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Autore: Signorina Granger    07/01/2017    7 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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Piccola premessa prima che leggiate il capitolo: è ambientato ben tre settimane dopo il precedente, a metà Ottobre... questo perché, come vedrete, la storia avrà ritmi molto più rapidi fino a fine Dicembre, a quel punto si entrerà nel “vivo” e andrò ovviamente molto più lentamente. 
Buona lettura! 


Capitolo 6: Sospetti
 

 
Domenica 12 Ottobre, 2:30 
 

“Credevo di essere stato piuttosto chiaro. Eppure, vedo che non mi stai ascoltando.” 

“Certo che lo sto facendo! Visto che sai tante cose e parli tanto, non vedi come passo le giornate qui? Ci penso ogni minuto, tutto questo non fa altro che tormentarmi!” 

“Bene, allora dovresti smettere di pensare e agire, non credi Isabelle?”

La guardava, seduto sulla sua sedia, nella sua camera... la guardava con la testa inclinata e le gambe comodamente accavallate, quasi con una nota divertita negli occhi scuri. 

La ragazza sospirò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli mentre restava immobile davanti all’armadio, incapace di muoversi. Non di fronte a lui. 
Quando, di ritorno da un’incontro, era tornata in camera sua e lo aveva trovato lì per poco non aveva cacciato un urlo... ma aveva già imparato ad aspettarsi visite sgradite da parte sua e si era morsa la lingua, impedendosi di mettersi nei guai.

“Lo farò, te l’assicuro. Ma non servirà a niente tutta questa pressione, se lo sapessi te l'avrei già detto!” 

“Lo sai come funziona Isabelle, tu non devi dirmi proprio niente. Tu devi darmi qualcosa, è diverso. E ora vai a dormire ragazzina, forse il sonno ti schiarirà le idee... ma ricorda, sono poco paziente, ed è già un mese che sei qui. Se continui così, forse reputerò opportuno usare un incentivo.” 
 
L'uomo si alzò, scoccandole un’occhiata quasi seccata prima di darle le spalle, rivolgendosi alla finestra socchiusa da cui era entrato. Isabelle lo vide arrampicarsi sulla cornice e sparire, come sempre: non aveva idea di come facesse, visto che non ci si poteva Smaterializzare dentro il confine della tenuta... non l'aveva ancora capito, anche dopo un mese di quelle raccapriccianti visite che le impedivano puntualmente di dormire. 
 
L'aria fredda di Ottobre invase la stanza blu e bianca, facendola rabbrividire... anche se forse non era una reazione dettata solo dal freddo. Isabelle si avvicinò alla finestra per chiuderla, ma esitò prima di sigillare le ante: forse non voleva stare sola, infondo. 
 
Da un paio di settimane non faceva altro che sognare figure nascoste nella sua camera che spuntavano da sotto il letto o dall’armadio... e si svegliava puntualmente ogni volta sudata e tremante.

Quasi senza pensarci, con la bacchetta infilata nella manica del maglione blu, Isabelle si arrampicò sulla scrivania e si sistemò sulla cornice bianca della finestra, proprio come aveva visto fare a lui poco prima... e come lei stessa aveva fatto centinaio di volte, in tutti quegli anni. 

Senza guardare giù Isabelle saltò, atterrando con perfetto equilibrio sul camino murato della vecchia Biblioteca. Da lì scese sul cornicione, iniziando a camminare in fretta sulle tegole quasi in modo automatico: era stata lì un sacco di volte del resto, le veniva quasi naturale. 
 
Veloce, silenziosa, quasi invisibile nel buio della notte senza luna, coperta dalle nuvole. 
Isabelle rabbrividì mentre si avvicinava all’ala del castello adibito al Dormitorio maschile, camminando velocemente sulle sporgenze.
Arrivata alla schiera di finestre ad arco in stile gotico quasi sorrise, sapendo esattamente qual era la sua fermata... non poteva fare a meno di pensare che, se un ragazzo fosse stato seduto alla sua scrivania a quell'ora, avrebbe visto un'ombra saltare davanti alla sua finestra... ma era notte fonda, di certo stavano tutti dormendo o comunque nessuno era alla scrivania a quell'ora.

Isabelle camminò velocemente sul cornicione, le gambe leggermente piegate e il corpo protesto in avanti per fare più in fretta: lì fuori si sentiva come un bersaglio mobile, e quella sensazione non le piaceva per niente.

