove pensi di
andare my love? >> << Cosa?
Lasciami… >> Abel sorrise:<<
Sei venuta fin qui, sarebbe scortese farti andare via senza nemmeno un
saluto
come si deve non credi? >> poi alzando gli occhi oltre la
spalla di
Amelia e guardando Wolf aggiunse:<< I suoi servigi non
sono più richiesti
dottor Wolf, può andare >> in silenzio Ben
lasciò la stanza mentre Cain
tirava fuori la bacchetta puntandola verso Arsen:<< Non
un passo signor
Hakob, non un passo o il prossimo a morire sarà lei
>> si voltò di nuovo
verso Amelia pronto a sollevare il braccio, tirarla a sé e
prendersi quello che
da ormai troppi anni aspettava, era da sedici lunghi anni che
pregustava quel
momento, era da quando Caleb si era messo in mezzo schiantandolo lungo
il
vagone del treno che li stava portando a Londra che gli era rimasto il
sapore
di Amelia sulle labbra:<< Finalmente signorina
Haytham…finalmente siamo
alla resa dei conti >> << Non osare
toccarmi, non osare… >>
Cain sorrise:<< Sai che non ho paura delle tue minacce,
sarai mia miss
Haytham è meglio che ti abitui all’idea
>> poi con tutta la poca grazia
di cui era capace fece per gettare Amelia sul tavolo della sala
interrogatori,
Arsen si mosse per scagliarsi verso di lui quando la porta della stanza
si aprì
di nuovo bloccando tutti e tre in quell’innaturale posa quasi
fossero le statue
di un’antica mattanza:<<
Capo…c’è una visita per voi,
è urgente >>
e Davies entrò non accorgendosi, o semplicemente fingendo,
di ciò che stava
succedendo:<< Lascia che aspettino, sono impegnato
>> gli sbraitò
Abel senza nemmeno voltarsi:<<
Capo…è il primo ministro >> quelle parole la stretta
di Abel lasciò il
braccio di Amelia, se non fosse corso subito quell’idiota di
un politico
sarebbe sceso per vedere che cosa stava facendo e il suo piano sarebbe
andato
in fumo nel giro di poco; senza dire una parola si voltò
lasciando la stanza.
Rimasti
soli Arsen si avvicinò prendendo Amelia tra le braccia
accarezzandole i
capelli:<< Stai bene? >> lei
annuì cercando di riprendere a
respirare normalmente:<< Non lo dire a Caleb, ti prego
non glielo dire
>> Hakob annuì e quando entrambi fecero per
lasciare la sala si accorsero
che Davies era rimasto fermo sulla porta:<< Tu che cosa
vuoi? >>
domandò Hakob stringendo la stretta attorno ad Amelia e
guardando in cagnesco
l’auror:<< Non sono vostro nemico
>> << No? >>
domandò
l’altro sarcastico:<< Eppure mi sembrava che
fossi agli ordini di quel
bastardo, sei tu che sei venuto a prendermi stamattina o me lo sono
sognato
>> colto sul vivo Christopher chinò il
capo:<< Ho solo eseguito gli
ordini >> Arsen gli passò oltre spingendolo di
lato:<< E lo faresti
di nuovo, se ti trovassi nella condizione di scegliere salveresti te
stesso e
ciò fa di te una minaccia >> poi senza
aggiungere altro lasciò quel posto
il prima possibile, avevano poco tempo per uscirne indenni ed entrambi
lo
sapevano.
<< State
bene? Amelia state bene? >> e Charlie si
avvicinò a loro quando lui e
Amelia raggiunsero la via principale:<< Charlotte?
>> domandò poi
mentre lei immobile alzava gli occhi nei suoi:<< Ciao
>> << Che
cosa ci fai qui? >> Mrs Ascott sorrise:<<
È stata Charlie a venire
a chiamarci, Caleb ha avuto un contrattempo o sarebbe venuto lui
a… >> ma
gli occhi di Arsen erano ancora fissi sulla bionda:<< Sei
andata a…
>> non riusciva a connettere decentemente due parole in
fila:<< Perché?
>> << Perché so che non hai
fatto niente di male, non potevo
lasciare che… >> solo in quel momento Hakob
prese un respiro profondo
chiudendo gli occhi per un istante, si era dimenticato di una cosa
fondamentale
in tutto quel trambusto:<< Io devo
andare…scusatemi >> poi
lasciando la stretta attorno ad Amelia e senza quasi nemmeno guardare
Charlotte
si diresse a grandi passi verso il suo negozio, aveva bisogno di un
posto
sicuro per smaterializzarsi e tornare a casa, era troppo tempo che
Annika era
sola!
<< Ma
che cosa gli è preso? >> domandò
Charlotte guardando l’amica che si
stringeva nelle spalle:<< Non ne ho idea, era calmo fino
a poco fa, non
oso immaginare cosa… >>
Quando
varcò la barriera che copriva casa sua Arsen si
avvicinò alla porta sul retro,
la spinse piano trovandola aperta, avanzò piano nella cucina
non sentendo
volare una mosca, attraversò anche il soggiorno ma
trovò lo stesso ordine e
silenzio di prima…cominciava a pensare male, ma nessuno a
parte lui e Caleb
conosceva quel posto e di certo a Niky non poteva essere successo
niente, non
poteva…
<< No!
Oh Duke non lo troverò mai! >> sentendo la
voce adirata del suo piccolo
tesoro Arsen sorrise: se era in grado di arrabbiarsi così la
sua piccola stava
più che bene, tuttavia la sua opinione subì una
piccola modifica quando entrando
nella camera che aveva adibito a cabina armadio la trovò
praticamente esplosa:
abiti, magliette, pantaloni e scarpe di Niky erano sparsi un
po’ ovunque dal
pavimento al divano e perfino sullo specchio:<<
Ehm…signorina… >> e
schiarendosi la gola fece voltare la ragazzina verso di sé
mentre il Dodo girava
a sua volta gli occhi incuriosito di vederlo a casa a
quell’ora:<< Ciao papà!
