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Autore: Mrs Montgomery    05/03/2017    2 recensioni
Piemonte, 1778.
Il duca Andrea Pietrarossa fa ritorno in patria. In seguito alla morte del padre deve occuparsi degli affari in sospeso e questo lo conduce dal marchese Guerra, il quale è in procinto di risposarsi con un’amica d’infanzia del duca. Alla tenuta del marchese incontrerà Giulia, sua figlia, appena tornata da un lungo soggiorno a Verona.
Giovane, ostinata e dall’anima ribelle, Giulia si scontrerà con l’altezzoso duca, sebbene egli si dimostrerà l’unica persona in grado di aiutarla nella ricerca della libertà.
Malate passioni, verità nascoste, feste mondane e perfidi intrighi uniranno lo sfrontato duca Andrea Pietrarossa e l’indomita Giulia Guerra fino a far sbocciare quel potente sentimento che abbatte ogni ostacolo.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Il fiore sabaudo



Capitolo 5
Un fiore sabaudo

 

 

L’odore pungente del tè e quello dolce dei pasticcini stava inebriando l’aria fresca sotto al gazebo. Con l’arrivo della Primavera la maggior parte delle giornate erano soleggiate e calde. Un tempo più che ideale per organizzare una merenda e lasciarsi andare alle chiacchiere più leggere.
La marchesina Giulia avrebbe trascorso in quella maniera tutti i pomeriggi, dal momento che sua nonna Adelaide era giunta da Torino per sostenerla. La signora era al corrente della verità sulla vicenda che legava sua nipote a quel malfattore di Adriano.
Era stata l’unica a credere a quella povera fanciulla che piangeva disperata per la violenza sfiorata e fu per grazie a lei se Giulia non finì in un convento di clausura. L’anziana marchesa esercitò tutto il suo potere sul figlio e alla fine riuscì a convincerlo che un trasferimento era più opportuno.
Utilizzò astutamente il ricordo della defunta moglie, l’affetto per quella che era solo una ragazzina, inoltre lo minacciò con il vile denaro, l’arma che mette in ginocchio qualsiasi debole uomo. In quel periodo, suo figlio aveva dei grossi debiti, dovuti ad una carestia che aveva colpito le sue terre, e la signora sfruttò la situazione a proprio vantaggio.
«Il clima qui è veramente estasiante. V'è quest'aria così delicata e fresca... un vero tocca sana! In città è tutto così caotico e questa pace è inesistente…»
«Nonna, veramente siete interessata al clima? È per questo che passiamo l’intera giornata qui?» domandò Giulia indicando il gazebo con un cenno del capo.
«Be’ a cavallo non possiamo andare. A meno che non vuoi che la tua povera nonna si rompa qualche arto!» borbottò l’anziana signora, poggiando la tazzina di tè sul tavolino di fronte a loro. «Passiamo le giornate qui perché è l’unico modo per parlare senza che spunti qualche intruso o qualche servo impiccione. Sono qui da qualche giorno e Adriano è sull'attenti. Sa bene che non mi piace. Lo trovo irritante e troppo vanesio di ciò che non ha, il che è da sciocchi!»
«Adriano è molto scaltro» disse Giulia.
«È un parassita» replicò la marchesa Adelaide. «Mia cara, ho intenzione di fermarmi fino al matrimonio di quell’inetto di mio figlio. In questo lasso di tempo tenterò di liberarti da questo flagello umano. Non ci restano che poche settimane per trovare una soluzione. È importante che tu segua esattamente tutto ciò che ti dirò. Mi hai capita, bene?»
«Sì, nonna».
«In gioventù ho spostato mari e monti per ottenere ciò che volevo. Ti meraviglieresti di ciò che ero capace di fare» sibilò l’anziana signora con lo sguardo carico di determinazione. Passò i seguenti attimi in silenzio, guardava in alto e ogni tanto sospirava prima di sorridere soddisfatta. «Ora sono anziana, ma posseggo ancora la forza necessaria per raggiungere i miei scopi. Giulia, tu sei sangue del mio sangue, anche tu hai la stoffa giusta, devi solo imparare qualche segreto per sopravvivere quando un branco di lupi affamati non vogliono altro che vederti cadere per sbranarti».
«Vi riferite di Adriano? È lui il lupo?»
«Mi riferisco a qualunque persona che nel corso della tua vita tenterà di rovinarti. Se carpirai i segreti del successo, riuscirai ad uscirne sempre vincitrice».