Quando arrivò ad una delle ultime finestre si fermò, abbassandosi leggermente per vedere oltre il vetro della finestra. Un sorriso spontaneo le increspò le labbra nel vedere Alastair seduto sul suo letto, intento a togliersi le scarpe... si ritrovò ad essere quasi sollevata nel vederlo respirare. 
 
Alzò una mano e bussò leggermente sul vetro, attirando immediatamente l'attenzione del ragazzo: Alastair alzò lo sgaurdo di scatto verso di lei, i sensi in allerta e i riflessi come sempre pronti... ma si rilassò all’istante nel vederla, alzandosi per avvicinarsi alla scrivania e aprire la finestra:

“Belle... cosa ci fai qui?” 
  
“Io... Niente, volevo solo vederti. Posso dormire qui?” 

La sua domanda sembrò sorprenderlo, nonostante non fosse la prima volta in cui la sentiva... Alastair osservò attentamente la ragazza mentre l’aiutava a scendere dalla scrivania, chiudendole in fretta la finestra alle spalle per evitare che il freddo riempisse la stanza. 
Isabelle lo guardava di rimando, gli occhi verdi carichi di una nota quasi implorante che non gli lasciarono scelta: annuì, guardandola con aria leggermente accigliata.

“Certo. Ma cosa c'è Belle?” 

“Niente, volevo solo stare con te.” Isabelle gli sorrise, sapendo di non averlo convinto: tra di loro si era creato un piccolo muro nelle settimane precedenti, da quando lui aveva capito che c'era qualcosa in lei di diverso, qualcosa che non voleva dirgli. 
Ma Isabelle si ostinava a non parlare, a fare come se niente fosse... come se si stesse immaginando tutto.

Non era così, Alastair Shafiq ne era sicuro. Ma anche se il loro rapporto era in bilico, non poteva dirle di no, lo sapevano entrambi.
 
“D'accordo. Ho capito, come al solito non vuoi dirmi niente...  Quando me lo chiedi c'è sempre qualcosa che non va, ma se non vuoi parlarne fa’ pure. Ma resta, se vuoi.” 
 
“Grazie. Non... non mi va di restare sola.”   Nessuno dei due disse altro per qualche minuto, del resto non avevano bisogno di parole: lei si stese sul suo letto e lui si sistemò sul pavimento accanto a lei con un cuscino, come avevano fatto centinaia di volte quando qualcuno dei due stava male per qualcosa e non voleva stare solo.

Di solito si tenevano per mano, ma quella sera non lo fecero. 
Isabelle fissò lo sgaurdo sul soffitto, consapevole di essere sul punto di rovinare la sua amicizia con Alastair... sapeva di farlo soffrire, ma lo faceva sopratutto per lui, perché gli voleva bene. 

Forse doveva dirglielo:
 
“Al?” 

‘Si?” 

“Lo so che non sono quella di sempre ultimamente... ma passerà, te lo prometto. Ti voglio bene, non scordarlo mai.” 

Isabelle si sporse leggermente giù dal letto, rivolgendogli un mezzo sorriso che Alastair non ricambiò, limitandosi a guardarla con esasperazione e scetticismo: sapeva che gli voleva bene. Quello che non sapeva era perché si comportasse in quel modo scostante da quando l'anno era iniziato. 
 

                                                                             *

 
Lunedì 13 Ottobre 


Con sua sommo sollievo, nessuno era sembrato troppo sorpreso nel vederla uscire dalla camera di Alastair... e nessuno si era fermato a farle domande irritanti che le avrebbero fatto perdere la calma molto rapidamente. Isabelle si chiuse lentamente la porta alle spalle, sperando di non svegliare il ragazzo mentre s’incamminava lungo il corridoio quasi deserto, ringraziando la sua buona sorte: si era fortunatamente svegliata presto, quindi non c'era ancora un gran via vai di studenti che scendevano per la colazione... per fortuna, non aveva alcuna voglia di sentire domande o commenti da qualche imbecille. In genere svegliava l'amico a suon di cuscinate e scendevano insieme, ma quella mattina non le sembrava proprio che fosse il caso... non quando tentava di continuò a sfuggire alle sue domande sempre più insistenti. 

