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Autore: FunnyYoungMe    25/02/2017    1 recensioni
Spesso la gente deve seguire altri in una strada dove non vogliono camminare: per affrontare una verità che fa male e per fare tutto ciò con una faccia seria, perché ti sei già arreso; o per nascondere il senso di vuoto con un atteggiamento doloroso di non essere te stesso...
Kyuhyun lotta per mantenere chi è diventato, mentre invece Yesung si dà per vinto nella sua vinta. Entrambi hanno bisogno dell'altro per essere chi sono veramente...
N.d.A: Ciao a tutti. Questa non è la solita storia d'amore KyuSung e quello che voglio davvero è, per tutti quelli che si prenderanno il tempo di leggerla (spero le diate una possibiità), che vi piaccia!!!
DISCLAIMER: Non mi appartengono Kyuhyun e Yesung, anzi, non mi appartiene nessun Super Junior menzionato. La storia non è mai accaduta nella realtà; è solo un prodotto della mia immaginazione, per cui a me appartiene solo la trama.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Un po' tutti, Yesung
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi scuso per il ritardo, sono stati dei giorni frenetici... Allora, visto che non ho ancora tradotto i capitoli dal 14 in poi, devo limitare gli aggiornamenti; mi spiace tantissimo >.< Però vi prometto che, appena posso, ritorno ad aggiornare due giorni alla settimana, ok?
Intanto, grazie per chi legge ancora la ff e spero che questo capitolo vi piaccia. Buona lettura ;)

 


Ti diverti ad ignorarmi?

 

Era così bello essere a casa. Yesung non si era mai sentito così felice di vedere suo padre; aveva perfino permesso a suo padre di avvolgerlo in un forte abbraccio pieno di affetto. Suo padre, dopo aver notato quel cambiamento nel figlio, aveva sperato che accettasse di uscire a cena insieme.

Entrambi si sorpresero quando Yesung aveva acconsentito; suo padre non voleva sapere come né perché avesse detto di sì, solo il tempo gli avrebbe spiegato quel cambio improvviso. In realtà, il moro non avrebbe neanche saputo cosa rispondergli; aveva accettato e basta, senza pensare, più desiderando di uscire come ai vecchi tempi. Quando ancora passavano dei momenti padre-figlio si erano sempre divertiti, per cui Yesung probabilmente si sentiva nostalgico.

La cena andò bene e il moro ringraziava mentalmente suo padre per averlo portato in un posto appartato. Parlarono degli studi dei suoi fratelli, sul lavoro di suo padre; Yesung amò il fatto che suo padre non avesse menzionato nemmeno una volta i suoi studi abbandonati. La cena, quindi, fu piacevole, piena di sorrisi e risate.

 

Qualche giorno dopo, balconi dei due ragazzi

 

La luna non si vedeva da nessuna parte, le stelle brillavano più luminose che mai, ma Yesung avrebbe barattato le infinite stelle per vedere uno scorcio del satellite. Cercando con gli occhi nei suoi dintorni, il suo sguardo incrociò quello del vicino e senza sapere il perché, si avvicinò a lui, le mani sospese oltre la ringhiera del suo balcone. Il castano lo fissò e incrociò le braccia al petto, le labbra curvate in un ghigno, appoggiandosi alla propria ringhiera senza interrompere il contatto visivo.

“Ti sono mancato?” Disse Kyuhyun in modo arrogante.

“No”, rispose Yesung semplicemente.

Il castano notò che l’altro era stanco, sembrava non avesse neanche le forze per parlare o reagire alla sua arroganza come era solito fare.

“Però tu mi sei mancato”, ammise il più giovane con tono beffardo. “Da quando sei uscito con quel gigante non ti sei fatto vedere molto fuori. Mi sono sorpreso quando ti ho visto sul balcone questa notte.”

“Quel gigante è mio padre e, non hai da fare altro con il tuo tempo libero infinito che pedinarmi?”

“Pedinarti?” Dopo il suo verso scoppiò a ridere. “Credici”, aggiunse Kyuhyun. “Adesso dimmi, avevi qualcosa da chiedermi?”

“In realtà, no. Cioè, sì. Ora che ci penso, devo chiederti qualcosa. Come mai non sei ad una delle tue innumerevoli feste? O è troppo presto per il più importante ragazzino per presenziare?”

