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Autore: Signorina Granger    26/02/2017    7 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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Capitolo 18: Provare a rialzarsi

 

Sabato 2 Gennaio

 

Mathieu Leroy era seduto sui gradini gelati davanti all’ingresso, gli occhi fissi sul viale di ghiaia, quasi in attesa.

Teneva i gomiti appoggiati sulle gambe e la mani coperte dai guanti intrecciate tra di loro, la schiena piegata leggermente in avanti.

 

Faceva piuttosto freddo, molto più rispetto a Beauxbatons… moriva dalla voglia di andare dentro e fare merenda con una tazza extra large di cioccolata calda, ma si era ripromesso di aspettarla fuori e così avrebbe fatto.

 

Le labbra del ragazzo si incurvarono istintivamente in un sorriso quando scorse la figura assolutamente inconfondibile di Camila, i capelli tinti ancora come al Ballo. Non indossava la divisa, e Mathieu si rese conto di non averla quasi mai vista senza… forse solo al primo giorno, ma all’ora non ci aveva fatto pii molto caso.

 

Camila era… beh, colorata. Una vera e propria esplosione di colori che esprimeva quel carattere spumeggiante, particolare che forse le riusciva difficile manifestare appieno. Quello che le sue parole non dicevano, lo facevano i suoi vestiti e i suoi capelli.

 

“Mat! Ciao!”

 

Camila sorrise a sua volta mentre il francese si alzava per andarle incontro, sorridendole mentre infilava le mani nelle tasche del cappotto blu… ma dovette tirarle fuori per forza quando Camila gli trotterellò incontro e quasi gli planò in braccio, ricambiando la stretta.

 

“Buon compleanno ancora… mi dispiace di non esserci stata. Ma sono tornata in anticipo, così nel weekend potrò romperti le scatole.”

L’americana sfoggiò un sorriso allegro e Mathieu sospirò, sfoggiando un’espressione quasi sofferta:

 

“Che strazio. Devo passare i prossimi due giorni a sopportarti.”

“Si, mi spiace. Dai, aiutami con le valige!”

 

“Ma sbaglio o non avevi COSI’ tanta roba quando sei partita?”

Mathieu inarcò un sopracciglio, scoccando un’occhiata quasi perplessa ai bagagli dell’amica… c’era una borsa in più in effetti, che Camila prese sorridendo:

 

“Può essere. Io porto sempre un mucchio di regali, cosa pensavi? E buon anno, comunque! Dai, andiamo dentro, ho freddo.”

“Buon anno anche a te. Io ho fame, comunque… portiamo la tua roba al Dormitorio e poi andiamo a fare merenda.”

                                    

                                                                                    *

 

Era tornata, quindi.

Phoebe era in piedi accanto alla finestra della camera di Faye, smettendo per un attimo di ascoltarla.

Osservò sua sorella sorridere e abbracciare Mathieu prima di prenderlo sottobraccio e avvicinarsi insieme a lui alla porta d’ingresso della scuola.

Non l’aveva più vista dalla Vigilia di Natale, in effetti: Camila era partita prima di pranzo e aveva passato circa mezza giornata con il padre prima di andare in America e passare Natale e Capodanno con la famiglia della madre. Lei invece era stata via solo il 25, ma ne avrebbe fatto volentieri a meno… suo padre però insisteva sempre, voleva che ci fosse alla cena che organizzava sempre. Forse più per usarla come bambolina da sfoggiare che per altro, in effetti…

 

Lei e il padre non avevano parlato di Camila, ma si chiese come avessero passato LORO il tempo insieme. Si era resa conto di non averli praticamente mai visti insieme, chissà come sarebbe stato il loro rapporto.

Forse un po’ distaccato, visto che conoscendo suo padre era difficile che accettasse completamente l’aspetto e il carattere un po’ stravagante della figlia.

 

“Phoebs? Cosa stai guardando?”  

“Niente.”

La voce di Faye la riportò improvvisamente alla realtà, voltandosi verso l’amica e facendo un passo indietro al contempo, allontanandosi leggermente dalla finestra.

