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Autore: Christine Enjolras    08/01/2017    1 recensioni
Marius Pontmercy, sedici anni, ha perso il padre e, nel giro di tre mesi, è andato a vivere con il nonno materno, ora suo tutore, che lo ha iscritto alla scuola privata di Saint-Denis, a nord di Parigi. Ora Marius, oltre a dover superare il lutto, si trova a dover cambiare tutto: casa, scuola, amici... Ma non tutti i mali vengono per nuocere: nella residenza Musain, dove suo nonno ha affittato una stanza per lui dai signori Thénardier, Marius conoscerà un eccentrico gruppo di amici che sarà per lui come una strampalata, ma affettuosa famiglia e non solo loro...
"Les amis de la Saint-Denis" è una storia divisa in cinque libri che ripercorre alcune tappe fondamentali del romanzo e del musical, ma ambientate in epoca contemporanea lungo l'arco di tutto un anno scolastico. Ritroverete tutti i personaggi principali del musical e molti dei personaggi del romanzo, in una lunga successione di eventi divisa in cinque libri, con paragrafi scritti alla G.R.R. Martin, così da poter vivere il racconto dagli occhi di dodici giovanissimi personaggi diversi. questo primo libro è per lo più introduttivo, ma già si ritrovano alcuni fatti importanti per gli altri libri.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Marius

Avevano da poco finito di mangiare e già Marius si sentiva stanchissimo: in quella mattinata era stato buttato sottacqua una decina di volte, portato alla piscina con le onde, convinto a giocare a beach volley ed era stato trascinato più volte sugli scivoli. Avrebbe solo voluto dormire un po’, ma sapeva che Courfeyrac non glielo avrebbe permesso.

“Stai bene?” Feuilly apparve dietro di lui e si sedette sulla sdraio al suo fianco.

“Sì… sono solo un po’ stanco” disse Marius, appoggiando la testa sulle mani.

Feuilly si tirò indietro, sostenendosi con le braccia, e gli chiese: “Courfeyrac ti ha fatto fare qualsiasi cosa, eh?”

“Non so dove la trovi tutta quell’energia…” Marius si voltò verso Courfeyrac e lo guardò mentre correva da una parte all’altra, cercando di convincere Combeferre a fare qualcosa di imprecisato.

“Me lo sono sempre chiesto anch’io. È stato il mio compagno di stanza per due anni eppure non ho mai capito il suo segreto!” ammise Feuilly, girandosi verso Courfeyrac a sua volta.

Il ragazzo lentigginoso si voltò sorpreso verso di lui e gli disse: “Davvero eri in camera con lui?”

Feuilly lo guardò sorridendo e gli fece segno di sì con la testa. “Era il mio primo anno di lavoro: mi serviva un posto che non costasse troppo! Sai, avendo un lavoro che mi permettesse di badare a me stesso non mi andava di restare in orfanotrofio: avrei fatto spendere loro soldi inutili!”

“Non me lo aveva detto!”

“Ahahah! Non mi sorprende!” disse Feuilly divertito. “Courfeyrac ha la concentrazione di un pesce rosso! Però è un bravo ragazzo ed è simpatico: non conosco nessuno che non lo sopporti!”

Marius si voltò nuovamente verso Courfeyrac e dietro di lui vide Bahorel. “Beh… Bahorel non mi sembra che ci vada molto d’accordo…”

“Bahorel è fatto a modo suo!” disse Feuilly, sorridendo. “Non è che non vanno d’accordo è solo che lui è un ragazzo che se ne sta sempre un po’ sulle sue… Courfeyrac, invece, è sempre entusiasta di tutto, esuberante, a volte un po’ invadente… è normale che uno come Bahorel si spazientisca.”

“Voi vi conoscete molto bene, vero?”

“Da due anni, ormai” spiegò Feuilly. “Il nostro è stato un incontro bizzarro!”

“Davvero?” L’affermazione di Feuilly lo aveva incuriosito. “Come vi siete conosciuti?” Il ragazzo ricciolino stava per iniziare il racconto, ma venne interrotto.

