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Autore: Grimilde Deveraux    02/01/2017    3 recensioni
INTERATTIVA - ISCRIZIONI APERTE SEMPRE
Cosa accade quando si mettono insieme le menti più pericolose e perverse del mondo magico e le si lascia rinchiuse per troppo tempo?
Saints Peak è un posto sicuro da cui sembra impossibile fuggire e Paul Dallfort era incaricato di mantenere l'ordine, era perché ora è morto e serve qualcuno che lo rimpiazzi.
Genere: Dark, Erotico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
Capitoli:
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8.

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E come promesso eccoci, mi scuso per il ritardo di questo aggiornamento ma tra le feste, il lavoro e un paio di impegni è stato un periodo pieno e siccome questa storia richiede gran parte della mia concentrazione per andare bene e non scadere nel banale ho dovuto ritardare un po' per capire come mandare avanti le cose e cosa fare un po' con tutti...mi scuso per il ritardo e spero che non succeda più o almeno non nei prossimi capitoli.
E anche se un po' in ritardo auguroni a tutti.

 

<< Signor Cook >> l’uomo guardò la giovane davanti a sé con un piccolo sorriso:<< Credevo fossimo diventati un po’ meno formali miss Ascott >> a quelle parole Madeline arrossì vistosamente, non aveva la stessa sfrontata maliziosa irriverenza di Amelia, ma questo la rendeva solo più innocente e desiderabile:<< Lo so, mi scusi è solo che… >> lui si avvicinò alzando una mano per accarezzarle il viso:<< Scusami Ethan non accadrà più >> le sussurrò poi fissando gli occhi color ghiaccio nei suoi:<< Avanti ripetilo >> deglutendo appena Maddie sollevò il viso verso il suo ripetendo con quella sua voce d’angelo:<< Scusami Ethan >> lui le fece segno con la mano incitandola ad andare avanti:<< Non accadrà più >> concluse la ragazza e lui fece scivolare la mano lungo il suo braccio:<< Non voglio che tu ti senta a disagio con me Madeline >> si guardarono per un istante negli occhi e i loro visi arrivarono quasi a sfiorarsi quando…

 

Un bussare incessante alla porta svegliò Abel Cain riportandolo alla realtà e al grande letto di legno massiccio; infilandosi un paio di pantaloni e una camicia si alzò e a piedi nudi raggiunse la porta aprendola e trovandosi davanti Davies:<< Che cosa c’è? Che cosa ci fai qui? >> domandò poi per nulla gentile:<< Devi tornare in città, adesso >> << Che cos’è successo? >> << Hanno trovato un cadavere >> Abel si passò le mani sul viso imprecando mentalmente, ma perché c’era un pazzo in giro in quel dannato paese che si divertiva a lasciare morti a destra e a manca?

Stava quasi per imprecare di nuovo quando gli venne l’illuminazione…un pazzo…un disadattato…un sociopatico incapace di provare emozioni ed empatia…uno che si divertiva a dimostrare il proprio potere facendo del male agli altri…in due parole: Arsen Hakob.

<< Dov’è il cadavere? >> << L’ha trovato Carter Hornigold con la sua fidanzata questa mattina, seduto su una panchina del parco >> << Sappiamo già chi è? >> << Malcom Rigg, il vecchio proprietario del pub >> a quelle parole gli occhi di Abel brillarono vittoriosi, finalmente aveva la sua leva!

<< Chiama il buon dottore, ho bisogno che esegua l’autopsia il prima possibile >> Christopher annuì lasciando poi il suo capo a prepararsi.

 

<< Monica…Monica… >> e Arthur bussò piano sulla porta socchiusa cercando la cugina:<< Monica… >> ancora nessuna risposta così attento a non fare rumore il giovane entrò avvicinandosi piano, si accorse che Monica dormiva ancora solo quando fu ad un passo dal letto, era già mattino inoltrato, era raro che sua cugina dormisse così tanto, solitamente era la prima a svegliarsi.

Immobile a lato del letto Arthur rimase per un attimo a fissare il corpo di Monica avvolto nelle lenzuola azzurrine, era così pacifica, così tranquilla e rilassata…perfino le cicatrici sulle sue braccia sembravano quasi inesistenti ora che era così tranquilla.

Scuotendo la testa e passandosi una mano nei capelli Arthur pensò che era colpa sua se Monica era finita lì, si era presa la colpa per ciò che gli era successo…non che lui ricordasse qualcosa di quella notte intendiamoci ma appunto per quello poteva benissimo essere stato lui e non Monica a far fuori Patterson e il direttore Shaw, aveva fatto in modo di finire in quel buco dimenticato da dio insieme a lei perché non voleva lasciarla sola, ma più il tempo passava e più i suoi rimorsi aumentavano, doveva trovare il modo di andarsene da lì e forse c’era anche qualcuno disposto ad aiutarlo; fermo nella sua decisione Arthur si girò velocemente uscendo dalla stanza e chiudendo la porta senza accorgersi di aver fatto rumore.

Girandosi nel letto Monica allungò una mano:<< Arthur… >> aveva sentito la presenza di qualcuno e visto che in casa c’erano solo loro due…ma quando aveva aperto gli occhi si era ritrovata da sola.

 

<< Caleb! Caleb! >> e Charlotte entrò di corsa nel ristorante di Ascott dalla porta sul retro:<< Charlie, che cosa c’è? Sei sconvolta >> e Caleb guardò la ragazza con gli occhi spalancati dalla paura:<< Devi venire subito, ti prego…Arsen… >> Amelia e Caleb si guardarono per un istante poi la donna annuì guardando il marito:<< Che cos’è successo? >> << Il cadavere di Rigg >> ah già il vecchio Malcom…la notizia del suo ritrovamento era il pettegolezzo del giorno, si stavano già facendo ipotesi e scommesse su come fosse morto quel vecchio ubriacone, molti puntavano sulla cirrosi ma c’era anche chi ipotizzava un omicidio sull’onda di ciò che era successo a Dallfort:<< Il vice di Cain ha arrestato Arsen…dicono che sia lui ad aver ucciso Rigg, stanno aspettando che il dottor Wolf faccia l’autopsia >> << Signor Ascott >> Caleb si voltò appena alla voce del suo capocameriere:<< Sì Vanya? >> << C’è il signor Van Pelt che vorrebbe parlare con lei, dice che è urgente >> prendendo fiato per un attimo Caleb fece per dire a Vanya di lasciar aspettare Arthur Van Pelt quando la mano di Amelia sul suo braccio lo bloccò:<< Vai a parlare con lui >> << Cosa? >> << Ma Arsen… >> e la voce di Charlotte raggiunse quella dell’amica:<< Arsen è appena stato preso, non possono fare niente senza delle prove, il dottor Wolf ci metterà un po’ per quanto sia veloce e Arsen sa tenere a bada Cain per un’ora o due >> capendo che sua moglie aveva già un piano in mente Caleb la guardò preoccupato:<< Che cosa vuoi fare? >> << Io penso ad Arsen, tu pensa ad Arthur >> poi girandosi verso Charlotte aggiunse:<< Puoi darmi una mano? >> << Come? >> << Vai da Wolf, cerca di scoprire che cosa è successo o di trattenerlo, qualsiasi cosa che mi faccia guadagnare tempo >> Charlie annuì e Amelia fece per prendere la propria giacca quando la mano di Caleb stretta sul suo braccio la bloccò:<< Non voglio che tu vada da lui da sola >> << So cavarmela >> gli rispose lei con un piccolo sorriso:<< Non voglio che tu ci vada >> << È una trappola e tu lo sai >> << Lo è anche per te >> << Non mi farà del male >> << Parliamo di Abel, sai che lo farà >> lei gli si avvicinò accarezzandogli una guancia e baciandogli le labbra:<< Parliamo di me e te, mi hai insegnato a difendermi >> sapevano entrambi come si concludeva quella battuta e Caleb avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirsi chiamare Auror con quel tono malizioso che solo Amelia sapeva usare ma c’era Charlotte e c’era Vanya sulla porta, non era il caso di far saltare sedici anni di copertura solo perché voleva farsi stuzzicare da sua moglie!