A quanto sembrava però non era l'unica ad essere già sveglia, perché la ragazza si ritrovò presto affiancata da una figura decisamente familiare, che camminava con lunghe falcate e le mani sepolte nelle tasche dei pantaloni blu:

“Buongiorno... come mai hai fatto visita ad Al?” 
“Non credo che siano affari tuoi Jax... non c'è un motivo particolare, volevo solo vederlo.” 

Isabelle tenne gli occhi verdi puntati dritti davanti a sè, ma seppe che il compagno le aveva appena lanciato un'occhiata in tralice, poco convinto dalle sue parole:

“D'accordo, non sono affari miei... ma prima o poi potresti finire nei guai Belle, anche se ormai qui siamo tutti abituati a vederti uscire dalla camera di Al. Sai, qualcuno si potrebbe fare strane idee.” 

“Che se le facciano, non mi importa.” 

"Come ti pare, tanto ti conosco e so che farai quello che vorrai, come sempre. Ma magari chissà, una volta o l'altra potresti anche venire a trovare me invece che Alastair.” 

Jackson sorrise e Isabelle si lasciò scappare una mezza risata, lanciandogli un'occhiata quasi divertita mentre si fermavano alla fine del lungo corridoio, davanti al pianerottolo:

“Certo, ti piacerebbe Wilkes. In ogni caso, se tutta la scuola vuole spettegolare su me e Al che facciano, ognuno è libero di pensare ciò che vuole. Ma non c'è niente tra noi due, lo sai bene anche tu.” 

“Si, io lo so... ma dimmi, perché te la sei svignata stamattina?” 

“Non volevo svegliarlo, mi sento un po’ in colpa per essermi intrufolata in camera sua... ultimamente è un po’ difficile. In ogni caso ci vediamo dopo Jax, ora devo andare prima che qualche insegnante mi veda qui.” 

Prima di dargli il tempo di dire altro Isabelle iniziò a scendere le scale, sotto lo sguardo leggermente accigliato del ragazzo: ovviamente Alastair gli aveva parlato spesso di Isabelle, di come secondo lui gli stesse nascondendo qualcosa. Gli dispiaceva vedere così il suo amico ovviamente, ma moriva anche dalla voglia di sapere se aveva ragione o meno.


                                                                            *


“Dovrebbero farne uno studio vero e proprio, a mio parere...” 

“Voi due che parlate di ricerche e studi di lunedì mattina? Ragazze, così mi sorprendete!” 


Adrianus sorrise, mettendo le braccia sulle spalle di Alexandrine e Frankie mentre le due uscivano dalla Sala da Pranzo per andare a lezione, dopo aver fatto colazione. 

“Non farti strane idee Steb, stavamo dicendo che il tempo passa più velocemente del normale nel fine settimana... e secondo Frankie bisognerebbe fare un’esperimento a riguardo.” 

Alexa sorrise all'amico con aria divertita, facendolo annuire come se avesse capito:

“Naturalmente. Mi sembrava strano che voi due steste parlando di studio...” 

“È lunedì mattina Steb, non avrei comunque la capacità di farlo... la sola idea di dover andare a lezione di Incantesimi mi opprime. Secondo voi cominceranno già a tormentarci con la storia degli esami di fine anno?” 
 
Le labbra di Francisca si piegarono in una smorfia, quasi rabbrividendo al solo pensiero: era già piuttosto assonnata, non avrebbe proprio retto a discorsi opprimenti sugli esami alla prima ora del lunedì. 

"Certo che lo faranno. Quel branco di sadici ci gode a vederci sotto pressione, ve lo dico io.” 

Alexa scosse il capo, arrendendosi all'idea di passare l'intero anno scolastico sentendosi ripetere almeno ogni giorno la parola “M.A.G.O.”. Se non altro la rossa si rincuorava pensando alla prima ora della settimana, Incantesimi le era sempre piaciuta molto. 

“Già. Specialmente Jefferson...”.  Frankie sbuffò sommessamente, maledicendo mentalmente il Vicepreside: la notte precedente era stato molto poco gentile e benevolo, li aveva fatti correre più del solito per poi insistere tremendamente sull’Occlumanzia, facendoli tornare nelle loro camere perfettamente esausti. 

