I
Segreti di Malfoy Manor
Racconto
a puntate di Mil@dy.
5.
Notti insonni & giorni
difficili.
Oh……
essere
giovani…
E
sentire
il morso pungente dell’amore...
I
due
ragazzi erano languidamente distesi sul piccolo giaciglio che
assomigliava,
ormai, assai poco
ad un letto. Sembrava
piuttosto un campo di battaglia dove fosse stata appena conclusa
un'estenuante
lotta corpo a corpo...
Le
coperte
giacevano disordinatamente da un lato ed il cuscino era volato infondo
a letto,
incastrato nei complicati arabeschi disegnati dall'elegante pediera in
ferro
battuto.
Ma,
del
resto, era un letto
singolo quello e non
ci si doveva certo stare in due… Cosa che comunque
assai a poco importava ai
due in questione… Nella
piccola
stanza risuonavano solamente i loro respiri affannati ed il rumore
sommesso dei
lievi baci che il ragazzo poneva con infinita dolcezza sulle gote
arrossate di
lei.
-
Oh.. Ron,
non dovevi venire qui, stasera! Pensa che cosa succederebbe, se Piton
ci
sorprendesse!
Il
rosso
tralasciò a malincuore di baciare il collo slanciato e
morbido e la fissò
inarcando un sopracciglio.
-
Beh, se
ci vedesse così, credo proprio gli verrebbe una sincope!
La
ragazza ridacchiò,
sfiorando ancora una
volta le labbra calde e sensuali del suo amante. -Dai, non sto
scherzando!
-
E io
neppure! Il vecchio pipistrello ci rimarrebbe secco, te lo dico io!
Beh, a
pensarci bene non è che piangerei per lui!
Hermione
si
sollevò su un gomito, assestandosi con l'altra mano i lunghi
capelli,
arricciati e ribelli.
-
Oh, non
ti sopporto quando parli così! Piton è davvero
cambiato e non è più l'uomo
lugubre e disgustoso che abbiamo conosciuto ad Hogwarts.
-
Uhmm...
Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, mia cara!
Anche
attraverso il buio che li circondava, a Ron parve di vedere la faccia
stupita e
lo sguardo corrucciato di Hermione.
-
Ma da
quando in qua, conosci
così bene i
"detti" Babbani, Ron?
-
Da
sempre... Non ricordi quanto mio padre amasse le stranezze e le
particolarità
del mondo Babbano? - Sussurrò lui, con una nota di rimpianto
nella voce. - E poi
in fin dei conti io sono innamorato da
una ragazza che proviene da quel mondo... e so molto di più
di quanto tu possa
immaginare.
Hermione
gli
s’accucciò di nuovo accanto, lasciandosi coccolare
dal suo abbraccio caldo. -
Quanto innamorato? - Chiese con un fil di voce.
-
Da
morire... - Ancora
si cercarono con le
labbra, mai sazi di baci e carezze.
Ma
fu la ragazza, come sempre, ad
interrompere per prima l’intimo contatto.
-
Oh...
Basta Ron... fuori di qui! E' tardissimo e domani
dovremo mettere a punto le ultime cose e
sistemarci per il viaggio. So bene
quanto poco ti piaccia viaggiare con gli aerei babbani!
Ron
scattò
a sedere sul letto, cercando fra le coperte i suoi indumenti intimi.
-
Santo
cielo Hermione, prima sei la ragazza più dolce del mondo, poi mi sbatti in faccia
quello che ci
attende. Mi viene già l'agitazione al
pensiero!
Hermione
scese dall'altra parte, afferrando distrattamente la giacca di seta del
suo
pigiama, non accorgendosi assolutamente dello sguardo
d’ardente desiderio che
gli aveva rivolto il suo compagno nell’osservarle il
fondoschiena.
-
Che cosa
esattamente ti agita, Ron... la nostra missione o...
Fece
il
giro del letto, fermandosi dinanzi al ragazzo che si sta assestando
pigramente sul
letto, rigirandosi fra
le mani la
canotta candida da indossare.
-
Mi
capisci al volo, eh? - La rimbeccò Ron.