<< Fai attenzione >> << Me la sono cavata già una volta >> << Ti prego sweetie >> lei annuì poi prendendo la propria giacca si avvicinò a Charlotte uscendo sul retro del ristorante e dirigendosi verso la casa del sorvegliante, era ora di affrontare il demonio.

 

In silenzio nella penombra della soffitta Okami fece scorrere velocemente un paio di pagine alla ricerca dell’incantesimo di cui aveva bisogno, era passato quasi un mese da quando aveva trovato quel cadavere al fiume ed era altrettanto tempo che nascondeva la cosa a Theo, non che non volesse il suo aiuto come sempre, ma il suo adorato compagno era così preso dal suo lavoro in quel piccolo negozio e dalla vita alquanto semplice ed insulsa di quella cittadina che non se la sentiva di rovinargli tutto solo perché lui era un mostro, solo per il suo bisogno di redenzione!

<< Okami…Okami ci sei? >> e la voce di Theo lo riportò alla realtà, lasciando cadere in fretta il libro sul tavolo coprì il suo esperimento con un lenzuolo ed uscendo in fretta dalla soffitta sigillò di nuovo la porta, era arrivata l’ora di pranzo e nemmeno se n’era reso conto ma come al solito non era giunto a nessuna conclusione ma non per quello avrebbe smesso di tentare.

<< Ehi che cosa ci facevi lassù? >> gli domandò Theo con un sorriso mentre si toglieva la giacca appendendola all’ingresso:<< Niente, cercavo solo di aprire quella maledetta porta ma ancora niente >> Theo fece spallucce:<< Vuoi dirmi che in tutti i tuoi libri e i tuoi appunti non c’è nulla che possa buttare giù una porta? >> c’era quasi un che di ironico nelle sue parole:<< Ti diverti Theodore? >> gli domandò allora scendendo le strette scale di legno arrivando davanti al giovane con le braccia incrociate sul petto:<< Vuoi per caso farmi arrabbiare? >> domandò l’altro dal momento che in rarissime occasioni veniva chiamato con il suo nome per intero e non certo da lui!

Al silenzio di Okami scosse il capo guardando la cucina immacolata:<< Deduco che tu non abbia preparato niente vero? >> << Ho avuto da fare, non pensavo che… >> << Che io mangiassi? Davvero? >> poi con un sorrisetto ironico Theo si avvicinò alla cucina:<< Lascia ci penso io, volevo portare qualcosa di pronto dal pub ma con il tizio che hanno trovato nel parco c’è un po’ di fermento in città e ho preferito venire a casa, sai non è il caso di attirare troppo l’attenzione, non con Abel Cain che sa cosa stavamo facendo in obitorio >> << Quel pallone gonfiato non sa niente >> commentò Okami avvicinandosi e aprendo uno sportello per prendere dei bicchieri:<< Non sa tutto ma di sicuro sa che non era niente di buono >> commentò Theo quasi con noncuranza:<< Sai che è importante Theo, sai che lo faccio per… >> un dito dell’altro sulle labbra gli impedì di continuare:<< So perché lo stai, lo stiamo, facendo Okami e non intendo tirarmi indietro, dico solo che dobbiamo stare attenti, quell’uomo è molto furbo >>

 

<< Allora Hakob…vuoi confessare subito o devo usare le maniere forti? >> Arsen alzò gli occhi fissandoli in quelli trasparenti di Abel:<< Confessare cosa? >> poi collegando ciò che era successo quella mattina e il suo immediato arresto aggiunse:<< Ah certo…siccome so fare dannatamente bene il mio lavoro crede che sia io ad aver seccato Rigg >> commentò poi strafottente:<< Non usi quel tono con me >> << Uso il tono che mi pare, io sono innocente >> << Innocente? Ha un alibi per stanotte? >> << Sono stato in ottima compagnia se è questo che vuole sapere >> commentò Arsen non staccando gli occhi da quelli del Radamanto:<< Confessi >> << Non confesserò qualcosa che non ho fatto >> Abel estrasse la bacchetta girandosela tra le mani:<< Non mi lascia altra scelta allora >> fece per alzare la mano e scagliare un incantesimo quando la porta della sala interrogatori si aprì facendo entrare l’ultima persona che lui si aspettava si presentasse:<< Spero che tu non stia per lanciare una maledizione senza perdono Abel perché sarebbe davvero una cosa imperdonabile >> commentò Amelia entrando fiera nella stanza e guardando Arsen per vedere in che condizioni era:<< Che cosa ci fai qui? >> le domandò il sorvegliante:<< Quando un mio amico viene accusato ingiustamente dove altro dovrei essere? >> << Ingiustamente? >> domandò Cain guardando prima Hakob e poi lei:<< Sì >> replicò Amelia fredda:<< Che prove hai contro di lui? >> fin troppo sicuro di sé il Radamanto sorrise malvagio:<< Prove dici…mi basta solo che l dottor Wolf finisca l’autopsia sul povero signor Rigg e poi avrò tutte le prove che mi servono >> sperando davvero che Charlotte riuscisse a fare qualcosa Amelia pregò mentalmente che tutto andasse bene; fu un bussare alla porta a rompere quel silenzio:<< Avanti >> e Abel sorrise sapendo bene che si trattava di Wolf con i suoi risultati:<< Capo Cain…Mrs Ascott >> salutò poi l’uomo entrando con una cartellina tra le mani:<< Ha i risultati dell’autopsia dottore? >> domandò all’uomo che avanzava nella stanza con un sorriso vittorioso in viso:<< Temo che il signor Rigg sia morto di cause naturali, un infarto stando agli esami, deve essersi addormentato nel parco e il freddo e la sua età hanno fatto il resto >> a quelle parole Cain si voltò a guardare Hakob e Amelia sorrise:<< Direi che le prove scagionano Arsen, dico bene signore? >> domandò poi sfidando apertamente Abel a dire il contrario:<< Non finisce qui, non è finita qui >> Amelia non lo considerò nemmeno:<< Andiamo a casa Arsen, credo che Caleb abbia bisogno di te >> l’uomo si alzò e Amelia con la sua bacchetta slegò le manette che gli legavano i polsi facendo per lasciare la stanza quando la mano di Cain si artigliò sul suo polso facendola girare verso di lui con gli occhi spalancati, non lo credeva capace di una cosa simile:<< Dove pensi di andare my love? >> << Cosa? Lasciami… >> Abel sorrise:<< Sei venuta fin qui, sarebbe scortese farti andare via senza nemmeno un saluto come si deve non credi? >> poi alzando gli occhi oltre la spalla di Amelia e guardando Wolf aggiunse:<< I suoi servigi non sono più richiesti dottor Wolf, può andare >> in silenzio Ben lasciò la stanza mentre Cain tirava fuori la bacchetta puntandola verso Arsen:<< Non un passo signor Hakob, non un passo o il prossimo a morire sarà lei >> si voltò di nuovo verso Amelia pronto a sollevare il braccio, tirarla a sé e prendersi quello che da ormai troppi anni aspettava, era da sedici lunghi anni che pregustava quel momento, era da quando Caleb si era messo in mezzo schiantandolo lungo il vagone del treno che li stava portando a Londra che gli era rimasto il sapore di Amelia sulle labbra:<< Finalmente signorina Haytham…finalmente siamo alla resa dei conti >> << Non osare toccarmi, non osare… >> Cain sorrise:<< Sai che non ho paura delle tue minacce, sarai mia miss Haytham è meglio che ti abitui all’idea >> poi con tutta la poca grazia di cui era capace fece per gettare Amelia sul tavolo della sala interrogatori, Arsen si mosse per scagliarsi verso di lui quando la porta della stanza si aprì di nuovo bloccando tutti e tre in quell’innaturale posa quasi fossero le statue di un’antica mattanza:<< Capo…c’è una visita per voi, è urgente >> e Davies entrò non accorgendosi, o semplicemente fingendo, di ciò che stava succedendo:<< Lascia che aspettino, sono impegnato >> gli sbraitò Abel senza nemmeno voltarsi:<< Capo…è il primo ministro >>  quelle parole la stretta di Abel lasciò il braccio di Amelia, se non fosse corso subito quell’idiota di un politico sarebbe sceso per vedere che cosa stava facendo e il suo piano sarebbe andato in fumo nel giro di poco; senza dire una parola si voltò lasciando la stanza.

