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Autore: Eppol    06/02/2017    2 recensioni
E’ possibile che due mondi totalmente opposti, contrari e inversi possano mostrarsi invece più che compatibili?
C’è chi dice che chi si assomiglia si piglia, ma c’è anche chi dice che gli opposti si attraggano.
A questo punto, le domande sono molteplici, i dubbi infiniti, e quindi non ci resta che guardare.
Sederci, metterci comodi e aspettare che tutto abbia inizio, sperando che niente abbia mai una fine.
Melanie ha 18 anni appena, e frequenta l’ultimo anno di liceo classico. E’ una ragazza attenta e perspicace, sempre pronta ad affrontare qualsiasi situazione.
A mettere in dubbio le sue scelte future è Cameron, 27 anni, insegnante di Storia dell’arte alle prime armi e alle prese con una classe più che numerosa e con il fin troppo ricorrente profumo di cannella.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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CAPITOLO DUE - CINNAMON CUPCAKESaaaa
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La fila alle poste era interminabile. Seppure dovesse pagare un misero bollettino di poco, doveva aspettare ore ed ore prima di poterlo fare.
Fu proprio per quello, che quando uscì sfinita dalla struttura sospirò esausta.
Fortunatamente quella mattina si svegliò abbastanza presto anche se era sabato, e quindi si accorse che aveva ancora tre lunghe ore prima di dover tornare a casa.
Decise di concedersi una mattinata di puro relax, ed infatti si affrettò ad andare al suo caffè letterario preferito.
Per raggiungerlo dovette prendere l’autobus, e si allontanò di molto dal centro.
Si stupì di trovare così poca gente nell’autobus, e soprattutto di dover aspettare così tanto prima che ne arrivasse uno.
Senza però dar peso a ciò, una volta scesa alla sua fermata, si precipitò per arrivare il prima possibile al caffè.
Era passata già un’ora e poco più, giusto per arrivarci, e Melanie avvertì la madre che non passava per pranzo, che avrebbe mangiato qualcosa per strada e che nel pomeriggio avrebbe raggiunto Gilda in centro per un po’ di shopping.
Quando fu dentro respirò l’odore di caffè, di dolce e di carta e si sentì davvero felice.
Adorava quel posto, adorava i dolci e i libri. A tal proposito ordinò un cupcake al cioccolato e miele, ed estrasse dalla sua borsa un libro di cui mancavano solo poche pagine da leggere.

Avrebbe dovuto correggere il piccolo test che aveva dato ai ragazzi della sua classe, ma non aveva nè la voglia nè la forza.
La sera prima era uscito con Tony e Abram, gli amici di vecchia data che erano sempre pronti a dir di si ad una birra.
Era certo che se avesse incontrato qualche suo alunno in una di quelle sere, avrebbe perso tutta la serietà che aveva dimostrato in quella settimana; Ma infondo, non poteva nè voleva privarsi, a 27 anni, di un’uscita tra amici.
Proprio in onore di quella serietà che tanto aveva mostrato in qualità di professore, decise di uscire di casa con i compiti in borsa diretto al solito posto che offriva non solo un ottimo caffè, ma anche una tranquillità perfetta per correggere quelle poche righe sicuramente copiate o imparate a memoria.
In effetti, fare il professore era esser consapevoli di venir presi in giro ogni secondo, come se gli adulti non fossero mai stati giovani copioni e imbroglioni.
Di solito, quando ogni tanto suppliva qualche professore e gli toccava farlo per alcuni mesi, fingeva che non fossero quelli ai primi banchi a suggerire le risposte corrette agli interrogati, ma adesso si era preso l’impegno di fare in modo che questo non accadesse.
Anche perchè in effetti, come professore non pretendeva molto, solo un minimo di serietà e preparazione; Fortunatamente la classe in cui era capitato aveva molti elementi validi.
Sicuramente una di questi elementi validi era Price, seduta in prima fila esattamente di fronte alla cattedra. Sempre attenta e preparata... Ed anche un po’ lecchina.
Preparato era anche Allen, l’omone che non smetteva di fissare le tette a.. com’è che si chiamava? Ah si, Cooper. Lei invece era davvero poco attenta, non ascoltava nemmeno mezza parola pronunciata e passava il tempo ad ammirare le sue unghie palesemente finte e glitterate.
Poi c’era Turner, quella ragazzina tutto pepe e con la testa tra le nuvole.
Cameron si era più e più volte fermato a fissarle i capelli, e ogni volta che la incrociava per i corridoi non poteva non ostinarsi a capire quale profumo emanasse.
Era una ragazza davvero preprata, e lo capì quando ad una domanda su Michelangelo, che faceva parte di un programma svolto almeno un anno prima, lei rispose in modo impeccabile, senza far riferimento a nulla che fosse scritto sul libro, ma a cose che in quella classe solo lui, qualche vecchio libro non scolastico e la sua alunna conoscevano.
Prima di entrare nel solito caffè, lui capì perfettamente perchè la ragazza dai capelli ribelli era così preparata.
Riuscì a scorgerla attraverso la vetrina del bar, seduta ad un tavolo nascosto in un angolo, con un libro dalla copertina bianca che lui conosceva fin troppo bene: Michelangelo: a life on paper.