-
Senti, se pensi a
Ginny… è cresciuta! Sì, c-r-e-s-c-i-u-t-a,
proprio come ci ha urlato
in faccia stasera, giù in cucina! –
Sbottò all’improvviso Hermione.
Ron la fissò con durezza e i suoi occhi
scintillarono di rabbia pura; anche
nell'oscurità della stanza la giovane se ne avvide.
-
Sì,
questo lo so...lo so bene, Hermy! Ma pensarla nel maniero di quel porco…
magari
sottomessa alle sue schifose
attenzioni... Io...io...
divento matto!
Con
un
gesto secco della mano, Hermione
gli
impose il silenzio.
-
Smettila
Ron! E’ una guerra quella che ci accingiamo a combattere, ed
ognuno deve fare
la sua parte! Ginny sa badare benissimo a se stessa. E' scaltra,
intelligente, sveglia ed io credo che abbia
più buon senso di te e
me messi assieme!
Il
lieve
bagliore candido, dell'ironico sorriso di Ron, la spiazzò
completamente.
Hermione si aspettava da lui tutt'altra reazione.
-
No,
questo non è possibile, mia cara! Non esiste al mondo,
Magico o Babbano,
una ragazza più ligia alle regole,
di te!
-
Ron
Weasley, smettila! – Strepitò falsamente indignata
Hermione, puntando sul suo
petto l’indice della mano, sottile e curata. -
Credi che quel che abbiamo appena fatto, proprio su questo
letto
stasera, con il costante pericolo di essere sorpresi, sia una
dimostrazione di
buon senso?
-
No! -
Esclamo candidamente il ragazzo,
afferrandola di scatto
per la
vita e trascinandola sopra di lui, sul
letto. - Infatti...mi chiedo ancora perché lo hai fatto...-
Sussurrò fra le sue
labbra morbide.
Lei
gli
tuffò le mani nei capelli folti, premendo
tutta se stessa contro il suo
petto e rispondendo con un mormorio sulle
sue labbra esigenti. -
L'ho fatto,
perché penso che sia l'unica cosa sensata da fare... -
Ron
le
passò le mani, impazienti e nervose,
sulla schiena liscia e perfetta, cercando con insistenza
di sfilargli la
giacca del pigiama che lei aveva, inopportunamente,
indossato.
-
No, dai
Ron... sennò ricominciamo! - Bofonchiò Hermione
fra un bacio e l'altro.
-
E perché…
ti dispiacerebbe tanto? - Rilanciò lui, con la voce resa
roca dall'emozione che
si era già prepotentemente impossessata di lui.
-
No...ma è
tardi... Ho lasciato Ginny in camera da sola. Povera magari aveva
bisogno di
parlare... un poco.
Non
riuscì
a finire la frase, perché Ron l’aveva finalmente
liberata dall’indumento di
seta ed aveva preso
a baciarle l'incavo
caldo e vellutato del collo, scendendo lentamente ma inesorabilmente
verso il
seno, piccolo e
sodo. Continuando ad
ogni modo a baciarla con un movimento secco e preciso la fece ruotare
posizionandola sotto
di se. Hermione
chiuse gli occhi, concentrandosi sul
piacere esplosivo che solo quelle labbra sapevano donarle. E
sentì a malapena
le poche parole che Ron aveva biascicato con chiaro tono ironico. - Ma
come
?... Hai appena
detto che Ginny è
grande, sa badare a se stessa... lasciala nel suo letto a dormire, noi abbiamo altro da fare...
La
ragazza non
trovò nulla da replicare in
quell’occasione…
Tutto
il
resto poteva aspettare.
La
missione...
Piton...
Persino
Ginny...
*****
Lei
era
immobile al centro del grande letto, con
le gambe raccolte al petto e le mani che cingevano le ginocchia sottili
in una
posa dolce e melliflua
al tempo stesso. Aveva
il viso piegato di lato ed i capelli, lunghi e ribelli che disegnavano
strani
contorni rossicci alla sua figura, in
contrasto con la vivida luce lunare che filtrava dalla finestra
spalancata.
Capricciose
e impalpabili nuvole passavano velocemente su quell'unica fonte
luminosa,
creando una strana intermittenza di chiarore ed oscurità...
di luci e di
ombre...
