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Autore: Eneri_Mess    14/02/2017    1 recensioni
Shiro osservò l’immensa voluta di fumo innalzarsi e allargarsi, inglobando metro dopo metro la foresta. Dall’alto della corvette ancora in discesa, quella massa gli sembrò prima un mostro e poi il residuo di un incubo.
Una mano si poggiò sulla sua spalla, distraendolo dal pensiero che di lì a poco sarebbero penetrati tra le fauci di quell’ammasso impalpabile. Nei suoi diciannove anni, Takashi Shirogane guardò negli occhi Albus Galma, il proprio Maestro, e comprese ancora prima che egli aprisse bocca.
« Stai indugiando, mio padawan? »
[Star Wars!AU]
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance, Takashi Shirogane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Storia per terza settimana, missione di crisi, del COW-T.
Prompt: Sensory Deprivation
N° Parole: 1.835
 
 
ATTENZIONE: Spoiler seconda stagione!
(Klance, Altean!Lance & Galra!Keith) il capitolo è un 'salto nel presente' della storia, slegato dal primo ;) 
 
 
 
 
Good People Are Like Candles
they burn themselves up to light others
 
 
 
 
 
Corri! Sì! Sì!
Il vigore di un Jedi scaturisce dalla Forza, ma attento al Lato Oscuro!
Rabbia, paura, violenza: sono loro il Lato Oscuro!
Veloci ti raggiungono quando combatti!
Se anche una sola volta la strada buia tu prendi,
per sempre essa dominerà il tuo destino!
 
[Yoda, Star Wars - L’Impero colpisce ancora]
 
 
 
 
 