”Se vuole un consiglio, legga qualcosa di più adatto al programma che dovremmo svolgere quest’anno”
Melanie scattò in piedi, credendo di averlo immaginato. Ma non appena si voltò alla sua sinistra, si accorse che non era frutto della sua fantasia.
”P-professor Carter!” Le uscì una voce tremendamente stridula.
”Melanie.” La salutò, e a lei arrossì di imbarazzo.
Carter aveva una voce calda e penetrante, e sentire il proprio nome venir pronunciato in quel modo le fece mancare un battito... Ed anche il respiro. “Posso sedermi qui con lei, o aspetta qualcuno?”
La ragazza sussultò. “Sì, cioè no.. non aspetto nessuno!” Esordì fin troppo ad alta voce, facendo ridere non solo l’uomo che aveva di fronte ma anche una donna che stava passando di lì in quel preciso momento.
Senza troppe parole il professore si sedette esattamente di fronte a Melanie, e la ragazza si sentì esageratamente a disagio.
Ma quanto era sfacciato nel chiedere ad una sua alunna se potesse sedersi al tavolo con lei? Era ovvio che non fosse una cosa normale, ed infatti Mel sperava stesse scherzando. Ma no, era fin troppo serio e se ne accorse quando al tavolo arrivò un cupcake alla cannella.
”Ecco a lei, Cameron, come al solito il dolce del giorno.” Sorrise cordiale la cameriera che poco prima le aveva servito il suo dolcetto.
Cameron. Che nome dannatamente perfetto per un uomo così.. bello.
Si fermò a fissarlo, mentre parlava di qualcosa che nemmeno stette a sentire con la cameriera.
Aveva dei capelli nero corvino abbastanza lisci che gli ricadevano morbidi e disordinati sulla fronte. Gli occhi, anch’essi neri, erano di una profondità assurda, e il solo fissarli dava una sensazione di vuoto che nemmeno cadendo da un dirupo si sarebbe avvertita.

Aveva un profilo bellissimo, e pensò che avesse sbagliato decisamente lavoro.
Come diamine aveva fatto quel giorno, la prima volta che si videro, a non far caso alla sua bellezza? Era evidentemente troppo presa dal fatto che avesse fatto ritardo per badarci, non c’erano altre spiegazioni.
Di lì a poco, tutte le studentesse sarebbero impazzite per lui, così come stava facendo lei.
Stava cadendo in un clichè tipico, l’alunna che si perde per il proprio insegnante.
Che, tra parentesi, di sicuro non si sarebbe cagata nemmeno di striscio.
Sorrise divertita dai suoi pensieri, e involontariamente richiamò l’attenzione dell’uomo che smise di parlare con la cameriera e tornò a fissarla proprio come in classe.
”Mh, cannella” Sussurrò ammirando il dolcetto e forse dando voce ai propri pensieri, e quella voce fece impazzire nuovamente Melanie.
Non era mai stata una ragazza tanto facile da attirare, ma sta volta, sarà per il fascino dell’uomo più grande, o semplicemente perchè Cameron aveva un fascino tutto suo, si sentì maledettamente attratta da lui e dalla sua voce.
Si impnotizzò sta volta a guardargli le mani, le dita lunghe, sottili e curate, non portava anelli nè bracciali, e Mel non si stupì affatto: Sembrava essere proprio quel tipo di uomo che non possiede tratti distintivi oltre che all’immensa bellezza, quelli che non hanno bisogno di mettersi in ghingheri per farsi notare e che, anzi, con la camicia un po' maltrattata e i capelli scompigliati sono ancora più attraenti.
Si accorse solo dopo che dalle mani si era spostata alle braccia, poi alle spalle ed infine al collo che spariva dentro la maglia grigia che lasciava però in bella vista un po’ di clavicola e quel maledettissimo pomo d’adamo che sembrava volerla chiamare.
Si trovò a degludire vistosamente, accortasi del fatto che il suo insegnante la stava fissando, forse sentendosi lo sguardo puntato addosso.
”Le piace?”
”Eh?”Mel strabuzzò gli occhi. Come diamine poteva chiederle una cosa simile?
Cioè, ovvio che le piacesse ciò che vedeva, ma era assurdo che glielo chiedesse!
”Il libro, Melanie, parlo del libro.” Sorrise malizioso. L’aveva fatto di proposito! Ne era più che sicura, ma non poteva dargliela vinta.
”Sì, mi piace, altrimenti non l’avrei appena finito” Commentò acida.
”Oh, non sa quante cose che non mi piacciono sono costretto a fare..” Sbuffò, senza alcuna apparente malizia.
Eppure, Mel in quella frase ci vide troppe cose sottointese e nascoste.