Faye inarcò un sopracciglio, come a volerle chiedere che cosa avesse… era tutto già abbastanza complicato, senza che anche lei cominciasse a fare l’evasiva.

 

“C’è qualcosa che non va?”

“No. Ho solo visto Camila, stavo pensando a come avrà passato le vacanze, tutto qui. Continua, ti ascolto.”

Faye esitò ma decise di ascoltarla, riprendendo a parlare mentre l’amica prendeva nuovamente posto davanti a lei, sulla poltroncina color polvere.

 

“Ok… Mi chiedevo solo se a te ha detto qualcosa.”

“No. In effetti l’ho vista appena da quando sono tornata… a volte non è nemmeno in camera sua. Ma non riesco mai a trovarla, quando sparisce.”

“Mio cugino ha detto di averla vista nel Dormitorio maschile un paio di volte… forse va in camera di Al.”

 

Phoebe sbuffò debolmente, ricordando quando era tornata a scuola, il 26: era subito andata a cercare Isabelle per vedere come stesse, e quando non l’aveva trovata in camera sua le era quasi preso il panico seduta stante… e trovare la finestra aperta non aveva certo contribuito.

Quando era andata a cercare Bas, lui si era limitato a guidarla verso la camera di Alastair… e quando il ragazzo aveva aperto la porta Phoebe aveva visto la sua migliore amica seduta sul letto ormai senza coperte, accucciata sul materasso candido e lo sguardo fisso sul muro.

 

“Belle…”

“Oh, ciao Bibi. Passato un bel Natale?”

 

Il tono piatto, il volto inespressivo… pura apatia. Si era voltata verso Bas e lui si era limitato a scuotere debolmente il capo prima che la ragazza si avvicinasse all’amica, chiedendole di tornare in camera sua.

E magari di togliersi finalmente quel vestito bianco.

 

“Sono… preoccupata anche io. Insomma, Alastair diceva che era diversa quest’anno, e aveva ragione. Ma se la vedesse ora… la guardo e non la vedo neanche. E sembra che nemmeno lei ci veda.”

“Lo so, Bas dice che a Natale l’ha incrociata in corridoio e sembrava quasi in trance… dici che le passerà? Vorrei starle vicino, davvero, ma non me lo permette. Non lo permette a nessuno.”

 

“Hamilton voleva parlarle stamattina… spero solo che si presenti nel suo ufficio e la smetta di giocare a nascondino. Per il suo bene.”

Phoebe si voltò di nuovo verso la finestra, ripensando alla notte del Ballo, quando aveva visto Isabelle insieme a Jude e al copro di Alastair. Probabilmente non avrebbe mai scordato quell’immagine.

 

Jude aveva sostenuto di aver trovato il corpo fuori dalla porta. E lei aveva confermato la sua teoria. Non aveva ancora capito del tutto perché lo stesse facendo, perché stesse aiutando Isabelle…

Ma si parlava pur sempre di Jude Verräter. Probabilmente avrebbe richiesto qualcosa in cambio.

 

                                                                             *

 

Si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò al suo letto, lasciandocisi cadere sopra.

Era appena stata da Hamilton… e non era stato né facile, né piacevole.

 

“Isabelle… so che stai passando un brutto momento, per questo abbiamo aspettato per parlare con te. Ma vorremmo chiederti se Alastair ti era sembrato strano, quella sera. Era preoccupato?”

Si era dovuta trattenere affinché una risata nervosa non la scuotesse.

Oh, no. Era stata lei quella strana. Lei quella preoccupata, ma ovviamente non dovevano o potevano saperlo.

 

“No. Era come sempre… tranquillo.”

“Quando l’hai visto l’ultima volta?”

 

Era morto, appeso a testa in giù nel Padiglione.

Ma ovviamente non poteva dire nemmeno quello, non dopo il teatro che aveva costruito Jude.

 

“Quando ci hanno fotografati insieme… poi io sono tornata nella Sala delle feste. E non l’ho più visto da quel momento.”