“RAGAZZIIIIIIIIII!” gridò Courfeyrac. Quando i due ragazzi si girarono verso di lui, videro che stava trascinando Enjolras per un braccio. “VENITE A GIOCARE A BEACH VOLLEY???”

“Smettila di gridare! Cerca di avere un po’ di contegno!” lo sgridò Enjolras, cercando di liberare il polso dalla presa del suo amico.

“Scusa!” disse tranquillamente Courfeyrac. Poi si girò nuovamente verso Marius e Feuilly e, alzando entrambe le braccia, e di conseguenza anche quello di Enjolras che ancora stringeva saldamente, urlò: “QUINDI?!”

A Marius parve di sentire Enjolras dire: “Come non detto, eh? Almeno mollami il braccio!”

“Per me va bene!” disse ad alta voce Feuilly a Courfeyrac, alzandosi. Prima di raggiungerlo, si voltò di nuovo verso Marius e gli disse: “Se sei stanco resta pure qui: mi invento io qualcosa!”

“Grazie, Feuilly.” Detto questo, Marius si stese sulla sdraio, recuperò il suo telefono, si mise le cuffie nelle orecchie e, accendendo la musica, chiuse gli occhi.

Sentiva ancora gli altri parlottare, ma aveva gli occhi pesanti e non riusciva ad aprirli per guardare cosa stesse succedendo. Il lettore mp3 del suo iPhone stava riproducendo ‘Everything I do’ di Bryan Adams e la delicatezza di quella canzone lo trascinò dolcemente verso un sonno profondo.

 

“Marius?” si sentì chiamare da una voce delicata e leggera. Quando aprì gli occhi, il ragazzo si ritrovò davanti Jehan che lo guardava con sguardo curioso. Marius era disorientato: non si era nemmeno reso conto di essersi addormentato e non sapeva dire quanto tempo era passato. La lieve scottatura che si ritrovò sulle ginocchia gli fece capire che doveva aver dormito un bel po’, quindi guardò l’orologio del suo telefono e vide che era passata circa un’ora e mezza. “Stai bene?” gli chiese Jehan.

“Sì… credo di essermi addormentato…” rispose Marius, stiracchiandosi. “Dimmi, Jehan. Che succede?”

“Ho bisogno di una mano a finire il mio castello” disse arrossendo Jehan. “Mi aiuteresti, per favore?” Marius si rese conto che ciò che Enjolras gli aveva detto qualche giorno prima era vero: era impossibile dire di no a Jehan. Si alzò e andò insieme al minuto ragazzino verso la zona sabbiosa. Vide che i ragazzi stavano ancora giocando, quattro contro quattro: dopo tutto quel tempo dovevano essere quasi a fine partita. Quando arrivarono a destinazione, Marius vide il castello di Jehan. Quello non era un castello di sabbia: era un’autentica scultura!

“L’hai fatto davvero tu?!” disse Marius, sorpreso della precisione con cui era realizzato il castello. Si avvicinò e si chinò di fianco per guardarlo meglio: inginocchiato lì vicino notò che era alto fino al suo mento e aveva le fattezze di una fortezza medioevale, con le mura di protezione, quattro torri di altezze diverse e un ponte d’ingresso, con degli archi sottostanti. Jehan aveva persino disegnato i segni dei mattoni e le finestre: era un’opera d’arte!

“Sì!” disse orgogliosamente Jehan. “Ci vuole molta pazienza per fare un castello di sabbia.” Detto questo, Jehan abbassò lo sguardo e scosse un po’ il suo costume, aggiungendo: “Dopo dovrò farmi una doccia perché ho il costume pieno di sabbia.” Marius non faticò a crederlo: quel costume in camouflage marrone e giallo fluorescente era come minimo di due taglie in più della sua, quindi normale che si fosse riempito di sabbia.

“Che cosa ti serve?” disse Marius, spostando il suo sguardo da Jehan alla scultura.

