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Autore: WolfieIzzy    12/02/2017    1 recensioni
Aprile 1795. Eleanor Kenway è su una carrozza diretta a Parigi, dopo aver affrontato un viaggio partito quasi un mese prima da casa, in America. Vuole scoprire di più sulla sua famiglia. Vuole scoprire da dove viene. Vuole diventare un'Assassina come suo padre, Connor. In Francia la aspetta il suo destino, e il Maestro Arno Victor Dorian, che la addestrerà per farla diventare un'Assassina perfetta e con il quale combatterà per il futuro della Nazione. Ambientata dopo gli eventi di Assassin's Creed Unity.
NB: Questa storia cerca di essere il più possibile fedele sia ai fatti storici reali, che a quelli fittizi appartenenti alla storia di Assassin's Creed. Qualsiasi modifica apportata al "canone" storico reale e/o appartenente al mondo di AC è voluta ed è utile ai fini della storia. Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arno Dorian, Napoleone Bonaparte, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo seguii fuor dal Covo e in giro per la città, mentre setacciavamo ogni strada, locanda, tetto di palazzi. Non trovammo quasi nessuna informazione di particolare rilievo. 

'Dobbiamo andare a Notre Dame, forse Etienne e Camille hanno scoperto qualcosa.' 

Ci dirigemmo verso la Chiesa saltando da un tetto all'altro, in una Parigi illuminata dal tiepido tramonto di inizio estate. 

Etienne e Camille ci aspettavano appollaiati sul tetto della Chiesa, a destra della navata centrale.

Arno ed io ci arrampicammo, fece andare me per prima per vedere come me la cavavo a velocità. 

'Niente male. Tutte le flessioni che ti ho fatto fare sono servite a qualcosa.' disse, una volta salito sul parapetto della terrazza dopo di me. Io gli lanciai un'occhiataccia, che gli provocò una risata.

'Allora? Avete scoperto qualcosa?' chiesi a Camille ed Etienne.

'Bonsoir, Elenoire.' Etienne si illuminò appena mi vide, inchinandosi. 

'Buonasera a te.' dissi ridendo.

'Io mi comporto da gentiluomo, e ricevo risate in cambio...' si lamentò.

'Allora?' disse Arno.

'Abbiamo scoperto qualcosa, si. E anche di succoso.' disse Camille, sorridendo soddisfatta.

'Sappiamo il nome della locanda dove soggiorna Carroll, sotto falso nome.'

'Come cavolo ci siete riusciti?' chiesi.

'Il mio charme ha persuaso la locandiera a darmi il nome in un secondo, ovviamente.' si vantò Etienne.

Camille e Arno rotearono entrambi gli occhi.

'Certo, come no.' dissi io, incrociando le braccia in segno di sfida.

'Non mi credi? Posso dimostrarti il contrario.' alzò un sopracciglio.

'E avanti Etienne, fai il serio per una volta!' disse Camille, tirandogli uno scappellotto. Lui la fulminò con lo sguardo.

'Perfetto, ragazzi, ottimo lavoro.' disse Arno. 'Dobbiamo recarci lì il prima possibile.' disse. 

La locanda 'Le Soleil Rouge' distava non lontano da lì, e ci arrivammo in poco tempo.

Io, Arno, Etienne e Camille perlustrammo la zona dall'alto dei tetti per abbastanza tempo, fino a quando il cielo non fu abbastanza scuro, e le strade quasi completamente vuote. 

Arrivammo sul tetto della locanda. 

'Bien.' disse Arno. 'Etienne e Camille, controllate non ci siano guardie o scagnozzi intorno. Io ed Eleanor proveremo ad entrare da una finestra.' Etienne e Camille assentirono, e saltarono giù.

Seguii Arno calandomi dalla parete del palazzo, finchè non trovammo una finestra aperta. Lasciai che Arno controllasse che non ci fosse nessuno dentro alla stanza, e quando fu sicuro entrò. Lo seguii dentro. 

Cominciammo a controllare cassetti, cassapanca, il letto e i comodini in cerca di qualcosa.

'Bingo.' dissi io, trovando un taccuino rilegato in cuoio sotto al materasso. 

Arno si avvicinò, e io lo aprii all'ultima pagina.

