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Autore: mgrandier    09/01/2017    22 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fuoco
 
Il fuoco del camino non avrebbe mai potuto scaldarlo quanto avevano fatto le parole pronunciate da Oscar, che ancora gli risuonavano nel petto con rintocchi di una festa segreta. Era come se le stesse udendo di nuovo, infinite nel rinnovarsi di quella promessa di amore e di fedeltà, tanto avvolgenti nel modo in cui gli erano giunte, quasi fossero una carezza dell’anima.
Riusciva a mala pena a distinguere il ricordo delle parole che aveva ascoltato, da quelle che aveva pronunciato, quasi che anche le promesse si fossero sciolte in una sola, dando vita ad una nuova grande unione di vite, ad un esistere superiore di cui stentava a sentirsi degno e che tuttavia avvertiva e riconosceva come germoglio pulsante e fiero dentro di sé.
… Io, Oscar Françoise, prendo te, André, come mio sposo[i] …
Se le sentiva dentro, quasi le avesse portate nel cuore da sempre e solo adesso avessero trovato il sigillo dell’eternità, ricongiunte a quelle da lui stesso pronunciate. Eppure, non erano semplicemente parole che vibravano nella memoria … erano molto di più: brividi, calore, ristoro e prova … pace, battaglia, tempo infinito e istanti che non avrebbe mai più dimenticato. Udiva il crepitio del fuoco come un canto e il suo tepore come un tocco delicato, mentre alle spalle, il buio della stanza pareva dimenticato, con tutte le ombre della vita inghiottite da quella silenziosa oscurità.
Senza lasciare il suo sguardo, con una carezza, portò la mano sinistra alla guancia di Oscar, disegnando con il pollice i contorni caldi delle sue labbra appena dischiuse, mentre in reazione al suo contatto, lei le inumidiva, sfiorandolo. Un gesto istintivo, innocuo quanto potente, che parve risvegliarlo, come un richiamo.
Avvertì allora il solletico leggero del nastro che lei stava lentamente svolgendo dai polsi legati e in risposta sorrise scendendo a sua volta a scioglierne l’intreccio, rimanendo poi ad osservare le mani strette una sull’altra, le prese salde che non sembravano volersi dividere, nonostante il nastro ormai fosse scivolato a terra. La sua stretta si fece tocco e poi carezza, sull’interno del polso, sulla traccia morbida dove riusciva ad intuire il rilievo delle vene sulla pelle delicata; i palmi si sfiorarono appena, mentre ruotavano per permettere alle dita di intessere un nuovo intreccio, e lo sguardo si ritrovò in quello blu, intenso e brillante, in equilibrio tra promessa e attesa.
L’ennesimo schiocco vibrò tra i ciocchi, scintille di un fiore sbocciato che accese i suoi sensi di un nuovo coraggio.
Calò sulle sue labbra, assetato, improvvisamente infervorato da un bisogno indomabile e ancestrale; ne colse morbidezza e calore, l’ambrosia che pungeva la mente, dando fuoco all’istinto; ne riconobbe la risposta, viva e impaziente, tocco curioso e vorace che vinceva ogni barriera. Percepì le sue mani risalire lungo le braccia, affondando tra i capelli in una presa salda sulla nuca, quasi lei temesse la sua fuga. La sentì stringere la stretta, comprese il suo farsi vicina, cercando un dialogo senza distanze, mentre con le labbra divorava ogni sospiro.
Sorrise nel suo bacio, rispondendo a mani aperte sui suoi fianchi, risalendo poi lento, saggiando le costole, fino a fermarsi appena al di sotto della curva morbida del suo seno, per ascoltare il movimento ritmico del suo respiro attraverso la stoffa leggera, misurandone l’impazienza, prima di riprendere a muoversi, una punta di orgoglio nel sospiro che seguì la sua mossa. I palmi aperti sul suo seno, le dita distese ad accoglierne le forme, plasmò il suo respiro come creta, cercando e trovando gli anfratti segreti dei suoi sussulti.
La spinse un  poco, accompagnandola a distendersi a terra, una mano a sorreggerle il capo, perché poggiasse delicatamente sul legno, e poi si chinò su di lei puntando le ginocchia a terra e sostenendosi sui palmi, un bacio sfuggevole sulle labbra, lasciandole intatto il bisogno di lui, per affondare tra il collo e la spalla, assaggiandone la delicata fragranza e muovendo le labbra a fior di pelle.