“Perché chiedi quello che sai già? E poi… non sono un ragazzino.”

“Lo sei e inoltre, è quello che mi è venuto in mente… ad essere onesti e...” Yesung voltò la testa verso la fonte della luce accecante. La macchina di suo padre stava entrando nel garage.

“Mi sa che è ora che rientri. Sarà troppo presto per te, ma si è fatto troppo tardi per me. Buonanotte, qualunque cosa tu consideri tale.”

“Mi conosci così bene...”, disse Kyuhyun e l’unica cosa che poté fare Yesung fu di annuire al ragazzo, non in approvazione, ma solo per comunicargli che aveva finito di opporsi al suo ego prima di entrare in camera, seguito dagli occhi del più giovane, che continuò a sorridere involontariamente al vicino.

 

Qualche giorno dopo

 

Kyuhyun lo aveva visto. Ancora una volta, Yesung aveva ripreso a passare le sue serate sul balcone. Sapeva che il moro aspettava che suo padre tornasse a casa, ma la ragione per cui faceva ciò gli era sconosciuta.

“Probabilmente è spaventato di stare da solo in casa, o magari continua a preoccuparsi per suo padre e l’unico modo per calmarsi è assicurarsi che torni a casa; per questo insiste ad aspettarlo.” Erano i continui pensieri di Kyuhyun ogni volta che lo vedeva fuori a spostare lo sguardo dal cielo alla strada.

“Ma quel gigante non si rende conto che suo figlio prende freddo ogni notte? Non si è accorto della brutta abitudine del figlio o, anche se è suo padre, non si preoccupa che il rintronato lo aspetti perfino dopo la mezzanotte? Quell’uomo deve tornare a casa presto solo per il fatto che il nanerottolo è solo tutto il giorno e magari vorrebbe la presenza della sua famiglia, almeno per sentirsi al sicuro. Cazzo! Lui è anche un piccolo e fragile ragazzo, solo la notte… Una combinazione allettante per chiunque, lì fuori. Quel padre enorme è così disattento”, pensò Kyuhyun, sentendosi leggermente seccato mentre saltava dal suo balcone sul tetto del garage e da lì, sul balcone di Yesung.

Il moro era seduto a terra, appoggiato contro la parete, vicino alla portafinestra della sua stanza. La testa l’aveva appoggiata alle ginocchia, che teneva strette al petto. Kyuhyun riusciva a vedere la sua schiena alzarsi e abbassarsi, indicandogli che si era addormentato da molto.

“Ti avevo detto di andare dentro, ma come sempre, hai ignorato le mie parole”, sbuffò Kyuhyun alla figura addormentata mentre un braccio scivolava sotto le gambe del moro e l’altro dietro la schiena.

Gentilmente posò il ragazzo sul letto, coprendolo con una coperta inquietante che aveva pipistrelli e tartarughe sopra.

Approfittò che era dentro la stanza per osservarla. Le pareti erano nere e piene di disegni spaventosi fatti con il gessetto: riusciva a distinguere case infestate, facce spaventate, uomini impiccati. Il ragazzo era sicuramente bizzarro, misterioso e spaventoso, ma lo rendeva più interessante agli occhi di Kyuhyun.

Il castano guardò un’ultima volta Yesung; siccome dormiva ancora, era più facile lasciare il suo capezzale e uscire sul balcone. L’improvviso contatto con la brezza fresca notturna lo fece rinsavire, allontanando i pensieri indesiderati e, infatti, concentrò la sua attenzione sul moro.

Senza pensare al motivo per cui lo faceva, Kyuhyun voleva aspettare il padre di Yesung, sentendo montare dentro sé la rabbia perché erano le tre di notte e non c’era traccia dell’uomo.

“Come può lasciarlo solo? Ma davvero non si rende conto che lo aspetta ogni maledetta notte, fuori al freddo, o non ci fa caso? Il lavoro viene sempre prima di tutto...”, pensò nuovamente Kyuhyun, sapendo per esperienza che aveva ragione. La sua ira accumulata esplose e colpì con un pugno la ringhiera.

“Perché sei ancora qui?” La voce assonnata del moro lo colse alla sprovvista. Si girò sorpreso verso Yesung, che stava ancora sbadigliando.