Non per niente la ragazza si lasciò scappare uno sbadiglio, rimpiangendo le ore di sonno perdute... di sicuro quella sera sarebbe andata a letto alle nove. Alexa le lanciò un’occhiata come a volerle dire che la capiva, mentre invece Adrianus sorrise alla morettina, guardandola con aria divertita:

“Che cosa c'è Frankie, hai dormito male?” 

“Un pochino.” 

“Fammi indovinare... pensavi a qualcuno?”   Adrianus sorrise, gli occhi chiari scintillanti mentre Alexa cercava di non ridere e Frankie si stringeva nelle spalle con noncuranza, parlando con un tono perfettamente calmo e controllato: all'inizio aveva trovato molto difficile mentirgli e fare finta di niente, glissando su domande del genere visto che non doveva o poteva sapere della Night School... ma ormai ci si era abituata. 

“Se anche fosse non te lo direi! E ora andiamo, la campanella infernale sta per suonare!”

“Ti conosco Frankie, lo so che stai evitando le mie domande... prima o poi dovrai rispondere, la campanella non ti salverà sempre!” 


                                                                                  * 


Camila trattenne a fatica uno sbadiglio, sbuffando e lanciando un'occhiata torva in direzione di Etienne e Mathieu, seduti nel banco davanti al suo: quei due continuavano a sbadigliare dall'inizio dell'ora, avevano fatto venire sonno anche a lei. 

L’americana si era seduta accanto a Francisca e ad Alexandrine, nell'ultimo banco infondo all’aula... e si stava divertendo parecchio ad osservare il teatrino delle due ragazze, con la rossa che riusciva perfettamente in ogni consegna assegnata e la mora che sospirava di continuo, domandando a mezza voce perché quella mattina non si era data malata invece di presentarsi a lezione. 

Aveva sentito molto parlare di quel duo da quando era entrata alla Cimmeria, udendo qualche commento in Sala da Pranzo o in Sala Comune. 
A quanto sembrava non era l'unica a trovarle divertenti, anche se più di una volta si era trattenuta dall’alzarsi e trasfigurare qualcuno in una lumaca: in quel mese aveva sentito più di una volta qualche lingua biforcuta definire Alexandrine “Darwin la strana”. 

Certo non la conosceva ancora molto bene dopo solo qualche settimana, ma in generale non le era mai piaciuto sentire quel genere di commenti... forse perché sapeva perfettamente cosa voleva dire vivere in un mondo tutto proprio.

Alexandrine non era strana o un po’ matta, come aveva sentito dire spesso... a volte sembrava che vivesse su un altro pianeta, con la testa completamente tra le nuvole e lo sgaurdo perso nel vuoto. Delle volte se ne usciva con dei discorsi strampalati che forse capiva solo lei, ma Frankie sembrava non farci molto caso: le sorrideva, guardandola con un misto di divertimento e affetto senza giudicarla, come se ci fosse abituata e le volesse bene proprio per quello che che era. Alexandrine Darwin non era una persona cattiva, anche se la conosceva da solo un mese Camila ci avrebbe messo la mano sul fuoco. 


"Perché la trattano così? Sono ingiusti.”

“Mia madre dice sempre che ci sono fin troppe persone pronte a giudicare velocemente... non la conoscono, giudicano solo quel che vedono. Lascia perdere, io ho smesso di tentare di farli smettere. Sono solo degli idioti.” 

Frankie si strinse nelle spalle, parlando a voce molto bassa per non farsi sentire dalla rossa che, accanto a lei, stava scarabocchiando qualcosa sulla sua pergamena.

Camila annuì, sorridendo alla ragazza come se fosse d'accordo:

“Tua madre ha ragione Frankie, io non amo le persone che giudicano di continuo... proprio per niente.” 

“Alexa è strana? Si, lo è, è la mia migliore amica e lo posso affermare con certezza... ma sai una cosa Cami? Lo sono anche io, non immagini quanto. Quindi, che dire, direi che ci siamo proprio trovate.” 

Francisca aveva sorriso e Camila non era riuscita a non imitarla, annuendo con un leggero cenno del capo, sempre più certa che quelle due, più che strane, fossero due ragazze d'oro oltre che delle amiche fantastiche. 

                 
                                                                                  *


“Ragazze, possiamo sederci qui con voi?” 

“Certo!” 

