5:56
A.M.
Quasi
immediatamente, comunque. Prima, credo che andrò ad
appostarmi fuori dalla caffetteria
per vedere se posso convincere qualche passante a portarmi un
po’ di caffé
fuori in corridoio.
Magari
se gli faccio credere di star morendo di scarlattina avranno
pietà di me.
6:12
A.M.
Nota
personale: la scarlattina non è fatale.
Come
al solito, sento che dovrei saperlo.
Ma
comunque. Penseresti che per lo
meno
qualcuno, vedendomi e realizzando che sono chiaramente un individuo
profondamente pieno di problemi, si prenderebbe la
responsabilità di tentare,
anche solo blandamente, a porre fine alla mia agonia! Voglio dire,
tutto ciò
che desideravo era una maledettissima tazza di caffè.
E’ davvero così
difficile?
Beh,
apparentemente sì, se sei una delle sei persone alle quali
l’ho chiesto prima
di convincere un bambino con la pelle viola a macchie gialle di
andarmene a
prendere un po’ in cambio di una manciata di falcetti.
Umph.
Le persone d’oggi. E’ del tutto deprimente, ecco
cosa.
Ma
ora mi sento leggermente più viva, e ad ogni sorso, sono
sempre più sicura che
non divagherò più di strane questioni sui
vampiri. Quindi suppongo sia una cosa
positiva, per lo meno.
Benchè
non sappia ancora se sono pronta ad affrontare nuovamente Snape.
Magari
andrò da Algernon, invece. Perché parlargli di
solito mi fa girare la testa e
sentire farfalle di ogni specie svolazzarmi nello stomaco e mi
dà una generale
sensazione di piacere. Il tutto al momento sembra altamente
più allettante
rispetto ad una nuova dose di molestia verbale. Una ragazza non
può sopportare
oltre.
St
Mungo’s – Sgabuzzino. Di nuovo. (E
non è
neanche più lontanamente intimo e confortevole.)
7:02
A.M.
Zitella.
Sono una zitella. Al momento. Ufficialmente. Si può
diventare ufficialmente
zitelle? C’è qualche documento che potrei firmare,
o qualcosa? Perché se
firmassi qualcosa, probabilmente mi darebbe quel piacevole senso
dell’aver
sorpassato il punto di non ritorno.
Non
che ne abbia bisogno.
Perché
con o senza la documentazione ufficiale, rimane vero.
Penseresti
che almeno Algernon sarebbe stato
in
grado di offrirmi un po’ di conforto. Voglio dire,
è l’uomo perfetto! Non
pensavo nemmeno fosse fisicamente capace di nient’altro
che…conforto, e
fascino, e baciamano, e cose così!
Oh,
no.
A
quanto pare, non l’ho mai davvero conosciuto. Non potevo
neanche sospettare
l’entità del male che in realtà si
covava dietro quell’affascinante facciata.
…Beh,
d’accordo, forse ho un po’ esagerato. Sembra quasi
che sia sul punto di
rivelare che in realtà è un Mangiamorte o un
omicida psicotico che mangia la
carne delle giovani donne mentre sono ancora vive, o qualcosa del
genere.
Non
è così serio.
Credo.
Ma
allo stesso tempo…
E’
stato cattivo. Con me.
Cattivo
in maniera gentile, sì, ma…c’era
un’innegabile scintilla di crudeltà lì!
Ma
sono per caso in
grado di poterlo sopportare, dopo tutto quello che ho dovuto
affrontare? Può chiunque
esserne in grado? Mi dispiace, ma non ho proprio quel tipo di forza!
Cosa si aspetta
da me il resto del mondo, comunque?
Lo chiedo a te, Quaderno. Lo chiedo a te.
(Non ti preoccupare. Non è come se mi aspettassi una tua
risposta. La caffeina
mi ha restituito praticamente per intero la mia sanità
mentale)
Sigh.
Quindi, comunque, sono tornata nella sua stanza sentendomi stranamente
ottimistica,
considerando tutto ciò che è successo. Ho
immaginato che per lo meno lui
sarebbe riuscito a tirarmi un po’ su ed ero, ovviamente,
ancora trionfante per
tutta la faccenda dell’avere finalmente un caffè.
E quindi sono entrata, solo vagamente nervosa, per trovarlo
addormentato.
(La tensione cala drasticamente, a questo punto)
L’infermiera mi sorrise, presentandosi, e chiedendomi chi
fossi.
“La sua ragazza” risposi, immaginando che sarebbe
stato meglio mantenere la
faccenda il più normale possibile. Infatti questa sembrava
una risposta
decisamente più soddisfacente di “La sua ragazza,
benchè probabilmente ancora
per poco siccome, infatti, ho anche un sedicenne ed un elfo domestico
che si
contendono il mio amore, e a volte sospetto che sia coinvolto persino
un lurido
insegnante di Pozioni, non che io potrei mai essere interessata a lui,
perché è
un bastardo, ma, si, in effetti è un po’
complicato e a volte violento e spesso
rischio la pelle e onestamente, non sono sicura di essere preparata per
affrontare
tutto questo giorno dopo giorno”
Quindi, sì. Solo la sua ragazza.
L’infermiera continuava a sorridere, ed era tutta sorrisi e
cortesi “piacere di
conoscerla” e cose del genere fino a quando non mi chiese
come mi chiamassi.
Glielo dissi, e la sua mascella crollò.
“Vuol dire Auriga?” si
informò con delicatezza, con quella speciale
pronuncia che usa solo Algernon.
