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Autore: Elizabeth_3rd    04/02/2017    2 recensioni
Che dire, quando un'aspirante scrittrice di fanfiction vuole scrivere di più fandom diversi e non riesce a decidersi questo è il risultato: un Hunger Games parodico, a tratti anche molto profondo e che alterna momenti comici a momenti di grande angst e romanticismo.
E dove i lettori sono gli sponsor: l'ago della bilancia.
Si accettano scommesse, anzi, si chiedono a gran voce.
Secondo voi chi vincerà?
(Fandom: Frozen, Dexter, Mystic Messenger, Percy Jackson, Undertale, Lost, Death Note, Black Butler, Once Upon a Time, The Last of Us, Gravity Falls, Mirai Nikki. #NoSpoiler(si spera); #Non bisogna conoscerli per forza per leggere)
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Sessione privata con gli strateghi
parte 1

La scrittrice era in fermento, stava reclutando degli strateghi per valutare con grande neutralità i tributi durante la sessione privata.
Avrebbero dovuto assegnare un punteggio da 1 a 12 a ogni tributo in base a quello che avrebbero mostrato.
Aveva richiamato Severus Piton dal mondo di Harry Potter, Sherlock dall’omonima serie TV, Cal Lightman il quasi sconosciuto esperto di verità da Lie to Me, Levi Ackerman dall’anime Attack on Titan e Hiro Hamada di Big Hero 6.
Ma era poco convinta che avrebbero stilato una classifica del tutto imparziale. Magari ai lettori non sarebbe piaciuta.
Non che i lettori fossero ancora molti ma la scrittrice voleva renderli partecipi il più possibile.
Mentre rifletteva osservava da ventiquattro schermi cosa facevano i tributi, nelle loro stanze.
Regina stava preparando una lasagna, Mabel disegnava allegramente e Yukki stava giocando a freccette cercando di ignorare Yuno che faceva il tifo.
Gli altri stavano o riposando o facendosi una doccia o parlando con i compagni di distretto, niente di spettacolare.
All’improvviso alla scrittrice venne una grande idea, e si voltò verso i lettori.
-Cari amici miei, ho una nuova sorpresa per voi, oggi non sarete solo sponsor, ma anche strateghi. Vi chiedo di valutare con la massima correttezza le performance che andrete ad osservare, senza privilegiare un tributo piuttosto che un altro ed esprimendo il voto da 1 a 12 solo considerando quello che andrete ad osservare.
Si farà poi la media aritmetica e i tributi li sapranno nel prossimo capitolo, prima delle interviste.
In questo modo ci saranno due giudizi, quello dei giudici e quello vostro. Sappiate che il punteggio non influirà nella probabilità di sopravvivenza, ma sarà solo indicativo della forza che hanno. Quindi non vi chiedo di votare il vostro preferito, ma quello che reputate più forte e interessante- detto questo scomparve, e la visuale passò agli appartamenti dei tributi.
Al primo piano Elsa stava scrivendo su un foglio, e Anna la guardava confusa.
Era decisamente preoccupata per lei.
Non necessariamente in senso negativo ovviamente, ma nella situazione più difficile in cui loro due si erano trovate Anna non l’aveva mai sentita ridere così tanto.
E poi bisognava ammettere che le battute di Sans non erano così divertenti.
-Elsa, cosa stai facendo?- chiese Anna avvicinandosi cautamente alla sorella.
-Sto cercando delle battute sul ghiaccio da proporre a Sans- rispose lei concentrata.
-Placa i bollenti spiriti sorellona- le suggerì Anna, facendola scoppiare a ridere.
-Bollenti spiriti! Ahahah, è fantastica- commentò segnandola.
Neanche Anna aveva capito che battuta avesse fatto ma finché Elsa era felice, era felice anche lei.
-Comunque volevo dirti che dobbiamo scendere tra dieci minuti, e che la scrittrice ha ordinato che tutti indossino degli abiti da lei portati. Possiamo decidere se portare il maglione di Mabel o no, dipende se sentiamo freddo. Ma il freddo non ti ha mai dato fastidio, giusto?- le fece l’occhiolino, Elsa ridacchiò.
Il secondo giorno di allenamento non aveva avuto molti colpi di scena, ma era servito perlopiù a far interagire i tributi tra loro e formare delle piccole alleanze tra vari tributi.
La più solida sembrava quella tra Seven, MC, Annabeth e Percy, e non solo per via delle cose che Annabeth e Seven avevano in comune.
Quando Seven si era deciso ad allenarsi con le armi, infatti, si era ritrovato con Percy vicino, e dal punzecchiamento iniziale erano presto passati alle battute e alle scherzose prese in giro che li avevano fatti diventare amici in breve tempo.
Un’altra amicizia molto interessante ma poco propensa a diventare un’alleanza era quella tra Ciel e Mabel, anche se la più amichevole tra i due era senz’altro quest’ultima.
Anche se persino il cuore di ghiaccio di Ciel si stava lentamente sciogliendo a poco a poco.
O forse era solo il fatto che Mabel gli ricordava tantissimo la sua promessa sposa Elizabeth… che lui non voleva sposare mai nella vita ma che essendo sua vecchia amica d’infanzia era comunque una persona piuttosto importante per lui.
-Padrone, deve indossare questi vestiti per la prova finale con gli strateghi- lo informò Sebastian, porgendoglieli con un inchino -E se vuole può metterci sopra il maglione della signorina Mabel- aggiunse poi, con un sorriso di chi la sapeva lunga.
Sebbene non lo avesse mai messo durante i combattimenti, il maglione della ragazza era diventato praticamente il suo pigiama.
-Se lo indosso è solo perché sento freddo altrimenti- provò a giustificarsi il ragazzino, scattando subito sulla difensiva.
-Certo, mio signore- lo fece vincere il maggiordomo, aiutandolo a vestirsi.
Poco a poco tutti i tributi iniziarono a scendere nella sala comune per prepararsi alla sessione privata con gli strateghi, senza sapere cosa aspettarsi.
I primi ad arrivare erano i più ansiosi: Elsa accompagnata da Anna, Jack e Kate e Dipper e Mabel.
Poi quelli più sicuri di loro stessi e meno preoccupati ma affetti più che altro da ansia da prestazione.
In quel gruppo c’erano Percy e Annabeth, Joel ed Ellie, Seven e MC e Debra e Dexter.
Gli ultimi, che si alternavano tra gli indifferenti e i sicuri di sé, erano L e Light, Regina ed Emma,, Yuno e Yukki ed infine, solo perché si era appena svegliato, Sans.
Tutti i tributi indossavano una tuta nera termica che sembrava parecchio comoda e anche poco infrangibile.
In molti, inoltre, si erano messi il maglione di Mabel, creando un chiaro confine tra quelli che avevano fraternizzato di più con la ragazzina e quelli che non volevano affezionarsi troppo a lei o che semplicemente la consideravano insignificante.
Elsa, Anna, Seven, MC, Annabeth, Percy, Sans, Frisk, Ciel, Ellie e Yukki lo avevano indossato.
Debra, Dexter, Jack, Kate, L, Light, Sebastian, Regina, Emma, Joel e Yuno non ne avevano avuto la minima intenzione.
Dipper semplicemente non lo aveva perché la sorella si era dimenticata di farlo anche a lui, che oltretutto di solito non ne andava pazzo.
Si ripromise di farlo come prima cosa nell’arena.
Si misero in sedie in ordine di distretto, sarebbero stati chiamati prima i maschi di ogni distretto e poi le ragazze, ne caso di distretti con persone dello stesso sesso si sarebbe fatto a “caso”.
La scrittrice comparve da uno schermo.
-Ma salve tributi carissimi che io adoro. E anche a te, Light- li salutò.
Light sbuffò.
-Vi spiegherò brevemente le regole della sessione.
La stanza è stata sistemata in modo che appena entriate possiate scegliere una modalità di agire che poi verrà simulata durante la sessione.
