Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: allonsy_sk    15/02/2017    3 recensioni
post-s4
---
La cucina ha l'aria di un posto che viene usato di rado, dal monolite bianco del frigorifero vuoto istoriato di magneti noiosi e volantini di diversi take away, alle mattonelle shabby-chic macchiate d'oro.
C'è un segno sulla parete, a circa un piede dal battiscopa che corre al lato del frigorifero, dove Sherlock è sicuro che Mycroft lasci cadere la valigetta ogni sera, fermandosi poi ad aprire il frigorifero prima di cedere alla stanchezza, alla pigrizia o alla gola.
Lo fa al buio, a giudicare dal modo in cui le sue impronte digitali sono distorte, piccole chiazze leggermente oleose sulla superficie liscia e altrimenti lucida dell'elettrodomestico.
È tanto più strano, quindi, che la cucina profumi di cioccolato e burro e che il pavimento immacolato sia sporco di farina.
La vista più strana, comunque, è Mycroft in jeans e maglioncino, con le maniche arrotolate fino ai gomiti e un grembiule bianco.
Se non fosse completamente pulito da ben due mesi tre settimane e due giorni, Sherlock penserebbe di avere di fronte una delle sue più assurde allucinazioni.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Eurus Holmes, John Watson, Mrs. Holmes, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Brother Mine

 

2 – Lunedì 1 Febbraio 2016 - più tardi

La chiamata di Lady Smallwood lo coglie di sorpresa. Sherlock è andato via da poco, pieno di torta e tè e sentimenti contrastanti. Mycroft può immaginare solo in parte in che pensieri sia immerso il fratello, e una grossa fetta di quei pensieri immaginari gli stringe lo stomaco nella colpa.

Sherlock lo ha perdonato apertamente, ma il suo perdono è superficiale e fievole come quello che ha concesso a Eurus. Ci ha creduto sul momento, ma non ha ancora avuto il tempo di lasciare che quel minuscolo seme mettesse le radici. 

La rabbia impiegherà più tempo a scardinare la serie di porte blindate che coprono il suo nucleo più tenero e infantile, e sarà allora che Mycroft dovrà essere forte, in grado di sopportare il peso della colpa da cui non si sente per niente assolto. 

Mycroft scuote la testa, versandosi due dita di liquore forte e ambrato, opera di certi frati di clausura dalle fenomenali doti erboristiche. Al momento gli interessa poco che il liquore sia pregiato, costoso, raro e delizioso.

Vuole soltanto qualcosa che gli bruci la gola e gli riempia le membra di calore, perché non si aspetta di scaldarsi presto le mani gelide e i piedi ghiacciati. 

La colpa di Mycroft Holmes è molto meno tormentosa degli abissi di depressione devastante e suicida in cui Sherlock precipita a intervalli imprevedibile, ma non meno tenace.

Non è una cascata roboante, un geyser rabbioso che sputa fuori con furia acqua rovente e vapore. 

La colpa di Mycroft è un'unica, insopportabile goccia gelida che continua a cedere sullo stesso punto, lacerandolo con lentezza. 

Ha fallito completamente nel proteggere Sherlock dalla pazzia invadente e perversa di Eurus fin da quando erano bambini, e non lo ha fatto per mancanza di mezzi o per incapacità, no. Sherlock dice di aver capito e perdonato, ma Mycroft dubita che abbia compreso fino in fondo la profondità della sua responsabilità nella presenza/assenza di Eurus nella sua vita. 

Glielo ha detto, tutto ciò che è oggi dipende da scelte anche inconsapevoli fatte da Sherlock nell'assenza del ricordo della sorella, ma Sherlock ha ascoltato? Ha capito? Mycroft non crede, e non può perdonarsi di quanto ha fatto, nulla potrà mai consolarlo di aver fallito in maniera così plateale.

Ha sempre rimbrottato Sherlock per i suoi giochi apparentemente privi di senso, per il suo trascinare situazioni per lo scopo scientifico di vederne il risultato, ipotizzandone i possibili svolgimenti, eppure è colpevole almeno quanto il fratello.

Non è forse sua la responsabilità di aver intestardito Jim Moriarty sulle tracce del fratello? Non è forse colpa sua se Irene Adler è entrata nella loro orbita, scompigliando i pensieri di Sherlock e rendendo inutile mesi,  anni  di attenta preparazione di un piano virtualmente infallibile? 

Non è forse sua la mano dietro la falsa morte di Eurus, la sua incarcerazione a Sherrinford, i dannati  regali  che le ha portato pur di averne un tornaconto.

