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Autore: Briseide12    22/01/2017    0 recensioni
Com'è la vita di Hermione, prima di Hogwarts? Come scopre di essere una strega? Cosa prova per Draco Malfoy?
In questa storia analizzeremo strato per strato, le mille sfaccettature di Hermione Granger.
Genere: Commedia, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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“Sapevo che eri una strega”, sinceramente rimasi un po’ male, pensavo che mi avesse scritto qualcosa di più o magari avesse aggiunto il suo nome. Rimaneva quindi per me una misteriosa presenza, nonostante mi trascinassi tra negozi, pieni di meraviglie mai viste, assaggiassi cibi esplosivi e acquistassi libri che non parlavano solo di magia, ma erano essi stessi magici; quel ragazzo misterioso riempiva i miei pensieri.
Per un momento pensai che anche lui potesse essere come me, dato che lo avevo incontrato nei dintorni del mio quartiere, ma ricordando l’espressione altera della madre pensai subito di no.
Erano rari i maghi, che come la “signora” platino ci rivolgevano quello sguardo di sufficienza... la maggior parte di loro invece, era gentile e molto espansiva.
La guida pappagallo ci condusse prima alla “sartoria” magica ed acquistai la divisa scolastica su misura per me. La maga del negozio prendeva le misure in modo affascinante, faceva volteggiare le stoffe in aria che come attratte da magneti aderivano sulla mia pelle come se non avessero bisogno di essere tagliate, ma stessero lì perché aspettavano me. Il negozio di pozioni fu il mio preferito, lì dimorava tutto quello che conoscevo della magia, calderoni, erbe medicinali, esseri disgustosi, spezie, profumi e aromi di ogni genere. Acquistai anche una bilancina in ottone per le misurazioni. Passammo diverse ore nel mondo magico e mio padre acquistò anche una vernice per auto anti tutto, aveva fiducia che fosse vero.
Quando comunicai alla guida che eravamo pronti, eravamo pieni di pacchetti e pacchettini e la meraviglia aveva lasciato posto alla stanchezza. Il pappagallo , fissò il suo occhio su una fontana vicino alla Gringott e disse con la sua nuova voce gracchiante “Adesso che non sono più una carta,dobbiamo trovare un modo diverso per tornare”, planò sulla mano in marmo dell’elfo al centro della fontana e senza aspettare gridò senza freno “Granger….Granger…Granger”, l’acqua che prima non c’era cominciò a zampillare e nella cascata che si formò dalla mano dell’elfo vedemmo il riflesso della nostra auto, avanzammo nell’acqua sentendo che ci bagnavamo proseguimmo lo stesso e ci ritrovammo nella nostra auto, completamente asciutti e con i pacchetti sistemati nel cofano; mio padre mise mano subito al portafogli e con un sospiro sonoro affermò che erano tornati tutti normali.
Parlammo per diversi giorni di quel luogo e del perché vi fossero dei maghi così ostili verso chi non aveva poteri, ovviamente la “signora” non era sfuggita neanche ai miei genitori.
La speranza e la gioia mi accompagnarono veloce al primo settembre ed al binario 9 e ¾ della stazione King’s cross.
I miei genitori avevano guardato il biglietto più volte e sapevano come me che non esisteva quel binario, viaggiavamo spesso in treno e non lo avevamo mai visto. Nonostante tutto, quella mattina mi svegliai fiduciosa e dopo un ultimo sguardo al libro storia di Hogwart, mi sentivo pronta ad affrontare questa avventura. Confidavo di rivedere quel ragazzo, forse avremmo fatto amicizia subito e saremmo stati nella stessa casa, dopotutto era l’unico che conoscevo di quel mondo.
Indossai subito la divisa e corsi con un baule stracolmo di libri e materiale per la scuola, mia madre mi aveva preparato la merenda per il viaggio e mio padre continuava a consultare la cartina della stazione senza alcun successo.
Ci avviammo in macchina e mia madre rassicurò tutti, dicendo che se era un luogo magico è normale che non lo avessimo mai visto prima. In effetti non aveva torto, arrivammo alla stazione un’ora prima e ci dividemmo per cercare qualche segnale che ci avrebbe portati al binario. Stavo iniziando ad agitarmi, quando durante la ricerca vedo mia madre correre verso di me con mio padre al seguito e il nostro pappagallo guida in testa che gridava in continuazione “Siamo in ritardo….ritardo”. Corsi affannosa anche io, mentre vidi che il pappagallo si dirigeva a tutta velocità contro la colonna che divideva il binario 9 dal 10, gridai per fermarlo, ma non feci in tempo ad emettere il fiato che il pappagallo era scomparso risucchiato dalla colonna. Rimanemmo titubanti dalla parte opposta a dove era scomparsa la nostra guida, quando il becco starnazzante emerse dal muro gridando “Ritardo…venite subito”, io misi la mano dove era scomparso il becco e sentii il vuoto, stavo per entrare quando la guida ricomparve, anzi il suo becco e disse “Ragazzina prendi per mano i tuoi genitori babbani, altrimenti non possono entrare”. Li presi per mano e come il primo uomo sulla luna avanzammo lentamente nel regno inesplorato, fu come passare attraverso un lenzuolo appeso e una volta dall’altra parte udimmo le voci acute delle persone che attendevano alla stazione e diverse chiome emergevano nella folla ed io trovai quella che cercavo, la chioma biondo platino. Pensai diverse volte a come fare amicizia con lui, ma non ne avevo idea, mentre passavamo ci trovammo più volte spintonati dalla folla ed un ragazzino in sovrappeso cadde dinanzi a me.
Lo aiutai subito ad alzarsi, mi ringraziò arrossendo e un’anziana signora penso la nonna mi disse che ero una brava bambina, si presentò ai miei genitori come la signora Paciock. Il ragazzino era molto timido e fu la nonna a dirmi il suo nome, Neville, mentre lui stringeva il suo rospo e lo accarezzava con amore.
Quando fu il momento dei saluti, strinsi forte i miei genitori e li salutai, promettendoli che li avrei scritto ogni giorno delle lettere. Presi posto nello scompartimento del treno e continuai a guardarli dal finestrino, sapevo che mi sarebbero mancati tantissimo; per me non sono mai stati solo dei genitori, ma degli amici sinceri, gli unici che abbia mai avuto. Sentivo gli occhi bagnarsi, mentre il treno fischiava e veloce si allontanava da loro e dalla vita che conoscevo.
Il mio unico compagno di viaggio era il timido Neville che lontano dalla nonna aveva riacquistato l’uso della parola, aveva notato i miei occhi lucidi e decise di confidarsi con me dicendomi che lui non aveva i genitori e di consolarmi dicendo che Hogwart sarebbe stata fantastica.
 
   
 
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