«Mia signora, mia signora!» urlò un giovane paggio che le avvistò in lontananza e cominciò a correre per raggiungerle il più velocemente possibile. «Buongiorno, marchesa Adelaide e buongiorno anche a voi marchesina Giulia!»
«Mattia caro, perché hai corso così velocemente? Ora hai il fiatone!»
«Per portarvi il vostro scialle, signora marchesa. Si sta alzando un'aria più fredda e potreste prendere un malanno» disse il servo poggiandole l'indumento elegante sulle spalle.
«Hai paura che questa vecchia tiri le cuoia?»
«Marchesa Guerra, non sarà un semplice raffreddore a demolire una roccia come voi».
Adelaide scoppiò a ridere e carezzò la mano del giovane, sorridendole materna. Conosceva Mattia da quando era un bambino, la sorte non gli fu tanto cara quando gli portò via entrambi i genitori. Fortunatamente la signora Marchesa lo prese in simpatia e lo prese con sé, facendolo divenir il miglior paggio di Torino.
«È un piacere rivederti da queste parti, Mattia» gli disse Giulia.
«Il piacere è ricambiato, marchesina Giulia. Ci siete mancata molto. Vostra nonna era pronta a raggiungervi da quando ha saputo che sareste tornata».
«Peccato che quell'asino di mio figlio non mi abbia avvertita o sarei stata qui ancor prima di te, dolce nipotina».
«Evidentemente è ancora sotto l’incantesimo di quella strega, come molti di mia conoscenza» e storcendo il naso, Giulia non potè fare a meno di pensare al duca Pietrarossa.
Non che fosse gelosa, che motivo avrebbe avuto di esserlo?
Quella insipida biondina sorrideva e pareva aver il mondo ai suoi piedi, ne avrebbe ammirato la strategia se non la considerasse la falsità in persona. Elena pareva ricca di bontà dalla testa ai piedi, ma non aveva esitato due secondi a voler mandare una bambina lontana da tutto e da tutti.
«Signore, vi state godendo la giornata luminosa?»
Giulia alzò lo sguardo e vide l’affascinante duca salutarle con un cenno del capo. Era letteralmente baciato da sole. I suoi occhi azzurri, glaciali e curiosi, dal taglio affilato, si posarono in fretta sulla figura della marchesina, la quale gli riservo un timido sorriso.
«Duca Andrea, volete unirvi a noi per questa deliziosa merenda?» lo invitò Adelaide.
«Volentieri!» L’uomo mostrò un largo sorriso e si sedette sulla poltroncina lì vicina. «Mi auguro di non aver interrotto le vostre chiacchiere».
«Niente affatto. Stavo per raccontare a mia nipote dell’ultimo ricevimento a cui ho partecipato» cominciò l’anziana marchesa, cercando quale pasticcino poteva gustarsi. «La famiglia Malvolti non ha dato il meglio di sé. La musica era così monotona, non c’era neanche una persona illustre… è stata di una noia mortale. L’unica cosa che mi ha fatto un po’ divertire è stata la nuora del conte Gentelli. Indossava un abito completamente fuori luogo, scollato quanto quelle delle sgualdrine di basso borgo, e a fine serata si è ubriacata. Che scena patetica!»
«Però vi ha divertita» disse Giulia, trattenendo un sorrisetto.
«Certamente! Sembrava di essere intrattenuta da un giullare! Sarà l’episodio altrui più imbarazzante che ricorderò fino alla fine dei miei giorni».
Il duca scoppiò in una fragorosa risata e battè le mani. «Mia signora siete dilettevole. Mi ricordate una nobildonna francese che esprimeva a gran voce ogni nefandezza che osservava a corte e, per questo, tutti erano al suo seguito. Ascoltarla era un vero piacere per chiunque fosse intenzionato di udire la pura verità».
«Avreste trovato un’amica, cara nonna» affermò Giulia.
«Può essere, oppure una certa nemica. Si sa, d’altra parte, che troppa sincerità porta ad essere esclusi. La coda di paglia è ciò che fa scappare uomini e donne a cui viene sbattuta in faccia la cruda realtà dei fatti».
«Esprimete il vostro pensiero con molta sicurezza, marchesa Guerra. Non posso che ammirarvi per questo. Mi ricordate molto qualcuno» aggiunse l’uomo, lanciando una lunga occhiata alla persona che sedeva di fronte a sè.