 

Rimasti soli Arsen si avvicinò prendendo Amelia tra le braccia accarezzandole i capelli:<< Stai bene? >> lei annuì cercando di riprendere a respirare normalmente:<< Non lo dire a Caleb, ti prego non glielo dire >> Hakob annuì e quando entrambi fecero per lasciare la sala si accorsero che Davies era rimasto fermo sulla porta:<< Tu che cosa vuoi? >> domandò Hakob stringendo la stretta attorno ad Amelia e guardando in cagnesco l’auror:<< Non sono vostro nemico >> << No? >> domandò l’altro sarcastico:<< Eppure mi sembrava che fossi agli ordini di quel bastardo, sei tu che sei venuto a prendermi stamattina o me lo sono sognato >> colto sul vivo Christopher chinò il capo:<< Ho solo eseguito gli ordini >> Arsen gli passò oltre spingendolo di lato:<< E lo faresti di nuovo, se ti trovassi nella condizione di scegliere salveresti te stesso e ciò fa di te una minaccia >> poi senza aggiungere altro lasciò quel posto il prima possibile, avevano poco tempo per uscirne indenni ed entrambi lo sapevano.

<< State bene? Amelia state bene? >> e Charlie si avvicinò a loro quando lui e Amelia raggiunsero la via principale:<< Charlotte? >> domandò poi mentre lei immobile alzava gli occhi nei suoi:<< Ciao >> << Che cosa ci fai qui? >> Mrs Ascott sorrise:<< È stata Charlie a venire a chiamarci, Caleb ha avuto un contrattempo o sarebbe venuto lui a… >> ma gli occhi di Arsen erano ancora fissi sulla bionda:<< Sei andata a… >> non riusciva a connettere decentemente due parole in fila:<< Perché? >> << Perché so che non hai fatto niente di male, non potevo lasciare che… >> solo in quel momento Hakob prese un respiro profondo chiudendo gli occhi per un istante, si era dimenticato di una cosa fondamentale in tutto quel trambusto:<< Io devo andare…scusatemi >> poi lasciando la stretta attorno ad Amelia e senza quasi nemmeno guardare Charlotte si diresse a grandi passi verso il suo negozio, aveva bisogno di un posto sicuro per smaterializzarsi e tornare a casa, era troppo tempo che Annika era sola!

<< Ma che cosa gli è preso? >> domandò Charlotte guardando l’amica che si stringeva nelle spalle:<< Non ne ho idea, era calmo fino a poco fa, non oso immaginare cosa… >> 

 

Quando varcò la barriera che copriva casa sua Arsen si avvicinò alla porta sul retro, la spinse piano trovandola aperta, avanzò piano nella cucina non sentendo volare una mosca, attraversò anche il soggiorno ma trovò lo stesso ordine e silenzio di prima…cominciava a pensare male, ma nessuno a parte lui e Caleb conosceva quel posto e di certo a Niky non poteva essere successo niente, non poteva…

<< No! Oh Duke non lo troverò mai! >> sentendo la voce adirata del suo piccolo tesoro Arsen sorrise: se era in grado di arrabbiarsi così la sua piccola stava più che bene, tuttavia la sua opinione subì una piccola modifica quando entrando nella camera che aveva adibito a cabina armadio la trovò praticamente esplosa: abiti, magliette, pantaloni e scarpe di Niky erano sparsi un po’ ovunque dal pavimento al divano e perfino sullo specchio:<< Ehm…signorina… >> e schiarendosi la gola fece voltare la ragazzina verso di sé mentre il Dodo girava a sua volta gli occhi incuriosito di vederlo a casa a quell’ora:<< Ciao papà! >> commentò Niky sfoderando la sua migliore faccia d’angelo:<< Ciao tesoro >> replicò lui sullo stesso tono facendo un paio di passi nella stanza e schivando un paio di scarpe scure:<< Che cosa stai facendo piccola? >> le domandò poi calmo ben sapendo che la risposta a quella domanda non gli sarebbe piaciuta:<< Sto cercando il mio vestito per il festival di domani sera, non riesco a trovare nulla che mi piaccia >> a quelle parole Arsen rimase bloccato:<< Per il festival? >> Annika annuì continuando a frugare nell’armadio:<< Sì, hai detto che quando sarei stata abbastanza grande mi avresti portato al Purpletop e ora sono abbastanza grande >> a quelle parole Arsen scosse lievemente la testa, quella ragazzina era la sua copia miniatura e lui aveva bisogno di Caleb!

 

<< Poi mi spiegherai perché hai deciso di fare una cosa del genere, noi non sappiamo nemmeno come fare >> e Cora guardò Adrian mentre il ragazzo stava sistemando le casse di burrobirra e acquaviola dietro al bancone sistemato all’esterno del locale:<< Dobbiamo servire da bere e preparare da mangiare, non è difficile e poi così conosceremo un sacco di gente >> << Conoscere gente? Che cavolo stai dicendo? >> << Sto dicendo che siamo qui da più di un mese e dovremmo cominciare a fare nuove conoscenze non credi? >> Cora si mise le mani sui fianchi guardandolo nervosa:<< Quello che credo è che nostro figlio è sparito chissà dove e tu sembri non preoccupartene minimamente >> colpito da quell’accusa e non potendo rivelare la verità a Cora Adrian chinò il capo:<< Chiudermi in casa a piangere non mi farà ritrovare Adam più in fretta >> << Non lo farà nemmeno la tua intensa vita sociale >> commentò lei acida e lui per un attimo si sentì misero, sapeva che suo figlio era vivo o almeno lo era l’ultima ed unica volta in cui Cain glielo aveva fatto vedere, ora no ne era così sicuro e temeva per la reazione che avrebbe potuto avere Cora.

 

<< Dove sei stato? >> e Monica guardò Arthur rientrare a casa verso ora di pranzo:<< Ho fatto due passi, avevo bisogno di una bocca d’aria >> la ragazza tornò a leggere il libro che aveva in mano:<< Sei venuto in camera mia stamattina Arthur? >> << Come? >> domandò lui facendo finta di niente:<< Stamattina, prima di uscire, sei venuto in camera mia? >> lo aveva sentito? Davvero lo aveva sentito? Ma se stava dormendo? Possibile che avesse percepito…meglio limitare i danni:<< Probabilmente volevo vedere se eri sveglia e andare a fare due passi insieme ma russavi così forte che ho preferito non svegliarti >> << Io cosa? >> domandò lei alzando gli occhi dal libro e guardandolo male:<< Beh dormivi…ho preferito lasciarti riposare, sei pronta per la festa? >> Monica annuì:<< Sì >> poi quando lui si avviò verso la cucina commentò a bassa voce:<< Più o meno >>

 

La sera del Purpletop Vervain Festival tutto era pronto, tutto o quasi!