Cannella, era cannella.
Cameron era sicuro: Il profumo che sentiva ogni volta che le era vicino era cannella.
Anche quando finì il suo dolce sentiva ancora stampato perfettamente nelle narici quell’odore.
Era qualche minuto che i due erano in silenzio, ed ogni tanto lui la scorgeva a fissarlo sott’occhio, e lui di ricambio le sorrideva.
Aveva capito di avere una certa influenza su di lei, così come l’aveva sulla maggior parte delle donne. Per questo Cameron non si stupì mai di come Melanie lo guardava.
La cosa che però stupì se stesso era il modo in cui lui guardava lei, il modo in cui lui la provocava attraverso le parole e gli sguardi.
Doveva capire cosa l’attraesse di quella ragazza, che era fin troppo ordinaria.
A lui piacevano le bionde, ma non quelle vuote e senza cervello. E invece Melanie era di un colore poco definito. I suoi capelli erano lunghi, e sotto la luce erano di un mogano intenso, ma al buio sembravano quasi neri. I suoi occhi poi erano un tutto dire.. non sapeva nemmeno di che colore fossero, ma il suo sguardo lo attiravano come un magnete.
La prima volta che la vide pensò che in effetti era davvero bassa per la sua età, ma si sa, l’altezza in una donna non è mai stato un problema.
”Cosa pensa della materia che insegno, Melanie?” Le chiese tutto ad un tratto, estraendo dalla borsa i test da correggere. Voleva conoscerla.
”Penso che sia una delle mie materie preferite. E non lo dico solo perchè c’è qui lei, semplicemente è così.” Rispose facendosi cogliere nuovamente preparata.
”E cosa le piace così tanto?” Incalzò.
Melanie lo fissò per qualche secondo negli occhi, e lui fece altrettanto costringendola a cedere.
Non avrebbe retto per molto il suo sguardo, e il fatto che dopo poco passò a fissare il suo dolce ancora perfettamente intatto ne fu la prova.
”Mi piace conoscere il progresso culturale dell’umanita. Chiunque potrebbe pensare che questo possa essere studiato attraverso qualsiasi materia umanistica, come la filosofia ad esempio, ma non è così.” Prese una pausa molto breve, giusto il tempo di riprendere fiato. “La filosofia è un pensiero, e come tale è facilmente influenzabile dalla situazione politica e sociale del tempo in cui esso si sviluppa.”
Cameron sorrise. “Ah, perchè l’arte non è una forma di pensiero?” Ce l’aveva in pugno. Sarebbe crollata.
”Ecco, non la facevo così.. vuoto.” Sussurrò a se stessa, e torno subito a fissarlo negli occhi. “L’arte è una manifestazione del pensiero. Il che è differente, se mi permette. Seppure io avessi un mio pensiero simile ad uno suo, il nostro modo di rappresentarlo sarebbe certamente diverso, non trova?” Cameron la vide sistemarsi meglio sulla sedia, accavallando le gambe, portando i gomiti sul tavolo e sporgendosi di più verso di lui. Il tipico atteggiamento di chi sa il fatto suo, di chi non ha paura ad esporsi perchè sa di aver ragione, e questa cosa gli piacque non molto. A quel punto lei continuò a parlare e Cameron era sicuro che lei sapesse cosa stesse dicendo, ma lui... Lui aveva smesso di ascoltarla.

Era ormai incatenato con lo sguardo a fissare quelle labbra rosa che si muovevano veloci, affamate di dimostrare di sapere quel che dicevano.
Aveva anche scordato per un attimo la sua improvvisa fissazione per la cannella, incantandosi a vedere quelle labbra arrossate che adesso venivano torturate dai denti.
”Professore.. mi ascolta?” Chiese fissandolo lei, senza smettere di mordersi il labbro inferiore. Il problema era che nel suo sguardo non c’erano tracce di malizia. Lo faceva involontariamente, senza nemmeno farci caso. Come quel lunedì quando la chiamò alla cattedra per chiederle dei puntini.
Cameron scattò all’impiedi, la fissò per un attimo e poi si alzò per andare alla cassa.