L’anziana marchesa intuì il soggetto della sua frase. «Questa perla di ragazza fa bene a dire ciò che pensa, sebbene debba curarne i modi, almeno fino a quando non sarà andante con l’età e incolperanno quella per la sua lingua lunga!»
«Be’ ora ho la giovane età a pararmi le spalle» continuò Giulia, portandosi alle labbra la tazzina colma di tè caldo, e nascondendo il suo furbo sorriso. «Scommetto però che eravate più soddisfatta del ricevimento dei Sorbelloni a Verona».
«Oh beata ragazza, perché me l’ha fatto tornare in mente?»
«Dovete sapere, duca, che in quell’occasione versarono un’intera caraffa di vino addosso al prezioso abito della mia signora nonna» iniziò a raccontare Giulia, tentando in vano di nascondere le grosse risate che si fece anche quel giorno. «La colpa fu di un litigio tra due fidanzati. La ragazza aveva appena scoperto che il suo futuro sposo aveva trascorso la precedente notte in un bordello. Lo affrontò e lui chiese dove fosse il problema, che probabilmente sarebbe potuto ricapitare, e si era infuriata talmente tanto che… be’ il finale lo già svelato».
Andrea si immaginò perfettamente la scena, siccome era stato spettatore di una simile alla corte napoletana, e non potè far a meno di unirsi alle risate di Giulia. In quel momento si rese conto che mai l’aveva vista ridere spontaneamente. Una risata bella, forse un tantino tonante, ma era sincera e questa era la sua vera bellezza.
«Senza offesa, ma voi donne vi infuriate per un nonnulla. Quel povero ragazzo ha passato una notte di divertimento, non è stato il primo e non sarà l’ultimo» commentò Andrea, attirando la particolare attenzione di Giulia riguardo l’argomento. «Molti uomini prima del matrimonio passano le loro serate al bordello e accade anche dopo essersi sposati. Quella giovane ha sprecato dell’ottimo vino e rovinato un vestito per niente».
«Be’ io avrei fatto di peggio dal momento che era fidanzato» replicò Giulia, poggiando con gran forza la tazzina sul tavolino e fissando l’uomo con aria di sfida.
«Chissà perché non ne avevo alcun dubbio!»
«Quando ci si fidanza si prende un impegno, mio caro duca».
«Sì, un impegno economico».
«E d'amore, in teoria. Nonna, qual è il vostro pensiero a riguardo?»
«Oh, preferisco rimanere fuori da questo dibattito e ascoltarvi. Sarà interessante, non credi Mattia?»
«Certamente, signora marchesa!»
La marchesa Adelaide stava nascondendo un sorriso dietro alla tazzina del tè. Ogni tanto lanciava uno sguardo al suo paggio, il quale la conosceva fin troppo bene e capiva il perché del suo divertimento.
«Sapete, marchesina, credo che leggiate troppi romanzi d'amore e questo vi ha portata ad aspettative eccessivamente alte sul matrimonio»  ricominciò il duca Andrea. Allungò una mano sul vassoio ancora colmo di pasticcini. Erano una prelibatezza a cui non avrebbe potuto rinunciare. «La maggior parte dei matrimoni fra nobili avviene solamente per convenienza per le due famiglie. Sposarsi per amore fa tanto vita di provincia... è così sconveniente. Si contano sulle dita di una mano i matrimoni per amore».
«Intanto alcuni esistono».
«Pochi».
«Pochi ma buoni» sorrise sfrontata Giulia.
«Siete una sognatrice».
«E voi... voi… voi siete il contrario!».
La goffaggine di Giulia nel replicare una sua affermazione, diede al duca una tale soddisfazione che credeva non ci fosse altro a dilettarlo. Forse poteva essere medesimamente soddisfacente l’espressione irritata della marchesina. Trovava divertente come tentasse di rimanere composta, sebbene era certo che avrebbe voluto tirargli addosso il vassoio dei pasticcini.
Andrea l’aveva osservata bene e, ogni volta che qualcuno la infastidiva, Giulia si ripeteva: arricciava le labbra e seguiva ogni sua mossa, fissandolo con sospetto.
«Mi dispiace, marchesina. Dovete incassare il colpo, questo dibattito l'ho vinto io!»
«Siete sciocco se credete che vi darò vittoria facile».
