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Autore: phantophobia    10/01/2017    0 recensioni
Due vite e una nuova città: ecco cosa attende due giovani ragazze italiane, Alice e Francesca, alle prese con la vita in Korea. Tra incidenti, ironia e amicizia forse c'e spazio anche per l'amore.
Due destini si incrociano, ma mai com'è consuetudine.
안녕히 계세요
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non posso averlo detto veramente.
Forse, anzi spero, di averlo solo pensato. È tutto un brutto sogno.”
Alzo lo sguardo verso il mio interlocutore per trovare una conferma al mio flusso di pensieri, ma lui mi guarda con un sorrisetto malizioso che sottolinea la mia enorme stupidità.
Abbasso sommessamente lo sguardo, mi fisso le scarpe (e noto che sono le scarpe più brutte che avrei potuto comprare, “dovrei forse bruciarle appena rientro in Italia”). Non so cosa dire, nel giro di quindici minuti sono riuscita a imbastire la più imbarazzante e umiliante conversazione della mia vita. E oltretutto con un manzo coreano (“che sono certa di aver già visto da qualche parte”).
“C’e solo una cosa che puoi fare Alice, e cioè scappare a gambe levate e sperare di non incontrarlo di nuovo e magari potrai dimenticare tutto e fingere che non sia successo nulla”, la mia vocina interiore cerca di persuadermi, ma anche lei sembra poco convinta. Decido in ogni caso di seguire l’istinto, mi volto e come una furia corro verso la salvezza, sentendomi leggera. Forse troppo leggera.
È circa dopo un chilometro di corsa affannosa che mi accorgo di essere fuggita senza la borsa. Quindi oltre ad essere una buffona sono pure un’idiota.
“E se pensasse che l’ho fatto di proposito per poterlo rivedere?”, scalcio l’idea malsana e perversa della mia mente stalker e cerco di orientarmi e ritrovare la strada per recuperare la borsa ma perdere l’ultimo briciolo di dignità.
Ci metto un’ora per capire dove sono ed assicurarmi che Taeyang non sia ancora lì fermo a ridere di me e compatirmi, mi guardo furiosamente intorno ma della mia borsa e del bel ragazzo nemmeno l’ombra.
 “Vuoi vedere che si era organizzato tutto per borseggiarmi? Gli ho anche reso facile e divertente il lavoro.”
Sono una completa stupida, merito di aver perso ogni centesimo, eccetto quei maledetti 50 won che la signora mi ha lanciato per chiudermi la bocca. Santo cielo! Mi ha anche sentito cantare! Forse è davvero un incubo, adesso mi sveglio e sono in albergo accanto a Francesca!
Mi procuro dei forti dolori a suon di pizzicotti, ma la realtà non accenna a svelarsi. Il sogno non è sogno. È concretezza, e fa un male cane.
Ripercorro la strada in silenzio, lentamente, con lo sguardo rivolto al suolo (come il mio umore), senza musica perché il cellulare era nella borsa, insieme a portafoglio, passaporto e quattro barrette ipercaloriche al cioccolato. “Oh cazzo! Penserà che sono una divoratrice di grassi! E dire che ora mi farebbe proprio comodo qualcosa di fritto o grondante caramello e cioccolato”.
Arrivo in albergo e l’idol della hall mi squadra preoccupato, come se avesse letto nei miei capelli stravolti e nel mio volto devastato quello che mi era capitato.
In camera risuonava il profondo russare di Francesca, completamente presa dalla sua pennichella, ignara delle mie sventure. “Ho davvero bisogno di parlarle e sfogarmi, ma conoscendola so bene che svegliarla  potrebbe essere un problema.”
Tento inizialmente di chiamarla e smuoverla con delicatezza, ma vedendo i miei tentativi fallire miseramente sono obbligata a passare alle maniere forti: mi metto a gridare a squarciagola “un serpente, un serpente” finché non la vedo alzarsi e sfrecciare contro il muro della stanza per poi crollare al suolo in un lamento sordo.
Le vado incontro per assicurarmi che stia bene e per scusarmi di aver usato la sua fobia dei serpenti per svegliarla (sarà mai possibile essere così incredibili?!) ma sto ridendo come una pazza e perciò non riesco a farmi capire . Contemporaneamente  suona il telefono e dall’altra parte della cornetta sento lo stupendo ragazzo della hall chiedermi se fosse tutto in ordine e se stessimo bene poiché gli erano giunte delle lamentele dagli altri ospiti a proposito di urla e lamenti. Ho cercato di farmi capire e spiegargli che stavamo bene, ma continuavo a ridere come un ossesso finché non mi sono addormentata accanto ad una sconvolta Francesca.
Ci siamo svegliate un paio di orette dopo, io completamente priva di voce e la mia amica, come uno stupendo unicorno, sfoggiava un bernoccolo degno di lode.
“Ho preso una sbronza colossale? Non mi ricordo nemmeno di aver bevuto, ma sento la testa che mi rimbomba e la fronte è tutta informicolata”, Francesca si era svegliata ed era riuscita subito a farmi ridere e dimenticare le mie assurde peripezie. Ecco perché è la mia migliore amica: sa farmi ridere anche se il mondo è in procinto di crollare. Sa essere la persona più seria sulla faccia della Terra e dopo dieci secondi la puoi vedere ballare sul bancone di un bar cantando YMCA talmente ubriaca da doverle ricordare chi è e da dove vive.
“Sembri un attaccapanni, potrei anche appenderti il cappotto in fronte. E il dolore che senti stranamente non è conseguenza di una delle tue celebri sbronze. Hai solo sbattuto la testa”, biascicai cercando di far uscire la voce che sembrava ancora addormentata.
“Perché hai detto che c’erano dei serpenti? Sai che ho fifa di quelle bestiacce. Per fortuna non mi sono lanciata dalla finestra. Ora potresti essere sul ciglio della strada a piangermi”; Francesca sapeva essere veramente melodrammatica quando voleva farmi sentire in colpa, ma ero ancora troppo divertita da quella scena per commiserarla.
“Mi dispiace di averti ferita” le dissi canzonandola, “ma sei riuscita a farmi dimenticare la peggiore figura di merda della mia vita. E ci ho rimesso anche i soldi, la borsa e il cioccolato”.
“No! Il cioccolato no!”. Francesca sì che sapeva quali erano le priorità.
 
 
 
 
Dopo mesi e mesi e mesi e mesi di silenzio ho portato un nuovo capitolo (YEEEEH!) della storia di queste due strampalate amiche che, solo al primo giorno del loro viaggio sono riuscite a combinarne di tutti i colori e a farmi/ci( spero!) divertire.
Attendo come sempre dei vostri riscontri (positivi o negativi che siano!) e spero che questa piccola storiella possa appassionarvi tanto quanto appassiona me nello scriverla.
Io come sempre rileggo tutto, ma se per caso trovate degli errori fatemelo presente così la prossima volta (forse) non li ripeterò.
Un grosso bacione
 
Phanto
 
   
 
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