Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: smak978    20/01/2017    6 recensioni
"Succorbentis?" Chiese Malfoy con un filo di voce, coprendo subito il volto con quell'insopportabile maschera. "Hai la Succorbentis?" Silenzio. "Lo sai che è una malattia incredibilmente rara, vero? ...E lo sai che è incurabile, vero?" Silenzio. "Non c'è da stupirsi che ti rifiuti di accettarlo." Ron/Hermione/Grifondoro OOC
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Enjoyyyy <3






Capitolo 23 - Il Discorso.






 
Caldo.
 
Mani.
 
Pelle.
 
Fottutissima vaniglia.
 
Il calore era intenso, quasi travolgente. Malfoy era dappertutto; aveva una mano sul collo di Harry, le sue maledettissime dita esperte lo accarezzavano in maniera incredibilmente delicata. Ogni tocco era un fremito lungo la schiena, un brivido di desiderio. L’altro braccio gli cingeva il bacino, accarezzando la sua schiena con dita leggere come l’aria. Le loro ginocchia si toccavano. Erano stretti l’uno contro il petto dell’altro.
 
Harry riusciva a sentire ogni singolo respiro affannoso che Malfoy prendeva, sia sul petto che contro il viso. Avrebbe potuto contare i battiti del suo cuore, se avesse voluto. Ma aveva altro da fare.
 
Malfoy esigeva le sue attenzioni. Gli mordeva le labbra, gli sfiorava brevemente la lingua con la sua; cazzo, lo stava provocando, e Harry voleva di più. Cercando di sembrare sicuro di sé, e non l’instabile poltiglia decerebrata in cui stava per trasformarsi, Harry sfiorò la lingua di Malfoy con la sua, e si sentì compiaciuto quando lo sentì sobbalzare per la sorpresa. Quando le loro lingue si incontrarono, brividi di tutt’altra intensità scossero il corpo di Harry. Di questo passo, non sarebbe durato molto.
 
Harry infilò le mani sotto la camicia di Malfoy, e percorse la sua liscissima schiena cercando di sentirne ogni millimetro. Merlino, era così caldo, così reale. Stava succedendo davvero. I suoi polmoni vuoti erano già abbastanza come conferma, ma Harry preferiva un approccio più ‘diretto’.  Le sue mani scivolarono lungo il dorso di Malfoy, adoravano quanto fosse liscio. Doveva essere magia; doveva esserlo per forza.
 
Le sue mani, però, esitarono arrivate all’incavo della sua schiena. Non aveva toccato mai nessuno così, specie un ragazzo. E se stesse facendo qualcosa di sbagliato? E se il suo fosse un comportamento troppo presuntuoso, o sgarbato?
 
Dannatissimo Merlino, Harry… aveva la lingua di Malfoy quasi in gola. Poteva affermare con sicurezza che i loro livelli di presunzione si eguagliavano.
 
L’ultima domanda che si poneva era cosa diavolo dovesse fare? Non era così ottuso da non capire cosa gradisse o volesse la gente… ma con i vestiti ancora addosso, era un po’ confuso.
 
E terrorizzato.
 
Malfoy ghignò sulle le sue labbra, premendo leggermente la schiena contro le mani di Harry. Che bastardo. Lo stava prendendo in giro perfino nel bel mezzo di un bacio!
 
Bene! Racimolando le ultime riserve di sicurezza rimaste, Harry iniziò a far scivolare lentamente le mani più in basso sulla schiena di Malfoy…
 
Ah-hem!
 
Harry si scostò di scatto, e sbatté la fronte contro quella di Malfoy, facendoli barcollare e cadere entrambi a terra. “Cazzo, Potty…” Ringhiò Malfoy, strofinandosi il volto con una mano. Harry si voltò verso di lui; appena incrociarono gli sguardi sfuggì loro un piccolo sorriso.
 
Beccati dall’infermiera della scuola.
 
Procurandosi una commozione cerebrale.
 
Harry scoppiò a ridere.
 
.
 
.
 
.
 
Harry si svegliò di soprassalto, il suo cuore correva all’impazzata. Si sporse dal bordo del letto, vomitando quel poco che aveva mangiato per cena. La bile gli bruciava la gola, e i suoi occhi lacrimavano per lo sforzo di non chiudersi. Il disgustoso suono del vomito che colpiva le mattonelle riecheggiò sulle pareti dell’infermeria.
 
Dio, era stato un incubo particolarmente orribile. La sua magia era esplosa, strappandogli parti del corpo articolazione dopo articolazione. Era partita dalle dita dei piedi e poi aveva straziato il resto del corpo. Per di più, era stato legato con le cinghie per il trattamento, e Dudley era lì a guardarlo con gli occhi spalancati, senza poter far nulla. Madama Chips aveva portato con sé un gruppo di studenti, indicando loro Harry in quella situazione devastante. “E alla vostra sinistra, un morto che cammina. Dovrebbe morire nel giro di un mese; è quello il tempo medio.”
 
Harry tremò sul letto, asciugandosi la bocca con disgusto. Sembrava ridicolo adesso che era sveglio. Ma nel sogno… riusciva a sentire i suoi arti staccarsi, a vedere il sangue colare dal suo corpo, il tanfo di ferro…
 
Merlino, quando ormai non aveva più i piedi e la sua gamba destra era stata mutilata fino al ginocchio, Madama Chips l’aveva slegato e gli aveva ordinato di alzarsi ed uscire dalla stanza.
 
Aveva sentito il dolore irradiarsi dalle sue gambe, l’agonia di dover camminare sulle ferite aperte e sanguinanti… aveva urlato
 
Rabbrividì, afferrando il bicchiere d’acqua accanto a sé per sciacquarsi la bocca. Voleva che quegli incubi si fermassero; ne aveva bisogno. Durante il giorno, era il suo corpo a tradirlo. Durante la notte, la sua mente.
 
Non ne poteva più di tutto questo.
 
.
 
.
 
.
 
 
Con gli occhi ancora assonnati, Harry continuò ad osservare quella parola con confusione. Zdravo. Come diavolo si pronunciavano la ‘Z’ e la ‘D’ insieme? Zeh-Deh? Zii-D? Perché era così difficile?
 
Non era più riuscito a dormire quella notte… quella mattina… o qualunque cosa fosse. Al contrario, aveva raccolto una pergamena e alcuni libri dalla sua roba ed era sgattaiolato in biblioteca prima che Madama Chips potesse ordinargli di riportare le sue cose nella Torre Grifondoro. Quello era successo alle tre.
 
Se la stava cavando piuttosto bene con le lingue, ma continuava a fallire drammaticamente nel recuperare informazioni su Simon Harvey. Quel fottuto Simon Harvey. Perché quello stronzo era scomparso dalla faccia della terra? Possibile che nessuno si fosse degnato di fare qualche ricerca su quella cazzo di malattia? Era sorprendentemente ridicolo; una terribile malattia terrorizzava la gente del mondo magico, eppure nessuno la reputava degna della scoperta di una cura? Di ricerche? Di essere studiata? Era successo lo stesso anche con Voldemort; nessuno pronunciava il suo nome, quindi non esisteva! Be’ che andassero tutti al diavolo!
 