Luci
ed
ombre...
come le sensazioni che si rincorrevano
nell’animo del ragazzo… appena materializzatosi
nella stanza.
Sapeva
di non doverlo fare.
Sapeva
di sfidare ben più che il destino, nel
recarsi lì... Ma non poteva, al tempo stesso, sottrarsi a
quel destino…
Non
poteva controllare
quell'istinto primordiale e dominante che gli pulsava nella mente, dal
momento
che l'aveva vista alla riunione.
E
dall'attimo che aveva scoperto che cosa...lei era diventata.
Guardò
ancora una volta verso la sagoma immobile e scura della ragazza, e sentì
improvvisamente la gola secca e la
pressione a mille.
Nel
constatare l'atteggiamento calmo e sereno di lei,
comprese che non gli aveva fatto "una
sorpresa". Che lei,
di gran lunga
più fredda e perspicace, sapeva da tempo
ciò che lui aveva in mente di
fare, quella stessa
sera.
-
Harry...
perché sei qui? Lo sai che non dovresti smaterializzarti
entro queste mura.
Piton potrebbe rintracciarti più facilmente. -
Sussurrò con un fil di voce,
apparentemente per nulla turbata dall'incombente pericolo che entrambe
correvano in quel momento.
-
Ginny,
non potevo restare in quella stanza... a pensare a te! A pensare a quel
che ho
appena scoperto di...te.
Spezzando
ogni indugio si accostò al letto, sedendo sul bordo con fare
lento e
studiato... quasi temesse di rovinare od infrangere un sottile
incantesimo. La
ragazza non si mosse di un millimetro, non
sollevò nemmeno la testa, parlò semplicemente con
l'identico tono, calmo e
gentile di poco prima.
-
Perché ti
turba tanto...Harry? Cosa c'è che non va?
Il
giovane
la fissò, sforzandosi di mantenere una parvenza di calma. - Come …cosa
non va? La
tua missione, non va! Il
fatto che tu sia un agente effettivo
da oltre sei mesi ed io lo abbia saputo solo adesso, ed in quella
maniera…orribile!
Ginny
si
mosse, finalmente. Allungò
le gambe,
lisce e perfette stendendole sul lenzuolo candido in modo lento e
sensuale.
Ma
tutti i
gesti che faceva, apparivano ad Harry come
intrisi di erotismo
puro... Ginny era
troppo bella, troppo
irresistibile dietro quella sua apparente e disarmante purezza ed
ingenuità.
-
Ascolta Harry, io…-
Iniziò titubante.
Ma
non
riuscì a terminare la frase perché il ragazzo
l’afferrò, strattonandola per un
braccio con la rudezza dettata dal desiderio impellente,
dall’urgenza di
sentire quelle labbra sensuali sulle sue…
Con
foga se
ne impossessò, attirandola con l’altra mano verso
il suo petto. Il
profumo intenso ed inconfondibile dei suoi
capelli lo raggiunse, trasmettendogli un brivido delizioso. E la dolce
arrendevolezza di lei, lo
indusse a
spingersi oltre.
Lentamente,
molto lentamente la fece adagiare sui cuscini soffici,
schiacciandola con delicatezza contro la
morbida consistenza del materasso.
-
Ginny, ti
ho mai detto quanto ti amo? – Sussurrò fra le sue
labbra ardenti di desiderio.
-
Non me lo
ricordo… dimmelo ancora… - Replicò la
ragazza
con voce sognante, infilando la mano nei suoi capelli
folti e spettinati
in maniera possessiva ed esigente.
-
Ti amo,
Ginny…- Sussurrò allora lui,
con la
voce rotta dall’emozione mentre slacciava
lentamente, ma inesorabilmente, i
bottoni dorati della castigata camicia da notte.
Ginny
chiuse gli occhi abbandonandosi alle sensazioni che le mani leggere e
delicate
di Harry sapevano donarle.
Ma lei era cambiata…
Era
vero, Harry era
ancora il suo amore.