Ci sono 4 modalità:
La modalità di combattimento, divisa in quello ravvicinato e in lontananza, dove degli avversari finti verranno messi nella storia e voi dovrete ucciderli o comunque sconfiggerli;
La modalità di abilità manuali, dove dovrete dimostrare cosa siete in grado di costruire o realizzare per la vostra sopravvivenza o per l’attacco;
La modalità di mimetismo e sopravvivenza, dove potrete dimostrare le vostre tecniche per nascondervi e non dare nell’occhio degli altri tributi;
E la modalità X, che è la più rischiosa perché non saprete cosa vi capiterà.- spiegò, eccitata.
-Perché mai qualcuno dovrebbe voler scegliere questa modalità?- chiese Light, cercando di non risultare troppo acido.
-Perché vi sarà data l’arma che avrete a disposizione nell’arena, e probabilmente è una prova decisa per ogni tributo personalmente da me. Date il vostro meglio perché sarete giudicati e il vostro voto sarà indicativo per gli sponsor- li incoraggiò, prima di sparire.
-Elsa- chiamò una voce robotica random, la regina di Arendelle sobbalzò.
La sessione privata con gli strateghi era cominciata.
E da quel punto in poi, il punto di vista sarebbe stato quello degli strateghi prima citati.
Quindi meglio che il tono sia più formale.
E aggiungiamo dei titoli per ogni personaggio che ci sta.

Elsa
Piton si stava chiedendo cosa ci facesse lì, Levi stava segnandosi mentalmente quanto quella stanzetta per i giudici fosse sporca, Hiro stava studiando affascinato la tecnologia e Sherlock e Lightman stavano discutendo di tecniche per scoprire la verità quando Elsa, titubante, entrò nella stanza.
I quattro pulsanti le si pararono davanti: Una spada a simboleggiare il combattimento, una mano per quelle manuali, una foglia per la sopravvivenza e una X.
Lei non aveva armi particolari oltre il ghiaccio e la neve che già le erano stati restituiti.
Sherlock alzò gli occhi al cielo.
-Noioso, terribilmente noioso. Fa qualcosa, deciditi in fretta, regina- la spronò, con la sua solita indelicatezza.
Presa dall’ansia, Elsa premette sul pulsante di combattimento, senza neanche rendersene conto, e poi sul combattimento ravvicinato.
Subito la stanza divenne uno spiazzo dal quale non si poteva scappare, e davanti a lei si materializzarono dei combattenti da forma umana ma fatti di una materia simile al vetro completamente rossa.
-Credo che la scrittrice abbia detto che il combattimento è più il mio campo- commentò Levi, in tono tranquillo, osservando.
-Hai venti secondi per scegliere un’arma- disse la voce robotica di prima, mentre le figure erano bloccate pronte ad attaccarla.
-Quella ragazza non è sicura di se stessa- affermò Lightman, che conosceva benissimo il linguaggio del corpo.
-Signor Lightman, mi hai veramente illuminato- commentò sarcastico Sherlock, che lo trovava del tutto ovvio.
-Ehm, credo dovremmo vedere l’esibizione e non litigare- indicò Hiro.
Il tempo era scaduto, ed Elsa non aveva scelto nessuna arma.
-Se muore non ci pagano, vero?- chiese Severus Piton con un accenno di curiosità.
-Perché, veniamo pagati?- chiese Hiro sorpreso e speranzoso.
-Lo spero, con il mio stipendio da insegnante non ho molti soldi da parte-
Il combattimento iniziò.
Elsa si era imposta di non farsi prendere dal panico.
Le figure erano due, con spade e scudi.
Le si avvicinarono dai due lati, ed Elsa sorprese tutti lanciando due getti di ghiaccio dritti alle mani, disarmandoli.
Uno di loro si gettò da un lato, ed Elsa approfittò della distrazione dell’altro per rinchiuderlo in una gabbia di ghiaccio.
Poi sbattè il piede a terra e creò una lastra di ghiaccio che fece scivolare il primo che era riuscito ad alzarsi e recuperare l’arma e che la stava per attaccare.
Poi creò una statua vivente di ghiaccio che si gettò all’inseguimento, e strinse sempre di più la gabbia di ghiaccio dell’altro fino a spappolarlo e a farlo dissolvere i pezzi di vetro.
La statua dell’enorme marshmallow riuscì a prendere l’altro e a sbatterlo dall’altra parte della stanza, facendolo dissolvere a sua volta.
La simulazione cessò ed Elsa sembrò tornare in sé.
Era bianca come un lenzuolo, guardò i giudici come a chiedere istruzioni.
Hiro la guardava sconvolto e a bocca ed occhi spalancati.
Sherlock e Lightman erano senza parole.
Levi era impassibile.
Piton aveva accennato un sorrisetto, che nel suo caso voleva dire piegare all’insù il labbro di un millimetro.
-Interessante questa concorrente- commentò.
-Posso… posso andare?- chiese lei, iniziando a rendersi conto di quello che aveva fatto e non sentendosi per niente bene al riguardo.
-Si, puoi andare- la congedò Lightman, sbrigativo.
-Allora, pareri?- chiese la scrittrice comparendo dietro a loro e facendoli sobbalzare… facendo sobbalzare Hiro.
-Era completamente nel panico, probabilmente viveva la situazione come se fosse una vera minaccia. L’abbiamo vista già in azione come se fosse nell’arena- commentò Lightman -Ma aveva un sacco di blocchi, perché sapeva comunque che non erano persone vere-
-Concordo, li ha trattati come manichini o pupazzi, e aveva una paura immensa negli occhi mentre li affrontava, come se anche così si temesse e si stesse odiando- aggiunse Sherlock.
-Esattamente- confermò Lightman.
-Non posso commentare un combattimento così poco preciso e senza una strategia. Davanti ad un essere senziente non so se sarebbe riuscita a mantenere il controllo e a difendersi da eventuali altri attacchi- commentò Levi, monotone.
-Sono l’unico che pensa sia stata una forza?- chiese Hiro, l’unico dei presenti a non essere privo di emozioni.
-Sii più professionale, Hiro!- lo riprese la scrittrice.
-Scusa capo. Io trovo che sia stata molto letale- commentò, facendo il finto professorino.
-Allora, Piton, tu sei quello che si deve occupare di magia perlopiù, cosa ne pensi?- chiese la scrittrice rivolgendosi all’ultimo giudice.
-Tecnica magica impeccabile, anche se poco varia. Ha utilizzato il ghiaccio in modi molto creativi ma non so se è l’unico modo in cui può usarli. Molto brava- commentò.
-Perfetto, passiamo alla prossima-

Anna
La ragazza entrò con un sorriso tutto denti, e non esitò neanche un secondo a premere il pulsante X.
Era ovvio che l’avrebbe premuto.
E la scrittrice ne era ben felice.
Subito la sala divenne rossa, e una enorme X comparve come logo davanti alla sezione dei giudici, che divenne un tavolo da giuria come nei relaity show.
-Che diavolo sta succedendo?- chiese Hiro confuso, osservando una tazza con lo stesso simbolo rosso e guardando il microfono davanti a sé.
Dal nulla comparve Simon Cowell, che si mise in mezzo ai cinque giudici, che sobbalzarono e si allontanarono leggermente.
Anna osservava la situazione senza sapere bene cosa stesse succedendo.
-Benvenuti signori e signore ad una edizione speciale di X factor!!!- presentò Simon Cowell.
-Se tutti i pulsanti X sono così io mi dimetto- commentò Piton irrigiditosi più di quanto già non fosse.
-Salutiamo la prossima concorrente!!- continuò Simon, indicando Anna, che non sapeva bene cosa stesse succedendo.
-Sembra a suo agio e divertita dalla situazione- commentò Lightman.
-Che canzone vuoi cantarci?- chiese Simon.
Gli occhi della ragazza si illuminarono.
-Posso cantare qualcosa?!- chiese, eccitata.
-Si, ma dovrai cantare combattendo contro qualcuno- continuò Simon, a quanto pare l’unico che sapesse il suo copione.
La scrittrice lo aveva reclutato solo per quello, ed era felice di averlo fatto.
-Hai dieci secondi per scegliere l’arma- la informò la voce robotica, e con molta vivacità Anna scelse subito la spada, che le si materializzò in mano.
