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Autore: MaDeSt    17/01/2017    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

THE ROAD TO EUNEV

Il ritorno di Smeryld migliorò l’umore di Cedric che se non altro ebbe sbalzi di umore meno drastici e frequenti, e dal momento che i draghi avevano ormai bene o male imparato a volare i ragazzi decisero di cominciare a prepararsi per un’imminente partenza: chi ancora non l’aveva fatto lavò i propri vestiti indossando solo abiti elfici e misero in ordine le poche cose che avevano, pronti a legarle alle selle dei loro cavalli.
Layla si lamentò del fatto che avessero solo cinque mantelli, due giacche e un pastrano e quindi avrebbero potuto soffrire il freddo fuori dalla Foresta che manteneva un clima relativamente mite.
«Non potremo portare abiti elfici con noi, attirerebbero l’attenzione. Si vede che sono diversi!» convenne Andrew indossando il suo lungo cappotto marrone.
«Forse essendo la capitale sarà piena di culture diverse e passerebbero inosservati...» propose Jennifer.
«Lo è.» confermò Cedric «Ma abiti del genere ti assicuro che nemmeno lì si vedono. Inoltre dovremo dichiarare da dove veniamo, e a Darvil è impossibile trovarne.»
«Dichiarare cosa?» esclamò Susan agitata.
«Un sacco di cose, ma lasciate fare a me.» tagliò corto lui «Cercherò di provare che mi spetta ciò che i miei nonni hanno lasciato a mia madre.»
«Puoi farlo?» domandò Jennifer stupita «I tuoi sono di Eunev?»
Cedric scosse le spalle: «Da parte materna. Non sono adulto, non c’è mia madre e non c’è mio padre, quindi non vi assicuro nulla.»
«Ma se tu riuscissi avremmo una casa! E molto altro!» esclamò Mike rianimato.
«Non dare per scontato che riesca.» lo rimproverò Jennifer.
«Ed è per questo che dovremo essere lì con parecchio anticipo, come ha detto Garandill. L’oro che abbiamo basterà al massimo tre giorni a Eunev, e non so quanto tempo ci vorrà prima che avremo una casa nostra, se l’avremo.» continuò Cedric.
«E se non ce la facessi? Dove andremmo a vivere?» domandò Andrew preoccupato.
«Dovremo sperare che la scuola ci ospiti.»
«E se non ospitano sarà un bel problema.» disse Layla.

Gorall si presentò a loro per annunciare la partenza nei primi giorni del mese di Aendail, non trovò posto per atterrare ma li svegliò dicendogli di prepararsi e salutare, perché li avrebbe accompagnati di nuovo. Disse loro anche di acquisire almeno un paio di guanti ciascuno, nonostante non diede ulteriori spiegazioni.
Così i ragazzi si alzarono e fecero una rapida colazione già provando nostalgia per quella piccola casa tanto diversa dalle loro quanto bella; uscirono accompagnati dai draghetti e andarono a cercare Tygra. Strada facendo si domandarono il perché di quella strana richiesta da parte di Gorall, credendo che il problema secondo il drago sarebbe stato il freddo.
La trovarono per caso che passeggiava per la città in compagnia di Deralius e di altre due elfe: una era Neraye con Anutwyll al fianco; l’altra non l’avevano mai conosciuta, aveva al suo fianco un’enorme pantera nera dagli occhi viola e blu, mentre lei aveva pelle lilla e capelli verdi. Era la prima elfa che vedevano coi capelli verdi e rimasero sorpresi.
La sconosciuta s’inchinò e si presentò: «Nirya Amici dei Draghi, io sono Shalana, Capitana dell’esercito dei Figli delle Lune. È un piacere incontrarvi finalmente. Lui è Anuleyd, il mio fedele compagno di caccia.» e in quella la pantera ringhiò un saluto, senza chinarsi.
«Oh, molto piacere Shalana. Anuleyd. Io sono Susan.» disse piegando lievemente il ginocchio in un’impacciata e timida riverenza «Non vorrei sembrare indiscreta, ma... sei la prima elfa coi capelli verdi che vediamo! Tygra è una Ninfa.»
