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Autore: xhimmelx    05/03/2017    1 recensioni
Khloe ci prova a combattere contro i fantasmi del passato, ma sa che provare non basta. E allora si lascia sconfiggere da questi, più meschini e prepotenti di lei, cadendo quasi ogni notte in un abisso di rancore.
Cameron, invece, si ritiene più forte di tutti quei pensieri che le riempiono la testa ed è con sicurezza che le promette di aiutarla.
Una sicurezza che Khloe sembra odiare ma a cui, in fondo, è costretta ad aggrapparsi.
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FF SU CAMERON DALLAS.
ATTENZIONE: IL RATING DELLA STORIA POTREBBE CAMBIARE.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cameron Dallas, Nash Grier, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 23.


 
 
 
Tornare a casa è stato davvero devastante, soprattutto perché nessuno di noi voleva lasciare Cancun e lo Spring Break per rientrare a scuola. Ma, a modo nostro, ce ne siamo fatti una ragione e ci siamo detti che perdere l’aereo a causa della nostra già sentita nostalgia non sarebbe stata la migliore delle idee, per quanto avremmo desiderato rimanere lì.
Sono passati già due giorni dal nostro rientro in California e, a dire la verità, è stato più pesante del previsto. Ho dovuto subito cominciare a lavorare, in parte perché è stata la mia datrice a chiederlo, in parte perché dovevo recuperare al più presto i soldi spesi per la vacanza. Ma è stato proprio lì, a Beverly Hills, che mi sono resa conto di alcune cose.
Mentre questo pomeriggio mi trovavo come al solito al Kings Road, durante uno dei momenti meno affollati, mi sono concessa qualche minuto di relax poiché non avevo più clienti da servire. Sono rimasta a fissare fuori dalla vetrina per un bel po’ di tempo, scrutando attentamente ciò che accadeva fuori. Come sempre, le strade di Beverly Hills erano affollate da gente che non sembrava aver tregua: vi erano quei soliti imprenditori con la valigetta in una mano e il cellulare nell’altra, vi erano delle mamme che portavano a passeggio i propri figlioletti e dei ragazzini che portavano a spasso il cane e si lamentavano al telefono con qualche amico a causa della scuola; vi erano un paio di senzatetto che chiedevano l’elemosina appostati in un angolino e che a volte venivano trattati come delle pezze, ma anche delle persone apparentemente così importanti da essere circondate da un minimo di tre guardie del corpo. Tutto questo accadeva praticamente ogni giorno sotto il sole cocente di questa città e, restandomene lì immobile dietro al bancone del bar, non ho potuto fare a meno di notare dei cambiamenti. Più in me stessa che nell’esterno.
Fino a qualche tempo fa, prima ancora di conoscere Cameron, la mia vita era ben diversa da quello che è diventata adesso. O, perlomeno, la mia mente lo era. Mi ricordo di quanto adoravo abbandonare il mio letto dopo una nottata di pianti per poi camminare sotto il caldo e la frenesia di Los Angeles. Mi piaceva così tanto perché ritenevo fosse una magnifica via di fuga dai problemi perché, sotto la luce del sole di una città che non si ferma mai, non si aveva di certo tempo per le preoccupazioni. A differenza della notte, durante il giorno era come vivere una vita priva di sentimenti, una vita in cui non c’è spazio per la negatività e, delle volte, nemmeno per la positività, perché eri sempre così confusa e frettolosa che avevi a mala pena il tempo di respirare. Pensandoci adesso, mi viene quasi da ridere e mi è impossibile non chiedermi come abbia fatto, tutto questo tempo, a vivere in quel modo.
L’ho capito subito dopo essere tornata da Cancun, che non era più lo stesso. Nell’ultimo periodo sono successe così tante cose che ho finalmente imparato ad abbandonare l’apatia della mia vita precedente e ad accogliere i sentimenti. Ho capito che non vi è nulla di sbagliato nel piangere anche sotto la luce del sole, agli occhi di tutti, o nello sfogarsi con qualcuno che, a differenza del proprio diario, può darti consigli e raccomandazioni. Ho imparato che la cosa giusta da fare è fidarsi del proprio istinto, anche se questo comporta l’abbandono di persone che ritenevi importanti. Ho imparato tutto questo soprattutto grazie a Cameron e, in un modo o nell’altro, il nostro viaggio ha contribuito ad aprirmi gli occhi. È stata come una sorta di rivelazione e, devo dirlo, ne sono davvero entusiasta. Come essere tornata cosciente dopo un lungo periodo di coma, e non c’è niente di più soddisfacente.
 
