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Autore: Briseide12    28/01/2017    0 recensioni
Com'è la vita di Hermione, prima di Hogwarts? Come scopre di essere una strega? Cosa prova per Draco Malfoy?
In questa storia analizzeremo strato per strato, le mille sfaccettature di Hermione Granger.
Genere: Commedia, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Mentre parlavo con Neville, avevo fame e cominciai a sgranocchiare un pacchetto di patatine che mio padre aveva infilato nel mio sacchetto di merenda strizzandomi l’occhio. Neville mi guardò sbalordito, non sapeva cosa stessi mangiando e mi chiedeva continuamente se sarebbe accaduto qualcosa ed io gli dicevo che non capivo, una signora paffuta con un carrello portò la spiegazione alle strane domande di Neville. Il carrello della signora era ricco di cibo particolare, tra cui delle rane di cioccolato che si muovevano bleah!!, Neville me ne offrii una, ma io rifiutai con orrore e la rana saltellò vicino all’animaletto di Neville, che spaventato da quella sua versione più piccola e di cioccolato, prese a saltellare senza controllo per i corridoi del treno e lo perdemmo di vista, nonostante lo avessimo tallonato per tutto il tempo.
Neville cadde in uno stato pietoso di tristezza e senso di sconfitta, ma io lo rincuorai e lo spinsi a dividerci e a cercare il rospo negli scompartimenti del treno.
Avevo già messo la divisa della scuola e ciò mi dava un grado di autorevolezza e sicurezza maggiore di quella che avevo normalmente, in ogni scompartimento facce nuove e curiose mi guardavano e senza rispondere alle mie domande, scuotevano la testa in segno di diniego. Entrai in uno degli ultimi scompartimenti e trovai due ragazzi, penso della mia età (avevano in viso il senso di novità che avevo io), uno dai capelli rosso fiamma e lentiggini e l’altro con occhialini e cicatrice vistosa sulla fronte. Chiesi anche a loro la stessa cosa, ma questa volta dopo il diniego volli trattenermi, il rosso stava facendo un incantesimo su un topo. Mentre era intento nel formularlo, notai una grossa macchia nera sul naso e lo sguardo concentrato e non so perché approfittai del dettaglio notato per attirare la sua attenzione e quando vidi l’imbarazzo sul suo volto mi allontanai fiera di me stessa. Tra i miei libri avevo già visto la cicatrice di quell’altro ragazzo che mi fu presentato poco prima che continuassi la ricerca, era il bambino sopravvissuto. Era una storia magnifica e terrificante nel contempo, narrava di come il mondo magico fosse sotto il giogo di un mago oscuro, dalle terribili intenzioni e pieno di odio verso i non maghi e di come cercando di uccidere quel povero ragazzo, quando era ancora in fasce, ne sia in realtà morto egli stesso. E il bambino dell’accaduto riportò solo una cicatrice sulla fronte.
E’ un ragazzo interessante e per quanto è possibile volevo scoprire cosa lo avesse salvato, quel giorno. Mentre ero avvolta dalla matassa di questi pensieri entrai nell’ultimo scompartimento della mia metà del treno e posi la solita domanda, solo che alzando gli occhi mi ritrovai, gli occhi di ghiaccio del ragazzo biondo platino.
Ci fu un attimo di smarrimento vicendevole e dopo, quasi con un unico respiro, mi chiese se ero babbana, io negai con evidente disappunto (se lo fossi stata era chiaro che non potevo essere lì con la mia divisa per la scuola) , ma lui continuò a non distogliere gli occhi dai miei ( questo fece inspiegabilmente accelerare i battiti del mio cuore tanto da sentirli chiaramente nelle mie orecchie). Percepivo il suo nervosismo, riflesso del mio che mi sentivo osservata da tutti quelli individui che mi guardavano con un certo astio, il cui motivo non compresi fino a quando arrivammo ad Hogwarts.
Quando il ragazzo prese coraggio, mi chiese se ero una mezzosangue…avevo letto abbastanza libri magici da sapere che era il peggiore degli insulti che un mago/strega di genitori babbani poteva ricevere.
Provavo tanta di quell’attrazione per quel ragazzo che questa domanda mi ferì terribilmente e il tutto fu aggravato dalla risata sonora degli altri occupanti dello scompartimento. Riuscii a trattenere le lacrime che copiose minacciavano di affacciarsi ai miei occhi, gli rivolsi uno sguardo offeso e una volta allontanatami dallo scompartimento, corsi in bagno e mi chiusi dentro dando sfogo a tutte le mie lacrime.
L’idea che mi ero fatta di lui, si rivelò una menzogna. Lui era come tutti gli altri.
   
 
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