Che diamine gli era preso? L’aveva forse offeso dicendogli che fosse vuoto? Certo aveva esagerato, ma l’aveva fatta innervosire. Ad un certo punto aveva smesso di ascoltarla, tant’è che Melanie era convinta che se avesse iniziato a parlare di quanto fossero buoni i peperoni lui gli avrebbe risposto che erano opera di Brunelleschi.
Appena lo vide alzarsi e andar via, lasciando i compiti non ancora corretti sul tavolo, si chiese se il suo l’avesse già letto.
Certo che no, perchè avrebbe dovuto... Però era quello più in vista, eppure lei ricordava di averlo consegnato per prima e quindi doveva essere quello più “nascosto”.
”Andiamo, l’accompagno a casa.” Si sentì dire tutto d’un tratto.
La ragazza strabuzzò gli occhi. Avrebbe tranquillamente potuto prendere l’autobus e... “Devo pagare il conto!” Esclamò.
”Ho già fatto.” Annunciò scuro in volto “Fuori piove e gli autobus pomeridiani scioperano. Non credo lei voglia tornare a piedi sotto l’acqua”
”Posso chiamare i miei, o prendere un taxi, non si disturbi..”Constatò lei, incapace di accettare quella proposta che sentiva avrebbe portato a nulla di buono.
Nonostante ciò però, il professore insistette affinchè lei dicesse di sì.
Iniziarono a camminare svelti sotto la pioggià che incessante batteva sulle loro teste, fino a quando mr. Carter non si fermò e prendendola per un braccio l’attirò a se. “Siamo arrivati, questa è casa mia.”
”C-cosa?” Strabuzzò gli occhi Melanie. Non le sembrava interessato a lei in quel senso, nè tanto meno credeva fosse un maniaco. E allora perchè portarla a casa sua?
”La macchina è in garadge, ci diamo una sistemata e partiamo.. Prenderemmo un’influenza così.” E indicò la sua maglia grigia fradicia che aderiva perfettamente al petto.
E che petto, pensò Melanie. Avrebbe dovuto aspettarselo, da un uomo poco più che venticinquenne. Restò però comunque stupita e imbarazzata, e pregò che lui non se ne accorgesse.
Quando entrarono in casa, Melanie si meravigliò del profumo di fiori e di fresco che le inondò le narici. Tutto attorno a lei era al proprio posto, dalle foto messe perfettamente simmetriche sul mobiletto all’entrata, ad una penna e un taccuino messi sistematicamente a caso sul tavolino di fronte al divano.
Era una casa fredda. Lo sentiva lontano un miglio che su quel divano nessuno si fosse mai seduto, che quel camino stupendo nessuno l’avesse mai acceso e soprattutto che quella cucina così meravigliosamente attrezzata e in ordine nessuno l’avesse mai usata.
Un po’ le fece pena il suo professore. Sembrava così solo, e dalle poche foto che riuscì a vedere nel lasso di tempo che impiegò ad attraversare il largo corridoio, si accorse che aveva poche persone vicine.
C’era una foto con due ragazzi, il professore al centro con un boccale di birra in mano, sorridente. In un altra foto invece era raffigurato con in braccio una bambina bionda e di fianco una donna sulla cinquantina... Probabilmente sua madre e sua sorella, ipotizzò.
Nell’ultima foto che vide, infine, c’era solo una ragazza. Una ragazza dai lunghi capelli neri che sorrideva felice a chi, evidentemente, le stava scattando la foto. Probabilmente lo stesso professore.
Non vide altro, semplicemente perchè le luci automatiche si spensero e il professore la invitò ad andare in bagno, mostrandole un phon e delle asciugamani da poter usare per tamponare un po’ l’acqua che le aveva inzuppato non solo i capelli, ma anche i vestiti.



Angolino~
Ed eccoci al secondo capitolo >///< E' un po' più lughino, ma spero vi piaccia comunque.
Alloooora, sono felicissima del fatto che la storia sia stata non solo recensita ma anche inserita tra le preferite e le seguite *///*
Grazie mille <3
Comunque qui vengono descritti sia Mel che il nostro amato professore u.u
E... che altro dire.. Sono innamorata del mio OC. Basta.
Avevo promesso che avrei inserito anche un'immagine dei personaggi, ed ho mantenuto la promessa u.u
Spero che Melanie vi piaccia, ma siete liberi di immaginarla come volete!*-*
Bacini baciotti <3

  
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