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Autore: Querthe    04/06/2009    1 recensioni
Una storia ambientata nove/dieci anni dopo la fine del settimo libro, ma prima dell'epilogo. Un'ossessione mai sopita, una ricerca interessante quanto pericolosa, una donna che vorrebbe Potter morto ma che lo deve aiutare, potenti manufatti magici, un mistero e un viaggio che solo pochissimi possono dire di aver fatto nei secoli.
Seguito de "Sussurri da un anima". Non è obbligatoria la lettura, ma caldamente consigliata
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Ellyson Witchmahoganye' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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La donna rimase alcuni secondi ferma all’esterno, sotto la neve che cadeva sempre più intensa e il vento che superava la protezione dell’incantesimo Impervius.
Tremò mentre si stringeva il mantello attorno al corpo.
- Credo che seguirò il tuo consiglio, Nok. – disse al vento, dirigendosi verso il portone di ingresso della scuola. – Forse del tutto, forse solo in parte.
Già alcuni metri prima di giungere a toccare la pesante maniglia d’ottone sentì all’interno del trambusto, un brusio confuso, ma abbastanza forte da sovrastare il fischio cupo del vento.
Un tuono risuonò lontano, poi una altro, più vicino.
- Entro, entro. E’ inutile brontolare. - mormorò.
Aprì, richiudendolo velocemente con un tonfo attutito, il portone alle sue spalle.
Dentro il caldo la colpì quanto il freddo aveva fatto fuori appena un attimo prima. Le gote le si arrossarono. Si tolse il mantello, piegandolo sull’avambraccio sinistro dopo averlo scosso un istante. La poca neve che si staccò si sciolse immediatamente sul pavimento di pietra scura.
Tutti gli studenti in vista erano evidentemente in agitazione, correndo a destra e a sinistra, urlando parole sconnesse o borbottando tra di loro mentre le sfrecciavano accanto, lanciando a volte piccole grida come facevano i tifosi di Quidditch mentre si dirigevano alla partita più importante della stagione. La maggioranza delle persone sembrava convergere verso i piani superiori, accalcandosi e spintonandosi, senza distinzione di età o Orda.
Con calma studiata, come se lei fosse estranea a quanto le stava accadendo accanto, anche Ellyson si incamminò sulle stesse scale che aveva disceso prima di uscire, mentre decideva se godersi un bagno profumato nella sua stanza prima di riposare, oltre che leggere davvero, forse per la prima volta nella sua vita, un libro che parlasse di storia di una scuola di magia, o se scoprire il motivo di tanta agitazione in un’istituzione fino a pochi minuti prima così pacata e disciplinata.
Davanti alla sua porta si decise, aprendola e richiudendola immediatamente dopo essere entrata.
Appese il mantello all’attaccapanni sul muro di sinistra, poco prima dello stretto e corto tavolino che fungeva da scrittoio. Alcune gocce erano sospese sull’orlo inferiore dell’indumento come indecise se cadere o meno.
Un tomo scuro, la pelle della copertina e della costa lisa e a tratti lucidata dall’uso e dall’usura, era stato posato sulla scrivania, spostando la bugia.
La stanza era fredda, ma l’Impervius ancora presente su di lei era sufficiente.
Al resto, quella sera, avrebbero pensato le pesanti coperte che erano state sistemate sul letto.
Ellyson sfiorò il libro. In caratteri che ricordavano le rune, il titolo color panna recitava “Origini e storia dell’istituto di magia di Durmstrang”, seguito da un impronunciabile autore e da vari collaboratori ancora meno facili da leggere. Lo sfogliò distrattamente con la sinistra, mentre con l’altra mano muoveva la bacchetta, facendo asciugare il mantello, che emise un piccolissimo sbuffo di vapore.
Un’ultima stretta alla fascia che le legava i capelli ed era pronta ad uscire. Il trambusto non accennava a diminuire, come d'altronde la sua curiosità.