 

Continuava a torturarsi le mani quasi in un tic nervoso, e tremava leggermente. Era scossa dai tremori da giorni, ma si rifiutava di andare in Infermeria e di prendere qualcosa…. Phoebe insisteva perché prendesse qualcosa per dormire, ma lei non voleva dormire.

Non faceva altro che vederlo quando chiudevo gli occhi.

 

Non aveva più ricevuto visite o biglietti, non dà dopo il Ballo… ma anche lei aveva smesso di fare qualunque cosa. Non ci provava, non ci pensava, non cercava neanche. Tutti i suoi pensieri erano rivolti al suo migliore amico e a quanto si sentisse in colpa… anche se c’era anche una buona dose di rabbia che, lo sapeva, sarebbe straripata nel momento in cui avrebbe avuto davanti chi glie l’aveva portato via.

 

Isabelle guardò i disegni abbandonati sulla scrivania, i fogli che non toccava da giorni… amava disegnare da sempre, ma non aveva voglia di farlo. Non sapeva nemmeno cosa rappresentare, l’unica immagine che aveva in testa era Alastair.

 

Si alzò lentamente e si avvicinò alla scrivania, raccogliendo i fogli che raffiguravano Jackson, la Cappella e tutti quelli che aveva fatto nell’ultimo periodo.

Li staccò con un gesto secco e brusco dall’album e poi aprì la finestra con quelli in mano, saltando fuori dalla sua camera come aveva fatto milioni di volte… solo che non l’avrebbe più fatto per andare da Alastair, purtroppo lo sapeva.

E faceva un po’ male, anche se non osava ammetterlo.

 

                                                                               *

 

“Ehy… Come è andata?”

Faye sorrise, facendo cenno a Sebastian di sedersi accanto a lei, su uno dei divanetti in Sala Comune.

 

Il ragazzo si strinse nelle spalle prima di avvicinarsi alla cugina, posando gli occhi sul camino acceso che illuminava leggermente l’ampia stanza circolare.

 

“Niente di rilevante. Ho detto la verità, e non hanno insistito oltre… penso abbiano capito che io non ne so niente.”

“E la cosa non ti piace.”

 

No, Faye aveva ragione. Non gli piaceva proprio per niente… Aveva parlato con Jude, era sicuro che ci fosse qualcos’altro sotto, che Isabelle fosse più coinvolta di quanto non avessero sostenuto lui e Phoebe.

Non poteva essere rimasta tanto sconvolta solo per la notizia della morte di Al… doveva aver visto qualcosa di più, il suo profondo stato di shock l’aveva colpito parecchio. E qualcosa gli diceva che non stava ancora poi molto bene.

 

“No, non mi piace. Era il mio migliore amico, non sopporto di non saperne niente… e anche per Jax. Insomma, ora non possono più dire che era stato Etienne Lacroix, no? Vorrei solo che Belle mi parlasse.”

Il tono cupo del cugino fece sorridere leggermente la ragazza, che appoggiò la testa sulla sua spalla prima di parlare:

 

“Lo so…  Lo farà, vedrai. Non parla nemmeno con me e Phoebe, diamole tempo. E’ molto orgogliosa e riservata, non è tipo da andarsene in giro e fare la povera martire in modo plateale. Si tiene sempre tutto dentro. Tu invece cuginetto, come stai?”

Sebastian non rispose, limitandosi ad osservare il fuoco prima di appoggiare a sua volta il capo contro quello della cugina, parlando a bassa voce e con tono piatto:

 

“Non lo so. Sai, devo ancora realizzare appieno che se n’è andato. Sono convinto di vederlo entrare da un momento all’altro, come se fosse solo tornato a casa per le vacanze.”

“E’ strano, pensare di non vederlo più. So che è difficile per te, hai perso sia Jackson che Alastair… ma guarda il lato positivo, hai sempre la tua splendida cugina!”

 

“Ora sì che sono sollevato…”

“Ma piantala, so che mi vuoi tremendamente bene! Sono la tua famiglia, non negarlo. E sappi che tutta la scuola è sconvolta, da dopo al Ballo… sia per Al, sia perché non ti hanno più visto insieme a nessuna ragazza.”

