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Autore: KiarettaScrittrice92    11/03/2017    0 recensioni
Anerion.
La terra dove risiede il male.
Vi sono tante storie e tante vicende che riguardano questa terra infestata da spettri, demoni, vampiri e licantropi.
Ma io ve ne voglio raccontare una in particolare.
Una che parla della vicenda di un gruppo di Stenzl nella loro prima missione assieme.

La storia della Luna di Sangue.
Questa storia è tratta da una campagna di Dungeons&Dragons.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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I Lacourier

Il gruppo decise di ridiscendere il sentiero, optando per proseguire fiancheggiando le la catena montuosa. Forse sarebbe stato meno sicuro, ma visto che non sapevano quanti altri funghi potevano esserci sul costone delle montagne, almeno non avrebbero rischiato di essere avvelenati un’altra volta.
Arrivati a valle erano tutti stravolti. Kirka e Stor erano ormai talmente pallidi da sembrare spettri, mentre Varlinox manteneva ancora un po’ di colore e lucidità, solamente perché era più massiccio dei suoi compagni.
“Hai qualche idea?” chiese Korhan preoccupata, aiutando il giovane ladro a poggiarsi contro una grossa roccia.
“Sì, conosco un’incantesimo contro i veleni, ma avrò bisogno del tuo aiuto.” disse con un tono di voce stanco il druido.
La ragazza rispose con un cenno di testa e dopo che lui le diede alcune brevi istruzioni su cosa fare, si misero entrambi a curare dal veleno tutti, Varlinox compreso.
L’ultima ad essere disintossicata e ad aprire gli occhi, fu Kirka. La ragazza dovette sbattere le palpebre un paio di volte, prima di riuscire a vedere bene e rendersi conto di dove si trovasse. L’ultimo ricordo che aveva era quello di Varlinox che la prendeva sulle spalle, dicendo che dovevano tornare a valle, poi il vuoto più assoluto.
Ora si sentiva meglio, le forze sembravano tornarle e percepiva di nuovo l’energia magica scorrerle in corpo.
La prima cosa che vide aprendo gli occhi, fu il druido.
“Finalmente ti sei svegliata piccoletta! – esclamò divertito
 Pensavo che avessi dovuto farti la respirazione bocca a bocca…” scherzò.
A quelle parole la giovane maga diventò paonazza per l’imbarazzo.
“Varlinox, la vuoi piantare!
 lo rimproverò l’altra ragazza del gruppo, che stava aiutando Stor ad alzarsi  Non fai altro che tormentarla!”
Lui sorrise mesto, come a dire che non c’era bisogno di farglielo notare, poi porse la mano a Kirka, che ancora un po’ imbarazzata l’afferrò.
“Scherzavo pulce, non ti preoccupare!” la rassicurò lui, aiutandola a mettersi in piedi.
Poco dopo, quando furono tutti ristabiliti, lucidi e abbastanza in forze, ripresero il cammino, forse avrebbero potuto riposarsi per qualche ora, ma ormai stavano fiancheggiando la Grande Foresta ed era poco sicuro accamparsi senza delle mura in cui ripararsi.
Il sole era nel punto più alto del cielo quando il gruppo scorse un agglomerato di case in legno. Un paesino di  medie dimensioni. La cosa però che mise tutti all'erta, era il fatto che quel piccolo villaggio, era proprio in mezzo alla foresta e non aveva nessuna palizzata a proteggerlo dalle creature maligne che vivevano in quei boschi.
"Sono case vecchie..." constatò Korhan, che era in testa al gruppo.
"E sembrano disabitate..." aggiunse Kirka.
"No guardate!"
Il gruppo guardò nella direzione in cui la barbara aveva indicato, era la via principale del villaggio e al fondo della strada in terra battuta c'erano due donne, vestite con abiti di buona fattura, di certo non erano contadine, che sembrava stessero scappando da qualcosa.
Finalmente il gruppo entrò nel villaggio.
Mentre i suoi tre compagni imboccavano la via principale, andando così incontro alle due donne, Stor decise invece di rimanere tra gli edifici in legno. In fondo nascondersi era la cosa che sapeva fare meglio, inoltre se quelle due donne, o chi le inseguiva, fossero state un pericolo era meglio avere un piano di riserva e un minimo di effetto sorpresa.
Percorsero il viale lentamente, calibrando i passi sempre in all'erta e pronti in qualsiasi momento a tirare fuori le armi. Quando furono vicini alle donne capirono da chi erano inseguite.
