Oltre il muro
«come fiori regalati a maggio
e restituiti in novembre»
È
estate inoltrata, ma il vento sferza i mantelli delle poche persone lì
radunate, si insinua gelido dietro le nuche e taglia i visi arrossati dal
pianto. I fasci di fiori frusciano sul legno scuro e alcuni petali candidi
vengono strappati, volando in spirali confuse e andandosi poi a posare sul tuo
bavero.
Margherite.
***
«Mia
madre ti ucciderà».
Una
risata argentina. Astoria continua noncurante a raccogliere fiori e a
intesserli fra di loro, un gioco di trame elegante e intricato.
«Tua
madre mi adora».
Lei
ti si avvicina, ti porge la corona di margherite, si inginocchia ai tuoi piedi
con il capo chino. Il sole di luglio dipinge giochi di luce tra i suoi boccoli
ramati e tu per un attimo rimani incantato.
«Non
so quanto sia di buon auspicio il mio benestare, visto in che acque versa la
mia famiglia».
La
prendi per mano e la fai rialzare, le vostre dita rimangono intrecciate.
«Ma
io sarò la tua regina. Non quella dei
Malfoy».
Non
puoi fare a meno di sorriderle; è la sua ingenuità, il suo essere così spontanea,
il candore con cui lei parla e ti fa sentire come se ogni cosa fosse possibile.
«La
mia regina…» annuisci, un po’ più sicuro «per tutta l’estate».
Avete
vent’anni e tutta la vita davanti.
«No,
per l’eternità».
***
Tu
ami Astoria. L’ami.
L’ami
per ciò che ti sta rendendo, per la parte di te che riesce a tirare fuori, per
i lembi di pelle che piano piano sta scoprendo.
«Certe
volte, è come parlare con un muro. Sei testardo e completamente chiuso in te
stesso» ti dice un giorno, colpendoti scherzosamente con un pugno per
avvalorare la sua tesi. «Ma non è bene usare la forza, con i muri: troppi
detriti, troppa polvere».
«E
cosa si fa con i muri, quindi?».
«Si
superano».
L’ami
a tal punto che le ore trascorse a guardarvi e tacere non ti sembrano più uno
spreco di tempo. È il silenzio a liberarti, lei l’ha capito. E poi ha capito
altre cose, e tu invece non sai come sia possibile capire tanto senza parlare.
E lei ride quando glielo chiedi e dice sempre che il silenzio fa rumore, ma tu
continui a non capire.
***
Lei
ti è di fronte, troppo lontana per poterle parlare, troppo vicina per poter
fare finta di niente. Ha gli occhi chini, il viso adombrato dalle ciocche
bionde che le ricadono sulle tempie; non riesci a catturare il suo sguardo, o a
leggere la sua espressione, o solamente a capire se prova quello che provi tu.
Il
vuoto. Un vuoto colmato di silenzi e inganni e tradimenti, di illusioni
mostruose e maschere deformi, talmente saturo da scoppiare e riversarsi in
mille pezzi, brandelli sanguinolenti che sporcano il bianco di cui voi non avete mai fatto parte.
Voi
meritavate altro.
La
fiera delle atrocità, la mostra dell’ipocrisia.
***
«Margherite,
Greengrass? Come siamo triviali!».
Lei
ti rivolge una delle sue occhiate laceranti, ma sai che le sue labbra non
tarderanno a incurvarsi in su.
La
conosci.
«Sono
per te» sorride maliziosamente, e ti si avvicina per sistemarti il colletto
stropicciato.
La
conosci bene.
«Così
avrai una scusa per il ritardo, quando rincaserai».
Eppure,
alla fine, riesce sempre a sorprenderti.
«Sono
comunque triviali».
Lei
non ha il tempo di ribattere, perché tu l’afferri e la baci con trasporto,
prima di voltarti verso la porta e uscire.
«Che
ci vuoi fare?» ti urla dietro, e sai che ora ha il sopracciglio inarcato e le
braccia incrociate sul petto. «Mia sorella ha davvero dei gusti discutibili».
La
voce di Daphne ti riecheggia nella testa per tutta la notte e prendi sonno solo
alle prime luci dell’alba.
***
Il
giorno è estate, lentezza e garbo.
