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Autore: Emmastory    06/01/2017    3 recensioni
Un mese è passato, e la povera Rain si scopre sola dopo la partenza per il pericoloso regno di Aveiron da parte del suo amato Stefan, che l'ha lasciata in compagnia della loro piccola Terra, di una promessa, e di una richiesta. Conservare l'anello che li ha uniti, così come i sentimenti che li legano. Nuove sfide si prospettano ardue all'orizzonte, e armandosi di tenacia e forza d'animo, i nostri eroi agiranno finchè un'ombra di forza aleggerà in loro. (Seguito di: Le cronache di Aveiron: Oscure minacce.)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-IV-mod
 
 
Capitolo XXXIII

Nuda e cruda realtà

Mi svegliai quella mattina poco prima del sole. A occhi aperti, feci scivolare la mano sotto le coperte, così da carezzare il viso e il pancino di mia figlia Rose. Si era svegliata, ma contrariamente a noi due, suo padre dormiva. “Stefan! Dai, svegliati.” Sussurrai, sperando vivamente di non rovinargli la sorpresa. “Rain? Ma cosa…” rispose, mugugnando a causa della stanchezza. “Guarda.” Lo pregai, sorridendo leggermente e continuando a coccolare nostra figlia. Fissando il suo sguardo sulla coperta del letto, la vide. Nostra figlia. La seconda bambina che insieme avevamo messo al mondo e che finalmente avevamo avuto l’occasione di rivedere. “Rain, ma… è bellissima!” commentò a bassa voce, liberandosi delle coperte al solo scopo di riuscire a muoversi più agilmente. “È la nostra Rose.” Risposi, avvicinandomi lentamente e stringendolo in un delicato abbraccio. “Ed io la amo, sappilo.” Disse poi, lasciandosi stringere e posandomi un bacio sulle labbra. Una volta fatto, si sdraiò ancora accanto a me, passando poi gran parte del suo tempo con lei. Mantenendo il silenzio, lo guardavo. Non riuscivo a crederci. Dopo quasi un intero anno di paura, attesa e sofferenza, le eravamo di nuovo accanto, pronti a proteggerla e farla sentire amata. Per qualche strana ragione, il comportamento di Stefan in sua presenza mi faceva sorridere. Dopo il suo ritorno ad Aveiron e la nascita di Terra, ricordavo di essermi occupata di lei praticamente da sola, ma ora era diverso. Sapeva bene di essersi perso parte del prezioso  tempo che avrebbe potuto trascorrere con lei, e non voleva assolutamente ripetere lo stesso errore. Con gli occhi fissi sul padre, la piccola rideva e vagiva, e poco dopo iniziò a piangere. Ipotizzai che qualcosa l’avesse spaventata, così mi ritrassi, salvo poi alzarmi dal letto e continuare a guardarla. Piangendo, stringeva i piccoli pugni, e ad essere sincera, non riuscivo davvero a capacitarmi di quanta energia potesse avere un esserino così piccolo. Era incredibile. Appena un attimo prima sorrideva, ma ora piangeva come una fontana. Il suo visetto divenne rosso, e mentre le sue urla sembravano diventare sempre più forti, io mi bloccai. Prima di lei, avevo avuto sua sorella Terra, e credevo davvero di sapere cosa fare, ma sorprendentemente, mi fu difficile muovermi. Rimasi quindi lì ferma e immobile, troppo insicura su come agire. La testa mi faceva male, e sentirla piangere in quel modo mi debilitava. Sentendomi improvvisamente senza forze, mi sedetti sul pavimento. Il dolore mi sovrastava. Ero sua madre, eppure non avevo idea di come farla smettere. Piangeva senza sosta, e con il tempo, sembrò perfino faticare a respirare. In quel momento, ebbi un vero e proprio crollo psicologico. “No.” Continuavo a dire, tenendo la testa bassa e quasi nascondendo il volto con le mani. Sorpreso, Stefan mi guardò, e in quel preciso istante, la prese in braccio. La tenne con sé per alcune secondi, e solo allora, la bimba scivolò nel silenzio. “Ecco, ha smesso.” Mi disse, avvicinandosi e aiutandomi ad alzarmi. Mi rimisi in piedi grazie al suo aiuto, e guardandolo, sorrisi ancora. “Grazie.” Gli dissi, mantenendo il silenzio e facendo unicamente uso dello sguardo. “Calma, Rain. La terrò io, tu riposati.” Continuò, regalandomi un luminoso sorriso. In quell’istante, mi lasciai abbracciare da lui, e nell’esatto momento in cui mi accolse fra le sue braccia, mi sentii meglio. Fu come se tutte le mie preoccupazioni si fossero appena sciolte come neve, penetrando poi nel terreno. Ero finalmente tornata ad essere me stessa, ma nonostante tutto decisi di seguire il suo consiglio. Ero felice di aver riavuto mia figlia, ma nonostante questo, sentivo davvero il bisogno di stendermi e riposare. Trascorsi quindi del tempo sotto alla mia trapunta, e rimanendo sveglia, approfittai della solitudine per riflettere. Con il ritorno di Rose nella mia vita, avevo avuto modo di sentirmi completa e serena, ma ero quasi certa che la mia gioia non sarebbe durata a lungo. La mia ansia e i miei sbalzi d’umore erano tornati a farmi visita e tentare di controllarmi, e come se questo non fosse abbastanza, perfino guardare fuori dalla finestra mi rendeva nervosa. Io e i miei amici avevamo avuto un assaggio di gioia, ma ero mortalmente sicura che non sarebbe durato molto. Andando alla disperata ricerca di conforto, afferrai il mio zaino e ne estrassi il mio diario, ben sapendo di aver nascosto, fra le sue bianche pagine, una delle lettere ricevute da mia sorella. Stando a quanto mi aveva scritto, il nostro destino era segnato. Volenti o nolenti, avremmo tutti dovuto prepararci alla nuda e cruda realtà.
   
 
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