-Papà, sto uscendo!-  
-Non fare troppo tardi.-   Mi raccomanda fortunatamente l’uomo, facendomi un bizzarro occhiolino divertito.
Sono le nove e trenta di sera e, nonostante io sia sfinita a causa del poco sono, ho promesso a Cameron di passare da lui poiché è solo. Sua madre fa il turno di notte e, come mi ha spiegato qualche giorno fa, in quella casa abitano solo loro due. Mi affretto dunque a rassicurare mio padre e mi munisco subito di giacca e borsa.
Il tragitto per fortuna non è molto lungo, per questo ho deciso di andare a piedi e approfittarne per passeggiare un po’. Non appena arrivo, busso senza esitazione alla porta di casa e, dopo aver sentito un forte “Entra” da parte di Cameron, la apro lentamente.
Ricordo ancora bene questo posto, nonostante io ci sia stata una sola volta. Ricordo perlomeno che vi è un enorme divano subito dopo l’ingresso, circondato da televisore, librerie e quant’altro. Ed è proprio qui che trovo il ragazzo, seduto in una posizione sicuramente stanca e pigra con le gambe spalancate e la schiena mezza storta. Mi avvicino quindi al divano e faccio per baciarlo, ma mi fermo non appena noto un’espressione malinconica sul suo volto, espressione che si trasforma in disagio mentre lui si affretta a mettere via ciò che aveva in mano. Seguo attentamente ogni suo movimento e mi ci vuole poco a capire che quello che ha appena riposto nella libreria è un album fotografico. Cameron torna a sedersi subito dopo sul divano, accarezzandomi la coscia con una mano e mettendo in mostra un ampio sorriso, palesemente falso.
-Tutto bene?-   Mi accerto dunque, non sapendo proprio che risposta aspettarmi.
Si limita infatti ad annuire silenzioso e prosegue come se nulla fosse, cercando di ignorare quel pensiero negativo che, me ne rendo conto pure io, gli attanaglia lo stomaco. Dopo quello che Cameron mi ha rivelato a Cancun, però, so che non è facile fargli uscire le cose di bocca, ma stavolta decido di non lasciar correre e, poggiando la mia mano sulla sua, cerco di spronarlo.
-Cam…-   Sussurro dapprima, molto piano. Poi, spostando con l’indice il suo viso su di me, proseguo.   –Ti ricordi quello che ti ho detto? Che avresti potuto parlarmi di qualsiasi cosa? Non erano parole buttate al vento.-  
Sento uno sbuffo provenire dalle sue labbra ed accompagnare il suo sguardo stanco e quasi deluso, ma capisco per fortuna che si è quasi arreso alle mie richieste.
-Ti manca così tanto Cancun?!-    Scherzo quindi, tentando così di spronarlo ulteriormente ad aprirsi con me, senza imbarazzo o disagio.
-Stavo guardando delle vecchie foto.-   Confessa finalmente, affranto.
-Posso vederle anch’io?-   Gli propongo dunque, con un tono delicato e dolce per non sembrare troppo invasiva.
Cameron sembra pensarci un po' su, ma non lo biasimo e gli do tutto il tempo che gli serve. Dopo qualche lungo secondi, infatti, emette l'ennesimo sbuffo e si convince, sbattendo giocosamente le mani sul divano prima di alzarsi. Raggiunge poi la libreria di fronte a lui e, poggiando delicatamente una mano sull'album fotografico, lo estrae con estrema insicurezza, come se quest'ultimo potesse rivelare chi sa quali oscuri segreti. Torna quindi a sedersi al mio fianco e me lo porge, così lo afferro immediatamente e non perdo tempo prima di aprirlo. Sono davvero molto curiosa ed eccitata all'idea di scoprire qualcosa in più sul passato di Cameron, anche se si tratta solo did semplici fotografie.
Nelle prime due pagine che mi si pongono sotto gli occhi, vedo quattro foto scattate quando Cameron era davvero piccolo. Nella prima era addirittura un neonato di solo qualche mese ed era talmente carino che, senza indugio, mi volto verso il ragazzo e lo osservo dolcemente.
-Oh, sei adorabile.-   Commento dunque, trattenendomi dal saltargli addosso ed abbracciarlo.