Jehan si avvicinò al suo castello e indicò una quinta torre che stava sorgendo dietro alle altre. “Mi dovresti aiutare con l’ultima torre” disse. “Devo farla più alta delle altre e avrei bisogno che tu sorregga la base: ho paura che cada…”

Marius si chiese se sarebbe stato in grado di non rovinare quella scultura. Girò attorno al castello di sabbia e raggiunse il punto il cui doveva innalzarsi la nuova torre. Fece attenzione a restare piuttosto lontano in modo da non rischiare di prenderlo dentro. “Dimmi tu che fare.”

Jehan, felice, corse a riempire una bottiglia con dell’acqua, tornò da Marius e insieme iniziarono a costruire l’ultima torre. Marius notò che il ragazzo aveva una precisione a dir poco maniacale: lavorava per strati, quasi la stesse costruendo con mattoni veri. Prima che ebbero finito, gli altri ragazzi fecero in tempo a terminare la partita. Mancava giusto la punta del tetto quando Bahorel arrivò per chiamarli.

“Questo sarebbe un castello di sabbia?!” disse sorpreso quando arrivò. “Me lo aspettavo molto più semplice quando hai detto che lo avresti voluto fare!”

“Ti piace?” disse Jehan, sembrando molto fiero del suo lavoro.

“Direi che è notevole!” ammise Bahorel, accovacciandosi tra lui e Jehan; da quella posizione, Marius riuscì a vedere perfettamente il suo tatuaggio: un lungo drago stilizzato realizzato sullo stile dell’enorme tatuaggio maori, leggermente frammentato, dal contorno nero, si allungava dalla spalla sinistra fino all’attaccatura del collo. Lo aveva notato non appena Bahorel si era tolto la maglietta, ma non era ancora riuscito a vederlo da vicino. Poi, Bahorel mise una mano sulla testa di Jehan e spinse verso terra, abbassando la visiera del cappellino da baseball. “Ottimo lavoro!”

Jehan tirò su la visiera, poi sorrise per ringraziare e corse via dicendo: “Voglio farlo vedere ad Enjolras!”

Jehan aveva detto che avrebbe chiamato Enjolras, ma tornò assieme a tutto il resto del gruppo. Rimasero tutti colpiti dall’opera in sabbia: possibile che nessuno sapesse di questo talento? Jehan trascinò Enjolras vicino al castello e gli mostrò ogni dettaglio della sua opera, mentre Joly consigliò a Bossuet di restare a distanza, prima che ci inciampasse sopra. Marius notò che Combeferre confabulava con Bahorel, ma sembrava contrariato, quasi volesse impedirgli di fare qualcosa. Alla fine Bahorel prese comunque la parola, spingendo indietro Combeferre: “Jehan sai che non puoi lasciarlo lì in eterno, vero?”

“Sì…” disse Jehan quasi triste. “Però mi spiace doverlo disfare di già…”

“Perché non ti fai fare una foto lì vicino?” propose Joly, avanzando verso di lui. “Non avrai più quello concreto ma ti resterà comunque un ricordo visibile.”

“Sì! Feuilly mi fai una foto qui vicino, per favore?” chiese Jehan entusiasta.

“Certamente” disse il ragazzo già con in mano il telefono. Gli altri ragazzi si spostarono lasciando Jehan con la sua opera di sabbia.

“Venite anche voi! Facciamone una tutti assieme!” propose il minuto ragazzino, facendo segno agli altri di unirsi a lui.

“Una foto tutti assieme!” disse felice Courfeyrac. “È passato un sacco di tempo dall’ultima!”

“Io me ne tiro fuori…” iniziò a dire Joly in imbarazzo. Non fece in tempo a proseguire che Bossuet lo prese in braccio e lo portò verso il castello. Anche Enjolras avrebbe preferito non apparire nella foto: disse che non gli piaceva farsi fotografare. Ma gli altri non accettarono il suo rifiuto, quindi Grantaire e Courfeyrac si alzarono, lo presero per i polsi e lo trascinarono al centro del gruppo.