Appena lasciata la stanza fu immediatamente colpita da uno studente del primo, forse del secondo anno.
- Cerchi qualcosa? – chiese lei tentando di apparire gentile e tollerante, ma la sua voce giunse gelida, mentre l’adolescente, per allontanarsi da lei, aveva posato senza volerlo le mani sui suoi seni.
Lui arrossì e scosse la testa, ma le mani non si mossero.
- Hai un secondo, e poi un Avada sarà tutto ciò che desidererai. – gli sussurrò sorridendo.
Il giovane biondo, con i capelli a spazzola, dell’Orda di Tyrswurd, ritrasse le braccia dietro la schiena.
- Scusi.
Lei non si degnò di rispondergli, guardandolo con sufficienza. Alzò un sopracciglio.
- Dove state correndo tutti?
- Al piano di sopra, al terzo. – balbettò lui, visibilmente spaventato.
- Motivo.
- Scusi?
- Motivo. Perché? O ti devo fare uno schemino esemplificativo?
Lui scosse il capo, gli occhi sgranati.
- C’è un duello. Un vero duello, mica uno di quelli autorizzati. Tra due del sesto anno dei Saccenti. Non ne ho mai visti di veri.
- Un duello, eh? Sembra interessante. Vai.
Lui accennò un inchino e fuggì via.
- Saccenti? Saranno gli Ullrarc. Un duello di magia. Ne ho fatti un paio anche io a Hogwarts, ma qui sembra tutto più rude e pericoloso. Chissà come sarà?
Si mosse lungo i corridoi e le scale, seguendo e superando varie persone, tra cui alcuni professori, che parevano interessati o divertiti, ma sicuramente non seccati per il duello non autorizzato, finché il rumore e le urla furono tanto forti da farle capire di essere arrivata.
La porta della stanza era aperta, e il locale era stipato di persone, sebbene un ampio spazio al centro era vuoto, una sorta di arena improvvisata per i due contendenti.
- A che punto sono? Non vedo! – chiese una ragazza di Ullrarc vicino a lei, bassa di statura.
- Sono ancora alle scaramucce. Solo schiantesimi e poco altro. Si stanno studiando. E non sarebbe diversamente, con due professori a guardare.
- E loro non dicono nulla? –chiese Ellyson al ragazzo che aveva appena parlato.
- Non esattamente. – rispose lui. – E’ improvvisato, non autorizzato, come si dice in altre scuole. Come la tua. Sei quella di Hogwarts, esatto? Impara, qui si fa sul serio.
Lei irrigidì i muscoli della mascella.
- Esatto sono… quella… di Hogwarts.
- Già. Qui da noi se fai un duello non autorizzato, poi vieni punito, ma solo se rimani vivo. Normalmente sono all’ultimo sangue. Devi uccidere l’avversario, ma senza usare l’Avada. A volte, in casi particolarmente fortunati, per la bravura eviti anche la punizione, o ne fai davvero una lieve.
La donna era sconvolta da quello che aveva appena sentito, soprattutto dalla leggerezza con cui si era parlato di uccidere una persona.
- Che queste persone non sappiano cosa voglia dire il rispetto della vita umana e la sua importanza? – si chiese, fissando distrattamente il ragazzo davanti a lei, che si era voltato nuovamente ad osservare il duello, mentre altri studenti si stavano assiepando alle sue spalle, accalcati come se stessero per assistere alla finale mondiale di quiddich. – Le scuole di magia sono cadute così in basso da quando le ho frequentate io? Certo hanno ammesso Potter, e questo la dice lunga, ma qui…
Un urlo la distrasse dai suoi pensieri, costringendola a tornare a concentrarsi sul duello, o almeno su quello che riusciva a vedere, ovvero ben poco, se non sprazzi di movimenti tra braccia e corpi di vari studenti.
Doveva avvicinarsi.