Loro erano due. La bionda, con un bel vestito viola, elegante, ma allo stesso tempo molto semplice, senza troppi merletti o decorazioni. Stringeva in mano un coltello e stava davanti alla sua compagna, mora, con un vestito azzurro di identica fabbricazione, che non riusciva più a reggersi in piedi, dopo essere caduta rovinosamente a terra. Attorno a loro si stava avvicinando un branco di lupi, che le stavano accerchiando.
Di nuovo, non erano lupi mannari, ma erano molto più grossi di quelli che il gruppo di Stenzl aveva incontrato sulla catena montuosa ai confini dell'Areborn, e dal pelo più scuro.
Korhan, che si trovava davanti a tutti, fu la prima ad attaccare. Con un colpo deciso della sua ascia colpì il lupo più vicino a lei ferendolo gravemente.
Appena la creatura iniziò a uggiolare, ferita, i lupi aumentarono, dando man forte al ferito, ma la stessa cosa fecero i compagni della barbara, compreso Stor, che, sbucato da dietro una delle case di legno, si era tuffato a difendere la ragazza, ferendo a morte il lupo, già colpito da lei, con il suo stocco.
Dopo quell'ennesimo colpo, la battaglia si fece più intensa, a colpi di spada, fioretto, ascia e magia. Tutti e quattro s'impegnavano per difendere quelle due donne, che intanto li osservavano con sguardo quasi indifferente.
Kirka stava nelle retrovie, lanciando magie a qualsiasi lupo le capitasse a tiro. Finché non sentì la voce furiosa dell'altra ragazza del gruppo urlare il nome del loro compagno.
"Stoooooor!"
Mentre Korhan andava in furia, uccidendo tutti i lupi che si trovava davanti, lei lanciò un raggio di ghiaccio nella direzione del lupo che stava attaccando il giovane ladro, salvandolo da quello che poteva essere un colpo mortale.
Non andava bene, Varlinox si guardava intorno e si rendeva conto che non andava affatto bene. I lupi sembravano non finire mai e soprattutto sembravano non volersi arrendere nel tentativo di attaccare le due donne. Pensò in fretta a una soluzione e finalmente gli venne un'idea brillante. Diede un colpo di spada al lupo che aveva di fronte e si voltò verso quello che lo stava raggiungendo da destra. Lo fissò negli occhi e sussurrò alcune parole, facendo così un incantesimo.
Dopo quelle brevi parole il lupo scosse il muso, come fosse stordito, subito dopo chinò il capo, uggiolando un po'.
"Vai a difendere le due donne!" gli ordinò il druido e lui come un ubbidiente cagnolino, balzò verso le donne e si parò davanti a loro, difendendole dai suoi stessi compagni.
Nello stesso momento Korhan fu atterrata da uno dei lupi più grossi del branco. L'animale le aveva messo una zampa sul petto e stava cercando di morderla, mentre lei lo respingeva con il manico della sua arma. Sentiva il suo alito pestilenziale, un misto di sangue e morte, penetrargli le narici e vedeva i suoi denti voraci e affilati minacciarla.
Usando la rabbia che aveva accumulato, decise di reagire. Con un colpo di reni si issò, scaraventando il pomello del manico della sua ascia contro la pancia della creatura, lanciandolo poco più in là. Quando fu in piedi si scaraventò contro di lui e lo colpì, uccidendolo.
Un altro grosso lupo stava combattendo contro Stor, mettendolo in serie difficoltà. A quella vista, le due ragazze andarono a dargli man forte e bastò distrarre con qualche colpo l'aggressore, per permettere al giovane ladro di calibrare il colpo e colpire con precisione il cuore della creatura con il suo stocco.
La battaglia durò più di qualche ora e, dopo l'ennesimo lupo morto, sia dai quattro Stenzl che dal lupo, convertito da Varlinox, il resto del branco fuggì via, in un misto di uggiolii e ringhi. Un lupo passando vicino alla giovane barbara, ringhiò il suo disappunto per essere stato sconfitto e la ragazza rispose digrignando i denti e imitando il suo verso, furiosa. A quella reazione Stor le si avvicinò, tranquillizzandola.
Quando la via principale fu completamente vuota, tranne per i quattro Stenzl, le due donne e il giovane lupo, ancora al servizio del druido, la compagnia di cacciatori si avvicinò alle due, cercando di capire le condizioni in cui vestivano entrambe.
“Va tutto bene?” chiese Korhan, rivolgendosi alla bionda.
Lei rispose a mala pena con un cenno di testa.