Shalana sorrise debolmente, quasi come se fosse solo un obbligo formale, e rispose: «Io sono per metà una Figlia della Foresta e per metà una Figlia delle Lune. È successo di rado in tutta la storia del nostro popolo, e ho le caratteristiche di entrambe le nostre razze.»
Dopo che si furono presentati tutti, Layla disse: «Ti stavamo cercando, Tygra.»
«Molto bene, cosa volete dirmi?» disse lei con voce pacata, come al solito.
«Uno dei draghi adulti ci ha ordinato di partire oggi stesso, e non sappiamo se torneremo mai. Volevamo ringraziarvi di tutto dal profondo del cuore.»
Neraye fu l’unica a mostrare il dolore che la notizia le aveva portato, anche se la sola reazione che ebbe fu drizzare la testa e smettere di sorridere.
Tygra invece sorrise ancora di più: «Per noi è stato un piacere e sarete sempre i benvenuti, se avrete bisogno di aiuto i Figli delle Lune vi soccorreranno, se avrete bisogno di riparo i Figli della Foresta vi accoglieranno e proteggeranno. Qualunque cosa il destino abbia in serbo per voi, spero vi porti su strade sicure e verso la pace.»
I ragazzi dubitavano che essere legati a dei draghi potesse portargli sicurezza e pace, ma chinarono il capo e ringraziarono per il sincero augurio.
Neraye li salutò col gesto di addio e sussurrò: «Possa la luce delle Lune proteggervi e esservi da guida, Amici dei Draghi. Il cuore di Hayra’llen per voi resterà aperto. Pregherò per voi che abbiate un viaggio sicuro.»
Loro di nuovo ringraziarono con un inchino e imitarono il gesto d’addio, Shalana li salutò formalmente, poi i ragazzi le lasciarono ai loro affari e si diressero invece al mercato per cercare almeno un paio di guanti ciascuno.
Come al solito non dovettero pagare alcunché e presero i guanti più simili possibili a quelli di fattura umana che riuscirono a trovare; avevano comunque qualcosa di esotico essendo tutti non più corti di una spanna, erano molto aderenti, di pelle - e tutti eccetto Andrew e Cedric presero anche un paio di quella che pareva lana. Ma c’era un problema: i guanti elfici avevano spazio per quattro dita.
Layla prese in mano uno dei suoi guanti e indicò prima quello e poi la propria mano, cercando di far capire al sarto dietro al bancone che avevano bisogno di guanti che potessero andare bene a degli esseri umani. Arrivò a dover indicare le dita del guanto e quelle della propria mano una alla volta per fargli capire il problema.
Col viso illuminato e un indice alzato in aria l’elfo si alzò dal suo sgabello e fece loro cenno di restituirgli i guanti, sui quali si mise a lavorare subito con strumenti sottili e taglienti e nuovi materiali; usò persino la magia per unire alcune parti dove le cuciture sulle dita non sarebbero dovute essere visibili.
Dovettero aspettare quasi un’ora, ma alla fine il sarto gli restituì dieci paia di guanti ora dotati di cinque dita ciascuno, sei di pelle e quattro di lana. Lo ringraziarono tutti con un inchino che lui ricambiò, quindi tutti contenti se ne andarono diretti da Ouin a portare la notizia a lui e ai loro amici elfi.
Anche il Maestro disse che avrebbe pregato le Lune per loro, prese entrambe le spalle a ognuno per salutarli e gli disse che sarebbero diventati dei potenti maghi, soprattutto se avessero imparato a sfruttare il loro legame coi draghi. S’inchinò alle giovani creature, e il loro atteggiamento incuriosì Haderyl che si avvicinò e chiese cosa stesse succedendo.
Parlando con maestro Ouin venne a sapere che i ragazzi stavano partendo, quindi corse a chiamare Henyra Foyla e Teranel, così che anche loro potessero salutarli, e tutti e quattro chiesero il permesso di interrompere la lezione per accompagnarli fin dove potevano. Maestro Ouin glielo concesse con uno sguardo severo.
Giunti davanti a casa liberarono i cavalli, Zaffir volò fino a un balcone per assicurarsi che non avessero dimenticato qualcosa in casa, poi tornò da loro che guidando gli animali per le redini si avviarono verso sud, fino a raggiungere il confine della città. Gorall aveva trovato una radura abbastanza grande dove poter atterrare e li attendeva poco lontano, ancora non lo vedevano ma erano certi che fosse vicino.