“Erm” replicai, percependo che probabilmente
qualcosa era andato per il verso
sbagliato “Forse.”
“Ah” disse l’infermiera, come se fosse
stata appena costretta a bere un sorso
del caffè in sala d’aspetto.
“Delizioso.”
Tentò di sorridermi, fallì, si accorse del
fallimento, e poi girò sui tacchi e
se ne andò.
Il che mi fece avvertire un certo presentimento di disgrazia,
comprensibilmente.
Quindi mi sedetti nella sedia accanto al suo letto, sorseggiando il mio
caffè,
in qualche modo turbata dal fatto che in effetti a questo punto
sembrava
gustoso. Dopo che il caffè fu finito, mi riserbai un
po’ di tempo per fissarlo.
Per un secondo, sembrò quasi un momento altamente pregnante;
lui, che giaceva
lì inanimato, dopo aver sofferto in mio nome, ed io a
fissarlo, aspettando al
suo capezzale, benchè lui non potesse avvertire la mia
presenza. Il mio essere
lì per lui, e cose così.
Ma poi ho realizzato quanto Snape mi avrebbe preso in giro per questo,
dunque
gran parte del romanticismo andò completamente persa.
Eppure, non potevo ancora fare a meno di sentirmi in pena per lui,
così poggiai
la mia mano sulla sua.
E fu allora che i suoi occhi si spalancarono.
Fu alquanto sorprendente, oltre al fatto che interruppe il mio piccolo
momento
di riflessione. E non è come se avesse iniziato a sbattere
le palpebre, per poi
illuminarsi alla vista della sottoscritta! Dov'è finito
tutto il romanticismo?
Nel nulla, ecco dove. E quindi non potei fare a meno di avvertire un
presentimento ancora peggiore su come le cose sarebbero andate a finire.
Quindi
è rimasto lì a fissarmi, in un modo
così duro e profondo che mi ricordava
Snape. Un’espressione che non gli si addice, davvero.
Non
che si addica a Snape.
“Oh!”
ho detto, solo dopo che il mio cuore ha avuto la decenza di smettere di
battere
così forte tanto che credevo sarei potuta crollargli
malamente addosso. “Buon
giorno!”
Lo
ammetto, d’accordo, era una cosa un po’ stupida da
dire.
“Davvero?”
“Sì”
ho risposto, il più gentilmente e premurosamente possibile.
“Sono le sei e
mezzo. Sei rimasto qui per tutta la notte.”
“Intendevo
la parte del ‘buon’”, ha ribattuto, con
una punta di gelata ironia.
Non
ero preparata per questo.
“Um…forse
hai ragione” ho ammesso. A quel tempo, stavo ancora
considerando l’intera
questione del tentato ottimismo. Dopo tutto, si trattava solo di un
unico
piccolo commento sarcastico, giusto? Non può certo essere
biasimato per questo;
si era appena risvegliato e tutto!
Giusto.
Da
allora ho imparato che l’ottimismo è completamente
inutile e al tempo stesso
davvero stupido.
“Quindi”
ho proseguito, sperando idioticamente che magari, se avessi usato un
tono
abbastanza gentile, si sarebbe distratto dall’intera faccenda
della spina
dorsale, “come ti senti?”
“Come
se fossi caduto da una torre di dieci piani”
“Oh”
ho detto, un po’ scossa. “Giusto.”
A
questo punto un imbarazzante silenzio ha preso il sopravvento; sai, del
tipo
che potrebbe nascere tra due persone se una di loro fosse quasi morta e
l’altra
completamente innocente, ma magari cominciasse a sospettare che la
prima
persona non ne fosse davvero convinta.
Sai.
Quel tipo di silenzio.
“Auriga.” Ha detto, infine, col
tono un po’
troppo dolce per potersi adattare all’intera scena.
Naturalmente,
io ero sopraffatta dalla disperata speranza che lui potesse perdonarmi,
e
conseguentemente il fatto che lui sembrasse quasi affettuoso non mi ha
messa in
guardia, anzi mi ha fatto desiderare di poter scoppiare in lacrime di
sollievo.
“Sì?”
ho pronunciato in un soffio, avvicinandomi a lui e dando una leggera
stretta
alla sua mano nella mia.
Mi
ha sorriso, spostando con due dita una ciocca di capelli dietro al mio
orecchio. E poi, dopo essere finalmente riuscito a rimuovere le dita
dai
suddetti capelli, mi ha chiesto in maniera dolce e gentile
“Perché hai detto a
Snape che stavamo per sposarci?”
“Non
l’ho fatto!” ho strillato.
Mi
ha fissata.
“Non
l’ho fatto!” ho ripetuto, con tutta la convinzione
che riuscivo a raccattare.
“Stavo appunto per chiedertelo! Vedi, a quanto pare lui pensa
che siamo
promessi sposi per una qualche ragione, ed io non ne ho idea
– non so chi possa
mai averglielo detto. E’ insensato, ovviamente.”,
ho buttato lì, di sbieco.
“Sì”,
ha concordato, criptico “Insensato”.
Questo
è riuscito ha ferirmi più di quanto mi aspettassi.
“Credi
davvero sia insensato?” gli ho chiesto in maniera un
po’ docile, senza volerlo.
Mi
ha sorriso, tristemente, e ha deciso di non rispondere. Invece, ha
detto, con
voce scettica “Quindi mi stai dicendo che non sei stata tu a
dirgli che eravamo
sul punto di sposarci.”
“naturalmente
no”, ho replicato, con una punta di apprensione.
“Perché mai dovrei mentirti a
riguardo?”
