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Autore: SweetAinwen    17/02/2017    3 recensioni
- Mi odi così tanto? - chiese a scatti.
- Oh, io non soltanto ti odio, - sorrise - ti disprezzo anche! - sbottò, il volto velato da una leggera follia di risentimento.
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Due migliori amici con una doppia identità neanche una volta rivelata l'uno all'altra, impauriti dalla reazione che potrebbe avere la persona di cui si fidavano più di chiunque altro. Volevano, senza riuscire nel loro intento. E questo, per loro, era un sollievo: non dovevano vedere l'espressione impressa nei volti di entrambi. Davvero una fortuna.
Ma non avrebbero mai immaginato che questo potesse essere... un segreto mortale.
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bon anniversaire!
 
 
Il problema dei segreti è che nel momento in cui pensi di controllarli, non li controlli.
(Meredith Grey)
 
 
 
 
 
- Plagg, sei davvero impossibile! - sussurrò furioso, sbattendo la porta della sua camera. 
Il citato lo guardò come se fosse matto: - Che cosa ho fatto? - domandò seguendolo, mentre il ragazzo si apprestava a sedersi sul divano bianco, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
- Se non fosse stato per te - lo indicò - che hai gridato ai quattro venti il mio nome e mi hai costretto a nascondermi, forse avrei potuto capire dov'erano diretti! Per colpa tua ho perso l'opportunità di... -
- Portarla via da lui per paura di non ricevere più le sue attenzioni? - finì al posto suo, mangiando il suo camembert. - Tranquillo. Ho dovuto risvegliarti in qualche modo dal tuo stato di trance dopo aver visto la ragazza fare quel gesto con la mano e avergli sorriso. -
Adrien sospirò. Ora ne era sicuro: Marinette era Ladybug, ma Plagg diceva che senza prove poteva essere contraddetto in qualsiasi maniera. Come faceva a non accorgersene?! Ogni volta che stavano insieme sbucava sempre una dimostrazione delle sue parole e il kwami, ovviamente, rispondeva con un: << È solo una coincidenza. >>. Anche quella lo era? No, ovviamente no. 
- Appunto. - si poggiò allo schienale del sofà - È una specie di motto ciò che diciamo alla fine di ogni combattimento, con annesso scontro di pugni. - chiuse gli occhi - Ed è quello che ha fatto Marinette. - Il Kwami aprì la bocca e Adrien i bulbi. - So cosa stai per proferire: è solo una coincidenza. Ma io non ci credo, lei è Ladybug! -
- E questo ti rende immensamente felice. - constatò, mettendoglisi di fronte e il biondo alzò un sopracciglio. - Stai sorridendo. - rispose alla sua muta domanda e lui si coprì le labbra con una mano. 
- Non è vero! - negò portando la testa di lato.
- Stai ancora sorridendo. - ammiccò birbante, i denti in mostra e volandogli di nuovo davanti. 
- Smettila! - gli ordinò, dandogli un colpetto sulla testolina. 
- Ahi! Sei diventato manesco come la tua ragazza! - Adrien rise. - Come, niente sguardo omicida? - chiese stupito e lui sorrise a trentadue denti.
- Perché dovrei? - 
- Wow! Un grande passo avanti! E bravo Adrien! - 
Gli accarezzò il capo: - Grazie, Plagg. -
Dopo aver scoperto quello che provava per lei, aveva deciso di rivelarle ogni cosa. Esatto. Sia il suo amore sia la sua identità segreta. Non ci dovevano essere segreti tra due persone che si amavano, no? Voleva che lei lo sapesse e non desiderava affatto tornare indietro. 
 