“Feuilly e tu?” disse Jehan sbucando da dietro il castello.

“Se vuoi scatto io la foto” propose Marius a Feuilly: si sentiva un pochino di troppo a stare in mezzo al gruppo al suo posto.

“Ma scherzi? No, ci devi essere anche tu!” disse Feuilly prima di guardarsi attorno. Poi vide passare una ragazza, la fermò e le chiese se poteva scattare lei la foto, spiegandole cosa fare.

Marius era davvero felice che i ragazzi lo avessero voluto con loro. Questa era la prova che i ragazzi lo avevano integrato nel gruppo completamente: non era stata solo una sua impressione. Fecero fare diverse foto a quella povera ragazza, una più bizzarra dell’altra. Poi Enjolras pensò che fossero abbastanza e andò a recuperare il telefono di Feuilly dalle mani di lei, mostrando un certo imbarazzo. Marius li vide parlare, anche se il biondo ragazzo sembrava davvero a disagio nel risponderle. Poi lei gli chiese qualcosa alla quale lui rispose con un timido gesto con la testa e sembrò dirle ‘No, scusami’, senza perdere il sorriso di cortesia che aveva in volto. Lei sembrava un po’ dispiaciuta, ma non glielo fece pesare e lo salutò, raggiungendo le ragazze che l’aspettavano dietro di lei. Quando se ne fu andata, Enjolras si voltò, mise le mani sui fianchi e riprese fiato, come si fosse tolto un peso.

Marius lo raggiunse e, guardando il gruppo di ragazze allontanarsi, gli chiese: “Tutto a posto?”

Enjolras alzò lo sguardo verso di lui e Marius ebbe l’impressione che fosse ancora un po’ agitato. “Sì sì” rispose alla fine. “È solo che io con le ragazze non sono molto a mio agio.”

“ENJOLRAS, MARIUS!” li chiamò Courfeyrac dalla zona dove avevano le sdraio. “VENITE IN ACQUA?”

Allora lo raggiunsero e, quando arrivarono davanti alla sdraio su cui stava Bossuet, Marius si accorse che il suo cellulare stava squillando.

Marius corse verso la sua sdraio, recuperò il telefono dalla tasca dello zaino e rispose: “Pronto?”

“Marius! Ma dov’eri, ragazzo?” disse un’anziana voce dall’altro capo del telefono.

“Nonno!” Era la prima volta che monsieur Gillenormand e Marius si sentivano da quando il ragazzo aveva cominciato la scuola: non si aspettava che lo avrebbe chiamato.

“È tutto il giorno che provo a chiamarti.”

“Scusami, nonno. Sono stato un po’ impegnato, oggi” disse Marius, alzando lo sguardo verso gli altri ragazzi: fu così che vide Courfeyrac guardarlo e chiedergli muovendo solo le labbra ‘è tutto ok?’. Marius fece di sì con la testa e fece cenno a lui e ad Enjolras che si sarebbe allontanato un attimo.

“Hai già avuto compiti da fare?” riprese monsieur Gillenormand.

“No no” disse Marius avviandosi verso un grosso albero appena fuori dalla zona piastrellata della vasca. Da lì riusciva ancora a vedere e sentire gli altri ragazzi.

“È tutto a posto ragazzo?”

“Certo va tutto bene, grazie.” Si poteva percepire un po’ di imbarazzo in quella conversazione: Marius e il nonno non erano abituati a parlarsi.

“TUFFO A BOMBA!!!” urlò Courfeyrac lanciandosi in acqua, sfiorando Bahorel durante l’atterraggio.

“Ma figliolo dove ti trovi? Cos’è questo baccano?”

A Marius sfuggì una risata mentre guardava Bahorel inveire contro Courfeyrac. “Sono in piscina con altri ragazzi: quelli che senti sono loro.”