>> commentò Niky sfoderando la sua migliore
faccia d’angelo:<< Ciao
tesoro >> replicò lui sullo stesso tono
facendo un paio di passi nella
stanza e schivando un paio di scarpe scure:<< Che cosa
stai facendo
piccola? >> le domandò poi calmo ben sapendo
che la risposta a quella
domanda non gli sarebbe piaciuta:<< Sto cercando il mio
vestito per il
festival di domani sera, non riesco a trovare nulla che mi piaccia
>> a
quelle parole Arsen rimase bloccato:<< Per il festival?
>> Annika
annuì continuando a frugare
nell’armadio:<< Sì, hai detto che
quando
sarei stata abbastanza grande mi avresti portato al Purpletop
e ora sono
abbastanza grande >> a quelle parole Arsen scosse
lievemente la testa,
quella ragazzina era la sua copia miniatura e lui aveva bisogno di
Caleb!
<< Poi
mi spiegherai perché hai deciso di fare una cosa del genere,
noi non sappiamo
nemmeno come fare >> e Cora guardò Adrian
mentre il ragazzo stava
sistemando le casse di burrobirra e acquaviola dietro al bancone
sistemato
all’esterno del locale:<< Dobbiamo servire da
bere e preparare da mangiare,
non è difficile e poi così conosceremo un sacco
di gente >> << Conoscere
gente? Che cavolo stai dicendo? >> << Sto
dicendo che siamo qui da
più di un mese e dovremmo cominciare a fare nuove conoscenze
non credi? >>
Cora si mise le mani sui fianchi guardandolo nervosa:<<
Quello che credo
è che nostro figlio è sparito chissà
dove e tu sembri non preoccupartene minimamente
>> colpito da quell’accusa e non potendo
rivelare la verità a Cora Adrian
chinò il capo:<< Chiudermi in casa a piangere
non mi farà ritrovare Adam
più in fretta >> << Non lo
farà nemmeno la tua intensa vita sociale
>> commentò lei acida e lui per un attimo si
sentì misero, sapeva che suo
figlio era vivo o almeno lo era l’ultima ed unica volta in
cui Cain glielo
aveva fatto vedere, ora no ne era così sicuro e temeva per
la reazione che
avrebbe potuto avere Cora.
<< Dove
sei stato? >> e Monica guardò Arthur rientrare
a casa verso ora di
pranzo:<< Ho fatto due passi, avevo bisogno di una bocca
d’aria >> la
ragazza tornò a leggere il libro che aveva in
mano:<< Sei venuto in camera
mia stamattina Arthur? >> << Come?
>> domandò lui facendo
finta di niente:<< Stamattina, prima di uscire, sei
venuto in camera mia?
>> lo aveva sentito? Davvero lo aveva sentito? Ma se
stava dormendo?
Possibile che avesse percepito…meglio limitare i
danni:<< Probabilmente
volevo vedere se eri sveglia e andare a fare due passi insieme ma
russavi così
forte che ho preferito non svegliarti >> <<
Io cosa? >>
domandò lei alzando gli occhi dal libro e guardandolo
male:<< Beh
dormivi…ho preferito lasciarti riposare, sei pronta per la
festa? >>
Monica annuì:<< Sì >>
poi quando lui si avviò verso la cucina
commentò a bassa voce:<< Più o meno
>>
La sera
del Purpletop Vervain Festival tutto
era pronto, tutto o quasi!
Perché come ben si sa le
donne sono sempre le ultime a prepararsi e,
spesso, quando non sono abituate a farlo c’è
bisogno di un aiuto…
<< Charlie che cosa
stai facendo? >> le domandò Steve
entrando con la testa nella camera della sorella e vedendola guardare
il
proprio armadio come se volesse distruggerlo con la forza del
pensiero:<<
Non ho niente da mettermi >> commentò la
ragazza più a sé stessa che a
lui:<< Come non hai niente…il tuo armadio
è pieno di… >> << Di
pantaloni, maglioni pesanti, magliette e anfibi, non esattamente il
tipo di
abbigliamento adatto ad un festival >> <<
Li hai sempre messi, che
cosa c’è di diverso quest’anno?
>> domandò Steven ingenuamente dato che,
suo malgrado, non sapeva nulla di quello che era successo tra sua
sorella e
Hakob…anche perché forse non l’avrebbe
digerito più di tanto!
<< Lo so Steve, ma
sono una ragazza, mi piacerebbe che ogni tanto
la cosa si notasse, non voglio andare in giro conciata come un
guerrafondaio
tutto il tempo >> poi girandosi verso il suo fratellino
notò il
maglioncino color crema e i pantaloni bianchi:<<
Ehi…per chi ti sei messo
così in tiro Steven Murray? >> lui fece un
sorriso timido facendo
spallucce:<< Per nessuno di particolare, mi andava solo
l’idea di mettere
qualcosa di diverso almeno per una sera >> non aveva
ancora detto a
nessuno di lui e Madeline anche se ormai le cose andavano talmente bene
che una
presentazione a tutti sarebbe stata decisamente d’obbligo,
calcolando anche le
occhiate che ogni tanto gli lanciava Caleb Ascott a dirla tutta!
<< Ecco, anche io
voglio essere diversa, ma non ho nulla di
adatto! >> borbottò la ragazza tornando a
guardare l’armadio con sguardo
assassino:<< Perché non chiedi ad Amelia e
alla signora Cotton? Sono
sicuro che ti daranno una mano più che volentieri
a… >> << Vivienne
ha già i suoi bambini a cui pensare, non gli serve
un’altra… >> << E
Amelia Ascott? >> ripensando all’amica e al
sostegno che le aveva dato
quando aveva saputo dell’appuntamento tra lei e Arsen
Charlotte sorrise:<<
Sì…potrei chiederlo ad Amelia ma non so
se… >> cogliendo la palla al
balzo e volendo vedere Madeline Steven si avvicinò alla
sorella con un sorriso:<<
Se non glielo chiedi non lo saprai mai >> poi facendole
l’occhiolino si
smaterializzò ricomparendo poco dopo davanti alla porta di
casa Ascott con un
dito già sul campanello.
<<
Steve…aspetta non… >>
tentò di fermarlo Charlotte ma dei
rumori dall’altra parte della porta le dissero che ormai era
troppo tardi.