Cameron, invece, arrossisce all'istante e ride timidamente, cercando intanto di zittirmi con dei commenti stupidi. La scena si ripete per circa altre dieci fotografie, le quali ritraevano il castano durante la sua infanzia, prima con l'apparecchio ai denti, poi con un'acconciatura davvero bizzarra che mi rende più facile prenderlo in giro. Non faccio altro, infatti, che stuzzicarlo e ridergli in faccia, indicando un attimo lui e un attimo le foto.
-Perché eri così malinconico nel vedere queste foto? Non c'è niente di più divertente.-   Commento ad un certo punto, del tutto ironica.
Mi rendo conto di aver sbagliato non appena noto lo sguardo improvvisamente serio di Cam, che si è incupito d'improvviso. Le mie guance si arrossiscono all'istante a causa dell'imbarazzo e della pessima figura appena fatta e, giuro, in questo momento preferire seppellirmi.
-Scusa...-   Sussurro però, biascicando lentamente le parole per via della mia improvvisa insicurezza.
-Non preoccuparti...-   Mi rassicura Cameron, il quale non perde tempo per voltarsi verso di me e guardarmi negli occhi in modo completamente tranquillo.
-D'altronde hai ragione.-   Aggiunge poi in una risata, stavolta finalmente spontanea.
Capisco tuttavia che, dentro di sé, freme dalla voglia di parlarne e sfogarsi, lo leggo nella sua espressione indecisa e tintinnante. Mi avvicino quindi al suo corpo e mi accomodo meglio posizionando le mie gambe sulle sue e le braccia attorno al suo busto, così da rompere ulteriormente il ghiaccio. Dopodiché, gli carezzo piano i capelli e poggio la testa sul suo letto, come se stessi per addormentarmi.
-Non c'è nemmeno una foto di Blake.-     Dico poi, togliendomi un peso dallo stomaco.
Non me ne pento, stavolta, perché so che Cameron non voleva sentirsi dire altro se non questo. Non a caso, abbassa subito lo sguardo per indirizzarlo verso il mio e mi sorride lievemente prima di parlare.
-Ce n'è una sola, in realtà.-   Afferma a bassa voce.
Detto ciò riafferra con più sicurezza l'album e fa scorrere le pagine fra le sue dita, per poi fermarsi oltre la metà. Mi indica quindi una delle tante fotografia e mi accorgo subito che vi è un componente in più. Non ci sono più solo Cameron, sua madre e suo padre, ma anche quello che presumo sia il suo fratellastro. Non sembra cosi male come immaginavo, anzi: nonostante i suoi capelli di un nero corvino e gli occhi altrettanto scuri, ha un leggerissimo sorriso che alleggerisce la sua espressione e lo fa apparire... normale. Tuttavia, prestando più attenzione ai piccoli dettagli, noto che i suoi occhi sono spenti ed apatici.
-Sembra apposto.-   Dico con la massima cautela, sapendo già di ottenere disapprovazione da parte di Cameron.
-Già, sembra.-   Mi corregge infatti lui il più velocemente possibile, prima di continuare.  
-È l'unica foto che abbiamo con lui, in genere si è sempre rifiutato. Quel giorno, però, chi sa che gli è passato per la testa e ha deciso di mettere su un sorrisetto e fingere che fosse tutto okay.-   Spiega perciò, facendo spallucce nel probabile tentativo di fingersi indifferente.
-Magari quel giorno era veramente tutto okay.-   Gli suggerisco io, cercando nel mentre di tirarlo su di morale.
-Beh, ad ogni modo non è durato molto.-    Rinnega lui, e pare quasi volermi zittire.
Capisco subito sia arrivato il momento di alleggerire la situazione, perciò  -Di quanto vi differite?-   gli domando, adesso con un tono calmo.
-Circa cinque anni.-   Risponde prontamente, apprezzando a quanto pare il mio piccolo tentativo.
-Sai...-   Aggiunge poi, cominciando a respirare più lentamente.   -È proprio questo ciò che mi piace delle foto, che i soggetti rimangono immutati. Persone ritratte per sempre in quella determinata posa, o con quella determinata espressione. Era raro vedere Blake sorridere, e se lo faceva era per scherzo o malizia. Ma vedere questa foto è come illudersi che vada tutto bene, sempre, come se fosse davvero un ragazzo normale, non problematico, n'è fuori di testa o... Pazzo.-  
