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Autore: Signorina Granger    10/01/2017    6 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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Capitolo 7: Halloween

 

Venerdì 31 Ottobre

 

“Vi sento bisbigliare… forse se invece di chiacchierare prestaste maggiore attenzione a ciò che state facendo i risultati migliorerebbero.”


“Als we praten over het is om de verveling te doden, gezien de futiliteit van dit alles…”

 

Il sussurro di Alexa in olandese fece quasi scoppiare a ridere Isabelle, anche se la ragazza ebbe fortunatamente l’accortezza di premersi la mano sulle labbra per attutirne il suono.

Fortunatamente eccetto le due ragazze nessuno parlava olandese in quel corso, tantomeno l’insegnante che si aggirava per i banchi, somigliando più che mai ad un corvo sia per quella fastidiosa abitudine che per i lucidi capelli nerissimi.

 

Jude inarcò un sopracciglio, lanciando un’occhiata leggermente accigliata in direzione della rossa: amando le lingue aveva col tempo imparato a padroneggiare bene tutte le principali europee, e ormai riusciva a masticare qualcosa anche di olandese, abbastanza da intuire che Alexandrine non aveva esattamente fatto un complimento a Jordan o alla sua materia.

 

“Che cosa ha detto?”

 

Il ragazzo si sporse leggermente verso Isabelle, parlando con un filo di voce e troppo curioso per non chiederlo… la ragazza sorrise, trattenendosi dal ridere di nuovo mentre mormorava qualcosa di rimando:

 

Che se parliamo è per ammazzare la noia, visto che tutto questo è inutile… e non posso darle torto, rimpiangerò il giorno in cui mi sono iscritta a Divinazione fino al Diploma…”

Isabelle sfoggiò una lieve smorfia, scuotendo leggermente il capo quasi con disapprovazione mentre invece Jude sorrideva, tamburellando leggermente con le dita lunghe e affusolate sulla sfera di cristallo, posta sul tavolino tra lui e la ragazza: contrariamente a gran parte dei suoi compagni, lui si era sempre impegnato anche in quella materia… anche ad Hogwarts, dove aveva studiato per i primi quattro anni di scuola. Non che impazzisse per quella materia in realtà, ma a parer suo aveva la sua utilità e la sua importanza, come tutte le discipline.

Si era però sempre divertito durante quelle lezioni, assistendo allo smarrimento e all’irritazione generale che la materia provocava nei compagni.

 

Non per niente a qualche metro di distanza una ragazza minuta e dai capelli castani osservava la sfera quasi con aria malinconica, come se non vedesse l’ora di scappare… Francisca sbuffò leggermente, parlando con un tono piatto e neutro che non si addiceva per nulla alla sua solita espressività sia nel gesticolare che nel parlare:

 

“Si può sapere che cosa hai detto?”

 

“Niente di importante Frankie, concentriamoci invece su queste stramaledette sfere… allora, cosa vedi nel mio brillante futuro?

 

“Nebbia.”

 

“Bene! Io invece… ok, andiamo di inventiva. Ci sono, visto che è Halloween potremmo scrivere qualcosa a tema… tipo un cadavere ricoperto di sangue.”

 

Francisca piegò le labbra in una smorfia alle parole dell’amica, guardandola per un attimo con un luccichio allarmato negli occhi verdi:

 

“Alexa! Non si scherza su queste cose!”

 

“Ma dai, non avrai mica paura… scherzavo!”   Alexa rise appena, guardando l’amica con divertimento prima di schiarirsi la voce, parlando in tono decisamente più formale quando l’insenante le passò accanto:

 

“Allora, sì, come stavo dicendo… ma guarda, vedo una piccola moretta che ha gli occhi a cuoricino per Steb! Mi chiedo di chi possa trattarsi…”

 

Ah ah ah. Io invece vedo te che fai una pessima fine, se non la smetti con questa storia! Maledetto il giorno in cui te l’ho detto…”

 

                                                                                       *

 

“Io l’avevo detto che ci saremmo persi…”

“Piantala di fare l’uccellaccio del malaugurio… vedrai che ne usciremo, rilassati!”

