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Autore: Emmastory    20/02/2017    1 recensioni
Anche se il tempo continua a scorrere, le cose nell'un tempo bella e umile Aveiron sembrano non cambiare. La minaccia dei Ladri è ancora presente, e una tragedia ha ora scosso l'animo dei nostri amici. Come in molti hanno ormai capito, quest'assurda lotta non risparmia nessuno, e a seguito di un nobile sacrificio, la piccola ma coraggiosa Terra sembra caduta in battaglia, e avendo combattuto una miriade di metaforiche e reali battaglie, i nostri eroi sono ora decisi. Sanno bene che quest'assurda e sanguinosa guerra non ha ancora avuto fine, ma insieme, sono convinti che un giorno riusciranno a mettere la parola fine a questo scempio, fatto di sangue, dolore, fame, miseria e violenza. Così, fra lucenti scudi, affilate spade e indissolubili legami, una nuova avventura per la giovane Rain e il suo gruppo ha inizio. Nessuno oltre al tempo stesso sa cosa accadrà, ma come si suol dire, la speranza è sempre l'ultima a morire.
(Seguito di: Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo XI

Decisioni difficili

Un altro giorno aveva lentamente inizio, e svegliandomi accanto a Stefan nella stanza che condividevamo grazie al permesso della Leader Lady Fatima, non vedevo altro che il sole. Era una bella giornata, e aprendo le finestre, lo sentivo sulla pelle. Assieme a questo una leggera brezza, fredda ma non troppo. Tutto sembrava andar bene, e dopo essermi vestita, mi alzai subito dal letto. Fu poi ora di colazione, e proprio come mi aspettavo, Samira rifiutava ancora di mangiare. Sapevo che era malata, e stando alla conversazione che aveva avuto con il dottor Patrick, era anche affetta da qualcosa di grave, e con il tempo che scorreva, rimanevo ferma e inerme di fronte alla sua inappetenza, preoccupandomi non poco. In completo silenzio, soffrivo per lei, e guardando Soren, mi sentii malissimo. In fin dei conti, stavo mantenendo quel segreto, e questo equivaleva a non essere onesta con lui, cosa che non mi piaceva affatto. Non proferendo parola, sospirai lievemente, e subito dopo aver finito di mangiare, mi alzai. “Glielo dirai mai?” mi chiese Stefan, non appena fummo soli nella nostra stanza. “So che dovrei, ma non posso.” Risposi, guardandolo negli occhi e tenendo in braccio Rose, che al sicuro con me, dormiva beatamente. “Che significa?” continuò poi, colto alla sprovvista dalle mie parole. “Ho promesso a Samira di non farlo, e non vorrei… tradirla, capisci?” dissi poco dopo, con la voce che intanto si era assottigliata come duro ghiaccio. “Tradirla? Che stai dicendo? E se fosse davvero grave?” Replicò Stefan, ora leggermente adirato dal mio comportamento. “Una promessa rimane sempre tale, e lo sai.” Ribattei, rimanendo seduta sul letto e fissandolo stavolta con occhi colmi d’ira. In quel preciso istante, Rose parve svegliarsi, e un suo versetto attirò la mia attenzione. Alzandomi in piedi per un attimo, la tenni stretta a me, per poi rimetterla nella sua culla e darle il suo pupazzo, così che giocando potesse distrarsi. “Rain, so che le vuoi bene, ma non si può andare avanti così. Pensaci. Stai ferendo entrambi. Samira soffre perché sta male, e Soren invece sta male per lei.” Questo fu il suo discorso, composto da parole pesanti ma ragionate, che riuscirono a colpirmi duramente. Era vero, e aveva ragione, ma ero combattuta. In fin dei conti, non volevo far del male a nessuno, ma data la situazione, era come se stessi agendo contro più di una persona. Ero combattuta. Avrei davvero voluto agire, ma non sapevo cosa fare. Stefan mi aveva parlata, facendo le veci della mia stessa coscienza, e sapevo bene che il suo ragionamento non faceva una grinza, ma nonostante tale consapevolezza, non avevo alcuna idea su come muovermi. “Basta. Basta così.” Dissi soltanto, posando lo sguardo altrove e dando le spalle al mio Stefan. “Cosa?” fu la sua semplice domanda, indice della sua preoccupazione per me. “Ti prego, basta. Ho soltanto bisogno di stare da sola.” Chiarii, con gli occhi fissi sul paesaggio baciato dal sole oltre il vetro della finestra e la voce che intanto pareva essere sul punto di spezzarsi come un’ormai consunta corda o un ramoscello in un verde e rigoglioso bosco. Mantenendo il silenzio, Stefan non provò ad allontanarsi, ma al contrario, mi venne lentamente incontro, stringendomi poi in un delicato abbraccio. “So che fa male, tesoro, ma lei ti vuole davvero bene, e capirà, tranquilla.” Mi disse poi, mentre i nostri corpi erano tanto vicini da sembrare incollati l’uno all’altro. “Dici davvero?” chiesi, tacendo nell’attesa di una risposta. Non volevo ammetterlo, ma i miei occhi non stavano mentendo. Bruciavano come fuoco vivo, e anche con la vista annebbiata, continuai a guardare il mio amato negli occhi. Fissandomi, non proferì parola, ma nel giro di un singolo attimo, un bacio unì le nostre labbra. “Te l’ho detto migliaia di volte, ma andrà tutto bene, Rain.” Quella fu l’ultima frase che mi rivolse, al termine della quale, mi lasciò davvero da sola, con l’unica compagnia dei miei ora cupi pensieri, a cui si aggiungeva una lunghissima lista di decisioni importanti ed estremamente difficili.  
   
 
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