 
 
- Ah, che stanchezza! - sospirò ad occhi chiusi la mora, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia girevole.
- Che succede, Marinette? - domandò Tikki, volandole di fronte. 
- Ho appena finito la montagna di compiti ricevuta e ora devo occuparmi persino di completare il discorso che farò alla festa di Adrien. Doppia stanchezza. - 
- Sei stata tu a decidere di scrivere quella lettera. -
- Lo so! - appoggiò i gomiti sulla scrivania, reggendosi il volto con le mani. - Non credevo sarebbe stato sfiancante! - sorrise - Per Adrien, però, devo ammetterlo, lo farei senza pretese. - La kwami ridacchiò. - Cosa ti diverte? - la osservò curiosa.
- Niente. -
- Mmh... - 
- Sul serio! Comunque, hai notato che gli akumizzati sono più deboli? -
Marinette aggrottò la fronte: - In che senso? -
- Che riuscite a sconfiggerli facilmente, rispetto ai nemici precedenti. - 
- Hai ragione, in effetti. - concordò la ragazza, dopo averci riflettuto per un po'. - Papillon avrà in mente qualcosa di grosso? -
- Sicuro. Sarebbe meglio carpire informazioni dai prossimi avversari. -
- Ma... Tikki, se si presentassero durante la festa? Non possono rovinarla! - obiettò innervosita.
- Non ci possiamo fare niente. - scosse la testa - I cattivi non conoscono la tregua. -
- Tikki, io sono Ladybug - mise una mano a mezz'aria - e nello stesso momento Marinette. - fece lo stesso con l'altra - Ricordi? Cosa dovrei fare per avere un equilibrio tra le due vite?! - abbassò il capo, lasciando cadere a peso morto le braccia. 
- Dirlo ad Adrien, ti aiuterebbe. - 
- No. - negò con la testa - Penserebbe che sono pazza. -
- Come puoi dirlo se non provi? - sorrise dolcemente - Io penso che ne sarà felice. -
Marinette la guardò confusa: - Davvero? -
- Sì. Si fida di te, - la indicò con la zampetta - sei la persona più importante per lui. -
- La persona più importante per lui? Tikki, stai esagerando. - ridacchiò divertita.
Portò in avanti le zampette, scuotendole: - Affatto! - la kwami osservò il volto sorridente della sua amica e rimase stupita, facendo cadere sui fianchi le zampette. - Non ti sei ancora resa conto di quanto ti ama? -
Marinette, dopo secondi di totale incredulità a quelle parole che aumentarono i suoi battiti cardiaci, scoppiò a ridere di gusto e si resse lo stomaco con gli avambracci, le gambe che facevano su e giù. Adrien innamorato di lei? Tikki aveva davvero una gran fantasia! Lo avrebbe notato se ci fosse stato qualche accertamento e lui non ne aveva mostrato nemmeno uno. Quindi la sua teoria era sbagliata.
Sorrise: - Ci siamo promessi di rimanere sempre insieme, qualunque cosa accada. Senza lui al mio fianco mi sentirei persa, è la mia ancora di salvezza in ogni situazione, sia bella che brutta. - si poggiò una mano all'altezza del cuore - E nel profondo so con certezza che manterremo il giuramento e che nessuno sarà in grado di separarci. Adrien è il mio migliore amico... e gli voglio un bene dell'anima, come lui ne vuole a me. - sorrise a trentadue denti - Solo questo, cara Tikki. Siamo i migliori amici che esistano sulle Terra! Cosa vuoi di più dalla vita? - 
La creaturina in rosso scosse la testa: - Inutile, rimarrai sempre una ragazza cocciuta. Persino davanti all'evidenza! - sospirò, le zampette all'altezza della spalle - Cosa voglio di più dalla vita? Che tu non sia così cieca in determinati momenti. - 
La mora alzò i bulbi al cielo, rallegrata. Però... perché provava quel senso di vuoto dopo aver pronunciato quelle parole? Gli voleva solo bene, giusto? 
Giusto?
 