-La sorella non ha poteri magici quindi- commentò Sherlock.
-Come hai notato che sono sorelle?- chiese Lightman.
-Andiamo, Cal, è ovvio!!- Sherlock sembrava infastidito, ma anche felice di sapere qualcosa di più del suo collega e rivale.
-Ed guarde!- disse Anna divertita da tutta la situazione.
-Tre, due, uno… ATTACCA!!!!- la incoraggiò Simon, e lei attaccò, in tutti i sensi, vocale e combattivo.
Iniziò ad intonare le note di Oggi per la prima volta con una voce cristallina, e combatteva anche con una certa maestria che nessuno riusciva a spiegarsi come avesse imparato in così poco tempo.
Era anche vero che aveva preso qualche lezione da Percy, che era il maestro dell’imparare la scherma in poco tempo.
Anche loro avevano formato una discreta amicizia.
Levi era quello, oltre a Simon, più concentrato e attivo nell’osservazione.
Qualche volta la voce stava per spezzarsi a causa di un affondo che le aveva fatto il pelo, ma si recuperò sempre subito.
L’intensità, il timbro e il diaframma erano sempre molto ben utilizzati e rendevano la voce pulita e forte.
La tecnica di scherma era quasi un ballo, imprecisa e poco pratica.
Tutti rimasero sconvolti da come non rimanesse mai senza fiato.
Aveva due polmoni d’acciaio.
Alla fine della canzone, come se lo avesse tenuto all’ultimo apposta, tranciò in due con una piroetta il nemico, che si dissolse in mille frammenti.
Fresca come una rosa si voltò verso i giudici, mentre la spada scompariva dalle sue mani.
E aveva anche indosso un maglione di lana, la scrittrice vorrebbe ricordare.
-Un’esibizione molto interessante. Hai una buona padronanza della voce e se fosse per qualsiasi giudice di X Factor saresti già in finale, ma dato che io sono una persona orribile, ti dico NO! Puoi andare- Anna non aveva capito esattamente che cosa intendesse, ma sorrise comunque, e salutò i giudici.
-Grazie, è stato divertente!- commentò allegra, prima di andarsene.
Simon scomparve a sua volta.
-E’ stato epico!!!- esclamò Hiro, togliendo le parole di bocca alla scrittrice appena apparsa, che però dovette comunque riprenderlo.
-Professionalità, Hiro Hamada!- gli ripeté.
-E’ stato molto interessante e originale- si corresse lui sbuffando.
-L’ho trovata decisamente frivola- commentò invece Piton, con una smorfia di disappunto.
-Era decisamente a suo agio e molto sicura di sé. Ha una mente limpida e serena- Lightman aveva notato pura verità nelle sue emozioni.
-Non ucciderà mai nessuno veramente. Mai, non è il tipo da farlo, neanche nella situazione più disperata- commentò Sherlock più pessimista ma non per questo meno corretto.
-Levi?- la scrittrice si rivolse all’esperto in combattimenti.
-Ha molto fiato, buona mobilità, ma fa moltissimi errori e in un combattimento vero con un professionista sarebbe sicuramente stata fatta a fettine già dalle prime battute. Ma la concentrazione per fare tutto quello che le è stato detto non mancava e questo è ammirevole. Padronanza voce mano ma tecnica troppo danzata e troppo imprecisa e dettata dal momento- disse impersonale.
-Bene, passiamo oltre-

Dexter
Non voleva mostrare le sue carte in tavola, quindi, non appena raggiunse la sala, decise di premere il pulsante di sopravvivenza.
Dopotutto era un’altra disciplina in cui eccelleva abbastanza, anche se la sua idea di sopravvivenza era perlopiù evitare di essere beccato.
La prima regola del suo codice era proprio quella, probabilmente come sopravvivenza poteva intendersi anche nascondersi e non farsi trovare dai nemici.
La stanza si trasformò in una fitta foresta con resti di pezzi di metallo e corde intorno, come se fosse esploso qualcosa di recente.
Dexter sentì dei suoni attutiti da dietro un albero, l’ambiente era decisamente realistico.
Non perse tempo e salì su un albero, con grandi riflessi.
Sherlock sbuffò, la sopravvivenza e un po’ le abilità manuali erano i settori di competenza suoi e di Lightman, e li trovava decisamente i più noiosi.
Lightman era interessato, invece. Osservava ogni movimento di Dexter, aveva già notato che c’era qualcosa di non normale in lui.
Dalla foresta comparvero dei lupi, che subito fiutarono in giro.
Erano almeno cinque, troppi per poterli affrontare.
Dexter salì più in alto possibile sull’albero, ed iniziò a guardarsi intorno.
Su un ramo accanto a lui, poco distante, c’era un pezzo di metallo affilato, che sarebbe funto da ottimo coltello.
L’ematologo aveva capito perfettamente cosa la scrittrice lo stesse spingendo a fare, ma non avrebbe ceduto ai suoi trucchetti.
Nessuno doveva sapere che lui era un serial killer, nessuno mai! Neanche qualche uomo di qualche altro universo parallelo.
Prese il ferro, e lo usò per tagliare con maggiore facilità un ramo abbastanza grande da fare rumore se gettato per terra.
Lo usò per attirare i lupi in una direzione diversa, e per sua fortuna la maggior parte di loro abboccò subito, trascinandosi poi anche gli altri nella foga.
Con il massimo silenzio scese dall’albero, e prese velocemente la maggiore quantità di scarti, che si rivelarono terribili per ottenere qualsiasi altra cosa ad eccezione di oggetti per il combattimento.
Dannazione!
-Potrebbe creare un coltello per uccidere i lupi- commentò tra sé Levi.
-Ci sono centinaia di migliaia di modi per utilizzare ferro, alberi, corda e un telo- ribatté Sherlock.
Purtroppo a Dexter, che non uccideva qualcuno da troppo tempo, l’idea dell’arma era l’unica che gli venisse in mente.
Sentì i lupi che si avvicinavano, e decise di risalire sull’albero.
Dalla grande altezza notò che c’erano altri modi per usare teli e coltelli oltre che per fare a fette qualche criminale scampato alla giustizia ma non al suo tavolo.
I lupi seguivano l’odore del sangue, come gli squali.
Decise di prepararsi un sostegno di corda di emergenza per passare da un ramo all’altro, tagliò con il coltello di fortuna un altro piccolo ramo da usare come distrazione e si inferse una ferita sul palmo, spalmando poi il sangue sul legno in grande quantità.
Utilizzò poi un pezzo di telo per fasciare alla meglio la ferita, e lanciò il pezzo di legno, sperando che i lupi abboccassero, cosa che per fortuna fecero.
Iniziò quindi a muoversi il più velocemente possibile tra i rami, usando la corda per passare da un ramo all’altro e non cadere.
Quando finalmente raggiunse uno spiazzo, sulla riva di un fiume, i lupi sembravano lontani anni luce.
Scese, e controllò la ferita, che nonostante fosse solo una simulazione con effetti che non dovevano perdurare, non si stava ancora rimarginando.
Un ululato dietro di sé lo fece quasi sobbalzare.
Era convinto che la strategia pacifista avrebbe funzionato, per una volta, ma probabilmente la scrittrice ce l’aveva con lui.
Questa volta non cercò neanche di provare a ragionare su cosa fare. Prese il pezzo di ferro e si gettò sull’unico lupo che lo aveva seguito con una furia selvaggia, uccidendolo in pochi affondi.
Coperto di sangue dalla testa ai piedi, con uno sguardo decisamente infastidito, lanciò uno sguardo ai giudici che erano da qualche parte oltre gli alberi, e la simulazione finì, mostrandoli appieno.
Lightman lo guardò con sguardo di chi la sapeva lunga, la ferita sul palmo di Dexter iniziò a rigenerarsi.
-Puoi andare- lo congedò l’esperto di verità.
La scrittrice comparve, soddisfatta.
-Allora?- chiese divertita.
-E’ un serial killer- dissero insieme Sherlock e Lightman con semplicità.