Harry aveva già letto almeno una ventina di riviste mediche, e nessuna di loro menzionava né Harvey né tantomeno la malattia. Aveva controllato anche nei libri che elencavano i maghi più importanti della storia. Ma di lui neanche l’ombra. Aveva perfino cercato in un librone particolarmente pesante dal titolo ‘Maghi Che Non Dovrebbero Mai Essere Menzionati Nella Società’… ma nada. In un impeto di rabbia, Harry aveva scribacchiato il nome dell’autore del libro sulla prima pagina… e l’aveva cerchiato. E aggiunto delle freccette. E anche scritto ‘numero uno’ in grassetto attorno al nome.
 
Okay, non era una bella giornata per lui. E allora? In quel momento non gliene poteva fregar di meno.
 
“Zeh-Druh-voe… Bravo… Zeh-Dravo… meglio.” Harry sospirò, scrisse la pronuncia e trascinò verso di sé un altro libro. Ungherese. Questo sì che si prospettava un gioco da ragazzi.
 
Sospirò, aprendo il libro. Aveva già imparato la parola in tre lingue diverse quel giorno; se solo avesse avuto la stessa voglia di studiare anche per gli esami, avrebbe surclassato Hermione. Era un peccato che stava totalmente fallendo in Pozioni; non importava quanto impegno ci mettesse, era come se non riuscisse ad imparare nulla riguardo a pozioni o soluzioni. Riusciva già a vedere il Numero Diciotto fargli ciao ciao con la manina.
 
Alzò lo sguardo quando le porte della biblioteca si spalancarono, una piccola ragazzina Corvonero sbirciò nella sala e si affrettò verso gli scaffali. Sembrava che il castello si stesse svegliando; grandioso.
 
Harry sospirò, strofinandosi gli occhi stanchi come se il gesto potesse aiutarlo, poi iniziò a raccattare tutti i libri di medicina disseminati sul tavolo. Non sarebbe tornato al dormitorio Grifondoro con la metaforica coda fra le gambe. Non aveva intenzione né di supplicare né di mentire per rientrarci. Quella parte del castello non era più casa sua; la cosa sembrava rendere nulle tutte le ragioni per cui era tornato ad Hogwarts, ma ignorò velocemente quel pensiero. L’ignoranza era una benedizione.
 
A quanto pareva, Madama Chips e la McGranitt avevano parlato di lui alle sue spalle. Gli avevano fortemente consigliato di riportare i suoi averi nel suo dormitorio inesistente; non sarebbe successo. L’unica ragione per cui era riuscito ad addormentarsi in infermeria era perché a mezzanotte aveva finto di essersi assopito dopo aver preso lo Stabilizzante Magico. E dubitava che avrebbe funzionato di nuovo. Quindi dove poteva andare? Da Hagrid? No; l’idea era quella di godersi la compagnia dei suoi amici da lontano; e non era una cosa facile da fare se dipendevi dalla loro ospitalità. Luna gli avrebbe offerto un posto per dormire, ma dubitava che gli altri Corvonero ne sarebbero stati contenti. Malfoy probabilmente l’avrebbe… no. Assolutamente no.
 
Sì, si parlavano. Sì, si erano divertiti a fare quel subdolo gioco nel loro dormitorio. E sì, l’avrebbero disintegrato se si azzardava a chiedere una cosa del genere.
 
E poi, in quel modo si sarebbe avvicinato di più a Malfoy.
 
E al momento stava cercando di evitare il suddetto biondino.
 
Come avrebbero fatto a parlare dopo che si erano etichettati ‘amici con altri vantaggi’? Riusciva a malapena a guardare il biondo senza arrossire, che imbarazzo. Era assolutamente ridicolo; le farfalle non erano andate via. Cazzo, no; sembrava che avessero scambiato i loro baci per una droga; erano maledettamente entusiaste. Svolazzavano speranzose ogni volta che Harry posava lo sguardo sul Serpeverde. Quel perfetto idiota. Come si permetteva di fare questo al suo corpo?
 
Harry confidava ancora nella sottile e inverosimile speranza che Drac-Malfoy non lo volesse veramente.
 
Ma stava già svanendo.
 
Harry sbadigliò, sfogliando pigramente le pagine del libro. Almeno non era martedì.
 
.
 
.
 
.
 
Harry, insofferente al caos che c’era in biblioteca, iniziò a tamburellare le dita sul libro con irritazione. Ma in teoria la biblioteca non doveva essere silenziosa? Dove diavolo era Madama Prince quando serviva?
 
O meglio, perché la maggior parte degli studenti era così annoiata da vedere la biblioteca come unica e sola consolazione? In genere non era un posto per chi non aveva niente di meglio da fare, o per i Corvonero? Metà del corpo studentesco era accalcata lì dentro; ridacchiavano dietro gli scaffali, correvano intorno ai tavoli, facevano baccano.
 
Dov’. Era. Madama. Prince?
 
“Hai avuto pensieri negativi per tutta la settimana; smettila.”
 
Harry sobbalzò sulla sedia e agitò le braccia per evitare di cadere al suolo. O sì, Harry. Molto attraente. Malfoy, dal canto suo, si limitò ad alzare un sopracciglio e ad allungare una mano per distendergli il solco sulla fronte, lasciando Harry di stucco. Nessuno… lo toccava così affettuosamente da molto tempo. Era scioccante che a farlo era stato proprio Malfoy.
 
“Smettila di crucciarti, Potter; ti verranno le rughe.” Lo rimproverò Malfoy, prendendo posto sulla sedia più vicina. “Vedi questa faccia?” Domandò retoricamente. “Neanche l’ombra di una ruga.”
 
“È solo perché ti nascondi dietro una maschera.”
 
“Neanche. L’ombra. Di una. Ruga.” Ripeté Malfoy con un leggero ghigno, poi si voltò ad osservare i libri sparsi sul tavolo per allontanare chiunque volesse condividerlo. “Non sapevo che sapessi leggere il coreano.”
 
Spiritoso.
 
Harry continuò a sfogliare il libro, osservando disperatamente confuso a una parola coreana dopo l’altra. Se non poteva leggera, figurarsi come avrebbe fatto a pronunciarla. Era impossibile!
 
“Quante ne hai fatte fino ad ora?”
 
Ventotto. Ma non voleva rovinargli la sorpresa quando avrebbe finito, quindi si limitò a scrollare le spalle.
 
Risposta sbagliata.
 
Malfoy sospirò, e gli chiuse il libro senza fregarsene un cazzo di aver schiacciato piuttosto violentemente la mano di Harry fra le pagine. Riusciva già a sentire il livido che si formava; non erano libri leggeri!
 
