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Autore: Marra Superwholocked    02/02/2017    0 recensioni
Crossover tra P!ATD e Supernatural ("Il demone che voleva diventare cantante" e "Take a chance on me") nonché sequel delle mie ff citate in parentesi.
(Undicesima stagione)
Lucifero è alla ricerca di un nuovo tramite, presumibilmente per vendetta, ecco perché Crowley, il Re, deve temporaneamente lasciare il Trono. Chiederà dunque aiuto a due persone ...speciali, senza aspettarsi che dalla loro collaborazione possa nascere quel qualcosa che chiamiamo Amore.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Brendon Urie
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Annabeth, la saga'
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Chapter Eighth
Let's kill some zombies


Brendon tornò nel giro di poche ore. Il sole non era ancora tramontato, infatti, quando il demone si presentò, nello stesso punto da cui era sparito, con tutto l'occorrente in una sacca di iuta.
«Ah!» esclamò Annabeth. «Alleluia!»
«Non mi hai detto che Pekhet era così aggressiva!» si alterò Brendon.
«Già...» intervenì John, il quale se n'era rimasto seduto contro le radici di un solido albero da quando Brendon era partito fino a qual momento. Rialzandosi in piedi, pensava agli ingredienti elencati da Annabeth quello stesso mattino. «Cosa sono tutte quelle cose che servono per l'incantesimo? Non le ho mai sentite nominare, nemmeno durante la mia vita da cacciatore.»
«Il pugnale, il fagiolo ed i capelli serviranno alla fine per aprire un passaggio per un'altra dimensione.» disse Annabeth. «Le altre cose te le spiegherò man mano. Ora venite, si comincia.» Lanciò uno sguardo colmo di scuse a Brendon, poi notò la sua camicia: per quale diamine di motivo si era messo una camicia hawaiana?!
Non molto lontano da lì, vi era una piccola radura. Faticavano comunque a scorgere il cielo poiché i lunghi e alti rami degli alberi si annodavano formando un tetto verde e fresco, ma la radura aveva uno spiazzo abbastanza grande da permette loro di procedere con l'incantesimo.
Annabeth passeggiò veloce verso alcune rocce. Una di esse aveva una conca non molto capiente ma utile per quello che doveva fare. Vi versò dentro il sesamo cinese, lentamente, per poi stappare la boccetta contenente il sangue. «Gli antichi cinesi credevano che il sesamo donasse l'immortalità, mentre Preta-Bahawa è lo spirito indiano che preserva il viso di chiunque da ogni danno» spiegò la Nephilim mentre versava anche il sangue e mescolava l'intruglio con l'indice destro. Prese poi il dente di Pekhet e lo porse a Brendon. «Frantumalo.»
Lui obbedì, in silenzio e incuriosito, con gli occhi di John Winchester addosso. Tutti e tre inginocchiati attorno alla roccia.
Riavuto il dente sotto forma di polvere, Annabeth lo riversò nella conca e pestò il tutto con l'aiuto di un ramo grosso e forte. «Pekhet è una dea egizia, paragonabile alla dea Diana. A volte si presenta sotto forma felina. Tuttavia si può essere più fortunati se ella si presenta con corpo umano e testa di gatto, perché non è al massimo delle forze e... Da quel che ho capito, Brendon, tu devi averla trovata in forma felina...»
Egli mugugnò sfiorandosi i graffi da gatta sul suo avambraccio.
«Mi dispiace, amico» gli disse John. «Ma ti ringrazio.»
«N'ah, figurati!» esclamò l'altro demone. «Tutto pur di aiutare Annabeth!»
«Che vuoi dire?»
«Annabeth conosce i Winchester e tiene a loro, dico bene?» chiese rivolgendosi alla ragazza che non lo guardava nemmeno. «Dico bene. Poi... Tu sei loro padre e non vuoi che ti vedano così, anche perché pure loro non la prenderebbero bene! Quindi se Annabeth vuole aiutarti, io l'aiuto più che volentieri. Questo non vuol dire solo far star meglio te, ma pure il padre di Annabeth, il quale non sa assolutamente nulla poiché alla ricerca di Lucifero, il quale è scappato di nuovo dalla Gabbia, ma questa volta non è colpa dei tuoi ragazzi, però sono i migliori amici di quel culo piumato con l'impermeabile che lo ha fatto fuggir-»
«Ragazzi!»
I demoni si zittirono e abbassarono lo sguardo immediatamente mentre a John scappò anche un mezzo sorriso. Aveva appena conosciuto quei due, eppure gli ci volle così poco tempo per capire...