22 Giugno. Incontro con Lagarde al suo Palazzo. 

Guardai Arno, che mi prese il taccuino dalle mani e lo sfogliò velocemente.

'È di Carroll.' disse. 'C'è il suo nome.'

'Il 22 è domani. E questo Lagarde... l'hai già sentito?' gli chiesi.

'È un membro della Convenzione.' mormorò Arno. Io alzai le sopracciglia.

'Templari. Trovano sempre un modo per finire al Governo, anche quando praticamente non esiste.' disse.

'Domani dobbiamo andare a questo benedetto Palazzo e scoprire cosa vogliono.' dissi. Arno mi guardò e annuì. 

'Usciamo da qui, prima che ci scoprano.'

Ritornammo sul tetto della locanda e Arno, con un fischio, richiamo Etienne e Camille, che stavano facendo la guardia sulla strada.

Il giorno successivo andammo al Palazzo di Lagarde. 
Nemmeno a domandarselo, c'erano due guardie davanti alla porta principale, e altre due sul retro. Fortunatamente riuscimmo ad entrare dal tetto, scendendo dalla parte del giardino interno. Chissà perchè qui la Rivoluzione non si vedeva neanche per scherzo: il palazzo era perfetto, fuori e dentro. Io e Arno riuscimmo ad intrufolarci dalla terrazza al terzo piano. 

Sembrava vuoto: sia l'ala destra che quella sinistra erano senza guardie nè altre persone.
Scendemmo le scale, io a destra e lui a sinistra. Arrivati al secondo piano, la situazione era già diversa. Un lungo corridoio univa le due scale, e lungo questo erano appostate tre guardie dalla veste blu e il tricorno.

Riuscivo a vedere Arno dall'altra parte della sala: mi fece il segno di attaccare subito. Era arrivato il momento.

Mi lanciai silenziosamente all'attacco sguainando la lama celata, e riuscii a infilarla nella gola della guardia più vicina a me.
 In due secondi, fu a terra. Il sangue gli colava copiosamente dal collo, il tricorno caduto, la mano a cercare invano di fermare l'emorragia.

'Assassine...' riusci a sibilare, gli occhi strabuzzati mi fissarono prima che perdesse definitivamente i sensi.
Un secondo dopo, gli occhi erano roteati all'indietro. 

Avevo appena ucciso il mio primo uomo.

'Eleanor, attenta!' urlo Arno, destandomi da quel momento di alienazione.

L'altra guardia stava arrivando verso di me con la spada sguainata. 

Mi andò il cuore in gola per un secondo, quando vidi gli occhi dell'uomo infuocati e la sua espressione truce avanzare verso di me, ma subito presi la mia spada e lo attaccai. Lui parò il mio colpo senza problemi, e mi attaccò di rimando: riuscii a schivarlo.

Non feci in tempo a girarmi che vidi la spada di Arno uscire dallo stomaco della guardia, e sentire il suo ultimo sospiro, prima che cadesse rovinosamente a terra. 

Io e Arno assistemmo ai suoi ultimi secondi di vita. 

'Cre... credevate di averci eliminato, maledetti bastardi.' sibilò. Sorrise, ma un fiotto di sangue gli uscí dalla bocca, e morí.

Io tremavo, e riuscivo a respirare a stento. 'Oh mio Dio...' dissi, e caddi sulle ginocchia.

Arno mi afferrò sotto le braccia.

'Eleanor, va tutto bene. Siamo vivi. Sei stata bravissima.' mi sussurrò, cercando di rassicurarmi.

'Arno, ho appena ucciso un uomo. Non... non l'avevo mai fatto... è stato orribile.' dissi, portandomi una mano alla bocca.

'Lo so.' disse lui. 'È una cosa terribile. Ma è necessaria. Noi Assassini facciamo questo per vivere. Uccidiamo chi non rispetta la libertà di scelta degli uomini.' 

Io cacciai indietro le lacrime. 
'Giusto. È il nostro Credo.' mormorai.

'È il nostro Credo.' ripetè Arno, e mi sorrise, aiutandomi ad alzarmi.

Al centro del corridoio c'era un'altra scala che portava al piano inferiore. Arno avanzò, e io lo seguii.