“Ok, mettilo sul tavolo. Lo farò una sola volta, e una soltanto. Sputa il rospo e poi chiudi quella cazzo di bocca per il resto della tua miserabile esistenza.”
 
“Perché io?” Harry alzò immediatamente lo sguardo, odiando la sua bocca traditrice. “Avresti potuto avere chiunque in questo stupido castello, eppure hai scelto me. Non finirà bene, con arcobaleni, raggi di sole e un enorme lieto fine del cazzo.” Quello, e anche il fatto che la stupida faccenda degli ‘amici con altri vantaggi’ non avrebbe mai funzionato. Entro pochi mesi sarebbero tornati felicemente a maledirsi l’un l’altro. O, nella remota possibilità in cui l’inevitabile litigio non si fosse presentato, entro un paio di mesi Malfoy avrebbe maledetto la tomba di Harry. In entrambi i casi sarebbero volate maledizioni.
 
“Non sono sciocco quanto te.” Rispose Malfoy freddamente, i suoi occhi avevano un bagliore pericoloso. “Lo so. Eppure, eccoci qui.”
 
“Ma-”
 
“Sono stato troppo vago quando ti ho invitato nel mio letto? E che mi dici di quando sono salito sul tuo?” Continuò Malfoy, con l’aria di chi non avesse idea che quella particolare affermazione aveva attirato una ventina di sguardi sorpresi. Non stava per niente cercando di abbassare la voce; voleva che le persone sentissero. Stronzo. E quelle persone avrebbero decisamente notato l’imbarazzo di Harry e le sue guance rosse.
 
Harry arrossì per l’umiliazione. Non riusciva a credere di non averlo notato prima; era abbastanza evidente adesso che guardava la cosa da quella prospettiva. Malfoy aveva l’aria soddisfatta mentre ghignava, i suoi occhi avevano ancora quella scintilla.
 
“Ma… non sono gay.” Harry finì la frase sussurrando, con gli occhi puntati sui ficcanaso che stavano guardando il loro tavolo con grande aspettativa. Perché non aggiungevano anche delle insegne al neon che puntavano verso di loro? C’è del gossip qui! Le fangirl sono benvenute!
 
Fu più che sollevato quando Malfoy abbassò la voce per rispondergli. “Neanche io.”
 

 
Cosa?
 
Harry lo guardò incredulo, quasi sul punto di ridere. Malfoy, cogliendo il suo scetticismo, ringhiò. A quanto pareva, i Malfoy non si lasciavano prendere in giro. “Che c’è? Non mi piace essere etichettato, va bene?” Harry non gli fece notare che lui era il primo a classificare le persone in base al loro lignaggio, ma ci era mancato poco. Se l’avesse fatto sarebbe stato disprezzato all’istante; piuttosto era un brutto segno il fatto che non parlasse.
 
Malfoy sospirò, sembrava che doversi spiegare l’avesse reso piuttosto irritabile. Si spostò velocemente, piegandosi in avanti per parlare bisbigliare. Harry finse che le farfalle non avevano notato la loro vicinanza. “Io sono chi sono, e tu sei chi sei; una persona con dei capelli atroci, poca eleganza, e di mio interesse. Non mi spiegherò oltre, né per te né per nessun altro.”
 
Harry riusciva comprenderlo; le azioni di Malfoy erano costantemente esaminate. Era sorpreso che non analizzassero anche i suoi pensieri. Poteva concedergli un po’ di privacy.
 
Ma c’era ancora una cosa che lo tartassava, una cosa che non riusciva proprio ad ignorare. Che vergogna.
 
Non sono ‘passivo’!” Sibilò, osservando con leggero divertimento Malfoy che sobbalzava per lo shock con un sorriso esterrefatto sulle labbra. Scosse la testa incredulo, sogghignando fra sé e sé.
 
“Neanche io.” Scoppiò a ridere, sorridendo. Merlino, ed ecco il sorriso che avrebbe potuto conquistare gli dei. “La cosa ti preoccupava davvero, non è così?”
 
“Come no.” Harry riaprì il libro con fatica, stiracchiando la mano schiacciata. Ma se nessuno dei due era…
 
“Dubbi chiariti?” Chiese Malfoy un po’ troppo seccamente, mentre il suo ghigno veniva sostituito faticosamente da un sorrisetto compiaciuto. “Abbiamo avuto la prima diatriba brutta e cattiva sulla nostra relazione, e siamo entrambi intatti.”
 
“Non è una relazione.” Lo corresse Harry, reprimendo il disaccordo nella sua testa. “È godersi i momenti.”
 
“Certamente, caro.”
 
“Bene.”
 
“Bene?”
 
“Bene.”
 
“Il tuo entusiasmo è travolgente.” Se solo avesse saputo quanto era difficile tenere lo sguardo fisso sul libro e la mano ferma nel suo patetico tentativo di scrivere. Non riusciva ancora a smettere di arrossire; grandioso, si stava trasformando in una fanciulla alle prese con la sua prima cotta.
 
“Io…” Merlino, voleva davvero dirglielo? Harry esitò, guardando Malfoy. Stava tranquillamente ricambiando il suo sguardo con un piccolo ghigno stampato sulle labbra. Lo voleva davvero; cazzo, Malfoy aveva addirittura osato iniziare una discussione di ‘coppia’. Le farfalle non erano le sole a volerlo… un momento, adesso anche il suo cervello si stava ammutinando contro di lui? Il suo intero corpo era un traditore. “non so più come parlarti adesso.” Ammise nervosamente quando lo sguardo di Malfoy si assottigliò un po’ troppo.
 
“Paradossalmente,” Disse piano l’altro, “sembra che ce la stiamo cavando piuttosto bene al momento.” Aveva ragione. “Visto, Potty? Non è così difficile.” A Harry venne quasi da sorridere; Malfoy aveva ragione. Stava cercando di mettere dei paletti per tenerli entrambi al sicuro. Ma non lo erano. Harry stava per morire, e Malfoy ne avrebbe sofferto. Era il momento di essere un po’ egoisti.
 
.
 
.
 
.
 
 
Harry seguì Draco nella Sala Grande per la cena, e sorrise fra sé e sé quando il biondo gli indicò immediatamente di unirsi al tavolo Serpeverde. Almeno aveva ancora un posto dove mangiare.
 
Harry si sedette accanto a Draco e Parkinson, mentre Nott e Zabini erano di fronte a loro. Goyle era accanto a Nott, ma aveva il broncio e non sembrava essere interessato alle loro conversazioni. A Harry stava bene.
 
“Abbiamo un ospite.” Ghignò Zabini, inclinando leggermente la testa. “Benvenuto.”
 
“Sta’ zitto Blaise.” Sbottò immediatamente Parkinson, anche se il sorriso che fece rovinò l’effetto della frase. “Ciao, Harry.”
 