Intanto Varlinox si avvicinò al lupo e dopo aver curato le sue ferite con la magia si rivolse a lui incitandolo a fuggire via. Il quadrupede fece come richiesto e appena ebbe la possibilità di reggersi bene sulle sue zampe si allontanò dal gruppo e dalla via principale, sparendo nelle stradine laterali.
Solo quando non vide più il lupo, il druido si rivolse anch’egli alle due donne, più precisamente a quella ancora a terra.
“Mi permette di controllare le sue ferite, madame?” chiese, notando il lungo taglio che aveva allo sterno e che spariva sulla curva del seno, ben nascosta dal vestito azzurro.
“Varlinox la smetterai un giorno o l’altro di comportarti come un villano senza ritegno?” lo rimproverò la giovane barbara lanciandogli uno sguardo tagliente e di rimprovero.
“Sul serio, ogni volta che parli a una donna sembra che tu non riesca a fare a meno di fare battute indecenti!” le diede man forte Stor, senza però usare lo stesso tono duro.
“Andiamo ragazzi, lasciatelo stare…
 intervenne invece la giovane maga  Le parole non sono i fatti, sono sicura che Varlinox non ha mai avuto nessuna intenzione di quel genere…” lo difese invece lei, rivolgendogli poi un dolce sorriso.
“Grazie piccoletta, sei davvero unica nel tuo genere.” gli rispose lui accennando un leggero sorriso.
Dopodiché entrambi curarono la ferita della donna. Lui tirò fuori dalla bisaccia una delle foglie che aveva usato con il braccio dell’amica e lei, in modo che nessuno potesse criticare il druido, la poggiò delicatamente sul petto della donna, facendo in modo che aderisse alla ferita, a quel punto a Varlinox non restò che recitare l’incantesimo.
Ben presto la donna riprese colorito e riuscì tranquillamente a rialzarsi, aiutata da Varlinox da un lato e dalla bionda dall’altro.
Quando furono entrambe finalmente in piedi le due donne fecero una leggera riverenza ai quattro guerrieri.
“Grazie per averci salvate.
 disse la bionda  Noi siamo Mary e Gené Lacourier, siamo sorelle. Quei lupi ci hanno sorpreso nella foresta e questo è stato il primo posto che ci è venuto in mente in cui ripararci. Era il nostro vecchio villaggio, prima che un’attacco di lupi mannari decretò la sua fine. Oramai è completamente vuoto e disabitato. Noi siamo le figlie del feudatario…”
“Seriamente?
 la interruppe la giovane barbara stupita  Com’è possibile che due nobildonne come voi, figlie del feudatario, non abbiano una scorta al seguito?”
“A dirla tutta l’avevamo, ma ci siamo separate da loro allo scorso villaggio e non li abbiamo più ritrovati.”
“E adesso siete completamente sole?” chiese Stor stupito, dando voce ai pensieri di tutto il gruppo.
Come potevano, due semplici donne, difendersi da tutte le insidie che nascondeva una foresta come quella con solo le loro forze e un misero coltello.
“Non dovete preoccuparvi.
 rispose la mora che fino a quel momento era rimasta in silenzio, guardando la sorella parlare con quello strano gruppo di avventurieri  Il nostro castello è ormai a qualche ora da qui, non avremo problemi.”
“Almeno permettetemi di accompagnarvi al vostro palazzo…
 propose il druido, ma subito dopo ricevette una gomitata sul fianco da Korhan che lo guardò nuovamente con quello sguardo di rimprovero  Che ho detto questa volta?” protestò, massaggiandosi la parte colpita.
“Abbiamo una missione, lo hai dimenticato?” disse lei sempre con quel tono superiore.
“Andiamo Korhan se dista poche ore potremmo sempre accompagnarle. Almeno siamo certi che quando le lasceremo al loro palazzo saranno al sicuro.”
Kirka che stava seguendo la conversazione, senza però dire nulla, si volse nuovamente verso le due donne, per cercare di convincerle ad essere scortate da loro, ma queste si stavano già allontano dal gruppo.
“Ehm… Ragazzi…
 tentò di chiamarli, ma quelli continuavano a discutere sempre più animatamente  Ragazzi!” urlò più forte, fino a che non si voltarono tutti verso di lei.
“Che succede?” chiese Stor, stupito dal grido acuto che aveva lanciato la più giovane tra di loro.
Lei tranquillamente indicò le donne che, reggendosi gli ingombranti vestiti, stavano scappando via, come spaventate da tutti quei battibecchi.
“Maledizione… Si faranno ammazzare!
 disse Varlinox tra i denti  Ascoltate, voi proseguite fino al prossimo villaggio, se loro vengono da lì non deve essere così lontano, io le seguo finché non le vedrò al sicuro e poi vi raggiungerò.” disse risoluto, dopodiché pronunciò un incantesimo e si tramutò.