 

Etienne lanciò un’occhiata quasi scettica in direzione del suo migliore amico, quasi invidiando il suo ottimismo: lui aveva la netta sensazione che si fossero persi, in realtà… ma se Mat insisteva nel dire che sarebbero tornati in fretta alla sede della Cimmeria, voleva almeno provare a credergli.

 

“Hai visto quante decorazioni hanno messo? In Inghilterra prendono Halloween molto sul serio, non c’è che dire…”

“Già, da noi non avevano mai fatto niente di simile. Ti manca?”   Etienne si voltò verso Mathieu, che camminava accanto a lui con le mani infilate nelle tasche del cappotto blu notte mentre attraversavano un tratto del bosco che occupava una buona parte del territorio della scuola.

 

“Sì un po’. Ma questa scuola è davvero importante, ed essere riuscito ad entrarci non è da poco… non potevo sprecare quest’opportunità, avendo vinto la borsa di studio. Ci provano talmente in tanti… A te Beauxbatons manca?”

“Si, ovviamente. Insomma, ci abbiamo passato sei anni, sarebbe strano il contrario… Ma mi piace stare qui, riesco anche a stare un po’ con mio fratello, finalmente. Certo, è sempre grigio e fa freddissimo, ma poteva andare peggio.”

 

Etienne si strinse nelle spalle, non potendo fare a meno di sentirsi fortunato: dopo essere stato espulso dalla scuola francese, era riuscito ad entrare alla Cimmeria… non era certo cosa da poco, come aveva già fatto notare Mathieu.

 

Aveva sentito parlare di quell’istituto molte volte, anche prima che suo fratello venisse assunto come insegnante di Babbanologia… ironico, solo due anni prima non avrebbe mai pensato di Diplomarsi lì, in Inghilterra.

Aveva sentito della Cimmeria come di un posto dove studiavano un mucchio di figli di papà, essendo costosissima, oppure qualche giovane mago brillante che aveva passato il scrupoloso esame grazie a capacità pratiche e studio teorico.

Eppure, sembrava esserci di più, dietro quell’imponente edificio gotico di mattoni rossi, con finestre ad arco e guglie spettrali.

 

 

Avendo un’ora buca, Mathieu l’aveva convinto a fare una passeggiata nell’enorme giardino… ma avendo già visitato la Cappella, il Padiglione e avendo già visto diverse volte anche il piccolo lago, si era lasciato convincere ad addentrarsi superficialmente nel bosco anche se tecnicamente andarci era vietato, l’avevano letto entrambi nel regolamento diverse settimane prima.

 

“Mi spieghi perché sei voluto venire qui Mat?”

“Preferivi restare a marcire in Biblioteca, per caso? Abbiamo un’ora libera, tanto vale approfittarne, no? E poi non capisco perché entrare qui sia vietato nel regolamento, non mi sembra niente di pericoloso, è solo un normalissimo bosco come tant-“

 

Ma il francese non finì la frase, interrompendosi bruscamente mentre, esattamente come l’amico, si fermava di colpo: i due restarono perfettamente immobili per qualche istante, le orecchie tese e i sensi all’erta.

 

“Hai sentito?”

 

“Certo.”         Etienne si voltò verso l’amico, mentre il silenzio calava nuovamente tra loro: eppure l’avevano sentito entrambi, quindi non potevano essersi sbagliati.

 

“Andiamo.”   Per una volta Etienne non ci mise molto a convincere Mathieu ad ascoltarlo: il suo sussurro bastò a farlo muovere, incamminandosi a passo affrettato verso il limitare degli alberi… nessuno dei due aveva più molta voglia di stare lì, dopo aver sentito l’inconfondibile rumore di passi sul terreno gelato e di un ramo che si spezzava.

 

Quel posto non gli piaceva, neanche un po’. E forse se era vietato addentrarcisi, un motivo c’era.

 

Scrutando i due ragazzi allontanarsi sbuffò, accennando un smorfia prima di parlare a bassa voce e con un tono decisamente seccato, come se avessero sprecato un’occasione:

 

“Mi spieghi perché hai voluto che ci sentissero? Avrebbero potuto esserci utili, quei due…”

 

“No, non loro. E piuttosto che ci vedessero, è stato meglio farli allontanare… ho altri piani, abbi pazienza.”