Harry?” Draco… Malfoy la minacciò all’istante, accigliandosi. Be’ adesso sì che gli sarebbero venute le rughe. “Cosa diavolo credi di fare, razza di puttanella svitata.”
 
“Disse affettuosamente.” Parkinson finse un sorriso, facendo l’occhiolino a Harry. “Credo di averlo salutato. Non è consentito neanche questo?”
 
“Il suo nome è Potter.” Ribatté il biondo. Se Harry non l’avesse conosciuto meglio, avrebbe pensato che era geloso. Ma lo conosceva meglio.
 
Vero?
 
Harry finse che il litigio davanti ai suoi occhi non esistesse mentre si riempiva il piatto di cibo. Sempre un po’ di ogni pietanza, però. Doveva assaggiare tutto quello che voleva, non mangiare. Avrebbe preso le verdure, un po’ di torta alla crema per dessert, e come piatto princip…
 
“Che diavolo è quella roba?”
 
Era… disgustosa. Grigia, dall’aspetto rancido, e… anche il suo brodo aveva qualcosa di strano. Era forse qualche sorta di zuppa? Cosa diavolo passava per la testa agli Elfi-Domestici? I ragazzini e i loro amici immaginari avrebbero sicuramente invaso le cucine quella notte.
 
“Quella, mio caro Potty,” Harry si voltò verso il biondo, sorpreso dell’enfasi sulla parola ‘mio’, “è gelatina di anguille.” Prese il mestolo, tirò su un’abbondante porzione e se la mise generosamente in una ciotola. Di sicuro non sarebbe mai riuscito a mangiare quella viscidissima-! “Mangia.” La ciotola fu spinta verso di lui.
 
Preso dal panico si lasciò sfuggire una risatina strozzata, spingendo via la ciotola. “No grazie. Preferisco morire di fame. Diavolo, sarebbe di certo più salutare.”
 
“Hai vissuto davvero sotto una campana di vetro, non è vero?” Ghignò Parkinson, facendo scivolare di nuovo la ciotola verso di lui. Grandioso, si stavano mettendo tutti contro di lui. Inaspettato.
 
“Non puoi neanche immaginare.” Ribatté, storcendo il naso alla sola vista di quella scodella. Merlino, stava male solo a guardarla; che Dio aiutasse il suo stomaco se davvero ne mandava giù un morso.
 
“È una delizia.” Rise Malfoy, godendo dell’agitazione di Harry. Be’, se gli piaceva così tanto-!
 
“Va bene, allora; mangiala tu.” Harry la spinse di nuovo verso Malfoy, e ritrasse velocemente la mano quando del liquido strabordò dalla ciotola. Bleah.
 
“Io non devo mangiarla.” Malfoy se la stava spassando fin troppo. “Tu, al contrario, sì. Chi sa quando apparirà di nuovo sul menù?” Oh, quel bastardo. Non avrebbe
 
“Numero Sette?”
 
Bastardo.” Harry con molta, molta, riluttanza, tirò di nuovo la ciotola verso di sé con una smorfia di disgusto.
 
“Che vuol dire Numero Sette?” Chiese Nott, confuso.
 
“Potter, seriamente, io non lo farei. È un… gusto acquisito.” Lo avvertì Zabini, ghignando per tutto il tempo. Tutti loro si stavano divertendo.
 
Harry finse nonchalance mentre afferrava il cucchiaio e prendeva un po’ di quella presunta anguilla. La sua mano tremava. Sembrava così… avrebbe preferito indossare una benda. E una molletta sul naso. Non l’avrebbe vista, annusata o assaporata… l’avrebbe soltanto ingoiata e fine della storia.
 
Dov’era il suo coraggio Grifondoro?
 
Harry storse il naso, prese un morso e iniziò a masticare.
 
Argh…
 
Portò subito una mano alla bocca, tentando di non vomitare. Era viscida, sembrava una versione più morbida della cartilagine, o dei calamari… ma quel che è certo è che non aveva il sapore dei calamari. Era fredda, ghiacciata. Le sue gengive erano già congelate. Riusciva a malapena a sentire le risate dei Serpeverde intorno a lui che lo deridevano; cena più spettacolo. Grandioso.
 
Alla fine, riuscì miracolosamente ad ingoiarla e a spingere via la ciotola.
 
Cazzo!” Ringhiò, poi afferrò il calice d’acqua, mandandolo giù tutto. No, il sapore era ancora lì. Il suo stomaco si strinse violentemente al solo ricordo, desiderando di rimuovere quell’orrida ‘pietanza’ dai suoi contenuti. Non senza il suo permesso.
 
Intorno a lui, i Serpeverde se la ridevano.
 
“Non è di tuo gusto, suppongo?” Sghignazzò Malfoy, servendosi con delle verdure. Harry si guardò intorno, e sbuffò quando vide che ogni singolo studente iniziò ad evitare quella cosa… simile a una zuppa, optando per le verdure. Aveva fatto da cavia.
 
“Bastardi.” Ringhiò, ma quando gli altri scoppiarono a ridere, gli sfuggì un sorriso.
 
.
 
.
 
.
 
 
“Dove stai andando?” Harry fu sorpreso quando Malfoy glielo chiese, con aria confusa. Gli altri Serpeverde stavano andando nel loro dormitorio. Dato che Harry non era un Serpeverde, e in quel momento non aveva un dormitorio, avrebbe dormito in biblioteca per un po’. O forse si sarebbe accampato nella Stanza delle Necessità. La sua roba sarebbe rimasta nella stanza, oppure sarebbe scomparsa appena qualcun altro avesse avuto bisogno della camera? Era rischioso spostare lì le sue cose… aveva bisogno di un nascondiglio.
 
“In giro. Ho delle cose da studiare.” Harry scrollò le spalle, pregando che Malfoy non facesse domande.
 
Ma era impossibile.
 
“Hai studiato tutto il giorno. Cosa mai potresti aver bisogno di studiare a quest’ora? Siamo nel fine settimana, Potty; fallo domani.”
 
Harry sospirò, scervellandosi. Un’altra scusa, un’altra scusa…!
 
“Va bene. Buonanotte, Malfoy. Ci vediamo domani.”
 
“Non hai risposto alla mia domanda.” Il biondo lo guardò torvo, alzando le sopracciglia. “Dove. Stai. Andando?”
 
Che avrebbe mai potuto importargli? Harry si accigliò, seguendolo nel corridoio. “A letto.” Rispose, agitando svogliatamente la mano per salutarlo. Non sia mai che il biondo capisse l’antifona!
 
“E dove sarebbe questo letto?”
 
“Per l’amor del cielo, Malfoy, non lo so!” Sbottò Harry, arrabbiato sia con il biondo per la sua insistenza, che con sé stesso per non avere un posto dove stare. “Dovunque i miei piedi mi portino.”
 