Sorrise e sfiorò il braccio del giovane che stava facendo una sorta di cronaca di quello che accadeva grazie alla sua altezza.
- Credi che io possa riuscire ad avvicinarmi di più? Sarei interessata a vedere da vicino due studenti combattersi in un duello serio. Ho potuto osservare solo quelli della mia scuola.
- Sei davvero interessata?
Lei sorrise, sforzandosi di apparire quasi restia a rispondere, imbarazzata.
- Può essere pericoloso, sai?
- E se ci fosse qualcuno con me che mi proteggesse? – lo stuzzicò, appoggiando la mano sul petto del ragazzo, sperando che anche a Durmstrang gli studenti del sesto o del settimo anno come era quel moro ragionassero davanti ad una bella donna come quelli di Hogwards.
Fu fortunata.
- Non ci sono pericoli veri, se sei con chi sa come gestire queste cose. – Gonfiò il petto. – Vieni, basteranno pochi metri.
Mentre attorno a loro le grida di eccitazione e gli schianti degli incantesimi si mischiavano in una cacofonia che le stava dando una leggera emicrania, Ellyson venne presa per mano dallo studente di Wotenspaar e avanzò, fino a trovarsi in prima fila. Le braccia del ragazzo le cinsero la vita.
Lo lasciò fare, sopprimendo un moto di sorpresa e di disgusto.
- Per il momento. – pensò.
Si sentì osservata, e dopo una veloce ricerca, vide gli occhi piccoli e decisi di Nok su di lei. La stava guardando dalla parte opposta dell’improvvisata arena, le braccia incrociate. Accanto a lui altri due nani, più giovani apparentemente, con la barba più corta e molte meno rughe nel volto, seguivano i movimenti dei duellanti quasi senza battere gli occhi.
Scosse la testa, mentre il fumo della pipa si sollevava leggero in un filo che spariva appena sopra la sua testa.
Il contatto visivo fu interrotto quando uno dei due contendenti, un ragazzo dai capelli tendenti al rossiccio arretrò velocemente, parando con una serie di veloci Protego gli attacchi di luce azzurrina e rossastra che gli venivano lanciati dall’avversario, uno studente massiccio, muscoloso e decisamente arrabbiato, i lunghi capelli neri raccolti dietro la schiena con una fascia viola. Il nano era sparito, quando lo cercò ancora.
Accanto a lei una giovane donna stava singhiozzando disperata, borbottando frasi sconnesse.
- Se hai paura puoi sempre andartene. – le disse seria. – Non devi dimostrare nulla a nessuno.
- Non posso. – mormorò lei, quasi impercettibile nel rumore prodotto da uno schiantesimo andato a vuoto sulla protezione creata dal più magro dei due. – Noran è il mio ragazzo.
- Noran?
- Quello che non attacca. – spiegò lo studente che la stava abbracciando. – Ha deciso di sfidare Hulstaf, stufo delle insinuazioni e delle angherie del compagno di Orda. Entrambi amano Hilde, ma Hulstaf è tanto forte quanto poco educato. Come sia finito nei Saccenti e non nei Berserk è ancora un mistero.
- E quindi un duello era il modo migliore per dirimere la questione, eh? Ma perché non uno autorizzato?
- E’ da ragazzine alle prime armi fare un duello autorizzato. Ce ne sono pochi di duelli, molto pochi qui da noi, ma per questioni più che serie e sempre non autorizzati, sebbene a volte vengano annunciati con settimane di anticipo. Questo è un’eccezione. L’amore è una motivazione molto seria per un duello.
- Ma la morte è ancora più seria, direi. Noran non ha speranze.
- Vero.
Hilde scoppiò a piangere, coprendosi gli occhi con le mani.
- Non basterebbe rendere il nemico inoffensivo?
- Facile. Troppo facile, il difficile è uccidere senza l’uso dell’incantesimo dell’Avada. Il corpo viene poi preso in consegna dai docenti, che lo fanno sparire. Lo restituiranno alla famiglia, immagino.