Probabilmente
l’amore della vita, il
primo…
quello di cui non
si sarebbe mai
dimenticata…
Ma
lei era
cambiata…
La
guerra
latente, il modo
orribile in cui aveva
perso suo padre… due dei suoi fratelli… Il modo in cui la sua famiglia era
stata distrutta per sempre, come
la sua vita del resto…
Tutto aveva
contribuito ad indurirle il cuore. A farla, in un certo senso, limitare
nel
donarsi e nel donare amore… Malgrado questo… a
tutti doveva, comunque, apparire
normale, la solita
Ginny Weasley… ingenua
ed innocente. Spontanea
e semplice. Era
come portare una maledetta “maschera”
ogni santo giorno della
propria esistenza.
Ma
lei era
cambiata…
Un
tempo,
solo pochi anni prima, sarebbe rimasta senza parole, sarebbe rimasta
muta e
stupida, soverchiata e sottomessa di fronte al desiderio pressante che
percepiva in Harry. Ed invece, in quel frangente, seppur pervasa dal
piacere
che il ragazzo le stava procurando,
baciandole con studiata lentezza il collo morbido per
scendere poi sui
seni turgidi e sodi, lei
riuscì a formulare
le parole che aveva in mente…
-
Allora se
mi ami… devi lasciarmi andare, Harry…
Lui
si alzò
di scatto, fissandola con quello sguardo espressivo e meraviglioso. Due
schegge
di smeraldo che la scrutavano
stupito ed
addolorato. -
E’ proprio perché ti amo,
Ginny, che non voglio! N-o-n v-o-g-l-i-o
che
accetti quella missione!
Sebbene
schiacciata sotto il suo peso, Ginny tentò di sollevarsi sui
gomiti ma lui
glielo impedì. Più
infuriata che mai,
lei passò al contrattacco.- Piantala di gridare Harry, o sveglieremo persino
i tizi rimbambiti
dentro i ritratti giù da
basso!
-
Ho
effettuato un incantesimo di inibizione dei suoni. Urla pure mia cara,
non ci
sentirà neppure Piton!
I
due
ragazzi si guardarono in cagnesco per qualche attimo.
Harry era sul punto di cedere e
rabbonirsi mentre sul volto di Ginny aleggiava ancora un piglio
ribelle.
-
Non puoi
comandarmi a tuo piacimento, Harry!
Non
sono un tuo oggetto personale! Sono una persona anch’io!
-
Questo lo
so bene, Ginny! Ma sei la mia donna… e
io non sopporto l’idea di saperti
nella casa di quel mostro abominevole di Lucius Malfoy,
il male fatto persona…
Ginny
chiuse gli occhi, come a
chiamare a se tutta la sua pazienza e replicò con un tono
più accomodante.
-
Ho capito, ho capito! Pensi
che anch’io
sia felice ogni volta che
sparisci per una missione segreta, senza sapere se e quanto tornerai da
me?
Harry
alzò
una mano ad accarezzarle delicatamente il viso. – Ma questa
è una cosa
diversa, amore…
Io… io…
-
No, è
diversa solo nella tua mente! Oh…
Harry… -
Sospirò abbandonandosi infine alla
dolcezza. - Non devi temere, io non sono una
sprovveduta. Niente ci ha
diviso prima, niente potrà dividerci adesso che ci
amiamo… Tu farai sempre
parte della mia vita...
Con
un
piccolo movimento del viso, riuscì a posare un bacio lieve
sulle labbra del
ragazzo. Dapprima
lui parve scontroso e
restio a ricambiarlo, ma poi… non gli fu possibile opporsi
alla sublime
tentazione rappresentata dalla giovane donna fra le sue braccia.
Non
se ne
era ancora accorto… ma Ginny stava lentamente slacciando la
sua camicia e con
la punta delicata e sottile delle dita aveva
preso a disegnare cerchi concentrici sul suo petto… scendendo inesorabilmente verso il
ventre piatto e
muscoloso. Con un gemito basso e disperato, Harry la spinse di nuovo
giù
schiacciandola con foga sul letto mentre con le mani, tremanti per
l’impazienza,
cercava il sottile bordo di pizzo delle sue mutandine.
-Oh…
Ginny
tu mi farai morire…
Ginny
sorrise sorniona sulle sue labbra, badando bene a non interrompere quel
contatto vitale e dolcissimo... Lo
voleva
disperatamente anche lei, adesso.