“Babbano.” Harry si voltò di scatto quando sentì l’insulto, ma si immobilizzò; Malfoy sembrava… divertito. Niente di quello che aveva detto era lontanamente divertente… l’aveva insultato. Perché stava ghignando in quel modo? “Verrai al dormitorio Serpeverde.”
 
Oh Dio santo, no…
 
“Uhm, è tutto a posto. Sul serio.” Harry cercò di divincolarsi, ma Malfoy lo prese a braccetto e iniziò a trascinarlo con nonchalance verso i sotterranei. Merlino, non si prospettava niente di divertente. “Malfoy, davvero, lasciami. Non posso dormire lì.”
 
“‘Non posso’ è davvero un’espressione molto forte.”
 
“È il dormitorio Serpeverde.”
 
“Se riuscivi a dormire in quel posto atroce che chiamavi dormitorio Grifondoro,” Si fermò un momento per rabbrividire, quello stronzo. “allora credo proprio che tu possa tranquillamente trascorrere una notte nel nostro dormitorio.”
 
“Ai tuoi compagni di casa non piacerà.”
 
“Se lo faranno piacere.”
 
“Non c’è spazio.”
 
“C’è un letto libero.” Harry sbiancò, fissando Malfoy finché non si decise ad annuire, scartando quell’opzione. Non avrebbe dormito nel letto di un uomo morto… specialmente se l’aveva visto morire. Tiger non era il più sveglio dei ragazzi, ma era sicuro che avrebbe avuto da ridire anche lui se Harry avesse dormito nel suo letto. “C’è il mio letto.” Malfoy si corresse. Quando Harry rispose ghignò.
 
“Salti la parte degli appuntamenti e mi trascini diritto a letto? Stiamo bruciando le tappe, non credi?”
 
“Abbiamo già dormito insieme, più di una volta. Non cambia molto, eccetto la location. E poi… abbiamo già avuto degli appuntamenti.”
 
“Durante uno dei quali mi hai strappato via una mano.”
 
“Ammettilo, l’hai adorato.” Idiota. Una volta accortosi che Harry non aveva negato, il suo ghigno si intensificò. “Hai altri problemi che posso scartare?”
 
“Non ho un cambio di vestiti.”
 
Ghignò ancora di più. “Ho detto problemi, Potty.”
 
Harry rise addirittura, finché non realizzò che si stavano avvicinando velocemente alla sala comune. Merda, non era quello che aveva pianificato. Non poteva farlo, non poteva andare lì e imporsi su di loro. Non era un Serpeverde; non l’avrebbero mai accettato lì!
 
“Io…” Dillo! Andiamo, dillo! “Il numero Trentatré. Non… sono ancora riuscito a risolverlo. So che tu sai di cosa sto parlando; è umiliante. E tutta la scuola lo verrà a sapere entro mezzogiorno-”
 
“Tutti li hanno, una volta ogni tanto. Specialmente dopo la fine della guerra. Eccetto me, ovviamente. “Harry fece roteare gli occhi, osservando la parete che si apriva. “Comunque, lancerò lo stesso un Silencio. Ti sei calmato?”
 
“Non proprio, non è una buona idea.”
 
“Se fossi stato davvero così contrario, non saresti qui adesso.” Dannazione. “Andiamo.”
 
Lasciò finalmente andare il suo braccio, ma invece di fuggire il più presto possibile in un’altra direzione, seguì Malfoy nelle profondità dei sotterranei. Nella Sala Comune Serpeverde. Cristo.
 
Harry si guardò intorno appena entrarono; Parkinson e Zabini erano concentrati su una partita di scacchi, con Nott che incantava i pezzi di tanto in tanto. Mentre li osservava, uno dei cavalli di Zabini commise un suicidio, saltando dalla scacchiera con l’emblematica frase ‘Addio, Mondo Crudele!’. Zabini sembrava perplesso, e implorava ai suoi pezzi di rimanere lì dov’erano. Le labbra di Harry si incurvarono senza permesso.
 
“Ci vediamo domani mattina.” Malfoy sbadigliò, facendo cenno ad Harry di seguirlo dall’altra parte della stanza. Gli altri Serpeverde si limitarono a guardare i due ragazzi, poi tornarono a fare i compiti oppure a giocare. Ancora una volta, nessuno di loro sembrava turbato dal fatto che Harry fosse lì. Quando si voltò indietro colse lo sguardo stupito di Parkinson, poi si affrettò a seguire Malfoy. Non voleva che l’inevitabile lite avvenisse nella Sala Comune.
 
Arrivarono al dormitorio senza complicazioni.
 
Harry aspettò con impaccio che Malfoy gli trovasse qualcosa da indossare, fissando la misteriosa finestra che dava sul lago. Non capiva come facessero i Serpeverde a dormire lì dentro; si sentiva osservato; anche se Draco gli aveva dato le spalle per svestirsi. Era maledettamente inquietante. Harry si lasciò goffamente scivolare nei soffici abiti che Draco gli aveva prestato, cercando di coprire quanta più pelle possibile. Anche se lui si era voltato per il biondo, era palese che quello stronzo di Draco Malfoy non l’aveva fatto. Tirò anche un sospiro di delusione quando Harry gli lanciò un’occhiataccia!
 
“Perché non scatti una foto già che ci sei.” Sbottò Harry, infilandosi meglio il maglione. Il biondo non sembrava turbato. Ribatté molto facilmente.
 
“Se ti volti lo faccio.” Oh sì, la loro relazione era indubbiamente platonica.
 
Poi la porta si aprì, e alcuni Serpeverde confusi entrarono nella stanza. Harry sospirò, lanciando un’occhiata a Malfoy. Sapeva che sarebbe successo; gli avrebbero negato anche il privilegio di mangiare con loro, se si fossero arrabbiati abbastanza quella sera. Non era stata una buona idea. Malfoy ignorò le loro occhiate, ghignando. Stronzo.
 
I tre ragazzi guardarono Harry, e varie espressioni si formarono sui loro volti. Prevalentemente? Rabbia.
 
Parkinson era l’unica a pensarla in maniera diversa; face l’occhiolino a Harry, gioendo. Evidentemente, non aveva opinioni politiche sulle case nella sua sporca mente.
 
Aspettarono in silenzio. Malfoy si appoggiò a un montante del letto, con le sopracciglia alzate. Sembrava annoiato da quello che stava accadendo, come se fosse un’irritante faccenda che voleva evitare. Zabini era accigliato; Nott non sembrava in procinto di distogliere lo sguardo da Harry, i suoi occhi folgoravano il pigiama preso in prestito. Erano indubbiamente felici.
 
“Che diavolo succede?” Zabini fu il primo a cedere, lanciando uno sguardo di disapprovazione a Harry prima di tornare a Malfoy. Harry incrociò goffamente le braccia, spostandosi in modo da essere più vicino al biondo che agli altri; così c’erano meno possibilità che lo affatturassero fino alla morte.
 