Quando aprì la porta con
il sorriso sulle labbra per un attimo Maddie
rimase impalata davanti al suo principe azzurro e a sua sorella che,
povera
Charlotte, indossava solamente una vestaglia da camera con qualcosa di
non
meglio definito sotto:<<
Steven…Charlotte… >> e le sue
guance si
arrossarono leggermente quando lui le sorrise a sua
volta:<< Ciao
Madeline >> << Che cosa ci fate qui?
È successo qualcosa? >>
il giovane Murray entrò scuotendo il capo e trascinandosi
dietro la sorella
maggiore che si stringeva i lembi della vestaglia quasi fossero la sua
sola
ancora di salvezza:<< Non esattamente, tua madre
è in casa? >>
Maddie annuì girandosi poi verso le scale:<<
È di sopra, vado a chiamarla
>> poi con un piccolo sorriso sparì lungo le
scale mentre Steve seguiva
il suo profilo con lo sguardo: dio quant’era bella con
quell’abito bianco e
nero e i capelli raccolti in un’elegante chignon, dimostrava
anche più dei suoi
sedici anni e lui era così felice di averla
che…<< È una mia impressione
o non riesci a togliere gli occhi di dosso alla piccola Ascott?
>> la
voce di Charlie lo riportò alla
realtà:<< Come? Cosa? Che dici sorellina?
>> cercò di scherzare alzando una mano per
passarsela nei capelli:<<
Dico che la stavi spogliando con gli occhi e se ti avesse visto Caleb
saresti
attaccato al muro fratellino >> ma
prima che uno dei due potesse
aggiungere altro Amelia e Madeline scesero dal piano di sopra e la
signora
Ascott guardò Charlotte incrociando le braccia sul
petto:<< Spero tu non
abbia intenzione di uscire così >> poi
afferrando l’amica per un braccio
aggiunse:<< Dovrei avere qualcosa che ti vada bene, su
vieni >> poi
lanciando un sorriso alla figlia aggiunse:<< Maddie,
offri qualcosa da
bere a Steven mentre noi finiamo di prepararci e quando torna tuo padre
digli
che se non è pronto nel giro di dieci minuti ci
verrà da solo al festival
>> << Dimmelo tu sweetie >>
Amelia si voltò verso la porta
sorridendo alla vista del suo adorato marito:<< Sei in
ritardo Caleb
Ascott >> << Arsen aveva bisogno di me
>> commentò lui
facendo spallucce e a quel nome le spalle di Charlotte si tesero
leggermente,
nonostante la sua fuga del giorno prima moriva dalla voglia di vederlo
anche
solo per mettere in chiaro quello che c’era tra di loro,
qualsiasi cosa fosse:<<
Non mi interessa cosa aveva bisogno Hakob, preparati o andrò
senza di te
>> Caleb si avvicinò a Madeline baciandole una
tempia mentre le poggiava
una mano sulla spalla:<< Potrei sempre andarci con
l’altra donna della
mia vita >> commentò poi sorridendo in segno
di sfida:<< Lascia che
tua figlia si goda la festa e non la costringere a fare da balia ad un
vecchietto >> << Vecchietto?
>> domandò offeso:<< Ricordami
una cosa tesoro…quanti anni compi tra un mese?
Quarantatré o quarantaquattro?
>> << Donna malefica >>
Amelia scese in fretta i gradini avvicinandosi
e baciandogli una guancia:<< Sbrigati, io ho giusto il
tempo di preparare
Charlie prima di uscire >>
Dieci minuti dopo Charlotte Murray
era immobile davanti allo specchio
della camera da letto di Caleb e Amelia mentre ammirava il lavoro che
la sua
amica aveva fatto con i suoi capelli e con il vestito blu scuro che le
aveva
prestato:<< Ma è…sono…
>> e alzò le mani per toccarsi il viso
leggermente truccato e i capelli raccolti dietro la nuca e fermati da
una
forcina con un bocciolo di rosa e qualche brillante:<<
Sei bellissima e
lo lascerai senza parole >> commentò Amelia
sorridendo e passandosi le
mani sulla gonna a pieghe bianche e nere sistemandosi poi la cintura di
vernice:<< Sono solo queste scarpe che non sopporto,
fanno male >> <<
La bellezza si paga tesoro e conta che con quei racchi arriverai quasi
alla sua
altezza, potrai baciarlo senza fare fatica! >> e le fece
l’occhiolino
cercando nel proprio portagioie una collana da
mettersi:<< Baciare chi?
>> e Caleb comparve sulla porta della camera con una
camicia bianca e un
paio di pantaloni neri di sartoria, sembrava uscito dalla copertina di
una
rivista e i capelli umidi per la doccia e i primi bottoni slacciati lo
rendevano
davvero attraente:<< Il tuo compagno di giochi tesoro,
chi altrimenti?
>> << Arsen? >>
domandò l’uomo alzando gli occhi su Charlotte
per poi riportarli verso la moglie:<< Ora capisco
>> << Cosa?
È successo qualcosa che… >>
domandò Charlie preoccupata ma lui scosse la
testa:<< Niente di che, mi chiedevo solo
perché fosse così puntiglioso
poco fa, ora lo so >> e perché gli avesse
chiesto di tenere sott’occhio
Niky, ma quello era qualcosa che doveva tenersi per sé.
<< Mi spiace che tuo
fratello non sia venuto con noi Dels, ma tu
sei una visione >> e stringendole la mano Carter si
avviò lungo la via
principale di Saints Peak illuminata a festa:<< Lo so,
dispiace anche a
me, è strano in questi giorni >> strano quanto
Adelyne Quincey non poteva
nemmeno immaginarlo ma presto ne avrebbe avuto un
assaggio:<< Si
risolverà tutto, devi solo stare tranquilla e vedrai che
presto chiarirete ogni
cosa >> la ragazza annuì ma nella sua mente
tornò nitido come non mai il
ricordo di quella mattina in cui si era svegliata e aveva scoperto che
Whit era
scappato di casa, aveva solamente undici anni all’epoca e
aveva pianto per
giorni sperando che lui prima o poi tornasse a casa o che per lo meno
la
venisse a prendere e la portasse via con lui; era talmente persa nei
suoi
pensieri che quando alzò gli occhi per ammirare le lampade
colorate che
adornavano la via il suo sguardo si posò su una coppia: lei
una morettina
minuti dai capelli molto corti e un abito rosa cipria decisamente
troppo
scollato, lui indossava dei pantaloni scuri, una camicia e una vecchia
e
consumata giacca di pelle, avrebbe riconosciuto quella giacca ovunque e
quando lui
si girò a guardare la sua compagna per stamparle un bacio
sulle labbra Dely si
sentì ribollire le viscere: ma perché doveva
essere un completo cretino fino a
quel punto?