C'è amarezza e disprezzo in queste sue ultime parole, ed è solo a questo punto che capisco quanto odio possa provare nei confronti di questo misterioso ragazzo. Mi sento quasi una stupida per aver preso con leggerezza e aver quasi sottovalutato questo argomento, così mi riprometto di far di tutto per rimediare.
-Hey... Ti ricordi quello che mi hai detto tempo fa?-   Comincio quindi, alzandomi adesso all'altezza del suo viso e mettendomi seduta per bene.   -Che è inutile rimpiangere il passato e provare rancore? Beh, se non ho capito male, Blake è ormai scomparso dalla tua vita e da quella dei tuoi genitori, quindi non pensarci più, va bene? O, perlomeno, fallo senza rammarico.-
Spero di rendermi utile con i miei consigli altamente prevedibili, poiché in realtà sono i suoi. Ma Cameron li apprezza ugualmente e con molto entusiasmo, non a caso afferra con soddisfazione il mio viso e mi stampa un piccolo bacio sulle labbra, un bacio che si impadronisce sempre di più di noi.
-Forse hai ragione.-    Ammette poi Cameron, staccandosi solo per un attimo da me.
Riprendendo subito dopo il bacio, avvicina ancora di più il mio corpo al suo grazie alla sua presa ferrea. Questo mi sprona a mettere da parte la mia poca timidezza e a sedermi a cavalcioni sulle sue gambe, ponendo le mie ai lati dei suoi fianchi. Cameron smette di baciarmi solo per qualche secondo, nel tentativo di osservarmi intensamente e totalmente preso dalla situazione, dopodiché riaggancia nuovamente le sue labbra sulle mie e dà il via ad un bacio tutto nuovo. Sento la sua lingua sfiorarmi a mala pena la bocca, così decido di darle il permesso di entrare e la accolgo con poca pazienza mentre la intreccio alla mia.
In pochi minuti, sia io che Cameron ci lasciamo completamente trasportare dall'atmosfera improvvisamente più calda, mentre sembra che nessuno di noi riesca a trattenersi. Non a caso, decido di fare per prima il passo in avanti e afferro con determinazione il colletto della camicia a fantasia militare di Cameron, attraendolo verso di me. Non perdo neanche un secondo prima di sbottonare l'indumento, bottone dopo bottone in maniera quasi sensuale, per sfilarglielo poi di dosso. Cameron si ritrova in pochi secondi a petto nudo davanti a me e, esortata da tutto ciò, mi catapulto di nuovo sulle sue labbra carnose. Intensifico nuovamente il bacio mentre una sensazione di pura soddisfazione si impossessa di me non appena realizzo di essere a capo di questa situazione.
Cameron, però, mi ferma senza alcuna spiegazione e mi osserva con il respiro affannato.
-È meglio andare di sopra.-   Mi suggerisce quindi, accontentando per fortuna le mie aspettative.
 
 
 

 
 
 
 
XHIMMELX.

Salve a chiunque stia leggendo questo spazio! So di essere in ritardo, ma scorsa settimana sono stata in gita e mi sono dedicata un po’ a me stessa.
Passando al capitolo, sin dall’inizio stavolta è chiaro il cambiamento di Khloe: anziché inserire una delle tante pagine di diario da lei scritte in una fase di depressione, ho messo una piccola riflessione.
Si è resa conto anche lei di essere cambiata, di aver cambiato il suo modo di vedere e pensare le cose grazie a Cameron. La sua vita sarebbe sicuramente diversa senza di lui, non tanto fuori quanto dentro di sé.
E quindi, non appena trova il ragazzo in una fase di rimpianti e tristezza, fa il possibile per tirarlo su di morale e aiutarlo. A Cam non piace parlare o ricordare suo fratello, ma con Khloe sembra tutto essere un po’ più facile.
Detto questo, mi dileguo. Alla prossima, xhimmel!



-Vedere questa foto è come illudersi che vada tutto bene, sempre…-
   
 
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