“Questo è Potty.” Rispose seccamente Malfoy, con indifferenza. “Potty sorridi e di’ ‘Ciao’.” Oh sì, mettersi contro di loro avrebbe funzionato alla perfezione. Stavolta fu Harry a lanciare un’occhiata a Malfoy, stava per dirgli di stare zitto quando quelle iridi grigie si posarono su di lui. Glaciali. Harry chiuse lentamente la bocca; non litigava con lui quando aveva quell’aria omicida. Nessuno lo faceva. Gli altri erano forse troppo distanti per capire che chiunque l’avesse fatto arrabbiare sarebbe morto? Harry voleva quasi avvertirli.
 
“Non trattarmi da stupido.”
 
“Non sentirai ragioni, quindi ritengo che trattarti da stupido sia l’unica soluzione.”
 
“Mettimi alla prova.”
 
“Bene. Voglio che Potty passi qui la notte. Questa è la ragione.”
 
Harry ringhiò interiormente, scuotendo leggermente la testa. Fu apertamente ignorato. “Malfoy-”
 
Gli occhi grigi assunsero un’aria pericolosa. Harry trasalì, rimanendo in silenzio. Guardò gli altri, cogliendo l’espressione divertita di Parkinson. La ragazza si scambiò uno sguardo con gli altri facendo un gesto molto osceno con le labbra e il pollice. Harry spalancò la bocca prima di accorgersi che gli altri lo stavano fissando. Parkinson tentava in maniera patetica di nascondere le sue risate. Con il labiale gli chiese ‘è questa la ragione?’…
 
Harry sentì dei brividi lungo la schiena, e non avevano nulla a che fare con Malfoy che era a pochi metri di distanza da lui. Era… orribile. Dimostrava solo quanto era inesperto; quanto era patetico. Malfoy voleva davvero fare davvero quel genere di cose... Merlino, non arrossire. Non arrossire!
 
“Non è un Serpeverde.” Sbottò Nott, ringhiando con rabbia. “Non dovrebbe essere qui. Voglio dire, giocare e passare del tempo insieme è una cosa. Passare la notte nel dormitorio ne è un’altra. Nessuno eccetto i Serpeverde, sin dall’epoca dei fondatori, è mai stato qui dentro. Lasciare che un Grifondiota subentri-!
 
“Non sta subentrando, sta solo passando qui la notte!” Ribatté Malfoy, la rabbia fuoriuscì dalla sua maschera. Harry era scioccato; nessuno entrava nella Sala Comune Serpeverde da secoli? Be’, la cosa lo faceva sembrare uno stronzo, vero? Piombare lì e rovinare una tradizione. “Io ho passato la notte a Grifondoro. Non vedo che importi.”
 
“È un cazzo di Grifondoro!”
 
È la persona meno Grifondoro che abbia visto negli ultimi mesi!”
 
Harry trasalì quando iniziarono ad urlare, e si intromise prima che Malfoy potesse sfoderare la bacchetta. “In verità, dovevo essere smistato in Serpeverde, se la cosa vi può aiutare.” Si affrettò a dire, scoraggiato dagli sguardi rabbiosi che si posarono su di lui. “Il cappello non mi voleva fra i Grifondoro, ma è successo al primo anno… non credo che sia d’aiuto adesso che ci penso. Voi siete tutti Serpeverde, e io sono solo una specie di avanzo…”
 
“Spero che siate fieri di voi, ragazzi; ha dovuto tirare fuori il suo sguardo da cane bastonato.” Rise Parkinson; stava ancora ghignando. Si stava ancora godendo la situazione.
 
“Non intendevo farlo. Cioè, più o meno, ma non credo che ‘cane bastonato’ sia il termine-”
 
“Potter, sta’ zitto.” Harry fu sorpreso quando tutti e quattro parlarono all’unisono, ogni volto accompagnato da un ghigno. Zabini sospirò, passandosi una mano fra i capelli con un’aria sia divertita che frustrata.
 
“Dannazione, ci hai fatti ridere.” Imprecò, poi si avvicinò al suo letto e ci si lasciò affondare. “Schifosissimo figlio di puttana.”
 
“E la vittoria è mia.” Draco ghignò, si voltò verso il letto e iniziò a spostare sul comodino alcuni libri sparsi sulle coperte, poi, chi sa come, si sedette sul materasso.
 
“Sei uno stronzo, Draco. Ci stai rovinando.” Ringhiò Zabini, chiudendo gli occhi mentre insultava il suo amico.
 
“No, Potter ci sta rovinando.” Harry sobbalzò quando Parkinson si avvicinò a lui di soppiatto, ghignando come un gatto con la sua preda. “È vero che al primo anno dovevi essere smistato a Serpeverde, oppure era solo una stronzata che ti sei inventato per salvarti il culo?”
 
“Uh, niente stronzate, per una volta.” Harry cercò di indietreggiare di qualche passo con disinvoltura, avvicinandosi al letto di Malfoy; dal modo in cui stavano ghignando, sapevano che le sue azioni non erano per niente casuali. “Il cappello fu piuttosto insistente.”
 
“Eppure sei finito fra i Grifondioti.”
 
“Esatto,” Aggiunse Nott, avvicinandosi al suo letto e spostando le tendine con aria imbronciata. Era palesemente contrario alla presenza di Harry, e aveva ragione. Era come se Goyle pretendesse di usare il letto di Harry nella torre. Capiva perfettamente il loro punto di vista. “non è finito qui. E c’è una ragione per questo. Non è uno di noi.”
 
Fece più male del dovuto.
 
“Va’ al diavolo Theo,” Ringhiò Draco, i suoi occhi avevano una luce pericolosa. “Ne ho abbastanza di queste stronzate. È il mio fidanzato, e se voglio che passi la notte qui con me, lo farà.” Harry si accorse del modo in cui le sue dita si stavano avvicinando alla bacchetta, quasi sul punto di usarla. Zabini fece lo stesso, intervenendo frettolosamente nella conversazione.
 
“Non fraintenderci, Potter, sei un tipo a posto-”
 
“Falla finita, Draco!” Sbottò Nott, “Sarai anche riuscito ad ingannare quegli altri idioti, ma per chi ci hai presi? Voi due non state insieme; sono sorpreso che tu non ti sia scopato Pansy per sbarazzarti del suo sapore!”
 
Ouch. Harry sbatté le palpebre, voltandosi velocemente verso Parkinson, che aveva ridotto gli occhi a due fessure. Non era preparato per l’incredibile quantità di… rabbia che lo invase. Erano solo amici di letto, vero? Non avrebbero… oh merda, era forse geloso?
 
