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Autore: Signorina Granger    22/01/2017    8 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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 Capitolo 10: Disordine
 
Giovedì 26 Novembre 

 
“Tocca a te.”  
 
La scacchiera era davanti a lei, i pezzi attendevano di essere mossi dalle sue mani. 
Ma non sapeva cosa fare, era bloccata.

Non aveva idea di quale dovesse essere la mossa successiva. 

Deglutì, mentre l'orologio continuava a ticchettare fastidiosamente, ricordandole che il tempo passava e che il suo turno aveva una scadenza.
Isabelle alzò lo sguardo, incontrando gli intensi occhi blu di Jackson, che la stava scrutando attentamente proprio come faceva sempre.

Sembrava che non fosse cambiato niente.

“Il tempo passa Isabelle... devi fare qualcosa.” 

“E cosa? Sono davanti ad un muro Jax. Cosa devo fare?” 


Si passò nervosamente una mano tra i capelli, quasi con una nota di disperazione nella voce che fece sorridere debolmente l'amico, guardandola come se fosse divertito: 

“Devi capirlo tu. So che ti senti sola mia cara Belle... ma sei tu che ti stai estraniando da tutti, lo sai vero?” 

“Ho scelta? No.”   
 
In ogni caso devi fare la tua mossa... è il tuo tempo potrebbe scadere. Perciò sbrigati Belle, de vuoi vincere questa partita.”  

Certo che voleva vincere... doveva vincere, non poteva permettersi di perdere.

Il rumore delle lancette dei secondi di che ticchettavano si fece sempre più fastidioso, quasi sorridente... si tappò le orecchie con le mani chiudendo gli occhi e pregando che finisse. 
Quando si svegliò, madida di sudore, aveva ancora il sorriso di Jackson impresso nella mente.



                                                                                *


“Frankie... sono io. Mi fai entrare?” 

Adrianus bussò debolmente, parlando con il tono più dolce e gentile che riuscì a trovare. Erano giorni che non la vedeva, anche se era passato un sacco di volte davanti alla sua porta: la ragazza si era chiusa in camera sua da domenica, da quando la notizia della morte di Alexandrine ed Etienne era trapelata.

“No.” 

“Dai, sono io! Non puoi fare un eccezione per Steb?” 
 
“No, non ti apro proprio perché sei tu!” 
 
La voce di Francisca risultava cupa e strozzata, ma per un attimo Adrianus sgranò gli occhi, dicendosi di aver capito male. 
Stava quasi cominciando a sentirsi seriamente ferito quando la voce di Frankie giunse di nuovo alle sue orecchie:

“Insomma, sembro Chewbacca conciata così...”

“Non dire assurdità! Ora entro, ti ho anche portato la colazione...”

Adrianus mise la mano sulla maniglia, sorridendo con soddisfazione nel sentire la serratura scattare: non sapeva se a convincerla era stata la parola “colazione” o una semplice voglia di vederlo... ma almeno gli aveva finalmente aperto. 

Il ragazzo entrò nella camera di Frankie, consapevole che tecnicamente fosse conte le regole... ma infondo, in quel momento non gli importava per nulla.
Gli occhi chiarissimi del ragazzo finirono subito sul letto accanto alla parete azzurra, dove Frankie era sepolta sotto il piumone bianco e un pail blu.

Il ragazzo si avvicinò alla scrivania, appoggiandoci il vassoio carico di pancake e caffellatte prima di avvicinarsi al letto.
Mise le mani sul bordo del piumone per scostarlo, ma un mugugno sommesso gli ordinò di non farlo:

“Non osare! Sono orribile!” 

“Se vuoi dopo ti mando qualcuna delle ragazze, saranno ben liete di usarti come bambola umana e rimetterti a posto, se glielo chiedo io lo faranno di certo... ma sono tre giorni che sei chiusa qui dentro. Non hai mangiato quasi niente... dai, ascoltami.”
 
“No!”

Frankie afferrò la coperta, tenendola sopra di lei mentre invece Steb sbuffava, cercando di togliergliela di dosso. Ebbe così inizia una specie di battaglia che venne ovviamente vinta dal ragazzo, che sorrise con aria trionfante mentre le toglieva il piumone dal viso. Francisca sbuffò e seppellì la faccia sul cuscino mentre l’ex Corvonero apriva la finestra con un colpo di bacchetta, immergendo improvvisamente di luce la stanza.

