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Autore: WolfieIzzy    01/02/2017    2 recensioni
Aprile 1795. Eleanor Kenway è su una carrozza diretta a Parigi, dopo aver affrontato un viaggio partito quasi un mese prima da casa, in America. Vuole scoprire di più sulla sua famiglia. Vuole scoprire da dove viene. Vuole diventare un'Assassina come suo padre, Connor. In Francia la aspetta il suo destino, e il Maestro Arno Victor Dorian, che la addestrerà per farla diventare un'Assassina perfetta e con il quale combatterà per il futuro della Nazione. Ambientata dopo gli eventi di Assassin's Creed Unity.
NB: Questa storia cerca di essere il più possibile fedele sia ai fatti storici reali, che a quelli fittizi appartenenti alla storia di Assassin's Creed. Qualsiasi modifica apportata al "canone" storico reale e/o appartenente al mondo di AC è voluta ed è utile ai fini della storia. Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arno Dorian, Napoleone Bonaparte, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Eleanor... Eleanor...' 
Qualcuno mi stava chiamando.
'Eleanor, sono qui.'
Sentivo una voce, ma non vedevo nulla.
'Eleanor!'
Era mio padre.
'Papà! Dove sei?'

Mi ritrovai catapultata in un bosco. Indossavo un vestito bianco. Era giorno, il sole illuminava il terreno con la sua luce filtrata dai rami degli alberi. 

'Eleanor!' 
Non lo vedevo... 
All'improvviso sentii qualcosa dietro di me. Mi girai di scatto: era un lupo. Un lupo enorme, nero, con gli occhi sanguinanti. Ringhiava verso di me. 

Mi andò il cuore in gola, e mi paralizzai. Cominciai a pensare vorticosamente a cosa fare.

'Eleanor, scappa!' urlò mio padre. 
Le mie gambe si destarono e iniziai a correre, sempre più veloce, all'impazzata, nella direzione opposta al lupo. 'Papà! Aiuto!' urlavo, e correvo. Mi mancava il fiato, e sentivo i passi pesanti del lupo dietro di me. 

'Eleanor, corri! Più veloce, sono qui!'
Correvo, correvo in mezzo al bosco, ma non lo vedevo... all'improvviso mi sentii tirata giù e venni catapultata in una trappola, cadendo nel vuoto.

Fu in quel momento che mi svegliai di soprassalto.
'Oh, Cristo.' avevo il cuore che mi batteva a mille ed ero sudata fradicia. Perchè dovevo agitarmi in quel modo proprio oggi? Scossi la testa, e mi alzai dal letto. 

Scaldai l'acqua che Madame Louise mi aveva portato ieri sera e mi lavai come meglio potei. Poi mi rivestii, infilai la cintura con la mia spada, la giacca e mi legai i capelli. Mi guardai allo specchio che mi aveva regalato Winston per i miei 17 anni: sembravo pronta. 

Scesi nell'atrio della Locanda, salutai Pierre e gli chiesi se c'era qualcosa da mangiare. Lui mi portò del pane fresco e una zuppa, che sparirono in meno di un minuto. 

Uscii dalla Locanda: era circa l'una e mezza di pomeriggio. Andai in esplorazione per la seconda volta, questa volta decisa ad entrare in qualche negozio. 

Alla fine del boulevard c'era una libreria graziosissima che attrasse subito i miei occhi. Entrai. 

'Buongiorno.' dissi all'anziano signore appollaiato dietro al banco.

'Bonjour Mademoiselle.' rispose lui cordiale, sorridendo. Poi tornò alla sua lettura, lasciandomi libera di esplorare gli scaffali. 

Letteratura, Filosofia, Scienze, Arte: c'era veramente di tutto. Fui attratta dalla famosa 'Enciclopedia' di Diderot e D'Alambert, che aveva suscitato tanto scalpore nei decenni precedenti. 
Ma ecco il trattato Il Contratto Sociale, di Jean Jacques Rousseau, il grande pensatore francese. 
Passai perlomeno due ore a sfogliare i vari libri, poi uscii e andai a visitare altri quartieri parigini finchè non arrivarono le sette di sera. Mi resi conto dell'orario e iniziai ad avviarmi verso la Sainte Chapelle.

Ed eccola qui, che si stagliava nel cielo illuminato da un tramonto rossissimo. Le vetrate policrome erano davvero meravigliose. Ecco un'altra cosa che amavo di Parigi: le Chiese. In America non ne avevo mai viste di così spettacolari.

Mi avvicinai all'entrata, il cancello era aperto e non sembrava ci fosse qualcuno. Feci qualche passo verso l'entrata fino a quando non avvertii un sibilo nell'aria sopra di me, seguito da un'ombra incombente dall'alto. Istintivamente, saltai all'indietro. 

Davanti a me era atterrato un uomo incappucciato, veste blu, bordi borgogna. Il fazzoletto rosso al collo lo rendeva familiare, e quando alzò il volto e si abbassò il cappuccio capii che avevo ragione. 

'Voi si che sapete entrare in scena, Monsieur.' gli dissi.

Arno ridacchiò. 'Dovete abituarvi a questo genere di cose, Eleanor.'

Io annuii, distogliendo lo sguardo.
'Probabilmente.' 

'Vogliamo entrare?' mi chiese, invitandomi a seguirlo.
Annuii e lo seguii nella Chiesa. 

