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Autore: _Charlie_    11/02/2017    1 recensioni
Il pericolo incombe.
Le streghe della Congrega si preparano a fare ritorno.

Arya Mason è una ragazza di sedici anni che vive a Rozendhel, Virginia. Ha lunghi capelli color rosso ciliegia, occhi verdissimi, e un passato da dimenticare. Una Visione, una Chiave ed un Portale segneranno l'inizio di una guerra da cui non potrà tirarsi indietro.

Ma quali sono le schiere del Bene? Innanzitutto, esistono davvero?
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 33:

 

La Muraglia del Drago

 

 

Al contrario di Rhona, il volto di Arya non conobbe alcuna espressione di sorpresa.
Poco prima che Hazelle morisse all'interno della Dimensione, infatti, le due streghe della Congrega avevano avuto un lungo colloquio sull'eventualità che Zehelena si trovasse proprio alle Scogliere di Moher e che quei sogni non fossero altro che inviti a raggiungerla.

« Sì, ci stavo pensando anch'io » rispose la ragazza, gli occhi rivolti unicamente ai suoi anfibi consunti: « dopo questo incontro, andrò in Irlanda. Scoprirò una volta per tutte se Zehelena è ancora lì, a custodire i Frammenti ».
Rhona alzò un sopracciglio, scettica: « non penserai mica di andare da sola? Qualcuno dovrà accompagnarti, proteggerti in caso di attacco. Sei molto preziosa per questa guerra, dobbiamo tenerti in vita ».
« Vorrebbe affiancarmi qualcuno? Oh, no! La prego, faccia scegliere a me » disse Arya: « insomma, io opterei per la mia Congrega ».
« La tua Congrega? » Ripeté Rhona, divertita: « da quando ti sei presa quest'onere? Noto malvolentieri che Cassandra Van Houten e quell'altra strega senza lingua siano alquanto... slegate dalla tua figura. Il capo di una Congrega dovrebbe tentare di mantenere uniti tutti i suoi elementi e non penso che tu ci stia riuscendo ».
Arya dovette prendere un lungo respiro – non le piaceva affatto quando le si rivolgevano con quel tono di voce. In tutt'altra circostanza, probabilmente, non l'avrebbe permesso neppure ad una donna che stimava tanto come Rhona. Raddrizzò la schiena, incrociò le braccia dinanzi al petto e s'impose la calma: « non abbiamo mai avuto un capo del genere. Hazelle non ha mai fatto niente affinché noi ci sentissimo parte di una famiglia » continuò, sfidando gli occhi di Rhona – i quali tornarono ad annegarla, ma lei questa volta resistette: « nonostante tutto, Hazelle ha lasciato a me il compito di gestire questa Congrega. Cassandra tenta di rubarmi il posto, lo so per certo... ma non l'avrà vinta. Sarò io a prendere il comando ».
« E ne avresti pieno diritto » Rhona sorrise, facendo per alzarsi in piedi: « ma presta attenzione agli elementi. Sai, ho partecipato a numerosi funerali di streghe potentissime... donne che erano in grado di spazzare via una montagna, un palazzo, qualsiasi cosa, ma non l'odio delle loro seguaci ».
« E cosa potrei fare al riguardo? » Anche Arya abbandonò la sua sedia: « Cassandra mi odia e Cinnamon prende così tante medicine che le volte in cui mi riconosce sembrano un evento. Mi resta solo Beckah ».
Rhona fece spallucce, sfilando sino alla porta dello studio: « la tua Congrega sorgerà presto. Fatti valere, giovane Arya. Mostra a tutti chi è la strega più forte, chi è la vera Guardiana del Fuoco Aureo ».
« Sì, ma... » Arya tentò di arrestarla sulla soglia, ma fu fatica sprecata.
« Ci vediamo giù » la congedò Rhona: « porta i tuoi amici ».
Se si rivolge così anche a tutte le altre, prima o poi sarò io ad assistere al suo funerale!
La ragazza sbuffò, scuotendo la testa: ogni strega all'interno del Rifugio apparteneva ad una Congrega distinta e aveva delle compagne affidabili con le quali poter trascorrere intere giornate ad allenarsi al piano terra, nelle stanze adibite esclusivamente ai combattimenti magici e non. Arya si domandò come diamine facessero ad andare sempre d'amore e d'accordo. Tra lei e Cassandra, rifletté, non ci sarebbe mai potuto essere un rapporto simile; si erano odiate sin dal primo momento in cui i loro cammini si erano tristemente incrociati, e persino dal giorno in cui erano state condotte lì, Cassandra aveva tentato in ogni modo di evitarla: persino a mensa, quando la vedeva spuntare dalla porta, era solita raccogliere il vassoio e immischiarsi ad altra gente con la quale non aveva mai intrattenuto un semplice dialogo.
Non condividevano la stessa camera, non dormivano insieme e quindi gli unici istanti in cui si dovevano per forza incontrare erano agli allenamenti – dove finalmente Cassandra poteva tentare di ammazzarla con gli incantesimi più disparati. Una volta, Arya la sorprese ad invocare un serpente di enormi dimensioni e scagliarglielo contro. Si risvegliò in infermeria due ore più tardi, quando i medici le tirarono via tutto il suo veleno.
Quante ne stava passando per colpa sua? E quante ancora ne avrebbe dovute sopportare?
Uscì fuori dallo studio e mantenne un'andatura piuttosto lenta sino al primo piano, dove trovò le porte spalancate della mensa. Allora, si mise a correre – facendo attenzione a non colpire nessuno spigolo dei tavolini di legno e a buttare per terra qualche piatto o bicchiere di plastica.
Quella mattina, le pareti del refettorio avevano deciso di dipingersi di un soffice color beige.