Prima che Harry avesse il tempo di rifletterci, Malfoy si alzò di nuovo. Tutti i presenti fecero immediatamente un passo indietro; l’espressione di Malfoy poteva uccidere. Piuttosto letteralmente. Il suo sguardo era glaciale, tagliente, mortale.
 
Poi rivolse quello sguardo gelido verso Harry.
 
In un batter d’occhio il biondo lo afferrò per la maglia e lo spinse con forza verso la parete più vicina. Harry non sapeva se sorridere euforicamente perché stava accadendo di nuovo, oppure se essere imbarazzato di fronte alle espressioni scioccate degli altri Serpeverde.
 
Ma poi, la sua bocca fu occupata, e a Harry non fregò più un cazzo.
 
Malfoy lo baciò con forza, i suoi denti affondarono nelle sue labbra, la lingua dell’altro si face violentemente strada nella sua bocca. Harry ne fu scosso; era esigente, lo stava completamente dominando. Non sapeva nemmeno come iniziare a tenergli testa; la sua inesperienza era evidente, i pochi baci che si erano scambiati fino a quel momento gli avevano fornito una familiarità molto limitata con lui. Tutto quello che riusciva a fare era subire. Merda, Malfoy aveva il pieno controllo sul bacio. E l’aveva fatto capire sia a lui che a tutti i presenti.
 
Non… era giusto.
 
Harry tentò di allontanarsi, ma una mano di Malfoy gli strinse i capelli, quasi dolorosamente. Quando cercò di muoversi una seconda volta, il biondo glieli tirò, facendolo urlare. In preda all’umiliazione, Harry reagì. Mordendolo.
 
Veloce com’era iniziato, Malfoy interruppe il bacio.
 
Harry riprese fiato, era paonazzo. Si sentiva… sfruttato. Era stato appena usato da Malfoy per provare un cazzo di punto, che in ogni caso, era falso! Merlino, si sentiva come un burattino; patetico.
 
Alzò lo sguardo… incontrando il volto stoico e completamente controllato di Malfoy. Non ne aveva per niente risentito. Harry, invece, si sentiva come se l’avessero colpito.
 
Sapeva che l’umiliazione nel suo sguardo era evidente, quindi lo distolse, ma rabbrividì quando scorse gli altri Serpeverde perplessi. Detestandosi, si voltò di nuovo verso Malfoy, sperando che non capisse quanto era debole-
 
Il biondo si avvicinò e sfiorò delicatamente le labbra di Harry con le sue.
 
Era il gesto più vicino a una richiesta di scuse che Malfoy gli avrebbe mai rivolto.
 
La mano mollò la presa sui capelli di Harry, scivolando sulla base del suo collo. Gli accarezzò delicatamente la pelle con il pollice. Poi poggiò la fronte contro la sua.
 
“Se ti azzardi a farlo ancora,” Sussurrò Harry, assottigliando lo sguardo. “Ti mozzo la lingua con i denti.”
 
Malfoy sbatté le palpebre, poi annuì. Il movimento fu così piccolo che gli altri non avrebbero mai potuto notarlo, Harry stesso dubitava di averlo visto.
 
Draco si spinse via dalla parete, e Harry lo seguì verso il letto, evitando fermamente lo sguardo di chiunque nelle vicinanze.
 
Gli altri li stavano folgorando, ma entrambi li ignorarono, Draco con molta più esperienza di Harry. Quindi, appena il biondo si accomodò sul letto senza dire una parola, Harry fece lo stesso.
 
Draco agitò la bacchetta una volta per chiudere le tende e un’altra per lanciare un Incantesimo Silenziatore.
 
Si sedettero entrambi sul letto, evitando di incrociare i loro sguardi.
 
“Te l’avevo detto.”
 
“Ah, sta’ zitto, Potty.” Harry si voltò verso di lui, facendo roteare gli occhi. “Non me ne frega un cazzo di quello che pensano.”
 
“Se fosse stato così, non avresti messo in piedi quella… scenata.”
 
Harry si rimboccò le coperte, dando le spalle al biondo. Merlino, lì dentro tutto profumava di vaniglia; le lenzuola, i cuscini. Harry cercò di inalare senza sembrare troppo sospetto; fallì.
 
Anche Malfoy si mise comodo; allungò un braccio e lo posò sul fianco di Harry. Poi poggiò la testa sulla sua nuca, la fronte dell’altro era a contatto con la sua pelle. Come avrebbe fatto a dormire, con quel calore premuto contro di lui?
 
“Tu sei mio, Potty.” Rispose infine, con un filo di voce. Sospirò contro il suo collo, e ghignò appena vide che a Harry era venuta la pelle d’oca. “Non voglio il sapore di nessun altro. Il solo pensiero mi ha fatto venir voglia di sciacquarmi la bocca, o di assaporare qualcosa di ancora più delizioso. Ho optato per la seconda.” Harry alzò gli occhi al cielo, sospirando contro le lenzuola.
 
Stava dormendo in un letto vero e proprio. Uno che non puzzava d’ospedale, e che non era rigido e scomodo. Uno che gli ricordava di non essere solo; era passato un bel po’ dall’ultima volta che aveva dormito in un letto che non fosse gelido.
 
Sembrava decisamente un amante piuttosto che un ‘amico con altri vantaggi’, ma non gli importava. Sarebbe stato doloroso, lo sapeva, ma non riusciva a fermarsi. Si stava godendo i momenti.
 
“Sei mio.”
 
.
 
.
 
.
 
Neville sorrise quando Hermione corse verso di lui con un’espressione euforica. Aveva trovato qualcosa, lo sapeva. Qualcosa per aiutare Harry.
 
“Tutti i Serpeverde sono coinvolti.” Affermò appena si sedette, saltellando praticamente dall’eccitazione. “Be’, quelli del nostro anno almeno. Non lo erano prima, ma Malfoy deve essersi fatto sfuggire qualcosa con loro; per tutto l’anno non avevano rivolto ad Harry neanche la parola, e tutt’ad un tratto anche loro hanno iniziato a considerarlo. Hai visto come si sono messi tutti contro di lui a cena? Harry sembrava riluttante, però. Forse ci ascolterà se gli diciamo che lo aiuteremo ad uscire da qualunque casino si trovi in questo momento. Forse gli altri lo stanno sorvegliando perché hanno bisogno di più persone per tenerlo sotto controllo… forse mentre erano distratti si sono fatti sfuggire qualcosa?” Disse tutto d’un fiato, in preda all’eccitazione. Era bello vederla di nuovo euforica; concentrata su un progetto, se così poteva definirsi. “Sono tutte speculazioni, ovviamente. Senza fatti o prove Harry non ci darà mai ascolto.”
 
“Oggi li ho origliati in biblioteca.” Ammise Neville, imbarazzato dalle sue stesse tattiche. Era un Grifondoro, non avrebbe dovuto appostarsi o nascondersi… ma aveva già provato l’approccio diretto, e lui e Harry non si parlavano da allora. Quindi, doveva usare il metodo Serpeverde, non importava se la cosa gli lasciava l’amaro in bocca. Tirò fuori il foglietto con gli appunti che aveva segnato.
 