Permise ai suoi sospiri di guidarlo, una scia di mugolii e respiri, briciole di quella voce che si ricomponevano nel suo nome in un canto che diveniva bruma per la mente. Seguì il rilievo della clavicola, risalendo poi verso la spalla, fino ad incontrare il confine teso dello scollo della sua veste, per poi affondare un poco i denti, là dove la seta rimaneva tesa a celare altra seta, saggiando la sua consistenza, goloso di lei e del suo corpo. Tornò sui propri passi, scendendo a sfiorare delicato la pelle, lungo la curva arricciata della stoffa, fino a trovarne il varco al centro dello scollo e oltre l’intrico del nastro, in quel taglio profondo che si insinuava tra i lembi di seta. Lei si mosse appena, inarcando la schiena come lo stesse cercando, come volesse farsi incontro alle sue labbra offrendosi fiduciosa al suo tocco, e fu il suo invito a condurlo oltre, affondando il viso tra la seta, nella carezza delle sue forme, mentre le mani percorrevano il suo corpo, mai sazie di lei.
Scese ad accarezzarle le gambe, risalendo ancora lungo la coscia e raccogliendo la stoffa in una nuvola soffice sul fianco, trattenuta dal suo appoggio a terra; si mosse di lato e riprese a vagare sul suo corpo, sollevando le labbra dall’incavo del collo nel desiderio impellente di guardarla.
La vide, distesa sul caldo parquet, con le ginocchia appena piegate e sollevate dal pavimento, la camicia da notte raccolta fin sul ventre, la pelle dorata dal riflesso della fiamma, tesa e delicata come petalo di rosa, e la chioma disordinata, sparsa a terra attorno al capo; aveva il fiato corto e il seno a pungere la seta candida nella danza del respiro, la curva sensuale appena celata dallo scollo sgualcito della camicia da notte, oltre il quale la sua pelle si mostrava lucida di baci. Il suo sguardo socchiuso in una fessura sembrava scrutare oltre l’intreccio del soffitto scuro; il volto un poco arrossato e disteso in una espressione di assoluto abbandono, parve tornare al presente, in un istante, piegandosi come fosse improvvisamente condotta alla veglia, ma disorientata.
Comprese in quel momento di aver di fronte una creatura unica, speciale, preziosa, che si era consegnata al suo amore con fiducia e abbandono totale, confidando in lui fin dal primo istante in cui quella sottile barriera di convenzioni era stata infranta, stretta da un nodo di seta. Ebbe certezza di aver percorso al suo fianco un cammino segreto e impervio, che aveva scosso ogni senso fin nella sua essenza, donando significato ad ogni singolo istante trascorso con lei e per lei, fino a risalire la china della gelosia, superare l’incertezza, vincere il desiderio; di nuovo l’eco delle promesse intrecciate tra loro si fece prepotente, sfidando ogni razionalità, portando con forza la consapevolezza di quanto lei avesse voluto pronunciare il proprio impegno, innegabilmente consapevole di quanto avrebbe comportato.
La vide, allora, davvero. Donna più di quanto non fosse mai stata, cosciente di sé, eppure pronta a lasciarsi plasmare da lui, così viva nel proprio essere moglie, da non attendere altro che il proprio marito.
Il lungo sospiro fu il sibilo impaziente di chi richiama a sé l’altro e André si avvicinò ancora, stendendosi al suo fianco, puntando il gomito a terra e sorreggendo il capo con il palmo, mentre con l’altra mano riprendeva il corso delle carezze, risalendo dal fianco, superando la seta ravvolta su se stessa e trovando il varco di quell’orlo delicato aperto appena al di sotto del nastro, per insinuarvi delicatamente le dita, in un tocco che fu piuma sulla sua pelle, ma stretta potente nelle viscere. Procedette guidato dalla sua forma, riuscendo a malapena ad immaginare cosa potesse essere per lei quella sua carezza, disegnando con l’indice cerchi leggeri, uno nell’altro, seguendo la via della pelle più delicata e il ritmo lento del suo respiro, ma poi cedette al proprio impulso, calando sulla stoffa con le labbra, cercando avido la stessa forma, fino a giocare sensuale con essa.
Il suo muoversi sotto il tocco gli diede misura di una sorta di inquietudine; André si bloccò in ascolto di quella nuova esigenza, sollevandosi appena a cercarla con lo sguardo, timoroso di quel che avrebbe trovato, sorpreso di ciò che riconobbe.