Alexandrine sorrise, annuendo allegramente con il capo e invitando Etienne e Mathieu a prendere posto al tavolo occupato da lei, Francisca e Camila.
Per un attimo l'idea di alzarsi e sbandierare ai quattro venti che la “strana” sedeva al tavolo con i due ragazzi nuovi la tentò, ma poi decise di limitarsi a sorridere, restando ferma e seduta. 

Cercò inoltre di non ridere mentre accanto a lei Francisca mangiava in silenzio, il capo chino... e Camila la guardava con gli occhi fuori dalle orbite, come se non riuscisse a credere di assistere ad un simile mutamento della ragazza, che in genere rideva, chiacchierava e gesticolava senza sosta. 

In realtà Francisca era piuttosto silenziosa e quasi timida all'inizio, con chi non conosceva bene... ma questo l'americana non poteva ancora saperlo, a differenza di Alexa.

“Grazie... rassegnatevi, Mathieu adora la compagnia delle ragazze.” 

Etienne roteò gli occhi mentre prendeva posto, facendo ridacchiare Camila mentre l'amico si limitava a sorridere con aria divertita:

“Piantala ET, non è un crimine volersi sedere accanto a delle ragazze carine, no? E poi lo sai, io ho sempre avuto più amiche femmine.”

“Lo so, non per niente a Beauxbatons molti pensavano che fossi ga-“ 

Etienne però non fini la frase: il respiro gli si mozzò per un attimo quando l'amico gli assestò un doloroso calcio al ginocchio sotto al tavolo, mentre sia Alexa che Camila si trattenevano dal ridere, avendo intuito comunque quello che il francese voleva dire. 

“Lasciamo perdere, la gente è piena di stupidi pregiudizi... piuttosto, visto che voi due studiate qui da parecchio non è che potreste toglierci qualche curiosità?” 

“Curiosità? Di che tipo?”   Alexa inarcò un sopracciglio e diede al contempo una gomitata a Frankie, intimandole silenziosamente di smettere di fare la timida mentre Mathieu si stringeva nelle spalle, con Etienne accanto che si stava ancora riprendendo dal calcio:

“Non so, sui nostri compagni dell'ultimo anno, ad esempio.” 

“Cosa volete sapere sui nostri compagni?” 

Adrianus, che era appena spuntato accanto al tavolo occupato dal gruppo, inarcò un sopracciglio con scetticismo e curiosità allo stesso tempo, osservando prima Mathieu e poi le ragazze.
Alexa sbuffò, facendo un gesto con la mano come a volergli dire di andarsene:

“Lascia perdere Steb... anzi, gira al largo. Tu sei amico di tutti, non possiamo spettegolare con te nei paraggi!” 

“Dimmi un po’ Miss Darwin, tu e Frankie volete sparlare di me, vero?” 

“Ma fammi il favore, come potremmo sparlare di t- niente, non ho detto niente.”  Francisca abbassò il capo con la stessa rapidità con cui l'aveva sollevato, arrossendo di colpo – aveva sempre odiato la sua predisposizione a farlo – e puntando gli occhi verdi sul suo piatto mentre Adrianus sorrideva e Alexa non sapeva se prendere il tavolo a testate o prendersi a schiaffi da sola:

“Frankie, sei davvero carina... ma Alexa non mi vuole, quindi levo le tende... vi lascio spettegolare, ma dopo voglio sapere se avete parlato di me.” 

Adrianus sorrise, strizzando l'occhio alla rossa prima di allontanarsi effettivamente dal tavolo per raggiungere Jackson e Alastair. Alexa lo seguì con lo sgaurdo ma poi sorrise, rivolgendosi ai suoi interlocutori e intrecciando le dita, quasi con aria cospiratoria:

“D'accordo ragazzi. Allora... diteci cosa volete sapere e di chi, io e la mia collega Frankie saremo liete di aiutarvi.” 

“Io veramente non ho mai detto che l’avrei... ok va bene, vi ascolto.” 

Francisca sbuffò, arrendendosi ad un’occhiata di Alexa, che la spronò a non fare la timida e ad aprirsi un po’ mentre sia Etienne che Mathieu sorridevano, morendo dalla voglia di saperne di più sugli studenti della Cimmeria: se Alexa e Francisca erano quasi due libri aperti, lo stesso non si poteva dire di molti loro compagni, molto più enigmatici.