La
notte è inverno, furia e assalto.
Ciò
che Astoria sfiora, Daphne distrugge.
Daphne
arriva senza invito e stravolge ogni equilibrio. Vi scontrate, vi entrate
dentro, vi lacerate; perdete pezzi, una scia di detriti sempre più lunga. Ma
ogni volta che credi di amarla, finisci sempre per cercare Astoria.
Astoria,
che ha capito tante cose, e non ha capito niente.
***
Tu
ami Astoria. L’ami.
Ma
come puoi spiegare alla persona che ami di averla tradita con sua sorella? Come
le spieghi che quello in realtà era solo un pretesto dettato dalla guerra, un
gioco disperato, un appiglio di sollievo per non finire alla deriva?
Come
le fai capire che il gioco è poi continuato a oltranza, perché né a te né a
Daphne interessava vincere, ma poi
volevate entrambi vincere, e ora state tutti perdendo, eppure nessuno riesce ad
arrendersi?
Nessuno
vuole arrendersi.
Avete
vent’anni e tutta la vita davanti – hai tutta
la vita per trovare le parole giuste. Tu e Astoria vi siete promessi
l’eternità, d’altronde.
***
«Dovremmo
smetterla. Sto per sposarmi».
«Per
me non ci sono problemi».
«È
tua sorella!».
«Io
ci sono da prima di lei, Draco».
«Ma
noi non ci amiamo».
«No,
ma ci inseguiamo».
La
voce di Daphne ti riecheggia nella testa per tutta la notte e non fai altro che
girarti nel letto. Astoria dorme serenamente al tuo fianco, le mani congiunte
sul petto, il respiro regolare di chi dorme il sonno dei giusti. Le lame
arroventate torturano solo te.
Alla
fine, le dai le spalle e chiudi gli occhi, fingendo per un momento che non
esista.
Un
patto col diavolo; un patto con te stesso.
***
Tu
odi Astoria. La odi.
Vi
eravate promessi l’eternità, e invece lei ti ha tradito, e ti ha lasciato con
le mani piene di frammenti.
«Astoria
è morta».
È
sua sorella a darti la notizia – voce di tomba, eco di sventura, terra
bruciata.
Siete
solo voi due, a vagare incerti tra le macerie, a raccogliere i tasselli
difformi di un muro in frantumi. Soffocati dalle parole non dette, quelle che
vi leggete negli occhi, quelle che sgorgano con le lacrime, mentre consumi in
lei tutto l’amore che ti è rimasto.
In
bilico, sulla linea sottile tra la nausea e il piacere.
Astoria è morta. Ora
non dobbiamo più nasconderci.
***
Mentre
la bara viene calata giù nella terra, incroci finalmente gli occhi di Daphne,
ma preferiresti non averlo mai fatto, perché ti dicono tutto quello che hai
cercato di reprimere.
Il silenzio fa rumore,
ora lo sai.
Sono
passati solo due giorni, ma tu e Daphne siete già lontani chilometri. Perfetti
sconosciuti, separati da milioni di scuse costruite ad arte, ognuno alla fine
della propria strada. Non è più tempo per voi.
E
poco importa che Astoria sia morta per altro, poco importa che nessuno avrebbe
potuto impedirlo: voi vi ci sentite comunque, colpevoli, e forse lo siete anche
un po’, a modo vostro, benché macchiati di tutt’altra colpa.
Il
ricordo di Astoria aleggia ormai come un castigo, come un fumo sottile che
presto o tardi vi asfissierà. E la sua assenza starà con voi - compagna impietosa, gelida amante -,
fino ad allora.