- Niente Avada? Mi domando quale sia il problema. Lo uccidi e basta. Mi sembra una regola bizzarra. – mormorò uno del primo anno accanto a loro.
Il ragazzo fece spallucce.
Ellyson tentò di individuare i professori. Uno lo vide subito e lo riconobbe nello stesso tempo. Era Mortunef. L’altro, o meglio l’altra professoressa, era dalla parte opposta di Mortunef. Era bionda, con capelli lunghi e raccolti in una crocchia molto stretta e tenuta ferma con monili in argento scurito che contrastavano con le ampie ciocche bianche date dall’età avanzata. Indossava la tenuta dei professori, con la pelliccia, che ornava gli indumenti, bianca con pochissime macchie nere. Indossava guanti spessi di pelle marrone.
- Chi è quella donna là in fondo?
- La Professoressa Vauqirie, l’insegnante di Addomesticamento Creature magiche. – le disse il suo ormai manifesto spasimante, sussurrandoglielo nell’orecchio con voce suadente. – Se accetti un consiglio, non chiederle mai che cosa ha fatto alle mani per voler portare sempre i guanti. Non la prende bene.
- E che cosa ha fatto?
- Nessuno di noi lo sa. Girano varie storie, alcune leggende, altre un po’ più credibili. Nessuna ammetto da raccontarsi prima di un pranzo, o ti passa l’appetito. Personalmente credo che…
Si bloccò, gli occhi fissi, come Ellyson stessa e tutto il resto delle persone presenti alla scena che si stava presentando loro.
Noran era scivolato su uno strato di liquido giallognolo e viscido che l’avversario aveva creato senza farsi scoprire, tra uno schiantesimo e un tentativo di dar fuoco al gilet del giovane. Il ragazzo aveva battuto pesantemente la schiena, e la bacchetta era strisciata sul pavimento ad un paio di metri da lui.
Mentre tentava di raggiungerla, il fidanzato di Hilde continuò a scivolare e perdere l’equilibrio, finché non riuscì a stabilizzarsi a gattoni, ansimando vistosamente.
- Esattamente dove e come ti volevo, feccia. A quattro zampe come l’animale che sei. – ringhiò l’altro, avvicinandosi lentamente, un occhio sul suo avversario, uno sulla bacchetta lontana.
Ci fu uno sparuto applauso per la cattiva battuta da parte di alcuni studenti, subito zittiti da uno sguardo dei professori.
- Dovrai già subire una punizione per la morte di un tuo compagno, evita che questa venga ulteriormente appesantita dall’accusa di scherno. – gli disse la Professoressa Vauqirie.
Hulstaf non rispose, abbassando la testa in un abbozzato quanto veloce inchino.
- Petrificus. – esclamò puntando la bacchetta, nera come legno bruciato, sulla gamba destra di Noran.
Immediatamente questa si irrigidì, perdendo ogni movimento.
- Petrificus. – ripetè altre due volte, bloccando la gamba sinistra e il braccio destro.
- Poteva fare un Petrificus totalus.
- Non è il suo scopo, credo. – disse Ellyson al ragazzo sempre avvinghiato a lei. – Ha in mente qualcosa di diverso. Come credi che lo ucciderà?
- Può bruciarlo, o togliergli l’aria fino a farlo soffocare, o spostarlo fuori al freddo e lasciarlo morire mentre c’è in atto una Crucio. I modi sono tanti.
Hilde era in ginocchio, singhiozzante. Scuoteva la testa, mormorando frasi disconnesse.
Il suo fidanzato si voltò verso di lei per un istante e sorrise. Era un sorriso tirato, ma c’era tutta la voglia di farla stare tranquilla. E c’era il suo amore.
Quegli occhi, quel sorriso, lacerarono il cuore di Ellyson. Li avesse potuti avere lei, vederli sul volto del suo amore almeno per una volta.