 

Sebastian sbuffò, roteando gli occhi mentre Faye invece sorrideva, guardandolo con sincero affetto, come a volergli dire a modo suo che era quasi fiera di lui.

 

“Ho ben altro a cui pensare, adesso.”

“Lo immagino. E poi sei impegnato a sprizzare cuoricini da tutte le parti per una certa persona…”

“Ti ho detto di finirla Faye Cassel, altrimenti ti… defenestro!”

 

“Provaci e ti atterro in un attimo, Ryle.”

 

                                                                         *

 

Isabelle respirò profondamente prima di mettersi in piedi sul cornicione, tenendo i disegni stretti in mano.

Abbassò lo sguardo sui fogli, osservandoli per un attimo prima di puntare di nuovo gli occhi sulla tenuta davanti a lei.

 

Faceva piuttosto freddo, moriva dalla voglia di tornare dentro… così decise di non indugiare e di fare in fretta, strappando i fogli che teneva in mano con movimento secchi e decisi.

Deglutì, mentre l’aria fredda le muoveva i capelli castani intorno al viso e guardava i suoi disegni diventare solo frammenti di carta spessa.

 

Era stata su quella parte del tetto decine di volte… circa due settimane prima lei e Alastair avevano discusso proprio lì.

Isabelle esitò, ma poi allungò le mani che stringevano i pezzi di carta e lentamente allentò la presa, lasciando che le scivolassero dalle dita.

 

Riportò lentamente le braccia distese lungo i fianchi e sospirò mentre guardava i frammenti di carta disperdersi prima di lanciare un’occhiata proprio sotto di lei.

Una sensazione di vertigini la colpì alla testa, facendogliela girare leggermente e portandola a fare un passo indietro, scivolando dal cornicione.

Isabelle rabbrividì, incrociando le braccia al petto prima di fare un altro passo indietro e allontanarsi ancora di più dal cornicione.

 

Perché?

Si sfiorò una guancia con le dite, quasi sperando di non essersi accorta di aver iniziato a piangere.

Ma niente.

Perché non piangeva?

 

Non aveva ancora piato da quando Al era morto… e non l’aiutava nemmeno un po’, la faceva sentire solo ancora più in colpa.

Aveva sperato che liberandosi di quei disegni avrebbe provato, sentito qualcosa… e invece ancora niente.

 

Che cos’ho che non va?

 

                                                                               *

 

“Phoebe?”

 

Phoebe Selwyn si fermò sentendosi chiamare, voltandosi e accigliandosi leggermente quando vide Camila che le si stava avvicinando, sorridendole:

“Ciao… sei tornata prima.”

“Sì, mi piace passare qualche giorno a scuola quando non c’è nessuno. Come sta… Isabelle, la tua amica, come sta?”

 

Phoebe esitò, non sapendo davvero cosa dire. La realtà era che non lo sapeva bene nemmeno lei…

 

“Non benissimo. Ultimamente è un po’… fragile.”

Camila annuì, guardandola come se fosse sinceramente dispiaciuta… ma poi gli occhi della ragazza si spostarono dal viso della sorella e l’americana sorrise nel vedere qualcosa appeso al collo di Phoebe:

“Mi fa piacere vedere che l’hai messa!”

“Cosa? Oh, sì… mi piacciono i delfini.”

 

Phoebe si strinse nelle spalle, sfiorando con un dito il ciondolo a forma di delfino che le aveva regalato Camila qualche giorno prima, appena prima di partire.

L’americana le rivolse un sorriso allegro, annuendo come se lo sapesse già:

“Sì, so che ti piace molto l’acqua, nuotare… Beh, vado a salutare Frankie. Ci vediamo!”

 

Camila superò la sorella con un ultimo sorriso, affrettandosi lungo il corridoio mentre Phoebe si accigliava leggermente, pensando alle parole della ragazza: in effetti amava nuotare, era probabilmente l’unico sport che le piaceva davvero… ma di sicuro non ne aveva mai parlato con la sorellastra, quindi Camila doveva averlo chiesto a qualcuno… al padre, magari.

 

“Camila?”