 

                                                                              *

 

“Dio, grazie al cielo è venerdì… non ne posso più.”    Isabelle Van Acker sbuffò sommessamente, lanciando un’occhiata torva alla sfera di cristallo che appoggiata davanti a lei mentre disegnava dei ghirigori immaginari sul tavolo quasi distrattamente, come se stesse pensando ad altro.

 

“Beh, è anche Halloween… e non ho ancora capito perché, ma voi british avete una strana smania per questo giorno. Viene sempre allestito un banchetto, se non erro.”

 

“Sì… non so dirti perché siamo così ferrati su questa festa, è una vecchia tradizione celtica. In ogni caso anche voi crucchi avete le vostre tradizioni, no? E io sono mezza olandese, se dobbiamo essere precisi!”

 

La precisazione di Isabelle fece sorridere leggermente Jude, che sollevò teatralmente le sopracciglia prima di replicare:

 

“Chiedo umilmente scusa. In ogni caso… visto che hai tanta fretta di finire questa giornata, perché non ti sbrighi a dirmi cosa vedi nella sfera?”

“Se vedessi qualcosa lo farei, stanne certo Verräter! Ma non sono proprio portata per queste cose… Speravo che avessimo chiuso con queste maledette sfere! Tu vedi qualcosa, per caso?”

 

Isabelle sospirò con aria affranta, come se desiderasse scappare mentre Jude abbassava lo sguardo sulla sua sfera: ovviamente non vedeva un accidente, ma tanto valeva approfittarne e divertirsi un po’: dopo aver esitato per un attimo rispose alla compagna con un tono volutamente vago e leggermente pensieroso, assottigliando leggermente gli occhi come se si stesse realmente concentrando mentre si sporgeva leggermente, avvicinandosi alla sfera:

 

“D’accordo, vediamo… Vedo una ragazza che si sta mettendo nei guai… credo che nasconda qualcosa, e non finirà bene. Ti dice nulla?”

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, sollevando lo sguardo sulla compagna e guardandola quasi un’espressione accigliata che venne ricambiata con un’occhiata vagamente torva:

 

“No, niente di niente. Sai una cosa Verräter? Forse, ora che mi ci fai pensare, vedo qualcosa anche io. Sì, vedo un ficcanaso che s’impiccerà in questioni che non lo riguarderanno. E credo che potrebbe finire male, succede spesso quando ci si immischia in questioni che non ci riguardano.”

 

“In parole povere lei farà una brutta fine, lui anche… proprio una bella storia di Halloween, non trovi Isabelle?”

 

Jude rivolse alla compagna un sorrisetto che Isabelle non ricambiò, spostando invece lo sguardo sulla finestra accanto a lei per evitare di guardarlo.

 

Alcuni dicevano che le storie raccontate in quel giorno contenevano una parvenza di realtà…

Non le restava che sperare che non fosse il caso di quella.

 

                                                                                *

 

Il corridoio era completamente deserto e silenzioso… o almeno, ad Adrianus Stebbins sembrò così finché non si fermò sotto al lampadario di metallo, che dondolava leggermente sopra la sua testa producendo un sibillio piuttosto sinistro.

 

L’ex Corvonero alzò lo sguardo, puntando gli occhi chiarissimi sul lampadario: se fosse stato un Babbano probabilmente avrebbe ipotizzato che ci fosse un fantasma… ma essendo un mago sapeva che i Fantasmi erano perfettamente visibili ad occhio nudo.

 

Dopo qualche istante il ragazzo riprese a camminare, scuotendo leggermente il capo e dandosi mentalmente dell’idiota per farsi impressionare con così poco: forse la faccenda di Halloween lo rendeva paranoico…

 

Quando però oltrepassò l’apertura ad arco senza porta alla fine del corridoio per scendere la ripida e stretta scala a chiocciola perse qualche anno di vita, oltre ad un paio di battiti: in un attimo e con un brusco movimento d’aria sopra di lui sentì qualcosa muoversi… e due istanti dopo sentì qualcosa piombargli sulle spalle, facendolo sbilanciare leggermente oltre ad alzare lo sguardo di scatto.