Perché come ben si sa le donne sono sempre le ultime a prepararsi e, spesso, quando non sono abituate a farlo c’è bisogno di un aiuto…

<< Charlie che cosa stai facendo? >> le domandò Steve entrando con la testa nella camera della sorella e vedendola guardare il proprio armadio come se volesse distruggerlo con la forza del pensiero:<< Non ho niente da mettermi >> commentò la ragazza più a sé stessa che a lui:<< Come non hai niente…il tuo armadio è pieno di… >> << Di pantaloni, maglioni pesanti, magliette e anfibi, non esattamente il tipo di abbigliamento adatto ad un festival >> << Li hai sempre messi, che cosa c’è di diverso quest’anno? >> domandò Steven ingenuamente dato che, suo malgrado, non sapeva nulla di quello che era successo tra sua sorella e Hakob…anche perché forse non l’avrebbe digerito più di tanto!

<< Lo so Steve, ma sono una ragazza, mi piacerebbe che ogni tanto la cosa si notasse, non voglio andare in giro conciata come un guerrafondaio tutto il tempo >> poi girandosi verso il suo fratellino notò il maglioncino color crema e i pantaloni bianchi:<< Ehi…per chi ti sei messo così in tiro Steven Murray? >> lui fece un sorriso timido facendo spallucce:<< Per nessuno di particolare, mi andava solo l’idea di mettere qualcosa di diverso almeno per una sera >> non aveva ancora detto a nessuno di lui e Madeline anche se ormai le cose andavano talmente bene che una presentazione a tutti sarebbe stata decisamente d’obbligo, calcolando anche le occhiate che ogni tanto gli lanciava Caleb Ascott a dirla tutta!

<< Ecco, anche io voglio essere diversa, ma non ho nulla di adatto! >> borbottò la ragazza tornando a guardare l’armadio con sguardo assassino:<< Perché non chiedi ad Amelia e alla signora Cotton? Sono sicuro che ti daranno una mano più che volentieri a… >> << Vivienne ha già i suoi bambini a cui pensare, non gli serve un’altra… >> << E Amelia Ascott? >> ripensando all’amica e al sostegno che le aveva dato quando aveva saputo dell’appuntamento tra lei e Arsen Charlotte sorrise:<< Sì…potrei chiederlo ad Amelia ma non so se… >> cogliendo la palla al balzo e volendo vedere Madeline Steven si avvicinò alla sorella con un sorriso:<< Se non glielo chiedi non lo saprai mai >> poi facendole l’occhiolino si smaterializzò ricomparendo poco dopo davanti alla porta di casa Ascott con un dito già sul campanello.

<< Steve…aspetta non… >> tentò di fermarlo Charlotte ma dei rumori dall’altra parte della porta le dissero che ormai era troppo tardi.

 

Quando aprì la porta con il sorriso sulle labbra per un attimo Maddie rimase impalata davanti al suo principe azzurro e a sua sorella che, povera Charlotte, indossava solamente una vestaglia da camera con qualcosa di non meglio definito sotto:<< Steven…Charlotte… >> e le sue guance si arrossarono leggermente quando lui le sorrise a sua volta:<< Ciao Madeline >> << Che cosa ci fate qui? È successo qualcosa? >> il giovane Murray entrò scuotendo il capo e trascinandosi dietro la sorella maggiore che si stringeva i lembi della vestaglia quasi fossero la sua sola ancora di salvezza:<< Non esattamente, tua madre è in casa? >> Maddie annuì girandosi poi verso le scale:<< È di sopra, vado a chiamarla >> poi con un piccolo sorriso sparì lungo le scale mentre Steve seguiva il suo profilo con lo sguardo: dio quant’era bella con quell’abito bianco e nero e i capelli raccolti in un’elegante chignon, dimostrava anche più dei suoi sedici anni e lui era così felice di averla che…<< È una mia impressione o non riesci a togliere gli occhi di dosso alla piccola Ascott? >> la voce di Charlie lo riportò alla realtà:<< Come? Cosa? Che dici sorellina? >> cercò di scherzare alzando una mano per passarsela nei capelli:<< Dico che la stavi spogliando con gli occhi e se ti avesse visto Caleb saresti attaccato al muro fratellino >> ma prima che uno dei due potesse aggiungere altro Amelia e Madeline scesero dal piano di sopra e la signora Ascott guardò Charlotte incrociando le braccia sul petto:<< Spero tu non abbia intenzione di uscire così >> poi afferrando l’amica per un braccio aggiunse:<< Dovrei avere qualcosa che ti vada bene, su vieni >> poi lanciando un sorriso alla figlia aggiunse:<< Maddie, offri qualcosa da bere a Steven mentre noi finiamo di prepararci e quando torna tuo padre digli che se non è pronto nel giro di dieci minuti ci verrà da solo al festival >> << Dimmelo tu sweetie >> Amelia si voltò verso la porta sorridendo alla vista del suo adorato marito:<< Sei in ritardo Caleb Ascott >> << Arsen aveva bisogno di me >> commentò lui facendo spallucce e a quel nome le spalle di Charlotte si tesero leggermente, nonostante la sua fuga del giorno prima moriva dalla voglia di vederlo anche solo per mettere in chiaro quello che c’era tra di loro, qualsiasi cosa fosse:<< Non mi interessa cosa aveva bisogno Hakob, preparati o andrò senza di te >> Caleb si avvicinò a Madeline baciandole una tempia mentre le poggiava una mano sulla spalla:<< Potrei sempre andarci con l’altra donna della mia vita >> commentò poi sorridendo in segno di sfida:<< Lascia che tua figlia si goda la festa e non la costringere a fare da balia ad un vecchietto >> << Vecchietto? >> domandò offeso:<< Ricordami una cosa tesoro…quanti anni compi tra un mese? Quarantatré o quarantaquattro? >> << Donna malefica >> Amelia scese in fretta i gradini avvicinandosi e baciandogli una guancia:<< Sbrigati, io ho giusto il tempo di preparare Charlie prima di uscire >>

 

Dieci minuti dopo Charlotte Murray era immobile davanti allo specchio della camera da letto di Caleb e Amelia mentre ammirava il lavoro che la sua amica aveva fatto con i suoi capelli e con il vestito blu scuro che le aveva prestato:<< Ma è…sono… >> e alzò le mani per toccarsi il viso leggermente truccato e i capelli raccolti dietro la nuca e fermati da una forcina con un bocciolo di rosa e qualche brillante:<< Sei bellissima e lo lascerai senza parole >> commentò Amelia sorridendo e passandosi le mani sulla gonna a pieghe bianche e nere sistemandosi poi la cintura di vernice:<< Sono solo queste scarpe che non sopporto, fanno male >> << La bellezza si paga tesoro e conta che con quei racchi arriverai quasi alla sua altezza, potrai baciarlo senza fare fatica! >> e le fece l’occhiolino cercando nel proprio portagioie una collana da mettersi:<< Baciare chi? >> e Caleb comparve sulla porta della camera con una camicia bianca e un paio di pantaloni neri di sartoria, sembrava uscito dalla copertina di una rivista e i capelli umidi per la doccia e i primi bottoni slacciati lo rendevano davvero attraente:<< Il tuo compagno di giochi tesoro, chi altrimenti? >> << Arsen? >> domandò l’uomo alzando gli occhi su Charlotte per poi riportarli verso la moglie:<< Ora capisco >> << Cosa? È successo qualcosa che… >> domandò Charlie preoccupata ma lui scosse la testa:<< Niente di che, mi chiedevo solo perché fosse così puntiglioso poco fa, ora lo so >> e perché gli avesse chiesto di tenere sott’occhio Niky, ma quello era qualcosa che doveva tenersi per sé.