“Ehi! Fa freddissimo, chiudi!” 

“Per favore, deve passare un po’ di aria qui dentro...” 

Adrianus lanciò un’occhiata al comodino e a parte del tappeto, trovandoli coperti di fazzoletti... sospirò nella consapevolezza che la dolce Francisca avesse passato giorni chiusa lì dentro a piangere da sola mentre si sedeva accanto a lei, mettendole delicatamente le mani sulle spalle per tirarla su. 

“Coraggio... rivoglio la mia solita Frankie sbadata e divertente.”  Adrianus sorrise, appoggiandosi alla testiera del letto e sistemando la ragazza sulla sua spalla, lasciando che si appoggiasse a lui.

“Non so se la rivedrai... mi chiedo se possa esistere, senza Alexa.”

“Certo che si... tieni, bevi un bicchiere d'acqua. Hai un alito che spaventa! E dopo andrai a farti una doccia, capito? Saranno tre giorni che stai in pigiama... carino però!” 

“Il mio pigiama è bellissimo, capito? Sei solo invidioso, perché lo vorresti anche tu.”

Francisca sbuffò prima di bere un sorso d'acqua e Steb sorrise, cercando di non ridere: l'espressione sdegnosa di Frankie era in netto contrasto con il pigiama che indossava, fatto di pail e pieno di nuvolette azzurre sopra.

“Mi hai beccato. Me ne regalerai uno per Natale, magari. In ogni caso ti informo che la tua pausa è finita, da oggi torni a lezione....” 

 Francisca annuì, passandosi una mano tra i capelli castani e tirandoli via dal viso mentre Adrianus la circondava con le braccia, parlando a bassa voce:

“Quando Jax è morto mi sei stata vicino, Frankie... posso fare lo stesso, se me lo permetti.” 

“Basta che tu non mi chieda niente.” 

Adrianus annuì appena, accarezzandole i capelli mentre Frankie lo malediceva mentalmente: avrebbe almeno potuto avvisarla che sarebbe passato! Insomma, possibile che dovesse vederla in pigiama, di sicuro con le occhiaie, gli occhi rossi dopo tutto quello che aveva pianto e i capelli in chissà quale stato disastroso? 

In realtà Adrianus moriva dalla voglia di sapere. Alexa mancava anche a lui... e si chiedeva come potesse essere morta, ormai nessuno credeva alla storia dell’incidente. Non poteva essere un caso... e si stava chiedendo da giorni se anche Francisca non fosse in pericolo.

“Come vuoi. Ma ora mangia qualcosa e poi vai a lavarti, ok?” 

Prima di darle il tempo di declinare il suo ordine quasi categorico Adrianus si alzò, dandole un fugace bacio sulla fronte prima di andare a chiudere la finestra e uscire dalla stanza, lasciandola nuovamente sola. 

Francisca si ritrovò di nuovo immersa nel silenzio più totale, che le impediva di distrarsi e non pensare ad Alexa.
Sospirò e si alzò, rabbrividendo dal freddo mentre prendeva la camicia bianca, la gonna e il maglione blu della divisa per andare a lavarsi come le aveva detto Adrianus: in fin dei conti non voleva sembrare la cugina di Dracula per il resto dell’anno.


                                                                                   *


“È tutto un grande inghippo, non trovi anche tu?” 

Jude sfoggiò un lieve sorriso mentre accarezzava con delicatezza le piume nerissime del corvo che gli si era appollaiato sul braccio, sopra alla copertura in cuoio che il padrone indossava per non farsi artigliare il braccio dal volatile.

Un debole gracchio fece quasi intendere al ragazzo che il corvo era d'accordo con lui e sorrise, annuendo debolmente:

“Già Atropo, qui le cose si fanno interessanti. Anche se non ti nascondo che questa storia un po’ mi preoccupa. Dici che lei potrebbe arrivare qui?” 

Atropo inclinò il capo quasi con aria dubbiosa, facendo sospirare leggermente Jude che puntò gli occhi sulla finestra della Guferia.