Oscar si mosse ancora, quasi a sfilarsi da sotto il suo peso, e lui si scostò, disorientato da quella sorta di distacco quando invece lo sguardo parlava solo di desiderio … Lasciò che lei si sollevasse risoluta, mettendosi in ginocchio, seduta sui talloni, poi Oscar gli prese le mani tra le proprie, accarezzandogli le dita con una sorta di devozione, disegnando con tocco leggero la cicatrice sul dorso della destra, indugiando su di essa.
- Uno dei nostri primi duelli con le spade. - mormorò lui, ricordando l’emozione provata nel ricevere quell’arma lucente dalle mani di Oscar[ii] e poi il bisogno di affrontarsi, senza attendere di essere davvero pronti a quei fili taglienti.
Lei tese le labbra, continuando ad accarezzare la linea sottile, ormai appena visibile sulla pelle – Mi dispiace. Non è mai stata mia intenzione ferirti … ma credo di non essermi mai scusata, per questa … - ammise.
- Non ho mai avuto nemmeno il dubbio che tu volessi ferirmi. Era normale che accadesse, tra di noi, e poi … - le sorrise, sollevando un poco le spalle, per alleggerire il ricordo di quel lontano episodio e riportare la luce, là dove quella piccola ombra si era insinuata - … ci sono ferite necessarie, ma che non portano danno, anzi, legano ancora di più … - aggiunse convinto.
Nel suo sguardo vibrarono le fiamme, in quell’istante, i riflessi dorati accesi sulle volute dei capelli le cui ciocche si intrecciavano in un intrico selvatico; il suo viso parve serio, l’espressione risoluta, mentre la presa delle sue mani si faceva più decisa. Oscar allora si mosse, accompagnando le sue mani nel risalire fino al nodo del nastro che chiudeva la scollatura della propria camicia da notte, al centro della morbida arricciatura.
André ne comprese immediatamente il gesto, le dita tremanti afferrarono il nastro, riuscendo a mala pena a trattenerne la presa, mentre in un movimento lento, quasi estenuante, iniziò a tirarne i lembi. Osservò gli occhielli farsi piccoli, scivolare tra le spire di seta e svanire in un istante, mentre le dita vibravano ancora e la stoffa pareva rilassarsi un poco, libera dalla stretta di quel giogo, scivolando impercettibilmente sulla sua pelle di seta. Cercò ancora il suo sguardo, trovando il suo sorriso e il suo enigma risolto, le sue gote piene velate da un rossore nuovo, e scese allora a concertarsi su quel fiocco ormai sciolto, sulla stoffa leggera che lentamente si muoveva sulla pelle, scoprendo appena le spalle, indugiando sui seni. D’istinto, portò una mano alla spalla di Oscar, accarezzandone la pelle rivelata e accompagnando la seta giù lungo il suo braccio, fino a incastrarsi nella piega del gomito, mentre l’ultimo lembo dello scollo scivolava via dal seno rivelandolo alla sua vista, togliendogli il respiro. Perso in quella china sensuale, si riscosse quasi quando seguendo l’invito di lei, si ritrovò a sollevare le braccia, lasciando che la camicia scivolasse via, ricadendo leggera a terra; allora le si fece vicina, le labbra a sfiorarsi, rincorrendosi lente, e gli sguardi intrecciati fino a che le braccia di lei non si mossero per sfilarsi dalla stoffa e poi risalirono alla sua nuca, legando i polsi dietro ad essa e facendo salda la presa, perche lei potesse sostenersi a lui e chiudere le ginocchia attorno ai suoi fianchi.
In quell’istante, i baci tornarono ardenti, la mente annebbiata dal profumo di lei, dal sentore denso del suo desiderio, dal sapore dolce e insieme salato della sua pelle; si chinò lentamente, depositandola di nuovo a terra e sostenendosi sui gomiti per non gravarle addosso, mentre i loro corpi continuavano a cercarsi, e Oscar si muoveva seguendo il proprio istinto, accarezzandogli la schiena a mani aperte e scendendo fin sulle natiche, stringendolo sempre più contro di sé.
Si appoggiò ad un solo braccio, per poter riprendere ad accarezzarla, vagando inquieto sulla sua pelle, riconoscendo ogni forma e ogni sospiro, per poi staccarsi un poco da lei e lasciare le sue labbra per scendere ancora a omaggiare il suo collo delicato e poi ancora più giù, cercando la morbidezza delle sue forme di donna.
