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Autore: jarmione    24/02/2017    1 recensioni
SEGUITO DI KNIGHT REVENGE!!!
Michael si ritrova a dover combattere una battaglia contro se stesso, una battaglia personale per tenere al sicuro Amy.
Sin dall'inizio viene convocato dalla scuola della figlia e dovrà fare i conti con le autorità che intendono portargliela via.
Michael dovrà faticare parecchio per mantenere L'affidamento della bambina e non vederla sparire sotto i suoi occhi.
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Knight family '
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Ciao a tutti. 
Nuovo capitolo tutto per voi, un grazie infinite ad Evelyn80 che mi segue ovunque e ormai non mi sopporta più.
Se vado a rilento con le altre storie è perché continuo a cambiare idea e non riesco a mettere giù una frase senza cancellare tutto dal nervoso.
Grazie a chiunque mi segue, buona lettura.



Michael continuò a voltare la testa tra il signor Austin e il punto dove aveva appena terrorizzato la ragazza.
Decisamente la vecchiaia faceva strano scherzi.
Si ricompose.
"È un piacere signor Austin" rispose educatamente
"Prego venga con me"
Il signor Austin lo scortó fino ad un ascensore.
Premette il tasto che indicava i sotterranei, che stavano circa cinque piani più sotto.
Come edificio era davvero strano.
"Mi dica signor Knight" Austin lo scrutò da testa a piedi "cosa l'ha spinta a venire da noi?"
Michael alzò le spalle.
"Diciamo che non ho nulla da perdere" rispose "la voglia...di mettersi in gioco in un certo senso" spiegò il tutto con un euforia che non pensava di avere.
Aveva maturato il suo modo di dire le bugie e per questo riusciva a fargli credere quello che voleva.
"Solo?" Austin sembrò sorpreso
"Mi ha spinto anche una certa mancanza di denaro e di lavoro" una conclusione come quella era la ciliegina sulla torta.
Un uomo, spinto dalla rabbia e dal denaro, poteva essere pericoloso e quindi un buon candidato per quei tornei illegali.
Michael partecipava solo per Amy, non gli interessava nemmeno del traffico di droga.
Era ovvio e scontato che ci fossero sostanze illegali in giro per quelle lotto clandestine.
La cosa che si chiedeva con più curiosità, era il perché Devon voleva che lui entrasse fra i partecipanti e non gli spettatori.
Da una parte si pentì di non averlo ascoltato, anche se la parte che lo odiava era più forte di tutto.
Scesero fino a questo fatidici sotterranei.
L'ascensore sembro metterci un eternità e questo non era piacevole.
Giunti al termine della corsa, vennero accolti da urla e schiamazzi.
Qualcuno fischiava e le parole più ricorrenti erano "Dacci dentro" e "Sei una schiappa"
"Non sono un tipo che ama le lunghe spiegazioni" disse Austin "mi piacciono di più i fatti e le immagini, il che si sa vale più di mille parole"
Lo condusse fino al centro del parcheggio.
Un ammasso di gente, composta in un cerchio enorme e vestita in maniera elegante, sbraitava contro due tizi che stavano in mezzo al cerchio.
Sventolavano soldi in aria e piazzavano scommesse.
Uomini e donne dall'aspetto miliardario e alcuni di loro in compagnia di prostitute costose che non facevano altro che passare le loro mani in tutto il corpo dei loro partner.
A volte facevano dei passi indietro, per evitare gli schizzi di sangue che volavano, ridendo e tifa do ancora di più.
Un mucchio di gente ricca che godeva nell'osservare due poveri disgraziati che si picchiavano per racimolare soldi e vivere.
Uno spettacolo che Michael non aveva intenzione di vedere.
Adesso si spiegava il perché Devon non gli aveva proposto di partecipare come osservatore.
Non era miliardario e non era tipo da fare il tifo per quelle cose.
Non avrebbe nemmeno partecipato, ma la sua rabbia doveva sfogarla e poi voleva trovare Amy.
Si chiese persino cosa ci facesse sua figlia in mezzo alla platea.
Era diventata una donna poco pudica? Aveva trovato un miliardario? 
Pregó che non fosse arrivata a tanto, che avesse avuto il buon senso della madre invece che il suo.
E pregó anche che tutto quello che stava per fare fosse solo un brutto incubo.
Ma chi voleva prendere in giro?
Si iniziava a vedere un filo di pancia e i capelli si stavano lentamente ingrigendo sulla base.
Come poteva pretendere di fare il ragazzino alla sua età?
Quando l'incontro si concluse, Michael noto che il vincitore era un bestione simile a king kong e da come si muoveva e chiedeva altro sangue non doveva essere neanche molto intelligente.
Lo sconfitto ne uscì in barella e completamente livido s ricoperto di sangue.
Era mingherlino e avrà avuto si e no vent'anni.
-Povero ragazzo, ma chi te lo ha fatto fare?- sospiró.
"Vede signor Knight?" I pensieri di Michael vennero interrotti "noi qui mettiamo alla prova chi vuole entrare nella nostra mischia" spiegò ed indicò il bestione che aveva appena vinto "lui è King Kong"
Michael si trattenne dal ridere.
Della serie, detto fatto
"È il nostro miglior lottatore, ogni nostra associazione ne propone uno e alla fine si giunge all'obiettivo finale" guardò Michael dritto negli occhi "cento milioni di dollari"
"Una cifra da capogiro"
"Esattamente, ma non sempre si riesce ad arrivare in finale" Austin tornó a guardare King Kong "magari batterai lui ma al prossimo finisci a terra, è tutta questione di forza"
Michael notó che mentre l'uomo osservava il bestione, le sue labbra si muovevano come segua pregustasse la vittoria...di chi dei due non si sapeva.
"Mostrami quello che sai fare" Austin si avvicinò alla massa di persone e richiamó la loro attenzione "mie cari ed illustri amici ascoltatemi!" Disse "abbiamo un nuovo partecipante e dobbiamo metterlo alla prova"
Qualcuno sembró felice, altri delusi, ma Austin proseguì "diamo il benvenuto al signor Knight" e lo fece avvicinare.
Lo acclamarono e lo insultarono, King Kong non vedeva l'ora di saltargli addosso.
Michael si sentiva a disagio ma non gli importó.