 

“Ciao, straniero! Dove ti eri nascosto?”     Il volto del ragazzo si rilassò all’istante, sorridendo con una punta sollievo nel trovarsi davanti gli occhi allegri e verdi di Francisca Lothbrock, che non si sapeva come era appollaiata sulle sue spalle, tenendogli le braccia intorno al capo e i piedi puntellati sulle sue spalle senza però pressarlo:

 

“Stavo scrivendo una lettera in camera mia… piuttosto, mi hai fatto prendere un infarto! Come diamine hai fatto, poi?”

 

“Io sono piena di segreti Steb, così come questo posto… sarai anche un genietto, ma io sono qui da più tempo di te.”     Frankie ridacchiò, scompigliandogli affettuosamente i capelli e facendolo sbuffare prima di saltargli giù dalle spalle con un movimento quasi impercettibile.

 

“Capirai, questo è il quarto anno che frequento qui… solo perché tu sei qui per ereditarietà non vuol dire che conosci il castello meglio di me.”

 

“Io dico di sì, invece… devi mandare una lettera? Anche io! Dai, andiamo…”    Francisca sorrise, prendendolo per mano e trascinandolo allegramente giù per le scale, senza dargli il tempo di chiederle dove avesse imparato a muoversi una scimmietta.

 

“Lasciamo perdere… piuttosto, a chi hai scritto?”

“A mia madre ovviamente… e tu? Tuo fratello?”            Adrianus sorrise, limitandosi ad annuire: lui e Francisca erano quasi banali, scrivevano sempre praticamente alle stesse persone… lei a sua madre, alla quale era particolarmente legata non avendo mai conosciuto suo padre, mentre lui scriveva spesso e volentieri a suo fratello gemello che era ad Hogwarts più che ai genitori.

 

“Tuo fratello è Corvonero come te, vero Steb?”

 

“Sì. In effetti è strano essere stati Smistati nella stessa Casa, siamo davvero diversi… ma ora che siamo lontani, paradossalmente, andiamo molto più d’accordo.”

 

“Non credo sia così strano, sai? Succede spesso… Anche se io e mia madre andiamo d’accordo anche quando siamo insieme.”

 

Francisca si voltò verso il ragazzo, rivolgendogli un sorriso così allegro, sincero e con allo stesso tempo una nota di malinconia che Adrianus non osò nemmeno mettere in dubbio le sue parole, intuendo quanto la ragazza fosse affezionata all’unico genitore che aveva conosciuto.

 

Anche lui aveva un bel rapporto con sua madre, ma era di sicuro molto diverso: infondo, suo padre non se n’era andato, per quanto a volte fosse difficile parlare con lui.

 

                                                                                      *

 

Alastair Shafiq stava salendo le scale per tornare, finalmente, in camera sua e riposarsi un po’ quando incrociò la sua migliore amica che stava scendendo velocemente i gradini, gli occhi fissi sul pavimento senza quasi guardare dove andava.

 

“Belle?”

 

“Oh… ciao.”

 

“Ciao… sai per caso dov’è Jax? Non lo trovo da nessuna parte, da quando le lezioni sono finite.”

 

Alastair guardò Isabelle guardarsi intorno per un attimo, come per controllare che non ci fosse nessuno prima di rispondere a mezza voce:

 

“L’ho incrociato mentre tornavo da Divinazione, ha detto che scendeva di sotto per… allenarsi un po’. Ora scusa, ma Bibi mi aspetta in Biblioteca.”

 

Isabelle rivolse al ragazzo un lieve sorriso prima di superarlo, riprendendo a scendere i gradini scivolosi di marmo sotto lo sguardo vagamente tetro di Alastair, che scosse leggermente il capo prima di allontanarsi nella direzione opposta: poteva anche seguirla e tartassarla, facendole pressione affinché gli parlasse come faceva prima… ma la conosceva, sapeva che non sarebbe servito a niente.

 

Forse non gli avrebbe fatto male risposarsi un po’, prima del Banchetto… sarebbe passato a vedere come se la passava Jackson, ma prima voleva stare un po’ da solo in camera sua.

