Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: kway831    03/03/2017    1 recensioni
L'uomo le sorrise confuso, senza però staccarsi dallo stipite.
«Allora?» lo incalzò sgarbatamente. Per tutta risposta Lupin abbassò gli occhi, si passò una mano sulla nuca con fare impacciato e, arrossendo visibilmente, abbozzò un sorriso riservato.
«Bella vestaglia.» commentò con un guizzo divertito appena percettibile nella voce. La McGranitt si irrigidì.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Remus Lupin, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note dell'autrice: Buonsalve, lettori! Mi scuso per la lunga assenza. Ho (quasi) terminato il prossimo capitolo di “Lynlee”, ma pubblico oggi questa piccola cosina per farmi perdonare: non è un granchè, ma spero possa comunque farvi piacere.
P.S.: Non sapevo se inserire anche la scena nella quale Lupin e la McGranitt incontrano Barnaba il Babbeo Bastonato dai Troll, ma per evitare capitoli chilometrici ho deciso di tagliare tutto quanto. Forse, chissà, troverà spazio in un altro capitolo… Per adesso, buona lettura!



Il grembiule di Madama Rosmerta scomparve con uno svolazzo di ricami scarlatti dietro al muricciolo di pietre che divideva per metà il locale. Le nicchie dove si incastonavano i tavoli più appartati dei Tre Manici di Scopa erano sempre state uno dei posti più gelosamente custoditi dalla proprietaria, e la gran parte degli insegnanti di Hogwarts continuava a preferirli cento volte all'angusta sala professori — specialmente da quando tra i colleghi avevano iniziato a circolare strane storie, pettegolezzi, maldicenze raccontate a mezza voce. Non tutti si erano visti entusiasti di appoggiare i disegni stravaganti di Albus Silente, e nel giro di qualche mese le cose erano andate sempre di male in peggio. Così Minerva McGranitt aveva deciso di raccogliere tutto il malumore di una settimana e l'aveva riversato in un calice fumante e colmo fino all'orlo di Acquaviola bollente.
Un tiepido focolare scoppiettava alle spalle del professor Piton, che sedeva immobile come una statua con i gomiti saldi sul tavolo e le dita intrecciate fra loro. Il mantello nero gli ricadeva sui polsi come una seconda veste, scivolando poi però in verticale fino al pavimento a scacchiera color mattone. Accanto a lui, Lupin fissava con aria assente la propria Burrobirra, gli occhi chiari che rilucevano nel riflesso del fuoco e una strana espressione impensierita sul volto. Mancava meno di una settimana alla luna piena: forse era quello il motivo per cui sembrava più serio e assorto del solito.
Le mani ossute della McGranitt si strinsero attorno al proprio calice fumante di Acquaviola.

«Dunque è vero» esordì in tono grave. «Sirius Black è entrato a Hogwarts».

Piton serrò la mascella, in silenzio. Lupin, a braccia incrociate sul tavolo, continuava a fissare il proprio boccale ancora colmo. Sulle prime nessuno rispose, e la faccia della McGranitt si fece ancora più cupa.

Era bastato un ritratto squarciato a rendere la professoressa più temuta della scuola così vulnerabile. In più di cinquecento anni di storia, Hogwarts non era mai stata accessibile ad estranei. Si diceva che persino il Signore Oscuro in persona non avesse mai osato attaccarla, tanta fosse la sicurezza con cui i Presidi l'avevano sempre custodita. Doveva essere inespugnabile, Hogwarts, ancor più sicura di Azkaban. Eppure, solo un giorno prima, il ritratto di Grifondoro era stato brutalmente lacerato da una mano assassina. Sirius Black, aveva gridato la Signora Grassa in preda al terrore. Sirius Black, aveva ripetuto Pix con un ghigno sul visetto beffardo; e la voce si era sparsa con la velocità di un Bolide da Quidditch, seminando un tacito senso d'inquietudine e di panico tra le fila di studenti.
Sirius Black. Per colpa di Sirius Black, la Casa degli audaci era divenuta all'improvviso il luogo meno sicuro della scuola. Hogwarts stessa si era rivelata, in una notte, inadeguata a proteggere i suoi studenti, cosa che nè la professoressa McGranitt nè il professor Silente avevano avuto il coraggio di ammettere.

«Ce lo siamo lasciati sfuggire» mormorò Lupin. «Un'altra volta».

Piton sollevò un sopracciglio.

