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Autore: iwo    07/03/2017    2 recensioni
Ambientata nel mezzo di: X-Men Giorni di un futuro passato. Dopo la liberazione di Erik dal carcere.
E se tutto quel dolore racchiuso in Erik e Charles portasse ad un'altra via? E se li aiutasse?
Con un Hank e un Logan che li aiutano a liberarsi.
{Cherik}
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Dottor Henry 'Hank' McCoy/Bestia, Erik Lehnsherr/Magneto, James 'Logan' Howlett/Wolverine
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Rientrai nella villa un paio di ore dopo. Lasciandomi alle spalle un altro me. Logan lo sentivo che si stava allenando. Cercai Hank con la mente e lo trovai nel suo studio. Senza chiedere il permesso entrai andando a guardare fuori dalla finestra.
< Che è successo, Professore? > mi domandò e gli scoccai un’occhiataccia. < Charles > si corresse.
< Abbiamo parlato > confessai tranquillamente.
< Hai pianto > constatò da solo per via dei miei occhi arrossati.
< Mi ci voleva > alzai le spalle e non feci nient’altro che starmene rilassato sulla sedia a rotelle.
< Dov’è? Se ne è andato? > le sue domande destarono un po’ di curiosità anche in me, dato che non mi ero accertato che fosse ancora dentro la villa. Lo ricercai con i pensieri facendogli capire che lo stavo cercando.
< No. È nella sala delle simulazioni > sia io che Hank rimanemmo stupiti da tutto ciò.
< Quindi non se ne è andato. > ripeté Hank. Non ci credeva anche lui. < Cosa vi siete detti? >
< Quello che dovevamo dirci da tutta una vita > sorrisi timidamente, quasi vergognandomi a quello che avevo ammesso. Era tutto nuovo per me.
< Oh > sbalordito si tolse di dosso il camice e venne ad abbracciarmi. < Avete risolto? >
Rimasi del tutto pietrificato ma piano piano mi sciolsi e ricambiai, stringendolo a me. Ringraziandolo mentalmente.
< Cos altro? > mi chiese Hank andando a sedersi avanti a me. < Perché hai pianto? >
< Perché ha capito quanto dolore mi ha provocato. > lo vidi irrigidirsi alle mie parole. < E ci siamo baciati. >
La sua risata su come una dose di medicina dentro di me. Mi fece stare così bene che mi fece spuntare sul viso un timido sorriso.
< Lo sapevo! > si alzò in piedi e strinse i pugni. Guardò fuori dalla finestra. < Lo sapevo. Ne ero totalmente certo >
< Tu ci stavi sperando > constatai quando lui si girò verso di me e sorrise.
< Si. Da così tanti anni che avevo quasi perso la speranza. > portò il pelo blu lontano dal viso e si rimise seduto. < Quindi ora cosa si fa? > chiese di nuovo. Aspettando una risposta seria dato che mi fissava.
< Allenarci? > tentai a rispondere.
< Professore > mi ammonii una volta.
< Hank, probabilmente ricostruiremo questo posto. >
< Non vedo l’ora, Professore. > rispose con un bel sorriso sul manto blu.
< Vado in sala comune, se serve sono lì > cercai di togliermi da quella situazione imbarazzante prima di allontanarmi da tutto. Iniziai a leggere e sfogliare tutti i libri, che a forza di cose sapevo a memoria. Eppure mi sembravo diverso quindi vedevo tutto da una posizione diversa.
Trascorsi la giornata fra i libri prima di ritirarmi in camera stanco morto. Sia mentalmente che fisicamente. Ma, quando entrai in camera vidi un qualcosa che mi lasciò di stucco. Erik era davanti a una scacchiera. Nella mia stanza. Proprio come un flashback meraviglioso.
< Pensavo > mandò giù un sorso di liquore. < che potevamo cominciare da una cosa così >
Gli sorrisi prima di chiudere la porta e avvicinarmi a lui. Guardai la scacchiera e poi lui. Mi sorrise e non riuscii a rimanere composto. Sentivo dentro di me un calore che mi avvolse e mi fece destare dal mio bozzolo.
< Certo > allungai la mano alla bottiglia di liquore e me ne versai due dita, lasciando così a lui la prima mossa che non tardò ad arrivare.
La partita andò a rilento per via degli sguardi che ci scambiammo e dei pensieri di Erik che mi distrassero in maniera molto provocante. Cercai di schiarirmi le idee di tanto in tanto fissandomi solo sugli scacchi ma c’era qualcosa che funzionava come una calamita per la mente di Erik. Ero sempre lì dentro.
Solo quando si manifestò una scena di puro sesso che aveva come protagonisti noi due, quasi mi strozzai.
< Erik > lo ammonii prima di darmi un’asciugata. Ma Erik senza scrupoli si avvicinò buttò a terra la scacchiera presentandosi in ginocchio di fronte a me.
< Charles > la sua voce fu strozzata e spezzata dalle nostre labbra che si unirono fra di loro.
Creammo assieme immagini e suoni mai sentiti. Le nostre menti si allacciarono in modo differente da quanto era successo con Hank. Perché nella nostra connessione c’era anche l’affetto e l’amore che entrambi riservavamo per l’altro. I baci diventarono più profondi e dei gemiti nacquero dalle nostre bocche. In men che non si dica, mi ritrovai a bramare un qualcosa di più di un semplice bacio.
< Letto > gli suggerii mentalmente, lasciando alla sua intuizione quello che avevo voglia di fare con lui.
Erik fortunatamente comprese. Si avvicinò di più e alzandosi in piesi mi prese in braccio gestendo le gambe per me. Ci spostammo sul letto e mentre mi appoggiava sul materasso, io ero già intento a togliergli la maglietta. Lui mi assecondò ritrovandosi a petto nudo con la catenina al collo che ritraeva il mio nome. Non gli lasciai tempo per spiegare.
< Lo so > mormorai prima di baciarlo ancora una volta trascinando le mie mani ovunque sul suo corpo. Esplorando ogni suo millimetro. Lui si mostrò sorpreso a quella frase ma non si lasciò interrompere da quello che aveva in mente. Anzi. Fu uno sprone per lui a continuare. Per realizzare la stessa idea che avevamo in mente. Ovvero fare di noi un’unica cosa. Diventare un tutt’uno con l’altro. Cosa che doveva succedere oramai tanti, forse troppi anni fa.
I baci continuarono e la mente vagò così tanto che mi ritrovai nudo senza neanche sapere come Erika avesse fatto. Ma non mi persi nel chiederglielo. Sorrisi e cercai di svestirlo come lui aveva fatto con me, solo che per via delle gambe non riuscii per niente. Lui mise le mani sulle mie e qualcosa scattò, mi aiutò lui stesso a denudarlo. Pezzo dopo pezzo le sue mani guidavano le mie e mi davano la forza necessaria per fare tutto quello che volevo fare.
Ci unimmo nel cuore della notte, senza luci accese come voleva Erik. Il buio ci immergeva in un mondo tutto nostro lasciando alle menti l’unione primaria. Senza contare i corpi che divennero, non capirò mai come, uno spettacolo mai visto.

Non riuscii a dormire. E come potevo? Avevo realizzato che per essere me stesso dovevo abbandonarmi a qualcun altro. Eppure lo accettai con più facilità di quanto mi fossi aspettato.
Sperando in un futuro migliore. Per me. Per noi. Per la scuola e l’idea di convivenza nel mondo.
 
  
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