“Hai già trovato degli amici?!” Forse le parole di suo nonno sembravano di sorpresa, ma Marius riuscì a percepire una certa felicità nel tono con cui le pronunciò.

“Marius vieni!” lo aveva chiamato Bossuet da bordo piscina. Marius gli fece segno che sarebbe arrivato tra poco, poi vide Combeferre spiegargli che era al telefono, quindi di non disturbarlo.

“Sì… direi proprio di sì!” disse Marius, sorridendo.

“Ottimo, ragazzo!” disse contento monsieur Gillenormand. “Sono contendo per te, figliolo!”

“Avevi ragione tu, nonno… è stata dura all’inizio, ma ora va tutto bene…” mentre parlava, Marius vide Courfeyrac uscire dalla piscina e recuperare un grosso materassino gonfiabile.

Poi il ragazzo dalle orecchie a sventola prese una rincorsa e si gettò direttamente in piscina su di esso: sembrò sprofondare leggermente, ma il materasso era talmente grande da tenerlo a galla. “MARIUS, MUOVITI!” urlò una volta arrivato in acqua.

“Ma lo volete lasciare tranquillo per cinque minuti?!” lo difese Enjolras, ancora seduto sulla sdraio.

“Sono stato molto fortunato…” aggiunse Marius guardando la scena.

“Mi sembri felice, ragazzo mio.”

“Lo sono, credimi” disse Marius in tutta sincerità. Poi ci fu un attimo di silenzio e il ragazzo aggiunse: “Mi… mi dispiace di aver fatto tante storie a cambiare scuola…”

“Non importa: riesco a immaginare quanto sia stata dura per te” disse il nonno. “L’importante è che ora tu sia tranquillo.”

“Grazie, nonno.”

“Ma dimmi: come sono questi ragazzi?”

Marius rimase a riflettere qualche istante. “Come descriverteli?” Alzò lo sguardo e vide Joly discutere con Bossuet.

“Vieni in acqua, dai!” disse Bossuet, prendendo il suo ragazzo per un polso.

“No, per favore… sai come la penso…” disse Joly cercando di tirarsi indietro.

“Buttalo in acqua, Bossuet!” incitò ad alta voce Grantaire. Courfeyrac e Bahorel davano man forte alla sua idea e anche Feuilly e Jehan, in realtà, volevano che Joly li raggiungesse. Combeferre, invece, sembrava contrario a quest’iniziativa, sostenuto da Enjolras.

Bossuet alla fine si stancò di discutere: tirò di forza Joly verso di sé, facendolo arrivare contro il suo petto, lo afferrò con entrambe le braccia appena sopra lo stomaco e si diresse verso la vasca urlando: “UNO… DUE…” Prima che potesse dire ‘tre’, Bossuet inciampò nei suoi stessi piedi e i due ragazzi caddero insieme in acqua con un sonoro *SPLASH*. Joly riemerse in fretta e si aggrappò subito al bordo; dopo un po’ anche Bossuet uscì e lo raggiunse.

Dovevano davvero aver fatto parecchio rumore perché il bagnino apparve dall’altra parte della piscina e urlò: “RAGAZZI! DOVETE METTERE LA CUFFIA QUANDO ENTRATE IN ACQUA!” Bossuet si girò immediatamente e gli gridò in risposta le sue scuse.

A Marius venne da ridere e poi aggiunse: “Diciamo che sono completamente folli!”

Quando li guardò di nuovo, vide che Joly stava tremando come una foglia, attaccato al bordo terrorizzato. Bossuet gli mise subito un braccio attorno alle spalle e lo restò a guardarlo spaventato, al che anche Enjolras e Combeferre si alzarono e lo raggiunsero, inginocchiandosi accanto a loro.

“Ma sono dei bravissimi ragazzi… davvero!” concluse Marius guardando come anche gli altri membri del gruppo si strinsero attorno a loro.