«Sgattaiolare per i corridoi del castello è sempre una specialità dei tuoi vecchi amici, Lupin, nonostante io trovi tuttavia curioso il fatto che Silente non ti abbia ancora chiesto spiegazioni a riguardo. Black evade misteriosamente da Azkaban e pochi mesi più tardi una vicina conoscenza del criminale più ricercato di Gran Bretagna ottiene la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure ad Hogwarts… Coincidenza interessante, non trovi, Lupin?».

«Severus» mormorò Lupin guardandolo stancamente.

«Ma il Preside si fida del santissimo Lupin» proseguì Piton con una smorfia sprezzante. «il povero lupo mannaro addomesticato sparito misteriosamente dalla circolazione per dodici anni e Materializzatosi dal nulla giusto in tempo per una nomina a professore. E inaspettatamente, pochi mesi più tardi, nonostante l'intera comunità magica e babbana sia sulle sue tracce, Black riesce a penetrare all'interno del castello — sebbene tuttavia, secondo Silente, si tratti ancora di semplici coincidenze».

«Non ho niente a che fare con Black» sottolineò freddamente Lupin, prima di abbassare lo sguardo. «Non più, almeno».

Era tornato a fissare il proprio boccale, questa volta con un'espressione dura in volto, sebbene un riflesso ferito gli avesse attraversato per un attimo le iridi chiare. Piton, in silenzio, sollevò un sopracciglio. La faccia della McGranitt era cupa come non mai.

«Ho parlato con Mastro Gazza» disse la professoressa in tono serio. «Ha controllato ogni singolo centimetro del castello. Non ha trovato niente, neanche la minima traccia del passaggio di Black».

«I ritratti del secondo piano non l'hanno visto» mormorò Lupin.

«La Stanza delle Necessità?» chiese Piton con una smorfia.

La McGranitt scosse la testa.

«Abbiamo chiesto all'arazzo di Barnaba il Babbeo» spiegò Lupin. «Quando siamo arrivati il settimo piano era deserto».

«E lo è stato per tutta la serata» aggiunse la McGranitt.

Tacquero per un po'. All'improvviso il camino che scoppiettava alle spalle di Piton ebbe uno sbuffo, poi il fuoco si sollevò e la figura ammantata di un mago comparve tra le fiamme. Madama Rosmerta, che da dietro il bancone era tutta indaffarata a lavare boccali di Burrobirra a colpi di bacchetta magica, interruppe ciò che stava facendo. Il fuoco magico fece qualche scintilla, poi a poco a poco si smorzò. Nel camino si delineò la forma di un pesante mantello turchino, un bastone da passeggio, una bombetta e un paio di folte basette. L'ometto si aggiustò i minuscoli occhialini sul naso, si guardò intorno, vide l'espressione sorpresa di Lupin, quella cinica della McGranitt, le spalle irrigidite di Piton, e rivolse ai tre un gran sorriso.

«Oh, vogliate scusarmi!» esclamò allegramente, togliendosi la bombetta color melanzana dalla testa e uscendo dal camino. «Benedetta Metropolvere, il guaio è che non si sa mai dove si capita… Ah, Rosmerta, buonasera!»

Videro l'ometto sgusciare fuori dalla nicchia e dirigersi di buon passo verso il bancone. Lo sguardo gelido di Piton, che nel frattempo non aveva mosso un muscolo, scivolò sul proprio mantello sporco di cenere.

«Buonasera a lei, Marcus» sorrise Madama Rosmerta. «Cosa posso offrirle?»

«Oh, stasera temo che dovrò astenermi dal mio solito bicchiere di Vino d'Ortica: pare che non giovi alla mia salute».

«Ordini del Guaritore?».

«Divinazione, mia cara».

Lupin e la McGranitt si scambiarono una breve occhiata prima di tornare alle rispettive Burrobirra e Acquaviola.

«Il Preside ha già dato disposizioni per la fine del tremestre?» chiese Lupin, cambiando totalmente argomento.

«Non ancora» rispose la McGranitt. «Provvederò domani ad informarmi di persona. Certamente prima di Natale sarebbe opportuno introdurre i M.A.G.O. agli studenti del sesto anno».

«Sì, Hagrid me ne ha parlato. Ne è a dir poco terrorizzato».

«Immagino» commentò atono Piton.

«Lo incontro meno del solito dopo ciò che è successo al giovane Malfoy» continuò Lupin, impensierito. «È preoccupato per il suo Ippogrifo, credo. Pare che il Ministero non voglia sentire ragioni».

