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Autore: Placebogirl_Black Stones    09/03/2017    4 recensioni
Dopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la battaglia più difficile: un lungo viaggio dentro se stessi per liberarsi dai propri fantasmi e dalle proprie paure e riuscire così ad andare avanti con le loro vite. Ne usciranno vincitori o perderanno se stessi lungo la strada?
"There's a day when you realize that you're not just a survivor, you're a warrior. You're tougher than anything life throws your way."(Brooke Davis - One Tree Hill)
Pairing principale: Shuichi/Jodie
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tomorrow (I'm with you)'
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Capitolo 14: Confessioni
 
 
- Io non ci capisco più niente con tutti questi paroloni e passaggi!- si lamentò l’ereditiera, mettendosi le mani nei capelli - Ma a cosa diamine servono poi?!-
- Immagino per gli esperimenti in laboratorio, giusto?- ipotizzò Masumi, girandosi a guardarla per chiedere una conferma.
- Se vogliamo dirla in modo generico sì, in realtà servono per tante cose- precisò, sentendosi fiera di ciò che sapeva in quel campo - Cos’è che non ti è chiaro di preciso?-
- Parecchie cose, per esempio questa reazione a catena della polimerasi- indicò il paragrafo sul suo libro di testo - È spiegato in modo troppo difficile!-
- La reazione a catena della polimerasi è una tecnica di biologia molecolare che consente di poter copiare frammenti di DNA di cui si conosco la sequenza nucleotidica iniziale e quella finale. Come saprai il DNA ha una struttura a doppia elica quando è completo. In questo caso noi abbiamo un solo filamento, ovvero un frammento di tutto il DNA, di cui conosciamo la sequenza nucleotidica iniziale e quella finale: tramite la reazione a catena della polimerasi possiamo ricostruire l’altra elica, ovvero l’altro frammento che ci serve per dare vita a un DNA completo. È più chiaro adesso?- la guardò, senza nascondere un pizzico di aria saccente per la spiegazione appena data.
- Ma certo!- esclamò Masumi, entusiasta.
- Sei davvero bravissima in questo campo Shiho-chan!- si complimentò Ran, che aveva iniziato a chiamarla amichevolmente con quel suffisso finale, copiato poi anche dagli altri.
- Sì, ora è un po’ più chiaro, grazie Shiho-chan!- le sorrise Sonoko.
 
Era ormai pomeriggio tardi e fuori c’era ancora un clima piacevole, ideale per un’uscita, ma loro avevano deciso di riunirsi a casa di Shinichi per prepararsi in vista di un imminente esame di biologia. Shinichi escluso, le altre tre ragazze (in particolare Sonoko) erano parecchio dubbiose su alcuni punti e così lei si era offerta di aiutarle a ripassare, visto la sua competenza in materia. Si sentiva fiera di ciò che stava facendo, amava il suo lavoro ancora di più ora che poteva usarlo per scopi giusti e benefici. Era gratificante vedere come quei ragazzi che avevano appena due anni in meno di lei la guardassero ammaliati dalla sua sapienza, molto più avanzata di quella di una normale ragazza di diciotto anni. L’avevano ringraziata molte volte e riempita di complimenti, facendola sentire importante. Non si era mai sentita così, nemmeno quando lavorava a quel progetto che i suoi genitori le avevano lasciato in eredità e che alla fine le si era ritorto contro.
Stavano finendo di ripassare gli ultimi punti quando la loro attenzione fu catturata dal rumore della porta di casa che si chiudeva, segno che qualcuno era entrato. Poteva essere una sola persona, ma nonostante ciò tutti restarono a fissare in silenzio tombale la porta del salone, in attesa che la figura in questione comparisse. Pochi secondi dopo Akai si affacciò, come previsto.
 
- Buonasera ragazzi- disse semplicemente, in un modo piuttosto distaccato e decisamente meno espansivo di come faceva quando vestiva i panni di Subaru Okiya, senza nemmeno fare troppo caso al fatto che sia sua sorella che Shiho fossero all’interno di quel gruppo di studio.
- Bentornato!- lo salutarono quasi in coro.
- Shu-nii!- esclamò Masumi, alzandosi in piedi di scatto e correndo verso di lui per poi abbracciarlo, felice di poter vedere quel fratello maggiore che adorava ma con cui non aveva spesso occasione di trascorrere del tempo.
- Certo che il fratello maggiore di Sera-chan è proprio bello! Quasi quasi mi faccio dare il suo numero di telefono!- commentò sorniona Sonoko, facendo cader loro le braccia.
- Guarda che lo dico a Kyogoku-san!- l’ammonì Ran.
 