“Mh?”   L’americana si fermò e si voltò, osservandola con lieve curiosità mentre Phoebe esitava prima di inclinare le labbra in un lievissimo sorriso:

 

“… buon anno nuovo.”

Camila esitò come se fosse sicura di non aver sentito bene… ma dopo un attimo sorrise di nuovo, annuendo con la sua solita aria allegra prima di girare sui tacchi e andarsene:

 

“Grazie, anche a te!”

 

                                                                                           *

 

Jude era seduto alla sua scrivania, osservando pigramente il cielo ormai grigio.

Mai le vacanze erano state così statiche… la scuola si era praticamente svuotata, non aveva niente da fare, nessuno da importunare. Forse, se Alastair Shafiq non fosse morto, si sarebbe divertito a tormentare Isabelle.

Ma nemmeno lui era sadico a tal punto, dopotutto.

 

Non l’aveva più vista da Natale, in effetti. O meglio, l’aveva vista ogni tanto in Sala da Pranzo o di sfuggita in un corridoio, ma per la maggior parte del tempo era chiusa in camera sua.

Avrebbe voluto fare una chiacchierata con lei per, finalmente, poterci capire dio più in tutta quella storia… ma forse lei lo sapeva, e proprio per questo lo evitava.

 

Stava quasi pensando di andare a fare una passeggiata per occupare il tempo quando per poco non fece un salto sulla sedia.

Forse perse un anno di vita, ma tirò un sospiro di sollievo nel vedere la figura voltarsi dritta verso di lui… aveva preso un infarto quando qualcuno era piombato dal nulla davanti alla sua finestra, ma nel rendersi conto che era proprio Isabelle si rilassò leggermente.

I due si guardarono per un istante prima che Jude allungasse la mano per aprire la finestra, pensando che la ragazza volesse parlargli… magari proprio a proposito di Alastair.

Lei invece si limitò a rivolgergli un debole, tetro sorriso mentre alzava una mano, muovendo appena le dita in un lieve cenno di saluto prima di sparire, voltandosi e saltando sula cornice della finestra successiva.

Non avrebbe mai capito come facesse a muoversi sui tetti in quel modo, doveva dargliene atto.

 

Jude aprì la finestra, sporgendosi e cercandola con lo sguardo prima di chiamarla, chiedendosi che accidenti fosse andata a fare sui tetti… non poteva essere andata da Alastair, la sua camera era prima della sua dopotutto.

Isabelle però era già sparita e sbuffando Jude si ritrasse, chiudendo la finestra.

 

Era brava a nascondersi, doveva ammetterlo. Ma prima o poi l’avrebbero fatta, quella chiacchierata, poteva giurarci.

 

                                                                               *

 

Mercoledì 6 Gennaio

 

 

Francisca Lothbrock aprì il suo baule, guardandone il contenuto con espressione torva: non aveva nessuna voglia di rimettere tutto a posto.

La ragazza tirò fuori prese la bacchetta e con un lieve movimento indirizzò tutti i vestiti di nuovo dentro l’armadio, limitandosi a sistemare il pigiama sotto al cuscino.

Si lasciò cadere sul letto, non sapendo cosa provare per essere tornata a scuola.

 

Di sicuro stare un po’ con sua madre e lontana da tutte le voci, le idee, le morti le aveva fatto bene.

Era stata felice di rivederla e poter stare di nuovo con lei, ma la donna si era accorta di quanto fosse stata un po’ distante la figlia, specialmente negli ultimi giorni.

 

Continuava a pensare ai suoi amici, a come stessero, a come andassero le cose a scuola. Pensava ad Alastair, a come stessero i suoi amici. Pensava a come si era sentita lei quando era morta Alexa.

C’era anche qualcos’altro a cui aveva pensato parecchio, ma aveva continuato a rimandare per tutte le vacanze… e ora erano finite, avrebbe dovuto affrontarlo.

Non era certa che ci sarebbe riuscita, conoscendosi era sicura che sarebbe diventata bordeaux o sarebbe inciampata da qualche parte.