“Non
ne sono sicuro” ha detto, leggermente corrucciato.
“Magari per la stessa
ragione che ti ha spinto a dirmi che Snape era innamorato di
te.”
E,
onestamente, Quaderno, in quel momento il mondo si è
congelato, ma in modo
molto molto brutto, e molto molto sbagliato, e interamente diverso da
quello in
cui si congela quando io e Snape siamo coinvolti in una qualche sorta
di
contatto fisico.
Er,
non che questo non sia molto molto brutto e molto molto sbagliato.
E’
solo che questo è un tipo diverso di molto, molto brutto e
molto, molto
sbagliato. Un tipo peggiore.
“Ah,
me n’ero totalmente dimenticata” è stata
la prima cosa che mi è venuta in
mente, quando ho riacquistato la capacità
di pensare, e, perché questo è piuttosto
semplicemente il modo in cui le cose
accadono nella mia vita, è stata la prima cosa che ho detto.
Inutile
dirlo, non era esattamente la risposta più soddisfacente.
“Ma
davvero?” ha replicato, freddamente, ed è stato
solo allora che ho realizzato
che magari tenergli la mano non potesse essere esattamente appropriato
nel
corso di questa conversazione. Quindi mi sono tirata indietro, e ho
incrociato
le braccia al petto, con la certezza di essere sul punto di sentirmi
male da un
momento all’altro.
“Algernon—“
ho cominciato – stupidamente, davvero, perché non
ero proprio sicura di cosa
diavolo avrei detto oltre a quello.
“Devo
dire che Snape non era propriamente compiaciuto quando
gliel’ho menzionato” ha
proseguito, in quell’orribile tono da
sono-arrabbiato-ma-comunque-ancora-terribilmente-raffinato-il-che-rende-la-rabbia-anche-più-spaventosa.
“Il tipo non sembra tanto preso da te quanto tu
apparentemente sembri
fantasticare.”
“Oh,
non è assolutamente vero!” ho protestato, quasi
automaticamente, e poi quando
lui ha alzato un loquace sopracciglio come a chiedere cosa
allora fosse vero, me ne sono pentita. Come si può
presupporre
che io lo sappia? Ah, non ho nemmeno la più pallida idea di
cosa diavolo stia
succedendo!
“E’
solo che…” ho fatto un profondo respiro
“Si comporta in maniera estremamente
bizzarra quando si tratta di me. A volte credo davvero che lo
sia.”
“Sia
cosa?”
“Innamorato
di me.”
Semplicemente,
non mi dovrebbe essere concesso di parlare. Oltre che di pensare. La
mia vita
sarebbe di gran lunga più deliziosamente ordinaria.
“Spero
mi perdonerai se deciderò di non condividere questo
particolare sospetto.”
Nota
personale? Dire alla gente che Snape potrebbe essere innamorato di te?
NON E’
UNA COSA BUONA DA FARE. In nessuna circostanza.
(A meno che, non so, qualche pazzo psicopatico non venga a minacciarti
con una
bacchetta di AvadaKedavrarti se non gli dici che Snape potrebbe essere
innamorato
di te. Ma quante sono le chance che questo avvenga, onestamente?)
Non
ho nemmeno la più pallida idea del perché mai
gliel’abbia detto! E’ solo
che…sembrava proprio la cosa giusta da dire, al momento!
Il
che, davvero, mi porta alla conclusione che non ho alcun desiderio di
scoprire
come funziona la mia stessa mente.
“So
che sembra stupido!” Ho detto flebilmente.
“E’ solo che…le cose sono sempre
stato complicate con lui. Tra di noi c’è questo
tremendo Dio solo sa cosa e
Io…non sono molto brava a gestirlo, ecco. E’
tutto.”
Giusto
per formulare il più grande eufemismo della storia del
pianeta.
“Auriga,
ti piacerebbe sapere cosa penso?”
A
quel punto, ero praticamente pronta a rispondere con un sonoro
‘no’, ma in
qualche modo sembrava scortese.
“Sì”,
ho mugugnato, riluttante.
“Credo
che lui sia un uomo molto infelice e amareggiato, che non ha
assolutamente idea
di come si possa amare” ha detto Algernon, con questo tono
saggio e paziente che
ha reso l’agonia anche peggiore. “In particolare
te.”
E
qualcosa nel modo in cui ha detto questo, o magari per il semplice
fatto di
averlo detto, mi ha fatto avvertire l’approssimarsi di un
devastante crollo
emotivo. Non so perché sia stato così
sconvolgente. E’ solo che, beh, prima
Snape che mi dice che non c’è modo che Algernon se
ne freghi di me e poi lui
che mi rammenta lo stesso riguardo a Snape, tutto ciò a
distanza di un’ora
l’uno dall’altro? E’ davvero difficile
trovarci qualcosa di positivo.
“Sì”
ho detto, imponendo a me stessa di non dare il tipo di spettacolo che
potrebbe
rivelare il mio essere un fragile e patetico individuo. Come, sai,
scoppiare in
un pianto disperato, o cose del genere. “Sì, hai
assolutamente ragione.”
Mi
ha fissata per qualche momento, con occhi compassionevoli, prima di
chiedere,
“Quindi, su cos’altro mi ha mentito,
sentiamo.”
Il
che è stata…assolutamente la domanda
più scomoda che avrebbe mai potuto fare.
Mi sarei accontentata di un “Su, su, adesso, non
piangere” o magari anche
“Andrà tutto bene, non preoccuparti” o
un dolce “Oh, cara, è impossibile
rimanere in collera con te” (il che sarebbe stato,
d’accordo, altamente
improbabile), e, invece, ho
avuto…quello.
