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Autore: alpha_blacky    17/02/2017    0 recensioni
Sirius Black è nato in una famiglia purosangue, tuttavia rifiuta gli ideali dei genitori sin da piccolo, guadagnandosi le ire dei genitori e un posto nella casata di Grifondoro, e anche nel cuore dei suoi amici fidati.
Alpha Roxane Riddle è una figlia di colui che si fa chiamare Lord Voldemort e dissemina il terrore nel mondo magico.
Forse il loro incontro renderà più felici le loro vite, ma le intreccerà fino ad arrivare all’ultimo scontro finale…
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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ESCAPE
 
Correvamo. Niente mi ha mai fatto sentire più libero di questo, del correre con i miei amici in questa forma. Mi restituisce la stessa libertà che non ho mai avvertito da nessuna parte senza di loro. Però stasera è diverso. Il mio fiuto mi avverte di qualcosa nascosto nell’ombra. È diverso da tutti gli animali che abbiamo incontrato nella foresta. Sembra più selvaggio. Abbaio da quella parte, indicando ai miei amici di proseguire in quella direzione. Loro si fidano e mi seguono senza esitare. Dopotutto, l’amicizia è questa.
 Sento qualcosa scappare da noi. Allora corriamo, ancora più veloci per inseguire la preda. Solo io la sento, sento il suo odore, la sua scia, però starle dietro è comunque difficile. È quasi più veloce di me. Quasi. Le stavo dietro, era così vicina che riuscivo a distinguere i contorni della sua coda nera nel buio. Tuttavia ad un tratto si girò e mi soffiò contro. Ebbi appena il tempo di scorgere le zanne, perché s’era girata ed era corsa fino ad un albero per saltarci sopra. Stagliata contro il cielo, era impossibile da vedere. Stavo per girarmi verso i miei amici, quando vidi appena nel buio che due occhi verdi mi stavano fissando…
 