Ai piedi della scala c'erano altre due guardie, che riuscimmo ad eliminare silenziosamente con la lama celata. Nascondemmo i cadaveri dentro una stanza laterale vuota.

Nel corridoio principale, una grande porta bianca arrivava quasi fino al soffitto davanti a noi. Era socchiusa.

Arno si avvicinò per origliare, e mi fece segno di avvicinarmi.

'Signor Lagarde, gliel'ho detto: non ho idea di dove siano quelle lettere. Sono qui per questo.'

'Farete meglio a trovarle, Carroll. Vostro fratello non ci è riuscito, quella volta, e gli è andata male: non vorrei che anche voi faceste la sua stessa fine.'

'Non sarà così. Le troverò, e le brucerò. L'Ordine dei Templari di Francia sta per rinascere, e io voglio contribuire. Quelle lettere non possono finire in mano agli Assassini.'

'Questo è un ottimo spirito per iniziare. Se poi mi porterete le lettere, vi lascerò tornare a Londra in Pace. Finite quello che aveva iniziato vostro fratello una volta per tutte.'

'Lo farò, Monsieur Lagarde, statene certo.' disse Carroll.

Arno aprí la porta e irruppe nella stanza, affiancato da me.

'Di quali lettere state parlando?' chiese minaccioso. 'Farete meglio a essere chiari subito, vi avverto.' disse a denti stretti, mostrando la lama celata.

Lagarde, dietro la sua scrivania, ridacchiò. Era un uomo di mezza età, e sembrava viscido solo alla vista. 

Carroll, con una mano appoggiata alla scrivania, se la cavava leggermente meglio. Apparte la cicatrice che gli trapassava l'intera guancia sinistra, donandogli l'aria di un uomo spregevole.

'Aha, chi abbiamo qui? Arno Dorian, se non sbaglio.' disse Lagarde.

'Ed Eleanor Kenway.' dissi, affiancandomi ad Arno.

Carroll per poco non cadde per terra.

'Come?... Kenway? Non... non può essere.' disse.

'Oh, eccome se può essere.' dissi io. Tirai fuori le lettere di mio nonno dalla tasca interna della giacca.

'Per caso sono queste che cercate?' le sventolai nell'aria, vedendo i suoi occhi seguirle con lo sguardo come avrebbe fatto un cane con una bistecca.

'Farà meglio a consegnarmele immediatamente, signorina Kenway.' disse Lagarde, poggiandosi minacciosamente in avanti sulla scrivania.

'Neanche morta' dissi io, infilandole di nuovo nella giacca. 'Potete venirvele a prendere, se ne avete il coraggio.'

Carroll sguainò la spada, venendo verso di me.

Anche io feci lo stesso.

'Non potete capire nulla di quelle lettere, Eleanor. Vostro... nonno, aveva una visione totalmente distorta dell'Ordine. Una pace con gli Assassini non sarà mai possibile.' disse, e vibrò un colpo di spada a cui risposi dignitosamente.

'Finchè il vostro Ordine sarà pieno di gente come voi, gli Assassini non avranno interesse a collaborare con i Templari!' disse Arno a Lagarde.

'Quello che inseguite è un sogno, Dorian. Un sogno dal quale sarà meglio vi svegliate. La città è ancora nel caos. Dobbiamo rimettere a posto le cose. Dobbiamo riportare l'Ordine.' 

Io attaccai Carroll, che si era distratto per osservare Arno, e lo ferii all'altezza delle costole con la spada. 'Ah!' urlò lui dal dolore, cadendo sulle ginocchia.

'Maledetti Assassini.' disse, premendosi sulla ferita.

'Quante vite sprecate per delle lettere...' mormorai, e gli conficcai la spada sopra lo stomaco, per poi toglierlo di mezzo con il piede. Era stato più facile del previsto.

Nel frattempo Lagarde sotto lo sguardo di Arno, aveva assistito alla scena. 'Guardie!' urlò. 

Un secondo dopo la porta dietro la scrivania si aprì, e sei guardie armate entrarono nella stanza.

Lagarde uscì aprendosi un varco tra di loro. 

'Si, vattene, vigliacco! Non la passerai liscia!' urlai. 

'Non riuscirete a riportare l'Ordine in vita, non finché ci saremo noi!' disse Arno. 

