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Autore: _Dafne Johnson_    08/02/2017    3 recensioni
(In collaborazione con cassieDragon2002)
La magia non ha portato con se´ solo progressi, ma anche oscuri e antichi pregiudizi. Il sangue è ciò che conta...o almeno per le famiglie più vetuste.Ma i bambini non hanno preconcetti e vivono cercando libertà e compagnie per i giochi:proprio per questo due bambine appartenenti a due mondi distinti impareranno a fidarsi l´una dell´altra e a ricucire, nel loro piccolo, l´antica frattura. Andy, una bimba ribelle e sempre piena di energie, spesso scappa dall' orfanatrofio in cui vive alla ricerca di avventure; Layla, sottoposta a quei pregiudizi fin da piccola e a un rigido schema di vita, che trova conforto nella sua amica, sebbene molto diversa da lei.
-La vita non è un gioco. Non puoi avere amicizie che non puoi coltivare, sopratutto quelle. Devi scegliere.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Draco/Pansy, Harry/Ginny, Rodolphus/Bellatrix, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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-E’ arrivata?- Narcissa Malfoy guardava con ansia il marito, comodamente seduto su un divano di velluto di Villa Malfoy.- Non sopporto questa calma atroce.
-Non si può di certo parlare di calma, con quei due che schiamazzano di sopra.-Lucius si riferiva a sua nipote e suo figlio che giocavano rumorosamente nella camera di quest’ultimo.
-Sono bambini, Lucius… la lettera, piuttosto, non doveva arrivare adesso?
-Un po’ di pazienza, donna! Arriverà sicuramente fra poco.- le rispose un poco scocciato il marito. Dopo pochi minuti, infatti, un gufo bruno picchiettò alla finestra portando una lettera legata alla zampa: Lucius l’aprì per far entrare l’animale e una folata di vento gelido penetrò dalla finestra, facendo rabbrividire Narcissa.
-Un gufo bruno-mormorò lui alzando le sopracciglia- non deve disporre di enormi quantità di denaro per servirsi di un animale del genere.- Seguirono alcuni minuti di silenzio nel quale si poté udire solamente il dolce scoppiettare del camino e i sospiri impazienti di Narcissa che vagava con lo sguardo dallo scalone che conduceva al piano superiore al marito, aspettando una sua risposta.
-E…ebbene?-chiese rompendo il silenzio.
-Ebbene, temo che non ce la faranno.- a quella risposta, Narcissa  si abbandondò sconsolata sul divano.
-Perché salti a una così affrettata sentenza? Cosa è successo di preciso?
-Ho cercato di portare… più gente del consiglio dalla nostra parte, ma senza risultato. Lo sai bene anche tu, ora che l’Oscuro Signore è scomparso, di certo non conveniva torturare quegli Auror in quel modo. Contando anche che non posso convincere più membri possibili così apertamente.
-Oh, Dio! Perciò non c’è proprio più speranza?-chiese più angosciata che mai, portandosi le mani alla bocca e iniziando, a tremare.
-E non è tutto –rispose lui riguardando la lettera- Ci sono altri pezzi grossi che influenzeranno molto la valutazione finale, come quel babbanofilo di Albus Silente e l’Auror Moody.
-No…Bella…- sentenziò la moglie tra i singhiozzi- e adesso… adesso… chi si prenderà cura di Eleanore?
-Quello è un altro problema. Tu cosa ne vuoi fare?
-Non possiamo lasciarla in un orfanatrofio con quei bambini babbani! Sarebbe…crudele… e in qualsiasi caso oltraggioso per la bambina…
-Ovviamente sì- rispose Lucius alzando gli occhi- cosa proponi, allora?
 -Potremmo prendercene cura noi, così lei e Draco crescerebbero insieme.- azzardò lei, smettendo di piangere.
-Narcissa. –disse lui avvicinandosi a sua moglie- devo ricordarti la posizione instabile in cui si trovano i suoi genitori? Ora che saranno probabilmente sbattuti ad Azkaban…suvvia, non fare quella faccia, sai che accadrà! Dicevo, in un clima così bollente per la cattura di una grande mangiamorte, ti sembra saggio…per noi... addossarsi la loro figlia?