 
 
- Vai già via, Adrien? - domandò stranita Sabine, come Tom, vedendolo scendere le scale.
Il citato sorrise lievemente: - Sì, Sabine. - si grattò la nuca - Mio padre mi ha appena chiamato per dirmi che c'è un altro lavoretto da fare. Sapete com'è. - I coniugi annuirono, comprensivi. 
- Allora buon lavoro. - augurò Tom sorridendo e il biondo ringraziò con un cenno del capo, incamminandosi.
Aveva tentando di parlarle, a scuola, ma prontamente i suoi amici l'avevano chiamata per coinvolgerla in qualcosa a cui lui non aveva partecipato ~ meglio specificare che non avevano voluto implicarlo. Quando si era avvicinato, poi, coprivano con astucci, quaderni e altro il loro lavoro e gli sorridevano domandandogli cosa volesse. Aveva aggrottato la fronte, lasciando perdere. Di conseguenza aveva perso un'occasione per rivelarle tutto, tuttavia restava il pomeriggio e la sera. Anche il giorno dopo, quello ancora dopo. Così si era fatto coraggio e si era ritrovato davanti alla sua boulangerie. Che errore!
Chiusa la porta e aver camminato per un paio di secondi, il massimo per non essere visto dai genitori di lei, digrignò i denti e corse come se qualcuno lo stesse inseguendo. 
L'aveva ascoltata. Dal punto clou fino alla fine. Nel momento in cui aveva sentito che era Ladybug, un sorriso gli era spuntato spontaneo e il suo cuore era esploso di gioia! Finché la sua risata, dopo le parole della kwami, non glielo aveva spezzato in due. 
 
<< Adrien è il mio migliore amico... e gli voglio un bene dell'anima, come lui ne vuole a me. Solo questo, cara Tikki. >>
 
Oh, quanto si sbagliava! Indirettamente aveva scoperto di non essere nei suoi pensieri da quel punto di vista e ora persisteva un peso intollerabile che premeva contro il petto. Si toccò con una mano quest'ultimo e la vista diventò sfocata.
- Adrien, Adrien! Che ti prende?! - si preoccupò Plagg, celato dal cappello. - Stai correndo da un bel po' e hai il fiato corto! -
Si fermò, le mani poggiate sulle ginocchia e il busto piegato in avanti, mentre sospirava velocemente. Arrotò di nuovo i denti, stringendo i pugni e si appoggiò ad un muro per poi scivolare fino a terra. Portò le gambe piegate all'insù e guardò il cielo. 
- Adrien? Stai... bene? - 
- Hmf! Ti sembra che stia bene? - parlò a scatti, il groppo in gola gli impediva di esprimersi come desiderava. - Marinette... Marinette... non mi ama. - un singhiozzo fuoriuscì incontrollato - Non mi ama. - si coprì il volto con le mani.
Avvertiva qualcosa sulla sua gota e la sfiorò, capendo che erano lacrime. Stava piangendo. Adrien Agreste stava piangendo. Da non credere! Perché abbattersi così tanto per un rifiuto? Certo, non le aveva dichiarato niente, ma... faceva lo stesso male sentire, nel mentre osservavi di nascosto con la porticella semiaperta, la conversazione su di lui tra Marinette ~ che poi si era scoperta essere la sua lady ~ e il suo kwami. 
Ti appesantiva, diamine!
Plagg lo guardò con tristezza, dispiaciuto per l'accaduto. Quel che era fatto era fatto, non si poteva tornare indietro. Se non lo avesse appreso in quel modo, sarebbe capitato con una confessione. Nella seconda opzione, però, avrebbe perso la sua migliore amica e il suo amore. Sì, meglio la prima alternativa. 
Lo squillo del cellulare gli fece tirare su col naso e lo prese tra la mano: - Dimmi, Nino. -
- Ehi, che voce! Successo qualcosa? -
- No, - si stropicciò un occhio con un dito - mi è solo andato qualcosa nell'occhio che non riesco a togliere. -
- Mmh. Comunque volevo chiederti se potevi venire all'entrata del parco. Ho una cosa da dirti. -
- Non possiamo fare domani? - chiese con le dita sulla radice del naso. 
- Ehm, no. Non si può rimandare. - 
Sospirò: - Va bene. Ci vediamo lì. -
- Grazie, bello. - e chiuse la chiamata. 
Si alzò lentamente e guardò l'ora sul telefono: le diciannove e mezza. Era anche buio. Lo ripose nella tasca del giubbotto e abbassò la testa.
- Su, Adrien, non perderti d'animo. Un giorno non sarà più così. - cercò di consolarlo, rifugiandosi sotto al cappello. 
- Chissà quando. - sussurrò amaro,  arrancando verso la meta. 
 