Ma
lo
stesso … era cambiata.
Lei
era cambiata…
***
La
piccola
cucina di Red Roses Street era stranamente silenziosa quella mattina,
sebbene
il vetusto tavolo fosse occupato in ogni ordine di posti.
Hermione,
ostinatamente china
sulla quotidiana
copia della "gazzetta del Profeta",
non pareva intenzionata a dar retta a nessuno.
Sembrava
stanca e contrariata.
Ron
l'affiancava, pensieroso e distratto, sorseggiando una grossa tazza di
caffè
caldo e fumante. Aveva il viso segnato dalla stanchezza e scure
occhiaie a
sottolineargli i magnifici
occhi blu.
Ginny
li
scrutò entrambe di sottecchi, deducendone da quei pochi
dettagli che i due non
avevano dormito molto quella notte...
Beh,
del
resto anche lei... si era comportata alla stessa maniera, ma aveva un vantaggio
rispetto a loro. Il suo
viso, pallido e delicato sembrava fresco come una rosa. Come se avesse
dormito
perfettamente per otto ore filate. Era
un'altra insolita dote che aveva scoperto di possedere.
Poteva passare pure tutta la notte in bianco
ma sul suo volto non se ne vedeva segno... E non aveva bisogno della
magia per
ottenere quell'effetto! Sorridendo sorniona a quel pensiero,
spostò la sua
attenzione altrove, e gli occhi le caddero
sulla figura di Neville.
I
capelli
folti e scuri del
ragazzo erano
pettinati alla perfezione ed il suo sguardo attento, posato sul plico
delle
istruzioni consegnato la sera precedente da Piton. Il giovane percepì
all'istante l'occhiata di Ginny ed
alzò il viso dai fogli,
incontrando i
suoi occhi. Ginny
arrossì, sfuggendo al
suo sguardo...e d'improvviso si sentì colpevole, sebbene avesse
guardato Neville con la stessa espressione
con cui avrebbe guardato un amico o suo
fratello. Era
ovviamente a conoscenza
dei sentimenti di Neville… e malgrado lo avesse dissuaso
parecchie volte, il
ragazzo continuava con grazia e delicatezza a corteggiarla come un romantico d'altri tempi.
-
Tutto
bene, Ginny? - Sussurrò prontamente, allungando una mano
verso quella di lei.
Ginny
fece
un lieve cenno del capo, sorridendo e lasciò che Neville
gliela stringesse, fra
le sue dita, calde e delicate. Neville
le ispirava un'infinita tenerezza. Un
sentimento dolcissimo che le spezzava il cuore, portandola sempre alla
soglia
delle lacrime...
-
Sai, sono
felice che tu faccia parte della squadra, ormai...
- Bisbigliò il giovane con gli occhi
che brillavano di puro piacere.
-
Io invece
per niente! Anzi se devo dirla tutta, sono incazzato nero! -
Dichiarò Ron,
intromettendosi nel discorso, con il solito tatto d'elefante.
-
Ron, piantala!
- Sibilò Hermione, sorprendendo un po' tutti,
in quanto totalmente
impegnata nella lettura, fino ad un attimo prima.
-
Ehi,
dico, ma non stavi leggendo? - Sbottò il giovane, perplesso.
-
Certo, ma
le orecchie per sentire le ho ancora!
-
Cielo, mi
sembri quella Strega rintronata che possedeva la sfiga di sentire ogni
piccolo
suono e rumore, anche quello che avveniva a parecchi chilometri da casa
sua!
La
brunetta
posò il giornale su tavolo nervosamente, guardandolo in
cagnesco.
-
Ronald
Weasley… se con questo
intendi dire
che io…
-
Beh, che
succede qui? Litighiamo di prima mattina? -
Allegra e distratta, con il suo solito passo pesante, Tonks entrò
nella stanza facendoli sobbalzare.
Hermione,
con tatto e destrezza, raccolse le sue carte dal tavolo, riponendole
con
attenzione dentro un'elegante borsa di cuoio.