« Ragazzi! » Esclamò ancora da lontano: « ragazzi, ho da dirvi una cosa! »
Seduta vicino al bancone, dunque, trovò la sua solita combriccola: c'era Darren intento a scavare con un cucchiaino il fondo di una vaschetta di uno yogurt, Beckah e Quinn che stavano bevendo rispettivamente un caffè macchiato ed un tè al limone, ed inoltre c'erano Logan e Oliver impegnati a chiacchierare amabilmente.
« Era ora! Dove ti eri cacciata? » Esclamò proprio quest'ultimo, accennando ad un sorriso – aveva il ciuffo biondo sparato in aria e l'orecchio sprovvisto del suo solito dilatatore. Indossava un maglione verde ed un paio di jeans lunghi (Arya si domandò se non stesse morendo di caldo). Il suo sguardo era sereno, al contrario di quello di Logan che appariva sempre preoccupato e inquieto; normale, pensavano tutti, era da poco tempo che faceva parte di quel mondo e in più non sapeva ancora che fine avesse fatto la sua famiglia. Aveva gli occhi assenti e contornati dalle occhiaie, le labbra serrate ed i pugni chiusi sotto la tovaglia, abbandonati sulle ginocchia.
« Com'è andata con Rhona? » Le chiese Darren, facendole cenno di mettersi seduta accanto a lui.
Arya scosse la testa: « è stata molto impegnata a radunare le streghe di tutto il mondo, per aiutarci con la nostra causa! »
« E loro che hanno risposto? Combatteranno con noi? » La interruppe Quinn, accarezzandosi la sua lunghissima criniera bionda – l'unica cosa che le ricordava di essere ancora Quinn Lloyd, e non una di quelle ignoranti streghe da quattro soldi che non sapevano nemmeno cosa fosse l'abbinamento di due colori caldi!
« Probabilmente, sì! »
« In che senso “probabilmente”? » Riprese Oliver, un sopracciglio alzato: « verranno con noi, poi se vedranno che la situazione non è delle migliori... ». « No, Oliver » tagliò corto Arya, ancora in piedi accanto al tavolo: « non hanno ancora preso una decisione in merito alla guerra. O meglio, alcune di loro temono il ritorno di Morgante e hanno subito detto di no... le altre devono ancora convincersi del tutto e per questo le incontreremo alla Muraglia del Drago!»
Beckah, che fino a quell'istante era rimasta in silenzio, si alzò in piedi e, con una gioia tutt'altro che giustificata, esclamò: « e quando partiremo? Adesso? Oh, non vedo l'ora! »
« Sei già stata in quel posto? » Le domandò Quinn, voltandosi nella sua direzione: « la Muraglia del... Faro? »
« Si chiama la Muraglia del Drago! » La rimbeccò lei: « non ci sono mai stata perché è un luogo sacro, che appare soltanto in certe determinate circostanze. La leggenda narra che sia stato il respiro di un drago a darle forma, e la Comunità Magica la sfrutta da secoli per le riunioni più importanti e per prendere le decisioni più severe. Anche lo Scisma delle Streghe dell'Impurità e della Natura è stato concordato lì! »
« Ma dove si trova esattamente? » Debuttò Logan, la voce rauca.
« Non lo so » gli rispose Arya, le mani giunte dinanzi al petto: « ci porterà Rhona... ci sta già aspettando al piano terra ».
« Ma dobbiamo venire tutti? Anch'io? » Chiese Quinn, preoccupata che qualcuno potesse intendere la sua doppia natura: « al Rifugio tutti sanno che io sono un demone... ma quelle streghe, no. E se si dovessero accorgere di qualcosa? »
« Sta' tranquilla, Quinn » Darren le prese una mano: « in caso uccideranno entrambi ».
« In realtà, ucciderebbero anche noi » Oliver e Logan mostrarono i loro polsi: « abbiamo i Braccialetti dell'Antico Circolo ».
Scoppiarono a ridere, tutti tranne Arya – la quale, per poco, non si mise ad urlare: « basta! Nessuno verrà ucciso! Ora, per favore, prendete tutto ciò che dovete prendere e scendiamo al piano terra. Rhona ci sta già aspettando! »
« Ma perché dobbiamo venire anche noi? È questa la cosa che non capisco, sinceramente » disse Beckah: « cioè, sono felicissima di andare! Non mi fraintendete! Ma non ne trovo il motivo ».
« E poi cosa dobbiamo fare? » Riprese Darren: « ci dobbiamo cambiare? Io sono ancora in pigiama! »
La giovane Mason dovette inspirare profondamente e contare fino a dieci prima di rispondere. Si stava innervosendo, e non poco. Lasciò cadere i palmi sul tavolo, richiamando il silenzio in maniera piuttosto rude, e alla fine disse in un sussurro: « non so per quale motivo Rhona vuole che veniate, quindi non mi fate sempre la stessa domanda e scendiamo... immediatamente! »
Darren si trovò in procinto di aprir bocca, quando lei lo interruppe con un indice puntato contro: « rimani in pigiama! Andiamo! »
Non appena si alzarono dalle loro rispettive sedie, i resti della loro colazione si librarono in alto per poi sparire nel nulla, in una pioggia di cenere multicolore.
La mensa funzionava così: bastava mettersi a tavola e attendere qualche istante prima di veder comparire dei piatti succulenti e prelibati innalzarsi dal legno. Poi, alla fine del pasto, tutto veniva sparecchiato da sé. Le casalinghe di Rozendhel, e non solo, avrebbero apprezzato tanto quella magia, aveva riflettuto più volte Arya.