“Su
niente!” ho esclamato sdegnata, sentendomi piuttosto
insultata dal fatto che
avesse anche solo immaginato qualcosa del genere. Non è mica
come se fossi una
sorta di bugiarda patologica, dopo tutto. Il modo in cui l’ha
detto, beh,
sembrava quasi mi stesse accusando di essere una persona davvero
orribile, e,
beh, non lo sono! So di non
esserlo! Certo
ho I miei momenti di… ben poca caritatevole
bontà, ma non è certo come se
mangiassi cuccioli o qualcosa di altrettanto grave nella scala
dell’imperdonabile!
L’unico
problema è che, dopo di ciò, mi sono ritrovata a
ricordare tutte quelle cose su
cui gli ho mentito. Niente
d’importante,
davvero, solo…piccolo cose. Come quando ho iniziato a
truccarmi e ad usare le
lenti a contatto nel tentativo di convincerlo che io fossi,
effettivamente, una
donna ragionevolmente attraente e generalmente ben messa. E quella
volta in cui
gli ho detto che avevo letto l’opera completa di Tolsoj per
sembrare un po’ più
intelligente. E quando ho concordato che Amleto era
‘certamente l’opera
migliore di Shakespeare’, anche se in realtà la
trovo un po’ troppo deprimente
e considererò sempre Molto Rumore Per Nulla la migliore. E
quando gli ho
raccontato che il mio ex Paul mi aveva riempito l’intero
appartamento di rose
rosse dopo avermi tradito, nel disperato tentativo di ottenere il mio
perdono.
Quando, invece, si è solo semplicemente dimenticato di me in
favore di Felicia
la segretaria. O forse era la barista del Leaky Caudron – non
riesco mai a
ricordare con quale delle due ha deciso di accasarsi mollando me.
Ma
comunque.
Tutti
mentono, giusto? Almeno un po’? Su piccolo, insignificanti
particolari come
questi? Non riesco nemmeno a vedere cosa gli abbia dato il diritto di
essere
tanto sconvolto, comunque! Come se quella
storia di come lui amasse osservare il cielo stellato da bambino fosse
vera.
Queste cose sono decisamente troppo perfette e romantiche per essere
vere!
Credo.
E…quasi
spero.
Comunque
sia, immagino che tutto questo debba essersi reso evidente dalla mia
espressione, il fatto che non ero stata interamente sincera con lui nel
corso
della nostra relazione.
“Ah”
ha detto, in modo calmo e quasi rassegnato, tanto che le lacrime
minacciarono
nuovamente di fare la loro gloriosa ricomparsa.
“Mi
dispiace” ho aggiunto, sconsolata.
“Davvero.”
“Aur”
ha continuato, come se non mi avesse sentita “Credo che forse
dovremmo…”
E
nel corso di quelle sei parole, mi è apparso chiaro che
avevo assolutamente
intenzione di rompere con lui sin dall’inizio, comunque. Non
gli avrei
certamente permesso di tagliare tutti i ponti tra noi quando poi questa
era
stata una mia idea tanto per
cominciare, e che l’avevo deciso molto prima che lui
iniziasse a sparare
quell’incoerente storia di come io non sia stata sempre
sincera al cento
percento!
“—
smettere di vederci!” l’ho interrotto, con
più decisione possible. “Sì. Hai
assolutamente ragione. Algernon, non credo di poter più
stare con te. Questo,
quello che abbiamo – non è abbastanza. Mi spiace,
ma abbiamo chiuso.”
Sembrava
un po’ sconvolto da questo, quindi mi ha semplicemente
fissata per qualche minuto.
“Mi
spiace per la tua colonna vertebrale” ho buttato
lì, per poi precipitarmi verso
la porta il più velocemente possibile. Avere
l’ultima parola mi sembrava
essenziale.
E
poi, beh…siccome non potevo mostrare la mia faccia in
caffetteria, e non potevo
certo più gironzolare nei pressi della stanza di Algernon,
questo sembrava
semplicemente il miglior posto in cui rifugiarmi.
In
uno sgabuzzino.
E’
perfetto, davvero.
Quindi…sì.
Non c’è più nessun “Algernon
ed Io”. L’avrei dovuto immaginare; è
solo che
pensavo avrebbe incassato un po’ meglio il fatto di avergli
raccontato quella
piccola, innocente bugia su Snape. Anzi, in effetti non sono per niente
sconvolta dal suo atteggiamento! Mi sarei aspettata di meglio da lui.
Aha.
Che gran perdita, davvero.
Per
niente.
Se
non fosse che…lo è.
Smetterà
mai la mia vita di essere completamente terribile? Mi piacerebbe,
sai…saperlo.
Perché se non dovesse accadere, allora è ovvio
che potrò solo andare ad
affogarmi proprio in uno di quei gabinetti, dopo tutto.
Bedroom Quarters
8:00 A.M.
Tutto a posto. Sono
tornata. Ho deciso che non c’era davvero ragione di starmene
ancora lì in
ospedale, dopo tutto.
Quindi,
suppongo che ora tenterò di dormire un po’.
8:02
A.M.
Oh,
hah. Chi voglio prendere in giro? Non posso dormire. Sono troppo
esausta per
dormire! Dovrò semplicemente continuare a scribacchiare
compulsivamente qui fin
quando non mi cadrà il braccio, o qualcosa del genere.
Non
sarebbe assolutamente sublime?