Non
altrettanto veloce fu Neville e... Tonks, come al solito maldestra,
nella foga
di raggiungere Ginny, inciampò sulla gamba di una sedia
piombando addosso a
Mundungus che se ne stava in disparte a bere il suo thè. La tazza
volò dalla mano del mago e cadde
come una bomba sulla tavola, macchiando la camicetta di
Ginny, il
pantalone di Neville... e tutte le istruzioni di Piton che il ragazzo aveva lasciato
inavvertitamente alla portata
della sua goffaggine...
-
Oh...
beh, ecco, scusate...Io, non mi sono accorta! Scusate.
Prese
a
biascicare, mentre
Mundungus
s'allontanava sibilando parole indicibili e Neville scattava in piedi
con la
bacchetta fra le mani con l'intento di sistemare tutto.
Nella cucina piombò il caos più
totale. Ron e
Hermione litigavano per i fatti loro, Neville era impicciato da Tonks e
non
riusciva ad effettuare l'incantesimo di reparo.
Ginny
s'alzò, immagonita e triste,
con la chiara intenzione di filarsela da quel casino, ma una mano salda
si
strinse sul suo braccio impedendole la fuga.
-
Dove vai?
Volevo parlarti...
Confusa
ed
irritata si ritrovò a scrutare gli occhi di giada di Harry,
fermamente fissati
nei suoi.
-
Harry!
Io...bhe, devo andare... ma sarei venuta da te, non appena...
-
Non
mentire. Sei famosa per scappare via senza salutare.
-
No...no…
ma che dici? - Balbettò la ragazza, tentando disperatamente
di marcare con
enfasi le sue parole.
Ma
Harry la
conosceva maledettamente bene. Sapeva che lei non aveva nessuna
intenzione di
passare a salutarlo, dopo che... dopo che Tonks avesse perpetrato l'incantesimo
di mutamento su di lei.
-
Andiamo
via di qui, intanto. Questo caos infernale non ci aiuta di certo. -
Esclamò il
ragazzo, nervosamente. Con
fermezza la
strattonò verso la porta, ignorando volutamente i richiami
di Tonks al loro
indirizzo.
- Ginny,
ehi Ginny! Dove
vai, devi venire con me! Dobbiamo fare
l'incantesimo! - Urlava fra il vociare furioso di tutti gli altri, la maga.
Ginny
alzò
gli occhi al cielo, sforzandosi disperatamente di non volgere lo
sguardo verso
di lei. Voleva far finta di non averla udita.
Voleva
scappare da lì, da sola.
Sì,
da
sola, anche senza Harry...
Voleva
scappare e basta!
Gli
era
venuta addosso… la classica fifa dell'ultimo momento... Era la sua prima azione,
il suo primo
incarico... e la paura, poteva essere giustificata, del resto.
Ma
era pur
sempre... paura!
Fissò
la
schiena di Harry davanti a lei,
l'aria
irritata e nervosa che trapelava da ogni suo movimento, mentre
spalancava la
porta contrariato e
nervoso… e poi...
Davanti a loro si stagliò la figura
alta
e allampanata di Piton... che si stava accingendo ad entrare nella
stanza!
Fortunatamente
la porta si apriva verso l’interno, altrimenti Harry gliela
avrebbe sbattuta
con violenza sulla faccia. Piton
s'immobilizzò, irritato e cupo in volto, e prese a
squadrarli come fossero
saltati fuori da una crepa nel pavimento...
-
Dove
diavolo state andando voi due? E che sta succedendo li dentro? Sembra
che tutti
i goblin d'Inghilterra abbiamo indetto una rivolta!
Ginny
borbottò sommessamente mentre alzava gli occhi al cielo e cercava disperatamente di
liberarsi dalla
stretta di Harry, ma il ragazzo, se possibile, la rafforzò,
schiacciandole
quasi le dita fra le sue.
-
Oh...beh... professor Piton! Non...non ho ben capito che cosa sia
successo, ma
dev'essere stato quando è entrata Tonks... -
Ginny continuava a far scena muta, quasi avesse perso la
parola.
Il
mago
scosse la testa lentamente in un chiaro gesto di scoramento ma si
riprese in
fretta, puntando il suo sguardo magnetico proprio su Ginny. - Signorina Weasley, non
ha ancora completato
i suoi cambiamenti, vedo! Nel mio ufficio, subito!
-
Tuonò il mago.