Si guardava attorno nella speranza di vedere già Amy e poter fingere un cambiamento di idea.
Ma Amy non c'era.
"Da adesso lo conoscerete come il Cavaliere!"
-Cosa? Cavaliere? Ma neanche per idea! E che fantasia!-
"Fate le vostre scommesse signori"
Non fece in tempo a ribattere che ormai era stato segnato con quel nome.
Si sentiva come se fosse entrato nel film di Fight Club, anche se c'era poca connessione fra il film e quello che stava provando e vivendo.
Finite le scommesse venne portato in mezzo al cerchio.
King Kong lo provocava e questo non gli piaceva.
Aveva già abbastanza rabbia repressa, più lo provocavano più sentiva la voglia di ucciderlo.
-Un momento...è quello che vogliono!- 
Più sangue c'era meglio era.
Non doveva finire così.
Si tolse la giacca e levó anche l'orologio, mettendoli in un angolo indicatogli da Austin.
L'uomo gli mise una mano sulla spalla e gli sussurrò "Buona fortuna" prima di allontanarsi.
I tifosi bramavano ancora sangue, volevano una lotta in cui uno solo sopravvive.
Se funziona così in una specie di arena in un parcheggio, cosa sarebbe accaduto se arrivava alla fine?
Non poté pensarci a lungo.
Un dolore lancinante, causato da un pugno ben assestato sullo stomaco, lo fece piegare è un altro colpo lo prese alla schiena facendolo finire a terra.
Gli schiamazzi e i fischi erano tali che si potevano sentire per chilometri.
King Kong si faceva acclamare ed era già convinto di averlo battuto.
Michael dovette usare tutte le sue forze per non sentire male.
Isoló mentalmente quelle urla, non li sentiva neanche più.
Si alzò lentamente, pieno di rabbia e uno strano formicolio alle mani, che chiuse in un pugno.
Sapeva che se lo colpiva lo avrebbe steso ma non voleva ucciderlo spaccandogli il naso.
Fece qualche respiro profondo e si avvicinò.
Lo guardò per qualche secondo, confermando il fatto ne fosse ben poco sveglio.
Gli tirò un destro all'altezza del viso e, come aveva previsto, lo bloccò con entrambe le mani.
Michael colse l'occasione e assestò un calcio dritto bei bassifondi.
King Kong portò subito entrambe le mani nel punto colpito.
Al posto dei ringhi disumani uscirono dei rantolii striduli e il bestione dapprima si inginocchiò e infine si accasciò a terra senza più la forza di lottare.
Poche persone, più esattamente cinque, avevano scommesso su Michael e quindi acclamarono la sua vittoria, mentre gli altri lo denigravano ed erano delusi per la perdita dei soldi.
Michael aveva ancora molta rabbia in corpo e quando udì uno dei delusi dire "Lo stendevo io a quello" di assalito da un impulso poco gradevole.
Si avvicinò a quest'uomo è lo afferrò per il colletto, ignorando la prostituta che lo accompagnava.
Strinse il colletto ed anche un pezzo di collo, il malcapitato stava gridando dal dolore.
"Ok basta così!" Due bodyguard, seguiti da Austin, lo fermarono e lo trascinarono via, mentre il disgraziato che era stato ferito si allontanava di corsa.
"Direi che ha dato abbastanza dimostrazioni per oggi signor Knight" disse Austin attirando la sua attenzione "ha dimostrato non solo forza, che avremo il piacere di vedere meglio più avanti, ma anche di furbizia e questo sarà un punto a suo favore"
Michael non lo stava neanche ascoltando, capiva una parola o due di quello che diceva.
La sua mente stava cercando altro, ancora sperava di vedere Amy in mezzo alle persone.
"Ha un posto dove andare signor Knight?"
Michael scosse la testa e lo guardò "Si" mentì.
Non sarebbe tornato a casa ma non sarebbe andato neanche alla Fondazione.
Sarebbe andato alla spiaggia e sarebbe rimasto lì con KITT.
"Molto bene, torni pure domani e le diremo cosa fare"
Michaela annuì.
Raccolse la sua giacca e l'orologio, per poi essere scortato fino all'ingresso da cui era arrivato.
Aveva male allo stomaco ma era abbastanza sopportabile.
"Michael?" Era KITT "Michael riesci a sentirmi?"
"Si KITT, che succede?"
"Avverto la presenza di Amy"
Michael si bloccò, come congelato "Dove?"
"Sul retro dell'edificio, ti mando il segnale"
Non se lo fece dire due volte.
Iniziò a correre, mentre l'orologio iniziò a fare dei bip sempre più frequenti man in mano che si avvicinava.
Si ritrovò nel retro, dove c'erano dei cassonetti della spazzatura e quello che doveva essere un garage.
L'unica cosa che vide fu una chioma castana che scompariva dietro ad un muro.
"Amy!" Corse fino a quel muro e cercó di arrampicarsi ma con insuccesso "AMY!"
Ma non ottenne risposta è stavolta era sicuro che fosse lei.
Si lasciò andare ad un grido disperato che chiedeva pietà.
"Michael, i miei sensori non la rilevano più"
Michael si ricompose e concluse la sua sceneggiata con un calcio ben assestato ad uno dei cassonetti.
KITT, nel frattempo, era giunto all'inizio del vicolo per prenderlo.
Michael andò da lui e sali all'interno.
"Rilevo i parametri alti Michael è qualcosa simile ad una contusione all'altezza dello stomaco"
Michael strinse il volante, come se volesse staccarlo.
"Andiamo via da qui KITT, portami alla spiaggia" mise il pilota automatico e il blocco.
Se avesse guidato lui avrebbe compiuto una strage.
KITT partì e Michael si lasciò alle spalle il palazzo e la visione di Amy.
Prese la fotografia recente ottenuta da Devon e la osservó.
Voleva tenersi ben impressa nella mente quella ragazza che ormai gli era scivolata dalle mani.
Che vedeva ovunque e che la scambiava con delle impiegate d'ufficio o con qualcuna che scappava.
Quella chioma castana, vista prima di arrendersi, poteva essere di chiunque e lui era così stupido da essere convinto che fosse la sua Amy.
Sua figlia.
Ormai era dentro ad una mischia dal quale sarebbe uscito solo se vinceva, altrimenti lo attendeva morte certa.
Pensó che non aveva più nulla da perdere, che se fosse morto avrebbe solo tolto un peso all'umanità.
Non potendo ritirarsi decise che avrebbe continuato solo perché non aveva scelta.
Avrebbe considerato quell'esperienza come un modo per sfogare la sua rabbia.
Al diavolo Devon, al diavolo la Fondazione.
Al diavolo il mondo intero.