Scesero insieme al piano sottostante, il quale si mostrò loro nettamente differente da ciò a cui erano abituati di sopra. Le pareti erano di pietra, pertanto si moriva di freddo, e la luce proveniva da tante grosse lanterne appese al soffitto. Arya rabbrividì e si portò le mani sotto le ascelle: non aveva mai amato quel posto.
Il centro della sala non era separato dalle solite balconate d'oro, perciò ogni visitatore poteva avvicinarsi all'enorme punta del pino e toccarla con le proprie mani – ogni volta essa reagiva con una lieve scossa, come se soffrisse il solletico.
Le porte avevano tutte una targhetta dorata in cima, sulle quali veniva riportato il numero della stanza d'allenamento: dalla 1 alla 57. Proprio dall'oscurità di una di queste spuntarono le figure di tre persone, Arya stentò nel riconoscere l'ultima: era un signore anziano, vestito interamente di nero, con la pelle chiarissima, due lapislazzuli al posto degli occhi e i capelli bianchi. Il tempo aveva marcato le pieghe del suo volto, ma non aveva affatto scalfito la più bella, quella che era solita aprirsi sotto al suo naso adunco.
Anche Oliver fu sorpreso di vedere quell'uomo e tentò di ricevere subito qualche chiarimento.
Rhona diede segno di aspettarsi uno shock simile, afferrando immediatamente il monopolio della discussione: « sono certa che vi starete chiedendo per quale ragione io mi trovi insieme al signor Hancock » accennò ad un sorriso privo di gioia, gli occhi fissi su un Oliver ancora incredulo: « per tutti questi anni ha mascherato la sua vera natura, lavorando nella biblioteca di Rozendhel. Ma io e lui siamo sempre stati in contatto e quando la città è caduta, non ho potuto fare a meno di andarlo a salvare ».
Il signor Hancock alzò una mano in direzione di Arya: « è un piacere ritrovarla qui, signorina Mason! »
« Ma com'è possibile? » Domandò Oliver, sconvolto: « insomma... come abbiamo fatto a non accorgercene? Quindi, lei è uno stregone? »
« Stregone della Natura, specializzato in erbe curative » lo corresse il signor Hancock, le braccia ora avvinghiate dietro la schiena. Sembrava non riuscire a star fermo, dondolava in continuazione sui talloni e le punte delle dita dei piedi.
« Che strano! » Esclamò Beckah: « anch'io sono stata molte volte lì dentro... eppure non c'è mai stato alcun incantesimo di protezione che mi scagliasse fuori».
« Anche Castigo è riuscita ad entrarci con i suoi demoni » ricordò Arya: « e Nathaniel! A proposito, mi dispiace di avergliela completamente rasa al suolo quella notte ».
« Non si deve preoccupare, signorina Mason! Sono riuscito a sistemarla in un baleno » il signor Hancock, adesso, si rivolse a Beckah: « non ho mai voluto circondare la mia casa con delle mura invisibili. Per quale motivo avrei dovuto farlo, poi? Cacciare via la mia gente? Il sapere è di tutti! »
« Sì, ma in questo modo ha lasciato libero accesso anche ai demoni » Beckah riprese, indicando distrattamente la giovane Mason: « come Castigo ».
L'anziano fece spallucce, osservando l'espressione impassibile di Rhona: « gravi pericoli che però non mi hanno mai toccato! »
« Meglio così » disse lei, stanca.
« E tu, invece, cosa ci stavi facendo qui sotto? » Chiese Arya, rivolta alla persona che era arrivata insieme a loro, ma che aveva preferito mantenere il silenzio fino a quell'istante – era una donna bellissima, con un velo nero a coprirle la cascata d'oro che le si originava dalla testa.
Cassandra alzò gli occhi al cielo e scelse di non rispondere alla domanda. Accanto a Rhona e al signor Hancock pareva fosse alta quanto un palazzo. Indossava il suo classico abito nero, con la coda che si mimetizzava con il pavimento scuro.
« Non siete ancora pronti per partire » disse Rhona, interrompendo quel breve attimo d'imbarazzo generale e concentrandosi adesso sugli abiti dei ragazzi: « come ti sei conciato? » Domandò a Darren, secca.
« Io? » Rispose lui, diventando rosso come un pomodoro. Era probabile che la tenuta da spiaggia non fosse cosa gradita in quel Rifugio.
Arya scosse la testa, impercettibilmente.
« Lascia stare e rispondi a questa domanda: quando ti trasformi in un lupo mannaro » partì Rhona, mordendosi un indice: « distruggi i tuoi abiti? »
Darren annuì, impacciato.
« E quando torni ad essere un umano, dimmi, sei nudo? »
« Esattamente ».
« Bene, seguitemi » Rhona fece segno a tutto il gruppo di seguirla oltre la stanza numero 7 – la stanza da cui era spuntata in precedenza: « non abbiamo tempo da perdere, forza ».
Arya fu la prima che scelse di seguirla: non sapeva quali assurdità l'attendevano oltre quella porta, ma si spinse in avanti e finse sicurezza. D'altronde, un leader perfetto non teme mai nulla e lei aveva il dovere di dimostrarlo alla sua Congrega – ed in special modo a Cassandra.
La stanza numero 7 si presentò alquanto stretta e tremendamente calda. Le pareti erano spoglie e bianchissime, non vi era alcun tipo di oggetto o effetto personale. In fondo, Arya poté notare una botola e, curiosa, la indicò. Tutto il gruppo, nel frattempo, aveva varcato la soglia e adesso si guardava intorno, spaesato. Quinn e Cassandra si scambiarono un'inspiegabile occhiata complice: era probabile che nelle loro menti vorticassero i medesimi pensieri.
« Ma dove ci avete portati? » Domandò Darren: « questa non è una stanza d'allenamento! »
« Difatti » iniziò il signor Hancock, continuando a dondolarsi: « non abbiamo mai detto nulla di simile ».