Lo fece scivolare sul tavolo, teso per il verso indignato che fece Hermione. “Ha davvero detto una cosa del genere?” Sibilò, furiosa. “‘Chiudi quella… cavolo di bocca per il resto della tua miserabile esistenza?’ …Harry invece ha detto questo? Ha chiesto ‘Perché io?’” La ragazza piegò il biglietto, accigliandosi. “È tutto quello che hai?”
 
“Sì, poi hanno iniziato a bisbigliare. Malfoy aveva sorrideva però; ghignava. Merlino, quanto mi dava sui nervi.” L’altra annuì, sospirando. Neville capiva il suo stato d’animo; un loro amico era nei guai e loro non avevano idea di come aiutarlo. O se volesse essere aiutato. A quel punto, potevano solo fare congetture.
 
“Harry sembrava preoccupato. Malfoy gli ha chiesto una certa quantità… qualcosa come ‘quante ne hai fatte fino ad ora?’ …lo stanno costringendo a fare qualcosa, Hermione. Me lo sento. Non è felice.”
 
Neville notò che Hermione si morse il labbro, e iniziò a rimuginare. C’era qualcos’altro, qualcosa che non gli aveva detto.
 
“Che c’è?”
 
“Hmm… oh, niente. Volevo aspettare prima di azzardare ipotesi…”
 
“Dimmelo; qualunque cosa sia, è sempre meglio di niente.”
 
Hermione continuò a titubare, poi si avvicinò. Doveva essere qualcosa di interessante se non voleva essere origliata. “Io… Harry non usa più la magia.” Bisbigliò, aveva lo sguardo colmo di preoccupazione. “Io… io credo che…” Esitò ancora, indecisa.
 
“…Sì?”
 
“Penso che abbiano preso la sua bacchetta.” Disse tutto d’un fiato, quasi disperatamente. “Non usa la magia durante le lezioni. Penso che… in qualche modo gliel’abbiano sottratta. La staranno usando per ricattarlo. Come potrebbe mai difendersi senza? Non è bravo a fare incantesimi senza bacchetta.”
 
Neville si accigliò, cercando di ricordare l’ultima volta che Harry aveva partecipato alle lezioni. Non ci riusciva. “Nah… non può essere. Harry ce l’avrebbe detto.”
 
“È troppo orgoglioso; è un Grifondoro. Non vorrebbe dircelo se l’avessero disarmato. O battuto in duello. Ha da poco sconfitto Voldemortdeve essere umiliante per lui perdere contro un gruppetto di Serpeverde.”
 
Se ne stettero lì in silenzio per alcuni minuti, cercavano entrambi di ricordare l’ultima volta che avevano visto Harry con la sua bacchetta. Era successo mesi prima, durante Trasfigurazione, o Incantesimi. Ce l’aveva sicuramente, e la agitava a casaccio. Merlino, quei bastardi dei Serpeverde.
 
“Hanno la sua bacchetta. Ecco cosa ci sta nascondendo.”
 
“Hanno preso la sua bacchetta.” Convenne Hermione, con una scintilla pericolosa negli occhi. “Dopo che si è schierato dalla loro parte, al nostro ritorno. Mi sento una stupida per aver cercato di convincere gli altri a farsene una ragione e a smettere di lanciare loro delle fatture. Sì, è sbagliato, ma finché non la smetteranno di tormentare Harry-”
 
“Che succede a Harry?” Hermione gelò sul posto, l’imbarazzo lampeggiò sul suo volto prima che tentasse di nasconderlo. Neville guardò il bigliettino sul banco fra loro due, stava cercando di capire se recuperandolo non sarebbe apparso troppo sospetto.
 
“Niente, Ron, stiamo solo-”   
 
“Hai menzionato il suo nome.” La interruppe il rosso, guardando entrambi dubbioso. “Non dovete girarci intorno; sono un adulto, posso sopportare il suono del suo nome.”
 
“Non ho mai insinuato il contrario.” Rispose freddamente Hermione, guardando Neville e il biglietto; il messaggio era chiaro. Raccoglilo; velocemente. Però anche Ron colse il suo sguardo.
 
Tutti e tre si tuffarono verso il foglietto, schiaffeggiando rumorosamente il tavolo. Diventò ben presto un tiro alla fune fra Ron e Neville, ma il rosso usò astutamente Accio, facendolo svolazzare risolutamente fra le sue mani. Merlino, riusciva praticamente a sentire il gong del KO.
 
Ron spiegò il biglietto, analizzandolo. Il ghigno svanì piuttosto velocemente dalle sue labbra. Li fissò entrambi, poi rilesse il foglietto. E poi fisso ancora loro due. La sua faccia iniziò a diventare paonazza; sì, si era incavolato. I Serpeverde facevano meglio a fuggire a gambe levate.
 
“Come vi permettete?” Erano fortunati se… cosa?
 
Neville si accigliò appena lo sguardo si posò su di lui, Ron era inorridito. Hermione si era fatta piccola piccola sulla sua sedia e cercava apertamente di evitare il suo sguardo. Emanava praticamente senso di colpa. E suppose che fosse lo stesso anche per lui. Ma era per il bene di Harry, non gli importava se lui e Ron erano ai ferri corti; era ancora un loro amico. E Neville l’avrebbe comunque aiutato se ne avesse avuto bisogno.
 
“Ron, so che abbiamo agito alle tue spalle-” Cominciò Neville, ma fu interrotto di nuovo all’istante.
 
“State… state spiando Harry?” Neville deglutì a vuoto, poi annuì. Era una tattica Serpeverde, ma era necessaria. “È sbagliato! Smettetela subito, intesi? Dico a tutti e due!” A Neville per poco non cadde la mascella.
 
“Ron, abbiamo dovuto-” Tentò di dire Hermione, ma il rosso la interruppe; il suo sguardo eguagliava quasi quello di Malfoy.
 
“No! Questo è… noi non spiamo in questo modo. Questo ficcanasare… è ai livelli di quella vecchia strega della Skeeter al quarto anno! Volete fare la sua stessa fine?” Hermione iniziò a stizzirsi, i suoi occhi si assottigliarono pericolosamente. Be’, aveva toccato un tasto dolente. “Lasciatelo in pace! Sono solo affari suoi!”
 
“Tu non capisci cosa sta succedendo; lui è nei guai-”
 
“Se Harry è davvero nei guai, verrà da noi.” Ron sembrò addirittura convinto di quello che diceva, nonostante avesse goffamente messo le braccia conserte. Sapeva che era una bugia. “Sul serio, smettetela di ficcare il naso nei suoi affari. Non sto scherzando; se non la fate finita, sarò io stesso ad avvertirlo.”
 
.
 
.
 
.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: smak978