Ma era ormai troppo tardi.
Serrò la mascella per non emettere un singulto, trasformandolo in un groppo alla gola.
Staccò lentamente, con fermezza, le braccia dello studente dalla sua vita.
Hulstaf rimosse il liquido scivoloso.
- Vediamo se riesci a recuperare la bacchetta, Noran.
Il ragazzo lo guardò spaventato, quindi si mosse, o meglio si trascinò con l’unico arto che funzionava sul pavimento, verso la sua unica difesa e arma.
L’avversario aspettò fino all’ultimo, quindi con un calcio la mosse lontano di un altro paio di metri.
- Ti do un altro tentativo, poi finirò questo inutile duello. – alzò lo sguardo, posandolo sulla ragazza in lacrime. – Smetti di piangere. Non voglio una fidanzata frignona, Hilde.
- Che il Fenrir ti prenda. – gridò lei isterica. – Piuttosto mi ammazzo.
- Potrei essere tentato di accontentarti, se continuerai a comportarti così. – rispose lui con un ghigno, per poi abbassare lo sguardo sulla mano che aveva quasi raggiunto la bacchetta. Gli schiacciò le dita con lo stivale, facendo emettere al giovane un urlo di dolore.
Tutti erano in silenzio, tutti erano in attesa della fine inevitabile.
La mano di Ellyson si mosse alla bacchetta senza che lei se ne accorgesse. Era così simile, così maledettamente simile.
- Non ti preoccupare, non soffrirai per molto.
Alzò la bacchetta al cielo, muovendola in modo particolare.
- Fantastico. E’ riuscito ad impararlo. – mormorò con un alito di voce uno del settimo anno accanto ad Ellyson.
- Putreficium. – sillabò puntando la bacchetta, dalla cui punta scaturì una sorta di nugolo di microscopici insetti neri e malvagi, verso il braccio di Noran.
Lo scroscio di applausi che seguì quella semplice parola fu impressionante.
Il giovane dai capelli neri si inchinò compito nelle direzioni dei professori, quindi un paio di volte alla folla e poi sparì, portato in trionfo dagli studenti.
Dopo nemmeno un minuto la stanza era vuota, tutti erano andati via. Rimanevano poche persone.
Ellyson, immobile.
Hilde, piangente.
I due professori, attenti a quello che succedeva al perdente.
Nok e i due nani, ricomparsi improvvisamente, come dal nulla, apparentemente disinteressati.
Noran, ormai libero dall’incantesimo che lo immobilizzava.
Si contorceva, osservandosi il braccio che stava lentamente, ma inesorabilmente, diventando nero e bluastro, come morto. In alcuni punti la pelle si era già putrefatta, crepandosi e aprendosi per mostrare i muscoli che stavano marcendo.
Il Professor Mortunef si avvicinò al giovane, si accovacciò per essere più vicino al pavimento e gli prese il viso con le mani.
- Guardami, guardami! Posso rendere la cosa facile per te, se vuoi.
Il ragazzo sembrava così dolorante da non riuscire ad articolare le parole, aprendo e chiudendo la bocca senza emettere nessun suono, finché non sembrò riuscire a riprendersi abbastanza per mormorare una frase.
- Come vuoi. L’ultimo desiderio di un condannato. Lady Vauqirie, lascio a lei la cosa.
Si rialzò.
- Signorina Strongmint, credo che non le interessi vedere come muore uno studente, ma credo che lei non abbia mai visto questa maledizione. Non è Arte oscura, ma è altrettanto terribile. Il Putreficium è conosciuto da alcuni come l’Incanto orribile. Uccide la carne, facendola marcire e facendo soffrire la persona colpita quasi come una Maledizione senza perdono.
- Non si può fermare?
- Sì, ma ci vuole una pozione apposita. E ci vogliono settimane per crearla.