-Gli attacchi di arma erano precisi e forti, si vede che si è trattenuto dall’attaccare prima- alzò le spalle Levi.
-Mi inquieta un casino!!- esclamò Hiro, osservando il punto doveva aveva ucciso il lupo.
La scrittrice non ci provò neanche a dirgli di essere più professionale.
-Poco interessante- commentò Piton.
-E’ un serial killer, ma tenta di nasconderlo- cominciò Sherlock.
-Ma neanche tanto, ha fatto tante di quelle microespressioni da poterci riempire un intera cartella per il riconoscimento di serial killer- continuò Lightman.
-Ma i suoi gesti dimostravano che stava cercando di trovare soluzioni non violente, quindi dovrebbe avere una grande razionalità e istinto di sopravvivenza. Non c’è da stupirsi che non sia mai stato beccato- alzò le spalle Sherlock.
-Ma si è tradito per la frustrazione quando ha deciso di affrontare il lupo invece di attraversare il fiume, via molto più intuitiva per una persona normale- concluse Lightman.
-Perfetto, passiamo al prossimo-

Debra
Lei non avrebbe saputo fare altro che il combattimento, e fu quello che scelse, utilizzando la pistola come arma.
Un combattimento per la prima volta da lontano.
E da lontano, gli avversari erano una decina, tutti armati, e l’ambientazione era un ospedale abbandonato.
Neanche il tempo di caricare l’arma che era già bersagliata, e si gettò dietro il bancone della reception, per caricarla e controllare le condizioni dell’arma.
Aveva due caricatori da dieci proiettili ciascuno, circa due a persona.
-Cavolo!- commentò.
In realtà aveva detto altro ma la scrittrice aveva censurato.
Fortuna che non c’era Captain America tra i giudici, ed era anche una delle ipotesi.
Caricò la pistola e fece spuntare la testa giusto il tempo di controllare i nemici, poi prese accuratamente la mira, e con un velocissimo colpo ne colpì uno al petto, facendolo crollare. Una granata le arrivò addosso, e lei si scansò appena in tempo.
-Non mi hanno addestrato per questo, cavolo!!- esclamò frustrata, coperta dal rumore dell’esplosione, mentre trovava un nuovo posto per nascondersi e nel frattempo colpiva le braccia di due nemici accanto a lei, finendoli poi con un colpo di manico sulla testa.
Un colpo le sfiorò la spalla da dietro, e lei si girò immediatamente per sparare alla fronte il tipo a cui apparteneva, con una precisione che a giudicare dalla faccia che fece fu solo una botta di fortuna.
Gliene mancavano sei, ce la poteva fare.
Si guardò intorno, e notò due cecchini in linea di tiro che stavano ricaricando.
Approfittò della loro distrazione per attaccare prima che lo facessero loro.
Il primo lo mandò giù con un colpo al collo, il secondo venne mancato al primo colpo, e riuscì a sparare, mancando per poco l’orecchio di Debra e spuntandole i capelli.
-Questo non lo dovevi fare- commentò lei, in tono badass, prima di colpirlo alla fronte.
Ne mancavano solo quattro, e pattugliavano la stanza a coppie.
Prese una maceria e la lanciò da una parte per attirare l’attenzione della prima coppia, poi li attaccò alle spalle, e li mise fuorigioco con due proiettili, di cui uno mancato, e un colpo ben assestato con il manico della pistola alla base del collo.
Le mancava un solo proiettile nel primo caricatore, quindi decise di cambiarlo, ma non si era accorta dei due uomini accorsi che le stavano alle spalle.
Un proiettile la colpì alla spalla, e cercando di non perdere la testa Debra lanciò un pezzo di cemento verso l’assalitore e si rifugiò dietro una colonna, ricaricando la pistola.
Si fece forza, e uscì fuori solo il tempo di infierire un colpo al primo dei due assalitori, centrandolo nell’addome.
Poi uscì per colpire l’altro, ma si fermò.
-Dexter?!- esclamò sorpresa riconoscendolo. Un colpo partì dalla pistola dell’assalitore senza che lei potesse evitarlo. Lei portò le mani al viso per proteggersi, ma prima che esso la raggiungesse, la simulazione finì.
Debra gettò la pistola a terra frustrata, ed essa si dissolse nell’aria.
Le ferite iniziarono a rimarginarsi.
-Puoi andare- la congedò Levi.
Sbuffando Debra eseguì.
-E’ la sorella del tributo di prima?- chiese Sherlock, che sembrava divertito.
-Dio, detective, certo che è la sorella di quello di prima, non hai notato le microespressioni?- lo prese in giro Lightman.
-I tratti somatici sono diversi- tentò di giustificarsi Sherlock.
-Lui è stato adottato- spiegò ovvio Lightman.
Sherlock sembrava infastidito.
-Fatto sta che ha una morale molto alta, anche se è parecchio sboccata- tentò di cambiare argomento.
-Concordo, molto decisa a seguire i propri ideali, ma chissà quanto sopravvivrà- annuì Lightman.
-Dimenticabile- commentò Piton, annoiato a morte.
-Bravissima, per carità, ma io saprei fare di meglio con Baymax!- si atteggiò Hiro.
-Tecnica di combattimento molto precisa e specifica, la migliore finora in termini di inventiva e professionalità- commentò Levi.
La scrittrice comparve solo in quel momento.
-Avete già commentato? Pensavo che Debra ci mettesse di più- commentò, con dei bigodini tra i capelli.
-Beh, passiamo al prossimo allora- tagliò corto scomparendo.

Seven
Entrò allegro e sicuro, premendo il pulsante con la mano.
Dopotutto il grande 707 non poteva fare altro che quello, dopo essersi allenato per tutto il tempo su vari robot.
Credeva che sarebbe stata solo una dimostrazione di abilità molto tranquillamente e serenamente, ma la simulazione lo catapultò in un laboratorio pieno zeppo di computer ed apparecchi elettronici.
-Finalmente è il mio campo!!- commentò Hiro, felice come una pasqua.
Seven si guardò intorno, chiedendosi se fare un gatto maggiordomo con le fattezze di Sebastian o un cane sputafuoco per prendere in giro Regina.
Ma un urlò spaventato proveniente da uno schermo che sembrava controllare le celle lo riscossero.
-Aiutatemi, vi prego, qualcuno mi aiuti!!- urlò la voce.
Seven sobbalzò, e osservò attentamente lo schermo. MC era lì, incatenata al pavimento, e dell’acqua stava pian piano salendo nella cella.
-Non mi piace molto questo tipo di tortura- commentò Sherlock, se la scrittrice scrivesse di più su questo commentò sarebbe spoiler quindi starà zitta.
-MC…- sussurrò Seven, incapace di razionalizzare la cosa.
-Seven, aiutami!!- urlò lei, e lui non perse tempo.
Per prima cosa provò a sbloccare le porte, ma erano bloccate ermeticamente da un meccanismo molto complicato.
Si diresse quindi al computer, ed iniziò ad hackerare il sistema di sicurezza.
Purtroppo quando era nervoso non riusciva a concentrarsi bene.
Continuava a ripetersi che era solo un trucco, ma non riusciva a crederci davvero.
Riuscì ad entrare nella sicurezza dell’edificio del sistema di ventilazione, ma per sbloccarsi del tutto doveva aspettare un caricamento.
L’acqua di MC le arrivava quasi alla vita, Seven approfittò del tempo a disposizione per raccogliere qualche oggetto meccanico e costruire il più velocemente possibile un robot ragno capace di sbloccare serrature delle catene che fosse possibilmente capace di resistere all’acqua.
Il risultato non lo soddisfaceva pienamente, ma non appena sentì il ding del caricamento completato non perse tempo e si arrampicò con riflessi, che non si sarebbe mai detto possedesse, nel sistema di ventilazione, portando con se un computer portatile e il ragno robot. Seguì per filo e per segno la mappa che aveva scaricato dal computer principale, e in pochi minuti raggiunse le celle. Lasciò il computer in superficie e si tuffò, sollevando un’onda d’acqua che infradiciò anche quel poco di MC che era rimasto asciutto.