Le guardie si stavano avvicinando pericolosamente.

'Andiamo!' mi disse Arno, e cominciò a risalire le scale a velocità impressionante. Io lo seguivo correndo il più veloce possibile. 

Riuscimmo a risalire sul tetto abbastanza velocemente, ma le guardie ci stavano alle calcagna e ci raggiunsero mentre saltavamo fra i tetti degli altri palazzi.

'Maledizione!' imprecò Arno, quando un proiettile di fucile colpì un camino a un metro da lui.

Mi girai, e vidi tre guardie che correvano verso di noi.

'Abbassati!' dissi ad Arno, mentre prendevo la mira con la pistola: lui si spostò, permettendomi di sparare un colpo che finì in petto alla guardia più vicina.

Arno mi guardò con stupore, e con la sua lama fantasma infilzò la seconda guardia, facendola cadere dal tetto.

La terza guardia stava caricando il fucile, mentre una quarta si stava avvicinando.

'Cristo Santo, ma quanti sono!' dissi io, e mi girai per scappare: purtroppo però il palazzo più vicino era troppo distante per raggiungerlo con un salto. 
Eravamo in trappola.

'Arno, siamo in trappola!' dissi disperata.

Lui si avvicinò e guardò giu: c'era solo un carro pieno di paglia ai piedi del palazzo.

'Non lo siamo.' sospirò, e mi fissò dritto negli occhi. 
'Eleanor, non credevo  di insegnartelo così, ma... devi saltare nel carro.' disse.

'Cosa? Sei impazzito, finirò a pezzi!' gridai, esasperata.

'Ascoltami. Non finirai a pezzi. Salta e basta!' mi disse prendendomi per il braccio, gli occhi ancora fissi nei miei.

Mio Dio, sarei morta sicuramente. Era troppo, troppo alto... 

'Fallo!'

Annuii deglutendo, e mi affacciai al bordo del palazzo. Guardai prima il carro, poi in alto, il cielo nuvoloso. 
Mi parve di vedere un'uccello, un'aquila forse, sopra la mia testa, scura, con le ali spiegate. Per un momento mi parve di sentire i piedi che si staccavano dal terreno. Chiusi gli occhi, e allargai le braccia, mentre facevo un passo avanti: saltai nel vuoto.

Un secondo dopo, senza nemmeno rendermene conto, ero atterrata sulla paglia. Non avevo sentito alcun colpo, e non avevo un graffio. Com'era possibile?

Sentii il rimbombo di uno sparo, seguito da un tonfo terribile alla mia destra, nel vicolo.

Feci uscire la testa dalla paglia per vedere cos'era accaduto: era il corpo della guardia che ci
stava seguendo, la giacca blu si stava macchiando di sangue al centro del petto. 

Uscii dalla paglia, e andai verso il corpo. Frugai nelle tasche, e in una interna trovai un biglietto. 
'Invito per il Ballo a Palazzo Poulain, domani alle 18.00' c'era scritto. 

Un fruscio alle mie spalle mi indusse a girarmi di scatto, la lama celata sguainata verso il carro.

Dalla paglia uscì Arno, saltandone fuori con eleganza. Sospirai, ritraendo la lama.

'Non mi pare di vederti morta.' disse, sarcastico.

'Già, divertente.' risposi io. 
'Come cavolo ho fatto, pero'?' 

'Salto della Fede. Una prerogativa di noi Assassini: alla fine dell'Addestramento, per provare di essere veramente degni di stare nella Confraternita, gli Iniziati devono farlo, e saranno elevati al grado di Discepoli. È una prova di coraggio.'

'Quindi io ho appena...'

'Si, sei passata di grado. Congratulazioni.' mi fece l'occhiolino, e ridacchiò per la mia espressione confusa, probabilmente.

Io scossi la testa. 'Grazie...' 

'Cos'hai trovato?' mi chiese, avvicinandosi. Gli passai il bigliettino.

'Palazzo Poulain... un altro membro della Convenzione. È assurdo.' disse.

'Secondo te questo Poulain è in combutta con i Templari?' gli chiesi, notando la sua espressione preoccupata sotto il cappuccio.

'Spero vivamente di no.' mi rispose. 'Ma per scoprirlo, dobbiamo infiltrarci domani.' 
  
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