 

                                                                              *

 

Phoebe Selwyn sbuffò, lanciando un’occhiata carica d’impazienza all’orologio appeso al muro: Isabelle non era mai in ritardo, in realtà odiava i ritardatari… e allora perché tardava ad arrivare?

 

Stava già iniziando a farsi milioni di film mentali quando una voce la distrasse, riportandola alla realtà di colpo:

 

“Scusa… Quando hai finito con quello, puoi cedermelo?”

 

Phoebe alzò i grandi occhi castani sulla fonte della voce, ritrovandosi davanti l’inconfondibile figura di Camila.

Per un attimo esitò, impegnata a chiedersi a cosa ne pensasse suo padre, di quella ragazza… lo conosceva, senza dubbio meglio della sua sorellastra, e non vedeva come un uomo come Nathaniel Selwyn potesse capire del tutto una ragazza così eccentrica.

 

“Sì, quando avrò finito te lo darò.”

 

Come succedeva spesso e volentieri, la sua voce uscì dalle sue labbra con una nota stonata, quella che negli anni aveva contribuito a costruire dietro di lei la fama di una ragazza altezzosa e supponente.

Lo era? Non lo sapeva, non fino in fondo. Ma non poteva farci niente, parlava così, anche quando magari non lo voleva.

 

Camila annuì e probabilmente fece per allontanarsi senza dire altro… ma dopo essersi voltata esitò, girandosi di nuovo verso la sorellastra:

 

“Come… come sta nostro padre? E’ da parecchio che non lo vedo.”

“Bene. Sta bene. Ma nemmeno io lo sento molto spesso.”

 

Questa volta la voce di Phoebe non risuonò altezzosa… no, era tagliente e decisamente gelida.

Le faceva strano, era quasi assurdo sentire un’altra persona dire “nostro padre”… non ci era abituata, proprio per niente.

 

“Come mai?”

“Non è un uomo molto… affettuoso. Immagino che avrai modo di rendertene conto.”

 

Camila, per un attimo, ebbe la tentazione di dirle che già lo immaginava: del resto non si era quasi fatto vivo per tutta la sua vita, nonostante sapesse da sempre della sua esistenza. Ma non lo fece, intuendo che quell’argomento non era particolarmente gradito a Phoebe… o magari non le andava di parlarne in particolare con lei.

 

“Beh, in ogni caso… grazie per il libro. Ciao.”     Camila rivolse a Phoebe un debole sorriso prima di voltarsi, allontanandosi per raggiungere Alexandrine.

Phoebe invece non si mosse, restando immobile con lo sguardo assorto e fisso su uno scaffale davanti a lei: in effetti, era quasi curiosa.

 

Come si sarebbe comportato il padre, l’ambizioso ed impassibile uomo che conosceva, con la figlia che aveva prati9camente appena conosciuto?

 

Aveva deciso di mandarla alla Cimmeria, e Phoebe si era chiesta tante volte se avesse pensato a lei, quando aveva preso quella decisione: nonostante sapesse che le voleva bene non avevano mai parlato molto, essendo entrambi poco di indole poco affettuosa, ma Nathaniel aveva pensato a come si sarebbe sentita, a ritrovarsi dal non averla mai vista al dover vivere con la sorellastra?

 

Le aveva sempre fatto pressioni, incitandola ad essere perfetta, la migliore. L’aveva fatto eprchè voleva lo stesso dall’altra figlia?

Oppure proprio perché voleva che si conoscessero?

 

Non aveva mai avuto il coraggio di chiederlo.

Forse sapeva che non avrebbe avuto una risposta chiara.

 

                                                                                *

 

Isabelle non si chiuse neanche la porta alle spalle, entrando nella sua camera per appoggiare i libri prima di scendere per la cena.

Aveva appena appoggiato la borsa stracolma sul letto quando si accorse di qualcosa… qualcosa fuori dall’ordine.

 

C’era un biglietto, lasciato sulla scrivania.

 

Un anno prima non ci avrebbe dato molto peso… oppure ne sarebbe stata felice. Ma non quella sera, non in quelle settimane.