“Non lo so. Prego di no... sai, mi piace stare qui, certo non è come Hogwarts ma è divertente. Una scuola piena di figli di papà, di gente importante... per me questo è come un parco giochi, del resto.” 

Un lieve sorriso increspò il volto del ragazzo, ricordando come si era sentito quando, un paio d'anni prima, si era trasferito da Hogwarts per arrivare alla Cimmeria. All'inizio gli era dispiaciuto lasciare il castello scozzese e l’amata Sala Comune dei Serpeverde, ma poi si era velocemente reso conto sul cosa comportasse l'essere in quella nuova scuola... tanti, divertenti, succulenti segreti da scoprire. 

E poi era perfettamente consapevole che suo padre aveva voluto farlo trasferire lì solo per lui, per il suo bene. 

Tutto perché lei non lo trovasse. 


                                                                                   *


“Non ho nessuna intenzione di farti perdere tempo, Mathieu... voglio solo chiederti se questa è la scrittura di Etienne.” 

Sentendo il nome del suo migliore amico Mathieu sentì lo stomaco stringerglisi in una morsa dolorosa, ma si sforzò di rimanere impassibile mentre davanti a lui il Preside spiegava un biglietto per fargli vedere la calligrafia con cui era stato scritto, ma lo chiuse senza dargli il tempo o il modo di leggere quanto c'era scritto sopra.

“Si, è la sua. Ha lasciato un biglietto?” 

“Diciamo di sì. Lo abbiamo trovato accanto a lui ed Alexandrine. Se questa è davvero la sua scrittura, allora forse abbiamo finito di preoccuparci... puoi andare Mathieu.” 

“Che cosa c'è scritto? La prego, lo devo sapere!” 

Mathieu non si mosse, guardando il Preside quasi con una nota implorante negli occhi scuri che però non sembrò smuovere l'uomo, che mosse leggermente il capo prima di replicare in tono piatto:

“Non ti riguarda Mathieu... mi dispiace, so che non è un bel momento. Volevo solo assicurarmi che fosse effettivamente stato Etienne a scrivere queste righe, nient’altro. Ripeto: puoi andare. Devo vedere anche Francisca.” 

Spinto da una specie di forza invisibile Mathieu si alzò, uscendo con riluttanza dall’ufficio e trovandosi davanti Francisca, che stava aspettando di parlare con il Preside con un’espressione tetra stampata in volto.

Il francese si rese conto di non vederla da giorni e le rivolse un debole sorriso che lei ricambiò, entrambi consapevoli di essere nella stessa situazione.

“Ciao. Stai bene?” 

“No, proprio come te. Che cosa vuole?” 

“Non so cosa voglia chiedere a te... ma buona fortuna. Ci vediamo in classe.” 

Mathieu rivolse alla ragazza un’occhiata carica di compassione prima di superarla, lasciandola di nuovo sola. Francisca esitò per un attimo ma poi bussò alla porta, entrando nell’ufficio del Preside.

“Voleva vedermi, signore?” 

“Buongiorno Francisca... si, siediti per favore. Io e il professor Jefferson ti vogliamo parlare.” 

Francisca annuì prima di sedersi davanti al Preside, mentre il professore che detestava di più entrava nella stanza e si chiudeva la porta alle spalle.

Facendola sentire quasi in trappola.


                                                                           *


“Buongiorno.” 

“Ciao...” 

Alastair continuò a guardare Isabelle, che stava scarabocchiando qualcosa sul suo blocco da disegno senza nemmeno alzare gli occhi su di lui. 

Alastair allungò le mani, prendendole il viso e sollevandolo verso di lui, per poterla guardare.

“Pessima cera. Non dormi?” 

“Sogno solo cadaveri. E grazie per avermi detto che sono orribile!” 

Isabelle sbuffò, colpendolo leggermente sulla spalla e facendolo ridere debolmente, lanciandole un’occhiata carica d’affetto: a volte tornava, la solita Isabelle. E lui era sempre felice di vederla.

“Scherzo... non sei orribile, sembri solo la moglie di Frankenstein.”

“Screanzato! Come ti permetti? Offesa alla prima ora, roba da non credere.” 

