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Autore: JulyChan    22/01/2017    9 recensioni
Il giorno è estate, lentezza e garbo.
La notte è inverno, furia e assalto.
Ciò che Astoria sfiora, Daphne distrugge.
[Astoria/Daphne/Draco]; [seconda classificata al contest "Scrivetemi d'amore e sentimenti affini" di Queila]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy | Coppie: Draco/Astoria
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
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Oltre il muro

«come fiori regalati a maggio

e restituiti in novembre»

 

 

 

È estate inoltrata, ma il vento sferza i mantelli delle poche persone lì radunate, si insinua gelido dietro le nuche e taglia i visi arrossati dal pianto. I fasci di fiori frusciano sul legno scuro e alcuni petali candidi vengono strappati, volando in spirali confuse e andandosi poi a posare sul tuo bavero.

Margherite.

 

 

***

 

 

«Mia madre ti ucciderà».

Una risata argentina. Astoria continua noncurante a raccogliere fiori e a intesserli fra di loro, un gioco di trame elegante e intricato.

«Tua madre mi adora».

Lei ti si avvicina, ti porge la corona di margherite, si inginocchia ai tuoi piedi con il capo chino. Il sole di luglio dipinge giochi di luce tra i suoi boccoli ramati e tu per un attimo rimani incantato.

«Non so quanto sia di buon auspicio il mio benestare, visto in che acque versa la mia famiglia».

La prendi per mano e la fai rialzare, le vostre dita rimangono intrecciate.

«Ma io sarò la tua regina. Non quella dei Malfoy».

Non puoi fare a meno di sorriderle; è la sua ingenuità, il suo essere così spontanea, il candore con cui lei parla e ti fa sentire come se ogni cosa fosse possibile.

«La mia regina…» annuisci, un po’ più sicuro «per tutta l’estate».

Avete vent’anni e tutta la vita davanti.

«No, per l’eternità».

 

 

***

 

 

Tu ami Astoria. L’ami.

L’ami per ciò che ti sta rendendo, per la parte di te che riesce a tirare fuori, per i lembi di pelle che piano piano sta scoprendo.

«Certe volte, è come parlare con un muro. Sei testardo e completamente chiuso in te stesso» ti dice un giorno, colpendoti scherzosamente con un pugno per avvalorare la sua tesi. «Ma non è bene usare la forza, con i muri: troppi detriti, troppa polvere».

«E cosa si fa con i muri, quindi?».

«Si superano».

L’ami a tal punto che le ore trascorse a guardarvi e tacere non ti sembrano più uno spreco di tempo. È il silenzio a liberarti, lei l’ha capito. E poi ha capito altre cose, e tu invece non sai come sia possibile capire tanto senza parlare. E lei ride quando glielo chiedi e dice sempre che il silenzio fa rumore, ma tu continui a non capire.

 

 

***

 

 

Lei ti è di fronte, troppo lontana per poterle parlare, troppo vicina per poter fare finta di niente. Ha gli occhi chini, il viso adombrato dalle ciocche bionde che le ricadono sulle tempie; non riesci a catturare il suo sguardo, o a leggere la sua espressione, o solamente a capire se prova quello che provi tu.

Il vuoto. Un vuoto colmato di silenzi e inganni e tradimenti, di illusioni mostruose e maschere deformi, talmente saturo da scoppiare e riversarsi in mille pezzi, brandelli sanguinolenti che sporcano il bianco di cui voi non avete mai fatto parte.

Voi meritavate altro.

La fiera delle atrocità, la mostra dell’ipocrisia. 

 

 

***

 

 

«Margherite, Greengrass? Come siamo triviali!».

Lei ti rivolge una delle sue occhiate laceranti, ma sai che le sue labbra non tarderanno a incurvarsi in su.

La conosci.

«Sono per te» sorride maliziosamente, e ti si avvicina per sistemarti il colletto stropicciato.

La conosci bene.

«Così avrai una scusa per il ritardo, quando rincaserai».

Eppure, alla fine, riesce sempre a sorprenderti.

«Sono comunque triviali».

Lei non ha il tempo di ribattere, perché tu l’afferri e la baci con trasporto, prima di voltarti verso la porta e uscire.