Davanti a loro apparve una volpe dal pelo fulvo e scarlatto con il muso affusolato e gli occhi lucenti.
“Stai attento…” disse Kirka grattando la testolina della volpe, proprio dietro l’orecchio destro.
Dopodiché l’animale fuggì via, lasciando i tre da soli in mezzo alla via principale di quel villaggio abbandonato.

 

Appena lasciati i suoi compagni la volpe si diresse nella direzione in cui aveva visto fuggire le due donne. Uscì dal villaggio poco dopo e tentando di fiutare anche il minimo odore iniziò a seguire le tracce che avevano lasciato.
Il suo musetto, che culminava con il tartufo nero era attaccato al terreno, ma ben presto quell’odore sparì. Subito la sua mente di uomo iniziò a cercare una soluzione per ritrovare la pista perduta, ma prima ancora il suo istinto animale, che aveva ereditato con la trasformazione, gli suggerì che innanzi tutto non doveva perdersi lui e prima ancora che se ne rendesse conto, stava marcando il territorio, in modo che poi avrebbe riconosciuto il suo stesso odore e avrebbe ritrovato la via del ritorno.
A quel punto però doveva seriamente trovare un modo per riprendere le tracce delle due donne. Non aveva la più pallida idea di come fare, finché la soluzione non gli passò davanti agli occhi.
A pochi metri di distanza da lui, un’altra volpe, aveva appena catturato un piccolo coniglio e si stava sfamando, addentando vorace la carne tenera del piccolo batuffolo bianco. Con molta cautela si avvicinò a lei, ma come poteva immaginare, la volpe iniziò a ringhiare contro di lui, probabilmente convinta che le volesse rubare il pasto.
“Tranquillo amico, non voglio assolutamente rubarti la tua cacciagione.”
Per un attimo si spaventò dei versi acuti e prolungati che uscirono dalla sua stessa bocca, o meglio muso, poi si ricordò che era ancora una volpe e che quindi stava guaendo proprio come quell’animale. La conferma a quel suo pensiero arrivò quando l’altra volpe smise di ringhiare, tranquillizzata da quella sua rassicurazione, ed era tornata a mordicchiare vorace il piccolo coniglio ormai stecchito.
“Posso avere un’informazione?” chiese nuovamente Varlinox.
La volpe alzò appena il muso guardandolo, come a invogliarlo a parlare.
“Hai visto due donne passare di qui?
 chiese, l’altro inclinò la testa di lato, come cercasse di capire cosa stesse dicendo  Due donne, esseri umani, le hai viste?” chiese ancora, ma l’altra volpe cambiò solo lato, senza rispondere.
Forse sul serio non riusciva a capirlo, chissà, magari era un’altra razza di volpe. Ci riprovò, sperando di essere più fortunato.
“Conosci per caso una costruzione umana da queste parti?”
Questa volta la volpe fece un cenno di assenso e dopo che Varlinox, sollevato, le chiese se gliela potesse indicare, questa gli diede tutte le indicazioni per raggiungerla.

 

Era quasi il crepuscolo quando gli altri tre Stenzl iniziarono a vedere finalmente il villaggio. Questa volta, con loro grande sollievo attorno ad esso c’era un’alta palizzata costruita con spesse travi di legno che proteggeva tutto il perimetro di quel grosso agglomerato di costruzioni. Il grosso portone, che si trovava all’ingresso sembrava aprirsi verso l’esterno e ai due lati di essa c’erano due uomini, muniti di lancia ed elmetto. Non sembravano due soldati o delle vere e proprie guardie, più che altro due popolani, messi lì come sicurezza oltre al portone serrato. Di fianco a loro due grossi bracieri che emanavano un po’ di luce nella zona, visto che quella del sole, ormai calante, non riusciva più a filtrare bene tra il folto della foresta.
“Non credo sia il caso di dire chi siamo. Non sempre possiamo essere fortunati nel trovare un’ex Stenzl che possa accoglierci cordialmente.” disse Stor mentre si avvicinavano all’enorme palizzata.
“Sono d’accordo. Diremo che siamo dei semplici viandanti.” suggerì la barbara.
Arrivati a una decina di metri dal portone i due uomini gli imitarono di fermarsi.
“Chi siete?” chiese uno dei due.
“Viandanti!
 rispose deciso Stor, parlando per tutti  Cerchiamo un luogo in cui passare la notte.” specificò dopo.