Andrea sorrise, immaginando che sarebbe stato arduo concludere così in fretta. Non gli importava quanto ne avessero parlato. Trovava emozionante dibattere con quell'ostinata giovane nobile.
Nel frattempo l'anziana marchesa Adelaide si alzò dal divanetto. «Miei cari, vi lascio alle vostre divertenti chiacchiere. Credo che andrò a riposare un po'».
«Vi accompagno?»  domandarono all'unisono il duca e la marchesina. Si scambiarono rapidamente uno sguardo curioso.
La marchesa Adelaide spostò lo sguardo dalla nipote all’uomo e viceversa. Abbassò il capo sogghignando e poi si appoggiò al braccio del prode Mattia. «Mi compiaccio della vostra gentilezza, miei cari. Sarà il mio fidato paggio a prendersi la briga di condurmi nelle mie stanze. Auguro ad entrambi una buona giornata. Potreste approfittare di questo meraviglioso tempo per una passeggiata. Se possedessi le vostre stesse forze, non me la lascerei sfuggire» e dette quelle ultime parole si incamminò lentamente verso la tenuta.
Il duca Pietrarossa e la marchesina Guerra rimasero qualche attimo in silenzio e osservarono l'anziana marchesa, la quale si stava già intrattenendo con qualche chiacchiera assieme al suo servitore. Dalle risate che si stavano facendo, doveva trattarsi di qualcosa di spassoso.
«È una donna di piacevole compagnia» ammise Andrea, attirando l’attenzione di Giulia su di sé «e deve avere una forte tempra morale. Una nobildonna come lei deve aver fatto capitolare molti uomini ai suoi piedi».
«Le vostre parole nascondono una cotta segreta per la mia nonnina? Non credevo che il vostro interesse mirasse alle signore d’elevata età».
Giulia era riuscita a nascondere talmente bene la sua beffardaggine che il duca Andrea aveva creduto alla sua serietà. Il viso dell’uomo si era imbarazzo e irrigidito a tal punto che la ragazza non riuscì a trattenere una fragorosa risata. Il divertimento prese il sopravvento e le impedì di mantenere un comportamento da signorina beneducata. Batteva le mani e se la godeva come se avesse assistito ad una delle più esilaranti commedie.  
«Vi burlate di me? Questo… questo vi piace? Vi piace burlarvi di me, marchesina?»
«Non avevamo deciso di chiamarci per nome?» lo incalzò lei.
«Touchè, Giulia».
La nobile piemontese si ricompose e gli rivolse un sorriso genuino. «Parlando seriamente di mia nonna, credetemi, lei è la colonna portante di questa famiglia. Io le sono molto affezionata».
«E lei a voi, senza dubbio. Ho notato la forte intesa che condividete. Solo uno sciocco non se ne accorgerebbe».
«Giusto per tornare all’argomento di prima…»
«Quale?» finse di non ricordarsi, ma Giulia non ci cascò e gli lanciò un’occhiataccia. «Oh, il matrimonio. Che noia! Ho intuito tutto. Voi volete sposarvi per amore e invecchiare al fianco di quell’uomo che sarà l’altra metà della mela. Be’ vi auguro di trovarlo. Se non sarò troppo occupato, potrei presenziare al vostro matrimonio».
«Sarete il primo che inviterò, statene certo» disse Giulia e gli rivolse un sorriso beffardo. «Posso domandarvi perché non siete sposato?»
«Lo trovate tanto insolito?»
«Ho conosciuto molti nobili più giovani di voi che sono già sposati».
«Mia madre è morta dandomi alla luce e mio padre mi ha sempre dato libero arbitrio nelle mie scelte. Sosteneva che questo mi avrebbe insegnato la vera vita, siccome gli errori sarebbero stati solo miei e tutto doveva essere dipeso dalla mia volontà».
«Era un uomo saggio».
Giulia lo guardò con dolcezza e non con pietà. Questo fu apprezzato dal duca.
«Lo era davvero e anche molto buono»  disse Andrea corrugando la fronte. Chiaramente non gli piaceva parlarne. La sofferenza era ancora troppo vivida in lui e Giulia poteva comprenderlo molto bene. «Non mi sono sposato perché non è mia intenzione avere doveri di quel genere. Amo essere libero e un matrimonio è tutto fuorché libertà. Ci sono obblighi e doveri. Io non sono il genere d’uomo che ne vuole».
«Non desiderate nemmeno dare un erede alla vostra stirpe?»