Mi
è appena venuto in mente che non ho mai realmente riportato
cosa ha causato
tutte quelle splendide vicende che si sono susseguite nelle ultime ore.
Tra
sfidanzamenti, disgustosi caffè, e marmocchiosi mini
Serpeverde, eccetera.
Onestamente,
Quaderno, non sono sicura di poter trovare la forza per raccontartelo.
Più
tardi, magari.
8:05
A.M.
Oh,
d’accordo, è tardi abbastanza.
E
non pensare nemmeno per un momento che io abbia una forte dipendenza da
te, o
che scrivere è l’unico modo che ho per confortare
la mia anima dilaniata, o
niente del genere! Immagino solo che potrebbe giovarmi, sai,
trascrivere quello
che è successo così che, tra dieci anni o
giù di lì, quando sarò ricca e famosa
e perfettamente felice e sposata con Gilderoy All- er, una zitella
molto
allegra, potrò volgermi indietro e ridere.
…Dieci
anni sono davvero un sacco di tempo.
Ma
non ci penseremo.
Quindi,
tutto è cominciato la scorsa notte, quando stavo tentando di
prepararmi per la sessione
di studio privata con Christopher Goldstein, che purtroppo non poteva
più
essere posticipata. Ero riuscita ad evitarlo piuttosto bene per un
sacco di
tempo, o pretendendo di essere diventata misteriosamente sorda quando
mi si
avvicinava dopo una lezione, o simulando terribili attacchi di nausea
che,
tragicamente, mi privavano dell’abilità necessaria
per dedicargli tutta
l’attenzione che meritava. (Un'attenzione assolutamente
platonica e accademica,
ricorda. Ugh.)
Alla
fine, alla fine, mi ha beccata
alla
sprovvista e mi ha sciorinato tristissime storie sulla sua povera,
agonizzante
madre, e quindi ho deciso che avrei dovuto accontentarlo, una volta per
tutte.
E
poi, circa cinque minuti dopo, ho deciso che sarebbe stato di gran
lunga più
piacevole accontentarlo se avessi avuto una non trascurabile
quantità di burro
birra nelle mie vene.
E
quindi, verso le otto meno un quarto, mi sono diretta verso le cucine,
siccome
ero ormai destinata ad incontrare Christopher alle otto, e ho
immaginato che
quindici minuti sarebbero stati più che sufficienti per
tracannarmi almeno una
Burrobirra, se l’avessi fatto molto, molto velocemente.
Comunque,
il mio ingegnoso piano ha finito per essere mandato a monte in maniera
spettacolare.
(Seriamente,
c’è forse qualcosa di nuovo?)
Non
appena sfiorata la pera, il ritratto si è spalancato, e mi
sono ritrovata
faccia a faccia con…
Wimmy.
L’elfo
che mi amava.
L’ho
fissato. Mi ha fissata. Ho deciso che il suo fissarmi era probabilmente
un po’
più intimidatorio del mio, siccome I miei occhi non sono
esattamente della
grandezza di due palle da tennis.
Nella
cucina, alle sue spalle, riuscivo a sentire gli altri elfi domestici
che
sibilavano furiosi.
“Er”
ho detto, infine.
Mi
ha fissata per un altro secondo, prima che i suoi occhioni si
riempissero di
lacrime. Lacrime. Beh, puoi
facilmente immaginare la situazione, Quaderno – non ero
esattamente preparata
ad affrontare delle lacrime! Dovevo già affrontare un
lussurioso minorenne!
Questo, più un elfo dal cuore spezzato, poteva solo condurmi
alla più pura
pazzia!
Wimmy,
comunque, è riuscito a conservare quanta più
dignità possibile – devo dargliene
credito.
“Signorina
Auriga Signorina”, ha detto, con tono rassegnato.
“Ciao,
Wimmy” gli ho risposto debolmente. Onestamente, mi ha quasi
spezzato il cuore,
ed è solo un elfo domestico
davvero
perverso, per l’amor di Dio! A volte penso che
magari sono semplicemente
troppo gentile.
“Wimmy
non è visto la Signorina Auriga molto spesso,
ultimamente”, ha proseguito, con
aria miserabile.
“Erm,
no” ho concordato. “Sono stata un po’
occupata.”
“Col
Professor Snape, Wimmy pensa” ha detto, con un tono che,
suppongo, era stato
studiato per essere superiore e distaccato, ma che in effetti
è
sembrato…devastantemente doloroso.
“No!
No!” ho esclamato. “Assolutamente non col Professor
Snape. Con...vestiti. E
niente letti. E nulla di quello che poteva sembrare, sai.”
Wimmy
ha volto lo sguardo verso di me, i suoi occhi ancora brillanti a causa
delle
lacrime “Davvero?”
E,
sentendomi stranamente commossa, l’ho guardato annuendo.
“Davve—“
“Aspetta!”
si è intromesso un altro elfo, affrettandosi al suo fianco e
lanciandomi
occhiatacce furenti. “Wimmi non ha bisogno di stare parlando
alla professoressa
cattiva, no, proprio no!”
Mi
sono dovuta concedere un momento per processare questo. Voglio dire, io sono la cattiva? Non Snape, che,
negli intenti e nei fini più reconditi, è il male
puro? Non Quirrell, che non riesce a concentrarsi
sull’argomento che
dovrebbe trattare per più di dieci minuti senza avere un
attacco di panico?
Onestamente.
Gli elfi domestici hanno un pessimo metodo di valutazione, te lo dico
io.
Certo,
immagino che avrei potuto fare questo tipo di constatazione anche
qualche tempo
fa, come, diciamo, quando hanno tinto la
mia pelle di viola.