 

Fece per nascondere la faccia nel cuscino quando la porta si spalancò… e voltandosi, temette davvero che si trattasse di Adrianus Stebbins. Sorrise con sollievo nel trovarsi davanti Camila, che cacciò un urletto prima di saltellarle incontro e abbracciarla:

 

“Frankie! Mi sei mancata… come stai? E’ bello vederti, senza di te gli ultimi giorni qui sono stati strani. Però è stato anche divertente, io e Mathieu siamo andati in esplorazione.”

 

L’americana sorrise mentre sedeva accanto a lei, e Frankie si trattenne dal raccomandarle di strane attenta e di non ficcanasare troppo… alla Cimmeria non finiva mai bene quando lo si faceva.

Si costrinse però a sorriderle di rimando prima di parlare, stringendosi nelle spalle:

 

“Tutto bene… è stata una buona idea allontanarmi da qui per un po’. Come vanno le cose?”

“E’ tutto un po’ un casino… credo che il Consiglio stia litigando di brutto con Hamilton, ho visto più una volta qualche sconosciuto aggirarsi nei corridoi, quindi penso che si siano riuniti un paio di volte di recente. Continuano a voler parlare con Jude Verräter, ma si limita a ripetere sempre le stesse cose… ah, e poi c’è Isabelle Van Acker. Sembra che non c’entri o ne sappia nulla, ma non so quanto ci credano.”

“Come sta Isabelle?”

“Non saprei. Non la si è vista spesso in giro, durante le vacanze. Sai, Steb ti ha preceduto di un’ora, dopo vorrai andarlo a salutare, immagino.”

 

Camila sfoggiò un sorriso, quasi sperando che lei e Adrianus riuscissero a ripotare un po’ di colore tra quelle mura ultimamente tanto cupe e tetre… ma l’espressione che sfoggiò Frankie le fece cambiare idea, portando a sgranare gli occhi:

“Che cos’è questa faccia? Che succede?”

“Niente…”

 

“Frankie. C’è qualcosa che non so, per caso?”

 

Francisca sbuffò leggermente, alzandosi dal letto per sedersi sulla sedia davanti alla scrivania, osservando il cielo già piuttosto scuro, anche se non erano neanche le 17.

Camila non disse niente, limitandosi a guardare l’amica con l’aria di una che è in attesa di una risposta… e alla fine Francisca, sapendo che prima o poi avrebbe comunque dovuto dirglielo, parlò con un filo di voce, con un tono vagamente pensieroso:

 

“In effetti… Mi ha baciata, al Ballo.”

“CHE? E me lo dici ORA? Finalmente una buona notizia, qui è tutto un mortorio!”

Camila sorrise con aria allegra, ma tornò seria e vagamente accigliata quando non vide Francisca imitarla: perché non stava saltellando per la camera insieme a lei?

 

C’era qualcosa che non tornava, evidentemente.

 

“Frankie? Dovresti essere felice! Cosa c’è?”

“Beh, ecco…”

 

                                                                                           *

 

Un quarto d’ora dopo

 

“FRANKIE, MUOVITI!”

“No, non voglio! Cami, spostati!”

“Un cavolo. FILA!”

Mathieu inarcò un sopracciglio mentre Camila sollevava un braccio, indicando chiaramente la Biblioteca dove avevano visto entrare un certo ragazzo giusto poco prima.

Il francese si chiese quando la sua dolce amica fosse diventata una specie di generale tedesco mentre Frankie provava a scappare e una quarta figura si univa al gruppo, spuntando da dietro un arazzo con un’aria accigliata:

“Che succede?”

“Frankie ha paura di andare a parlare con Adrianus.”

“Perché?”

“Si sono baciati e ha paura ad affrontarlo. Frankie, prima o poi ci dovrai parlare, diamine! Vai!”

 

Camila sbuffò, cercando di spingere la ragazza verso la porta della Biblioteca mentre Jude sgranava gli occhi con sincera sorpresa, voltandosi verso Mathieu che seguiva la scena con le mani in tasca e l’aria vagamente esasperata:

“Ma quand’è che si sono baciati?”

“Al Ballo.”

Davvero? E io lo scopro solo ora? Con la morte di Shafiq mi sono perso tutte le novità del nuovo anno... Perché io non ne sapevo niente?”