Alastair cerco di non ridere di fronte alla simulata permalosità dell’amica, che si spostò dopo avergli fatto la linguaccia, sedendosi in un banco vuoto.
Ormai aveva lasciato perdere, almeno in parte, il proposito di evitarlo: così facendo attirava solo la sua preoccupazione, ed era l'ultima cosa che voleva... temeva che potesse fare la stessa fine di Jackson ovviamente, ma qualcosa le diceva che non l'avrebbero ucciso. Non subito, almeno.

Era intenta a riflettere per l'ennesima volta sulle morti di Etienne e di Alexandrine quando una figura familiare le si avvicinò, sedendosi accanto a lei.
Isabelle smise di domandarsi perché avessero ucciso proprio loro e perché li avevano trovati insieme quando si voltò verso Jude, osservandolo con aria accigliata:

“Da quando ti siedi vicino a me?” 

“Ti devo parlare Isabelle. Non mi siedo qui per il semplice piacere della tua compagnia, non illuderti.” 

“C'era da aspettarmelo, sia mai che tu faccia qualcosa per niente... che cosa c'è?” 

Jude esitò, lanciando un’occhiata di sbieco in direzione di Alastair prima di parlare: il ragazzo li stava osservando con lieve scetticismo, chiedendosi perché mai Jude fosse andato a sedersi accanto alla sua migliore amica.

Jude non le aveva ancora detto che era stato assegnato a lei... dopo la morte di Etienne ed Alexa c'era stato trambusto per tutta la scuola, e non aveva mai avuto modo di trovarla da sola per parlarle. Era sempre circondata da Phoebe o da qualche altra amica... o semplicemente, si dissolveva nel nulla.

“É solo che... sei tu.” 

“Si, Isabelle Van Acker in persona Jude, ci conosciamo da un paio d'anni in effetti, lieta che tu abbia capito chi sono.” 

“La tua ironia in genere mi diverte, ma non oggi. Intendo dire che ti hanno assegnata a me Isabelle. Ti devo interrogare. Contenta?” 

Jude sfoggiò un lieve sorriso mentre Isabelle invece si limitava ad osservarlo, gli occhi verdi puntati sull’occhio scurissimo del ragazzo che quasi luccicava di sincero divertimento.

No, non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla sorpresa o disperata. 

“Oh si, farei i salti di gioia se non fossimo a lezione. Mi stavo giusto chiedendo perché ci mettessero tanto. Per me non c'è problema Jude, quando vuoi e dove vuoi.” 

“Quindi non hai nulla da nascondere, Isabelle?” 

“No. Niente di niente, sei tu che ti sei fissato sul contrario.” 

Isabelle abbassò gli occhi sul libro di Incantesimi, mentre invece Jude sorrideva leggermente, osservandola senza farsi sfuggire nulla... nemmeno la mascella che le si era contratta per un singolo istante.


Ora sì che era davanti ad un muro, non c'erano dubbi.


                                                                                    *


“Te lo chiedo di nuovo, Francisca. Che tu sappia c'era qualcosa tra Etienne e la tua amica?” 

“No. Non... non lo so. Non so perché li avete trovati insieme, per me non ha senso.” 

“Neanche per noi, ecco perché te lo stiamo chiedendo. Alexandrine non ti aveva mai parlato di Etienne Lacroix? Non so, magari reputava strano qualche suo comportamento...” 

“No. Lo ripeto: no. Non me ne ha mai parlato, andavano d'accordo e basta, non so altro! Davvero... non lo so.” 

Francisca si mise le mani tra i capelli, chinando il capo e trattenendo a stento le lacrime che stavano per sgorgarle sulle guance... perché la tormentavano in quel modo? Era già difficile senza dover pensare a lei. 

“Perché me lo chiedete?” 

“Abbiamo motivo di pensare che sia stato Etienne ad uccidere Alexandrine, Francisca.” 

“Cosa?” 

La ragazza alzò lo sguardo di scatto, puntandolo prima sul Preside e poi su Jefferson... ma erano entrambi piuttosto seri.

“Non è possibile.” 

