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Autore: Dian87    05/02/2017    1 recensioni
Genere: pseudostorico
Quando un popolo torna a calcare la terra di un altro, non può che finire in uno scontro. Così Ka'han, scelta dalla sua gente, deve affrontare il popolo della luce in modo da allontanarlo per sempre.
Storia partecipante al contest “Divinità dell’Olimpo” Indetto da Dollarbaby sul forum di EFP.
Genere: Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2 - IL GIORNO DEL SIGNORE

«Cade!»

Un crepitio, uno schiocco, e il pino finì a terra.

«Eh, Andoren, stavolta stavi per prenderne uno.» rise un'altra voce maschile.

Il sole stava baciando la radura dove le capanne di tronchi erano circondate da campi recintati. Ad est dell'accampamento, cinque giovani uomini si stavano affaccendando attorno ad un tronco caduto, con asce la cui lama brillava bronzea.

«Mi sottovaluti, Caspian.» rise uno degli uomini, spostando lo sguardo sull'uomo che aveva accanto. «Se avessi voluto colpirti, a quest'ora staresti camminando così.»

Andoren, un giovane nel pieno delle sue forze, lasciò il lavoro all'albero per mimare un individuo più basso di lui, con le gambe larghe. Si passò una mano tra i corti capelli castani mentre i pantaloni corti di leggera lana grigia risalivano le cosce muscolose.

«Ciao a tutti, sono Caspian e sono un po' tocco.» scimmiottò l'uomo, facendo ridere i compagni.

Caspian si chinò a raccogliere una pigna caduta dall'albero e la lanciò a Andoren, prendendolo sulla nuca.

«Oh... sono diventato più intelligente!» scimmiottò ancora l'uomo, portando la mano alla testa.

«Meno male...» rise Caspian, scuotendo la testa e facendo ondeggiare i capelli biondi, lunghi fino alle spalle. «allora ho qualche altra pigna per renderti così intelligente da capire che devi finire il lavoro. Madrikel vuole abbastanza legna per concimare il terreno e teme che gli spiriti possano attaccarci.»

Un altro dei compagni sbuffò, facendo sollevare la ciocca rossa.

«Quel vecchio babbeo teme sempre gli spiriti...» commentò, acido. «da quando siamo qui, non si sono mai manifestati.»

«Tobral, non dovresti parlare così.» ribatté Caspian, serio. «Stanotte ho visto anch'io qualche riflesso dalla montagna della notte... è sicuramente un segno.»

«Eh, no, ora non ti ci mettere anche tu.» Tobral puntò il manico dell'ascia di bronzo verso Caspian, fissandolo con i suoi occhi verdi. «Kün è dalla nostra parte e finché terremo acceso il fuoco nessuno spirito si potrà mai avvicinare.»

Caspian scrollò le spalle.

«Oggi non me la sento di andare contro il nostro sacerdote.» tagliò corto, affondando l'accetta in un ramo del pino. «Tra pochi giorni sarà Jaz Üzülüşü, Madrikel potrà chiedere a Kün la protezione per un altro anno e non penseremo più agli spiriti.»

I colpi delle asce di bronzo che calavano divennero l'unico rumore di quella parte della radura, mentre gli uomini si immergevano nel loro lavoro.

Caspian ripensò alla primavera di dieci anni prima, quando da poco aveva raggiunto lo status di uomo e aveva celebrato lì il suo rito della pubertà, quando le donne stavano ancora organizzando le tende. Gli uomini vedevano che le loro cacce venivano vanificati all'ultimo, nonostante le attente pianificazioni, mentre le donne dovevano rinchiudersi in casa la notte perché frecce dalla punta di pietra raggiungevano chiunque tentasse di avventurarsi all'esterno.

Spiriti... non potevano essere altro che spiriti coloro che si affannavano ad usare armi così rudimentali eppure così affascinanti per il fabbro dei Künbaldarı...

Aveva passato anni a cercare di catturarne qualcuno, ma ogni notte le ronde ritornavano a mani vuote e di giorno non si riuscivano a vedere.

Assorto nei suoi pensieri, non si era reso conto che i suoi compagni avevano ricominciato a parlare, ma udì il rumore di un ramoscello rotto e si fermò, voltandosi di scatto per guardare alle proprie spalle. I suoi occhi incontrarono un paio di occhi neri e liquidi, incorniciati da un muso color terra e sormontati da un paio di maestose corna. Il cervo agitò un orecchio, osservandolo negli occhi, e spostò lo sguardo alla propria destra, saltando via in un lampo.

«Hai visto qualcosa, Caspian?» chiese Andoren.

«No, no... solo un cervo.» rispose Caspian, tornando a voltarsi verso i compagni.

«I cervi sono un segno, dovresti raggiungerlo.» la voce roca si levò in un sussurro da uno dei due che non aveva ancora parlato, un uomo dai corti capelli mori che presentava una lunga cicatrice

lungo il collo. «Vai, Caspian, noi ti aspetteremo.»

Caspian spostò lo sguardo anche sull'ultimo che non aveva parlato e questi annuì semplicemente, allora prese un sospiro e si allontanò verso dove si trovava il cervo.

Impugnò meglio il manico dell'ascia e si guardò con attenzione attorno. Aveva seguito solo qualche volta i cacciatori e sapeva di non avere la loro stessa esperienza, riusciva a distinguere il punto in cui era scappato il cervo da pochi steli piegati e soltanto perché l'aveva visto andare via, ma il sottobosco, fitto di erba alta e rovi dalle more ancora piccole e verdi, celava qualsiasi informazione per lui.

Non tutte, però, si rese conto notando un frammento di pelle conciata tra le spine di un rovo accanto a sé. Allungò la mano e ne sentì la morbidezza ed il colore terra che ricordava...

Si voltò verso il luogo in cui era sparito il cervo.

«Gli spiriti sono qui...» mormorò.

  
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