<< Mi dai un secondo
Carter? >> domandò poi al fidanzato
che annuì lasciandole la mano per poi indicarle sua nonna
seduta accanto a Jim
Barron su una delle panchine lungo la via:<< Ci vediamo
al tendone tesoro
>> Dely annuì avvicinandosi poi a Whit e alla
sua – per usare un termine
gentile - accompagnatrice che se lo stava mangiando con gli occhi.
<<
Eh…scusate posso interrompervi un secondo? >>
Whitaker
si voltò a quella voce con ancora un sorriso sulle labbra e
l’espressione di
chi ha tutta l’intenzione di spassarsela e ha già
bevuto un po’:<< Dely! Wow
sei uno schianto sorellina! Hornigold sarà contento! Digli
di tenerti d’occhio
o qualcuno potrebbe farsi delle strane idee stasera >>
sì, suo fratello
aveva decisamente bevuto qualcosa, di rado Whit era così
loquace, soprattutto
ad un evento come quello:<< Stai bene Whit? Quando sono
uscita hai detto
che non sapevi se… >> cominciò lei,
ma lui la interruppe stringendo la
presa attorno alla donna al suo fianco:<< Sì,
avevo pensato di restare a
casa ma poi Jen è passata a trovarmi e non ho saputo dirle
di no >> e
tornò a guardare la donna che ricambiò il suo
sguardo adorante facendo venire
ad Adelyne un conato di vomito:<< Sì
certo…ho capito >> poi
allungando una mano verso Whit aggiunse:<< Posso parlarti
un attimo?
>> e guardando Jen come per sfidarla a replicare
aggiunse:<< In
privato Whit >> lui lasciò il fianco della sua
dama con quel sorriso
idiota ancora stampato in faccia:<< Torno subito tesoro,
tu intanto perché
non vai a prendere qualcosa da bere? Sarò da te in un attimo
>> Jen annuì
e sorridendogli stucchevole si passò un dito sulle labbra
per poi poggiarlo su
quelle di Whitaker:<< Non fare tardi…ho una
sorpresa per te quando ce ne
andremo da qui >> Dely alzò gli occhi al cielo
poi senza curarsi delle
buone maniere trascinò il fratello in un angolo.
<< Allora? Che cosa
vuoi? >> le domandò Whit appoggiandosi
al muro dietro di sé ed incrociando le braccia sul petto con
aria spazientita:<<
Voglio sapere che cosa ti succede Whit, sei sempre arrabbiato
ultimamente,
nervoso, scostante…ti arrabbi quando Carter viene in negozio
ma io devo
sopportare quella specie di sanguisuga che da un paio di settimane non
ti si
stacca di dosso? >> il sorriso di lui si fece si
scherno:<< Beh che
cosa pretendi tesoro? Tu hai il tuo bel bambolotto, anche io ho diritto
a
divertirmi non credi? >> << Cosa? Cosa
centra Carter con tutto
questo? >> Whit scosse il capo, aveva bevuto e la sua
mente stava
pensando di fare cose di cui sapeva si sarebbe pentito immediatamente
quindi
doveva squagliarsela di lì finché
poteva:<< Senti Dely facciamo così: io
non ti dirò più niente sul tuo caro professorino
e tu mi lascerai fare la vita
che voglio >> << Sei mio fratello, non puoi
chiedermi di non
preoccuparmi per te >> rise amaro, non sapeva se
ciò che gli dava più
fastidio era sentirla chiamarlo fratello o sapere che lei teneva
così tanto a
lui ma che non si accorgeva di altro:<< Non ho bisogno
che tu ti
preoccupi per me, so badare a me stesso >> poi
scostandosi dal muro e
passandole vicino aggiunse:<< Ora se vuoi scusarmi
>> e fece per
passarle oltre, non prima di averle mormorato:<< Ho
qualcuno che mi
aspetta >> e con quell’ultima parola
sparì tra la piccola folla lasciando
Dely immobile e nervosa.
<< Signorina
Kyolansky, ci rivediamo >> sentendo quella
voce dietro di sé Monica si irrigidì ma non si
mosse per non dare soddisfazione
all’uomo:<< Che cosa vuole? >> lo
sentì ridere e dovette prendere
un bel respiro per restare calma, non era quello il momento di
scatenare un
putiferio:<< Sono stupito di vederla partecipare ad
evento del genere…così
tanta gente…così tanti uomini >>
Monica sentì il suo sguardo scivolarle
addosso poi la sua voce perfida continuò:<< Ma
d’altro canto visto com’è
vestita potrebbe benissimo passare per uno di loro >>
<< È qui solo
per criticare il
mio abbigliamento
signor Cain? >> sentì la mascella
dell’uomo stringersi tanto era
irritato, signore non era un termine con cui la gente si rivolgeva a
lui probabilmente
ma lei non lo avrebbe chiamato in nessun altro modo!
<< No…non
sono qui per questo >> continuò quando ebbe
ritrovato l’autocontrollo:<< Volevo ricordarle
la chiacchierata che abbiamo
fatto nel mio ufficio >> ricordandosi bene le minacce di
quel bastardo
Monica si voltò di scatto con gli occhi scuri che mandavano
lampi:<< Non tradirò
i miei amici >> sibilò poi
cattiva:<< Amici? >> la
sbeffeggiò
Abel:<< Crede davvero che uno solo di loro la consideri
sua amica? O che
lo farà ancora dopo aver scoperto uno dei suoi piccoli
segreti? Andiamo non è
stupida signorina e lo sa meglio di me come reagirebbe questa piccola
comunità
>> << Io non venderò nessuno di
loro, faccia quello che vuole ma
non avrà niente da me >> la sua voce era
diventata così bassa che per un
attimo Monica temette di non riuscire a controllarsi, il suo alter-ego
non era
così magnanimo e diplomatico come lei e far arrabbiare
Rimbaud e metterlo
contro Abel Cain al festival della Verbena sarebbe stato una condanna a
morte
per il sorvegliante, forse non solo per lui, e di certo un suicidio
annunciato
per lei.