«So di avere dei parenti da qualche parte. Sarà un loro compito. Io desidero solo essere libero».
«Mi auguro che non tutti i Pietrarossa la pensino così, altrimenti pochi anni e sarete estinti».
Andrea abbozzò un sorriso, poi i suoi pensieri si spostarono altrove. «Credo di essere un maleducato».
«Un maleducato? E perché dite questo?»
«Marchesina, non vi ho ringraziato per la deliziosa serata di qualche giorno fa. Peccato essere stati interrotti dal mio amico Adriano».
Giulia finse non aver udito le ultime parole e sorrise cordiale. «Dovere, mio signore».
«Dovere, dite? Mi volete far credere che non vi piaccio nemmeno un po’?»
Che razza di domanda era?
«Dipende da cosa intendete».
«Voi cosa intendereste?» chiese il duca sporgendosi in avanti e guardandola compiaciuto.
«Che siete molto furbo» rise spensieratamente Giulia.
Non gli avrebbe mai dato il piacere di vederla cascare ai suoi piedi ed era certa che non sarebbe mai accaduto.
Per quanto fosse di bell’aspetto, attraente e possedesse quegli occhi ammalianti, non era l’uomo adatto per lei. Giulia desiderava sposarsi con qualcuno che fosse in grado di provvedere a ciò di cui aveva bisogno. Sapeva bene che trovare l’amore in quell’epoca era facile quanto trovare un ago in una balla di fieno, infatti non si aspettava veramente di trovarlo. Non sapeva nemmeno cosa fosse l’amore.
Nei libri veniva descritto come quel sentimento in grado di abbattere ogni difficoltà e di sacrificarsi per la persona amata. Ma quelli erano solo libri, come molte volte le ricordava sua nonna Adelaide. L’anziana marchesa premeva per farle trovare un pretendente non solo per accasarla, anche per allontanarla dalla minaccia di Adriano.
Un marito l’avrebbe protetta da quel mostro, quindi Giulia sapeva che doveva approfittarsi della prima occasione per scamparla per sempre.
Osservando il duca Pietrarossa, per quanto lo trovasse - alle volte - irritabile, pensò che lui sarebbe stato un buon pretendente, peccato che la vita che Giulia desiderava era discordante a quella di Andrea. Tra i desideri della ragazza c’era quello di formare una famiglia. Un desiderio piuttosto comune a tutte le nobildonne della società.
«Ammetto che la vostra compagnia non mi dispiace. Siete un uomo che riesce ad adattarsi a qualunque argomento ed esponete la vostra opinione con rispetto» aggiunse la marchesina poco dopo.
«È un piacere udire tali vostre parole gentili nei miei confronti».
«Sì, l’avevo intuito che siete un vanesio».
Andrea sbarrò gli occhi e scoppiò a ridere. «Non resistete proprio a prendervi gioco di me».
«Perché non ammettete che vi piace essere preso in giro da me?»
«Non vi darò mai questo piacere» sussurrò il duca, prima di farle l’occhiolino.
Giulia voltò il capo dall’altra parte, divertita da quella sua impudenza. La trattava come se fossero amici da tempo immemore, quando invece si conoscevano solo da poco più di una settimana. Non che le dispiacesse. Se le toccava essere sincera, il duca era l’unica buona e nobile compagnia in quel freddo maniero.
Improvvisamente Andrea si alzò dal divanetto, scese i gradini del gazebo e si avvicinò ad una cameriera, la quale pendeva letteralmente dalle sue labbra. Giulia lo vide tornare un attimo più tardi con un Fiordaliso tra le dita. Il duca annusò il profumo di quel fiore delicato e poi lo porse alla fanciulla.
«Oh, Giulia, perché sei tu Giulia?»
«Un gesto molto gentile, vi ringrazio». La marchesina accettò quel dono e lo osservò per qualche attimo, prima di alzare lo sguardo su Andrea. «Mi dispiace correggervi, ma la formula corretta era “Romeo, oh Romeo, perché sei tu Romeo?”».
«Lo so bene, ma voi non potete essere Romeo».
«Non posso che darvi ragione!»
Andrea rise assieme a lei e si creò proprio un bel momento. Il duca era galante e audace, qualunque donna avrebbe fatto carte false per rimanere da sola in sua compagnia e Giulia non stentava a crederci. Più passava il tempo con quell’uomo e più si sentiva a suo agio.