“Lo ha praticamente ammesso, Francisca. Abbiamo trovato un biglietto accanto ai loro corpi... e ha parlato anche di Jackson Wilkes. Lo comunicheremo anche ai tuoi compagni questa sera, nel frattempo non devi parlare con nessuno di quanto ti abbiamo detto, d'accordo?” 

Incapace di fare altro Francisca si limitò ad annuire alle parole del Preside, guardandolo come se non riuscisse a crederci.  Forse sognava, forse Steb non era mai andati a svegliarla quella mattina... non potevano dire sul serio.

Su che basi Etienne avrebbe dovuto uccidere Alexa o Jackson?
E in che senso lo aveva ammesso? 


                                                                            *


“Mat?” 

Nessuna risposta. 

Camila sospirò, allungando una mano per scrollare leggermente la spalla del ragazzo che però rimase immobile, la testa nascosta tra le braccia e appoggiata sul banco, senza quasi dare segni di vita.

“Mat... sono giorni che fai così... prima o poi finirai in punizione!” 

Il francese borbottò che non gli importava, restando nella medesima punizione mentre l’americana sospirava, guardandosi intorno quasi tristemente. 
Mat non era l'unico con un atteggiamento insolito, però: mentre Jude parlava alla lavagna, interrogato in Storia, Adrianus si stava guardando intorno quasi con sguardo apprensivo, come se stesse cercando qualcuno.

I loro sguardi si incontrarono e Camila inarcò un sopracciglio, come a volergli chiedere che cosa avesse. Lui per tutta risposta mimò un nome con le labbra e Camila scosse il capo, come a volergli dire che non sapeva dove fosse.

Si avvicinò però a Mathieu, parlando con un filo di voce mentre tutti o sonnecchiavano o ascoltavano Jude parlare, che come suo solito muoveva le mani e le dita affusolate in modo quasi ipnotico, che attirava sempre l'attenzione di chi lo ascoltava. 

“Mat... sai dov’è Frankie?” 

“Convocata dal Preside.” 

Camila riferì quanto sentito dal ragazzo ad Adrianus, che assunse per un attimo un’espressione preoccupata prima di voltarsi lentamente verso Jude, osservandolo come se in realtà non lo stesse vedendo, pensando invece a qualcun altro.

L’americana invece si chinò di nuovo verso Mathieu, parlando a bassa voce e sorridendo leggermente, le labbra colorate di rosa come metà dei suoi capelli. Negli ultimi giorni aveva praticamente fatto avanti e indietro dalla camera di Frankie, cercando di parlare con lei e assicurarsi che stesse bene, alla Sala Comune per tenere compagnia ad un Mathieu taciturno e solitario, molto diverso da quello che aveva incontrato un paio di mesi prima. 

“Ehi, Mat... ti faccio il solletico se continui a fare il musone!” 

“Provaci.” 

Camila non se lo fece ripetere due volte, allungando una mano verso di lui e solleticandogli il collo, facendolo immediatamente scoppiare a ridere, contorcendosi. 
Jude smise improvvisamente di parlare e puntò gli occhi sul duo, chiedendosi che cavolo ci fosse di divertente nello scontro europeo contro Grindelwald mentre tutta la classe si voltava verso Mathieu e Camila, che sfoggiò un sorriso angelico:

“Visto che trovano questo discorso molto divertente, sono sicuro che Selwyn-Holt e Leroy saranno ben lieti di continuare da dove Jude si è interrotto.” 


Mathieu si rimise dritto sulla sedia, sorridendo leggermente mentre giurava silenziosamente vendetta a Camila, che cercò di rimanere impassibile mentre entrambi si chiedevano di che cavolo avesse parlato Jude per la prima mezz'ora della lezione. 



“Tua sorella è allegra, vedo.” 

Tenendo lo specchietto davanti a lei, Faye Cassel si sistemò il rossetto rosso acceso sulle labbra mentre Phoebe lanciava un’occhiata a Camila prima di stringersi nelle spalle:

“Contenta lei.” 

“Da quel che sento in giro, piace ad un mucchio di persone... fa amicizia in fretta.” 

“Beh, in tal caso buon per lei.” 