-Ma Bellatrix è mia sorella …e tua cognata! Ed Eleanore è nostra nipote, non puoi lasciarla così… a marcire in un buco di schifosi babbani!
-Devo ricordarti in che posizione ci metterebbe quella bambina?!?
Era raro che Lucius e Narcissa alzassero la voce in quel modo, motivo  per cui i bambini, dalla camera di Draco, si insospettirono.
-Ma… non avevo mai sentito gli zii litigare. Vado a vedere!-Layla posò a terra la provetta che aveva in mano e si precipitò verso la porta.
-Ehi! Voglio vedere anch’iooo!- si lamentò Draco. Layla ci pensò su un attimo e rispose con aria furbetta.
-Beh, sì, ma ti ricordi l’ultima volta in cui mi hai seguito, al tuo compleanno? Ti eri spaventato a morte! E poi, se i tuoi genitori ti vedono, di sicuro ti mettono in castigo! Stai qui! - detto questo, scese piano piano le scale e lasciò nella sua camera un imbronciatissimo Draco.
-Quello che intendevo dire era semplicemente che ora che Rodolphus e Bellatrix faranno la fine che faranno ad Azkaban, non pensi che sia il caso di allontanarsi da questa faccenda per un po’, quantomeno?- le disse in un tono più pacato.-Non so che fare di quella bambina, sinceramente.
-Lucius, suvvia, è troppo piccola per avere a che fare con il Signore Oscuro, e del resto siamo i parenti più prossimi, chiunque darebbe per scontato che alloggiasse da noi !
Il marito sembrava quasi cedere  non avendo tenuto in conto le parole della moglie, tuttavia si arrampicò su un ultimo tentativo di affibbiare quella piccola peste della nipote altrove. -Non è detto… i tuoi genitori, Cygnus e Druella…
-Oh, ma Lucius…hanno un’età troppo avanzata per occuparsi di qualsiasi bambino, senza contare che Eleanore è già vivace di suo…inoltre li conosco, affiderebbero la bambina ai domestici e non se ne occuperebbero per niente! Vuoi che tua nipote cresca così isolata dal resto dei suoi coetanei?
-D’accordo, allora!- ne seguì qualche attimo di silenzio- può stare qui. Voglio però che trovi tu le parole adatte per spiegarle la faccenda, intesi?
-Certo.- sorrise- possiamo dirle che deve trasferirsi per un po’ qui da noi. Quando sarà in grado di comprendere, saprà tutto.
Layla non credeva alle sue orecchie: mamma e papà in prigione? Ad Azkaban, per giunta! Era sicura non potessero mai fare niente che non avesse una buona motivazione! Magari come quell’uomo, quel Prewett, che era stato ucciso perché aveva fatto il cattivo… ma se i suoi genitori avevano solo punito chi se lo meritava, perché mai ora erano costretti ad andare ad Azkaban? Magari aveva capito male, sì, doveva essere per forza così. E se quelli che li volevano mandarli in prigione avessero sbagliato persone? Quanto sperava ci fosse un malinteso dietro…
Purtroppo nei giorni seguenti le fu confermato ciò che aveva sentito: gli zii la presero in disparte e dissero ciò che si aspettava, ovvero che i suoi genitori sarebbero partiti presto e avrebbe vissuto con loro. Tentò di chiedere il perché di un così lungo viaggio, ma le venne risposto dalla zia, molto dolcemente, che avevano tante faccende da sbrigare, faccende che lei non poteva ancora capire perché era solo una bambina di cinque anni. Ovviamente non poteva più contestare a quella risposta, così stette al loro gioco; nonostante fosse assai difficile non guardare mamma e papà senza un’incredibile malinconia, sapendo che sarebbero presto andati in un luogo di cui lei, per sua fortuna , sapeva ancora poco.