Disinteressata all’argomento, si girò a guardare i fratelli Akai, curiosa di sapere come due persone tanto diverse potevano rapportarsi fra loro. Da quando aveva conosciuto Masumi si era sempre chiesta se con lei Akai-san fosse diverso, magari più espansivo e meno burbero. La risposta non tardò ad arrivare, quando lo vide sciogliersi dall’abbraccio e intimare alla sorella di tornare ai suoi studi, per poi dirigersi verso la cucina senza dire una parola. Le dispiacque per quella ragazza, che non cercava altro che l’affetto di suo fratello e al contempo s’indignò per il comportamento di Akai: se lei avesse avuto la possibilità di poter riabbracciare anche solo per un attimo sua sorella, avrebbe fatto di tutto.
 
- Certo che però è poco affabile- si lasciò sfuggire Ran, rendendo parole i pensieri di tutti i presenti.
 
Masumi tornò a sedere con un’espressione mogia sul volto, com’era comprensibile. Cercarono di fare del loro meglio per risollevarla, arrivando addirittura a dirle che magari aveva avuto una giornata stressante al lavoro ma che di certo non ce l’aveva con lei e le voleva bene. Ma non erano loro a doverle dire che le voleva bene, era lui che doveva farglielo capire.
Indignata e curiosa di sapere al tempo stesso, smise per un momento di ascoltarli e continuò a fissare la porta, come se cercasse di guardare attraverso i muri per vedere cosa l’uomo stesse facendo in cucina.
 
- Qualcosa non va?- le chiese Shinichi, che da abile detective doveva essersi accorto della sua distrazione.
- Vorrei chiedere una cosa ad Akai-san ma non so se sia il momento opportuno, sembra che oggi abbia la luna storta più del solito-
- Secondo me dovresti andare, lo sai che lui non aspetta altro che tu vada a parlargli se hai dei problemi. Magari vedere che provi ad avvicinarti a lui gli risolleva il morale!- la incoraggiò.
 
Prese un lungo respiro per farsi coraggio, non era ancora facile per lei affrontarlo o stare da sola con lui nella stessa stanza. Quando si sentì davvero pronta, si scusò con gli altri e disse che si assentava per un attimo, alzandosi e dirigendosi verso la porta. Prima di essere troppo lontana per udire qualsiasi parola, riuscì a sentire la domanda inopportuna di Sonoko.
 
- Per caso a Shiho-chan piace il fratello di Masumi?-
- Ma no, è solo che Shiho è molto amica di Jodie-sensei e vorrebbe chiedere una cosa ad Akai-san visto che lavorano insieme e che lei non è riuscita a vederla di recente- negò Shinichi, intervenuto in suo aiuto.
 
Lo ringraziò mentalmente per aver bloccato sul nascere quel sospetto infondato e insensato, ci mancava solo che si spargesse la voce che aveva una cotta per quello scorbutico che fra parentesi era l’ex di sua sorella.
Quando arrivò in cucina lo trovò mentre si stava gustando sorso dopo sorso un bicchiere di Bourbon. Di certo non era l’orario giusto per un goccetto, ma d’altra parte era un adulto vaccinato e pertanto libero di fare ciò che voleva. Non appena la vide, smise di bere e la fissò stupito, probabilmente incredulo della facilità e velocità con cui si era avvicinata a lui. non poteva biasimarlo, fino al giorno prima si era sempre comportata come se preferisse evitarlo piuttosto che diventargli amica. Di certo non voleva mettersi proprio adesso a chiacchierare con lui, perciò arrivò dritta al punto.
 
- Hai visto Jodie stamattina?- gli chiese.
- Vuoi sapere se le ho chiesto scusa?- replicò lui, immaginando dove volesse arrivare con quella domanda.
- Sono preoccupata perché ieri sera l’ho chiamata più di una volta ma non ha mai risposto. Ho pensato che fosse andata a dormire e che mi avrebbe richiamata stamattina, ma non l’ho sentita per tutto il giorno- spiegò.
 
Si aspettava una risposta, anche sarcastica come era solito fare, invece l’uomo restò in silenzio e riprese a sorseggiare il suo Bourbon, distogliendo addirittura lo sguardo. Gesto che, inutile dirlo, la fece imbestialire.
 