Rhona gli fece cenno di chinarsi: « avanti, bussa ».
« Bussare? » Ripeté Arya, incerta: « sulla botola? »
Il signor Hancock fece fatica a piegare le ginocchia e colpire la botola con i suoi deboli pugni. Ci impiegò circa tre minuti, e nessuno si decise ad aiutarlo – nemmeno Rhona.
Sempre più critica e dubbiosa, Arya restò a guardare mentre da quella larga fessura incavata nel pavimento ricoperto di polvere iniziava a spuntare la testa di un uomo, con due piccoli occhietti scuri come la pece ed i capelli rossi, arruffati. « Chi è? » Domandò, una mano impegnata a sorreggere il coperchio della botola.
« Melchiorre » lo chiamò Rhona: « sono io, mi riconosci? Siamo venuti a prendere le divise ».
Il tipo restò a fissarla per qualche istante, impassibile, poi venne colto da un'improvvisa rivelazione ed esclamò: « le divise, giusto! Scendo a prenderle! »
Arya cercò il volto di Oliver, divertita dal pensiero che ci fosse dell'altro al di sotto di quella stanza sotterranea. Il ragazzo ricambiò lo sguardo e sorrise allo stesso modo.
« Eccole, eccole! » Melchiorre salì in superficie, mostrandosi in tutta la sua altezza: sfiorava persino il soffitto, era un uomo di mezz'età, mingherlino e con indosso un lungo camice bianco.
« Ne ho preparate dieci per il momento » disse in un borbottio e, schioccando le dita, le fece svolazzare dal basso, sotto gli occhi increduli dei presenti. Giunsero così tra le sue braccia, tutte nere e ben piegate. « Le vuole vedere? » Chiese, riferendosi a Rhona.
« Mi fido di te, Melchiorre » rispose lei, senza alcuna ombra di un sorriso: « gliele faccia provare, sono impaziente ».
Melchiorre arricciò un labbro, ma non volle aggiungere alcunché. Controllò rapidamente le etichette e disse: « la prima è per il signor Hopkins ».
Tutti si voltarono in direzione di Oliver, il quale arrossì: « non credevo dovessimo indossare delle divise. Devo spogliarmi davanti a tutti? »
« La seconda e la terza sono pressoché identiche » riprese Melchiorre, come se avesse voluto ignorare di proposito le sue parole: « si facciano avanti le signorine Mason e Gray ».
Arya tentennò, timorosa, poi la curiosità ebbe la meglio e la spronò a raggiungere il gigante-stilista. Quella che aveva progettato era una vera e propria tenuta da guerra; ogni particolare era stato studiato con la massima attenzione, in modo da renderla pratica e allo stesso tempo resistente ad ogni tipo d'attacco. Era a tinta unita, nera, dotata di piastre per proteggere il busto e un rinforzo speciale all'altezza del cuore. Un paio di elmetti le gravava sulle spalle, mentre dietro alla schiena si aprivano due fessure piuttosto piccole – progettate principalmente per far uscire le ali in un combattimento aereo. Nascoste in un piccolo borsello congiunto alla cintura di cuoio, riposavano inoltre quattro Doni della Dea e dieci piume di Bartek. I pantaloni le si presentarono comodi, nonostante la loro esagerata aderenza, e ai piedi, invece, s'infilò un nuovo paio di anfibi – pesanti e caldissimi.
Ci vollero circa dieci minuti prima che tutti indossassero l'uniforme, vincendo l'imbarazzo di denudarsi di fronte a sconosciuti e amici: ora, si trovavano in cerchio, gli uni di fronte agli altri.
Oliver e Logan si trovarono piuttosto a loro agio con quelle armi nascoste all'interno degli stivali e della cintura; Quinn, al contrario, si mostrò riluttante all'idea di doverla indossare in battaglia e domandò più volte con quale materiale fosse stata realizzata; Cassandra la indossò senza proferire parola e Beckah dovette invece cambiarla, poiché la prima che le era stata data da Melchiorre le stringeva troppo il collo e i polsi.
Le tenute di Darren e Quinn, spiegò in seguito Rhona, erano dotate di uno speciale tipo di elasticizzante – il quale avrebbe permesso loro di trasformarsi con facilità e di non spezzare la stoffa.
« Siete bellissimi! » Esclamò Melchiorre, apprezzando il suo stesso lavoro con fin troppa enfasi: « come dicevo prima, ne ho preparate dieci. Ognuno di voi, appena avrò finito, ne riceverà due. Intesi? »
Il gruppo annuì all'unisono.
« Ma questi, esattamente, cosa sono? » Domandò Quinn, indagando con un dito all'interno del suo borsello: « somigliano a delle... ciliegie? »
« Oh, no! Sei totalmente fuori strada! Quelli sono Doni della Dea » spiegò Melchiorre, divertito dalla sua ignoranza: « mangiandone uno, vi torneranno le forze e magari vi si cureranno anche le ferite ».
Arya richiamò alla memoria la notte in cui Nathaniel gliene aveva donato uno; lei e Oliver si trovavano nei boschi, con un famelico licantropo alle calcagna pronto ad ucciderli. Il giovane spettro aveva salvato loro la vita ed era rimasto insieme a lei fino alle prime luci dell'alba. Quella notte, pensò, egli si era dimostrato tutto fuorché un temibile demone.
« Allora, siamo pronti! » Esclamò Rhona: « possiamo avviarci ».
Arya deglutì, agitata. Fino a quel momento non si era resa propriamente conto di ciò che stava per affrontare. Il cuore prese a martellarle nel petto.
Tutto andrà bene, calmati. Andrà tutto bene.