“Aspettando.” Kyuhyun inarcò un sopracciglio, deciso a spiegarsi col ragazzo. “Voglio presentarmi a tuo padre”, aggiunse. “Deve conoscere chi porta suo figlio a letto.”

“Grazie”, disse il moro prendendolo alla sprovvista. “Per la storia del letto. Cioè, per non avermi lasciato al freddo.”

“Non ha urlato né ha replicato con i suoi commenti irriverenti, ma mi ha ringraziato. Cosa gli passa per la mente? Non me lo aspettavo”, pensò Kyuhyun e solo la mano del ragazzo di fronte a lui, che la agitava davanti ai suoi occhi, lo riportò alla realtà.

“Riconosco che sei un ragazzo imprevedibile. Non smetti mai di sorprendermi con la tua personalità… e per avere delle mani così piccole.” Kyuhyun picchiettò con la mano il palmo di quella dell’altro, che la allontanò immediatamente.

“Perché è quello di cui ho bisogno, che tu mi riconosca una qualità. Comunque, lascia stare le mie mani e dimmi che ore sono.”

“Ha! Come se te lo dicessi, dopo che sei stato così carino e gentile con me, prima...”

“Fa’ come vuoi, solo, sparisci dal mio balcone. Non capisco cosa stai facendo qui, o come tu sia arrivato...” I suoi occhi si spalancarono terrorizzati. Se lui era riuscito ad entrare, allora chiunque avrebbe potuto fare lo stesso e lui non se ne era nemmeno reso conto. Non aveva sentito la presenza di qualcun altro nella sua maledetta stanza. Le sue paure erano tutte vere e giustificabili.

Kyuhyun si accorse dello stato emotivo del ragazzo quando vide nei suoi occhi il panico, ma non capiva cosa avesse provocato quella reazione. Vide il moro scivolare lungo la parete, sedendosi sul freddo pavimento di calcestruzzo.

Yesung sollevò la testa, esaminando attentamente il vicino. “Come sei arrivato qui?” Domandò, con la voce priva della forza e della ferocia presenti sul suo viso.

“Ho solamente saltato dal mio balcone sul piccolo tetto laterale del garage e poi, da lì a qui”, rispose il castano, accompagnando ogni parola con dei gesti, mostrando a Yesung la sua ‘irruzione’. “Perché ti turba così tanto? Non è così importante, o sì?”

Kyuhyun si inginocchiò per guardarlo negli occhi, cercando di ottenere qualche chiarimento e della comprensione. “Sei spaventato di stare da solo o c’è qualcos’altro, oltre a quello?”

“Io credo che...” Yesung distese il viso e poi si accigliò. “Dovresti tenere il tuo naso fuori dai miei affari e te stesso da casa mia”, aggiunse irritato.

“Quindi ho ragione… Comunque, io vado.” Kyuhyun si alzò e gli diede le spalle, ma sentì qualcosa afferrare la sua mano destra. Voltò la testa, con un sopracciglio inarcato in segno di vittoria, ma la sua espressione cambiò quando vide il viso triste dell’altro, la supplica nascosta negli occhi del moro.

Yesung si tirò su e fece per dire qualcosa quando le luci provenienti dalla strada gli fecero sbattere le palpebre e per proteggere gli occhi, si portò una mano davanti al viso, lasciando Kyuhyun soffermarsi sul calore che solo un umano poteva provocare in un altro.

“Devi and...”, ma non riuscì a terminare la frase perché la persona con cui stava parlando se n’era già andata.

Notò la sua ombra saltare nel balcone di fronte al suo. “Oh be’...”, furono le sue ultime parole prima di entrare in camera, sereno ora che suo padre era tornato a casa, alle quattro del mattino.

 

È difficile superare le proprie paure, ed ancor più arduo è confessare agli altri i tuoi demoni interiori, perché ammettere una debolezza è una paura a sé e un rischio che non può essere preso, almeno non così facilmente e se non c’è… fiducia; eppure, tutto può cambiare...

 

 

Qualche giorno dopo

 

“Troppi libri. Perché ti servono così tanti libri?” Domandò Kyuhyun, prendendo in mano uno piccolo e rosso. “Ehi! Sto parlando con te. Spiegami il perché di questa quantità di libri...”

Yesung vide un piccolo libro cadere di fianco a lui e girò la testa, trucidando con lo sguardo il vicino. Lo aveva colpito, di nuovo, in testa con la prima cosa che aveva trovato nelle sue vicinanze.