 
 
- Tutto pronto? - domandò Alya, osservandosi attorno con le mani sui fianchi.
Grazie alla luce dei lampioni il parco era illuminato, quindi non c'erano problemi di non vedere niente.
- Sì! - urlarono all'unisono i ragazzi.
- Bene! Aspettiamo solo il segnale di Nino. - 
- Ma dov'è finita Marinette? - chiese Rose, sorpresa di non trovarla ancora lì. 
- Probabilmente a farsi i fatti suoi. - disse Chloé, guardandosi le unghie. - Chi se ne importa di quella. -
- Non ti conviene sibilare in quel modo, data la volta in cui te ne ha dette di santa ragione. - le rammentò la bruna, sorridendo vittoriosa nel momento in cui la bionda ridusse gli occhi a due fessure e portò la testa da un lato, sconfitta. 
Un trillo di un messaggio su whatsapp attirò la sua attenzione e appena comprese che fosse di Nino, puntò i bulbi sugli altri: - Sta arrivando, ragazzi! Muovetevi! - 
- Eccomi, Alya! - urlò Marinette, riprendendo fiato dopo essersi fermata di fronte alla ragazza.
- Era ora! Che stavi combinando?! - la rimproverò, guardandola male.
- Ehm... non trovavo il regalo. - sorrise colpevole, grattandosi la nuca e Alya si schiaffeggiò la fronte con una mano.
- La solita imbranata. - la mora le fece la linguaccia e posò il suo pacchetto insieme agli altri sulla panchina, sotto un telo. 
- Non vedo l'ora di vedere la sua reazione! - esclamò eccitata, muovendo a ritmo una gamba sul posto. 
- Non solo tu, Marinette. Ma tutti! - 
Si sorrisero a vicenda e dopodiché videro Adrien e Nino. Il primo con una benda sugli occhi e il secondo che lo accompagnava e vedevano il biondo agitare la bocca e scuotere la testa da un lato all'altro come se fosse in pericolo. Ridacchiarono a quella scena.
 
 
 