“Ne sono felice.” Seguì un momento di silenzio: Marius era concentrato a capire cosa stesse accadendo. Monsieur Gillenormand doveva aver capito che qualcosa distraeva Marius, quindi aggiunse: “Ti lascio tornare da loro, Marius: ci sentiamo presto. Passate un buon pomeriggio!”

“Grazie, nonno… ti chiamerò io presto. Passate un buon pomeriggio anche lì a casa.” Detto ciò, Marius salutò di nuovo e chiuse la chiamata, recandosi accanto ad Enjolras per capire cosa stesse succedendo.

“Che ti succede, piccolo?” chiese Bossuet: si vedeva che era preoccupato, e non poco.

“P-per favore… tiratemi fuori di qui… vi prego…” disse Joly senza smettere di tremare: guardava dritto davanti a sé con due occhi pietrificati dal terrore.

Combeferre lo guardò allibito per un attimo, poi incrociò gli occhi allarmati di Bossuet e disse a Joly: “Guarda che è perfettamente igienico qui. È tutto pulito e controll…”

“No… n-non è… per quello…” lo interruppe il ragazzo, che sembrava in preda al panico. Gli altri rimasero in silenzio, senza capire cosa stesse accadendo. A quel punto, Joly proseguì, senza distogliere lo sguardo da davanti a sé: “È… è che…” Marius vide che era paralizzato, non capiva se per la paura o per la vergogna.

“Aspetta…” ruppe il silenzio Combeferre. “Non mi dirai che non sai nuotare.”

Joly non rispose: dal suo silenzio si poteva capire che la risposta sarebbe stata affermativa, se avesse detto qualcosa. Enjolras sembrava dispiaciuto per lui, ma lanciò una tale occhiata agli altri che fece capire che era arrabbiato per quello che avevano fatto: solo con Bossuet non riuscì ad arrabbiarsi, guardando i suoi occhi spaventati e mortificati. Poi guardò Joly con uno sguardo molto dolce e gli tese entrambe le mani, per aiutarlo a uscire. Bossuet si spinse sulle braccia per uscire e afferrò Joly per l’altro braccio e insieme ad Enjolras lo tirarono fuori dall’acqua. Combeferre diede un asciugamano a Bossuet e lui vi avvolse il suo ragazzo, facendolo poi sedere perché si calmasse.

Il ragazzo pelato si inginocchiò davanti a Joly, gli mise una mano sulla spalla, mentre con l’altra gli tirava indietro i capelli bagnati. “Perché non me l’hai mai detto?” gli chiese dolcemente.

Joly non rispose subito: era ancora troppo spaventato per farlo. “Non… non ce n’è mai stato bisogno…”

“Ce ne sarebbe stato bisogno ora” lo rimproverò Bossuet.

“Mi imbarazzava che veniste a saperlo…”

“Che sciocco!” Detto questo, Bossuet si sedette accanto a lui, lo fece girare e lo abbracciò.

“Non devi imbarazzarti per noi” disse Enjolras, inginocchiandosi accanto a lui e mettendogli una mano sulla spalla per consolarlo. “Siamo tuoi amici: non ti prenderemo mai in giro né per questo, né per altro.”

“Tutti abbiamo qualcosa che non abbiamo mai imparato a fare: non te ne devi vergognare!” lo sostenne Combeferre. Anche gli altri andarono da lui per scusarsi per quello che era successo. Joly riuscì a sorridere per ringraziarli, ma Marius notò che era ancora un po’ scosso.

Bossuet lo strinse al petto, gli diede un bacio sulla nuca e, appoggiando la sua testa su quella di Joly, gli disse: “Calmati, dai! È finito tutto! Sei al sicuro, adesso.”

Marius incrociò lo sguardo di Enjolras, quasi stesse chiedendo conferma a lui di ciò che aveva in mente di fare. Marius capì cosa passava per la testa del leader e annuì: incredibile quanto avevano imparato a conoscersi in una sola settimana.

“Vuoi che vi lasciamo un attimo soli?” disse Enjolras. “Magari tu riesci a farlo calmare un po’.”

“Sì, grazie Enjolras” disse Bossuet annuendo.