-
In quanto
a lei, Potter, credo che debba andare a preparare le sue cose...
L’aereo
babbano su cui dovrà imbarcarsi parte nel primo pomeriggio,
se l'è dimenticato,
forse?
-
No... No
di certo, signore. Ero venuto a parlare con Paciock...e...
Piton
non
sembrò prestargli molta attenzione, mentre il suo sguardo
glaciale scorreva
veloce sulla presa ferrea che Harry stava effettuando sulla mano di
Ginny. Se mai la
cosa lo urtò, evitò comunque di
commentarla e sempre con aria distaccata e formale, li
superò, introducendosi
nella stanza, dove il caos regnava ancora sovrano.
Harry
e
Ginny, rimasero impalati sulla soglia, come due ragazzini sprovveduti.
Poi
Harry riuscì a muoversi, tenendola sempre caparbiamente per
mano, fece alcuni
passi all'esterno della stanza. Si
ritrovarono fuori, nel corridoio, lungo e avvolto nella
semi-oscurità,
popolato ovviamente da strani quadri appesi
alle pareti , tutti naturalmente "magici".
I vari maghi ultracentenari dipinti sulle
tele sembravano ancora sprofondati in un sonno tranquillo, ma c'era da giurarci,
finanche l'ultimo,
posizionato in fondo alla scala a chiocciola avrebbe sentito quello che
i due
si sarebbero detti.
Ginny
socchiuse leggermente la porta dietro di se e fissò il volto
del ragazzo
amato... - Harry
io... Io ti avrei
salutato dopo... O almeno ci avrei provato, te lo giuro!
-
Non
giurare, Ginny! Ti conosco fin troppo bene! Dobbiamo salutarci,
qui...allora!
Ginny
fece
un impercettibile cenno con il capo, mentre sentiva le lacrime pungerle
dolorosamente le palpebre. Ma
non
avrebbe pianto.
No!
Non lì,
non in quel momento!
Prese
coraggio e quando parlò, la sua voce era ferma e sicura. - In bocca al lupo,
Harry... E' una frase di
buon augurio Babbana, giusto?
-
La
conosco, Ginny. E tu sta attenta, con quei tipi non si scherza!
Ginny
si
sforzò di sorridere, mentre il groppo che le chiudeva la
gola si faceva sempre
più soffocante. -
Va bene... - Riuscì a
biascicare. - Dopo circa due settimane dall'infiltrazione,
dovrò incontrarmi
segretamente con qualcuno dell'Ordine... Farò in modo che tu
riesca ad avere
mie notizie. -
Ma
Harry
non la stava più ascoltando, probabilmente.
Aveva preso, lentamente, ma inesorabilmente ad avvicinarsi
al suo volto.
Le labbra piene e morbide, leggermente socchiuse... Lo sguardo puro ed
adamantino fisso nei suoi occhi...
Ginny
non poté più trattenersi e gli andò
incontro, gettando un braccio sulle sue
spalle ampie.
Il
contatto
delle labbra, morbide e calde del ragazzo, le fecero provare un brivido
pazzesco.
Perché
il
mondo doveva essere così maledettamente complicato? Perché era
dovuta insorgere quella sporca
guerra... a rovinare tutto...
Niente
era
più come un tempo... niente più sarebbe stato
uguale, nemmeno il suo amore...
per Harry.
Chissà,
forse non lo avrebbe rivisto più...
Una
lacrima calda le sfuggì dalle palpebre socchiuse e
scivolando sulla sua guancia, morì
fra
le sue labbra... La porta si spalancò con un cigolare sordo
ed improvviso.
Ginny si sottrasse di colpo al bacio e all'abbraccio di Harry, ma
volgendo lo
sguardo sulla soglia incontrò l'espressione cupa e turbata di suo fratello Ron, che
s'era bloccato di
colpo nell'assistere alla scena. Senza
dire una parola, si precipitò con passo marziale verso la
scala a chiocciola,
in fondo al corridoio. Sperava
che
nessuno avesse intenzione di seguirla e consolarla...
Sulle
labbra contratte e tirare... era rimasto solo il sapore amaro e salato, delle sue lacrime
disperate.
Fine
Capitolo