 

“Perdonami Jude, la prossima volta appenderò un avviso davanti alla tua porta, così sarai il primo a saperlo… Ma non avete un’altra ragazza da importunare?”

“In effetti, sì. Qualcuno di voi ha per caso visto Van Acker?

 

                                                                                        *

 

Un lieve colpo di tosse lo fece voltare, distogliendo lo sguardo dal libro che teneva in mano.

Un sorriso spontaneo incurvò le labbra di Adrianus Stebbins quando si ritrovò davanti a Francisca Lothbrock, che ricambiò con lieve nervosismo mentre era ferma a qualche metro di distanza, apparentemente restia ad avvicinarsi.

Non si erano più visti da dopo il Ballo, in effetti… ma al contrario della ragazza l’ex Corvonero lasciò il libro sul tavolo e le si avvicinò senza smettere di sorridere:

 

“Frankie, ciao… mi sei mancata.”

Senza esitare lui l’abbracciò, mentre la ragazza mormorava che anche lui le era mancato e diventava, manco a dirlo, di una lieve tonalità di rosso.

 

“C’è qualcosa che non va? Mi spiace di non averti scritto molto durante le vacanze, ma avevo bisogno di… riflettere.”

Il ragazzo si staccò nel notare quanto Frankie fosse insolitamente silenziosa e anche un po’ rigida, osservandola con lieve curiosità mentre la ragazza si torturava nervosamente le mani, guardandosi i piedi.

 

“No, va tutto bene.”

“Frankie, andiamo. Che cosa c’è?”

 

Francisca esitò e Adrianus fece per tornare al tavolo per riprendere il libro mentre aspettava che parlasse, sentendo la sua voce come affrettata e nervosa, come se non vedesse l’ora di pronunciare quella determinata frase:

 

“Beh, ecco… Ci ho pensato e volevo dirti che quando mi hai… beh, quando è successo eri ovviamente sconvolto, forse poco lucido. Quindi se ti sei pentito o per te non è significato niente non è un problema, davvero, lo capisco.”

Frankie tirò quasi un sospiro di sollievo per aver finalmente detto quelle parole ad alta voce, certa che si sarebbe sentita sollevata… ma quando Adrianus si voltò verso di lei e la guardò come se fosse una pazza cambiò idea, desiderando solo di sprofondare nel pavimento:

 

“Come scusa?”

“Beh, insomma… capisco se hai agito solo d’impulso e vuoi fare finta di nient-“

“Oh, per l’amor del cielo. Ma come ti vengono certe idee, me lo spieghi?”

 

Adrianus sbuffò e le si avvicinò quasi a passo di marcia, osservandola con una punta di irritazione.

Francisca fece per replicare ma si zittì quando il ragazzo la prese per i fianchi, incollandosela al petto e chinandosi per baciarla quasi avidamente, in modo molto diverso rispetto a quando l’aveva fatto la prima volta.

 

Quando si staccarono lui le sorrise, sollevando un sopracciglio mentre continuava a tenerla stretta tra le sue braccia, con le mani di Frankie sulle sue spalle:

“Ti basta? Hai finito di dire cretinate?”

“Io non dico cretinate, poteva anche essere che quando mi avevi baciata non eri del tutto lucido e non avresti voluto farlo sul serio.”

 

“Oh, per favore, vieni qui... mia piccola, adorabile, sciocca Frankie.”

 

Francisca fece di nuovo per replicare, ma quando le labbra di Adrianus le baciarono una guancia prima di mormorarle che aveva voluto baciarla per tutte le vacanze mandò definitivamente la parola a quel paese, limitandosi a sorridergli con, finalmente, sincera gioia e incrudeltà insieme.

 

Poteva quasi sentire la risata, l’appaluso divertito, poteva vedere il sorriso di Alexandrine e sentire la sua voce dirle “beh, io l’avevo detto”.

 

                                                                                         *

 

Il giorno dopo sarebbero ricominciate le lezioni… e ci sarebbe stato anche il primo incontro della Night School da dopo il Ballo.

