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Autore: Debby_Gatta_The_Best    04/02/2017    1 recensioni
Alcuni frammenti di avventure dei nostri eroi rivisitati in chiave Pokémon! Mario, Luigi, Peach, Daisy, Bowser, ma anche Kamek, i Bowserotti, personaggi sconosciuti alla maggior parte del fandom e cattivi di tutti i calibri accompagnati dai mostri tascabili più famosi di sempre... in una raccolta di one-shots qui per voi!
Potete propormi delle scene o degli scontri particolari nelle recensioni, se volete!
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luigi, Mario, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Peach all’epoca non era altro che una paffuta bimba molto curiosa. Nonostante le premure, spesso esagerate, di Mastro Toad, quel pomeriggio era riuscita a superare la staccionata che limitava le sue escursioni giornaliere a quel tratto di giardino che nel tempo si era rimpicciolito fino a diventare banale e noioso. Gattonando, con il ciuccio in bocca, guardandosi a destra e a manca con gli occhi blu pieni di curiosità, la bambina si inoltrò tra gli alberi del boschetto di baccagliegi dietro al castello. Le foglie sotto le sue manine erano diverse da quelle nel suo giardino. I colori degli alberi in fiore erano bellissimi. Molto meglio di quelli del giardino! Sopra di lei sentiva i Fletchling e i Pikipek cinguettare allegramente. Ogni tanto uno Spearow richiamava un suo compagno, e a volte dei Pokémon volanti le passavano sopra e in quel momento, per pochi istanti, il terreno su cui posava piedi e mani si oscurava, come se fosse stato coperto da nuvole per qualche frammento di secondo. E lei rideva, sorpresa. Nel suo giardino vivevano i Pokémon degli inservienti, divertendosi in un parco giochi apposito per loro, e alcuni Pokémon – molto batuffolosi e pacioccosi – erano addestrati a sopportare i peggiori pizzicotti di qualsiasi bambino, ed erano messi a sua disposizione quando voleva accarezzarne uno; ma lei era sempre buona con i Pokémon, e adorava accarezzare le loro pellicce folte e spazzolate. Ma questi animali erano diversi, erano selvatici, scappavano quando la vedevano, o la ignoravano. Peach avrebbe voluto arrampicarsi su un albero di baccaliege per affondare la manina rosea nelle piume di un Tailow dormiente, o si sarebbe divertita a toccare il buffo naso di un Caterpie. Mentre avanzava, ignara che l’Herdier di Mastro Toad si era già messo alla sua ricerca, preoccupato, la sua attenzione fu attratta da un fascio di luce che la colpì in viso, facendole strizzare gli occhi. Si guardò a destra, e vide un lago azzurro, una pozza d’acqua nel mezzo del boschetto, dalla superficie frammentata e scintillante come un diamante. Attorno, dei fiori coloratissimi a cui attingevano dei Combee e dei Butterfree lo coronavano con eleganza. La bambina si lasciò sfuggire un grido di stupore. Che bello! Nel farlo il suo ciuccio cadde tra l’erba morbida, ma lei non vi fece caso. Si alzò barcollando sulle due gambe e zampettò alla maggior velocità consentitale dalla sua inesperienza verso quello specchio d’acqua così lucente e così cristallino.


Mastro Toad e il suo fidato compagno, già Herdier all’epoca, avevano finito di cercare per tutto il giardino.

«Cosa facciamo?!» esclamò lui, disperato.

«Woff!?»

Herdier lo guardò con occhi intelligenti per un attimo, poi piantò il naso per terra iniziando ad annusare.

«Vai, amico mio, troviamo la Principessina prima che sia troppo tardi! Oh, santo cielo, non potrei mai perdonarmi se accadesse qualcosa al mio bocciolo in fiore!»

Paonazzo si lanciò al seguito del cane, che aveva già trovato una pista indirizzata fuori dal cancello.


Quando inciampò, per un attimo sentì il suo corpicino sospeso per aria e ebbe un attimo di panico. Il suo piedino aveva urtato un sasso, e dopo un attimo si era trovata a rotolare fino al lago tra l’erba e i fiori. Non si era fatta niente, ma la paura prese il sopravvento. Senza neanche provare a rialzarsi, spalancò la bocca e iniziò ad urlare, disperata. Il boschetto sembrava tremare sotto le sue urla tanto potenti quanto il suo corpo era piccolo. Lacrimoni pesanti le sgorgavano dagli occhioni blu, mentre i Pokémon impollinatori fuggivano via spaventati. La bimba agitò i pugni al vento, scalciando e dimenandosi. Dov’era Mastro Toad quando serviva? Dov’era la sua pappa? E il muso morbido di Herdier? E il suo ciuccio? Perché si era allontanata così tanto? In quel bosco era sola, e solo adesso se ne rese conto. Come sarebbe tornata a casa? Quanto si era allontanata? Continuò a piangere anche quando la gola prese a farle male.