 

<< Mi spiace che tuo fratello non sia venuto con noi Dels, ma tu sei una visione >> e stringendole la mano Carter si avviò lungo la via principale di Saints Peak illuminata a festa:<< Lo so, dispiace anche a me, è strano in questi giorni >> strano quanto Adelyne Quincey non poteva nemmeno immaginarlo ma presto ne avrebbe avuto un assaggio:<< Si risolverà tutto, devi solo stare tranquilla e vedrai che presto chiarirete ogni cosa >> la ragazza annuì ma nella sua mente tornò nitido come non mai il ricordo di quella mattina in cui si era svegliata e aveva scoperto che Whit era scappato di casa, aveva solamente undici anni all’epoca e aveva pianto per giorni sperando che lui prima o poi tornasse a casa o che per lo meno la venisse a prendere e la portasse via con lui; era talmente persa nei suoi pensieri che quando alzò gli occhi per ammirare le lampade colorate che adornavano la via il suo sguardo si posò su una coppia: lei una morettina minuti dai capelli molto corti e un abito rosa cipria decisamente troppo scollato, lui indossava dei pantaloni scuri, una camicia e una vecchia e consumata giacca di pelle, avrebbe riconosciuto quella giacca ovunque e quando lui si girò a guardare la sua compagna per stamparle un bacio sulle labbra Dely si sentì ribollire le viscere: ma perché doveva essere un completo cretino fino a quel punto?

<< Mi dai un secondo Carter? >> domandò poi al fidanzato che annuì lasciandole la mano per poi indicarle sua nonna seduta accanto a Jim Barron su una delle panchine lungo la via:<< Ci vediamo al tendone tesoro >> Dely annuì avvicinandosi poi a Whit e alla sua – per usare un termine gentile - accompagnatrice che se lo stava mangiando con gli occhi.

<< Eh…scusate posso interrompervi un secondo? >> Whitaker si voltò a quella voce con ancora un sorriso sulle labbra e l’espressione di chi ha tutta l’intenzione di spassarsela e ha già bevuto un po’:<< Dely! Wow sei uno schianto sorellina! Hornigold sarà contento! Digli di tenerti d’occhio o qualcuno potrebbe farsi delle strane idee stasera >> sì, suo fratello aveva decisamente bevuto qualcosa, di rado Whit era così loquace, soprattutto ad un evento come quello:<< Stai bene Whit? Quando sono uscita hai detto che non sapevi se… >> cominciò lei, ma lui la interruppe stringendo la presa attorno alla donna al suo fianco:<< Sì, avevo pensato di restare a casa ma poi Jen è passata a trovarmi e non ho saputo dirle di no >> e tornò a guardare la donna che ricambiò il suo sguardo adorante facendo venire ad Adelyne un conato di vomito:<< Sì certo…ho capito >> poi allungando una mano verso Whit aggiunse:<< Posso parlarti un attimo? >> e guardando Jen come per sfidarla a replicare aggiunse:<< In privato Whit >> lui lasciò il fianco della sua dama con quel sorriso idiota ancora stampato in faccia:<< Torno subito tesoro, tu intanto perché non vai a prendere qualcosa da bere? Sarò da te in un attimo >> Jen annuì e sorridendogli stucchevole si passò un dito sulle labbra per poi poggiarlo su quelle di Whitaker:<< Non fare tardi…ho una sorpresa per te quando ce ne andremo da qui >> Dely alzò gli occhi al cielo poi senza curarsi delle buone maniere trascinò il fratello in un angolo.

<< Allora? Che cosa vuoi? >> le domandò Whit appoggiandosi al muro dietro di sé ed incrociando le braccia sul petto con aria spazientita:<< Voglio sapere che cosa ti succede Whit, sei sempre arrabbiato ultimamente, nervoso, scostante…ti arrabbi quando Carter viene in negozio ma io devo sopportare quella specie di sanguisuga che da un paio di settimane non ti si stacca di dosso? >> il sorriso di lui si fece si scherno:<< Beh che cosa pretendi tesoro? Tu hai il tuo bel bambolotto, anche io ho diritto a divertirmi non credi? >> << Cosa? Cosa centra Carter con tutto questo? >> Whit scosse il capo, aveva bevuto e la sua mente stava pensando di fare cose di cui sapeva si sarebbe pentito immediatamente quindi doveva squagliarsela di lì finché poteva:<< Senti Dely facciamo così: io non ti dirò più niente sul tuo caro professorino e tu mi lascerai fare la vita che voglio >> << Sei mio fratello, non puoi chiedermi di non preoccuparmi per te >> rise amaro, non sapeva se ciò che gli dava più fastidio era sentirla chiamarlo fratello o sapere che lei teneva così tanto a lui ma che non si accorgeva di altro:<< Non ho bisogno che tu ti preoccupi per me, so badare a me stesso >> poi scostandosi dal muro e passandole vicino aggiunse:<< Ora se vuoi scusarmi >> e fece per passarle oltre, non prima di averle mormorato:<< Ho qualcuno che mi aspetta >> e con quell’ultima parola sparì tra la piccola folla lasciando Dely immobile e nervosa.

 

<< Signorina Kyolansky, ci rivediamo >> sentendo quella voce dietro di sé Monica si irrigidì ma non si mosse per non dare soddisfazione all’uomo:<< Che cosa vuole? >> lo sentì ridere e dovette prendere un bel respiro per restare calma, non era quello il momento di scatenare un putiferio:<< Sono stupito di vederla partecipare ad evento del genere…così tanta gente…così tanti uomini >> Monica sentì il suo sguardo scivolarle addosso poi la sua voce perfida continuò:<< Ma d’altro canto visto com’è vestita potrebbe benissimo passare per uno di loro >> << È qui solo per  criticare il mio abbigliamento signor Cain? >> sentì la mascella dell’uomo stringersi tanto era irritato, signore non era un termine con cui la gente si rivolgeva a lui probabilmente ma lei non lo avrebbe chiamato in nessun altro modo!

<< No…non sono qui per questo >> continuò quando ebbe ritrovato l’autocontrollo:<< Volevo ricordarle la chiacchierata che abbiamo fatto nel mio ufficio >> ricordandosi bene le minacce di quel bastardo Monica si voltò di scatto con gli occhi scuri che mandavano lampi:<< Non tradirò i miei amici >> sibilò poi cattiva:<< Amici? >> la sbeffeggiò Abel:<< Crede davvero che uno solo di loro la consideri sua amica? O che lo farà ancora dopo aver scoperto uno dei suoi piccoli segreti? Andiamo non è stupida signorina e lo sa meglio di me come reagirebbe questa piccola comunità >> << Io non venderò nessuno di loro, faccia quello che vuole ma non avrà niente da me >> la sua voce era diventata così bassa che per un attimo Monica temette di non riuscire a controllarsi, il suo alter-ego non era così magnanimo e diplomatico come lei e far arrabbiare Rimbaud e metterlo contro Abel Cain al festival della Verbena sarebbe stato una condanna a morte per il sorvegliante, forse non solo per lui, e di certo un suicidio annunciato per lei.

Guardò ancora per un istante Cain convinta che lui avrebbe risposto, con il suo “socio” pronto a scattare e far passare a quel fottuto figlio di cane la voglia di fare il galletto ma poi il Radamanto alzò gli occhi oltre la spalla di Monica, in quelle iridi di ghiaccio passò un lampo di qualche emozione che lei non riuscì a decifrare e poi l’uomo si voltò sparendo all’ombra del parco senza più dire una parola.