Lì si separarono dai giovani elfi che a differenza di Tygra o Neraye non si trattennero, Henyra e Teranel avevano gli occhi lucidi anche se continuavano a sorridere per non scoraggiarli a partire. Susan mostrò loro come si diceva addio a degli amici tra Umani e li abbracciò uno alla volta, facendoli ridere d’imbarazzo per un simile contatto fisico. Gli altri ragazzi furono meno invadenti e si limitarono a una stretta di mano o una pacca sulla spalla, Sulphane si lasciò accarezzare tra le risa, poi corse in cerchio attorno a loro tre volte spaventando i cavalli.
Quando Gorall gli fece notare che stavano perdendo tempo, i ragazzi si decisero a salire in sella ai cavalli per far capire agli elfi che il momento di partire era arrivato. I giovani si fecero da parte e i draghetti presero il volo planando in direzione dell’anziano drago, dunque i sei umani si affrettarono a spronare i cavalli al galoppo per non perderli, salutando gli elfi che risposero al saluto umano.
Giunti davanti a Gorall, dove i draghetti erano atterrati, Susan stava già piangendo e Mike stava cercando di consolarla rendendole noto che avrebbero visitato tanti altri bei posti, e che ad ogni modo gli elfi li avrebbero sempre accolti nella loro città.
L’anziano drago fu comprensivo, le diede il tempo di calmarsi prima di dire a tutti: Sarete accompagnati a Eunev da me, giungeremo forse domani a seconda di quanto spesso i vostri amici draghi vorranno fermarsi.
«Domani?» esclamò Cedric «Ma Eunev dista più di un mese a cavallo...»
A cavallo precisò Gorall, forse divertito Noi non viaggeremo come di consueto. Non c’è tempo.
«Farete di nuovo quella cosa... quella magia? Quella che ci ha permesso di arrivare dagli Elfi in una notte?» domandò Mike.
Esattamente rispose Gorall In alcune occasioni è così che noi Draghi ci spostiamo, come quando ci chiamiamo l’un l’altro. Non che sia ormai urgente arrivare a Eunev, ma immagino che le vostre provviste non basterebbero per un così lungo viaggio. Ed è meglio che non vi fermiate in insediamenti e locande con dei draghi così vicini.
«Gorall, posso farti una domanda?» domandò Andrew, incapace di trattenersi oltre. Il grande drago lo guardò e annuì lentamente, quindi il ragazzino chiese: «Quanti anni hai? Parli in modo così strano a volte...»
Gorall sembrò ridere e la terra tremò, mentre gli uccelli lì vicino fuggirono su altri alberi, poi rispose con un’altra domanda: Più di quanti tu possa immaginare. Facciamo un gioco, prova a indovinare. Vediamo quanto bene conosci i Draghi.
«Ma io non li conosco quasi per nulla!» protestò Andrew, ma il drago anziano sembrò irremovibile, quindi azzardò un: «Cinquecento?»
Ah! esclamò divertito Non ti sei avvicinato neanche un po’.
«Allora milleduecento!» il drago scosse la testa «Milletrecento!» e lui di nuovo scosse la testa.
Intervenne Susan che gridò ora sorprendentemente vivace: «Quattromila!»
Ora esageri, ti sembro così vecchio? ribatté il grande drago fingendosi deluso.
«Duemilasettecento!»
I piccoli draghetti guardavano i ragazzi confusi dal basso della loro stazza; non avevano ancora veramente imparato cosa fossero i numeri e le uniche occasioni in cui li avevano usati era stato per definire una certa quantità di tempo passato, o un numero di persone. Ma l’avevano fatto solo perché i ragazzi lo facevano a loro volta, non perché avessero compreso cosa significasse; conoscevano i numeri solo fino al trenta per via dei giorni dei mesi.
«Duemilaseicentodue.» disse Cedric divertito, non riusciva a credere che un drago anziano stesse giocando con loro a sparare enormi numeri a caso. Ma di nuovo lui scosse la testa.
«Va bene, ci arrendiamo!» disse Andrew «Ce lo vuoi dire?»
Tremilaquattrocentoventitré rispose Gorall.
«Come fai a ricordartelo?!» esclamò Jennifer scandalizzata.