Dov'è che il  bene superiore  inizia a essere meno importante del bene di una singola persona? Dov'è che considerarsi il Governo e la Giustizia incarnati diventa piuttosto un atto imperdonabile di  hybris , l'orgoglio smodato che offende gli Dèi e porta infinite e luttuose punizioni? 

È immerso in queste acque tumultuose quando il telefono suona, illuminandosi dietro al numero privato (quello veramente privato) di Lady Smallwood.

"Elizabeth," risponde di malavoglia all'ultimo squillo. Il Governo potrebbe anche sopravvivere un solo giorno - un'ora - senza di lui.

"Alicia, quando non chiamo per questioni ufficiali, Mycroft."

Mycroft alza gli occhi al cielo. Le donne, per quel poco che gli è dato di sapere, sono più complicate di profondi intrighi politici internazionali. D'altra parte, se Lady Smallwood vuole utilizzare il suo secondo nome, chi è lui per contraddirla?

"D'accordo, Alicia"

"Grazie, Roald."

Mycroft rotea ancora gli occhi con più forza. Non avesse mai deciso di assegnare dei nomi in codice, non avesse mai deciso di scegliere per sé 'Antartica'! Lady Smallwood (la chiama sempre con titolo e cognome tra sé e sé e fa molta fatica a riconciliarla sia col suo nome pubblico, sia col suo nome prescelto) ha deciso che è molto, molto divertente chiamarlo col nome del più famoso esploratore del continente ghiacciato. 

Lady Smallwood soffoca un sorriso malizioso dall'altro lato della linea telefonica, ma dura meno di un respiro e Mycroft percepisce l'esatto momento in cui lei torna seria, lasciando cadere ogni pretesa di scherzo e cortesia.

"Ho bisogno di parlarti di persona, e non intendo entrare nei dettagli di questa conversazione al telefono. Ti invito a ricevermi più tardi, e confido che riconoscerai l'urgenza di quanto ho da dirti nel fatto che mi sto invitando a casa tua da qui a un'ora."

Mycroft sospira, sconfitto non per la prima volta nelle ultime settimane. "Immagino che rifiutarmi non abbia alcun senso e nessun effetto."

In risposta Lady Smallwood ride piano, poi termina la comunicazione. 

È il caso di aprire l'armadietto dei liquori, alla ricerca di una bottiglia più antica e polverosa. Qualsiasi cosa debba dirgli Lady Smallwood, il liquore dei frati non basterà a sostenerlo durante la conversazione.

 

--

 

Per quanto Lady Smallwood adori tormentarlo - non si è ancora vendicata a sufficienza per il fatto che Mycroft abbia potuto sospettare di lei riguardo la faccenda di A.G.R.A. - questa volta va dritta al punto e Mycroft l'apprezza molto per questo.

La donna è quasi scomparsa in una delle poltrone di pelle comode e avvolgenti del soggiorno privato di Mycroft, arredato con gusto maschile e vintage nel tema della caccia. Mycroft non è mai stato un cacciatore e non ha mai preso in mano neanche una delle armi esposte accanto a dipinti dall'aria violenta e trofei imbalsamati, ma l'ambiente ha un che di profondamente calmante. 

Lady Smallwood si umetta appena le labbra con il liquore incendiario che Mycroft le ha offerto, poi depone il bicchiere e si sporge avanti, appoggiando i gomiti alle ginocchia.

"Vogliono sedare Eurus. Verranno a chiederti una firma sulla liberatoria per fingere di darti la scelta, ma se non firmerai procederanno lo stesso. La nuova amministrazione di Sherrinford ha istituito un livello di rischio ulteriore soltanto per lei."

È uno schiaffo in pieno viso, lo schiaffo di una mano aperta e pesante carica di anelli con pietre taglienti. 

Mycroft chiude gli occhi, mentre le parole colano goccia a goccia attraverso i filtri della sua comprensione con la lentezza del disgelo. 

Trae un lungo respiro tormentoso, quando riapre gli occhi fissa uno dei dipinti piuttosto che il volto di Lady Smallwood. 

"Non posso dire di non essermelo aspettato. Speravo..." inizia, scuote la testa, richiude gli occhi. "Non so cosa speravo, Elizabeth."

Lady Smallwood non lo corregge nuovamente. Allunga una mano e l'appoggia sulla sua, piccola e ossuta ma asciutta e calda. È un piccolo conforto.

"Sai anche tu di aver portato questo peso troppo a lungo, Mycroft. Non ti faccio nessuna colpa per aver sperato - la speranza rende illogici, ma ci rende anche umani - ma forse è più giusto che questa situazione non sia più soltanto nelle tue mani. E sulle tue spalle."