-Il mio cavaliere in armatura splendente si è deciso a farsi vivo- commentò lei, sputando l’acqua.
Seven avrebbe avuto un sacco di battute da fare, ma non ne aveva la forza, la preoccupazione e il senso di colpa erano troppo grandi.
Le si avvicinò il più possibile e programmò il ragno in modo che la liberasse dalle catene, poi si immerse cercando il luogo dal quale proveniva l’acqua, per tapparlo con la propria felpa.
Riuscì nel suo intento e l’acqua si smorzò, il tempo sufficiente da permettere al ragno di finire di sbloccare MC.
-Seven…- cominciò lei, ma lui la prese semplicemente per mano, bruscamente, e la incoraggiò ad arrampicarsi sopra di lui per raggiungere il sistema di ventilazione.
-Pensa solo ad uscire di qui- disse solo.
Lui non sarebbe riuscito a raggiungerla, lo sapeva, l’acqua era bassa per arrampicarsi da solo e il sistema non poteva reggere il loro peso combinato.
-Seven, cosa intendi?- chiese lei, con le lacrime agli occhi.
Lui recuperò il ragno, e lo programmò in modo che chiudesse la porta della botola in modo che lei non decidesse di ributtarsi per provare a salvarlo.
-Seven!- esclamò lei, con le lacrime agli occhi.
Quanto era stupida!
Non si rendeva conto che lui voleva solo proteggerla?!
Non gli importava niente di nient’altro!
Iniziava ad essere stanco, e l’acqua continuava ad alzarsi.
Per fortuna la simulazione finì immediatamente, e lui cadde a terra, riscuotendosi come da un sogno.
-Puoi andare, amico- lo congedò Hiro, visibilmente scosso dalla simulazione appena vista.
Seven si asciugò una lacrima che gli era sfuggita e se ne andò a testa bassa, più scosso di lui sicuramente.
Odiava la scrittrice per avergli fatto quello. Non era quello lo spirito della prova!
-Allora, mi sono sbizzarrita, ma ne è valsa la pena!- esclamò lei, con i capelli appena fatti tutta contenta.
I giudici la guardarono male.
-Non era una simulazione un po’ troppo personale?- chiese Piton, toccato nel profondo da quella dimostrazione di amore ma cercando di non darlo a vedere.
-E allora? Non posso fare le cose uguali per tutti, dopo il pubblico si annoia, vero gente?- si rivolse con un occhiolino al pubblico -Ok, ammetto che era una simulazione da X e non da “Mano”, ma chi se ne importa, dai- tentò di giustificarsi poi.
-Passiamo ai commenti- incoraggiò Sherlock i suoi colleghi.
-Non ho capito assolutamente nulla dei materiali che ha usato, ma quello che ha fatto è stato molto nobile- Levi alzò le spalle.
-Dovremmo valutare la capacità dei tributi di sopravvivere, e per me lui morirà al 99.974%- commentò invece Sherlock.
-Si, ma sa di dover restare vivo se vuole proteggere MC, quindi secondo me potrebbe stupirci. La sua intelligenza è davvero molto acuta- osservò Lightman.
-Macché, tutti sanno fare queste cose, è solo meno stupido degli altri- sbuffò Sherlock, rimasto in realtà molto colpito.
-Ho trovato la sua performance schifosamente commovente- commentò Piton con espressione disgustata.
-Finalmente il mio commento è quello che conta di più!- Hiro si schiarì la voce -Allora, come tecnica è decisamente impeccabile, persino io ci avrei messo poco meno del tempo che ci ha messo lui per fare tutte quelle cose- la scrittrice lo guardò male -… va bene, molto più tempo di lui. Ma sbaglio o sembrava una scena di una fanfiction da quattro soldi?- osservò, pensieroso.
-Siamo in una fanfiction da quattro soldi, e scusate se volevo mettere per iscritto una ideuzza che mi frullava in testa da un po’!- si mise sulla difensiva la scrittrice, poi agitò la mano per cambiare argomento -Comunque passiamo al prossimo concorrente-

MC
La ragazza non aveva la più pallida idea di cosa Seven avesse fatto prima di lei, e appena entrò premette il tasto X, chiedendosi se la sua arma fosse quella che pensava fosse o no.
Era dall’inizio dei giochi che si chiedeva se avrebbe riavuto la sua capacità principale, ma non era sicura che fosse giusto possederla.
Forse era un vantaggio troppo grande.
E invece, con sua grande sorpresa, dopo che una grande X rossa svettò in tutta la stanza, dal cielo, trasportato da colombe, le venne consegnata una collana con un ciondolo a forma di clessidra.
Uno schermo fece comparire la faccia della scrittrice, che illustrò le: “Regole della clessidra in questa fanfiction”
-Prima regola della clessidra: premendo le due estremità eseguirai il save, che è gratuito, potrai tornare in ciascun save solo una volta, e poi dovrai crearne uno nuovo- iniziò ad illustrare, MC, provò, e la clessidra si illuminò.
-Seconda regola: potrai eseguire il load e tornare quindi al save girando la clessidra cinque volte su se stessa- Mc fece un giro di prova, e annuì.
-Terza regola: per ogni load del save dovrai utilizzare cinque granelli di sabbia- continuò, MC si rese conto che ne aveva solo cinque.
-Quarta regola: I granelli di sabbia sono ottenibili ottenendo risate incredibilmente reali e potenti e sguardi di affetto profondo. Ma puoi anche ottenerle convincendo qualcuno a fare qualcosa che vuoi tu utilizzando solo le parole- concluse la scrittrice.
-La tua missione: convincere dieci personaggi a caso a regalarti il loro oggetto porta fortuna- e illustrata la missione, sparì.
Mc si rimboccò le maniche, e osservò i personaggi che comparvero poco dopo.
Non erano personaggi precisi, ma di quelli stereotipati che si potrebbero incontrare a cluedo o qualcosa del genere.
Un uomo d’affari, una cantante snob, una veterinaria, una bambina di cinque anni molto allegra, una ragazza emo, un pittore, un matematico folle, un poliziotto, una commessa in un negozio di libri e un venditore porta a porta.
I giudici non si sarebbero accorti del tornare indietro nel tempo, visto che subivano gli effetti come tutti tranne MC e Seven, ma avrebbero potuto capirlo dalla quantità di sabbia nella clessidra.
Per prima cosa andò dalla ragazza, che sembrava sorpresa di essere stata la sua prima scelta. MC rimase un po’ con lei, le chiese consigli sui capelli e parlarono per un po’ di ragazzi e di quanto fosse orribile la scuola. Non le chiese il porta fortuna, ma di aspettare che lei tornasse dopo aver parlato anche con gli altri. La ragazza annuì, non troppo convinta.
Passò quindi alla bambina: MC ci giocò un po’, le raccontò una storia e le pettinò i capelli, ottenendo in cinque minuti il suo nastro a fiocco.
Poi passò all’uomo d’affari, un uomo rigido ma solo, con cui intrattenne una conversazione molto profonda sui prezzi rialzati, sulle macchinette del caffé e sulle assistenti personali. Prima di ottenere la sua penna porta fortuna decise di fare un giro e parlare con qualcun altro.
Poi raggiunse la veterinaria, scusandosi per il ritardo e affermando che il suo lavoro era incredibile. Poi parlarono di animali per un bel po’. MC le promise di fare una protesta con lei sui diritti degli animali e ottenne il portachiavi a forma di gatto.
Raggiunse la cantante con grandissima eccitazione, come una grande fan sfegatata, e le chiese un autografo, una foto e poi le complimentò il look. Intrattennero una conversazione decisamente più profonda di quella che ci si aspetterebbe da una cantante snob sullo sfruttamento delle figure di spicco, e si fece convincere da MC che non le serviva un bracciale con i ciondoli per essere brava sul palco, bastava essere se stessa.
Ci mise più tempo, ma ottenne il bracciale come ricordo.
Poi passò al poliziotto, con ammirazione e riverenza. Lo aiutò risolvere un suo caso come prova per ottenere il suo berretto. Si divertirono entrambi, e lei ottenne quello che voleva.