« Prendetevi per mano » riprese Rhona: « stiamo per partire ».
Arya s'interpose tra Beckah e Oliver, sorridendo ad entrambi e tentando di mascherare il suo disagio. Lo stomaco le inviò un ultimo ammonimento e lei per poco non sputò a terra la cena della sera prima. Strinse la mano di Oliver e annuì quando quest'ultimo le chiese sottovoce se fosse tutto okay.
« Ritroverete gli abiti nelle vostre stanze, a più tardi! » Esclamò Melchiorre e, subito, un fascio di luce bianca li avvolse. Le pareti si sgretolarono, il Rifugio si accartocciò su sé stesso e tutti urlarono.
Arya si morse il labbro inferiore, chiuse gli occhi e tornò stritolare le dita dei suoi vicini.
Forme indistinte presero a darsi battaglia, rincorrendosi in sfumature di colori accesi. Ciò che si squagliava ben presto tornava ad innalzarsi attorno alle loro esili figure. Arya si sentì premere ogni parte del corpo con estrema aggressività. Sebbene avesse già sperimentato il teletrasporto con Nathaniel, quella mattina si sentì morire – iniziò a credere fermamente che non sarebbe mai arrivata a destinazione. Il viaggio, tuttavia, durò ben poco – una dozzina di secondi al massimo.
Quando la giovane si decise a riaprire le palpebre, il laboratorio di Melchiorre era stato rimpiazzato da una nuova stanza – molto più fredda e piccola.
Si lasciò cadere sul gelido pavimento di pietra e tentò di riprendere il fiato.
Al contrario di ciò che aveva pensato precedentemente, non fu la sola a sentirsi male. Ritrovò, infatti, i suoi compagni privi di un equilibrio stabile, con il volto bianco e le labbra viola.
Logan andò subito a soccorrere il suo ragazzo, il quale non smetteva più di barcollare. Diede di stomaco in un angolo e poi si sentì meglio, alzando il pollice della mano destra in direzione di Arya.
In tutto ciò, Rhona ed il signor Hancock rimasero impassibili – osservavano la scena in disparte, insieme ad una Cassandra estremamente compiaciuta. « Mai più! » Esclamò Quinn, esausta: « al costo di dover volare per giorni interi! »
« Vi ci abituerete » le rispose Rhona: « un giorno, forse ».
Con la fronte imperlata di sudore, Arya concepì l'idea che sarebbe stato meglio distrarsi un po' e dunque prese ad osservare l'ambiente circostante: le pareti di quella cella erano prive di una qualsiasi finestra, erano fredde come il ghiaccio e silenziose come la morte. Al di sotto di un arco a tutto sesto, risiedeva una porta di legno – logora e vittima del tempo. Non fu un'impresa spalancarla – i suoi cardini infatti cedettero con un sol colpo, mostrando loro la strada verso una scala a chiocciola. Si trovavano in una torre.
La ragazza si affacciò sullo sguardo di Darren, anch'egli impegnato a studiare la roccia e a carpire in che razza di posto fossero capitati. Era attento ai dettagli, con gli occhi che guizzavano da una parte all'altra senza mai trovar pace.
Soffermandosi maggiormente sulle sue espressioni, ricevette una fugace e inopportuna epifania: difatti, si rese conto di aver da sempre amato quella sua innocente aria da bambino. La fece sorridere per un istante: quella tenuta da guerra, inoltre, gli sottolineava il fisico e in qualche modo lo rendeva persino più elegante ed attraente.
« State tutti bene? » Si decise a domandare il signor Hancock all'improvviso.
« Non credevo che il viaggio sarebbe stato così devastante » ammise Rhona qualche minuto più tardi, anche lei un tantino sconcertata: « spero che possiate riprendervi in fretta, anche perché credo che ci stiano già aspettando ».
Arya aggrottò la fronte: « quindi, ci troviamo all'interno della Muraglia del Drago? »
La donna annuì: « salendo quella scala a chiocciola, giungeremo in terrazza. È da lì che farai il tuo discorso ».
« Ti sei già preparata un qualcosa? » Azzardò il signor Hancock, curioso.
La giovane scosse la testa: « in realtà, ho paura di fare un casino. Non potete parlare voi e basta? »
« Assolutamente no » se lo sguardo che Rhona lanciò ad Arya avesse avuto la capacità di lesionarle le carni, allora quest'ultima si sarebbe già ritrovata in un lago di sangue. « Ti introdurrò io, ma poi dovrai essere tu a convincerle. Anzi, dovrai convincere l'intera Comunità Magica ».
La ragazza si morse un labbro, abbassando gli occhi e tornando a studiare i suoi nuovi anfibi.
Iniziò da subito a concepire un ipotetico discorso, ma senza ottenere grandi risultati. Tutto ciò che le balzava in mente, infatti, non sembrò convincerla appieno: come avrebbe potuto raccogliere tanti consensi? A differenza sua, quelle streghe conoscevano bene l'identità di Morgante – sapevano con chi avevano a che fare! Una volta, Rhona le aveva persino riferito che per secoli i bambini e le loro famiglie avevano giocato con la sua terribile fama, inventando rime del tipo: se la mamma ti lascia al buio, Morgante verrà a prenderti senza alcun dubbio; mangia tutto, o Morgante farà il suo perfido debutto.
Per anni e anni, dunque, il suo nome si era infossato in tante, stupide leggende. Si credeva fosse stato annientato all'interno della Dimensione – che la magia di Zehelena l'avesse ucciso; nessun membro della Comunità Magica, quindi, si sarebbe mai aspettato di rivederlo. Era un incubo divenuto, tristemente, realtà.