- Allora, l’hai vista sì o no?!- alzò il tono della voce, scocciata per la sua indifferenza.
- Non è venuta al lavoro, probabilmente non si sentiva bene- rispose infine, continuando però a non guardarla in faccia.
- E se si fosse sentita male a casa e non fosse riuscita a chiamare i soccorsi?- si allarmò subito lei, pensando ad alta voce.
- Tranquilla, sono sicuro che James sia andato a farle visita, se ci fossero stati problemi lo avrebbe detto- la rassicurò lui.
- Allora dev’essere arrabbiata con me… - abbassò lo sguardo - Non avrebbe tutti i torti, è colpa mia se avete litigato-
- No, ti sbagli. È con me che è arrabbiata, la colpa è mia- ammise.
 
Fu il suo turno di fissarlo sorpresa: davvero stata ammettendo di avere torto? Possibile che avesse davvero compreso i suoi errori e fosse sinceramente pentito? Se così fosse stato, avrebbe guadagnato qualche punto ai suoi occhi. Era curiosa di vedere se davvero in lui c’era quel buono che Jodie tanto decantava.
 
- Le hai chiesto scusa?-
- Ci ho provato, ma lei non ha gradito particolarmente- rispose, posando il bicchiere ormai vuoto nel lavandino.
- Che significa?- aggrottò la fronte, non capendo.
- Quello che ho detto. In ogni caso non preoccuparti troppo, vedrai che domani ti chiamerà. Ora torna dai tuoi amici o penseranno che preferisci stare con me piuttosto che con loro- chiuse la conversazione, facendole capire che non intendeva rispondere in modo chiaro alle sue domande.
 
Di certo non poteva ritenersi soddisfatta di quella spiegazione, senza contare che poteva rimangiarsi quello che aveva pensato prima: non riusciva a vederci nulla di buono in lui. Sembrava che non gli importasse di nulla se non del suo ego smisurato. Avrebbe tanto voluto che qualcuno gli facesse capire che doveva scendere dal piedistallo.
Mosse i primi passi per uscire dalla cucina, poi si fermò sulla porta e girò di poco il capo per potergli lanciare una delle sue occhiatacce gelide.
 
- Non so quali siano i tuoi sentimenti ma Jodie ci tiene molto a te, vedi di non farla soffrire altrimenti te la vedrai con me- lo avvertì -Ti ricordo che ero una di loro, perciò non sottovalutarmi- aggiunse, facendo riferimento all’Organizzazione - E tratta meglio tua sorella o anche lei finirà con il non rivolgerti più la parola- concluse.
 
Sapeva che non si sarebbe fatto intimorire da una ragazzina, non poteva essere lei la persona che lo avrebbe messo al suo posto; tuttavia voleva fargli capire che se ci teneva ad avere un rapporto con lei doveva cambiare atteggiamento. Forse quello lo avrebbe fatto desistere dal comportarsi come un’idiota.
 
- Cos’è, una minaccia, signorina?- ironizzò lui, non sembrando prendere sul serio le sue parole.
 
Stavolta fu lei a non rispondere: voleva giocare al suo stesso gioco. Senza dire una parola tornò dagli altri ragazzi che la stavano aspettando per finire di studiare.
 
 
 
………………….
 
 
 
Camminava al suo fianco lungo il corridoio, continuando a guardarsi intorno preoccupata, come una spia che teme di essere scoperta. Si stringeva al petto i fascicoli, forse senza nemmeno rendersene conto, mentre si assicurava di restare il più vicina possibile a James. Si sentiva come una bambina che temeva di perdersi in un grande supermercato e per questa ragione non lasciava mai la mano del papà. Un atteggiamento stupido se si pensava che lei ormai era tutto fuorché una bambina. Ma non poteva farne a meno, la paura di incrociare il suo sguardo era più forte di tutto. Pregò con tutta se stessa di non incontrarlo, non avrebbe saputo come comportarsi né cosa dire. Si era esposta troppo e non poteva rimangiarsi ciò che aveva detto.
 
- Stai cercando Akai?- le chiese James, accortosi da un pezzo del suo strano modo di comportarsi.
- Eh?! N-no, no, figurati se lo cerco, non mi sembra il caso!- cercò di negare l’evidenza, colta alla sprovvista.
- Se vuoi andare a parargli prima di cominciare a lavorare vai pure, mi sentirei più tranquillo anche io sapendo che non ci sono attriti fra i miei uomini- la incoraggiò.
- No, davvero, ora non è il momento. Se ci sarà l’occasione parleremo- continuò a restare ferma sulla propria posizione.
 