Sono un drago rispose lui ridendo di nuovo, poi si fece serio e gli chiese se fossero pronti per partire. Quando i ragazzi ebbero annuito e i draghetti furono in volo, Gorall gridò: «Kriij!» e balzò per volare sopra gli alberi della Foresta.
Spronarono i cavalli al galoppo e cominciò il loro viaggio in un’eterna mattina, Gorall volava in circolo sopra di loro perché troppo veloce per proseguire in linea retta, i draghetti planavano e cercavano di tenere il passo dei cavalli, più lenti di loro, rallentando di tanto in tanto.
Ametyst intraprese una conversazione in segreto con Layla chiedendole spiegazioni dettagliate riguardo i numeri, e alla fine la ragazza l’accontentò contando fino a cento, dicendole poi che di lì in avanti era un po’ come se i numeri si ripetessero, dovendo solo cambiare la cifra delle centinaia; e di cento in cento contò fino a mille, e poi di mille in mille fino a diecimila. La piccola dragonessa sembrava non stancarsi mai di apprendere come funzionavano i numeri, e alla fine cominciò a contare uno alla volta i numeri fino a diecimila.
Layla passò così il tempo, correggendo Ametyst quando sbagliava a pronunciare un numero, mentre il resto del gruppo stava in apparente silenzio.
Cavalcavano verso ovest e dopo quelle che senza dubbio furono ore la Foresta era già cambiata, era la stessa che avevano sempre conosciuto prima di abitare dagli Elfi: niente alberi viola e blu, rare piante gigantesche dagli svariati colori, pochi funghi luminosi, meno animali. O forse gli animali non li vedevano per via della presenza di Gorall sopra le loro teste. Alcune zone erano persino coperte da un manto bianco nonostante stessero viaggiando verso un clima più mite, ma probabilmente l’unica ragione per cui la neve aveva raggiunto il suolo era che i rami degli altissimi alberi avevano ceduto creando una breccia nel tetto verde oltre la nebbia.
Presero la direzione per il sud e persero la percezione del tempo, come l’altra volta, ed ebbero l’impressione che fosse passata un’eternità da quando avevano lasciato Hayra’llen a quando giunsero al limitare della Foresta, dove gli alberi cominciavano ad assumere dimensioni più ridotte, fino a diventare normali abeti e pini; l’erba non li superava più in altezza, massi funghi e piante erano di dimensioni normali, ma ancora non si vedevano animali.
Usciti dal bosco che introduceva alla Foresta vennero quasi accecati dalla luce del tardo mattino e si sentirono scoperti nella prateria, senza un tetto di foglie sopra la testa e rami e arbusti ai loro lati. C’erano altri boschetti lontani, ma erano solo macchie scure sull’orizzonte chiaro. Il sole invernale non scottava, ma loro stavano relativamente bene anche solo col mantello, abituati a un clima di norma molto più rigido che nel resto di Dargovas. Videro Gorall prendere quota e alzarsi a centinaia di piedi sopra di loro, sempre girando in circolo come un falco che tenesse d’occhio una famiglia di lepri. I draghetti invece preferirono planare basso sperando di non essere accidentalmente visti da occhi indiscreti.
Superarono un gruppo di basse montagne dalle quali nasceva un fiume a ovest e lentamente gli si affiancarono per seguirne il corso, incontrando così la strada che portava a Eunev. Cedric disse loro che sarebbero arrivati relativamente presto, perché ricordava che da quell’incrocio la città distava più o meno una settimana di viaggio, ma comprendendo anche le soste per la notte e un passo non troppo veloce.
Eccitati e animati dalla novità, i ragazzi cominciarono a fantasticare su come potesse apparire ai loro occhi la capitale, la città più grande e più abitata del Regno umano.
Li sorprese la scelta di Gorall di tenersi comunque sulla strada, e capirono la sua decisione solo quando incontrarono la prima persona, un viandante che andava in direzione sud da un villaggio all’altro: era immobile, un piede sollevato da terra pronto a fare il passo successivo. Susan lo indicò a bocca aperta mentre lo sorpassavano rapidamente al galoppo, ma l’uomo sembrò non vederli nemmeno, non reagì, non si mosse.