Malgrado ciò, prima del matrimonio, Arya non aveva mai appreso nulla sul suo conto – ad eccezione di quella volta in cui Daoming era giunto a casa di Hazelle e le aveva avvertite della possibilità che un oscuro signore si stesse celando nell'ombra, pronto ad attaccare e conquistare la piccola cittadina di Rozendhel.
Era quindi ammissibile credere che il gelido ricordo di quell'essere tanto spregevole non avesse solleticato la loro memoria? Era legittimo giustificare cotanta indifferenza da parte di Hazelle e Daoming? Perlomeno, rifletté Arya, avrebbero potuto effettuare delle ricerche un tantino più approfondite! Avrebbero dovuto agire diversamente per il bene della Comunità Magica, di Rozendhel, e dell'intero pianeta.
La ragazza scosse la testa, amareggiata – tornando nella cella di pietra, sotto l'arco a tutto sesto, in compagnia dei suoi amici.
« Ti vedo agitata » le sussurrò Beckah in un orecchio: « non devi preoccuparti. Ti staremo accanto! »
Si scambiarono un'occhiata complice e, mano per mano, si avviarono oltre l'uscio di quella porta di legno.
Rhona ed il signor Hancock capeggiavano il gruppo – il passo silenzioso, simile a quello di un felino. La torre in cui si arrampicava la scala a chiocciola era fredda come l'alito di uno spettro, silenziosa, poco ospitale ed illuminata parzialmente dalle lanterne affisse alle pareti.
Arya, al contrario di tutti i presenti, calpestava ogni gradino con estrema violenza – inutile dire che la critica da parte di Cassandra non tardò ad arrivare. « Se fossimo stati in un covo di demoni – le disse, intimidatoria – ci avresti già condannato a morte ».
« Smettetela! » Aveva esclamato allora Darren: « dovete punzecchiarvi ogni giorno? È noioso! »
Arya sbuffò, cercando di ignorarla – ma il rumore dei suoi passi, adesso, si era affievolito.
Trascorsero circa dieci minuti prima che si ritrovassero dinanzi ad un nuovo arco ed una porta di legno – oltre la quale riuscirono a percepire il rigido respiro del vento. Erano giunti a destinazione, oltre quella soglia si estendeva la terrazza in cui per secoli le streghe avevano emanato leggi, provvedimenti e severe punizioni.
Rhona esitò per un istante, poi afferrò la maniglia e spinse con vigore: « rimanete qui. Vi chiamerò io quando lo riterrò opportuno ».
Sparì oltre l'uscio, impassibile come al solito.
Arya tentò un contatto con il signor Hancock, il quale le rispose con una pacca sulla spalla: « andrà tutto bene, fidati » le disse in un sussurro: « quelle persone non vedono l'ora di conoscerti ».
« Se quelle persone non vedono l'ora di conoscere lei » ripeté Logan, inarcando le sopracciglia: « per quale motivo siamo dovuti venire anche noi? »
« Davvero non l'avete ancora capito? » Domandò il signor Hancock, sorridente: « è così ovvio! »
« Be', per me no » rispose Cassandra dal fondo del gruppo.
« Ma vi siete visti? » L'uomo indicò il volto di ciascuno di loro: « siete streghe dell'Impurità, arpie, lupi mannari, umani! Siete un gruppo affiatato... diversissimo, ma vincente! »
Arya fece una smorfia: « e quindi? »
« Rhona vuole dimostrare alle streghe dell'Impurità e alle streghe della Natura che è inutile proseguire con questa stupida divisione. Ha sempre odiato lo Scisma e, per mezzo del vostro aiuto, può dimostrare all'intera Comunità Magica che un dialogo tra tutte queste creature è possibile! Non è affatto un'utopia».
« Be', è una cosa bellissima » ammise Oliver, sorpreso: « potrebbe anche funzionare! »
Il signor Hancock sorrise, rivolgendosi adesso unicamente a Cassandra – la quale stava imprecando sottovoce. Proprio come Hazelle, non aveva mai amato l'idea di infrangere le decisioni prese nel corso dello Scisma. Era una strega piuttosto tradizionalista. « Non essere così scettica, Cassandra. In questi tempi bui, è legittimo unirsi e mettere da parte le controversie. Siamo tutti uguali. Abbiamo gli stessi diritti. Non c'è razza e non ci sono muri ».
« Non mi farai cambiare idea, vecchio » ribatté Cassandra: « la mia mente non può essere plagiata in alcun modo ».
« Oh, no » riprese l'anziano, una mano poggiata sul petto: « non fraintendermi! Non voglio plagiare la tua mente, e nemmeno quella della signorina Mason. Volevo solamente far chiarezza sulla questione. Tutto qui ».
Ma la strega non poté ricevere alcuna possibilità di controbattere; la porta di legno, infatti, si era spalancata e la voce di Rhona, alzata di qualche tonalità per mezzo di un incantesimo, li chiamò dal fondo della terrazza: « Arya Mason » iniziò, la voce stentorea: « Ex-Custode della Chiave e Guardiana del Fuoco Aureo. Erede della leggendaria Zehelena, Strega-Guerriera dell'Impurità e allieva di Hazelle. Sopravvissuta all'odio di Morgante e al caos della Dimensione. Fatti avanti! Mostrati dinanzi alle tue compagne streghe! »
Un ruggito seguì quell'esagerata presentazione.
Arya impallidì e perse completamente l'uso delle gambe. Non seppe chi la trascinò fuori dalla torre, chi l'afferrò per un braccio e la scortò sino a quella balconata di pietra.
Notò il sorriso di Rhona, una folla inferocita dinanzi alla sua figura – c'erano galeoni volanti, donne che si tenevano in perfetto equilibrio nel cielo limpido della sera, stregoni sorridenti che applaudivano e la indicavano, soddisfatti. Sarebbe stato impossibile soffermarsi sul volto di ognuno; l'affluenza era stata eccezionale.