Entrarono nell’ufficio di James e chiusero la porta, mettendosi subito a lavorare di buona lena: avevano tante cose da recuperare.
Lavorarono senza sosta fino all’ora di pranzo, quando finalmente James concesse ad entrambi una meritata pausa.
 
- Che ne dici di uscire a mangiare un boccone in qualche ristorante carino?- le propose, togliendosi gli occhiali e premendosi gli occhi con l’indice e il pollice della mano destra.
- Potremmo andare in un piccolo locale con il sushi sul rullo che mi ha consigliato un’amica, si mangia davvero bene!- suggerì.
 
Fu allora che le venne in mente che non aveva ancora richiamato Shiho dopo aver trovato le sue chiamate perse sul cellulare. Tra una cosa e l’altra le era completamente passato di mente.
 
- Mi sembra un’ottima idea- acconsentì James.
- Perfetto, allora andiamo!-
 
Scesero fino al parcheggio, salirono in macchina e si avviarono lungo la strada. Dopo aver dato a James qualche indicazione, estrasse il telefono e cercò in rubrica il numero di Shiho. Poteva approfittare del viaggio in macchina per fare la telefonata.
 
- Pronto Jodie, va tutto bene?- rispose immediatamente la voce all’altro capo del telefono, con un tono visibilmente preoccupato - Ho provato a chiamarti più volte ma il cellulare squillava a vuoto…-
- Hello! Perdonami, non sono stata molto bene e alla fine tra il lavoro da recuperare e altro mi sono scordata di richiamarti- ammise.
- Stai bene adesso?-
- Sì, va meglio, grazie-
- Ne sono felice. Senti… posso chiederti come vanno le cose con Akai? Si è scusato con te alla fine?-
 
Tacque per alcuni secondi, intristendosi. Cosa poteva dirle? Se le avesse raccontato ciò che era successo avrebbe finito col peggiorare la situazione non proprio rosea che già esisteva fra la ragazza e Akai.
 
- Scusami, sono sempre troppo diretta- disse Shiho non ricevendo risposta - Immagino che il motivo per cui ti sei sentita male sia proprio la discussione che avete avuto, non volevo farti stare peggio-
- No, tranquilla- la rassicurò - In ogni caso le cose non vanno molto bene-
- Ti ha detto delle altre cose spiacevoli? Ieri quando è tornato dal lavoro aveva una faccia strana e sembrava più scontroso del solito-
- E tu come lo sai?- si sorprese.
- Perché mi trovavo a casa di Shinichi e ho parlato con lui-
 
Di nuovo non seppe cosa rispondere, non si aspettava di sentirsi dire quelle cose. Credeva di essere solo lei quella a soffrire, perché fra i due era l’unica a provare dei sentimenti forti: invece si era appena resa conto di aver a sua volta ferito Shuichi. Forse erano due ferite diverse, forse Shuichi era stato semplicemente punto nell’orgoglio, ma in ogni caso restava il fatto che si erano fatti del male a vicenda.
Si accorse che James la stava guardando con la coda dell’occhio, probabilmente avendo notato la sua espressione affranta. Non era il caso di riprendere il discorso, voleva cercare di dimostrargli che poteva essere forte.
 
- Cosa ne dici se ci vediamo e ne parliamo di persona? Così ti spiego bene- le disse infine.
- D’accordo, dimmi quando sei libera- accettò.
- Se per te va bene possiamo vederci anche stasera-
- Perfetto, ti aspetto per le nove allora-
- Ok, bye bye!- la salutò, cercando di sembrare allegra per non farla preoccupare ulteriormente.
 
Interruppe la chiamata e ripose il cellulare nella tasca della giacca, dando poi un’occhiata alla strada per assicurarsi che James stesse andando nella direzione giusta.
 
- Con chi parlavi?- le chiese, non volendo chiederle di cosa stava parlando.
- Con Shiho- rispose semplicemente, dal momento che gli aveva già raccontato il giorno prima del legame che si era creato fra loro - È lei che mi ha consigliato il posto dove stiamo andando adesso-
- Che piatti fanno in questo locale?-
 
Cominciò a elencargli tutti i piatti che aveva assaggiato quella sera, cercando di risollevarsi il morale e di non ricadere in quella spirale di depressione che l’aveva inghiottita i giorni precedenti. Ringraziò silenziosamente James per non averle chiesto nulla riguardo al contenuto della telefonata, nonostante avesse capito che l’argomento era come sempre Shuichi.
Continuando a chiacchierare, guidarono fino al locale di sushi, dove si concessero il meritato pranzo.
 