                                                                                *


"Sai, ieri ho finalmente parlato con lei.” 

“Mi fa piacere... è un inizio. Quando il suo nome smetterà di essere tabù potrò ritenermi soddisfatta.” 

Phoebe sbuffò, dando un pizzicotto sul braccio di Isabelle, facendo ridacchiare l'amica mentre, sedute in ultima fila a Trasfigurazione, più che seguire la lezione si stavano dando alle chiacchiere. 

“Ahia! Sei diventata manesca, Bibi?” 

 “Si, se non la smetti di fare ironia! Non è affatto tabù, sono perfettamente in grado di chiamare Camila per nome. Vedi?” 

Phoebe lanciò un’occhiata carica di soddisfazione all'amica, come a volerle dimostrare che aveva in parte superato il muro che la divideva dalla sorellastra: si erano parlate di rado in quel mese, più che altro perché lei cercava spesso e volentieri di evitarla... ma dopo pranzo, quando Phoebe stava cercando una Isabelle apparentemente scomparsa, si era imbattuta proprio in quell’insolita ragazza dai capelli colorati. Camila le aveva sorriso con fare un po’ incerto, salutandola e chiedendole come stesse...

Phoebe aveva deciso di non scappare, non per l'ennesima volta: le aveva risposto, parlando tranquillamente e con un tono pacato, cercando di non fare la sarcastica come suo solito, risparmiando alla sorella frecciatine di alcun tipo. 
Qualcosa le diceva che non sarebbero mai diventate migliori amiche, ma almeno poteva provare ad essere gentile e comportarsi normalmente nei suoi confronti. 

“Ottimo lavoro Phoebs... ti farò una statua come merito, riesci addirittura a pronunciare un nome!” 

Isabelle simulò un debole applauso è l'amica sbuffò, minacciandola di trasfigurarla in un colibrì se non si fosse tappata la bocca. Isabelle rise ma obbedì, lasciando cadere il discorso mentre l'amica le rivolgeva un’occhiata in tralice, vagamente sospettosa:

“Ma basta parlare di me e di mia sorella, Miss Van Acker... dimmi, dov’eri nella pausa pranzo?” 

“Chiusa in Biblioteca a fare i compiti.”    La risposta più che pronta della ragazza fece inarcare un sopracciglio a Phoebe, guardando l'amica con lieve scetticismo: forse aveva risposto anche troppo velocemente. Isabelle sembrò quasi sentire i suoi pensieri perché sospirò, abbassando gli occhi sul libro quasi con lieve esasperazione:

“Se non mi credi puoi chiedere a Julia.”   Il tono gelido con cui Isabelle si riferì alla Bibliotecaria spinse Phoebe a scuotere il capo alla svelta, dandosi mentalmente della stupida per trattare la sua migliore amica quasi come una criminale, con tutte quelle domande:

“No, certo che ti credo, scusami. Scusa, è solo che... beh, ultimamente sparisci spesso, tutto qui.” 

“Stare sola non mi dispiace a volte, lo sai bene.” 

Lo so, ma non l'avevi mai fatto così tanto prima d'ora


Avrebbe voluto dirlo, ma Phoebe non lo fece: aveva bisogno di lei, non aveva alcuna intenzione di perdere Isabelle Van Acker... non voleva litigare, per nessun motivo. 
Sapeva che la sua curiosità e quella di Alastair spesso innervosivano la ragazza, ma entrambi lo facevano solo perché la conoscevano fin troppo bene... e per quanto fosse una brava bugiarda e per quanto ci provasse, non stava riuscendo a fregarli, non del tutto.


                                                                                   *


“So a cosa stai pensando.” 

“Allora evita di farmelo notare.” 

“Come siamo scorbutici... Isabelle ti fa ancora dannare? Sai, l'ho vista uscire dalla tua camera questa mattina, credevo aveste risolto.” 

“La conosco, so cosa vuol dire quando mi chiede di dormire con lei... c'è qualcosa che non va, ha paura Jax. Ma è orgogliosa, non lo ammetterebbe mai.” Alastair sospirò, osservando il cielo grigio attraverso il vetro della finestra della camera del suo migliore amico, che invece era comodamente seduto sul suo letto con un libro in mano. 

Nonostante stesse leggendo però Jackson lo stava comunque ascoltando, piuttosto attentamente anche.