Brrrrrr.
Beh,
comunque, fortunatamente sono stata in grado di superare questo
particolare
incontro con loro senza che un’innaturale colore di pelle mi
fosse inflitto
come punizione. A ben pensarci, è stato piuttosto facile;
Wimmy mi ha solo
fissata tristemente per un momento, prima di permettere
all’altro elfo di
trascinarlo via, io sono entrata, ho preso la mia Burrobirra, ed ecco
tutto.
Quando
sono uscita, sentivo che la serata si sarebbe tutto sommato svolta
ragionevolmente bene, nonostante l’intera faccenda di
Christopher.
E
poi decisi di salire le scale che portavano alla Torre di Astronomia, e
tutto è
cominciato.
Ron
Weasley ed Hermione Granger se ne stavano lì –
senza accapigliarsi, invece
fissavano silenziosamente un punto indefinito verso l’alto,
come se stessero
ascoltando qualcosa. Il che, seriamente, di per sé sarebbe
dovuto essere un
segnale, perché che quei due occupassero la stessa area
vitale in amichevole
silenzio era certamente abbastanza per suggerire l’imminente
Apocalisse.
Questo,
comunque, non mi sovvenne in quel momento; ero piuttosto occupata a
tracagnare Burrobirra.
“Ron?”
chiesi, mentre mi avvicinavo a loro “Hermione?”
Entrambi
si voltarono fissandomi altamente perplessi.
“Che
diavolo sta succedendo?” ho insistito.
“Ron
ha dimenticato i compiti di Astronomia su nella Torre,
professoressa” Hermione
replicò, ancora profondamente turbata. “Siamo
venuti qui per recuperarli.”
“Oh”
dissi; dovevo ancora realizzare quanto fosse strano che avessero avuto
troppa
paura di avventurarsi fin lassù per prenderseli da soli.
“Beh, per me va bene –
su, salite e –“
“C’è
qualcosa…che non va lì su,
Professoressa” Ron mi interruppe docilmente.
“Che
non va?” ripetei, perplessa. “Che vuoi
dir…”
Ma
a quanto pare completare le mia domanda non si rivelò
necessario. Perché dal
piano di sopra—
“COME
OSI?”
Era
la voce di Algernon.
“Uh”
disse Ron, lanciando una breve occhiata su per le scale.
“Sì. Questo era
essenzialmente quello che intendevo.”
“Non
eravamo…sicuri di dover salire” aggiunse Hermione.
“Probabilmente
è meglio che non lo facciate”, replicai, nel tono
più calmo e professionale che
potessi imbastire. “Voi due, tornate al vostro dormitorio
– non preoccuparti
dell’assegno, Ron. Farò in modo di posticipare la
tua data di consegna.”
Il
viso di Ron si illuminò; apparentemente, il permesso di un
insegnante di
rimandare qualche compito era tutto quello che gli occorreva per
dimenticare
completamente il fatto che una caotica battaglia tra la vita e la morte
stava
avendo luogo al piano superiore. “Davvero?
Eccellente!”
Hermione
lo guardò in cagnesco.
Ricordate
le mie parole; tra cinque anni o giù di lì, quei
due staranno certamente
uscendo insieme.
Ma
non ebbi esattamente l’opportunità di rifletterci
su in quel momento; invece,
li scacciai via e poi, completamente terrorizzata, iniziai a salire le
scale.
Mentre
lo facevo, tentai di raffigurarmi lo scenario più tremendo
possibile in modo che quello che avrei effettivamente visto una volta
arrivata
lì sarebbe impallidito al confronto. Quando avevo oramai
raggiunto l’ultimo
gradino, Algernon indossava un tutu, impugnando un telescopio contro
Christopher, che improvvisamente sfoggiava dei sottili baffetti neri e
immergeva il suo viso nel maglione che avevo inavvertitamente
dimenticato lì.
E,
seriamente, in confronto, quello che vidi veramente aprendo la porta sarebbe stata una delusione se non fosse
per la presenza di qualcuno che non mi aspettavo.
Suppongo
che potrei provarci, e farti sembrare abbastanza scioccante che quel
qualcuno
fosse, appunto, Severus Snape, ma siccome già conosci questa
parte, sarebbe un
po’ uno spreco di tempo, no?
Quindi,
comunque, sì. Algernon stava lì, impugnando
– più stranamente che un
telescopio, forse – un bouquet di rose rosse contro Snape,
mentre Snape in
tutta risposta gli riserbava il suo ghigno più inquietante.
Christopher si
manteneva appartato in un lato della stanza, fissandoli entrambi ad
occhi
spalancati ed increduli.
“Ora,
capisco che ti sia difficile, impossibile, lasciarla andare”
stava dicendo
Algernon, con un tono di voce molto basso e molto pericoloso
“ma io credo
proprio che sarebbe molto, molto più saggio che tu la
lasciassi in pace d’ora
in poi. Lei non vuole avere niente a che fare con te.”
“Ti
assicuro, Brightmann, sono davvero terrorizzato”
replicò Snape, riuscendo a
fare del sarcasmo come nessun altro. “Niente fa presagire
un’inevitabile morte
quanto un bouquet di rose a pochi centimetri dalla faccia.”