 
 
…………………….
 
 
 
Si sedette sul divano di fronte all’amica, osservando il Dottore che portava loro un vassoio con due tazzine, una zuccheriera e una teiera fumante. Lo ringraziò con un sorriso prima che si congedasse da loro per lasciarle sole a chiacchierare su questioni personali. Prese la teiera e versò il tè nelle due tazzine, per poi aggiungere dello zucchero nella sua e mescolare affinché si sciogliesse nel liquido ambrato. Aveva scambiato poche parole con Shiho da quando era arrivata, più che altro classiche domande di circostanza del tipo “come stai?” o “cosa hai fatto oggi?”: sapeva che c’era solo un argomento di cui la ragazza voleva parlare, nonostante si stesse trattenendo per non risultare insensibile.
Bevve una prima sorsata, constatando che il tè era ancora troppo caldo. Fu allora che l’amica, che non le aveva mai tolto gli occhi di dosso un momento, si decise a farle la fatidica domanda.
 
- Allora, cos’è successo ieri con Akai-san?-
 
Prese un lungo respiro, cercando dentro di sé sia la forza per riaffrontare l’argomento per l’ennesima volta, sia le parole giuste con cui farlo.
 
- Ieri sera si è presentato al mio appartamento con dei fiori chiedendomi di parlare, probabilmente voleva scusarsi- cominciò a raccontare - Ma io mi sono opposta, non avevo voglia di parlare in quel momento perché mi sentivo ancora ferita dalle parole che mi aveva detto la sera prima. Lui ha insistito, mi ha provocata e alla fine la rabbia mi ha offuscato la mente e gli ho detto delle cose poco carine con dei toni piuttosto amari. Alla fine l’ho cacciato di casa- concluse, chiudendo gli occhi.
- Lo hai cacciato?! Ora capisco perché aveva quella faccia, essere cacciato non ha fatto di certo bene al suo orgoglio smisurato- constatò la ragazza, scioccata da quel racconto.
 
Di certo nei suoi pensieri si doveva già essersi fatta un’idea nella quale Akai era quello che si era comportato male e lei la vittima; difficile credere che invece stavolta era lei quella ad essersi comportata in modo spiacevole.
 
- Posso sapere cosa gli hai detto di preciso da averlo reso più cupo e scontroso del normale?-
 
Non poté di dire di essere stata colta alla sprovvista, si aspettava che quella domanda prima o poi sarebbe arrivata. Non poteva cavarsela semplicemente con un “gli ho detto delle cose poco carine”, Shiho non era James, la sua curiosità di giovane adolescente vinceva sul giudizio di un adulto forgiato dagli anni e dalle esperienze. James non aveva chiesto i particolari, lei non aspettava altro che saperli.
Si trovò in difficoltà, non avendo una bugia con cui rispondere alla sua domanda e non potendo dirle la verità, perché farlo avrebbe significato confessarle che stava con Akai prima che lui la lasciasse per Akemi. Non voleva ricordarle quella sorella che non c’era più, facendole rivivere un dolore che lei stessa conosceva bene, così come non voleva apparire ai suoi occhi come l’ex fidanzata scaricata e abbandonata. Il suo prolungato silenzio, però, non fece altro che confermare a Shiho che le stava nascondendo qualcosa di grosso. Sentiva i suoi occhi puntati addosso, impazienti di sapere.
 
- Cose personali fra me e lui, diciamo così- rispose infine, pur sapendo che per lei non sarebbe stato abbastanza.
- Non so perché ma ho la sensazione che tu mi stia nascondendo qualcosa e questo mi dispiace, ma capisco che ci siano cose troppo personali che preferisci non dirmi. Questo non significa che non ti fidi di me, giusto?- chiese conferma, forse timorosa del fatto che l’aver fatto parte dell’Organizzazione la portasse ad essere vista agli occhi degli altri come una persona di cui non avere fiducia.
- Mi dispiace, non è che voglia nasconderti le cose, è solo che… -s’interruppe, non sapendo come dirle quella verità.
- Che cosa?-
 
Abbassò lo sguardo, combattuta sul confessare la verità o continuare a tenere per sé quel segreto. Una parte di lei, quella che aveva sempre detto di essere stanca delle bugie che avevano fatto da cornice a tutta quella vicenda, voleva confessare anche quell’ultima verità nascosta, ma l’altra parte le diceva che a volte ci sono cose che è meglio non dire, bugie bianche per non peggiorare la situazione.
 