«Hanno deciso per la soppressione?» si informò la McGranitt.

«No, non ancora, ma Silente dice che è solo questione di tempo. Lucius Malfoy ha raccolto accuse considerevoli contro Hagrid. Pare che voglia vincere la causa a qualunque costo».

L'ometto dalla bombetta color prugna era già di ritorno. Salutò con un caloroso sorriso Madama Rosmerta e inciampò maldestramente del mantello di Piton prima di infilarsi nella nicchia del camino.

«Oh, vogliate scusarmi di nuovo, sono proprio un impiccio» esclamò allegramente. «Arrivederci!».

E scomparve tra le fiamme alle spalle di Piton, che ancora una volta era rimasto immobile, la mascella contratta e gli occhi ridotti a due fessure. Madama Rosmerta tornò canticchiando a trafficare dietro al bancone con boccali e bicchieri. La Torre dell'Orologio dalla collinetta di Hogwarts battè cinque rintocchi: le ombre iniziavano ad allungarsi fuori dalla finestra. Il sole stava tramontando.

«Si è fatto tardi» si affrettò Lupin. «Sarà meglio tornare al castello».

«Temo tu abbia ragione» rispose la McGranitt alzandosi, subito imitata dagli altri due. Salutarono Madama Rosmerta e si diressero verso l'uscita del locale.
L'aria gelida di novembre li investì con una folata non appena misero piede fuori dai Tre Manici di Scopa. Faceva freddo — anche fin troppo, per essere il tramonto — quando, camminando fianco a fianco, raggiunsero il viottolo acciottolato che costeggiava la Stamberga Strillante. Il vento mosse i rami secchi degli alberi. La McGranitt aguzzò la vista lungo il profilo irregolare delle case. C'era qualcosa oltre la staccionata, una fila di lunghe colonne scure che avanzavano con un fruscio di vesti e sospiri lugubri…
Di colpo i tre insegnanti si bloccarono in mezzo alla strada, le bacchette levate in aria contro le ombre che iniziavano ad allungarsi sul selciato.

«Il sole non è ancora tramontato» disse Lupin, voltandosi per notare altre figure incappucciate alle loro spalle. «Non dovrebbero essere già qui».

«Sono decine» gli fece eco la McGranitt, con le narici che fremevano dalla rabbia. «Centinaia, forse. Ah, se solo Caramell…!»

L'aria si era fatta densa, fredda, fumosa. I Dissennatori li circondavano da ogni direzione. Gli occhi di Piton saettavano rapidi lungo la strada. Poi, senza scambiarsi una parola, i tre insegnanti ruggirono all'unisono: «Expecto Patronum!»

Ci fu come un'esplosione, e una luce argentea inondò ogni cosa. L'aria prese a vorticare attorno ai maghi. Ci volle un po' prima che gli incantesimi si delineassero in tre figure luminose: un piccolo gatto tigrato con degli strani segni attorno agli occhi, un imponente lupo dallo sguardo gelido, un'elegante e maestosa cerva. Per tutta risposta, un cupo muggito si alzò dalla massa dei Dissennatori. Gli alberi si piegavano per il gran vento. Una porta sbattè in lontananza.

Lupin mosse le labbra, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. La faccia di Piton era contratta in una smorfia forzata, sprezzante, affaticata. L'usuale severo chignon della McGranitt lasciava molte ciocche sciolte in balia delle impetuose raffiche d'aria. La mano nodosa iniziava a tremarle sulla bacchetta…

Il lupo prese a ringhiare contro le figure incappucciate che li circondavano, le orecchie appiattite sul collo peloso e le lunghe zanne ben in mostra. La cerva puntò un paio di Dissennatori e spiccò un balzo: quelli arretrarono come accecati dalla luce del Patronus. Anche il gatto tigrato si fece avanti. Arricciò la coda, soffiò, puntò le zampe e si inoltrò a rischiarare la densa nebbia che si era creata attorno a quelle lunghe figure ammantate di nero.
I Dissennatori lentamente di diradarono, ritirandosi nelle ombre dalle quali erano venuti, e il terreno ingoiò la nebbia lattiginosa che li accompagnava. Novembre aveva preparato una bella giornata: il sole, ridotto ad un disco scarlatto, scomparve dietro l'orizzonte.

«Per la barba di Merlino» disse Lupin scuotendo piano la testa.













   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: kway831