Guardò ancora per un
istante Cain convinta che lui avrebbe risposto,
con il suo “socio” pronto a scattare e far passare
a quel fottuto figlio di
cane la voglia di fare il galletto ma poi il Radamanto alzò
gli occhi oltre la
spalla di Monica, in quelle iridi di ghiaccio passò un lampo
di qualche
emozione che lei non riuscì a decifrare e poi
l’uomo si voltò sparendo all’ombra
del parco senza più dire una parola.
Stava quasi per seguirlo
quando:<< Monica…posso parlarti?
>> la giovane si voltò trovandosi faccia a
faccia con Madeline Ascott che
le sorrideva radiosa come una piccola fata mentre una collana di
brillanti al
suo collo luccicava quasi quanto il suo sorriso:<<
Madeline…tutto bene?
>> la ragazza annuì felice:<<
Volevo chiederti se avevi trovato
quel libro di cui avevamo parlato…quello sui cavalli del
Nord America >>
prendendo un respiro per rimettere a tacere le polemiche di Rimbaud che
fremeva
per trovare Cain e dargli una lezione Monica fece mente locale
ricordando la
conversazione avuta un paio di giorni prima con la
giovane:<< Sì, credo
di averlo in negozio, puoi passare a prenderlo domani se ti va, te
l’ho messo
da parte >> il viso della ragazza si
illuminò:<< Sì, grazie mille,
non sai il favore che mi hai fatto >> intuendo che
c’era di più dietro a
quel libro Monica accennò un sorriso:<<
È per una persona speciale?
>> domandò poi immaginando già la
risposta dell’altra:<< Sì,
è un
regalo ma non vorrei fosse troppo banale >>
<< Non lo sarà fidati
>> la rassicurò pensando che quella ragazzina
era fortunata ad avere una
famiglia che l’adorava e che le voleva bene, molto fortunata.
<< Maddie!
>> e la voce di Lex Barron attirò
l’attenzione
della giovane che si affrettò a salutare:<< Ci
vediamo domani allora, grazie
ancora >> e
Monica la guardò
voltarsi e correre verso l’amico sorridendo.
<< Posso averne uno
anch’io? >> Steven si voltò di
scatto
trovandosi davanti una donna dalla pelle ambrata e i capelli color
cioccolato
che le circondavano il viso, rimase ancora per un attimo ad osservare
il suo
corpo magro e slanciato fasciato in quel vestito dal corpetto di
paillettes
color rame dalla gonna bianca enfatizzata dalla cintura scura che non
faceva
altro che enfatizzare la sua vita sottile:<< Pardon che
maleducata, non
ci siamo ancora presentati, io sono Amanda Vane >> e tese
la mano a Steve
con un piccolo sorriso:<< Steven Murray >>
poi continuando a
guardarla e porgendole il proprio bicchiere di acquaviola lui si
voltò per
prenderne un altro e aggiunse:<< Non penso di averti mai
visto in giro
>> lei sorrise dolce mentre le sue guance diventavano
rosse:<< Beh
sono appena arrivata, sono la segretaria assunta dal sorvegliante, non
esattamente la persona ideale con cui fare amicizia >>
Steve fece una
mezza smorfia:<< Beh lui non è esattamente un
tipo amichevole se me lo
concedi >> << Ma io sono stata mandata qui
dal ministero, non ho
deciso niente e onestamente stare in questo posto ed essere guardata
come se
fossi la figlia del diavolo non è la migliore delle
accoglienze >> Steve
le sorrise facendole segno di seguirlo verso una
panchina:<< Permettimi di
rimediare allora, sai con quello che è successo al vecchio
sorvegliante c’è un
po’ di malcontento e sospetto in giro, potrebbe esserci un
assassino in mezzo a
noi >> << Beh ma non siete tutti comunque
dei criminali? >>
domandò lei mentre si sedeva e Steve faceva
altrettanto:<< Sì, ma una
delle regole della città prevede che nessuno di noi faccia
più nulla di criminoso
una volta qui, ogni sei mesi ci sono dei controlli da parte del
sorvegliante in
carica e chi è trovato ad infrangere le regole
subirà una punizione adeguata
alla colpa >> gli occhi di Amanda si spalancarono per la
sorpresa e lei
si portò una mano alle labbra per nascondere un piccolo
grido tra l’orrore e lo
stupore:<< Oh mio dio…e a te è mai
successo? >> domandò bloccandosi
non appena finito di pronunciare la frase:<< Scusami,
sono stata
indelicata, non dovrei… >> Steven
sorrise:<< Tranquilla non c’è niente
di male >> poi bevendo un sorso del suo cocktail
aggiunse:<< Ad
ogni modo no, non mi è mai successo…ci sono
andato vicino un paio di volte ma
non sono mai stato punito >> che poi una di quelle due
volte avesse
rischiato di far finire nei guai anche il suo piccolo angelo era
un’altra
storia e forse non si sarebbe mai perdonato per quello.
Nervosa come solo poche altre volte
le era successo in vita sua
Charlotte continuava a guardarsi intorno nel suo negozio, tutti gli
animali
dormivano placidamente e Gerald era perso dietro la caccia,
infruttifera
ovviamente, alla famosa solita puffola pigmea che al momento era troppo
in alto
perché lui la potesse raggiungere.
Fu il tintinnio della campanella
del negozio a far girare Charlie e
incapace di fare altrimenti la ragazza sorrise quando i suoi occhi
incrociarono
la figura statuaria di Arsen Hakob controluce, aveva lasciato spente le
luci
del negozio per cercare di rilassarsi un po’ ma ora se ne
pentiva perché avrebbe
tanto voluto vedere l’espressione di quel viso quando gli
occhi di Hakob si
posarono su di lei.