- Lo sai che a me puoi dire tutto- le ricordò l’amica, più preoccupata di ottenere la sua completa fiducia che di farle sputare il rospo.
 
Forse furono quelle parole a darle il coraggio necessario, forse il bisogno di togliersi anche quel peso dal cuore per poter finalmente essere libera. Basta segreti, basta rimpianti, basta rimorsi. Voleva avere la coscienza pulita, qualunque fosse stato il prezzo da pagare. La fissò intensamente per un istante e poi, finalmente, confessò.
 
- Io e Shu stavamo insieme prima che lui si infiltrasse nell’Organizzazione-
 
Nella sala calò nuovamente il silenzio, Shiho la fissava con gli occhi sbarrati quasi come se le avesse detto che aveva visto Cool Guy andarsene dalla scena del crimine senza prima aver risolto il caso. Una situazione impossibile, quasi irreale.
 
- Stai dicendo che eravate fidanzati?- chiese conferma, per essere sicura di aver capito bene.
- Esatto-
 
La vide assumere un’espressione strana, probabilmente stava cominciando a realizzare dove volesse andare a parare quel discorso. Era questa la cosa che temeva di più: la sua reazione.
 
- Quindi vi siete lasciati perché… - non terminò la frase, ma si capiva volesse intendere.
- Perché lui doveva infiltrarsi nell’Organizzazione stringendo rapporti con tua sorella e la sua missione era più importante di tutto-
- Ti ha lasciata lui?-
 
Annuì tristemente, cercando però di non sembrare una vittima: non voleva la pietà di nessuno, c’erano cose peggiori nella vita che essere scaricate dal fidanzato.
 
- Perché non me lo hai mai detto prima? Ho sempre pensato che fossi innamorata di lui da tempo ma che non glielo avessi mai confessato. Questo però cambia tutto… - rifletté.
- Non volevo che pensassi che potessi nutrire rancore nei confronti di tua sorella per questo- ammise.
- Capisco… ma non dovevi farti problemi, lo so che non sei il genere di persona che odia un’altra per qualcosa di cui non ha colpa- la rassicurò.
- Grazie- le sorrise, felice di non averle fatto una brutta impressione.
- Però c’è una cosa che non mi è chiara… cosa c’entra questo con ciò che hai detto ad Akai-san?-
- Gli ho rinfacciato di avermi lasciata con una patetica scusa e che in realtà si era già innamorato di Akemi. Gli ho detto anche che si è chiuso in se stesso e che si rifiuta di aprirsi nonostante io abbia provato in tutti i modi a fargli capire che sono sempre stata lì per lui. In poche parole gli ho confessato in modo indiretto che provo ancora qualcosa per lui- sospirò.
- Speravo che gli confessassi i tuoi sentimenti, ma di certo non in quel modo- ammise.
- Non so nemmeno se potremo essere ancora amici o addirittura lavorare insieme e questo mi addolora, perché era l’unico modo che avevo per stargli vicino anche senza essere la sua donna- abbassò lo sguardo.
- C’è qualcosa che posso fare per aiutarti? Magari se gli parlo io mi darà ascolto, in fondo sta cercando in tutti i modi di avere un rapporto con me-
- Ti ringrazio, ma stavolta devo cavarmela da sola, non voglio coinvolgerti in questa storia perché se lo facessi finirei per allontanarti da Shu ed è l’ultima cosa che voglio. Ho pagato un prezzo alto per il vostro avvicinamento e inoltre credo di averlo ferito già abbastanza-
- Se vuoi posso semplicemente mettere una buona parola nei tuoi confronti con lui-
- È molto carino da parte tua ma non ce n’è bisogno- le sorrise - Ma ora cambiamo argomento, raccontami come stai tu-
 
Forse non era carino troncare la discussione in quel modo, ma il suo stato d’animo stava tornando ad essere depresso e afflitto, perciò la cosa migliore da fare era smettere di parlare di ciò che la faceva soffrire. Sapeva che Shiho lo avrebbe capito e inoltre era felice di come aveva reagito alla sua confessione, la faceva sentire più sollevata.
 