Il tono freddo e distaccato di Phoebe fecero chiaramente capire a Faye che la ragazza non voleva parlare di sua sorella... ma il loro rapporto la incuriosiva, troppo per non tastare un po’ il terreno. Così la ragazza sorrise, guardando la compagna di banco attentamente:

“Sai, mi chiedevo se per caso non la faranno entrare nella NS... insomma, abbiamo perso già due membri, forse cercheranno qualcuno di nuovo in futuro.” 


Phoebe non disse nulla, senza raccogliere la provocazione... ma contrasse leggermente la mascella, consapevole che Faye aveva ragione, per quanto le sue parole la irritassero: le dava un po’ fastidio di come Camila si fosse fatta conoscere e apprezzare in fretta alla Cimmeria... lei non era mai riuscita a stringere legami allo stesso modo, mai. 

Non era certa che le avrebbe fatto piacere il suo ingresso nella Night School... avrebbe perso anche quell’ultima cosa solo sua che non condivideva con la sorellastra che le restava. 


                                                                                       *


“To’ guarda chi si rivede... mi stavo cominciando a chiedere se non fossi sparita per sempre. Ovviamente sapere il contrario mi fa piacere, sarebbe stato un peccato perdere questo bel visino.” 

Francisca quasi sobbalzò, alzando gli occhi di scatto sul suo interlocutore, che era comparso dal nulla e si era seduto accanto a lei, al tavolo nella Sala da Pranzo che aveva occupato da sola mentre tutti i compagni riempivano la stanza per pranzare.

Si sforzò di sorridere ma non ci riuscì, parlando con un filo di voce mentre arrossiva, leggermente a disagio come sempre quando parlava con il sorridente ragazzo seduto accanto a lei: 

“Ciao Sebastian.” 

Il ragazzo allungò una mano per sfiorarle i capelli castani, tornati morbidi e vaporosi dopo che la proprietaria li aveva lavati quella mattina. Si, non aveva nessuna voglia di farsi vedere da tutta la scuola in stato pietoso, anche se il suo viso era ancora cupo e teso. 

“Ne approfitto per dirti, cara Frankie, che mi hanno assegnato a te per l’interrogatorio. Te l'avrei detto prima ma, beh, eri scomparsa.”

“D'accordo, grazie per avermelo detto.” 

Frankie abbassò lo sguardo sul piatto ancora vuoto, chiedendosi se infondo aveva voglia di mangiare... in effetti no, proprio per nulla. 

Sebastian sorrise e fece per dire qualcos’altro, ma qualcuno si materializzò accanto a loro con un’espressione torva stampata in faccia:

“Vai ad importunare qualche altra ragazza, Ryle, non è dell’umore per le tue cretinate.” 

“Perché non ti rilassi un po’, Stebbins? Prendi esempio da me, ti sarebbe utile. D'accordo, levo le tende... ma ricorda quello che ti ho detto Frankie, quando vuoi ci faremo una chiacchierata.” 

Sebastian si alzò, sorridendo alla ragazza prima di allontanarsi con le mani sepolte nelle tasche. Adrianus lo fulminò con lo sguardo prima di prendere il suo posto, guardando la ragazza quasi con aria sospettosa:

“A che si riferiva?” 

“Niente di importante, non preoccuparti.” 

“Certo che mi preoccupo Frankie, quello si è portato a letto già mezza scuola! Ok, lasciamo perdere, cerca solo di stargli alla larga. Piuttosto, che cosa voleva Hamilton?” 

“Non mi va di parlarne, scusami Steb. Ma credo... che ve lo diranno.” 

Per un attimo il ragazzo fu tentato di insistere, di chiederle maggiori informazioni tanga era la curiosità e la preoccupazione insieme che provava. 
Ma poi sorrise debolmente, dandole un leggero buffetto sulla spalla: a giudicare dall’espressione tetra della ragazza, non era proprio il caso di tormentarla se non se la sentiva.

“Ehy... te l'ho già detto, rivoglio la vecchia Frankie. Questa non mi piace molto, anche se sei molto tenera, sembri un cucciolo abbandonato sul ciglio della strada.” 

“Non so se è un complimento, ma in caso grazie.” 




“Belle, smettila di sbriciolare il pane, se continui così non ne rimarrà da mangiare!” 

“Ops... scusa.” 