Buio.
Di quel tipo che non gli sarebbe mai piaciuto. Un buio imposto.
« Ehi, Keith… cos’è questa roba? » provò in tono leggero, così leggero da essere un sussurro tremante, pieno di qualsiasi dubbio avesse fino a quel momento tentato di mascherare sotto un coraggio più necessario che sentito. Con le mani tastò e tentò di sfilare il cerchio metallico, arrotondato, che gli cingeva la testa sulla linea degli occhi. Non trovò chiusure, pulsanti, nulla. Le dita grattarono la superficie senza incappare in alcun appiglio.
In verità, a Lance il buio proprio non piaceva e la costrizione, in pochi secondi, divenne nauseante. Tentare con la forza gli fece male e niente cedette, nemmeno di un millimetro.
Due mani - morbide, troppo morbide - bloccarono i suoi movimenti impanicati.
« Keith, amico, dai levami quest’affare! Stai scherzando vero? Che ti è preso? »
Forse perché, nonostante tutto, Lance si convinse di riconoscere qualcosa di famigliare nel tocco, il tono non uscì davvero rabbioso, deluso, stridulo.
La presa sparì e il ragazzo bendato provò la sensazione di precipitare in un pozzo profondo, dove le luci della notte non erano in grado di arrivare. Questo nonostante fosse sul letto - il loro letto da un tempo che Lance preferiva non quantizzare - delle stanze di Keith. Forse gli odori, e il percepire la presenza dell’altro, non lo stavano facendo impazzire. Perché in quella situazione tutto lo avrebbe mandato fuori di testa, se fosse stato da solo. E quella diavoleria lo stava mettendo a dura prova.
Levò le mani, tastando l’aria, allungandosi nel cercarlo. Toccò qualcosa di freddo e liscio, riconobbe il materiale di una tuta spaziale ma nella sua mente si formò un’idea dai colori violacei che gli piacque ancora meno.
Keith - doveva essere lui o Lance sarebbe morto dentro - rimase immobile, marcando con lo sguardo i movimenti. I polpastrelli risalirono i pettorali fino al colletto e lì… lì le mani, i polsi, le braccia esitarono. Non c’era pelle, pelle conosciuta e amica, ma un manto sottile, serico e-
« … Keith? »
Il nome lo esalò, come tutto il fiato nei polmoni prima che qualcosa di gelido vi calasse dentro, fino allo stomaco. Credeva di aver sperimentato cosa significasse il terrore vero durante l’attentato ad Altea, per non parlare di ciò che era successo al Senato della Repubblica, ma lì fu tutto diverso, in quella stanza che era diventata la sua prigione. In quel buio coattivo e ristretto, sperimentò qualcosa di viscido e impalpabile, così fuori luogo e lontano dalla sua portata che per un attimo, quando l’oscurità si espanse a offuscare perfino l’immagine di Keith nella sua testa, desiderò sparici anche lui.
Si ritrasse, a corto di parole, a corto di coraggio, ma le stesse mani di poco prima lo fermarono ancora, e Lance non tradì un guaito solo perché si morse le labbra, rabbrividendo.
Chi c’era lì con lui? Perché?
Cosa poteva andare ancora più storto...?
« Sono io  »
L’Altean percepì il cuore tentare di sfondargli lo sterno. Riprese a battere così forte e all’improvviso, in ogni direzione, che riuscì solo a deglutire per non ritrovarselo in gola. Il sollievo di sentire la voce di Keith sembrò creare una sorta di bolla amniotica nei pensieri negativi vorticanti.
« Meno male, mi stavo impanicando » ridacchiò, e si accorse nel farlo che non c’era proprio nulla di allegro a sfumare il suo tono. Sembrava disidratato. Si umettò le labbra. « Ok, ok » esordì ancora, sforzandosi nel tentativo di essere tranquillo. « Ti spiacerebbe togliermi questo aggeggio dalla faccia ora? Perché è un pessimo scherzo e tu sei l’ultima delle schiappe a capire una battuta quindi… » l’assenza della vista, di una sensazione rassicurante, uniti a quel che aveva toccato poco prima, gli smorzarono di nuovo la voce in una sorta di sgambetto a un entusiasmo che già da sé si reggeva sugli stuzzicadenti. « … non è divertente Keith. Levamelo »
Il silenzio amplificava il buio e il disagio, e l’ultima cosa che Lance pensava di provare erano sentimenti scomodi, timorosi, nei confronti del Jedi. Ex Jedi, gli ricordò una vocina, e non fu di alcun aiuto.
Le mani di Keith lo lasciarono andare; scivolarono in basso come stessero abbandonando qualcosa. Lance non lo fermò, incapace di prevederne i movimenti e pentendosene nel momento in cui sentì il letto alleggerito di un peso.
Si spinse in avanti, incespicando nel groviglio di lenzuola e coperte
« Woh, frena! Dove credi di andartene!? Ehi! Non ti azzardare a lasciarmi qui così! »
« Qui sei al sicuro »
La risposta fu così penosa che l’angoscia di Lance fu risucchiata in un’onda vertiginosa di rabbia. Fu d’aiuto, perché quando riuscì ad alzarsi dal letto non si preoccupò di capire dove fosse Keith; lo aggredì verbalmente senza ripensamenti.
« Grandissimo cretino cosmico, stammi a sentire: non mi frega se ti sei fulminato quel poco di cervello che ti è rimasto, ma credevo fossimo d’accordo su tutto- tutto questo. Hai passato il limite, ma… ma il punto è che ti saresti fidato di me! »
Non vederlo, non trovarlo per poterlo toccare era probabilmente la parte più tragica di quella sceneggiata. L’Altean si chiese cosa gli fosse sfuggito, cosa fosse successo, senza che se ne accorgesse, per arrivare a una situazione che sembrava sempre più un imbuto, stretto e limitante. Di quel passo sarebbe finito strozzato prima di riuscire a vedere la fine dell’incubo.
E lui ci credeva davvero che lo avrebbe salvato. Aveva sprezzantemente ignorato gli anziani del Tempio Jedi e le loro nefaste chiacchiere sul Lato Oscuro, quelle ramanzine sulla paura, l’ira, l’odio e la sofferenza. Come se un qualsiasi essere dell’universo prima o poi non si sarebbe trovato ad affrontarle, grandi o piccole che fossero. Keith non era da meno; era solo stato spinto in una condizione più svantaggiata, calunniato per il sangue che gli scorreva nelle vene e poi raggirato come il babbeo che era. Lance sarebbe rimasto convinto di questo fino alla fine.