“Cosa vuoi ora? E puoi smetterla di colpirmi, almeno in testa? È così difficile per te comunicare come qualsiasi altro essere umano?”

“Con te è veramente difficile. Non importa quante volte ti chiami, non mi rispondi mai. È come se stessi parlando con me stesso. Ti diverti ad ignorarmi?” Disse il castano in sua difesa, le mani vagando tra la sua collezione di libri.

“Stavo facendo qualcosa”, e per provare le sue parole scosse il suo quaderno. “Perciò non prestavo attenzione. Comunque, dimmi che scemenza ha pronunciato la tua bocca e alla quale dovevo rispondere.”

“Ah ah”, Kyuhyun finse di ridere. “Non dico mai scemenze; le mie parole devono essere tenute e conservate, per essere usate come perle di saggezza in futuro”, aggiunse serio.

“In un futuro di idioti come te. Spero di non vivere abbastanza a lungo per vedere un tempo come quello, pieno di scimmioni, perché non riesco a pensare che quelli che considereranno le tue parole sagge possano essere umani.”

“Cuciti il becco… Comunque, puoi fantasticare su un futuro con me più tardi; lo so che è impossibile tenermi fuori dalla testa.” Kyuhyun rise mentre Yesung alzò gli occhi al cielo, pur essendo ormai abituato al suo narcisismo.

“Perché hai così tanti libri?” Continuò ad insistere con la sua domanda.

“Per riscaldarmi in inverno, sai, per accendere un falò”, spiegò il moro con la voce piatta, facendo sembrare reale la risposta. Almeno fino a quando non lo colpì con lo stesso libro di prima. “Cosa potrei farci con i libri, se non leggerli?!”

“Perciò sei davvero uno sfigato… Ma perché hai così tanti libri di musica?” Kyuhyun ignorò il suo commento insolente.

“Studiavo musica, ma ho lasciato gli studi… Anzi, ho dovuto…”

“Sei andato all’università… Pensavo frequentassi le superiori. No aspetta… Hai abbandonato gli studi. Perché?”

“Ho dovuto. Avevo dei problemi di salute… Comunque non sono affari tuoi. Piuttosto dimmi, non hai altro da fare che controllare ulteriormente la mia stanza? Hai perfino esaminato i miei vestiti… Stai invadendo la mia privacy.”

“No… e tu non stai facendo nulla per intrattenermi, quindi cos’altro posso fare?”

“Andare a casa?? Perché continui a venire nella mia? Sono sicuro ti manchino le tue feste e le tue serate fuori dove ricevi il giusto ‘intrattenimento’.” Yesung si assicurò di mimare le virgolette con le dita. “Voglio dire, è da circa 4-5 giorni che passi il tempo con me, e sono sicuro riusciresti ad impiegare meglio quel tempo… Sono sorpreso tu non sia morto per la noia.”

“Non ancora”, Kyuhyun gli lanciò quella parola e Yesung poté solo fissarlo estremamente annoiato e incurante dei suoi attacchi.

“Allora sparisci, scappa e salvati in tempo.”

“Non voglio lasciarti da solo, tsk. Fai tutto il coraggioso adesso che è ancora giorno e c’è la luce del sole, ma appena tramonta il sole, mi vorresti qui con te.” Portò le mani dietro il collo, lanciandogli uno sguardo che diceva “Ho ragione”.

“Quello è solo...”, il moro stava per ribattergli contro, ma il vicino sembrava sincero, per cui sospirò e si alzò, andando dietro il castano e spingendolo fuori dalla stanza. “Vai e gioca in camera di mio fratello coi suoi videogame, come ieri, cosicché io possa avere una pausa dalla tua scocciatura. Devo davvero finire quel disegno, ma il tuo incessante parlare è troppo da gestire.” Detto ciò, Yesung chiuse la porta in faccia a Kyuhyun, lasciandogli incastrate in gola le sue parole e, probabilmente, anche i suoi commenti irriverenti.

Yesung poteva sembrare rigido e insensibile, ma apprezzava quello che quel non così tanto demone stava facendo per lui: sprecare il suo prezioso tempo di ‘dolce far niente, nel quale non fare nulla di produttivo’, come pensava Yesung che fosse. Tutto per stare con lui.