Dopo essersi assicurato del fatto che fosse vuota mi accompagnò verso l'altare. Su di esso attivò uno strano meccanismo che fece spostare un pannello del pavimento, al di là del quale mi invitò a scendere. 
Cominciammo a scendere sempre di più, addentrandoci nel sottosuolo: ci trovavamo in delle gallerie sotterranee.

Illuminate da torce ai muri laterali, tre gallerie si aprivano davanti a noi. Arno mi fece passare avanti. 

'Procedete.'
Io cosí feci, sino a quando non mi ritrovai davanti ad un ballatoio con una doppia scalinata e una nicchia a forma di simbolo degli assassini. All'interno conteneva una specie di calice enorme.

Vidi tre figure avvicinarsi al piano superiore del ballatoio: incappucciate, indossavano una grande tunica bianca con decorazioni dorate.

'Fatti avanti, fanciulla. Qual è il tuo nome?' Disse quello al centro, la sua voce subí un eco spettrale a causa del luogo in cui eravamo.

Io feci un passo avanti, le mani dietro la schiena. Alzai il viso. 'Kenway, Eleanor Kenway, figlia dell'Assassino Connor Kenway, Maestro della Confraternita Statunitense.' 

I tre si guardarono l'un l'altro in silenzio, e bisbigliarono qualcosa. Incutevano un certo timore.

'Eleanor Kenway, sei pronta per iniziare il tuo addestramento per diventare un'Assassina? Sei pronta ad intraprendere la via dell'Aquila?' chiese la figura a destra, una voce femminile.

'Lo sono.' risposi decisa.

I tre si guardarono tra di loro e bisbigliarono di nuovo qualcosa. 

'Bene, Eleanor. Avanza e bevi dal calice: dobbiamo sapere se sei degna di questo compito.' 

Ok, adesso ero un po' preoccupata.  Mi girai verso Arno, che annuì, guardandomi negli occhi. 

'Avanti, Eleanor.' disse.

Io avanzai fino alla nicchia e presi la coppa in mano. La avvicinai alle labbra e bevvi un qualcosa di trasparente, dai toni dorati. 

Un secondo dopo ebbi delle allucinazioni: davanti a me, al posto della nicchia sulla quale si trovava prima il calice, c'era un portale illuminato da una luce bianchissima. Entrai coprendomi gli occhi, e mi ritrovai in un ambiente familiare. 

Quel bosco, di nuovo. Era quello del mio sogno. Mi guardai intorno: avevo di nuovo quel vestito bianco addosso, ma alla vita avevo la mia cintura e la mia spada appesa. 

Alzai lo sguardo, e davanti a me vidi di nuovo quel lupo nero. Ringhiava ancora verso di me. 

Tirai istantaneamente fuori la spada, pronta ad affrontarlo.

'Eleanor! Eleanor, sono qui.'
mi girai, e vidi mio padre. Indossava gli abiti di Assassino.

'Seguimi. Veloce!' disse, e iniziò a correre. 

'Aspetta!' gridai, e mi misi anche io a correre per seguirlo. 

Era velocissimo, e correva davanti a me sul terreno che iniziava a spaccarsi e a creare voragini: saltai, evitandole, mentre mio padre era sempre più lontano, e dietro di me il lupo correva e ringhiava. 

'Basta!' urlai e mi girai all'improvviso, mentre il lupo spiccava un balzo, pronto ad attaccarmi. Io sguainai la spada e mi lanciai verso di lui, puntando allo stomaco. 

Gridai, presa dall'adrenalina, quando la lama si infilò nella sua carne. Dalla ferita uscì una luce bianca che mi accecò, catapultandomi di nuovo alla realtà, alla Confraternita. 

Barcollai, non riuscendo ancora a vedere bene. 

'Ma che.. cos'è successo...' mormorai.

'Eleanor Kenway.' disse la figura al centro. 

Io alzai lo sguardo e sentii Arno dietro di me, che mi appoggiava la mano sulla spalla destra. 

Lo guardai: mi stava sorridendo. Ce l'avevo fatta?

'Brava, Eleanor.' disse.

Io sospirai. 

'Hai superato la prova. Dalla luce, sei piombata nel buio. Dal buio, ritornerai alla luce. Da questo momento, Eleanor Kenway non esiste più. Da questo momento tu sarai Eleanor, l'Assassina. Inchinati, ora.' disse la figura femminile.

Cosí feci, e Arno, davanti a me, mi poggiò la mano sulla spalla destra.

'Io, Arno Victor Dorian, ti assegno il grado di iniziata. La tua liberazione ha inizio.' disse. 

Prese uno strano affare, che mi infilò al braccio destro.

'Questa è la lama celata. L'arma di noi Assassini. La userai nell'addestramento.' mi disse, stringendola e adattandola al mio braccio tramite delle cinghie.

Io lo flessi, e la lama uscì, micidiale, riflettendo la luce delle fiaccole al muro. Guardai Arno, che mi stava sorridendo.

'Sei pronta, ora.' gli sorrisi anche io: finalmente ero entrata a far parte degli Assassini.  


Angolo dell'autrice:
Salve a tutti, spero che la storia vi stia piacendo: se ne avete piacere lasciatemi pure una recensione, cosí posso capire cosa ne pensate. Io sono Izzy, ed era moltissimo tempo che non scrivevo qualcosa qui su EFP. Ci tengo molto a questa storia e a sentire le vostre opinioni! Ci vediamo al prossimo capitolo. 
  
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