«Che ci vuoi fare?» ti urla dietro, e sai che ora ha il sopracciglio inarcato e le braccia incrociate sul petto. «Mia sorella ha davvero dei gusti discutibili».

La voce di Daphne ti riecheggia nella testa per tutta la notte e prendi sonno solo alle prime luci dell’alba.

 

 

***

 

 

Il giorno è estate, lentezza e garbo.

La notte è inverno, furia e assalto.

Ciò che Astoria sfiora, Daphne distrugge.

Daphne arriva senza invito e stravolge ogni equilibrio. Vi scontrate, vi entrate dentro, vi lacerate; perdete pezzi, una scia di detriti sempre più lunga. Ma ogni volta che credi di amarla, finisci sempre per cercare Astoria.

Astoria, che ha capito tante cose, e non ha capito niente.

 

 

***

 

 

Tu ami Astoria. L’ami.

Ma come puoi spiegare alla persona che ami di averla tradita con sua sorella? Come le spieghi che quello in realtà era solo un pretesto dettato dalla guerra, un gioco disperato, un appiglio di sollievo per non finire alla deriva?

Come le fai capire che il gioco è poi continuato a oltranza, perché né a te né a Daphne interessava vincere, ma poi volevate entrambi vincere, e ora state tutti perdendo, eppure nessuno riesce ad arrendersi?

Nessuno vuole arrendersi.

Avete vent’anni e tutta la vita davanti – hai tutta la vita per trovare le parole giuste. Tu e Astoria vi siete promessi l’eternità, d’altronde.

 

 

***

 

 

«Dovremmo smetterla. Sto per sposarmi».

«Per me non ci sono problemi».

«È tua sorella!».

«Io ci sono da prima di lei, Draco».

«Ma noi non ci amiamo».

«No, ma ci inseguiamo».

La voce di Daphne ti riecheggia nella testa per tutta la notte e non fai altro che girarti nel letto. Astoria dorme serenamente al tuo fianco, le mani congiunte sul petto, il respiro regolare di chi dorme il sonno dei giusti. Le lame arroventate torturano solo te.

Alla fine, le dai le spalle e chiudi gli occhi, fingendo per un momento che non esista.

Un patto col diavolo; un patto con te stesso.

 

 

***

 

 

Tu odi Astoria. La odi.

Vi eravate promessi l’eternità, e invece lei ti ha tradito, e ti ha lasciato con le mani piene di frammenti.

«Astoria è morta».

È sua sorella a darti la notizia – voce di tomba, eco di sventura, terra bruciata.

Siete solo voi due, a vagare incerti tra le macerie, a raccogliere i tasselli difformi di un muro in frantumi. Soffocati dalle parole non dette, quelle che vi leggete negli occhi, quelle che sgorgano con le lacrime, mentre consumi in lei tutto l’amore che ti è rimasto.

In bilico, sulla linea sottile tra la nausea e il piacere.

Astoria è morta. Ora non dobbiamo più nasconderci.

 

 

***

 

 

Mentre la bara viene calata giù nella terra, incroci finalmente gli occhi di Daphne, ma preferiresti non averlo mai fatto, perché ti dicono tutto quello che hai cercato di reprimere.

Il silenzio fa rumore, ora lo sai.

Sono passati solo due giorni, ma tu e Daphne siete già lontani chilometri. Perfetti sconosciuti, separati da milioni di scuse costruite ad arte, ognuno alla fine della propria strada. Non è più tempo per voi.

E poco importa che Astoria sia morta per altro, poco importa che nessuno avrebbe potuto impedirlo: voi vi ci sentite comunque, colpevoli, e forse lo siete anche un po’, a modo vostro, benché macchiati di tutt’altra colpa.

Il ricordo di Astoria aleggia ormai come un castigo, come un fumo sottile che presto o tardi vi asfissierà. E la sua assenza starà con voi - compagna impietosa, gelida amante -, fino ad allora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


NOTE:

Davvero strano che Astoria faccia una brutta fine in una mia storia! xD Non ce la faccio proprio a farmela piacere, è più forte di me! Anzi, in questa storia, almeno all’inizio, l’ho trattata quasi decentemente e mi è addirittura piaciuto scrivere di lei: devo dire che questa Astoria potrebbe meritarsi un po’ più di spazio, un giorno. Comunque, cos’altro aggiungere… questa storia era nata come una flashfic, ma a un certo punto mi sono accorta che in 500 parole non ci stavo assolutamente, dunque mi sono buttata sulla tipologia OneShot (seppur mini). Sulla trama in sé per sé non vorrei dilungarmi più di tanto: oramai ho completamente votato questi tre al mai-una-gioia, dunque le storie con loro protagonisti si scrivono da sole. Ma io li adoro, in ogni caso. Mi era mancato tanto scrivere su di loro. <3

Per quanto riguarda le sorelle Greengrass, io ho il mio headcanon dove Daphne è bionda e Astoria ha i capelli castano ramato (forse un cliché, ma non riesco a immaginarle in modo diverso). Sempre su Daphne: per chiunque abbia letto altre mie storie, si sarà ormai accorto che non ho una visione predefinita di questo personaggio. Con questa OneShot, siamo a quota 5 versioni di Daphne. La mia preferita, tuttavia, rimane sempre quella di “Quando il tempo non passava”.

Passando alle note tecniche… I paragrafi che iniziano con la lettera in grassetto (TRE in tutto) sono ambientati nel presente; tutti gli altri sono flashback impostati in ordine cronologico fra di loro. L’uso del tempo presente in entrambi i casi è voluto. Spero, comunque, che non si creino fraintendimenti di alcun tipo. La canzone che mi ha accompagnata e ispirata per tutta la stesura della storia è stata “Perfetti Sconosciuti” di Fiorella Mannoia (il titolo della storia prende leggermente ispirazione da una frase della canzone).

 

La storia si è classificata seconda al contest Scrivetemi d'amore e sentimenti affini indetto da Queila/S.Elric; quarta classificata al contest Keep calm e… fatemi amare la vostra OTP! di eleCorti sul forum di EFP.

 

Pacchetto E: “Anche la sua assenza è una cosa che sta con me” (F. Pessoa) – Estate, Eternità, Esame (oltre alla citazione – obbligatoria -, ho utilizzato solamente i prompt “Estate” e “Eternità”).

 

 

 

RIFERIMENTI

·         Come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre: “Verranno a chiederti del nostro amore”, Fabrizio De André;

·         Avete vent’anni…: LO SO che Astoria e Draco si portano due anni di differenza, e, quindi, se uno ha vent’anni, l’altra dovrebbe averne diciotto o, in caso, lei venti e lui ventidue… il mio “vent’anni” si riferisce alla “fascia di età” in cui entrambi versano (Draco potrebbe averne tranquillamente 25 e lei 23, ad esempio). Ma, diciamo, che l’età esatta non è un dettaglio tecnico necessario da sapere. Ci tenevo, comunque, a precisare;

·         Margherita: questo fiore non è stato scelto a caso, ma per due motivi specifici. In primis, nella linguaggio dei fiori, esso simboleggia qualità positive come la semplicità, l’innocenza, la spontaneità, bontà, l’amore fedele e la pazienza; è anche un fiore associato al sole e, in inglese, è denominato “day’s eye” (“occhio del giorno”) per la sua forma… direi che qui non c’è dubbio del perché sia stato associato a questa mia versione di Astoria. Un altro motivo, forse un po’ involontario (non perché sia meno importante, semplicemente perché l’associazione è nata spontaneamente verso la fine della storia) è Margherita/Margaret/Gretchen, personaggio del “Faust” di Goethe, con cui Astoria condivide alcuni aspetti (vi lascio immaginare quali :D).

·         Un patto col diavolo: ormai questa è un’espressione entrata praticamente nel linguaggio di uso comune, ma, tuttavia, anch’essa ha radici nel “Faust” (parlo proprio della leggenda alla quale Goethe si è poi ispirato);

·         Ma ogni volta che credi di amarla, finisci sempre per cercare Astoria: “Doppio sogno”, Arthur Schnitzler;

·         E poco importa che Astoria sia morta per altro: non ho volutamente spiegato il motivo della morte di Astoria, motivo che non conosco nemmeno io; ciò che importa ai fini della narrazione, sono le conseguenze della sua morte, non le modalità. Ma una cosa posso dirla: NON è stata uccisa da Daphne e Draco :D;

·         E la sua assenza starà con voi...: “L’amore è una compagnia”, Fernando Pessoa.

 

   
 
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