Allora gli altri ragazzi si allontanarono, ma Grantaire rimase un attimo ancora: mise una mano sulla spalla di Joly e gli disse: “Mi spiace per quello che è successo… va un po’ meglio?”

Joly lo guardò, abbozzò un sorriso e rispose: “Sì… grazie, Grantaire… non ti preoccupare…”

“Adesso gli passa, R” concluse Bossuet per lui. “Stai tranquillo. Del resto è colpa mia, non tua.”

 

Ci volle un po’ di tempo prima che Joly si riprendesse dallo shock e che l’atmosfera tornasse quella di prima. Marius, ancora un po’ stanco per la mattina, aveva appena finito di leggere un capitolo de “I pilastri della terra[1], quando Courfeyrac lo chiamò perché lo raggiungesse. Il ragazzo stava sdraiato sul suo materassino in mezzo alla piscina: era la prima volta in quella giornata che stava fermo da qualche parte. Il lentigginoso ragazzo mise il libro nello zaino, si infilò la cuffia e nuotò verso di lui.

“Che succede?” gli chiese Marius quando arrivò.

“Nulla: volevo solo fare due chiacchiere!” disse Courfeyrac. “Non mi piace starmene qui fermo da solo, ma gli altri hanno tutti da fare!” Marius si guardò attorno: Joly stava seduto con i piedi nell’acqua accanto ad Enjolras e parlavano di quello che era successo; Grantaire stava chiacchierando con Bossuet, appoggiati coi gomiti al bordo non lontano dagli altri due ragazzi; infine, Marius sapeva che Feuilly, Combeferre e Jehan avevano pensato di andare all’idromassaggio a rilassarsi un po’.

“Ma Bahorel dov’è?” chiese Marius, non vedendolo da nessuna parte. Courfeyrac provò a cercarlo con lo sguardo, ma non lo trovò: fece spallucce e iniziò a parlare d’altro.

Ad un certo punto, Marius, con la coda dell’occhio, vide spuntare qualcosa dietro al materassino: quando guardò meglio, notò che c’era qualcuno che teneva la testa fuori per metà gli occhi nascosti dietro a degli occhialini neri. Si spostò accanto al materassino e riconobbe che quella persona era Bahorel. Quando Courfeyrac si girò, Bahorel si immerse del tutto, lasciando fuori solo una mano come fosse la pinna di uno squalo.

“Abbiamo a che fare con uno squalo-mano, Marius” disse Courfeyrac in tono drammatico. “Guardati le spalle!”

Dopo che ebbe fatto qualche giro attorno a loro, Bahorel emerse di tutta la testa nel punto in cui si era mostrato prima, guardò Courfeyrac con un ghigno malefico e si immerse nuovamente, talmente in profondità che il ragazzo dal materassino non avrebbe potuto vederlo. Marius vide Bahorel passare sotto di lui prima di essere trascinato sottacqua e di essere portato verso il bordo. Quando riuscì a vedere di nuovo, Marius notò Courfeyrac sporgersi dal materassino alla ricerca di Bahorel: forse il fatto che avesse così brutalmente mandato via Marius lo aveva terrorizzato, perché sembrava decisamente più spaventato di prima.

“Ma… ma dov’è andato?” sentì dire da Courfeyrac. Prima che Marius o gli altri ragazzi potessero avvisarlo, Bahorel apparve da dietro e *SPLASH!*: ribaltò il materassino facendo cadere il ragazzo in acqua. L’atmosfera era decisamente ritornata quella che era stata prima dell’incidente.

 


[1] Piccolo tributo all’attore Eddie Redmayne, interprete di Marius nelle versione cinematografica e sulla cui fisionomia è ispirato Marius nella fan fiction. Eddie Redmayne recitò la parte di Jack nella mini serie de “I pilastri della terra”, prodotta da Ridley e Tony Scott e trasmessa nel 2010, tratta dall’omonimo romanzo di Kent Follen.

   
 
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