Andò quindi dalla annoiata commessa, e parlarono di libri per un po’. Lei avrebbe così tanto voluto poter stare con qualcuno, ma purtroppo non trovava nessuno che la sopportasse, le davano tutti della saputella irritante solo perché era particolarmente intelligente. MC le propose di seguirla e la portò dall’uomo d’affari. Non indagò molto su quello che si dissero, ma alla fine di tutto aveva la penna portafortuna di lui e il segnalibro di lei.
Passò dal pittore, che le chiese di fargli da modella, proposta che lei accettò con piacere. Parlarono di arte per un po’, ma il vero modo per conquistarlo fu raccontargli barzellette, un sacco di barzellette. Al pittore stavano per esplodere i polmoni, e le offrì il suo pennello per farla smettere e ringraziarla insieme.
Il venditore sembrava depresso, nessuno comprava mai quello che offriva. MC gli diede la possibilità di parlare del suo prodotto, ascoltando con grande interesse e facendo anche qualche domanda. Il venditore era così contento che le diede senza pensarci due volte il suoi occhiali pur di farla felice.
Lei gli promise di ridarglieli una volta finita la prova.
Poi raggiunse il matematico, e risolsero follemente insieme un sacco di equazioni senza soluzione. Riuscì ad ottenere il suo blocco per appunti.
Infine tornò dalla ragazza, ed iniziò a parlarle commentando tutto quello che aveva fatto e parlandole come se fosse una vecchia amica.
La ragazza, commossa per essere trattata così, le regalò il suo orecchino spinato.
Alla fine della prova, gli oggetti fecero uscire dieci granelli di sabbia che entrarono nella collana di MC.
I personaggi la salutarono prima di scomparire.
-Posso andare?- chiese la ragazza con un grande sorriso.
Sherlock era strabiliato.
-Quanti granelli ti sono rimasti?- chiese, non riuscendo a vederli bene.
MC li contò
-Venti, non sono tornata indietro, non ne ho avuto bisogno, dieci dall’aver convinto qualcuno e cinque per tutte le risate che ha fatto il pittore- riferì, sorridendo.
I giudici si guardarono, colpiti.
-Puoi andare- gli disse Lightman.
MC li salutò e se ne andò, tranquillamente.
-La cosa più preoccupante è che in tutto quello che ha fatto era terribilmente sincera, o almeno lo sembrava per davvero- commentò Lightman, incredulo.
-Personalità decisamente camaleontica- commentò Piton, colpito suo malgrado.
-Non ha neanche avuto bisogno di tornare indietro nel tempo, è stato decisamente illuminante, bisogna ammetterlo. E’ un soggetto davvero pericoloso, si fa amare con grande facilità ed è una minaccia pur non sembrandolo- osservò Sherlock, analitico.
-Non sembra minimamente capace di combattere, ed è la prima finora, e in una gara di sopravvivenza è una lacuna non indifferente- commentò Levi, obiettivo.
-Che gran figata!!!- esclamò Hiro, facendo alzare a tutti gli occhi al cielo.
Piton si guardò intorno.
-La scrittrice non si vede da nessuna parte- notò.
-Non ce n’è bisogno, passiamo al prossimo- tagliò corto Sherlock.

Percy
Certo, sarebbe stato interessante vedere cosa gli riservava la scrittrice, soprattutto visto che non aveva Anaklusmos con sé e tutte le altre spade non erano ben bilanciate, ma non voleva ritrovarsi a fare qualche strana prova, e conoscendo la scrittrice poteva benissimo metterlo su un banco ad ascoltare una lezione di chimica o davanti ad un bancone a fare un test di cucina. Premette quindi il tasto della spada, e scelse la spada per un combattimento da vicino.
Per sua grandissima fortuna la simulazione partì sul bordo di un fiume che finiva in una cascata.
Il problema erano i suoi nemici: un centinaio di piccoli nanetti veloci e grintosi, che gli si fiondarono addosso senza neanche dargli il tempo di accorgersi di cosa stesse succedendo.
I loro denti aguzzi iniziarono a mordergli le orecchie, le braccia e altri punti scoperti del suo corpo.
Uno di loro fece un buco al maglione che portava, e Percy si arrabbiò.
Se li tolse di torno scalciando e tirando pugni e spadate con violenza, poi evocò un’enorme onda che li allontanò del tutto, prese quello sul maglione e gli fece cenno di no con il dito.
-Sei decisamente maleducato- commentò, e per tutta risposta il nanetto gli morse il dito.
-Dii immortales!- imprecò, levandoselo di dosso.
-Ma è un idiota- commentò Sherlock, che si aspettava qualcosa di decisamente meglio.
-Guarda che ti sento- gli urlò Percy, rimboccandosi le maniche di fronte all’esercito deciso a dimostrare che sì, era un idiota, ma in combattimento ci sapeva fare eccome.
-Ho affrontato creature ben peggiori di voi, fatevi sotto- li incoraggiò, ed attaccarono.
Lì la tecnica con la spada di Percy si mostrò in tutta la sua letalità, precisione e potenza. Si vedeva che aveva combattuto numerose battaglie e che ne aveva vinte la maggior parte. Aveva solo sedici anni ma era agli stessi livelli di qualsiasi eroe greco vi venga in mente in questo momento.
E si divertiva, o almeno così sembrava.
Aveva persino il fiato di fare irritanti battutine e commenti.
Ma l’esercito sembrava rigenerarsi (e forse era davvero così) e Percy stava iniziando a stancarsi.
-E va bene, ora basta!- esclamò, dando le spalle agli assalitori ed entrando in acqua.
Nonostante fosse sul ciglio della cascata la corrente non sembrava avere effetti su di lui, anzi, sembrò rinascere.
-Mi chiedevo quando l’acqua sarebbe ritornata in gioco- commentò Piton, al quale non era sfuggita l’onda anomala di prima.
I nanetti non si scoraggiarono, e si composero insieme tipo Lego per formare un enorme gigante.
Percy non batté ciglio, sollevò le mani e formò un’onda così grande e maestosa che quella di prima sembrava solo uno spruzzo con la pistolina d’acqua di un bambino di due anni.
I nanetti si fermarono, all’improvviso preoccupati.
Percy sentiva che la testa stava per scoppiargli, ma riuscì a trovare la forza per fare un occhiolino in direzione dei nanetti.
-Hasta la vista, baby- citò, prima di lanciarli giù dalla cascata.
Mise la spada nel fodero e uscì dall’acqua, stancandosi il triplo di botto ma completamente asciutto almeno.
La simulazione finì, e tornò nella sala. L’arma sparì.
-E’ stato divertente- commentò allegramente.
-Puoi andare- lo incoraggiò Piton con l’aria di uno che se lo avesse visto ancora per un altro minuto gli avrebbe inflitto un confringo eterno.
Percy salutò e uscì.
La scrittrice comparve, con occhi a cuoricino.
-Non è incredibilmente figo?!- chiese, ma essendo la giuria composta da soli uomini nessuno lo trovò tale.
-Effettivamente è un po’ sessista questa giuria- commentò tra sé, rendendosene conto solo ora.
-Non abbiamo pregiudizi di sesso però- si offese Hiro.
-Già, odiamo tutti, uomini e donne- aggiunse Piton, che si chiedeva ancora cosa diamine ci facesse lì.
-E qualcuno di noi potrebbe anche essere omosessuale- alzò le spalle Lightman, guardando fisso Sherlock.
-Fingerò di non aver capito la tua allusione- che alzò gli occhi al cielo.
-Parlando della prova… cosa ne pensate?- tagliò corto la scrittrice.
-Io adoro quel Percy!- esclamò Hiro, che ci si identificava molto.
-Animo buono, non credo che ucciderebbe qualcuno a meno che non sia strettamente necessario- commentò Sherlock, alzando le spalle.
-Era tranquillo perché non aveva nessuno da proteggere secondo me. Il suo cuore grande potrebbe rivelarsi un grande problema se il suo compagno di distretto dovesse rivelarsi decisamente importante per lui- osservò Lightman.