“Tu
hai dei seri problemi, Snape” Algernon lo informò,
ma in un modo che, potevo
ben immaginarlo, non avrebbe portato a niente di buono, diversamente da
quando
altre persone (leggi: me) possono dirgli la stessa cosa e meritarsi
solo un
sorrisetto divertito. “E benché io lo trovi
semplicemente patetico e non mi
interesserebbe oltre, le tue indesiderate attenzioni la turbano
molto”
“Al
contrario” disse Snape, ed i suoi occhi si illuminarono con
quello che poteva
significare nient’altro che pura malvagità,
“la sua attenzione è difficilmente
qualcosa a cui aspiro- in ogni caso, non posso dire che lei non nutra
una
strana fissazione nel ricercare la mia.”
A
quel punto Algernon lo fissò con un’espressione
decisamente indecifrabile,
prima di poggiare il bouquet su un banco vicino.
Il
sorrisetto trionfante di Snape, comunque, non ebbe nemmeno
l’opportunità di
manifestarsi nella sua compiutezza prima che Algernon si slanciasse in
avanti e
lo colpisse dritto alla mascella.
Allora
io trattenni il fiato, e Christopher urlò
“Voialtri siete dannatamente matti!”
Prendere
un pugno dritto in faccia, apparentemente, non era abbastanza per
distrarre
Snape dai suoi compiti di psico-professore del diavolo. (una devozione
davvero
impressionante, devo ammetterlo.)
“Cosa era quello, Goldstein?”
“Auriga
non può essere davvero interessata a voi, ragazzi,
giusto?” chiese debolmente
Christopher.
“Presumo
tu ti stia riferendo alla Professoressa Sinistra” disse Snape
freddamente. “E
comunque che tu ti sia appropriato del diritto di riferirti a lei con
il suo
nome di battesimo o di criticare le sue scelte romantiche è
una faccenda
davvero discutibile.”
“Scelte
romantiche?” Algernon lo interruppe con ferocia.
“Come se avesse scelto te.
Piuttosto il contrario,
davvero—“
“Vuol
dire che quella storia di lei e la professoressa e l’iguana
era vera?” chiese
Christopher, a bocca
spalancata.
(Dio
Santo. Ma lo sanno proprio tutti?
Non
è proprio il tipo di roba che vuoi si sappia in giro.)
“Scusaci
per un momento, Goldstein” disse Snape, con finta cortesia.
“Quando saremo di
ritorno, io e te dovremo certamente discutere circa gli effetti che i
tuoi
commenti avranno sulla tua Casa.”
E
a quel punto Snape e Algernon uscirono fuori, lasciando indietro
Christopher,
certamente spacciato.
Nonappena
riacquistata l’abilità di muovermi, attraversai la
porta ed entrai in classe.
Questo riuscì a catturare l’attenzione di
Christopher, ma il fatto di avere la
sua attenzione difficilmente mi appariva allarmante, considerando che
il mio
unico vero amore ed il mio…Snape erano approssimativamente a
due secondi e
mezzo dall’uccidersi l’un l’altro.
“Mi
spiace” gli dissi, siccome una scusa mi sembrava stranamente
appropriata, date
le circostanze. “Non sapevo sarebbero stati qui.”
“Sì,
beh.” Replicò Christopher, passivamente.
“Che sorpresa.”
“Già”,
acconsentii.
Ci
fissammo in silenzio per un momento, mentre l’eco attutito di
voci infuriate si
diffondeva dalla balconata.
“Dunque”
dissi, siccome starsene lì in silenzio sembrava suggerire
quel tipo di intimità
che è semplicemente sbagliata sotto trecentoquarantasei
diversi punti di vista.
“Potremmo rimandare? Devo davvero andare e impedirgli di
uccidersi a vicenda.”
“Sì,
forse sarebbe meglio.” Concordò Christopher, la
comprensione nel suo tono
suggeriva una maturità superiore alla sua età. Il
che, considerando la
situazione, non era qualcosa che accoglievo a braccia aperte.
“Ci vediamo a
lezione, Professoressa.”
In
quel momento, ero semplicemente felice di essermi sbarazzata di lui,
ma,
seriamente, avrei dovuto sapere che era stato troppo facile. La
completa mancanza
di umiliazione in quel piccolo scambio di parole sarebbe dovuta bastare
come
avvertimento.
Perciò
riuscì a prendermi completamente di sorpresa quando, prima
di sorpassarmi ed
andare via – piccolo, viscido bastardo – mi
posò una mano sul braccio.
“Se
dovesse mai aver bisogno di qualcuno un po’
meno…” si interruppe, facendo
trapelare un sorriso d’intesa. “beh, sa. Io sono
qui.”
Sfortunatamente,
rimosse la mano prima che potessi schiaffeggiarlo, e scomparve
già per le scale
senza un’altra parola. Dovetti accontentarmi di urlare
“Mi rivolgerò prima
all’iguana, grazie tante!” e avvertii il mio stesso
eco rimbombare per la
tromba delle scale.
L’ho
seguito con lo sguardo, crogiolandomi nella mia miseria per un momento,
prima
di recuperare i sensi e realizzare che Algernon e Snape si stavano
probabilmente accoppando di fuori. E se normalmente non mi piace
immischiarmi
in questo genere di faccende, ho immaginato che avrei potuto sentirmi
un
tantino in colpa se uno dei due fosse morto solo perché ero
troppo
impressionata dal rischio di essere esposta alla vista di un
po’ di sangue o
qualcosa del genere.
E inoltre, onestamente? Algernon
tra i due sembrava il più spacciato. Era semplicemente
troppo buono per trionfare in
qualsiasi modo su
Snape.
E
che lui sopravvivesse mi avrebbe giovato molto più che se
fosse sopravvissuto
Snape.
(Non
che le mie azioni eroiche siano motivate da fini egoistici, niente del
genere.)