La ragazza rimase immobile per un attimo prima di avvicinarsi alla scrivania, quasi trattenendo il respiro mentre spiegava la sottile striscia di pergamena, leggendo le poche parole scritte sopra in un attimo.

 

Deglutì a fatica, mentre i pensieri si affollavano nella sua testa, sovrapponendosi l’uno sull’altro e impedendole di fermarsi a ragionare lucidamente.

Poi, all’improvviso, mentre lasciava il biglietto sul ripiano della scrivania, un volto e un nome comparvero nella sua testa:

 

“Al…”

 

Corse fuori dalla stanza, non curandosi nemmeno di chiudere la porta e lasciandola spalancata dietro di lei. Sentì Phoebe chiamarla, chiederle perché stesse correndo nel bel mezzo del corridoio… ma non si fermò. Non si sarebbe fermata per niente al mondo, in quel momento.

 

Phoebe imprecò leggermente e decise di seguirla, correndo dietro all’amica e chiedendosi cosa stesse succedendo: trovava difficile pensare che Isabelle avesse così fame da correre in quel modo per andare a cena.

 

Aprì l’anta della finestra con un gesto secco, non curandosi neanche di arrampicarsi sulla cornice ed entrare nella stanza: si sporse semplicemente, prendendo il biglietto e mettendoselo in tasca. Non chiuse la finestra: voleva che ricordasse che poteva entrare lì ogni volta in cui ne aveva voglia.

 

                                                                                   *

 

“Jax? Dai, muoviti… non voglio perdermi il banchetto perché non riesci a sistemarti i capelli!”

 

Alastair sbuffò, bussando alla porta mentre se ne stava appoggiato allo stipite, chiedendosi perché l’amico ci stesse mettendo tanto a cambiarsi.

Un po’ vanitoso lo era sempre stato in effetti, ma non dovevano nemmeno andare al Ballo d’Inverno!

 

Al diavolo

 

Alastair roteò gli occhi prima di aprire la porta dello spogliatoio maschile, dove sia lui che l’amico si erano cambiati milioni di volte, prima e dopo gli incontri.

 

“Si può sapere che stai facendo? Ti sei addormentato sotto la doccia per caso?”

 

Alastair sbuffò, e fece per dirigersi verso il bagno munito di docce quando si bloccò di colpo: finalmente l’aveva trovato.

Il ragazzo si ritrovò quasi senz’aria mentre si avvicinava, con le gambe improvvisamente fatte di zucchero filato, al suo migliore amico... Era steso sul pavimento freddo, e prendendolo per le spalle per voltarlo si accorse che anche lui lo era.

 

“Jax…”     Alastair deglutì, mentre il battito cardiaco accelerava e iniziava già a temere il peggio mentre lo voltava con un gesto secco e quasi brusco: non voleva farlo lentamente e prolungare quell’agonia.

 

Ciononostante, due istanti dopo quasi rimpianse di averlo fatto: mollò la presa sulle spalle larghe dell’amico, arretrando istintivamente e mettendosi seduto sul pavimento di pietra antica a gelata mentre impallidiva a sua volta… ma mai quanto il bel volto di Jackson Wilkes, teso da un’espressione a metà tra il terrorizzato e il sorpreso, gli occhi blu spalancati e ormai senza vita.

C'era qualcosa sul suo braccio, in effetti... Ma Alastair era troppo sconvolto per poterci fare caso.
Non si accorse della frase che era comparsa sull'avambraccio di Jackson, una frase che in effetti conosceva molto bene:

Exitus acta probat

Il fine giustifica i mezzi.

....................................................................................................................
Angolo Autrice:

Buonasera! Dite la verità, non mi aspettavate tanto in fretta, vero? XD 

Ad ogni modo... avete presente quanto, nel Prologo, ho scritto che gli OC avrebbero fatto una brutta fine se la sua autrice fosse sparita? Beh, evidentemente non scherzavo, quindi come si suol dire uomo avvisato mezzo salvato.

In ogni caso chiedo a chi ancora non l'ha fatto di mandarmi il compleanno del vostro OC...  

In più, ho un'altra domanda: 

- Come prenderà il vostro OC la morte di Jackson?

E' tutto, a presto!

Signorina Granger

   
 
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