- Perché mi hai bendato? - 
- Lo capirai a breve. Tu cammina e non fare domande! - 
Mise il broncio: - Dispotico! - 
- Grazie. -
Nino si fermò, seguito a ruota dal ragazzo. 
- Posso togliermela, ora? - aveva già le dita sull'oggetto.
- Sì. - 
Sciolse il nodo, aprì gli occhi e...
- Sorpresa! Buon compleanno! - gridarono all'unisono, lasciandolo a bocca aperta.
"Ma cosa...?", pensò, osservandoli uno ad uno.
Erano presenti tutti i suoi amici di classe, che gli sorridevano con affetto e che ora si erano avvicinati a lui. 
- Cosa c'è? Ti sei incantato? - ridacchiò Max, dandogli un colpetto sulla schiena. 
- Ecco il motivo del vostro strano comportamento: una festa a sorpresa! - collegò il biondino, dandosi un leggero colpo alla testa.
- E ci siamo riusciti? - si intromise Kim.
- Perfettamente! -
Uno striscione con su scritto Buon compleanno, amico! era messo in bella mostra legato a due alberi e su una panchina un telone che celava ciò che c'era al di sotto di esso. Su un'altra c'era un vassoio trasparente di torte! Incredibile! Si era completamente dimenticato del suo compleanno, con quello che era capitato. 
- Come ci si sente ad avere diciotto anni? - 
Si voltò e il dolce sorriso di Marinette gli bloccò il respiro. Averla di fronte dopo quello che aveva udito... La tristezza aveva ripreso il sopravvento e ora non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi. Delle dita, delicatamente e con determinazione, si posarono sotto il suo mento, alzandogli il capo quanto bastava per avere la sua attenzione. 
- Adrien... non c'è bisogno di fare così. È passato, ok? Lo so che sei geloso e dovrei essere io a scusarmi con te. Non avrei dovuto non spiegarti niente, ma avrei rovinato ciò che stavamo mettendo in atto per te. - gli accarezzò una guancia - Mi perdoni? - 
Oh... quegli occhi... Così puri, magici, che ti esploravano nel profondo della tua anima... 
Sorrise: - Certo. - e le baciò la fronte, facendola arrossire.
Marinette si stranì. Non era la prima volta che succedeva, però sentiva che era diverso... speciale. Il suo muscolo cardiaco andava veloce e il corpo era accaldato. Sembrava stesse andando a fuoco! 
Alya, Nino e gli altri osservarono la scena con approvazione, mentre Chloé digrignava i denti. 
- Attenta: l'invidia può cambiarti il colore dei capelli da biondo a verde. - rise insieme a Nino.
- Ti odio, Alya Césaire! - sibilò furiosa. 
- Felice di saperlo. - 
- Su, su. È il compleanno di Adrien! Avevamo promesso niente litigi. - proferì Mylene.
- Mylene ha ragione. Siamo qui per far divertire il nostro caro Failed Model. - sorrise la mora, guardando il biondino divertita. 
- Shorty, è il mio compleanno. -
- E con questo? - 
Sorrise furbo: - Posso chiederti di fare quello che voglio. - 
Le labbra di Marinette si piegarono all'ingiù. Quando festeggiarono il primo anno di conoscenza avevano deciso che il giorno della loro data di nascita avrebbero chiesto all'altro quello che gli pareva, senza obiezioni. Ora si pentiva, come lo scorso anno, di aver stipulato quel patto.
Sospirò: - Cosa, sentiamo? - si mise a braccia conserte e lui prese una mano fra la sua, baciandole il dorso e lasciando tutti sgomenti. 
- Solo che tu rimanga al mio fianco per l'intera festa. Letteralmente appiccicata. - 
Il respiro di Marinette si bloccò. Quel gesto e quello sguardo erano gli stessi di...
"Chat Noir." 
- Qualcosa non va? - 
- No! No, niente. - rispose sorridendo.
Alya batté le mani tra loro: - Bene! Che la festa abbia iniziooo! -
Un urlo di giubilo coinvolse tutti, facendoli ridere.
 
Si stavano divertendo come mai prima d'ora, il motivo era semplice: erano insieme. Cosa c'era di meglio? Battibecchi scherzosi, rincorrersi come bambini, gridare come matti usciti dal manicomio. Adrien rise a crepapelle, accompagnato da Alya, Nino e Marinette. Il biondino guardò quest'ultima e sorrise dolcemente, per poi avvolgerle le spalle con un braccia e farle il solletico.
- No, basta, dai, no! Adrieeeen! Ragazzi, aiutooo! - I due accentuarono le loro risate, reggendosi lo stomaco con gli avambracci. - Traditoriii! - Marinette gli tirò una ciocca di capelli e lo spinse via, riprendendo fiato. - Devo bere un po' d'acqua. Per colpa tua ho la gola secca! - gli fece la linguaccia, ricambiata dal ragazzo.
 