Stava quasi per seguirlo quando:<< Monica…posso parlarti? >> la giovane si voltò trovandosi faccia a faccia con Madeline Ascott che le sorrideva radiosa come una piccola fata mentre una collana di brillanti al suo collo luccicava quasi quanto il suo sorriso:<< Madeline…tutto bene? >> la ragazza annuì felice:<< Volevo chiederti se avevi trovato quel libro di cui avevamo parlato…quello sui cavalli del Nord America >> prendendo un respiro per rimettere a tacere le polemiche di Rimbaud che fremeva per trovare Cain e dargli una lezione Monica fece mente locale ricordando la conversazione avuta un paio di giorni prima con la giovane:<< Sì, credo di averlo in negozio, puoi passare a prenderlo domani se ti va, te l’ho messo da parte >> il viso della ragazza si illuminò:<< Sì, grazie mille, non sai il favore che mi hai fatto >> intuendo che c’era di più dietro a quel libro Monica accennò un sorriso:<< È per una persona speciale? >> domandò poi immaginando già la risposta dell’altra:<< Sì, è un regalo ma non vorrei fosse troppo banale >> << Non lo sarà fidati >> la rassicurò pensando che quella ragazzina era fortunata ad avere una famiglia che l’adorava e che le voleva bene, molto fortunata.

<< Maddie! >> e la voce di Lex Barron attirò l’attenzione della giovane che si affrettò a salutare:<< Ci vediamo domani allora, grazie ancora >>  e Monica la guardò voltarsi e correre verso l’amico sorridendo.

 

<< Posso averne uno anch’io? >> Steven si voltò di scatto trovandosi davanti una donna dalla pelle ambrata e i capelli color cioccolato che le circondavano il viso, rimase ancora per un attimo ad osservare il suo corpo magro e slanciato fasciato in quel vestito dal corpetto di paillettes color rame dalla gonna bianca enfatizzata dalla cintura scura che non faceva altro che enfatizzare la sua vita sottile:<< Pardon che maleducata, non ci siamo ancora presentati, io sono Amanda Vane >> e tese la mano a Steve con un piccolo sorriso:<< Steven Murray >> poi continuando a guardarla e porgendole il proprio bicchiere di acquaviola lui si voltò per prenderne un altro e aggiunse:<< Non penso di averti mai visto in giro >> lei sorrise dolce mentre le sue guance diventavano rosse:<< Beh sono appena arrivata, sono la segretaria assunta dal sorvegliante, non esattamente la persona ideale con cui fare amicizia >> Steve fece una mezza smorfia:<< Beh lui non è esattamente un tipo amichevole se me lo concedi >> << Ma io sono stata mandata qui dal ministero, non ho deciso niente e onestamente stare in questo posto ed essere guardata come se fossi la figlia del diavolo non è la migliore delle accoglienze >> Steve le sorrise facendole segno di seguirlo verso una panchina:<< Permettimi di rimediare allora, sai con quello che è successo al vecchio sorvegliante c’è un po’ di malcontento e sospetto in giro, potrebbe esserci un assassino in mezzo a noi >> << Beh ma non siete tutti comunque dei criminali? >> domandò lei mentre si sedeva e Steve faceva altrettanto:<< Sì, ma una delle regole della città prevede che nessuno di noi faccia più nulla di criminoso una volta qui, ogni sei mesi ci sono dei controlli da parte del sorvegliante in carica e chi è trovato ad infrangere le regole subirà una punizione adeguata alla colpa >> gli occhi di Amanda si spalancarono per la sorpresa e lei si portò una mano alle labbra per nascondere un piccolo grido tra l’orrore e lo stupore:<< Oh mio dio…e a te è mai successo? >> domandò bloccandosi non appena finito di pronunciare la frase:<< Scusami, sono stata indelicata, non dovrei… >> Steven sorrise:<< Tranquilla non c’è niente di male >> poi bevendo un sorso del suo cocktail aggiunse:<< Ad ogni modo no, non mi è mai successo…ci sono andato vicino un paio di volte ma non sono mai stato punito >> che poi una di quelle due volte avesse rischiato di far finire nei guai anche il suo piccolo angelo era un’altra storia e forse non si sarebbe mai perdonato per quello.

 

Nervosa come solo poche altre volte le era successo in vita sua Charlotte continuava a guardarsi intorno nel suo negozio, tutti gli animali dormivano placidamente e Gerald era perso dietro la caccia, infruttifera ovviamente, alla famosa solita puffola pigmea che al momento era troppo in alto perché lui la potesse raggiungere.

Fu il tintinnio della campanella del negozio a far girare Charlie e incapace di fare altrimenti la ragazza sorrise quando i suoi occhi incrociarono la figura statuaria di Arsen Hakob controluce, aveva lasciato spente le luci del negozio per cercare di rilassarsi un po’ ma ora se ne pentiva perché avrebbe tanto voluto vedere l’espressione di quel viso quando gli occhi di Hakob si posarono su di lei.

<< Ciao >> << Ciao >> le rispose avvicinandosi e solo in quel momento lei notò la camicia chiara e il completo antracite che lui indossava, dio vestito così sembrava ancora più alto e le sue spalle ancora più larghe:<< Credevo saresti rimasto alla festa >> non sapeva da dove le usciva quella frase, sapeva solo che quando lo aveva visto in mezzo agli altri accanto a Caleb e William Cotton le si era stretto lo stomaco, avrebbe dato qualsiasi cosa per poter essere vicino a lui proprio come Amelia e Vivienne erano accanto ai loro mariti…scosse la testa per la piega che stavano prendendo i suoi pensieri: era di Arsen Hakob che stava parlando non del principe azzurro delle favole!

<< Ti avevo promesso che sarei stato con te, avevo solo un paio di cose da fare prima >> e una piccola irriverente quindicenne da tenere d’occhio, ma Caleb gli aveva assicurato che avrebbe badato lui a Niky e l’avrebbe chiamato in caso di problemi.

<< E poi volevo dirti quanto sei favolosa con quel vestito lontano da orecchie indiscrete >> le saltò il cuore in gola quando lo sentì pronunciare quella frase:<< Ti piace davvero? >> lui annuì alzando poi una mano per accarezzarle la guancia ma la fermò a metà strada riportandola poi lungo il fianco:<< Sì, sei davvero meravigliosa >> Charlie fece un piccolo sorriso:<< Arsen…riguardo a quello che è successo tra di noi >> << A cosa ti riferisci? >> le domandò cercando di imprimere alla propria voce il tono più atono che aveva:<< A quello che è successo quando c’era Porter >> sentendo quel nome gli occhi di Arsen si strinsero di rabbia:<< L’hai visto di nuovo? >> lei scosse il capo:<< No, all’ultima consegna c’era un vecchietto molto simpatico, ha detto che Porter è stato trasferito ad un’altra zona, più vicino a casa sua >> un ghigno di pura soddisfazione si dipinse sul viso di Hakob e lui non fece nulla per nasconderlo:<< Ti ho detto che non si sarebbe più fatto vedere >> << Meglio per lui o me l’avrebbe pagata cara >> commentò quasi senza accorgersi di quello che stava dicendo.