Arya strinse la pietra, il cuore a mille.
La terrazza era molto più ampia di quanto si fosse aspettata: c'erano due paia di colonne corinzie che sorreggevano il soffitto scuro, il pavimento di pietra e la balconata che affacciava sul nulla. Avrebbe dovuto tenere il suo discorso proprio lì davanti, con una comunità infinita al di là della ringhiera – immobile nell'aria, come se fosse la cosa più normale di questo mondo.
La ragazza, per poco, non corse via urlando. Dietro le sue spalle, osservò con la coda dell'occhio, si trovavano tutti i suoi compagni: Darren e Quinn erano stati costretti a prendere le loro sembianze da demoni, mentre i Braccialetti di Oliver e Logan si erano trasformati in due fulgidi fari dalla luce bianca e purissima.
Alla Muraglia del Drago, nulla poteva essere nascosto.
« Sono passati secoli dall'ultima volta in cui la Comunità Magica si è radunata in questo luogo tanto sacro » riprese Rhona, le braccia aperte: « che voi seguiate il credo della Natura o il credo dell'Impurità, qui siete tutti i benvenuti! »
La folla esplose in un ennesimo ruggito, più contenuto rispetto a quello precedente.
Arya, nel frattempo, si era incantata su una coppia di streghe dalla carnagione giallastra. Si trovavano a pochi metri di distanza da lei e spiccavano, su quelle loro piccole e soffici nuvole scarlatte, come due rose in un campo di margherite. Le ricambiarono lo sguardo, sorridenti.
« Arya Mason è una giovane donna di diciotto anni » disse Rhona, prendendola per mano: « e nel corso della sua vita ha dovuto affrontare innumerevoli pericoli, tra cui anche Morgante. Ha saputo difendersi in tutte le occasioni, mostrando grande tenacia e forza ».
Arya deglutì, gli occhi bassi.
« Ha visto morire dinanzi a sé molte persone a lei care, tra cui sua zia. Ma ha saputo sempre rialzarsi e andare avanti. Sono dunque orgogliosa, oggi, di poter stringere la mano ad una strega tanto potente quanto gentile, onesta e piena di speranza! » Rhona alzò il braccio e la Comunità Magica applaudì ancora: « sono una strega della Natura, che ha deciso di lasciarsi indietro gli errori del passato. Tutti noi dovremmo farlo, tutti noi dovremmo unirci in battaglia, proteggere la nostra libertà ed eliminare chiunque tenti di portarcela via! »
Arya notò con sorpresa che Rhona stava per commuoversi. Con maggior attenzione, dunque, tornò ad ascoltarla.
« Quest'oggi, infrangeremo lo Scisma! » Gridò, trionfante: « quest'oggi, faremo la storia! »
Le parole di Rhona fecero un grande effetto: alcune streghe dotate di un'insolita bacchetta magica la alzarono in aria e fecero piovere scintille dorate, un altro stregone prese a sventolare il proprio berretto frigio ed una donna, dai lunghissimi capelli corvini, non perse tempo e andò subito a stringere la mano ad una sua vicina. Un gruppo di signorotti ben vestiti, inoltre, applaudì con moderato entusiasmo, al contrario di una signorina lì accanto che, seduta a gambe incrociate sull'estremità anteriore della sua gondola, iniziò a fischiare con lodevole impegno.
Arya non avrebbe mai e poi mai immaginato una reazione del genere: stando a ciò che le aveva raccontato Hazelle in quegli ultimi due anni, lo Scisma aveva provveduto a distanziare due categorie di streghe notevolmente opposte l'una all'altra – le era sempre stato descritto come un qualcosa di naturale, di somma necessità.
Prese un lungo respiro e sorrise, sorpresa in seguito di udire una voce fuori dal coro.
« Io non sono d'accordo » disse infatti una signora, in groppa ad una scopa di saggina: « l'Impurità è sinonimo di feccia! Nel corso dei secoli, si è spinta ben oltre i limiti della magia nera. Le streghe che hanno seguito il credo di Hazelle hanno commesso degli orrori imperdonabili. Mia figlia è morta a causa di una di loro ».
« È vero! » Un vecchietto dalla lunga barba bianca, seduto comodamente su una nuvola a fumarsi un sigaro, andò a darle manforte: « sinceramente, non le distinguo più dai demoni. Che differenza pensate si insinui tra i due? Ve lo dico io: nessuna! »
« Hanno ragione loro » debuttò Cassandra, in piedi accanto alla porta di legno: « io non voglio che lo Scisma venga infranto. Non sarebbe giusto! »
E cosa pensi che sia giusto, allora? Pensò Arya, roteando gli occhi e prendendo la saggia decisione di non abboccare alla sua ennesima ed immancabile provocazione.
« E poi, io ho sentito che Arya Mason ha stretto un forte legame di amicizia insieme al giovane spettro... un certo Nathaniel! » Esclamò un altro.
« Per non parlare di quei due demoni che ha salvato da morte certa » disse una strega dall'accento parigino, risvegliando sul volto di Rhona un'espressione di incredulità mista a stupore: « in che senso? » Chiese: « hai soccorso due demoni? »
« Posso spiegare tutto » balbettò lei, notando l'agitazione crescere tra la folla.
« Allora, fallo » le intimò Rhona, gli occhi socchiusi: « immediatamente ».
In quella determinata circostanza, la giovane Mason non poté più evitare di improvvisare un discorso. Si schiarì la voce, accorgendosi fin da subito che sarebbero stati in pochi ad udirla. Non conosceva – o forse, non ricordava – alcun incantesimo in grado di amplificare il suono delle sue parole, perciò prese un respiro profondo e tentò, incerta: « scusatemi, vorrei chiarire delle cose ».