"Dove si è cacciata Marinette?", si domandò, guardandosi attorno dopo aver parlato con i ragazzi.
Erano passati un paio di minuti e della ragazza nemmeno l'ombra. Non era possibile che se ne fosse andata, era stata lei ad avere questa idea. Così iniziò a cercarla e quello che vide fece svanire il suo sorriso. Rideva con capelli di pomodoro, che la osservava con i lati della bocca all'insù e le guance leggermente rosse. Digrignò i denti, provando a trattenersi, finché il leggero colpetto dato da Marinette alla spalla di lui non fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Camminò a passo felpato, fino a quando non prese la mano di lei tra la sua, spingendola dietro di sé: - Ti avevo detto di starmi letteralmente appiccicata. -
Tutti spalancarono la bocca, immobili. Adrien sembrava in procinto di una sfuriata coi fiocchi. Un caso raro, salvo i momenti in cui Nathanael si avvicinava a Marinette. Lì sì che erano guai seri! 
- Che ti prende? Ogni volta che parlo con Nathanael ti infuri come se ti stesse rubando qualcosa. - 
- Nathanael. - imitò la sua voce - Noto una grande confidenza. - 
Marinette ridusse gli occhi a due fessure: - Che stai insinuando? - sibilò offesa.
- Io? Niente. - replicò neutro.
- Bugiardo! - urlò, facendo una leggera pressione sul suo petto. - Smettila di prendertela con lui! Che cosa ti ha fatto di male per subire questo trattamento?! Me lo spieghi? -
- Hai bisogno di uno schema? - alzò anche lui la voce, gesticolando con le mani. - Sai perfettamente che sono geloso, però non ti sei mai posta il motivo di questa mia emozione! -
La mora aprì la bocca, ma la dischiuse l'attimo dopo a corto di parole. La vista le si annebbiò. Quand'era stata l'ultima volta ad essersi arrabbiato così tanto? Mai. 
- Sono geloso. - si prese la testa tra le mani - Voglio che tu stia solo con me, che sorrida, pianga, rida e che abbracci solo me! Voglio essere io la tua felicità! Per me, stringerti anche per un paio di secondi la mano, è come vivere in paradiso. Perché ti amo, ti amo da impazzire e nessuno ti potrà portare via da me! - 
Il silenzio avvolse il luogo circostante e Alya e Nino si guardarono impietriti. Si era dichiarato, lo aveva fatto davvero! Il mutismo della ragazza, però, gettò nello sconforto più totale Adrien, che strizzando gli occhi scappò dalla situazione. Non voleva sentirselo dire in faccia, non voleva un rifiuto ufficiale.
Marinette aveva una mano in avanti, per bloccare la sua fuga, tuttavia non era riuscita ad afferrarlo ed era rimasta in quella posizione, come una statua di pietra. La sua confessione l'aveva resa felice, ciò nonostante il ragazzo non le aveva dato il tempo di metabolizzare pienamente la notizia e di rispondere in modo consono. Consono? Cosa avrebbe replicato, se non fosse andato via? 
Chloé poggiò le mani sulle gote: - Non ci... posso... credere! - 
Nathanael, invece, abbassò il capo, addolorato.
 
 
 
- Plagg, trasformami! - 
- No, aspetta, non è una buona idea! -
Ora si trovava su un tetto, inginocchiato, mentre con un pugno colpiva la superfie. 
- Dannazione, dannazione! - si conficcò le unghie nella carne, gli occhi rivolti al cielo e gli avambracci poggiati sulle cosce. - Stupido, stupido, stupido! - si prese la testa tra le mani, curvando la schiena in avanti. - Come ti è venuto in mente?! L'hai sentita, no? Non ricambia e tu glielo dici lo stesso! Porca miseria! -
Delle gocce salate solcarono le sue guance e la vista diventò sfocata, tanto da fargli strizzare gli occhi con forza. Perchè voleva soffrire in quel modo? Faceva male, diamine se faceva male! 
- Basta, fa troppo male. - singhiozzò, rafforzando la presa sul capo.
Dopo secondi ininterrotti riempiti solamente dai suoi singulti, il campanellino al collo tintinnò, risuonando nelle sue orecchie e attorno a lui. Smise di singhiozzare e, con ancora le lacrime a rigare il suo volto, ghignò.
 