-Magia acquatica… non l’ho mai considerata potente. Penso che per ora la regina di ghiaccio sia più forte, ha più usi per il ghiaccio dell’acqua di Percy- disse la sua Piton.
-La tecnica di combattimento era una delle migliori che io abbia mai visto, bisogna ammetterlo. Forse era un po’ troppo sicuro di sé. Non aveva una tecnica ordinata ma decisamente efficace- concluse Levi.
-Passiamo alla sua ragazza, allora…- cominciò la scrittrice.
-Ecco qua il problema- commentò Lightman in riferimento a quanto detto prima.
-…Annabeth!- la presentò, sparendo.

Annabeth
Avrebbe potuto fare ciascuna di quelle categorie, ma decise di optare per quella manuale, perché sapeva che sarebbe stata una di quelle meno utilizzare, e variare era una buona strategia per attirare l’attenzione dei giudici.
E poi era convinta che in questo modo avrebbe dato problemi alla scrittrice, che non si aspettava certo scegliesse quella modalità.
Perciò lo scenario che le si presentò davanti fu uno scenario standard di costruzione base, in una selva sperduta con alberi molto grandi, qualche attrezzo e pochi altri materiali in realtà.
Gli istinti architettonici di Annabeth presero il sopravvento, e si scrocchiò le dita per prepararsi a costruire la capanna da sopravvissuti più comoda, non rintracciabile e calda dell’intero universo.
Tagliò qualche ramo, trovò una solida base, usò il tronco come colonna portante e staccò liane e grandi foglie da alberi poco distanti per costruire solide e robuste corde e un tetto che coprisse dalle intemperie e che mantenesse il calore all’interno, poi dispose altre piccole foglie in modo da rendere perfettamente mimetizzata la capanna e costruì una scaletta di base da poter rimuovere a piacimento e una scaletta secondaria quasi del tutto invisibile per le entrate e le uscite di emergenza.
Ci mise meno di mezzora, e fu lo spettacolo di costruzione più avvincente che i giudici avessero mai visto, ad eccezione di Hiro che continuava a credersi migliore.
Ma Annabeth non aveva finito lì, e questo la scrittrice lo sapeva.
Tagliò qualche altro grosso ramo, e iniziò a fabbricare una torre di vedetta.
All’improvviso sentì dei richiami in lontananza, e salì immediatamente sulla dimora appena costruita con altri materiali per ultimare la costruzione.
Ci mise poco più di dieci minuti, e osservò personaggi indefiniti avvicinarsi per attaccare.
Fu lì che mostrò a tutti l’utilità di alcuni effetti decorativi che per tutti ad eccezione forse di Sherlock sembravano semplicemente senza senso.
Si chiuse dentro, tirò una leva dall’interno della casa, ed essa… scomparve.
Persino i giudici, che sapevano dove fosse, non riuscirono a vederla.
I personaggi non identificati passarono oltre.
La simulazione stava per finire quando Annabeth, completamente entrata nella situazione, uscì lentamente dalla sua capanna, con un attrezzo in mano, e si arrampicò sulla torre di vedetta per controllare la situazione.
-Credo possa bastare- commentò Lightman, conscio di quello che stava per succedere.
Gli altri però non lo sapevano.
Annabeth usò un cannocchiale di fortuna creato con gli attrezzi per osservare meglio le figure, e notò che, come aveva già intuito osservandoli, che avevano catturato Percy, e lo stavano portando in giro legato come un salame, probabilmente per farla uscire allo scoperto.
-Ed ecco che fa la stupidata dettata dall’istinto, eppure mi stava piacendo finora- commentò Sherlock, sospirando.
Ma Annabeth non agiva quasi mai d’istinto.
Li seguì a distanza, camminando sugli alberi con grande agilità, e aspettò che si fermassero e avessero una guardia bassa.
Poi uno di loro si inoltrò nella foresta per… beh… “andare in bagno”, e lei lo affrontò, accoltellandolo e facendolo urlare.
-Doveva coprirgli la bocca!- esclamò Levi per la prima volta mostrando qualche emozione.
Ma Annabeth non aveva commesso errori, si allontanò immediatamente, e approfittò del fatto che gli assalitori erano andati a controllare per raggiungere Percy, fare silenziosamente fuori l’unica guardia lasciata e liberare il suo ragazzo, per poi ritornare al campo base.
-Sei stata fantastica, Annabeth- si complimentò Percy.
-Posso dire una cosa, però? Io ho chiesto una simulazione manuale, non una simulazione X, non dovevano esserci combattimenti- si lamentò, mentre tutto tornava normale, intorno a lei, e lo stesso Percy svaniva dopo aver fatto un’espressione confusa.
I giudici erano silenziosi.
Poi Hiro si alzò in piedi e applaudì, decisamente colpito.
Annabeth sorrise.
-Allora, devo andare?- chiese, indicando la porta di uscita.
-Certo- annuì Hiro.
-Grazie mille del vostro tempo- li salutò rispettosa lei, prima di andarsene.
-Un po’ di contegno, ragazzo mio!- lo rimproverò la scrittrice comparendo.
-Ma è stata spettacolare. Ha fatto tutto quello che poteva fare: sopravvivenza, costruzione, combattimento, è troppo forte!- Hiro non riusciva proprio a contenersi.
-“Devo”, non “posso”. Sa persino usare le parole in maniera decisamente eccelsa. Devo ammettere che mi ha stupito- commentò Lightman.
-Non riesco a capire se come squadra siano perfetti insieme o se potrebbero ostacolare a vicenda- commentò Sherlock, pensando a Percy.
-Due irritanti ragazzini in fasce. Perché le ragazze intelligenti devono sempre innamorarsi degli idioti?!- commentò Piton, profondamente irritato.
-Non ho molti giudizi da dare sul combattimento- alzò le spalle Levi.
-Però, considerando lei in modo individuale, non credo che ucciderebbe qualcuno con la semplicità con cui ha dimostrato di poterlo fare. Sapeva che era in una simulazione, dall’inizio alla fine. Voleva farci credere che ucciderebbe facilmente, ma non è così. Ha avuto comunque esitazione nonostante sapesse che il nemico non fosse reale, e ha cercato di risparmiarne il più possibile- concluse infine Lightman.
-Ottima deduzione- si complimentò suo malgrado Sherlock.
-Al prossimo, su che devo aggiornare il prima possibile e sta uscendo fin troppo lungo- tagliò corto la scrittrice, scomparendo.

Sans
Sans eccelleva parecchio nel combattimento, ma non voleva stancarsi inutilmente.
Era anche abbastanza bravo nella creazione di oggetti elettronici vari, ma non gli andava di fare cose complicate.
Se fosse stato per lui sarebbe andato in mezzo alla stanza e avrebbe dormito fino alla fine della simulazione, ma se doveva scegliere qualcosa la disciplina più per lui era sicuramente la sopravvivenza.
Scelse quel pulsante, e salutò i giudici con un cenno e un sorriso prima di essere catapultato in quella che sembrava essere un grande castello.
Nemici pattugliavano il confine, ed erano una cinquantina.
-A volte mi sembra che le prove non siano per niente equilibrate- commentò Hiro, chiedendosi cosa avrebbe fatto.
Le probabilità di sopravvivenza erano basse.
-Mi chiedo se uno scheletro abbia le microespressioni- constatò Light, osservandolo attentamente per controllare le sue emozioni.
-Teoricamente non dovrebbe avere muscoli facciali- osservò Sherlock in tono ovvio.
Lo scheletro si guardò intorno, poi sparì.
Fu forse la prova più frustrante di tutta la sessione con gli strateghi, almeno per gli strateghi stessi.
-Dove diavolo è finito?!- chiese Levi, alzandosi in piedi, e iniziando a scrutare per il castello.
-Svelto, usa la mappa, dovrebbe comparire come un puntino luminoso azzurro a differenza dei nemici- gli suggerì Hiro, indicando la mappa della simulazione che i giudici avevano avuto in ogni prova ma di cui non avevo parlato perché non si era ancora rivelata importante.
-Non ho la più pallida idea di cosa tu abbia appena detto- commentò Levi, piegando la testa.