La folla, a discapito di tutto ciò che aveva pensato, si ammutolì.
La sua voce, adesso, avrebbe raggiunto le orecchie di ogni presente.
« È vero » iniziò, le mani abbandonate sulla ringhiera e le gambe in procinto di cedere sotto il peso della tensione: « ho stretto amicizia con Nathaniel e ho salvato la vita ad un demone con due teste ».
Un brivido le percorse la schiena. L'aveva ammesso! L'aveva rivelato a tutti!
Evitò di ruotare lo sguardo in direzione di Beckah – la sua occhiata folgorante, questa volta, l'avrebbe di certo stecchita.
Proseguì dunque con il discorso, fingendo di conoscere già le parole che le sarebbero uscite di bocca. « Non voglio negare nulla perché non ho mai amato le menzogne » disse, abbassando le spalle: « sinceramente, non ho mai capito quale fosse la schiera del Bene in questa guerra. Rozendhel è stata attaccata dai demoni, è vero... ma possiamo essere certi del fatto che tutti loro aspirassero allo scoppio della Grande Guerra? Secondo il vostro parere, non c'è mai stata una creatura demoniaca che si sia alzata e abbia detto: “no, non penso che questo sia giusto. Non voglio partecipare”? Io credo proprio di sì perché non amo fare generalizzazioni, fare di tutta l'erba un fascio. Ho conosciuto dei demoni che non si sono rivelati degli individui pericolosi, da dover sterminare per forza. Se è questo ciò che vi state domandando, sì: io condanno la scelta di Zehelena. Non avrei mai rinchiuso un intero popolo all'interno di una Dimensione del genere. Io ci sono stata e vi posso assicurare che è il posto peggiore che sia mai esistito » fece una breve pausa, poi continuò: « immaginate di ritrovarvi in un tunnel senza pavimento, pareti o soffitto. Immaginate di ritrovarvi nel nulla, in un universo candido come la neve e gelido come l'inverno. Dove non si può far altro che camminare senza sosta, però consapevoli del fatto che non si arriverà mai ad una destinazione, ad una fine. Pensate a tutte quelle creature che magari non avevano fatto nulla di male, che sono state rinchiuse lì dentro con la sola ed unica accusa di essere nate creature della notte. Nathaniel non ha partecipato alla Grande Guerra, eppure è finito lì comunque ed oggi è considerato uno dei demoni più pericolosi in circolazione » un'altra piccola pausa – non si era mai sentita così sicura prima d'allora: « non provo alcun tipo di razzismo nei riguardi dei demoni. Sono in disaccordo con Morgante e tutta la sua schiera di seguaci. Combatterò contro di loro, vincerò questa guerra e riporterò Rozendhel al suo antico splendore. Ma la renderò un posto in cui potranno convivere serenamente Streghe della Natura, Streghe dell'Impurità, Demoni, Umani e tutte le creature magiche esistenti. La renderò un posto in cui regnerà la tranquillità, l'armonia e sì, anche la diversità... perché essere diversi non comporta alcun crimine ». Indicò dietro di sé e disse: « non so se riuscite a vedere, ma alcuni dei miei migliori amici sono rispettivamente un licantropo ed un'arpia. Eppure ridiamo insieme lo stesso, giochiamo, cantiamo... io non dico che voi dobbiate fare come me, ovvio! Ma vi prego di non giudicarmi » inspirò profondamente: « la strega dell'Impurità che ha ucciso sua figlia, signora, non è la stessa che ora le è accanto. Non può odiarci tutte! » Si rivolse unicamente alla strega in groppa alla scopa di saggina: « mi dispiace per la sua perdita, davvero, e le prometto che un giorno troveremo la donna che ha ucciso sua figlia e la puniremo come si deve. Istituiamo tutti insieme un mondo in cui la Comunità Magica sia unita, in cui venga condannato l'individuo che sbaglia e non tutti i suoi pari! Voglio sapere, quindi, se starete con me o contro di me? »
Silenzio. Per lunghi istanti non ci fu altro suono che quello sussurrato dal vento – scompigliò i capelli della giovane Mason e carezzò le sue gote.
Dal giorno in cui Hazelle le aveva rivelato di essere una strega erano trascorse innumerevoli lune.
Il tempo l'aveva cambiata – l'aveva resa una donna, una guerriera ed una degna Guardiana del Fuoco Aureo. Il suo discorso, così toccante e veritiero, sfociò in un lungo ed elegante applauso.
La Comunità Magica si era finalmente espressa: non si sarebbero mai più accettate divisioni, intolleranze e odio. Quel giorno d'estate avrebbe segnato un nuovo inizio per tutti.
Rhona le dedicò un sorriso, fiera – stava applaudendo come anche tutti i suoi compagni, ad eccezione di Cassandra.
Arya Mason, l'Ex-Custode della Chiave e Guardiana del Fuoco Aureo, a quel punto alzò il tono di voce e gridò: « SARETE AL MIO FIANCO QUANDO MARCEREMO SU ROZENDHEL? »
La Muraglia del Drago tremò alla venuta di quel possente boato.
« ALLORA, RIVOLGETE LE VOSTRE ARMI CONTRO MORGANTE! » Tuonò Arya: « RIVOLGETE LA VOSTRA MAGIA CONTRO ROZENDHEL! »
Scintille dorate presero a colorare il cielo. Cannoni di guerra scossero la roccia.
I festeggiamenti sarebbero terminati soltanto alle prime luci dell'alba.
La Guardiana del Fuoco Aureo sorrise – voltandosi in seguito verso i suoi compagni.
Una nuova Era stava per avere inizio.

 

 

 

 

 

  
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