Per quanto si mostrasse sprezzante nei suoi confronti, lo reputava una persona intelligente. Lo dimostrava il fatto che aveva smesso di tessere le lodi di Elena o di Adriano in sua presenza. La marchesina azzardava a pensare che avrebbe sentito la sua mancanza.
«Giulia, conoscete la storia di questo fiore?»
«Qualcuno ha piantato il seme e poi è cresciuto il fiore?» tirò ad indovinare con molta ironia beccandosi un’occhiataccia da parte dell’uomo. «Voi possedete una teoria migliore?»
«Cyanus segetum. Questo è il nome che un botanico inglese diede a questa pianta, avvalendosi di due episodi della mitologia romana» rispose prontamente il duca Pietrarossa, catturando in maniera impressionante l’attenzione di Giulia. Ella adorava le storie antiche e Andrea non faticò a capirlo dal suo sguardo adorante. «La prima leggenda narra della dea Flora. Lei si innamorò di un giovanotto di nome Ciano e quando lo trovò morto disteso in un campo di bellissimi fiordalisi, decise di dare il nome del suo amato a quei fiori. Tragico e iconico al tempo stesso, non trovate? Il genere di storia che vi appassiona».
«E l’altro episodio?»
«Un centauro, chiamato Chirone, rimase ferito al piede da una freccia avvelenata e si curò con il succo tratto da questo fiore. Fine della storia» raccontò Andrea con fare annoiato. «Francamente mia cara, credo che abbiate gradito la prima storia».
«Iniziate a conoscermi bene».
Sì, il duca Pietrarossa le sarebbe mancato.
«Marchesa Giulia!»
Rosalina li raggiunse in fretta. Mostrò la riverenza ad entrambi e poi si rivolse alla sua padrona: «Marchesa, necessito di voi per una faccenda».
«Certamente» rispose la nobile. Si alzò dal divanetto e si voltò verso Andrea. «Ora tocca a me ringraziarvi per la compagnia».
«Credo che ormai abbiate capito che vi trovo deliziosa».
«Deliziosa? State parlando con una nobile o con un pasticcino?»
«Perdonatemi. Sarà il vostro fascino a rendermi goffo ai vostri occhi» continuò l’uomo con tono affabile.
«Senza dubbio alcuno!»
Giulia rimase al gioco.
Il duca le baciò la mano e rivolgendosi un ultimo sguardo d’intesa, si salutarono. La guardò camminare tra le siepi, intenta a raggiungere l’ingresso della tenuta.
Attese di vederla voltarsi e solamente quando stava per perdere le speranze, l’intemperante marchesina inclinò il capo e gli lanciò un’occhiata accompagnata da un sorriso radioso. Quel sorriso lo contagiò immediatamente. Andrea che aveva sempre la risposta pronta, non si stava nemmeno accorgendo di quanto quella fanciulla gli facesse un buon effetto. Il duca Pietrarossa provava un’insolita felicità quando la marchesina stava nei suoi dintorni.
«Andrea, amico mio!» esclamò Adriano, spuntando alle sue spalle.
«Buongiorno. Stai andando a fare una cavalcata?»
«Si nota così tanto?» domandò quell’altro facendo una giravolta. «Vieni con me?»
«Con piacere!»
«Ottimo!» Adriano gli battè una pacca sulla spalla e al suo fianco cominciò a camminare verso le stalle. «È un vero peccato che tra meno di due settimane te ne andrai. Quando ho saputo del tuo ritorno credevo che avremmo potuto passare un po’ di tempo insieme, come ai vecchi tempi».
Andrea ricordava bene di quando erano due ragazzini che andavano a caccia la mattina e alla sera si rifugiavano all’osteria. A quel tempo Adriano viveva ancora a Torino, con suo padre e sua sorella, mentre Andrea bazzicava tra la tenuta di campagna e gli appartamenti che suo padre possedeva al palazzo reale.
«Se non avessi venduto le tue stanze a corte, avremmo potuto divertirci a qualche ricevimento. In questo periodo ne organizzano talmente tanti. Potevamo fare come una volta, io che fingevo di essere un tuo servitore per parteciparvi e tu che ti trastullavi da una fanciulla all’altra».
«E mio padre che alla fine ci riportava in camera tirando le nostre orecchie» rise Andrea, scuotendo il capo. «Erano bei tempi! Ora siamo un tantino cresciuti».