 
 
- Adrien! Adrien! Dove sei? - urlarono i ragazzi, sparsi per le strade. 
Era passato del tempo da quando il ragazzo era, come dire, scomparso e loro si erano messi alla sua ricerca, senza risultato. 
- Niente, non risponde nemmeno al cellulare. - disse Nino, il cellulare vicino all'orecchio. 
- Dove può essere andato? - sussurrò Marinette, preoccupata. 
- Se gli avessi risposto che lo ami anche tu, si troverebbe ancora qui! - la rimproverò Alya, indicando col dito il suolo.
- Ora sarebbe colpa mia e dovrei una bugia? - si alterò la mora.
- Non è affatto una bugia! Si vede lontano un miglio che vi amate entrambi! - gridò la bruna - Siete gelosi l'uno dell'altra nel momento in cui vi accorgete che qualcuno del sesso opposto si avvicina e iniziate a marcare il territorio! Secondo te non è amare, questo? - 
La fanciulla guardò l'amica e deglutì, sfregando le mani sulle braccia: - Credi non lo sappia? - sussurrò, stupendo i due e singhiozzò. - Io l'ho sempre saputo, ma avevo paura di un suo rifiuto. - pronunciò a sbalzi, abbassando il capo. 
Già, lo sapeva, non era stupida, ma la paura di perderlo le aveva annebbiato la mente ed aveva omesso quel particolare. I segnali erano evidenti: il cuore che batteva furioso, le guance rosse, il calore del suo corpo... 
Come ogni volta era il terrore a bloccarla. 
Alya si rattristò: - Marin... -
Non fece in tempo a concludere che l'improvviso tremolio della terra spaventò loro e le persone che camminavano tranquille. Dopodiché delle crepe iniziarono a spaccare il suolo e Marinette si spostò all'istante per non finire all'interno di una di esse. Si voltò sentendo delle urla e spalancò gli occhi terrorizzata di fronte ad un palazzo che, lentamente, cadeva in mille pezzi creando un polverone non indifferente. 
- Marinette! - la chiamarono Alya e Nino.
- Ragazzi, tornate dai vostri genitori. -
- Cosa? Non possiamo lasciarti qui! - enfatizzò Nino, gesticolando con le mani e i vetri del negozio non molto lontano da loro si ruppero, accompagnati dalle mura che si divisero in due, cascando. 
- Non pensate a me, fate presto! Io vado a cercare Adrien! - gridò più forte per farsi sentire, a causa di un lampione che ruzzolò davanti a loro e la lampadina che si spense dopo essersi fulminata.
- Sei impazzita?! - si preoccupò come mai prima d'ora la sua amica, mentre un'ulteriore scossa insieme ad un edificio disintegrato si presentarono repentini. - Con questo buio non vedresti niente, i palazzi stanno cadendo uno dopo l'altro e verresti sepolta dalle loro macerie! - Il sorriso dolce della mora li destabilizzò. 
- È questo l'amore, no? Affrontare tutto. - detto questo si girò e iniziò a correre.
- Marineeette! - urlò a perdifiato, muovendo dei passi, ma fu bloccata da Nino. - Lasciami, lasciami! Devo fermarla! -
- Sai meglio di me che quando si mette una cosa in testa è peggio di Adrien. -
Alya si coprì la bocca con una mano, singhiozzando: - Non posso perderla. -
- Nemmeno io. - guardò il punto in cui si trovava prima Marinette, triste. - Nemmeno io. -
 
 
 