Era gennaio e faceva molto freddo, quando  gli zii accompagnarono Layla in un posto che aveva visto pochissime volte e che sempre la stupiva per la sua grandezza: il Ministero della Magia. Nonostante volesse rimanere ad ammirare molte cose, come l’enorme fontana dorata all’ingresso, seguì il passo svelto degli zii  e cercò di atteggiarsi come le avevano insegnato. Scesero ai piani inferiori  attraverso un ascensore con griglie dorate che a Layla ricordavano un po’ una prigione, cosa che le mise ancora di più tristezza pensando alla sorte dei genitori, e strinse di più la mano della zia. Era strano, di disse, c’erano un mucchio di persone vestite di nero ai piani inferiori, e parecchi giornalisti e fotografi invadenti che mormoravano qualcosa riguardo a un processo, con un tono che tradiva la loro eccitazione: però, appena vedevano i Malfoy e la piccola Layla, si zittivano subito e si impegnavano in qualche saluto e persino degli inchini impacciati, che zio Lucius ignorava apertamente.  Dopo aver superato quel lungo corridoio, venne aperta una porta che conduceva a una stanza, priva di mobili e col soffitto piuttosto alto. I suoi genitori erano in compagnia di suo zio Rabastan, e un ragazzo dai capelli color paglia seduto nell’angolo che singhiozzava, con la testa china e i gomiti appoggiati sulle  ginocchia: continuava a ripetere e mormorare qualcosa come “Era mio padre…mio padre…”
-Eleanore.- sua madre la chiamava a sé,  allargando le braccia ma mantenendo freddo lo sguardo. La bambina sapeva che avrebbe dovuto mantenere una certa formalità, ma non riuscì ad evitare a correrle incontro, pur sapendo che sarebbe andata incontro a un bel ceffone, che con sua grande sorpresa non le arrivò: stupida da ciò, non fece nemmeno caso a suo padre che appoggiava la mano sulla sua spalla. Fu un abbraccio rigido che durò pochi secondi, poiché Bellatrix la scostò quasi subito.
-Dunque… comportati bene d’ora in poi.  Dai ascolto agli zii.
-Sì, mamma. -rispose Layla iniziando a piagnucolare. La donna si chinò verso di lei, così che Eleanore  ebbe modo di notare uno sguardo che non le aveva mai  rivolto prima: era carico di complicità e comprensione, quasi come bambine che avessero appena combinato una marachella.
- Ritorneremo. Alla prima occasione, ritorneremo. –lo sguardo di Bellatrix tradiva l’eccitazione e la sicurezza che in quel momento sembravano così inappropriate e prive di senso alla figlia. Dovevano andare in prigione, di certo non potevano scegliere loro quando uscirne. Forse tutti gli amici dei suoi genitori avrebbero pensato a qualcosa… avrebbero convinto tutti che erano innocenti e non meritavano di stare ad Azkaban. Si limitò ad annuire poco convinta alla madre, mentre il padre si chinò verso di lei per rivolgere un ultimo saluto: non accennò niente riguardo al ritorno,  ma si limitò a un semplice e formale “arrivederci” e a un abbraccio rigido.
                Dopo poco tempo, alcuni uomini al servizio del ministero li raggiunsero e li condussero via: Layla osservò le figure dei genitori allontanarsi lungo il corridoio, prima che la porta venisse chiusa; senza sapere che avrebbe passato i successivi anni senza avere loro notizie, a crescere esattamente come loro avrebbero voluto, secondo le regole della famiglia Malfoy che ben si confacevano a quelle a cui era abituata; senza la possibilità di avere spiegazioni dai diretti interessati, non appena avrebbe scoperto la follia che si nascondeva dietro alla falsità di una ricchezza ed eleganza così ostentate. Fu così che Layla vide per l’ultima volta i suoi genitori e, nonostante fosse stata educata a non far trasparire emozione alcuna dal suo volto, non riuscì ad evitare di scoppiare in un pianto silenzioso, strizzando gli occhi e mordendosi la lingua per evitare ciò che a un bambino della sua età sarebbe venuto normale: piangere. 
   
 
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