«Sì, siamo cresciuti, ciò non toglie che possiamo ancora divertirci o hai forse deciso di sistemarti?»
«Lo sai che mi piace vivere alla giornata. Mostrò molta serietà negli affari, essere corretto e ricevere correttezza è fondamentale per me. Tuttavia mi risulta difficile e non appartenente alla mia persona dovermi impegnare per un lasso di tempo infinito ad una persona».
«Eppure il tuo sguardo… sì, il tuo sguardo mi inganna. Che cosa mi nascondi?» chiese Adriano più curioso di una pettegola del borgo.
«Io non nascondo nulla, però… però credo che mi sia passata la fretta di partire».
«Che cosa odono le mie orecchie! Sei serio o ti stai beffando di me?»
Andrea gli lanciò un’occhiata furtiva. «Mai stato più serio. L’idea di partire e tornare a Napoli, per quanto io sia molto affezionato a quella città, muta ogni giorno che trascorro in mezzo a cotanta beltà».
«Be’… capisco, naturalmente. Forse ti eri scordato della bellezza del Piemonte».
«Diciamo che ne ho scoperta di nuova» affermò il duca, alzando lo sguardo sulla tenuta. Sicuramente la marchesina era là dentro a scorrazzare nei corridoi o a spettegolare assieme alla sua cameriera.
«Quindi rimarrai?»
«Può darsi. Chiaramente non rimarrei ospite del marchese Guerra, per quanto io mi senta quasi come a casa».
«Eh lo so! L’aria di questa tenuta farebbe resuscitare persino una mummia» rise Adriano.
«Sì, l’aria».
Andrea non ne era molto convinto e abbozzò un sorriso divertito.
«A parte l’aria della tenuta, c’è qualcos’altro che ti ha fatto cambiare idea?»
«Un fiore».
«Un fiore?!» sbottò confuso Adriano e di fronte alla serietà di Andrea fu ancora più confuso. «I fiori mi dice… i fiori… e che genere di fiori?»
«In realtà ho detto un fiore» preciso il duca, prima di mostrare un sorriso sprezzante «si tratta proprio di un fiore sabaudo».
Adriano inarcò un sopracciglio. L’amico si stava comportando in maniera alquanto strana e non era la prima volta da quando aveva fatto ritorno in patria. Manteneva sempre la sua compostezza, eppure ogni tanto si lasciava andare ad un’inspiegabile euforia.
«E che genere di fiore sabaudo?»
Il duca si voltò e lo fissò con aria divertita per qualche istante, tant’è che Adriano si aspettò una battuta scherzosa e invece le sue aspettative stavano per essere infrante. Andrea mostrò un largo sorriso e gli battè una pacca sulla spalla.
«Uno pungente. Sai bene che ti pungerà, ma sai anche che non puoi farne a meno».
Adriano si ritrovò più confuso di prima e questo scatenò la risata del duca, il quale aumentò il passo e cominciò a canticchiare raggiungendo le stalle.
Gli stallieri si misero subito a loro disposizione e prepararono i cavalli. Un servitore portò i guanti ad Andrea. Lui e Adriano montarono immediatamente sui loro destrieri.
Il duca Pietrarossa volse un ultimo sguardo alle grandi finestre della tenuta. Lo stesso pensiero di poco prima inebriò la sua mente, facendo scaturire i più dolci dei suoi sorrisi.
«Andiamo!» urlò e con un colpo di tacco incitò il cavallo.



 

Mrs. Montgomery
Ne avete sentito parlare fin dall'arrivo di Giulia e finalmente eccola entrare in scena.
La marchesa Adelaide, nonna di Giulia, ci farà compagnia per un bel po' di tempo e sarà una presenza che non passerà inosservata. Avrete già intuito che ha un temperamento più forte di quello del figlio Pietro, ma avrete modo di conoscere la matriarca della famiglia e l'influenza che avrà su sua nipote.
Andrea e Giulia hanno fatto un altro passo avanti. Stanno ingranando, man mano il loro percorso insieme va in salita, anche se questo non significa che per forza sarà tutto rose e fiori.

Vi ringrazio per aver letto. Grazie a chi inserirà la storia nelle varie categorie e chi vorrà recensire.
Se volete seguirmi su facebook ecco il mio profilo. Nelle foto troverete i prestavolto dei protagonisti -- > Charlotte Montgomery
-Baci

 

   
 
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