<< Ciao
>> << Ciao >> le rispose
avvicinandosi
e solo in quel momento lei notò la camicia chiara e il
completo antracite che
lui indossava, dio vestito così sembrava ancora
più alto e le sue spalle ancora
più larghe:<< Credevo saresti rimasto alla
festa >> non sapeva da
dove le usciva quella frase, sapeva solo che quando lo aveva visto in
mezzo
agli altri accanto a Caleb e William Cotton le si era stretto lo
stomaco,
avrebbe dato qualsiasi cosa per poter essere vicino a lui proprio come
Amelia e
Vivienne erano accanto ai loro mariti…scosse la testa per la
piega che stavano
prendendo i suoi pensieri: era di Arsen Hakob che stava parlando non
del
principe azzurro delle favole!
<< Ti avevo promesso
che sarei stato con te, avevo solo un paio
di cose da fare prima >> e una piccola irriverente
quindicenne da tenere
d’occhio, ma Caleb gli aveva assicurato che avrebbe badato
lui a Niky e l’avrebbe
chiamato in caso di problemi.
<< E poi volevo dirti
quanto sei favolosa con quel vestito
lontano da orecchie indiscrete >> le saltò il
cuore in gola quando lo
sentì pronunciare quella frase:<< Ti piace
davvero? >> lui annuì
alzando poi una mano per accarezzarle la guancia ma la fermò
a metà strada
riportandola poi lungo il fianco:<< Sì, sei
davvero meravigliosa >>
Charlie fece un piccolo sorriso:<<
Arsen…riguardo a quello che è successo
tra di noi >> << A cosa ti riferisci?
>> le domandò cercando
di imprimere alla propria voce il tono più atono che
aveva:<< A quello
che è successo quando c’era Porter
>> sentendo quel nome gli occhi di Arsen
si strinsero di rabbia:<< L’hai visto di nuovo?
>> lei scosse il
capo:<< No, all’ultima consegna c’era
un vecchietto molto simpatico, ha
detto che Porter è stato trasferito ad un’altra
zona, più vicino a casa sua
>> un ghigno di pura soddisfazione si dipinse sul viso di
Hakob e lui non
fece nulla per nasconderlo:<< Ti ho detto che non si
sarebbe più fatto
vedere >> << Meglio per lui o me
l’avrebbe pagata cara >>
commentò quasi senza accorgersi di quello che stava dicendo.
<< Vuoi spiegarmi che
cosa sta succedendo per favore? >> la
voce di Charlotte lo fece tornare alla
normalità:<< Che sta succedendo?
>> << Sì >>
annuì lei guardandolo seria:<< Hai
l’aria
di uno che ucciderebbe quando parliamo di Porter ma se parlo del nostro
bacio o
del nostro rapporto cambi subito argomento come se fosse un
tabù, mi vuoi dire
che cosa succede perché io non ci capisco più
niente >> scuotendo appena
la testa ed imprecando a mezza voce Arsen si portò le mani
dietro la testa
sciogliendosi il codino e rifacendoselo in fretta:<<
Succede che io non
sono la persona che tu immagini, succede che sono uno a cui piace stare
per
conto suo e tu non sei la persona ideale con cui giocare
>> << Giocare?
>> lui annuì facendosi serio:<<
Mi conosci da quando sei arrivata
qui Charlotte, mi hai mai visto con la stessa ragazza per
più di qualche giorno
o qualche settimana? >> lei scosse piano il
capo:<< E non ti sei
mai chiesta qual è il motivo? >> poi alzando
una mano aggiunse:<< E
non spararmi le solite stronzate che non ho ancora incontrato la donna
giusta,
io sono uno che non è fatto per un rapporto di coppia, sono
uno che prende
tutto quello che può e non ti lascia niente, tu sei una
bella persona e io ti
distruggerei, sei buona e io strapperei anche quello facendoti del male
>> << Non lo puoi sapere, non puoi sapere
come… >> lui la
bloccò di nuovo stavolta poggiandole un dito sulle
labbra:<< So che ti
stenderei adesso su quel bacone e ti prenderei in modi che nemmeno
potresti
immaginare, so che non smetterò finché non ne
avrò abbastanza e so che non mi
preoccuperei nemmeno per un attimo di quello che vuoi o che avresti
bisogno tu,
so che una volta finito me ne andrei così come sono entrato
perché non sono il
genere di uomo che si ferma a fare coccole o carezze, so che potrei
andare
avanti così finché la cosa non mi
stuferà e so che poi ti lascerei perdere come
se non fosse mai successo niente e, visto che tu sei una brava persona
e che
posso dire di ritenerti più di una conoscenza, non voglio
che questo accada,
non voglio rovinare tutto solamente perché vorrei essere
dentro di te in questo
momento >> Charlie sbatté le palpebre non
sapendo nemmeno lei cosa dire o
cosa fare: quello che Arsen aveva appena detto era la cosa
più bella e più
brutta che lui potesse dire, le voleva talmente bene e gli importava a
tal
punto da non voler rovinare tutto, ma dall’altra parte lei
non era abbastanza
da spingerlo a provarci, non era quella giusta e lui lo aveva
chiaramente
espresso.
<< Puoi andartene se
vuoi >> gli mormorò poco dopo
spostandosi dietro al bancone per mettere la maggiore distanza
possibile tra
loro due:<< Ho detto che sarei rimasto con te e voglio
farlo, forse non
nel modo che vorresti >> << Non sai cosa
voglio >> lui si
voltò di spalle ma Charlie sentì ugualmente le
sue parole:<< Sicuramente
qualcosa che non posso darti >> << E se
fossi io a dare qualcosa a
te? >> Arsen si voltò di
scatto:<< Cosa? >> << Rigg
non
è morto di cirrosi, non è stata una morte
naturale >> << Che stai
dicendo? >>il suo sguardo le diceva che era confuso ma
doveva andare
avanti per fargli capire cos’era disposta a fare per
lui:<< Quando Amelia
è venuta dal sorvegliante mi ha chiesto di andare dal dottor
Wolf per scoprire
che cosa fosse successo realmente, quando sono arrivata aveva quasi
finito l’autopsia
e aveva le prove che qualcuno aveva colpito Rigg con un incantesimo,
l’ho
confuso e ho modificato la cartella con i suoi appunti >>
<< Perché
l’hai fatto? >> ma possibile che fosse
così ottuso o davvero non voleva
capirlo?