Poi qualcosa le toccò la fronte, e lei rabbrividì sorpresa; aprendo gli occhi cristallini, si ritrovò il muso capovolto di uno strano Pokémon intento a guardarla. Sembrava un cane azzurro, con un grande cristallo sulla testa. Qualcosa in quello sguardo la tranquillizzò. Peach smise di urlare. Suicune la guardava con solennità. Lei rotolò sulla schiena, fece forza sulle gambe e sulle braccia e si mise gattoni. Continuò a guardare quel buffo animale, così grande e così bello, dalla chioma fluente e dalle zampe lunghe e aggraziate. Questo era in piedi sull’acqua, a pochi centimetri da lei. Questo sì che era buffo!Il lupo allungò di nuovo la testa, toccando di nuovo la fronte della bimba, che rise. Si era completamente dimenticata di quel brutto incidente di poco prima. Suicune continuò a guardarla, e lei tese una mano in avanti per accarezzare la sua pelliccia color cielo. La creatura si lasciò accarezzare la testa. Rimase immobile sull’acqua a osservarla, per lunghi istanti. Peach rise di nuovo. Poi Suicune alzò la testa allarmato, scattò all’indietro e con un paio di balzi attraversò il lago e sparì nel boschetto. La Principessina non ebbe tempo di capire cos’era successo che le braccia forti di Mastro Toad la cinsero.

«Principessina! Sia ringraziato il cielo! Stai bene!»

E si lasciò sfuggire delle lacrime di gioia, mentre Herdier scodinzolava rilassato.

«Po.. po… pocchema»

Disse lei indicando il punto in cui era sparito Suicune.

«Sì, ci sono molti Pokémon pericolosi nel bosco! – affermò il Maestro facendosi cupo – ed è per questo che le Principessine come te devo rimanere in giardino con i Pokémon buoni e Herdier e Mastro Toad, ok?»

E senza aspettarsi una risposta si avviò per riportare la bambina di nuovo nei giardini del castello.



Qualche anno dopo, Peach era già una ragazzina dalle gambe gracili e dall’animo sfavillante. Quella sera corse, come di consueto, tra i ciliegi del castello. Doveva andare da quel Pokémon ferito che aveva trovato la settimana prima, e portargli delle bacche. Si era emozionata nel trovare quel Pokémon. Desiderava tantissimo averne uno suo, ma mancava almeno un anno prima che potesse riceverne uno. Non lo ammetteva, ma era invidiosa di Mario e Luigi che già ne possedevano uno per uno, e di Bowser, quel prepotente che di tanto in tanto si faceva vedere per darle noia, che ne aveva già due. Quando aveva trovato quel Pokémon infortunato, invece, e aveva iniziato a prendersi cura di lui, si era sentita un’Allenatrice per la prima volta.

Un Allenatore non deve solo far combattere i suoi Pokémon – aveva rimproverato Mario qualche mese prima, quando questo si era preso poca cura del suo Torchic ferito ad una zampa – anzi, soprattutto deve prendersi cura di loro, e crescere con loro affinché nelle battaglie si diverta invece che farsi male!”

Lei non avrebbe amato far combattere la sua squadra, lo sapeva già. Probabilmente si sarebbe dedicata a cose meno violente, come le Gare Pokémon di bellezza o di abilità, o al Pokéathlon, così come avrebbe fatto sicuramente Daisy. Mentre rifletteva su queste cose, raggiunse il laghetto vicino al castello. Aveva con sé delle bende, e delle baccarancie “prese in prestito” dalla dispensa. Si inginocchiò sulla riva e chiamò il suo nuovo amico:

«Feebaaaas! Feeeeeebaaaaas!»

Vide un’ombra sotto la superficie del lago venirle incontro. Lei spezzettò una baccarancia e la lanciò sull’acqua, dove la vide sparire pezzo per pezzo. Ridacchiò nel veder sprofondare quei pezzettini celesti. Poi il musetto poco elegante del Pokémon Pesce affiorò e aprì la bocca in un sorriso storto per ringraziare la fanciulla. Lei sorrise, e guardò la pinna destra dell’animaletto attraverso l’acqua limpida. Sembrava guarita. Decise che non aveva bisogno di nuove bende.

Piccoletto, prometto che quando sarò abbastanza grande ti prenderò come primo Pokémon. Scommetto che non sei così brutto come sembri...”

Quando il pesce marrone ritornò a nuotare sul fondo, Peach sospirò e si alzò, trovandosi faccia a faccia con il muso di un lupo azzurro. Si impietrì, bloccata da quello sguardo indagatore che la raggelava, e fissò negli occhi il suo osservatore. Una specie di dejavu la colse. Aveva già visto quel muso da qualche parte? Ma dove? Bastarono pochi minuti prima che la Principessina capisse che Suicune non solo non l’avrebbe aggredita, ma sarebbe rimasto immobile per farsi accarezzare. Lei si avvicinò un poco e gli affondò le dita tra la criniera voluminosa.

«Sei proprio bello» sussurrò guardandolo negli occhi rossi. Suicune le toccò la fronte, poi scosse la testa e balzò via. Peach rimase a guardarlo finché non scomparve nel bosco.




Commento

Appunti mentali. Mai scrivere una storia di PokéMaio a puntate o troppo lunga, tanto non la finiresti.

Detto questo, vi lascio con questo bocconcino, spero possa allietare la vostra interminabile attesa fino ad un capitolo, spero, più complesso.

A presto(pftt)!

  
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