 Nessuno di noi si era mai particolarmente avvicinato a lei. Perché avremmo mai dovuto farlo d’altronde. È una Serpe e le Serpi vanno solo tenute a debita distanza quando non danno fastidio. Se invece decidono di mettersi sulla nostra strada… beh, qualche piccola vendetta ci sta.
Era esattamente ciò che era successo a quel gruppetto di Serpeverde del sesto anno. Di certo non potevano permettersi di chiamarci “mocciosi del quarto” senza restare impuniti. I loro capelli diventati misteriosamente rossi e oro ne erano la prova. Pensavamo di farla franca per l’ennesima volta, infatti non ci avevano beccati; tuttavia lo scherzo era riconoscibile quindi ci vennero a cercare.
Il corridoio del terzo piano era deserto quel giorno, quindi un luogo perfetto per aspettare me e James dopo la punizione con la McGrannit causata dalla nostra “costante mancanza di puntualità nell’arrivo in classe”. Come se fosse servita a qualcosa.
Svoltato l’angolo ci ritrovammo a pochi metri 6-7 Serpeverde, dei quali 3 avevano la testa ancora colorata in rosso e oro, che non faceva affatto pendant con la cravatte verdi.
“Oh ma guarda chi si vede” fece quello a cui avevamo rivolto una particolare cura nel colorare i capelli. Era stato lui a darci dei “mocciosi”.
“Cosa ci fanno due bimbi tutti soli in un corridoio? Non sapete che è pericoloso? Ci sono tante persone che ce l’hanno con voi due e se radunassero un gruppetto di amici per farvela pagare non so quante speranze potreste avere…”.
“Eh già, serve portarsi dietro gli scagnozzi per andare a farla pagare a due ragazzi più piccoli. Siete davvero così codardi e vi spaventiamo così tanto?” replicò James tirando fuori la bacchetta, col chiaro intento di provocarli.
“Ovvio Prongs, cosa ci vuoi fare, quelle sono prerogative di tutte le Serpi schifose come loro” dissi io sguainando a mia volta la bacchetta. Non avevamo speranze di farcela contro tutti loro, ma non ci saremmo mai arresi senza combattere.
I Serpeverde neri di rabbia non fecero nemmeno in tempo a replicare che si sentì un eco di passi dietro di noi che si interruppe all’improvviso. Ci girammo e vedemmo l’ultima persona che ci aspettavamo di vedere in quel corridoio.
Lisci capelli rosso cupo nascondevano la pelle diafana di una ragazza bassina. Era del nostro stesso anno, la figlia di Voldemort. Nessuno di noi sa molto di lei o si è mai interessato a conoscerla; per quanto possa essere carina con quel visino da bambola e le forme più pronunciate rispetto a molte altre della nostra età, io e James abbiamo pattuito di non toccare nessuna Serpeverde nel nostro periodo di permanenza ad Hogwarts. Dopotutto, chi le vuole? Alcune saranno molto carine, ma ci sono molte ragazze delle altre Case altrettanto belle e meno acide. Neanche lei dal canto suo aveva mai dimostrato interesse nel conoscerci. O nel conoscere nessuno. Si era limitata a stare in classe ad ascoltare la lezione, concedendo qualche sprezzante sorrisetto annoiato di tanto in tanto ai suoi compagni in verde. Nessuno delle altre Case, poi, si era avvicinato molto a lei per l’ovvio rancore verso colui che aveva già iniziato a far stragi negli ultimi anni. C’era chi sospettava avesse a che fare qualcosa con l’operato del padre. Chi sospettava avesse a che fare con le Arti Oscure. Anche alcuni prof, come il caro Lumacone, diffidavano. Non che non fosse capace nelle varie materie, anzi. Non era una secchiona come la Evans, ma aveva parecchio talento naturale, soprattutto in Difesa Contro Le Arti Oscure e Incantesimi; riusciva a padroneggiare gli incanti con gran facilità, come se li avesse già usati da sempre. C’era chi restava a distanza anche per questo, da quando, al primo anno, aveva mandato Lucius Malfoy del settimo in Infermeria con la sua Fattura Orcovolante.
Sembrava stessero pensando proprio a questo le Serpi in quel momento, mentre lei scrutava tutti nei minimi particolari, spostando lo sguardo dalle nostre bacchette ai nostri volti in maniera estremamente veloce e fredda, come se stesse soppesando la situazione per decidere cosa farne. Poi, scrollando le spalle, parlò.
“Cosa sta succedendo qui?” chiese con voce chiara e decisa rivolgendosi alle Serpi di fronte a noi, posando la borsa a terra e impugnando la bacchetta. Se fosse entrata anche lei nel combattimento, io e James saremmo stati decisamente fottuti.
“Niente che ti riguarda Riddle” rispose “coraggiosamente” colui che aveva chiaramente assunto il ruolo di “capo” del gruppetto di fronte a noi.
Lei assottigliò gli occhi, replicando con un tono di voce deciso e alterato.
“Evidentemente, Mulciber, se l’ho chiesto mi interessa. Quindi, cosa sta succedendo?”
“Io e i miei amici abbiamo deciso di ehm… restituire il favore a questi due qua” rispose indicandoci. Questi due qua un corno. Stavo per rispondergli per le rime, quando lei replicò.
 “In 7. Mmhm. Molto coraggiosi. Sempre coi più piccoli eh?” disse ironicamente “Lasciateli stare”
La sua risposta lasciò me e James alquanto perplessi. Lasciateli stare? Ci aspettavamo che desse loro manforte o che continuasse noncurante per la sua strada. Non questo.
Le Serpi tuttavia parevano aspettarselo.
“Non rompere le balle anche stavolta Riddle. Non ti conviene averci contro. Quindi fai la brava e vai avanti nel corridoio” ribatté uno dei più grandi del gruppo. Sembrava conoscerla meglio degli altri e che già serbasse rancore verso di lei.
“È a voi che non conviene avermi contro, Avery. Quindi andatevene, se non volete che prenda seriamente le loro parti. E lì sarebbero guai vostri” rispose autoritariamente lei, fissando il proprio sguardo negli occhi del ragazzo che le aveva intimato di andarsene e incrociando le braccia.
I Serpeverde, soppesando la questione, decisero che il gioco non valeva la candela, così, lanciate a noi le ultime occhiatacce di fuoco, girarono l’angolo e sparirono.
A quel punto, noi tre eravamo rimasti soli e calò un silenzio abbastanza imbarazzante, che dopo qualche secondo James spezzò, biascicando un “grazie”. Ammettere di essere stati salvati da lei inflisse una grande ferita al nostro orgoglio, tuttavia le eravamo parecchio riconoscenti.
Lei scrollò le spalle, per poi chinarsi a raccogliere la borsa, biascicando un “di nulla”.
Stava già proseguendo per il corridoio, quando io, che stavo ancora riflettendo sulle parole della Serpe di prima, le chiesi “Sei stata tu ad aiutare la McDonald la settimana scorsa con quei due?”.
Lei si bloccò. Si girò e, guardandomi negli occhi non con la solita aria annoiata, bensì curiosa, fece “Cosa te lo fa pensare?”
“Un’intuizione, immagino” le risposi sorridendole.
Lei, incurvando appena gli angoli della bocca e scrutandomi con interesse, rispose “Un’intuizione esatta”
“Perché l’hai fatto?” le chiese Jamie. Il suo comportamento non ci tornava. Anche noi, come buona parte della scuola, abbiamo sempre pensato che non fosse proprio dalla “parte del bene”. Ogni tanto, sulla Gazzetta estiva, compariva il suo nome in un articolo riguardante battaglie tra i cosiddetti “Mangiamorte”, seguaci di Voldemort, e gli Auror, ma non si è mai capito bene da che parte stesse. Lei e sua nonna erano due personaggi molto in vista nella borghesia Purosangue, soprattutto la signora, che da un paio di anni cercava di salire al governo con una campagna elettorale basata su inutili caste sociali basate sul livello di magia nel sangue.
Era proprio per questo che il comportamento della Riddle non ci tornava. Io e James veniamo da due famiglie purosangue molto antiche, ma la McDonald era una Nata Babbana; che senso aveva per una come la Riddle difenderla?
“Perché non avrei dovuto? Noi Serpeverde non siamo uguali, non pensiamo tutti che i Babbani siano feccia” rispose lei, freddamente.
“Non tutti, ma tu no? La campagna elettorale di tua nonna è molto chiara” replicai fissandola negli occhi.
“Neanche io se dovessi giudicare te dalle idee della tua famiglia Black ci azzeccherei molto, o sbaglio?”. La sua risposta mi lasciò alquanto basito, non tanto per il fatto che conoscesse la nomea dei Black, tanto per il fatto che anche lei avesse idee diverse da quelle della propria famiglia. E ciò cambiava tutto. Suo padre è un assassino che uccide per il potere e qualcosa, qualcosa nel suo sguardo, quella luce combattiva nei suoi occhi, mi dice che lei va contro di lui e tutte quelle idee. È la prima ragazza che conosco che può capire cosa significa, ma ha le spalle più grosse, perché porta anche il peso degli omicidi del padre. Mentre tutti questi pensieri e ragionamenti si affollano nella mia testa, lasciando il viso come una maschera intatta, le rispondo con un “non sbagli”.
Lei si gira con un mezzo sorriso amaro lanciandoci un ultimo sguardo e se ne va, lasciandoci coi nostri pensieri in quel corridoio, dove parlammo per la prima volta con Alpha Roxanne Riddle.
   
 
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