Hilde scoppiò a piangere, alzandosi e correndo verso il suo ragazzo. Fu intercettata dal professore.
- No. Il suo desiderio è che tu non veda la sua fine. Vieni con me.
- No! No! Voglio stare con lui, voglio essere con lui fino in fondo.
- Cloformio. – mormorò lui spazientito.
La donna cadde immediatamente addormentata.
- Lei cosa fa, signorina Strongmint?
- Rimango, se non le spiace.
- Come preferisce.
Mentre il mago abbandonava la stanza con la studentessa sulle spalle, Ellyson si avvicinò alla professoressa, che stava tenendo la testa del ragazzo ferma con le mani guantate, evitando che si contorcesse troppo.
I due nani tenevano ferme le gambe.
Nok guardava, le braccia conserte.
Noran stava soffrendo moltissimo. La necrosi della carne era arrivata quasi alla spalla.
- Se si amputasse il braccio?
- Possibile, signorina Strongmint. Ma senza braccio dominante, un mago è meno di un babbano. Meglio la morte. – rispose la professoressa.
- Si possono far ricrescere le braccia.
- Vero, ma nessun incantesimo, o arma, permette un taglio netto in così breve tempo. E se inizia ad intaccare il corpo…
La donna estrasse la bacchetta.
- Cosa pensa di fare?
Non era tenuta a farlo.
Non doveva farlo.
Ma lo voleva fare, voleva fare ciò che non era riuscita a fare l’altra volta. Poteva cambiare le sorti di una battaglia, poteva rendere felice se non lei, un’altra persona.
Avrebbe probabilmente mandato all’aria la sua copertura, fatto saltare il piano di Potter. Si sarebbe messa nei guai.
Ma quelli erano la sua specialità.
Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro.
- Sectusempra.
Il braccio si staccò di netto, con uno zampillo di sangue seguito da un urlo e dallo svenimento di Noran.
- Cosa ha fatto? E come lo ha fatto?
- A dopo le spiegazioni. – tagliò corto lei, avvicinando la mano alla ferita aperta e recitando mentalmente il controincantesimo. La ferita si chiuse, pelle fresca si rigenerò sulla menomazione, finché non si vide altro che un moncherino arrotondato.
- Può essere fatto ricrescere. Sono intervenuta in tempo. L’incanto orribile?
- Rimasto nel braccio staccato. Gli ha salvato la vita.
- Sono contenta. – disse sinceramente.
- Sa che dovrà dare molte spiegazioni?
Lei annuì.
La professoressa sorrise.
Le ricordò la McGonagall.
- Ma possono essere rimandate a quando Noran sarà guarito. – Si voltò verso il nano. – Nok, riaccompagna la studentessa ospite di Hogwarts nella sua stanza mentre io mi occupo di lui. E porta il Signor Wulfberson nell’ufficio del Preside. Deve rispondere di un duello clandestino. E di un incanto orribile mal riuscito, tanto che il suo avversario si è salvato.
- Certo, Professoressa Vauquirie. Signorina Strongmint, se vuole seguirmi…
Ellyson non disse nulla, accennando un assenso con la testa, e si fece guidare alla stanza, che Nok aprì con la sua chiave per farla entrare.
- Le avevo detto di rimanere nella sua camera fino alla fine della tempesta. E’ così che insegnano l’obbedienza alla vostra scuola? – chiese lui serio.
- Mi scuso, ma il trambusto e la mia curiosità mi hanno spinto a disobbedire. Questo provocherà dei problemi ad Hogwarts? – chiese lei tornando a giocare la parte della ex studentessa modello. – La colpa è solo mia, non della scuola che mi ha formato, Nok.
- Grazie agli dei lei non è ciò che dovrebbe essere, signorina Strongmint, o avremmo avuto un nuovo Infero. – sorrise lui sotto la barba, chiudendo la porta. – E legga il libro che le ho dato! – gridò da dietro di essa, allontanandosi.
   
 
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