«Okay» disse poi Annabeth. «Ora passatemi i rami di aneto e quello di alisma.»
Brendon scavò nella sacca tirando fuori le due piante e le porse alla Nephilim.
«L'aneto è riconosciuta come simbolo della purezza e della castità, ma anche dell'aggressività e imprudenza» cominciò a spiegare mentre spezzettava il rametto di cui stava parlando nella pappetta rossastra, sprigionando così un pungente aroma di anice nell'aria circostante. «L'alisma, invece» disse prendendo l'altra pianta, «simboleggia la tranquillità ed un buon equilibrio tra le due piante porta altrettando equilibrio nello spirito della persona interessata.» Detto questo, stacco dal rametto di alisma un fiore candidamente bianco e lo aggiunse agli altri ingredienti. «E questa è fatta. Ora...» Annabeth si rialzò e guardò l'ex cacciatore. «John, immergi un dito e portatelo alla bocca recitando Fortitudo, Mediocritatem, Me, Sicut Leo e poi manda giù.»
Sul viso scavato di John si dipinse un'orribile espressione di disgusto. «Oh, cielo, speravo non lo dicessi» esclamò con lo stomaco in rivolta.
«Se ti consola saperlo, non starai male» aggiunse Brendon. «Sei un fottuto demone!»
Fu così che, recitato l'incantesimo e bevuta qualche goccia di quella cosa rossa e dall'odore (e sapore) rabbrividevole, il sole tramontò all'orizzonte. Il vento si agitò ulteriormente, le nuvole si accesero mentre tutto cadde nel silenzio.
Annabeth sorrise. «La natura ha paura» osservò accarezzando una roccia. Poi vide Brendon tirare fuori dalla sacca il pugnale, il fagiolo e la ciocca di capelli. Lui glieli porse non sapendo che farsene, così Annabeth prese il fagiolo e se lo mise in tasca. «Questo servirà nel caso il pugnale non dovesse funzionare» disse prendendo poi la ciocca di capelli. «Parte del corpo di un morto. Questi, John, simboleggiano la realtà alternativa in cui ti voglio mandare: esiste questa dimensione alternativa in cui un'importante apocalisse zombie ha influito sull'esistenza umana.»
«E tu mi vorresti mandare lì perché...» fece John guardandola dall'alto in basso, ghignando.
«Perché tu possa sfogare la tua furia omicida sugli zombie, gente già morta, anziché sugli umani.» Dopodiché Annabeth prese il pugnale, ma ritrasse subitamente la mano: il pugnale le aveva bruciacchiato il palmo. Tra l'angoscia di Brendon per paura che stesse male ed un grugnito di rabbia da parte di Annabeth, ella esclamò: «Non posso toccarlo. Ho attraversato due mondi, me n'ero scordata! Il pugnale diffida da coloro che hanno viaggiato attraverso più realtà!»
«Ci penso io» si propose Brendon, ora più calmo. Impugnò meglio la lama apparentemente semplice, ma dagli intagli esoterici sul manico in avorio. «Cosa devo fare?»
Annabeth lasciò da parte la mano ferita, porgendo i capelli con l'altra a Brendon. «Lanciali in aria e poi di' firma con voce decisa. Fatto questo, taglia la zona d'aria in cui i capelli si fermeranno.»
John rimase a guardarli in silenzio. Sì, era proprio come aveva capito lui. Gli scappò un altro sorriso in ricordo dell'amore che anche lui aveva provato. Volse uno sguardo al cielo e pensò: Addio, Mary, lo faccio per i nostri ragazzi.
Brendon eseguì il secondo incantesimo, il quale terminò con un lungo squarcio sospeso a mezz'aria davanti a loro. I due demoni lo fissavano con meraviglia: non avevano mai visto qualcosa di quel genere. Al di là dello squarcio interdimensionale, non si vedeva assolutamente nulla se non una forte ed abbagliante luce azzurra che vacillava, animata da lunghi flash bianchi.
«Bene, John» disse Annabeth sorridendo. «Non fare troppi casini, okay?»
«Ce la metterò tutta, ma non prometto niente» le rispose appoggiando la mazza da baseball sulla spalla. «Grazie, ragazzi» aggiunse muovendo i primi passi verso la sua nuova casa. «Grazie di tutto.» John infilò una gamba nello squarcio, avvertendo brividi su tutto il corpo, poi fu la volta del capo, della schiena ed infine anche l'altra gamba sparì. Lo squarcio tremò un istante, come per digerire l'arrivo del nuovo ospite, poi si richiuse e i capelli, che fino a quel momento erano rimasti congelati nell'aria, caddero lentamente sull'erba.

   
 
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