Isabelle smise di tormentare un pezzo di pane, passandolo a Phoebe con un lieve sorriso colpevole stampato in faccia. La piccola moretta lo prese e lanciò uno sguardo sospettoso all’amica, chiedendosi a cosa stesse pensando per cercare di sfogare lo stress in quel modo:

“Che cosa c'è? Ti conosco. Lo so che c'è qualcosa.” 

“Diciamo che ho scoperto chi mi dovrà interrogare. E la fortuna non ha giocato a mio favore... ultimamente mi ha come voltato le spalle.” 

“Non possiamo parlarne, quindi non ti chiederò di chi si tratta... ma se hai qualcosa da nascondere mia cara Belle, liberatene prima di non poter più tornare indietro.” 

“Sei diventata una specie di filosofa quest'anno?” 

“No, mi sono solo auto-eletta tuo Grillo Parlante, un giorno mi ringrazierai.” 

Isabelle sorrise e fece per replicare, ma un rumore la interruppe: il Preside si era alzato, battendo leggermente il cucchiaio contro il suo calice per attirare l'attenzione di tutti gli studenti. 

“Temo di dovervi dire due parole prima di lasciarvi pranzare, ma sarò breve. So che siete rimasti tutto parecchio sconvolti da quanto è successo di recente, e comprensibile, ma vi chiedo di non lasciarvi prendere dal panico... Abbiamo infatti ragione di credere che sia stata una tra le stesse vittime ad uccidere gli altri due per poi togliersi la vita. Non faccio nomi chiaramente, ma vi invito a continuare a comportarvi come sempre... è tutto sotto controllo.” 


Il silenzio più totale avvolse la Sala dopo quelle parole, mentre tutti si scambiavano occhiate di vario tipo o si limitavano ad osservare il Preside, chi scettico e chi sconcertato.

Isabelle Van Acker invece si trattenne dal sbuffare, mentre un certo ragazzo seduto a qualche metro di distanza invece cercava di non ridere: 

Non c'era proprio niente tenuto sotto controllo, Isabelle lo sapeva, come sapeva che nessuno tra i suoi compagni aveva ucciso nessuno.
E Jude Verräter stava iniziando ad intuirlo a sua volta. 



“Cosa vorrebbe dire? Oh Dio... no, non ci voglio credere...” 

Mathieu gemette, mettendosi le mani tra i capelli castani mentre guardava il Preside quasi con orrore.
Si ritrovò all’improvviso catapultato indietro di qualche giorno, quando Etienne gli aveva detto di temere che potessero accusarlo di aver ucciso Jackson visti i suoi “precedenti”.

E lui aveva riso, gli aveva detto che era impossibile, che era folle.
E pensare che era stata una delle ultime conversazioni che avevano avuto...

Si sentiva quasi in colpa per non averlo preso sul serio.

“Mat? Cosa c'è?” 

"Etienne. Parlano di Etienne, non di Alexa, lo so per certo.” 

“Io credo che tu abbia bisogno di parlare con qualcuno Mathieu... avanti, sfogati e raccontami.” 

Camila gli sorrise quasi con fare rassicurante, allungando una mano per sfiorare il braccio del compagno, che annuì debolmente: forse aveva ragione, infondo. E per qualche strano motivo, pensava sinceramente di potersi fidare di quella ragazza. 


















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Angolo Autrice:

Buonasera! 
Eccomi di ritorno con un capitolo non proprio allegro... diciamo che la storia già di per se non lo è, se poi gli autori spariscono ogni due per tre, allora la frittata è fatta.
Cercherò di essere meno tetra però, lo prometto XD 

Ho inserito due OC nuovi che qui ho appena accennato... comincerò a farveli conoscere meglio dal prossimo capitolo, non vi preoccupate :) 

Nel frattempo, vi metto i loro PV:


Faye Cassel
Image and video hosting by TinyPic

Sebastian Ryle 
Image and video hosting by TinyPic


Il prossimo capitolo non dovrebbe tardare ad arrivare visto che ho già più di qualche idea in testa... ci sentiamo in settimana, per mercoledì dovrei aggiornare... ma dipende anche da voi, ovviamente.

Spero che vi sia piaciuto, a presto! 

Signorina Granger

   
 
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