***************

"Michael..."
Michael si guardò attorno.
Era alla spiaggia, c'era un sole splendido e le onde dell'oceano si infrangevano sulla riva creando suoni paradisiaci.
"Michael" ebbe un tuffo al cuore e si voltò alle spalle.
Era lì, la sua amata Bonnie.
"Bonnie..."
"Non arrenderti Michael"
Michael sentiva il bisogno di piangere, era da tanto che sognava più la sua Bonnie e si era convinto che ormai la sua mente l'avesse dimenticata.
Invece lei era sempre lì, sempre vigile.
Sapeva che i sogni erano dettati dall'inconscio e sapeva che ciò c'è sentiva nei sogni erano le sue paure o ciò che in realtà voleva sentirsi dire.
Ma non gli importava.
"Come posso fare?""
"Segui il tuo istinto Michael e ritroverai nostra figlia"
Scosse la testa "Non posso"
"Tu puoi" indicò dietro di lui.
Michael udì la voce di una bambina che rideva.
Si voltò nuovamente e vide lui assieme ad Amy che stavano sulla spiaggia e che giocavano.
Amy alzava l'acqua e fingeva fosse pioggia e schizzava Michael.
"Perché" tornó a guardare Bonnie "perché mi fai vedere questo?"
Non ottenne risposta.
Notó che le voci si erano di colpo fermate.
La Amy bambina era dietro di lui e lo guardava seria.
"Amy..."
"Trovami"

E Michael si svegliò.
  
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