<< Perché
non posso permettere che ti succeda qualcosa Arsen, non
posso permettere che tu… >> lo
guardò girare di corsa attorno al bancone
per poi afferrarle le spalle nude con quelle dita lunghe e calde,
credeva che l’avrebbe
baciata invece lui rimase fermo a guardarla con quegli occhi pieni di
rabbia:<<
Non farlo mai più, non fare più niente per
salvarmi la vita, non devi correre
dei rischi per me >> << Arsen…
>> << Mai, giuramelo
>> << Io non… >>
<< Giuramelo Charlotte >> e a
lei non restò altro da fare che accontentarlo, in quel
momento non aveva altra
scelta.
<< Pax
>> e riconoscendo il piccolo uccellino azzurro che
le svolazzava attorno Madeline sorrise:<< Che cosa ci fai
qui? >>
chiese poi notando che il piccolo postino non aveva buste con
sé:<< Fa da
ambasciatore al suo timido padrone >> a quella voce lei
si voltò restando
immobile davanti all’uomo vestito di scuro che le sorrideva
dall’ombra di un
olmo con le mani nelle tasche dei pantaloni:<< Timido
Ethan Cook?
>> lo prese in giro avvicinandosi a lui:<<
Nelle tue lettere non
sei affatto timido >> l’uomo chinò
il capo rialzandolo immediatamente e
puntando gli occhi in quelli color del cielo di lei:<<
È più facile
aprirti il mio cuore quando non sto guardando i tuoi occhi Madeline,
non vengo
distratto da quei pezzi di cielo infinito >> lei scosse
il capo con una
piccola risata:<< Non prendermi in giro >>
inaspettatamente Ethan
allungò una mano prendendo quella di lei:<<
Come potrei prenderti in
giro? Sai quello che provo per te, sai che vorrei tanto…
>> e alzò una
mano tirandola a sé ma Maddie lo
bloccò:<< C’è una persona
nella mia vita
Ethan, te l’ho detto >> lui fece una
smorfia:<< Una persona che non
è accanto a te mi sembra, nemmeno oggi durante il festival,
credo non ti abbia
nemmeno fatta ancora ballare >> Maddie fece un sorriso
triste ripensando
a dove e con chi aveva visto Steven poco prima, seduto su una panchina
a
chiacchierare amabilmente con una donna dai capelli scuri e il sorriso
incantevole:<< È complicato >>
spiegò poi:<< Cosa c’è di
complicato?
Ti ama? Se fossi al suo posto non starei lontano da te nemmeno un
attimo
>> << Certo che mi ama, solo che non
è facile e per ora non
possiamo >> di nuovo Ethan fece per tirarla a
sé:<< Basta volerlo e
ogni cosa è possibile my love, basta desiderarlo e anche il
più impensabile dei
desideri diventa... >> solo a quelle parole Madeline si
accorse di essere
ad un soffio dalle labbra dell’uomo stretta a lui come se ne
andasse della sua
vita, il sorriso calmo di lui la confuse un
po’:<< Se non fossi il galantuomo
che sono approfitterei di te mia dolce Madeline, ma voglio averti con
onestà
per cui mi limiterò ad un altro desiderio per stasera
>> << Cosa?
>> e lei sbatté le palpebre spostandosi appena
quando lui allentò la
stretta.
Lo guardò tenerle la
mano e inchinarsi davanti a lei:<< Balla con
me Madeline, concedimi un ballo >> incapace di dire di no
e avendo
bisogno delle attenzione che qualcuno, volente o nolente, le stava
negando,
Maddie rimase a guardare Cook che intrecciava le loro mani e poggiava
l’altra
sulla sua vita:<< Signorina Ascott >> e non
staccando gli occhi dai
suoi cominciò a farla volteggiare sul prato
all’ombra delle piante nascosti
dalla vista di chiunque, grazie ancora ad un piccolo incantesimo di
protezione
che aveva lanciato poco prima.
<< Non dovresti bere,
fa male al bambino >> la voce di Ben
a pochi passi da lei le fece tremare la mano facendole versare un
po’ dell’acquaviola
che stava versando nel bicchiere:<< Che cosa vuoi? Will
è qui vicino non
voglio che… >> il dottor Wolf
sorrise:<< Voglio solo dirti quanto
sei sexy stasera tesoro, il verde è decisamente il tuo
colore e il cambiamento
che la gravidanza sta portando al tuo corpo non fa altro che renderti
ancora
più desiderabile >> << Smettila,
non succederà più niente tra di
noi, ho sbagliato l’ultima volta che ci siamo visti
ma… >> << Ci
pensi ancora Vivi? >> la domanda la colse di sorpresa
impedendole di
ribattere subito:<< Io sì, continuo a
ripensare a te stesa sulla
scrivania, alle tue gambe attorno alla mia vita, ai tuoi
seni… >> <<
Smettila >> gli sibilò piano cercando di
allontanarsi:<< Smetterò
quando ammetterai che anche tu non riesci a dimenticarlo, sento ancora
i tuoi
gemiti e le tue unghie nelle spalle >> <<
Ti ho detto di smetterla
>> e facendo per girarsi ed allontanarsi Vivienne quasi
andò a sbattere
contro Will che la guardava sorridendo:<< Va tutto bene
tesoro? >>
le domandò poi togliendole uno dei due bicchieri dalle mani
per poi alzare gli
occhi verso il medico:<< Dottore >>
<< Signor Cotton >>
lo salutò Ben a sua volta con un sorriso falso e con gli
occhi che volevano
ucciderlo:<< Va tutto bene Vivi? >>
domandò di nuovo Will guardando
la moglie:<< Sì Will, tutto bene
>> poi sollevandosi sulla punta
dei piedi baciò una guancia del marito, non era una da gesti
del genere in
pubblico ma voleva dare una lezione a Wolf quindi tanto meglio.