A quel punto finalmente Gorall rispose alle loro domande spiegando: Il tempo è praticamente fermo, grazie al mio incantesimo. Non temete, loro continuano la loro vita come se nulla stesse succedendo, mentre noi ci muoviamo senza essere visti.
«Stiamo viaggiando bloccati nel tempo!» esclamò Mike entusiasta «Non posso crederci, è meraviglioso! Potremo farlo anche noi dopo aver studiato a Eunev?»
No. Lo si può fare solo usando la nostra lingua, ed è sconsigliato a creature come voi rispose Gorall, spegnendo la piccola speranza di Mike, ma senza cancellare la sua ilarità.
Andrew e Susan cominciarono a discutere tra loro su come dovessero vederli gli altri, solo scie di colore in una frazione di secondo, tanto da risultare forse allucinazioni di un singolo attimo. Pensare che potesse essere già capitato anche a loro di scorgere per un istante una figura muoversi nel tempo li eccitò al punto che andarono avanti a parlarne per ore e coinvolsero anche tutti gli altri, persino i giovani draghi.
Passarono accanto ad altre persone e diverse locande o fattorie costruite vicino alla strada. Ormai dovevano essere in viaggio dall’equivalente di un paio di settimane, ma né loro, né i draghi, né i cavalli avevano bisogno di fermarsi a mangiare o riposare. Ora che sapevano cosa Gorall avesse fatto l’idea di riuscire a viaggiare l’equivalente di intere giornate senza mai fermarsi non li spaventava più.
I draghetti si allontanarono solo per osservare dall’alto una delle numerose fattorie che stavano passando senza essere notati per poi tornare a volare sopra i ragazzi. Quando doveva essere l’una, i draghetti atterrarono sulle selle dietro i ragazzi, come avevano fatto nella Foresta, spaventando a morte i cavalli, ma avevano bisogno di riposare le ali almeno fino a tardo pomeriggio per continuare a volare.
Passate le basse montagne isolate, il sole era ancora relativamente alto nel cielo ma ora coperto da uno strato di nubi, e la nebbia aveva invaso il paesaggio. Andrew si lamentò del gelido vento che spazzava la landa. I draghetti ripresero il volo rimanendo poco distanti per guidare i ragazzi e la strada curvò leggermente seguendo il serpeggiante fiume, si trovavano ancora nel mezzo di una sconfinata prateria con radi agglomerati di alberi lontani e arbusti o piante che Jennifer conosceva sparsi qui e là.
La strada s’immerse in un bosco ed ebbero finalmente un po’ di sollievo dal vento, ma lo attraversarono in quelle che gli parvero una manciata di ore. Quando furono fuori, si accorsero che il sole aveva cominciato la lenta discesa verso l’orizzonte; dedussero che si trattasse più o meno delle sei di sera.
Gorall gli ordinò di fermarsi al limitare di un altro boschetto poco lontano dalla strada, al riparo dagli occhi dei numerosi viandanti che andavano o partivano da Eunev.
Percepirono che si stava allontanando, perché cominciarono a sentirsi stanchi e la sua voce pareva distante quando disse: Qui devo lasciarvi, riposate la notte ed entro domattina sarete giunti ai cancelli della città. I vostri amici draghi non potranno avvicinarsi di più, dovranno cacciare qui e allontanarsi per bere solo la notte. Promettete giovani draghi, non dovete essere visti da nessuno.
Promettiamo, Gorall dissero i piccoli all’unisono.
Molto bene. Auguro voi che la permanenza a Eunev sia sicura, e che possiate imparare a governare la magia al più presto, così da riunirvi ai vostri amici draghi. Ci rivedremo.
Grazie Gorall, a presto! lo salutò Layla, poi il drago anziano lasciò le loro menti.
Jennifer si accasciò a terra lamentandosi del dolore alle gambe e gli altri la seguirono sedendosi in cerchio, prepararono una cena fredda per non accendere un fuoco che avrebbe potuto attirare l’attenzione, e godettero del tempo che finalmente scorreva alla normalità; la sera calò presto e cominciò a fare freddo, quindi i ragazzi presero ognuno il proprio mantello e vi si avvolsero. I draghetti si sdraiarono per dormire con le ali doloranti, Susan si appoggiò al fianco di Sulphane per passare la notte e la piccola dragonessa la coprì con l’ala piumata per ripararla ulteriormente dal gelo.

  
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