“Di cosa dovrebbe aver paura?” 

“Non lo so, non ne ho idea. Quando eravamo piccoli e veniva a stare da me, in estate, mi chiedeva di dormire con lei dopo un brutto sogno. Vorrei che fosse ancora tutto così semplice, vorrei poterla aiutare ma se non mi parla, non lo posso fare.” 

“So che hai paura di perderla Al... sei orgoglioso anche tu e non lo ammetti a voce alta, ma so che è così. Dovresti però guardare il lato positivo: è vero, forse ti sta nascondendo qualcosa, ma stanotte è venuta da te. Ti vuole bene, di te si fida, altrimenti non l'avrebbe fatto, no?” 

Alastair non disse nulla per un attimo, mentre spostava lo sgaurdo sull’amico. Poi però accennò un lieve sorriso, guardandolo con sincero affetto:

“Sai Jax, a volte quando leggi mi chiedo se tu mi stia ascoltando o meno... eppure sforni comunque le tue perle di saggezza.” 

“Io ascolto sempre Al, anche quando può sembrare il contrario... non dimenticarlo.” 


                                                                                       *


Non sapeva bene nemmeno lui perché fosse andato lì... di nuovo. 

Jude era seduto su una panca, in prima fila. Aveva smesso di gironzolare per la cappella cercando un qualche indizio: l'aveva già setacciata diverse volte, nelle settimane precedenti, e non aveva mai trovato assolutamente niente. 

Eppure Isabelle Van Acker era stata lì, la sera della partita, ne era assolutamente certo: aveva visto le luci accese, e il giorno dopo aveva intravisto un disegno che ritraeva proprio la cappella, nel quaderno nero che la ragazza riempiva sempre di schizzi. E poi praticamente tutti gli studenti del settimo e sesto anno erano stati alla partita, quella sera... quindi avrebbe avuto molte meno probabilità di essere vista da qualcuno, anche se Jude sapeva per certo che quella ragazza sapesse benissimo come entrare e uscire dalla scuola senza farsi notare.

Gli venne quasi da sorridere, pensando a quanto si somigliassero, in qualche modo: dopotutto anche lui aveva un quaderno che si portava perennemente appresso. Solo che lui non ci disegnava sopra, benché fosse piuttosto bravo... no, per i disegni usava semplici album, quel quaderno era adibito a ben altro. 


So che sei stata qui Isabelle... cosa stai combinando? 


Non sapeva perché, ma era tremendamente curioso.... sapeva che c'era qualcosa sotto, qualcosa d’importante. Avrebbe potuto pensare che si era incontrata con un ragazzo, certo... ma no, non era niente del genere, ne era sicuro. 

Era seduto lì, immobile, facendo vagare lo sguardo sulle pareti dell’antica costruzione, in gran parte ricoperte da poesie e frasi scritte in tutte le lingue, dal latino al greco, dall’inglese al francese, dal tedesco allo spagnolo. 


Qualche giorno prima aveva persino provato a chiedersi perché ci desse tanta importanza... ma si era dato una risposta molto in fretta: probabilmente perché non aveva molto altro a cui pensare, e aveva bisogno di qualcosa di macchinoso su cui concentrarsi. 

Jude Verrater si alzò, scivolando dalla panca e incamminandosi lungo la navata, mentre i suoi passi echeggiavano nel completo, assoluto silenzio della cappella deserta e illuminata dalla luce che filtrava attraverso le vetrate colorate delle finestre ad arco. 

C'era qualcosa che gli stava sfuggendo, lo sapeva... ma prima o poi avrebbe trovato quel pezzo per risolvere il puzzle, ne era assolutamente sicuro. 


















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Angolo Autrice:

Buonasera! Allora, come ho già accennato prima del capitolo, fino a circa Natale andrò abbastanza rapidamente con la narrazione... ma da lì la frequenza dei capitoli aumenterà, naturalmente.

Che dire, spero che vi sia piaciuto e come al solito scusate per il ritardo... la buona notizia (?) è che ho finito una storia poco tempo fa e sono sul punto di finirne un'altra, quindi di sicuro avrò più tempo e voglia di scrivere su questa non dovendo dare la precedenza a quelle.

Domanda del capitolo: compleanno del vostro OC? 

Ci sentiamo presto spero, buonanotte! 

Signorina Granger 

   
 
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