- Marinette, Marinette, Marinette! - ripeté Tikki, uscendo allo scoperto. - Il brutto presentimento di giorni fa si è incrementato a dismisura! - l'avvertì impaurita, meravigliandola, mentre un'altra residenza cadeva a pezzi. - Non ce la faremo, qualcuno si farà molto male. - Un albero si sdradicò, finendo su un tetto vicino.
- Non fare niente permetterà a Papillon di fare del male! E se siamo pessimiste, partiremo svantaggiate. Non ti preoccupare. -
- No. Non lo credo affatto. Soffrirete. - disse provata la kwami, le zampette al petto. 
Lei sorrise: - Tikki... - ricevette la sua attenzione - trasformami. -

- Bene! Risolviamo in fretta questo pasticcio! -
Lanciò il suo yo-yo contro un comignolo, tirò verso di sé e saltò. Percorse per un po' i tetti, evitando quelli mezzi distrutti per non cadere e si fermò su una terrazza per dare un'occhiata alla situazione e trovare la persona akumizzata. Però, non appena lo fece, rimase scioccata da quello che i suoi bulbi avevano davanti. Era successo tutto... in pochi istanti? 
C'era il caos. 
I palazzi erano crollati, voragini di dimensioni impossibili da spiegare avevano inghiottito monumenti, negozi... 

 
Tanto, tanto tempo fa... furono creati sette gioielli magici che donavano poteri inimmaginabili: I Miraculous.

Le sirene della polizia erano assordanti e Parigi, vista dall'alto, era soltanto un mucchio di case ed edifici addossati gli uni agli altri, in piccoli pezzi.
Si guardò attorno, paralizzata. Come... Come... 
Mosse un passo alla volta, lentamente, le mani al petto. Come si era giunti a questo? Perché...? 

 
Durante la storia furono usati dagli eroi per salvare l'umanità.

Si fermò di botto, notando una figura posta sul bordo del terrazzo. Aveva i capelli biondi, un giubbotto di jeans con pelliccia invernale e dei jeans blu chiaro. Sembrava...
- Adrien? - 

 
Due di essi erano più potenti degli altri: gli orecchini di Ladybug, con il potere della creazione e l'anello di Chat Noir, con il potere della distruzione. 

La persona spostò di poco la testa verso destra sentendo quel nome e lei, più tardi, vide gli indumenti mutare: erano bianchi.
"Non è Adrien.", pensò sollevata, osservando attentamente quella sagoma candida che le dava le spalle.

 
Secondo la leggenda, chi avrebbe posseduto entrambi, avrebbe ottenuto gli stessi poteri di un Dio.

Sgranò gli occhi, dopo secondi che sembrarono interminabili, capendo grazie ai quei batuffoli sulla sua testa.
- Chat... Noir? - 
Chiamato con il nome giusto, voltò metà corpo nella sua direzione, silenziosamente. Rimase immobile, con uno sguardo inquietante... poi ghignò.
Ghignò.

 
Però anche uno solo...

- Oh, salve, Ladybug. - salutò con lentezza, girandosi completamente verso di lei. - Perché non mi chiami... - portò verso l'alto un lato della bocca, mostrando sempre i denti. - Chat Blanc? -  
 
... poteva essere letale nelle mani sbagliate.







*Angolino dell'autrice*
Buon salve! Come state? Ok, ok. Probabilmente mi fucilerete... ma, ehi, se lo fate non vedrete la fine di questa storia. ^__^''' (Tentare di salvarmi è impossibile, vero? xD) 
Che ve ne pare, vi è piaciuto anche questo capitolo? Adrien ha urlato di amarla e Marinette che fa? Oibò! xD Credete sia troppo drammatico? Io penso che queste cose succedono ed è inevitabile soffrire. O mi sto sbagliando? o.o Uhm... forse è meglio se la smetto di parlare, vi farò soltanto innervosire di più, vero? ^__^''' 
Vi ringrazio infinitamente di star seguendo ancora questa storia. Mi fa piacere sapere che vi piace. *--*
Ci vediamo, alla prossima! 
Da: SweetAinwen.
  
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