In qualche modo, Kyuhyun era a conoscenza della sua paura di stare da solo, o almeno era quello che Yesung sospettava, visto che non aveva mai contestato le affermazioni del castano. Quindi, il minimo che poteva fare era di fornirgli degli svaghi, anche se erano solo dei videogiochi nella stanza di suo fratello. In quel modo, Jongwoon sarebbe stato capace di pensare senza le sue interruzioni e sarebbe stato un po’ in pace, senza preoccuparsi di rispondere a delle domande o di finire per essere colpito… di nuovo.

“La spiegazione dietro questa ‘benevolenza’… voglio saperla. Quel ragazzino viziato non sta facendo questo dal profondo del cuore perché è un buon Samaritano. Anzi, non so nemmeno se voglio conoscere la vera ragione… Credo non sia così piacevole, e probabilmente sarà meschina; queste ragioni nascoste è meglio rimangano tali, dato che per me questo risultato è sufficiente. La sua presenza e non sentirmi in pericolo sono un mio vantaggio… Argh!” Yesung posò la testa sul materasso. “Sembra esserci sotto un accordo volgare, ma… voglio continuare ad apprezzare i suoi sforzi ed essergli riconoscente.”

 

Il giorno dopo

 

Il tramonto non era mai sembrato così bello. Era uno di quei rari giorni bellissimi che davano una bella e commovente sensazione, ma non era quello l’effetto che avevano su Yesung.

Lui si godeva i primi minuti che quel fenomeno naturale offriva, ma avendo una mente razionale, sapeva che il tramonto è solo un annuncio della notte sempre più vicina, che lui era arrivato ad odiare, soprattutto durante quelle settimane.

Yesung sapeva che suo padre era più impegnato che mai, per cui, non volendo incolparlo, dava la colpa alla notte. Il moro non aspettava solo sul balcone; uno dei suoi luoghi preferiti era quello sotto il salice piangente che avevano in giardino, dove passava il tempo a raccogliere diversi fili d’erba.

“Che bel pagliaio piccolo che hai”, disse il ragazzo carino, sorridendo prima di dare un leggero calcio al piccolo cumulo di erba, l’opera d’arte che Yesung aveva fatto annoiato.

“Non calciarlo così”, commentò Yesung seccato guardando il ragazzo, ma quando si incontrò con uno sguardo dispiaciuto e delle mani alzate in sua difesa, si rese conto che non era il vicino, piuttosto il suo nuovo gentile amico.

“oh, ciao”, riuscì a dire il moro, nonostante il momentaneo shock.

“Ehi. Posso sedermi vicino a te? Non tocco il tuo capolavoro”, scherzò Ryeowook e Yesung annuì, sorridendogli leggermente.

“Posso aiutarti? Anzi, come sei entrato in casa mia? No, aspetta. Non rispondere.” L’altro lo guardò, confuso dalle sue domande. “Sei saltato dal cancello, vero?”

“Scusa, però non rispondevi… Non avrei dovuto farlo, comunque. Scusa se ho creato qualche disagio. Guarda il lato positivo...” Yesung inarcò un sopracciglio. “Non sono un criminale.”

“No, per quello c’è già il tuo amico viziato. Tuttavia, siete amici e usate gli stessi metodi d’irruzione nelle case degli altri… e ciò peggiora la mia paranoia”, aggiunse il moro a bassa voce.

“Paranoia?” Domandò Ryeowook, osservando il viso dell’altro. Sembrava stanco e al pronunciare quelle parole aveva notato come si erano tesi i suoi lineamenti. “Perciò sei davvero spaventato di stare da solo… Scusa se ho peggiorato le tue paure.”

“Quel principino idiota dovrebbe tenere per sé i suoi pensieri”, sbuffò Yesung prima di mettere il broncio. “E tu smettila di scusarti… Piuttosto dimmi cosa fai qui.”

“Oh, stavo andando a trovare Kyu, ma come al solito non è a casa così, quando ti ho visto fuori, ho pensato di salutarti.”

“L’hai già fatto.”

“Questo è un modo gentile per mandarmi via?” Ryeowook si imbronciò, incrociando le braccia a petto per assumere un’aria offesa e afflitta.

“Nope. È un modo per sapere se rimani qui.”

“Solo se vuoi tu.”