NOTE:
Davvero
strano che Astoria faccia una
brutta fine in una mia storia! xD Non ce la faccio
proprio a farmela piacere, è più forte di me! Anzi, in questa storia, almeno
all’inizio, l’ho trattata quasi decentemente e mi è addirittura piaciuto
scrivere di lei: devo dire che questa
Astoria potrebbe meritarsi un po’ più di spazio, un giorno. Comunque, cos’altro
aggiungere… questa storia era nata come una flashfic,
ma a un certo punto mi sono accorta che in 500 parole non ci stavo
assolutamente, dunque mi sono buttata sulla tipologia OneShot
(seppur mini). Sulla trama in sé per
sé non vorrei dilungarmi più di tanto: oramai ho completamente votato questi
tre al mai-una-gioia, dunque le storie con loro protagonisti si scrivono
da sole. Ma io li adoro, in ogni
caso. Mi era mancato tanto scrivere su di loro. <3
Per
quanto riguarda le sorelle Greengrass,
io ho il mio headcanon
dove Daphne è bionda e Astoria ha i capelli castano ramato (forse un cliché, ma
non riesco a immaginarle in modo diverso). Sempre su Daphne: per chiunque abbia
letto altre mie storie, si sarà ormai accorto che non ho una visione
predefinita di questo personaggio. Con questa OneShot,
siamo a quota 5 versioni di Daphne. La mia preferita, tuttavia, rimane
sempre quella di “Quando il tempo
non passava”.
Passando
alle note tecniche… I
paragrafi che iniziano con la lettera in grassetto (TRE in tutto) sono
ambientati nel presente; tutti gli altri sono flashback impostati
in ordine cronologico fra di loro. L’uso del tempo presente in entrambi i casi
è voluto. Spero, comunque, che non si creino fraintendimenti di alcun tipo. La
canzone che mi ha accompagnata e ispirata per tutta la stesura della storia è
stata “Perfetti Sconosciuti” di
Fiorella Mannoia (il titolo della storia prende leggermente ispirazione da una
frase della canzone).
La storia si è classificata seconda al contest Scrivetemi d'amore e sentimenti affini indetto da Queila/S.Elric; quarta classificata al contest Keep calm e… fatemi amare la
vostra OTP! di eleCorti sul forum di EFP.
Pacchetto E: “Anche la sua assenza è una cosa che sta con me” (F. Pessoa) –
Estate, Eternità, Esame (oltre alla citazione – obbligatoria -, ho
utilizzato solamente i prompt “Estate” e “Eternità”).
RIFERIMENTI
·
Come
fiori regalati a maggio e restituiti in novembre:
“Verranno a chiederti del nostro amore”, Fabrizio De André;
·
Avete
vent’anni…: LO SO che Astoria e Draco si portano due anni di
differenza, e, quindi, se uno ha vent’anni, l’altra dovrebbe averne diciotto o,
in caso, lei venti e lui ventidue… il mio “vent’anni” si riferisce alla “fascia
di età” in cui entrambi versano (Draco potrebbe averne tranquillamente 25 e lei
23, ad esempio). Ma, diciamo, che l’età esatta non è un dettaglio tecnico
necessario da sapere. Ci tenevo, comunque, a precisare;
·
Margherita:
questo fiore non è stato scelto a caso, ma per due motivi specifici. In primis,
nella linguaggio dei fiori, esso simboleggia qualità positive come la
semplicità, l’innocenza, la spontaneità, bontà, l’amore fedele e la pazienza; è
anche un fiore associato al sole e, in inglese, è denominato “day’s eye” (“occhio del giorno”)
per la sua forma… direi che qui non c’è dubbio del perché sia stato associato a
questa mia versione di Astoria. Un altro motivo, forse un po’ involontario (non
perché sia meno importante, semplicemente perché l’associazione è nata
spontaneamente verso la fine della storia) è Margherita/Margaret/Gretchen, personaggio del “Faust” di Goethe, con cui
Astoria condivide alcuni aspetti (vi lascio immaginare quali
:D).
·
Un
patto col diavolo: ormai questa è un’espressione entrata
praticamente nel linguaggio di uso comune, ma, tuttavia, anch’essa ha radici
nel “Faust” (parlo proprio della leggenda alla quale Goethe si è poi ispirato);
·
Ma
ogni volta che credi di amarla, finisci sempre per cercare Astoria:
“Doppio sogno”, Arthur Schnitzler;
·
E
poco importa che Astoria sia morta per altro: non ho
volutamente spiegato il motivo della morte di Astoria, motivo che non conosco
nemmeno io; ciò che importa ai fini della narrazione, sono le conseguenze della
sua morte, non le modalità. Ma una cosa posso dirla: NON è stata uccisa da
Daphne e Draco :D;
·
E
la sua assenza starà con voi...: “L’amore è una
compagnia”, Fernando Pessoa.