Così, sospeso su di lei, avvertì la carezza dell’ombra insinuarsi sulla propria pelle, sul petto nudo, e poi sul ventre, mentre i bottoni cedevano uno dopo l’altro al tocco di Oscar, e le brache si allentavano, liberando il suo corpo.
Allora, d’istinto si sollevò sulle ginocchia e portò le mani ai fianchi, trattenendo quelle di Oscar, strette alla stoffa, impegnate a vincerne ogni piega.
- Oscar … - la chiamò incerto, e la risposta del suo sguardo, intenso e determinato, lo colpì in pieno petto, per la forza di quanto stava affermando.
- Oscar … così, io … - riprese incerto; ma poi prese fiato, raccogliendo ogni frammento di sé e della propria razionalità, trovando nel proprio cuore la forza necessaria a proseguire, nel tentativo di rivelare il proprio timore - Fermati, ti prego, perché so bene che in questo modo, poi … -
Vide il suo sguardo incerto, la fronte aggrottata, nel tentativo di comprendere; chiuse gli occhi un istante, deglutì cercando di calmarsi ancora, lottando contro se stesso e contro il suo stesso desiderio, in nome di un amore superiore ad ogni regola e convenzione – Oscar, so cosa significherà tutto questo … perché io mi sento bruciare dentro e ogni fibra del mio corpo trema dal desiderio al solo pensiero di … di … - si inumidì le labbra, riordinando i pensieri, per riprendere, solenne come mai prima – Io non voglio farti male e desidero che tu sappia che posso aspettare; perché ho udito le tue parole … la tua promessa e … il tuo amore, e tutto questo è molto più di quanto io avrei mai potuto anche solo sognare di avere, nella mia vita. Perciò, se tu … -
- André Grandier! – lo interruppe allora Oscar, inaspettatamente ferma e autoritaria, bellissima e scarmigliata, nuda fino ai fianchi e con il seno esposto a sollevarsi e abbassarsi sotto il suo respiro teso, tanto da spegnere ogni parola nella sua gola – Stammi a sentire: quando sono fuggita dall’appartamento del Capitano delle Guardie Reali, ancora non sapevo perché lo stessi facendo … ma ero assolutamente certa di volerlo fare; e quando ti ho bendato, beh … allora ho iniziato a capire che il mio corpo ti aveva scelto molto prima che io potessi anche solo rendermene conto! –
André fece per intervenire, ma lei lo zittì immediatamente – Non parlare, non ancora, perché non è tutto. Quando poi ho sfidato mio padre, quando ho teso la spada verso di lui, nella scuderia, non stavo affatto fingendo: l’ho fatto ben sapendo che persino lui avrebbe compreso e non mi sono comunque tirata indietro, perché a tutto avrei potuto rinunciare, nella mia vita, tranne che a te. – fermò per un attimo il flusso delle parole, fissando lo sguardo nel suo, e traendo un profondo respiro, prima di riprendere – E adesso che sai cosa ha mosso ogni mia azione, fin dall’inizio … e hai intrecciato la tua promessa con la mia … io … io … Accidenti a te, André, e al tuo volermi proteggere sempre e comunque! – esplose infine lei, stringendo i pugni e puntandoli contro il suo petto, mentre gli occhi si stringevano in una fessura, brillanti di tutto il desiderio e della tensione che non riuscivano a liberare – Lo hai detto tu stesso: ci sono ferite che uniscono, no? Beh, allora non fermarti, perché io non ho nessuna intenzione di fingere di essere tua moglie! Io voglio esserlo davvero! –
 
[i] Il rito celtico pare prevedesse una forma di promessa diversa, ma credo che i nostri due non avessero troppo approfondito la questione, al tempo, e preferissero una promessa che fosse solo loro
[ii] Riferimento all’episodio dell’anime in cui André ricorda di aver ricevuto la sua prima spada da Oscar

Angolo dell'autrice: è davvero un periodo pessimo... e particolarmente triste, per me. Forse proprio per questo, ho sentito il bisogno di forzarmi a riprendere a pubblicare anche prima di quanto avrei pensato di fare, per una necessità di un poco di leggerezza ... per provare ad esprimere un poco di positività, nonostante tutto.
Vedremo... intanto, come è giusto, grazie a tutte coloro che leggono, seguono, ricordano, preferiscono e mi lasciano un commento!
A presto, spero.
  
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