“Fa’ come vuoi”, furono le parole del moro prima di tornare a strappare l’erba, mentre il ragazzo sprecava le sue forze cercando di afferrare il coniglio.

Yesung ogni tanto lanciava sguardi al duo e ridacchiava, soprattutto quando il castano inciampò e quasi cadde a terra. O anche quando non vide il ramo e colpì la testa. Ma Ryeowook non si arrese fino a quando non riuscì nel suo intento di prendere l’animaletto e con un sorriso trionfante, si avvicinò al moro, il quale annuì stupefatto e divertito.

“Grazie per quello, ma per favore, non farlo scappare. Ultimamente si ribella sempre più spesso e devo correre una maratona per prenderlo.” Yesung allungò la mano istintivamente per accarezzare il coniglietto, che sembrava aver trovato una bella posizione contro il petto di Ryeowook.

“Gli piaccio”, sussurrò orgoglioso il ragazzo, ma ancora impaurito di spaventare l’animale. “Voglio dire, non sta scappando.”

“Potrebbe essere così, anche se lui è spaventato più perché non ti conosce che per altro e forse per quello potrebbe non starsi muovendo.”

Ryeowook fissò Yesung come se gli avesse rivelato un segreto, anche se era deluso dalla rivelazione. Tornò a concentrarsi sul coniglio. “Guarda come muove il naso… È così carino!”

“Già… Sungmin continua a strillare ogni volta che il coniglio fa qualcosa come quello… A proposito, questo è il suo coniglio.”

“Chi è Sungmin?” Chiese Ryeowook, di colpo interessato.

“Il mio adorabile fratellino… Somiglia ad un coniglio e per questo ne ha comprato uno. Logica divertente, ma mio fratello è così. Devi vederlo quando indossa le orecchie da coniglio, vestito di rosa… Che orrore!” Disse Yesung, rabbrividendo al mero pensiero.

“Voglio vederlo”, esclamò il castano, sorprendendo Yesung con uno sguardo pieno di desiderio.

“Non farti sentire da mio fratello o ti venererà per sempre.” Yesung scosse il capo in modo, poi prese il coniglio tra le mani e lo mise dentro la gabbia, andando dritto verso la sua stanza.

Aveva appena posato la gabbia di fianco al suo letto e girato sui suoi tacchi, quando si scontrò contro qualcuno, il ragazzo che lo aveva seguito dentro casa. La sua testa colpì il suo petto, facendolo indietreggiare. Yesung afferrò la maglia del castano, cercando di recuperare l’equilibrio. Timidamente, sollevò lo sguardo e stava per dire qualcosa di meschino, più per spezzare l’atmosfera imbarazzante che si era creata, ma qualcosa attirò la sua attenzione.

Lentamente alzò la mano e con leggerezza, preoccupato di fare del male all’altro, sfiorò il bozzo sulla fronte del ragazzo.

“Deve essere accaduto quando ha colpito il ramo”, pensò Yesung mentre continuava a fissare l’altro e a toccargli la fronte.

“Ahi! Fa male”, disse Ryeowook e indietreggiò di due passi.

“Fa male?” Gli domandò il moro. Il castano annuì, portandosi la mano sulla fronte, come a volersi proteggere dalle dita pericolose dell’altro.

“Mi spiace”, aggiunse Yesung, indietreggiando fino a toccare il letto e sedercisi sopra, a gambe incrociate.

“Solo, non toccare, okay?” Un sorriso spuntò sulle labbra di Ryeowook. Anche lui si sedette, per terra, con la schiena appoggiata contro il comodino. “Foglio e matita?” Domandò all’improvviso dopo qualche minuto di silenzio.

“Dietro di te. Apri il cassetto e troverai qualunque cosa tu voglia… Vuoi disegnare?”

“Più o meno...”, rispose Ryeowook mettendo i fogli davanti a lui.

Yesung lo guardò indifferente e si sdraiò a letto. Il suo corpo si era arreso, si sentiva gli arti pesanti e voleva solo spegnere il suo cervello, cadendo nell’incoscienza che solo il sonno procurava.

 

Alcune persone hanno la capacità di farci dimenticare, farci comportare, nella vita di tutti i giorni, come facevamo prima che i problemi e il senso di vuoto prendessero il sopravvento nella nostra vita…

 

   
 
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