<< Vuoi spiegarmi che cosa sta succedendo per favore? >> la voce di Charlotte lo fece tornare alla normalità:<< Che sta succedendo? >> << Sì >> annuì lei guardandolo seria:<< Hai l’aria di uno che ucciderebbe quando parliamo di Porter ma se parlo del nostro bacio o del nostro rapporto cambi subito argomento come se fosse un tabù, mi vuoi dire che cosa succede perché io non ci capisco più niente >> scuotendo appena la testa ed imprecando a mezza voce Arsen si portò le mani dietro la testa sciogliendosi il codino e rifacendoselo in fretta:<< Succede che io non sono la persona che tu immagini, succede che sono uno a cui piace stare per conto suo e tu non sei la persona ideale con cui giocare >> << Giocare? >> lui annuì facendosi serio:<< Mi conosci da quando sei arrivata qui Charlotte, mi hai mai visto con la stessa ragazza per più di qualche giorno o qualche settimana? >> lei scosse piano il capo:<< E non ti sei mai chiesta qual è il motivo? >> poi alzando una mano aggiunse:<< E non spararmi le solite stronzate che non ho ancora incontrato la donna giusta, io sono uno che non è fatto per un rapporto di coppia, sono uno che prende tutto quello che può e non ti lascia niente, tu sei una bella persona e io ti distruggerei, sei buona e io strapperei anche quello facendoti del male >> << Non lo puoi sapere, non puoi sapere come… >> lui la bloccò di nuovo stavolta poggiandole un dito sulle labbra:<< So che ti stenderei adesso su quel bacone e ti prenderei in modi che nemmeno potresti immaginare, so che non smetterò finché non ne avrò abbastanza e so che non mi preoccuperei nemmeno per un attimo di quello che vuoi o che avresti bisogno tu, so che una volta finito me ne andrei così come sono entrato perché non sono il genere di uomo che si ferma a fare coccole o carezze, so che potrei andare avanti così finché la cosa non mi stuferà e so che poi ti lascerei perdere come se non fosse mai successo niente e, visto che tu sei una brava persona e che posso dire di ritenerti più di una conoscenza, non voglio che questo accada, non voglio rovinare tutto solamente perché vorrei essere dentro di te in questo momento >> Charlie sbatté le palpebre non sapendo nemmeno lei cosa dire o cosa fare: quello che Arsen aveva appena detto era la cosa più bella e più brutta che lui potesse dire, le voleva talmente bene e gli importava a tal punto da non voler rovinare tutto, ma dall’altra parte lei non era abbastanza da spingerlo a provarci, non era quella giusta e lui lo aveva chiaramente espresso.

<< Puoi andartene se vuoi >> gli mormorò poco dopo spostandosi dietro al bancone per mettere la maggiore distanza possibile tra loro due:<< Ho detto che sarei rimasto con te e voglio farlo, forse non nel modo che vorresti >> << Non sai cosa voglio >> lui si voltò di spalle ma Charlie sentì ugualmente le sue parole:<< Sicuramente qualcosa che non posso darti >> << E se fossi io a dare qualcosa a te? >> Arsen si voltò di scatto:<< Cosa? >> << Rigg non è morto di cirrosi, non è stata una morte naturale >> << Che stai dicendo? >>il suo sguardo le diceva che era confuso ma doveva andare avanti per fargli capire cos’era disposta a fare per lui:<< Quando Amelia è venuta dal sorvegliante mi ha chiesto di andare dal dottor Wolf per scoprire che cosa fosse successo realmente, quando sono arrivata aveva quasi finito l’autopsia e aveva le prove che qualcuno aveva colpito Rigg con un incantesimo, l’ho confuso e ho modificato la cartella con i suoi appunti >> << Perché l’hai fatto? >> ma possibile che fosse così ottuso o davvero non voleva capirlo?

<< Perché non posso permettere che ti succeda qualcosa Arsen, non posso permettere che tu… >> lo guardò girare di corsa attorno al bancone per poi afferrarle le spalle nude con quelle dita lunghe e calde, credeva che l’avrebbe baciata invece lui rimase fermo a guardarla con quegli occhi pieni di rabbia:<< Non farlo mai più, non fare più niente per salvarmi la vita, non devi correre dei rischi per me >> << Arsen… >> << Mai, giuramelo >> << Io non… >> << Giuramelo Charlotte >> e a lei non restò altro da fare che accontentarlo, in quel momento non aveva altra scelta.

 

<< Pax >> e riconoscendo il piccolo uccellino azzurro che le svolazzava attorno Madeline sorrise:<< Che cosa ci fai qui? >> chiese poi notando che il piccolo postino non aveva buste con sé:<< Fa da ambasciatore al suo timido padrone >> a quella voce lei si voltò restando immobile davanti all’uomo vestito di scuro che le sorrideva dall’ombra di un olmo con le mani nelle tasche dei pantaloni:<< Timido Ethan Cook? >> lo prese in giro avvicinandosi a lui:<< Nelle tue lettere non sei affatto timido >> l’uomo chinò il capo rialzandolo immediatamente e puntando gli occhi in quelli color del cielo di lei:<< È più facile aprirti il mio cuore quando non sto guardando i tuoi occhi Madeline, non vengo distratto da quei pezzi di cielo infinito >> lei scosse il capo con una piccola risata:<< Non prendermi in giro >> inaspettatamente Ethan allungò una mano prendendo quella di lei:<< Come potrei prenderti in giro? Sai quello che provo per te, sai che vorrei tanto… >> e alzò una mano tirandola a sé ma Maddie lo bloccò:<< C’è una persona nella mia vita Ethan, te l’ho detto >> lui fece una smorfia:<< Una persona che non è accanto a te mi sembra, nemmeno oggi durante il festival, credo non ti abbia nemmeno fatta ancora ballare >> Maddie fece un sorriso triste ripensando a dove e con chi aveva visto Steven poco prima, seduto su una panchina a chiacchierare amabilmente con una donna dai capelli scuri e il sorriso incantevole:<< È complicato >> spiegò poi:<< Cosa c’è di complicato? Ti ama? Se fossi al suo posto non starei lontano da te nemmeno un attimo >> << Certo che mi ama, solo che non è facile e per ora non possiamo >> di nuovo Ethan fece per tirarla a sé:<< Basta volerlo e ogni cosa è possibile my love, basta desiderarlo e anche il più impensabile dei desideri diventa... >> solo a quelle parole Madeline si accorse di essere ad un soffio dalle labbra dell’uomo stretta a lui come se ne andasse della sua vita, il sorriso calmo di lui la confuse un po’:<< Se non fossi il galantuomo che sono approfitterei di te mia dolce Madeline, ma voglio averti con onestà per cui mi limiterò ad un altro desiderio per stasera >> << Cosa? >> e lei sbatté le palpebre spostandosi appena quando lui allentò la stretta.

Lo guardò tenerle la mano e inchinarsi davanti a lei:<< Balla con me Madeline, concedimi un ballo >> incapace di dire di no e avendo bisogno delle attenzione che qualcuno, volente o nolente, le stava negando, Maddie rimase a guardare Cook che intrecciava le loro mani e poggiava l’altra sulla sua vita:<< Signorina Ascott >> e non staccando gli occhi dai suoi cominciò a farla volteggiare sul prato all’ombra delle piante nascosti dalla vista di chiunque, grazie ancora ad un piccolo incantesimo di protezione che aveva lanciato poco prima.