- Beh, ho una novità- annunciò, lasciando trasparire la contentezza nel raccontarglielo.
- Oh, dimmi tutto!- batté le mani curiosa ed eccitata.
- Ho fatto amicizia con la signorina dell’agenzia investigativa, con la ricca ereditiera e con la sorella minore di Akai-san, anche se quest’ultima cosa sembra quasi assurda- ironizzò.
- Dici sul serio?- si stupì - Ne sono felice, Ran e Sonoko sono due brave ragazze! Quanto alla sorellina di Shu, non la conosco bene ma se sei riuscita a stringere amicizia con lei significa che deve essere molto diversa da suo fratello maggiore!-
- All’inizio facevo fatica anche a rivolgerle la parola perché fisicamente si assomigliano tantissimo, poi mi sono accorta che caratterialmente sono come il giorno e la notte-
- Mi fa davvero piacere che tu abbia legato con dei ragazzi della tua età, almeno avrai qualcuno con cui andare in sala giochi quando sarò tornata in America!- sorrise.
- E questo lo devo solo a te. Non pensavo che sarei mai riuscita a stringere amicizia con qualcuno, credevo che mi avrebbero odiata perché un tempo ero una criminale e per aver costretto Shinichi a vivere una vita che non era la sua. Perciò ti ringrazio, perché è solo grazie a te se ho trovato il coraggio di buttarmi. Tu mi hai spinta a non aver paura di ricominciare da zero- ricambiò il suo sorriso, apparendo dolce come non mai.
- Io non c’entro niente, la verità è che sei una ragazza fantastica e anche senza il mio aiuto non avresti avuto problemi a farti ben volere dagli altri!- le fece l’occhiolino - Quindi ora pensi di iscriverti all’Università insieme a loro?-
- Non lo so ancora- sospirò - Certo sarebbe un’occasione per vivere finalmente una vita normale come qualsiasi ragazza di diciotto anni, però negli anni in cui ho vissuto in America ho fatto studi molto approfonditi, più di quelli che dovrebbe fare una normale liceale, perciò andare all’Università mi sembra una perdita di tempo, senza contare che non voglio chiedere denaro al Dottore per pagarmi gli studi. Non sarebbe giusto, in fondo io non sono niente per lui anche se vivo in casa sua- spiegò.
- Questo non è vero, credo che il Dottore ti consideri come una sorta di nipote se non di figlia mai avuta, quindi sarebbe molto felice di aiutarti negli studi-
- Lo so, ma non mi va che usi il suo denaro per me senza che io possa dargli nulla in cambio. Preferirei trovarmi un lavoro in modo da poter contribuire-
- Vorresti continuare a fare la scienziata?- chiese.
- Mi piacerebbe, anche se per scopi più nobili ovviamente- precisò.
- Allora perché non vieni a lavorare nel laboratorio di analisi dell’FBI?- le suggerì illuminandosi - Potresti fare una bella esperienza e poi lavoreremmo insieme!-
- Sarebbe un’opportunità da cogliere al volo, ma per ora non me la sento di lasciare il Giappone. Anche se non si sembra, ci sono tante cose a cui tengo qui- ammise.
- Lo capisco, sai anche a me manca l’America pur amando questo paese. Potresti fare domanda alla scientifica della Polizia di Tokyo allora-
- Non è una cattiva idea- apprezzò il consiglio - Anche se non so quanto prenderebbero sul serio una ragazza adolescente- storse in naso.
- Hai tutto il tempo per pensarci!- le sorrise.
- E poi vorrei anche prendere un animale, ma il Dottor Agasa non è molto d’accordo- sospirò.
 
Estrasse dalla tasca dei jeans il cellulare, cercando qualcosa nella galleria delle immagini, per poi andarsi a sedere di fianco a lei e mostrarle le foto di alcuni deliziosi cuccioli di Akita Inu che aveva visto in un negozio di animali del quartiere.
 
- Oh my God, ma sono adorabili! So cute!- esclamò lei, intrecciando le mani e portandosele vicino a una guancia, facendo gli occhi dolci - Devi assolutamente corrompere il Dottore per fartene comprare uno!-
- Ci ho già provato, ma questa è pur sempre casa sua e io non posso insistere più di tanto- scosse la testa - Comunque, cambiando argomento: sei libera giovedì della settimana prossima?- le chiese.
- Direi di sì, perché?-
- Perché è il mio compleanno e mi farebbe molto piacere trascorrerlo con te-
- Davvero?- si entusiasmò come una ragazzina - Oh, ma allora dobbiamo festeggiare senz’altro! Che cosa ne dici di fare una piccola festa invitando anche i tuoi nuovi amici, invece di uscire solo noi due? Sarebbe molto più divertente!- le fece l’occhiolino.
- Non lo so, non sono il tipo da feste, penso si sia capito- storse le labbra.
- Ma non dobbiamo fare un ricevimento come quelli dell’Upper East Side, giusto qualche ora passata in compagnia anche qui a casa se il Dottore ti dà il permesso-
- Sì, forse hai ragione, detta così sembra una buona idea- annuì - Però alla festa dovrò invitare anche Akai-san, perché se invito Shinichi e non lui lo verrà a sapere e penserà che lo odio. È un problema per te?- chiese, fissandola seria.
 