Hiro scosse la sua e si mise alla mappa elettronica, cercando di ritrovarlo.
-E tanti cari saluti alla nostra paga, ci siamo persi un tributo- sospirò Piton, sempre più seccato.
-Credo che non verremmo pagati a prescindere, a dire il vero- infranse le sue speranze Sherlock, cercando a sua volta nella mappa e cercando di trovare una soluzione logica a quello che era appena successo.
-Sembra completamente sparito dalla mappa!!- esclamò Hiro entrando nel panico.
-Forse la mappa non trova gli scheletri- provò a suggerire Lightman, controllandola.
-Perché non dovremmo venire pagati? Io non mi voglio rodere il fegato per un assolutamente nulla in cambio- Piton invece aveva altre priorità.
Levi era l’unico che, lontano da tutta la tecnologia e zitto, aveva trovato una soluzione, ma decise di aspettare a dirla agli altri.
-Aspetta non c’era un pulsante per avere la visuale del tributo?- chiese Sherlock, pensieroso.
-Si, lo. sto. premendo. da. circa. mezzora!!!- a ogni parola, Hiro lo premeva con sempre maggiore insistenza.
-Forse non funziona- allargò le braccia Lightman, iniziando a rassegnarsi.
-Forse potrebbe riportare in vita Lily come pagamento. Magari riesce a farlo… starebbe sempre in lutto per quel maiale di James Potter, ma almeno sarebbe viva- Piton rifletteva ad alta voce per niente interessato a nulla di quello che stava succedendo.
-Non può essere sparito nel nulla!!- esclamò profondamente irritato Sherlock, che odiava non riuscire a trovare un senso logico alle cose.
-La potete piantare di fare rumore? E’ difficile dormire in queste condizioni- li riprese una voce alle loro spalle, che li fece sobbalzare tutti.
Si girarono di scatto e trovarono Sans sdraiato sul divano riservato ai giudici per la pausa tra i due capitoli ancora non avvenuta, che riposava gli occhi.
Rimasero a guardarlo senza sapere cosa dire, e Sans sospirò, sempre con il sorriso.
-D’accordo, torno alla mia prova- acconsentì, scomparendo e tornando nella mappa, che però si dissolse attorno a sé.
-Ho superato il tempo massimo?- chiese Sans, divertito.
In realtà era Hiro che aveva cancellato la mappa per non rischiare di perderlo ancora.
-Quindi che si fa?- chiese lo scheletro -Posso andare?-
Tutti rimasero ammutoliti.
-Scusate se vi ho ridotto all’osso per la mia ricerca, ma mi andava di mollare l’osso e riposarmi un po’- la buttò sul ridere, creando un’atmosfera ancora più tesa.
-Vabbè, io vado- Sans scomparve e subito dopo comparve la scrittrice.
-Chiariamo, per prima cosa io non vi pago, siete miei prigionieri- cominciò, rivolgendosi a Piton, che assunse un’espressione decisamente offesa.
-Secondo, mi è sembrata un’ottima prova a parte di Sans, che cosa dite?- chiese, rivolta ai giudici, con un gran sorriso.
-Non ho parole- commentò Hiro.
-Idem- concordò Lightman
-Concordo- affermò Sherlock.
-Io non rimango qui se non mi dai qualcosa in cambio, mi sta salendo il mai na gioia!- Piton come al solito aveva altre priorità.
-Io dico che è stata una delle strategie più geniali, e che le sue abilità sono molto utili- Levi, che aveva notato quasi subito Sans, sembrava l’unico a non essere scosso.
-Bene, passiamo al prossimo allora-

Frisk
Sans non voleva che lei combattesse, ed effettivamente neanche lei voleva farlo più di tanto, anche se in quel caso le sembrava quasi inevitabile, quindi Frisk decise di optare per le altre opzioni.
Perciò, dato che non sapeva costruire nulla, e che la sopravvivenza le sembrava più complicata e generica di quanto le piacesse, decise di tagliare la testa al toro e premere il pulsante X, almeno, se fosse venuto un combattimento, non sarebbe potuta prendersi la colpa.
E il combattimento avvenne, ma un combattimento come nel videogioco da cui lei era tratta, quindi con i pulsanti di azione, combattimento, oggetti e pietà.
Il personaggio che le si presentò davanti circondato dal buio fu un manipolo di mostri che non aveva mai visto prima.
Sans non era lì, ma non voleva lei per prima fare del male a delle creature che non conosceva. Tra di loro però riconobbe Jerry… magari poteva dimostrare ai giudici che sapeva anche combattere uccidendo solo Jerry.
Tanto nella peggiore delle ipotesi avrebbe potuto resettare, sempre che si potesse in quel mondo strano. Forse Frisk non aveva abbastanza determinazione o forse la scrittrice stava bloccando i suoi poteri.
Effettivamente non poter mai morire era un problema in un gioco dove dovevi morire per forza.
Sarebbe stato piuttosto ingiusto avere il reset.
Però forse l’autrice avrebbe riportato in vita il mostro per lui.
No, non poteva rischiare.
Per sicurezza partì con il risparmiare e mostrare pietà sui primi mostri, per poi rimanere solo con Jerry, il mostro più irritante, fastidioso e pesante di tutto il sottosuolo.
-Non voglio ucciderlo- provò ad ignorarlo, ma senza riuscirci.
Sapeva che i giudici si aspettavano di meglio, probabilmente la sua era stata la performance peggiore fino a quel momento, ma Frisk era molto combattuta.
-Che noia- commentò Sherlock senza neanche provare a nascondere quel commento.
Frisk si sentì ferita.
-Suvvia, Holmes, è una bambina- lo riprese Lightman, che come padre era sensibile a quell’argomento… più di Sherlock almeno.
-Secondo me non dovrebbe essere legale che una bambina così piccola partecipi a dei giochi così- commentò Hiro cercando di essere più discreto ma fallendo miseramente.
-Va bene, lo ucciderò allora- Frisk non voleva, lei era una bambina pacifica, ma doveva pur dimostrare in qualche modo le sue abilità e sicuramente Jerry era finto ed era in una simulazione.
Combatté, prese il vero coltello che le era arrivato in tasca all’inizio del combattimento a turni e lo tagliò a fettine con precisione e tecnica, lasciando solo un cumulo di polvere.
Questo servì a zittire i giudici.
-Oh- commentò Levi, sorpreso.
-Ah, bene… puoi… puoi andare- la congedò Hiro.
Vedere una bambina uccidere un mostro come se stesse facendo la spesa non era cosa da tutti i giorni.
Frisk annuì e se ne andò, impassibile.
-Allora? Che ne dite? In fretta, in fretta che dobbiamo sbrigarci!- li incoraggiò la scrittrice comparendo.
-E’ legale far partecipare una bambina ad un gioco così?- chiese Hiro.
-No, ma io lo faccio comunque perché è la mia storia e faccio quello che voglio. Sherlock e Lightman? Avete qualcosa da dire?- chiese la scrittrice curiosa?-
-Questo distretto è completamente pazzo!- commentò Sherlock, che ancora non riusciva a mandare giù la “scomparsa” di Sans.
-Ha un disturbo di personalità, non ho capito se schizofrenia, bipolarismo o disturbo borderline ma qualcosa del genere sicuramente- osservò Lightman.
-Quel poco di tecnica che abbiamo visto era decisamente buona, sopratutto per una bambina così piccola.
-Ho visto mangiamorte meno letali di lei- commentò Piton un po’ randomicamente.
Non ancora accettava il fatto di non essere pagato.
-Bene, passiamo al prossimo-
~CONTINUA~




Piccole noticine da scrittrice:
Avrei voluto fare tutto insieme o almeno arrivare a Jack e Kate del distretto sei, ma o finivo così o se ne riparlava la prossima settimana.
Voi intanto iniziate a stilare la classifica. Spero che la storia vi stia piacendo e che questo capitolo vi piaccia.
Perdonate gli errori la l’ho ricorretto alle 11.30 quindi sto dormendo in piedi.
Domani mattina rispondo a tutte le recensioni lasciate in sospeso, promesso ;)
   
 
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