Non era nervoso… ma si sentiva strano. Come sarebbe stato andarci senza Alastair?

 

Sebastian Ryle sospirò mentre camminava sull’erba, diretto al lago. Per farlo avevano deciso di aspettare che tornassero tutti… e anche quel momento era arrivato.

Teneva la sua candela ancora spenta stretta in mano mentre scorgeva diverse figure ferme sulla riva, ma era troppo buio per poterle identificare per bene.

Isabelle sarebbe andata? Non aveva avuto modo di chiederglielo, ma era sicuro che ci sarebbe stata. O almeno lo sperava, era giusto così d’altronde.

 

Avvicinandosi scorse sua cugina che parlava con Phoebe, e c’era anche Adrianus poco distante, che teneva un braccio intorno alle spalle di Francisca.

Sua cugina gli rivolse un debole sorrise che il ragazzo ricambiò prima di tirare fuori la bacchetta e accendere magicamente la sua candela, imitato ben presto da tutti gli altri.

 

Gli sembrava fosse passato così poco da quando avevano fatto una cosa simile per Jackson… e invece erano passati quasi due mesi. Settimane così intense che gli erano sembrate infinite.

Fu il primo a farlo, ad avvicinarsi alla riva e a lasciare la candela sull’acqua freddissima, illuminando la distesa scura del lago con quella flebile luce rossastra.

 

Faye gli si avvicinò e senza dire niente lo imitò, seguita ben presto anche dagli altri.

Sebastian si accigliò, mentre tutti gli passavano davanti per lasciare una candela accesa sull’acqua: non aveva ancora visto Isabelle.

 

Fu l’ultima, in effetti. Si era fermata leggermente più indietro rispetto agli altri, forse perché non le andava di chiacchierare o non voleva sorrisi qualche domanda curiosa… ma quando la ressa si disgregò si avvicinò a sua volta alla riva e senza dire niente o soffermarsi con lo sguardo su qualcuno superò Sebastian, mettendo i piedi in acqua e lasciando la sua candela sulla superficie. Per qualche istante rimase ferma, osservandola seguire le altre in una scia luminosa.

Poi però si voltò e, sempre senza dire niente, si allontanò dagli altri:

 

“Belle…”

“Ci vediamo domani mattina. Scusa Bibi, sono stanca.”

 

Phoebe ebbe la tentazione di insistere e di seguirla, ma decise che era meglio assecondarla e lasciare che tornasse a scuola da sola.

 

Qualcun altro però non sembrò essere della stessa idea, perché Jude superò Phoebe con tutta l’intenzione di parlare con Isabelle del Ballo, di chi fosse l’uomo con cui l’aveva vista ballare… aveva così tante domande e nessuna risposta, non ci era abituato e non gli piaceva per niente.

Quell’anno le cose stavano andando in modo decisamente insolito… e in un primo momento era stato curioso, quasi colpito piacevolmente da quella novità che aveva reso le prime settimane meno noiose, meno ordinarie.

Ma poi erano morti Etienne e Alexandrine… e aveva cominciato a preoccuparsi, a rendersi conto di quanto quella situazione potesse aggravarsi e rendersi davvero dispiacevole.

 

Jude si fermò, imprecando a mezza voce in tedesco mentre si guardava intorno, cercandola con lo sguardo ma senza ottenere risultati… eppure l’aveva vista fino a poco prima, e il suo occhio lo aiutava sempre in quelle situazioni visto che si adattava perfettamente al buio e alla scarsa luce.

Eppure non riuscì a trovarla comunque e alla fine si arrese, tornando a sua volta verso la scuola più amareggiato di prima.

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Angolo Autrice:

Buonasera! 

Ho i minuti parecchio contati quindi, per la vostra gioia, non mi dilungo...  Ma grazie come sempre per le recensioni che lasciate, mi fanno sempre molto piacere.

Ho una domanda per voi, ma solo per le autrici di Camila, Mathieu e Adrianus: come potrebbero reagire quando avranno la possibilità di entrare nella NS?

Ci sentiamo presto con il seguito, buona serata!


Signorina Granger
   
 
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