Restò in silenzio per un attimo, anche se la risposta era piuttosto ovvia. Con l’atmosfera che c’era fra loro in quel momento, trovarsi nella stessa stanza alla stessa festa non avrebbe di certo portato allegria e risate; tuttavia non era giusto escluderlo dalla vita di Shiho ora che avevano fatto pace, per questioni personali in cui Shiho non c’entrava nulla. Era la sua festa di compleanno ed era giusto che invitasse le persone a lei vicine, indipendentemente dai rapporti che vi erano fra queste. Inoltre, poteva essere un’occasione per riallacciare i rapporti, sempre che ciò fosse ancora possibile.
 
- Assolutamente no, è giusto che inviti anche lui- annuì.
- Sei sicura?-
- - le sorrise - E ora non ci resta che chiedere il permesso al grande capo! Dottor Agasa?- lo chiamò a voce alta, con tono giocherellone.
 
Dopo qualche istante la grassoccia figura dello scienziato comparve nella sala. La sua espressione era n po’ stranita, probabilmente non capiva perché era stato chiamato in quel modo.
 
- C’è qualche problema?- chiese.
- No al contrario, vorremmo chiederle il permesso di fare una cosa!- alzò l’indice, facendo l’occhiolino.
- Di cosa si tratta?-
- Shiho vorrebbe dare una piccola festicciola per il suo compleanno, con non troppe persone ovviamente. Per lei sarebbe un problema farla qui in casa sua?-
- Davvero vuoi fare una festa?- chiese stranito rivolgendosi alla ragazza, incredulo a quelle parole.
- Perché, cosa c’è di male?- replicò lei, incrociando le braccia al petto e assumendo un’espressione corrucciata.
-Oh, niente, niente!- agitò le mani l’uomo - Sono solo sorpreso, tutto qui-
- Allora, possiamo fare la festa?- chiese nuovamente lei, cercando di assumere un’espressione da cucciola per convincerlo.
- Ma certamente, se è solo per poche persone non c’è problema!- accettò con piacere il Dottore.
- Thank you!- lo ringraziò felice, come se la festa fosse la sua - Che ne dici se cominciamo a organizzarla ora? - si rivolse all’amica - Così vediamo cosa serve e soprattutto chi invitare!-
- Mi sembra un’ottima idea!- accettò di buon grado, sorridendo.
 
Trascorsero il resto della serata parlando di bevande, torte e tutto ciò che concerneva una festa di compleanno. Non toccarono più l’argomento Akai, nemmeno quando Jodie scrisse il suo nome sulla lista degli invitati e Shiho osservò l’espressione della sua faccia per captarne anche solo la più piccola emozione. Non c’era altro da aggiungere, ora toccava solo a lei e allo stesso Shuichi rimettere le cose a posto.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
Ed eccoci alla fine di questo quattordicesimo capitolo, che sicuramente non era ricco di contenuti come il precedente ma piuttosto di dialoghi e chiarimenti. Ovviamente lo scopo principale di questo capitolo, come avrete intuito dal titolo, era confessare anche l’ultimo segreto rimasto, ovvero che Jodie e Shuichi erano fidanzati e che lui la lasciò per infiltrarsi nell’Organizzazione e avvicinarsi ad Akemi. Ci sono poi tante cose che sembreranno superflue o chiacchiere inutili, ma vedrete che nei prossimi capitoli (già dal prossimo) tutto avrà un senso logico! ;) Spero che il capitolo non vi abbia annoiato troppo! Grazie come sempre a tutti quelli che leggeranno!
Bacioni
Place
 
PS: se c’è qualcuno che studia chimica/biologia o scienze in generale, chiedo umilmente scusa per la parte in cui Shiho spiega! XD Purtroppo io ho fatto poche cose in quel campo avendo fatto il liceo linguistico e poi con gli anni ho finito col dimenticarle, quindi mi sono affidata all’aiuto di Wikipedia e altri siti! XD
 
 
 
   
 
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