Tuttavia il problema ora era un altro, ben più grave. E a essere minacciato era il loro legame.
Non ricevette di nuovo risposta. La frustrazione cresceva insieme all’incomodo di brancolare nel buio. L’Altean decise di affidarsi ai barlumi di memoria della stanza, e anche se ricordarsi quattro pareti e due mobili fu comicamente complicato, puntò alla porta senza lasciar trapelare esitazioni.
La stretta che arrestò la sua fuga fu più forte del solito, ma al giovane importò più che ci fosse.
« Non puoi andartene » e finalmente Lance sentì un sentimento venare l’apatia di quella che era stata la voce di Keith fino a quel momento. Era sempre dell’incertezza - e forse del rimpianto? - mascherata da un tono di comando, ma meglio di niente.
« Be’ ti sbagli se credi che rimarrò qui buono a farmi trattare così! Perché mi hai messo questo affare sugli occhi!? »
Le unghie di Keith, nuove e affilate, affondarono nella presa, avvicinando Lance senza preoccuparsi che potesse rovinare in terra. L’Altean prestò a malapena attenzione alla forza, decisamente raddoppiata.
« Ti farai ammazzare se non so dove sei » gli ringhiò l’ex Jedi in faccia e Lance rabbrividì istintivamente a quel qualcosa di nuovo in lui che non poteva vedere, ma di cui ormai si era fatto un’idea chiara. Ma nemmeno quello fu un pretesto per demordere. Sfruttando la vicinanza e il braccio libero, l’Altean affondò le dita nei suoi capelli - in parte rincuorato che fossero rimasti gli stessi - e gli tirò la testa indietro.
« Emo-Kitty, apri le tue nuove grandi orecchie e vedi di capirlo una volta per tutte: io rimango con te, ma non a queste condizioni. Tu non sei il mio carceriere e io non sono un tuo prigioniero! »
Non poteva vederlo, ma Lance fu certo che fosse impallidito, in qualche viola maniera, perché le sue dita allentarono la morsa che lo teneva fermo contro di lui.
« E se le condizioni fossero cambiate? » sibilò Keith. Più che vibrare come una minaccia, suonò come il terrore di guardare in faccia la realtà. Probabilmente fu a causa della cecità imposta, ma Lance comprese il suo tono, l’intera situazione, direttamente sottopelle. Un morso avrebbe prodotto la stessa fitta di dolore.
Gli lasciò andare i capelli e cercò di rilassare i muscoli. Non facile, ma le cose impossibili erano il suo pane quotidiano.
« Siamo sempre io e te, scemo. Il bellissimo mezzo-Altean idolo delle folle e il mezzo-Galra paladino della Repubblica. Ti ricordo che mi stavi antipatico anche prima, non hai bisogno di accecarmi perché ora sembri un gatto troppo cresciuto! »
« È tutto diverso »
« Come se non avessi mai visto un Galra prima d’ora » sbuffò Lance, incrociando le braccia, anche per nascondere il tumulto nel petto. Voleva davvero vedere in faccia Keith, ma la consapevolezza rischiava di giocargli un brutto scherzo e l’equilibrio tra loro era in bilico.
Non successe quello che sperava, ma non fu comunque qualcosa a cui Lance non poté dire di no. Non quando si ritrovò di nuovo contro il corpo dell’ex Jedi, anche se in un abbraccio e non in una tenaglia per non farlo scappare.
Keith affondò la testa nel suo incavo, provocandogli il solletico alla gola. A Lance scappò un breve sussulto e un brivido. Il tempo di ribattere - questo è sleale - fu ridotto a zero quando le sue labbra furono chiuse da quelle del mezzo-Galra.
C’era qualcosa di diverso, constatò Lance nel sentire sulla lingua la punta di un canino che forse non era poi così ansioso di vedere, ma del resto, tra invadenza, desiderio e modo, nulla era cambiato. Keith baciava alla stessa maniera, affamata e intima nell’assaporarlo.
Con la vista oscurata, le emozioni gli si arrampicarono dentro con un’incisività del tutto nuova. Piacevole e, malgrado, intrigante abbastanza da spingerlo ad aderire maggiormente contro il suo corpo. Le mani dell’ex Jedi erano sui suoi fianchi, ma la presa si fece troppo possessiva con gli artigli a segnare la sua veste azzurra.
« K-Keith… »
Gemette piano.
Keith lo lasciò andare di colpo, tirandosi indietro. Lance si ritrovò di nuovo con le mani sospese a tentoni e un senso di smarrimento troppo simile alla benda messagli contro la sua volontà. Aprì bocca per protestare, senza sapere esattamente cosa dire, ma prima che lo facesse fu afferrato per un polso e trascinato di nuovo sul letto di peso.
« Ehi! Stavamo- »
« Parleremo più tardi »
« Non stavamo esattamente pa- »
« Riposati. Qui nessuno cercherà di ucciderti »
La voce, tornata incolore, proveniva ormai dall’altra parte della stanza. Lance scese di nuovo dal letto buttando in terra le coperte, ma senza vedere raggiunse la porta troppo tardi.
« Aspetta! Fermati! » urlò battendo i pugni contro l’uscio sigillato. Anche dopo essere riuscito a trovare la tastiera di sbloccaggio e aver cliccato a ripetizione, nulla si mosse. L’Altean inveì ancora, inutilmente e sconfortato. « Dove stai andando!? Devi levarmi questo coso! Non puoi lasciarmi al buio! Keith! »
 

 
°°°




Un grazie a SpigaRose, Mayo Samurai e Yuki Delleran *love* A sidhedcv per il "cretino cosmico" che io con gli insulti nclpf XD

Non pensavo di postare subito questa parte ma è capitato! Probabilmente in settimana arriverà anche il terzo capitolo. Non saranno mai troppo lunghi ~ La fretta è cattiva consigliera, ma mi sto divertendo *w* 
Temo che Keith e Lance sembrino OOC, e con l'andamento a sbalzi della storia mantenere un carattere lineare sarà difficile. Qui la loro intera è già più che profonda e io mi perdo facilmente, trasportata dai feels ~
Qualche giorno fa su tumblr Pussycan Scribbles ha postato questa fanart Klance perfetta per Altean!Lance (proprio come lo immagino) e invece per Galra!Keith ho quest'altra fanart =) 



Alla prossima!

Nene (Nefelibata ~)
   
 
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