Alla fine della serata Carter
riaccompagnò a casa Adelyne indugiando un
po’ sulla soglia perdendosi in qualche piccolo
bacio:<< Adelyne Hornigold,
suona bene vero? >> gli domandò lei sorridendo
e ricordando quando
solamente due ore prima Carter si era inginocchiato davanti a lei in
mezzo alla
pista da ballo e le aveva chiesto di diventare sua
moglie:<< Benissimo e
non vedo l’ora >> replicò baciandola
ancora e lei poco dopo salutandolo
entrò in casa con un gran sorriso stampato in faccia ed
ammirando l’anello che
le brillava al dito; tuttavia le bastò girare lo sguardo
verso il divano del
soggiorno a malapena illuminato dalla luce che entrava dalla finestra
per far
sparire quel sorriso e riempire i suoi occhi di lacrime.
Whit alzò gli occhi
incrociando quelli della sorella mentre la donna
seduta sulle sue gambe, Jen ovviamente, continuava a strusciarsi sopra
di lui e
a baciargli collo e petto cercando di portare entrambi a raggiungere il
piacere.
Vide gli occhi di Adelyne riempirsi
di lacrime ma senza fiatare tornò a
guardare la donna che aveva tra le braccia baciandola con forza per poi
stenderla sul divano per darle esattamente ciò che voleva,
quando girò di nuovo
gli occhi verso l’ingresso Dely era sparita.
Sentì i passi di
qualcuno che salivano le scale e poco dopo la porta
della camera di Whit che si apriva cigolando piano, incapace di restare
lì a
piangersi addosso aprì la propria trovandosi davanti il
fratello in boxer con i
propri vestiti stretti in mano che stava per andare a
dormire:<< Che cosa
vuoi? >> la voce di lui era fredda:<< Era
il caso di farlo in
soggiorno? Sapevi che potevo tornare a casa in qualsiasi momento
>> poi
scuotendo la testa aggiunse:<< E se ci fosse stato anche
Carter con me?
>> lui fece spallucce:<< Pensi che mi
importi dell’opinione di quel
damerino? >> poi girando la testa e guardandola da sopra
la spalla
aggiunse:<< E comunque tra poco questa non
sarà più nemmeno casa tua
quindi non mi preoccupo nemmeno di quello >>
<< Cosa dici? Questa è
casa mia >> improvvisamente Whit si voltò
guardandola nervoso:<< Correggimi
se sbaglio Dely, ma il tuo bel damerino non ti ha chiesto di sposarlo?
Quindi una
volta sposati andrete a vivere insieme o a casa della sua ricca nonna,
quindi
sì, questa ormai non è più casa tua e
io non potrei essere più felice >>
le lacrime che aveva lottato tanto per trattenere le scivolarono sul
viso:<<
Perché devi fare così? Che cosa ti ho fatto
perché tu sia così crudele con me?
>> << Sarebbe troppo lungo da spiegare e
non ho decisamente voglia
di perdere tempo, buonanotte Adelyne >> poi incurante dei
suoi singhiozzi
chiuse la porta sentendosi misero sia verso di lei sia verso Jen che
aveva sfruttato
per calmare i propri istinti mentre nella sua mente pensava ad
un’altra.
<< Per fortuna
è finita, non ne potevo più >> e
con il suo
solito broncio Okami rientrò in casa stravaccandosi sul
divano:<< Potresti
anche essere un po’ più socievole sai, ti
divertiresti >> << Divertirmi?
Sì certo ballando la quadriglia e bevendo quelle sottospecie
di acque sporche
ed insapori? Theo mi credi davvero così idiota?
>> l’altro alzò gli occhi
al cielo:<< Purtroppo per me no, so come sei fatto
>> poi avvicinandosi
con un piccolo sorriso e facendo scorrere, casualmente, una mano
accanto ad
Okami aggiunse avvicinandosi alla porta della camera da
letto:<< Ma mi
piaci esattamente come sei >> il giapponese
alzò gli occhi sul suo
compagno immaginando bene cosa Theodore avesse in
mente:<< Non ho sonno,
me ne resto qui un po’ a leggere, ci sono un paio di
incantesimi che stavo
studiando e… >> << Oh andiamo
devi farlo adesso? >> << Non
ho sonno Theo >> replicò allungandosi per
prendere uno dei suoi quaderni
pieni di appunti:<< Pensi che io voglia dormire?
>> gli domandò l’altro
piccato:<< Non so cosa tu voglia fare, ma io devo finire
qui e… >> <<
Coglione >> Okami si voltò di
scatto:<< Come scusa? >> <<
Sei un coglione, se vuoi tornartene in quella stramaledetta soffitta a
fare i
tuoi stramaledetti esperimenti abbi almeno il coraggio di dirmelo in
faccia
>> << Cosa? Sai che quella porta
è bloccata e… >> <<
Certo
che è bloccata, l’hai bloccata tu >>
poi vedendo l’espressione sorpresa
dell’altro aggiunse:<< Pensi che non sappia
riconoscere i tuoi
incantesimi? Mi credi davvero così stupido? >>
alzandosi dal divano Okami
si avvicinò a Theo:<< Se lo sapevi
perché non hai detto niente? Perché mi
hai lasciato continuare? >> Theodore scosse il
capo:<< Perché volevo
che fossi tu a parlarmene, volevo che fossi tu a dirmi finalmente tutta
la
verità >> << Verità?
Quale verità? >> a quelle parole Theo
imprecò piano, davvero voleva farlo arrabbiare? Quanto
avrebbe continuato a
negare ancora?
I vestiti della serata
Amelia
Madeline
Charlotte
Vivienne
Adelyne
Cora
Niky
Amanda
E come promesso eccoci alla famosa festa...dove le cose sono solamente peggiorate ma d'altronde che tragedia sarebbe altrimenti...nel prossimo capitolo ci saranno un paio di svolte (a favore o a danno di chi lo capirete poi...) ma per ora non vi anticipo altro; forse solo il fatto che qualcuno di inaspettato potrebbe stupirvi (vedremo se in bene o in male).
PS: non mi piace quello che sto per dire ma lo farò comunque: tenete a mente che qualche personaggio nel corso della storia (vuoi anche per esigenze di trama) potrebbe fare una brutta fine...siatene coscienti.