Quindi,
ero finalmente riuscita a trovare la giusta motivazione per andare
fuori e
dividerli, quando ho sentito un inquietantissimo scrocchio e ho deciso
che
forse sarebbe stato meglio mantenersi alla larga per qualche altro
secondo. Perché
so quanto Algernon si sarebbe afflitto se fossi accorsa lì
fuori solo per
essere poi colpita accidentalmente da uno dei due! La mia esitazione
era nata
solo dall’amore che provo per lui. Davvero.
E, beh, perché davvero, davvero non sopporto la vista del
sangue. Mi
sento svenire, e occasionalmente mi spinge a blaterare parole
senza senso.
Ma
più che altro è stato per amore!
Quindi,
comunque, le cose sembrarono essersi acquietate un po’, e
decisi che era
abbastanza sicuro avventurarmi sin lì, quindi lo feci. E
uscii fuori giusto in
tempo per vedere le mani di Snape spingere Algernon, che scomparve
lentamente
giù dalla Torre di Astronomia.
E
onestamente, non sono sicura di poter continuare oltre. Suppongo di poter descrivere dettagliatamente di
come
ho urlato a Snape dell’omicida, o di quando la McGranitt ha
scoperto quello che
era successo, o di quando me la sono irrazionalmente presa con Algernon
una
volta avvicinatami a lui e gli ho dato un calcio nella spalla mentre si
contorceva agonizzante sul terreno.
Ma
davvero, non c’è niente che intenda ri-vivere.
In
conclusione, ora sono single, morta di sonno oltre il punto di non
ritorno,
sfoggio i peggiori capelli del mondo e sono in pessimi rapporti con
Snape.
Forse
dovrei andarne a parlare con Christopher, siccome sembra
particolarmente
entusiasta all’idea.
Aha.
Non c’è niente di buono in
tutto questo. Ho
toccato
il fondo del barile.
Ma
almeno la mia pelle non è viola.
8:20 A.M.
Oh, che importa se
la mia pelle non è viola! Sono
completamente penosa!
L’ottimismo è nient’altro che
spazzatura, ti avviso, al diavolo lui! E gli uomini! E…non
lascerò mai più il mio
letto.
Sono in uno stato di completa
devastazione. Niente
su questa terra potrebbe farmi sentire meglio.
Tanto vale
8:32 A.M.
Posso
sposare un elfo domestico?
Perché,
d’accordo, abbiamo avuto i nostri alti e bassi, Wimmy ed io.
Soprattutto bassi.
O possibilmente tutti bassi. Ma proprio mentre stavo per abbandonarmi a
qualche
proclamazione deprimente, è entrato nella stanza e mi ha
guardata per un attimo
prima di chiedere “Miss Auriga sta bene, Miss?”
E
stavo appunto per, sai, pretendere che lo fossi nella speranza che
questo
l’avrebbe fatto dileguare.
Ma
farlo improvvisamente mi sembrò completamente inutile.
Quindi,
invece, risposi, sentendomi sempre più emozionalmente
squilibrata, “No. No,
Wimmy. Miss Auriga è veramente infelice.”
Le
sue orecchie si abbassarono, e avanzò qualche passo verso di
me. “C’è qualcosa,
qualunque cosa, che Wimmy può fare Miss?”
“Qualunque
cosa?” chiesi, tirando su col naso. “Pensavo mi
odiassi.”
“Odiare Miss
Auriga?” ha ripetuto incredulo,
avvicinandosi leggermente. “No, Miss, affatto! Wimmy stava
cercando di farlo,
ma scopre che è praticamente impossibile.” Si
è zittito per qualche istante,
per poi concludere, con reverenza “Miss Auriga è
la signora più perfetta che
Wimmy abbia mai conosciuto.”
E,
beh, cosa avrei potuto fare, se
non
scoppiare in lacrime e gettargli le braccia al collo?
E,
non appena ci siamo allontanati, mi ha rimboccato le coperte,
cantandomi
qualche strofa di You Sexy Thing prima di ritenersi apparentemente
soddisfatto,
decidendo che ero a mio agio, per poi scomparire nuovamente nei
corridoi del
castello.
E’
stato davvero dolce da parte sua, davvero. Non sono nemmeno troppo
infastidita
dal fatto che mi ha lanciato dei bacetti andando via.
E’
vagamente rassicurante, suppongo, sapere che se anche tutti gli uomini
della
mia vita dovessero decidere di scatenare distruzione e devastazione
fino al
punto in cui smarrissi il desiderio di vivere, avrò ancora
il mio elfo
domestico pronto a cantarmi disgustose canzoni d’amore degli
anni settanta alla
fine di una lunga giornata.
E
con questo, credo proprio che proverò a dormire un
po’.
Sogni d’oro, Quaderno.
to be continued
Note della Traduttrice: so di aver abbandonato questa storia a lungo. Ho avuto...dei problemi. Essenzialmente di tempo. School's a bitch. Non credo di poter mantenere la traduzione puntuale come facevo un tempo. Ma non voglio abbandonare questa storia, quindi farò del mio meglio. L'autrice...beh, dubito abbia intenzione di concluderla. E, vi avviso, lì dove l'ha lasciata in sospeso...è DAVVERO in sospeso. Ma comunque. Vi lascio questo capitoletto e vi auguro un buon compleanno di Alanis. Namaste!
PS:
c'è da aggiungere che da quando ho letto il settimo libro la
mia...passione harrypotteriana è andata via via
affievolendosi. Sono le cose tristi della vita.