Lady S ha ragione, ovviamente, ma la logica lo elude, sostituita dai sentimenti. La colpa in tutte le sue declinazioni, la rabbia, la frustrazione, la paura e il dolore lo assalgono tutte insieme, lo travolgono e lo stremano, ritirandosi poi in buon ordine per lasciarlo in compagnia della più improbabile, della più prevedibile.

Sollievo.

Il sollievo è la minuscola cima del Monte Fuji dietro l'immensa onda in quella famosa stampa di Hokusai, una montagna resa un granello di sabbia dal trucco della prospettiva. 

I suoi fratelli sono stati sua responsabilità fin da prima dell'adolescenza, fin da quando Sherlock è stato in grado di camminare e un Mycroft di quasi otto anni si è trovato a tenerlo d'occhio tra i compiti di matematica e quelli di inglese, gli adulti troppo impegnati con Eurus appena nata.

Non sarebbe stato male - Sherlock è sempre stato un bimbo intelligente, per quanto molto emotivo - se non fosse stato per Eurus.

Aveva a stento cinque anni quando Mycroft la trovò col coltello in mano, intenta ad aprirsi la pelle per guardare al di sotto, curiosa sul funzionamento dei muscoli al punto di non comprendere il dolore.

Sherlock avrebbe preteso un atlante di anatomia, magari un modellino dettagliato del corpo umano. Più avanti avrebbe spostato la propria curiosità nell'obitorio dell'ospedale. Un passatempo macabro, ma mai morboso come quelli prediletti dalla sorellina. 

Mycroft si lascia sfuggire un flebile sospiro, insufficiente a fargli rilassare e abbassare le spalle. 

"Quando..?"

Lady Smallwood passa ancora una volta la mano sul dorso della sua, poi la ritira. 

"Domattina, appena metterai piede in ufficio. Sarebbero già intervenuti, se non fosse che si tratta di una Holmes, e in particolare di tua sorella."

Lady Smallwood gli offre un breve sorriso. "Immagino abbiano ancora paura di Rudy."

Mycroft si acciglia, labbra serrate e aria tesa.

"Devo chiamare Sherlock, cosa che posso fare subito. Ma devo anche sentire i miei genitori."

Lady Smallwood inclina leggermente la testa ma non commenta. Sarebbe ipocrita se giudicasse il commento di Mycroft. Dopotutto neanche la sua freddezza e la sua esperienza lavorativa sono riuscite a impedirle di agire sotto l'effetto del sentimento.

Ha provato a intercedere in favore di suo marito, dopotutto, per provare a cancellare uno stupido errore che ha finito per costargli la vita.

Non sarà lei a biasimare Mycroft Holmes, l'uomo di ghiaccio, se per una volta ha bisogno di un aiuto e di un confronto esterno. Siamo tutti esseri umani, dopotutto.

Lady Smallwood si alza in piedi, spolverando invisibili pieghe della gonna, prende la borsetta e la giacca. 

"Chiamami a qualsiasi ora, Mycroft."

Mycroft alza la testa, sbatte piano le palpebre.

"Per?"

Lady Smallwood scrolla le spalle in maniera così minuta che il gesto noncurante è perso nel suo sottile sorriso elegantemente rosso. 

"Qualsiasi cosa. Decidi tu. Lascio acceso il mio telefono privato."

Mycroft l'accompagna alla porta senza neanche accorgersene, ripiomba in poltrona prima di sapere come è tornato in quella stanza. Si prende il viso tra le mani, sospira più forte, afferra il cellulare.

 

Ho bisogno di parlarti. - MH

 

Ci siamo appena visti, Mycroft, cos'è questo ulteriore sprazzo di amore fraterno? Pensavo di averne avuto abbastanza per una sola sera. - SH

 

È importante. - MH

 

Dimmi che non si tratta di un altro fratello. - SH

 

Sherlock, non sto scherzando. - MH

 

Normalmente avresti chiamato direttamente, o peggio, ti saresti presentato a casa mia - SH

 

Normalmente non c'è la possibilità che una infante di un anno e un dottore militare col sonno leggero pernottino a casa tua, quindi ho esercitato del necessario buonsenso. Inoltre, preferirei parlarti di persona. - MH

 

Dormono di sopra. Ma stavolta vieni tu. Non prometto torte fatte in casa. - SH

 

Sfortunatamente, non è argomento da torte. - MH


--

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: allonsy_sk