 

<< Non dovresti bere, fa male al bambino >> la voce di Ben a pochi passi da lei le fece tremare la mano facendole versare un po’ dell’acquaviola che stava versando nel bicchiere:<< Che cosa vuoi? Will è qui vicino non voglio che… >> il dottor Wolf sorrise:<< Voglio solo dirti quanto sei sexy stasera tesoro, il verde è decisamente il tuo colore e il cambiamento che la gravidanza sta portando al tuo corpo non fa altro che renderti ancora più desiderabile >> << Smettila, non succederà più niente tra di noi, ho sbagliato l’ultima volta che ci siamo visti ma… >> << Ci pensi ancora Vivi? >> la domanda la colse di sorpresa impedendole di ribattere subito:<< Io sì, continuo a ripensare a te stesa sulla scrivania, alle tue gambe attorno alla mia vita, ai tuoi seni… >> << Smettila >> gli sibilò piano cercando di allontanarsi:<< Smetterò quando ammetterai che anche tu non riesci a dimenticarlo, sento ancora i tuoi gemiti e le tue unghie nelle spalle >> << Ti ho detto di smetterla >> e facendo per girarsi ed allontanarsi Vivienne quasi andò a sbattere contro Will che la guardava sorridendo:<< Va tutto bene tesoro? >> le domandò poi togliendole uno dei due bicchieri dalle mani per poi alzare gli occhi verso il medico:<< Dottore >> << Signor Cotton >> lo salutò Ben a sua volta con un sorriso falso e con gli occhi che volevano ucciderlo:<< Va tutto bene Vivi? >> domandò di nuovo Will guardando la moglie:<< Sì Will, tutto bene >> poi sollevandosi sulla punta dei piedi baciò una guancia del marito, non era una da gesti del genere in pubblico ma voleva dare una lezione a Wolf quindi tanto meglio.

 

Alla fine della serata Carter riaccompagnò a casa Adelyne indugiando un po’ sulla soglia perdendosi in qualche piccolo bacio:<< Adelyne Hornigold, suona bene vero? >> gli domandò lei sorridendo e ricordando quando solamente due ore prima Carter si era inginocchiato davanti a lei in mezzo alla pista da ballo e le aveva chiesto di diventare sua moglie:<< Benissimo e non vedo l’ora >> replicò baciandola ancora e lei poco dopo salutandolo entrò in casa con un gran sorriso stampato in faccia ed ammirando l’anello che le brillava al dito; tuttavia le bastò girare lo sguardo verso il divano del soggiorno a malapena illuminato dalla luce che entrava dalla finestra per far sparire quel sorriso e riempire i suoi occhi di lacrime.

Whit alzò gli occhi incrociando quelli della sorella mentre la donna seduta sulle sue gambe, Jen ovviamente, continuava a strusciarsi sopra di lui e a baciargli collo e petto cercando di portare entrambi a raggiungere il piacere.

Vide gli occhi di Adelyne riempirsi di lacrime ma senza fiatare tornò a guardare la donna che aveva tra le braccia baciandola con forza per poi stenderla sul divano per darle esattamente ciò che voleva, quando girò di nuovo gli occhi verso l’ingresso Dely era sparita.

 

Sentì i passi di qualcuno che salivano le scale e poco dopo la porta della camera di Whit che si apriva cigolando piano, incapace di restare lì a piangersi addosso aprì la propria trovandosi davanti il fratello in boxer con i propri vestiti stretti in mano che stava per andare a dormire:<< Che cosa vuoi? >> la voce di lui era fredda:<< Era il caso di farlo in soggiorno? Sapevi che potevo tornare a casa in qualsiasi momento >> poi scuotendo la testa aggiunse:<< E se ci fosse stato anche Carter con me? >> lui fece spallucce:<< Pensi che mi importi dell’opinione di quel damerino? >> poi girando la testa e guardandola da sopra la spalla aggiunse:<< E comunque tra poco questa non sarà più nemmeno casa tua quindi non mi preoccupo nemmeno di quello >> << Cosa dici? Questa è casa mia >> improvvisamente Whit si voltò guardandola nervoso:<< Correggimi se sbaglio Dely, ma il tuo bel damerino non ti ha chiesto di sposarlo? Quindi una volta sposati andrete a vivere insieme o a casa della sua ricca nonna, quindi sì, questa ormai non è più casa tua e io non potrei essere più felice >> le lacrime che aveva lottato tanto per trattenere le scivolarono sul viso:<< Perché devi fare così? Che cosa ti ho fatto perché tu sia così crudele con me? >> << Sarebbe troppo lungo da spiegare e non ho decisamente voglia di perdere tempo, buonanotte Adelyne >> poi incurante dei suoi singhiozzi chiuse la porta sentendosi misero sia verso di lei sia verso Jen che aveva sfruttato per calmare i propri istinti mentre nella sua mente pensava ad un’altra.

 

<< Per fortuna è finita, non ne potevo più >> e con il suo solito broncio Okami rientrò in casa stravaccandosi sul divano:<< Potresti anche essere un po’ più socievole sai, ti divertiresti >> << Divertirmi? Sì certo ballando la quadriglia e bevendo quelle sottospecie di acque sporche ed insapori? Theo mi credi davvero così idiota? >> l’altro alzò gli occhi al cielo:<< Purtroppo per me no, so come sei fatto >> poi avvicinandosi con un piccolo sorriso e facendo scorrere, casualmente, una mano accanto ad Okami aggiunse avvicinandosi alla porta della camera da letto:<< Ma mi piaci esattamente come sei >> il giapponese alzò gli occhi sul suo compagno immaginando bene cosa Theodore avesse in mente:<< Non ho sonno, me ne resto qui un po’ a leggere, ci sono un paio di incantesimi che stavo studiando e… >> << Oh andiamo devi farlo adesso? >> << Non ho sonno Theo >> replicò allungandosi per prendere uno dei suoi quaderni pieni di appunti:<< Pensi che io voglia dormire? >> gli domandò l’altro piccato:<< Non so cosa tu voglia fare, ma io devo finire qui e… >> << Coglione >> Okami si voltò di scatto:<< Come scusa? >> << Sei un coglione, se vuoi tornartene in quella stramaledetta soffitta a fare i tuoi stramaledetti esperimenti abbi almeno il coraggio di dirmelo in faccia >> << Cosa? Sai che quella porta è bloccata e… >> << Certo che è bloccata, l’hai bloccata tu >> poi vedendo l’espressione sorpresa dell’altro aggiunse:<< Pensi che non sappia riconoscere i tuoi incantesimi? Mi credi davvero così stupido? >> alzandosi dal divano Okami si avvicinò a Theo:<< Se lo sapevi perché non hai detto niente? Perché mi hai lasciato continuare? >> Theodore scosse il capo:<< Perché volevo che fossi tu a parlarmene, volevo che fossi tu a dirmi finalmente tutta la verità >> << Verità? Quale verità? >> a quelle parole Theo imprecò piano, davvero voleva farlo arrabbiare? Quanto avrebbe continuato a negare ancora?

<< La verità sul perché sei così fissato con i cadaveri e la magia oscura Okami, la verità sul perché stai cercando un modo per riportare in vita i morti >> << Pensi di sapere di cosa stai parlando? >> aveva cominciato anche lui ad alzare la voce, ma non era ancora pronto per affrontare quell’argomento…nemmeno con Theo, forse soprattutto con Theo…o forse non sarebbe mai stato pronto a farlo:<< Non penso di saperlo, lo so! >> poi scuotendo la testa aggiunse piano:<< Volevo solo vedere fino a che punto ti fidassi di me, ora ho le mie risposte >> e stringendo la presa sulla maniglia della porta entrò in camera sbattendo la porta con rabbia, maledetto Okami e la sua testardaggine, maledetto giapponese e il suo orgoglio.



I vestiti della serata
Amelia
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Madeline
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Charlotte
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Vivienne
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Adelyne
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Cora
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Niky

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Amanda
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E come promesso eccoci alla famosa festa...dove le cose sono solamente peggiorate ma d'altronde che tragedia sarebbe altrimenti...nel prossimo capitolo ci saranno un paio di svolte (a favore o a danno di chi lo capirete poi...) ma per ora non vi anticipo altro; forse solo il fatto che qualcuno di inaspettato potrebbe stupirvi (vedremo se in bene o in male).

PS: non mi piace quello che sto per dire ma lo farò comunque: tenete a mente che qualche personaggio nel corso della storia (vuoi anche per esigenze di trama) potrebbe fare una brutta fine...siatene coscienti.
   
 
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