“Dovrete pagare una moneta d’oro per l’ingresso.” rispose lo stesso uomo.
Tutti e tre stavano per mettere mano alle loro bisacce, ma il ladro fermò le due ragazze.
“Tranquille, ci penso io.” disse con un sorriso, più rivolto a Korhan che alla giovane maga, ed entrambe si fermarono in quel loro gesto. Appena Stor tirò fuori la moneta l’altro uomo, quello che non aveva ancora parlato, si avvicinò a loro.
Quando fu di fronte a loro allungò il braccio con il palmo della mano rivolto verso l’alto in attesa che fosse colmata dal denaro, dopodiché serrò le dita attorno ad essa per poi portarsela davanti al viso ed osservarla, se la mise anche sotto i denti per testarla ed essere sicuro che fosse vera. Solo quando fu sicuro se la cacciò in tasca e li invitò a seguirlo.
Arrivati davanti all’enorme palizzata, lo stesso uomo che aveva preso la moneta emise un fischio e poco dopo insieme al suo compagno iniziò a tirare con fatica le due ante dell’enorme portone, quando iniziò ad aprirsi il gruppo notò che dall’altro lato c’erano anche due persone che stavano spingendo.
I tre entrarono con passo svelto.
“Grazie mille!” disse Kirka con un sorriso, rivolgendosi a tutte e quattro le persone che avevano permesso loro di entrare al villaggio.
Dopodiché s’inoltrarono nel piccolo paesino. Le case erano molto vicine l’una all’altra e sembravano parecchio più nuove rispetto a quelle che avevano lasciato ore prima, nonostante non davano l’aria di essere fatte con cura. Sicuramente quel villaggio era stato costruito velocemente per dare rifugio agli uomini che avevano dovuto abbandonare quello precedente.
“Ascoltate, io ho bisogno di vedere un fabbro, magari riesco a trovare qualche arma utile e a farmi affilare lo stocco.” disse Stor, rivolgendosi alle sue compagne di viaggio.
“Non c’è problema, noi intanto cerchiamo un posto in cui poter riposare per la nottata.” gli rispose Korhan con un tono che sembrava più mieloso del solito.
Kirka aveva notato che da quando erano ridiscesi dalle montagne ed erano guariti dal veleno del fungo, la giovane barbara si comportava in modo diverso con il ladro. Riconosceva perfettamente quei comportamenti, sebbene non li avesse mai provati. Si rendeva conto che tra i due stava accadendo qualcosa e iniziava a sentirsi di troppo. A quel pensiero, la sua mente si rivolse a Varlinox, si chiese dove poteva essere il loro amico e soprattutto se non aveva trovato impedimenti.
“Allora ci vediamo dopo.” rispose Stor per poi allontanarsi.
Camminò per un paio di minuti in quelle piccole viuzze strette, ma ben presto si rese conto che non poteva continuare ad inoltrarsi nel cuore del villaggio, girando a vuoto, nonostante fosse alquanto piccolo, così fermò un’uomo che stava incrociando il suo cammino.
“Scusi, mi potrebbe dire dove si trova il fabbro di questo villaggio?”
L’uomo lo guardò tra lo stupito e il divertito, dopodiché gli indicò che strada prendere.
Arrivato alla bottega il ragazzo capì il perché dell’espressione del villeggiante che gli aveva dato le indicazioni. Lì non avrebbe trovato assolutamente nulla che gli potesse interessare. Esposti nel negozio c’erano solo attrezzi agricoli e coltelli da cucina, nulla che potesse anche minimamente essere usato come arma. Chiese inoltre al fabbro se gli potesse affilare lo stocco, ma lui rispose negativamente, dicendo che non trattava le armi.
Le ragazze invece, per fortuna, trovarono in fretta una locanda. Erano state attirate dalla musica che proveniva dall’interno del locale, una musica allegra e spensierata e forse avevano bisogno proprio di quello oltre che, finalmente, di un letto comodo.
Entrarono spingendo la porta di legno usurata, che cigolò sinistramente, ma con la musica e i commensali dentro la locanda, non si sentì nemmeno. Ciò che si sentiva per primo, su tutto, era il vociare tonante di cinque soldati, seduti a uno dei tavoli che stavano bevendo e sicuramente bevevano ormai già da molto, perché ridevano fragorosamente, importunando le cameriere che passavano di là o che erano costrette a fermarsi al loro tavolo per servir loro un’altra birra. Il proprietario guardava il gruppo irritato, probabilmente nella speranza che se ne andassero in fretta.
Sul lato destro della locanda, proprio di fianco all’uomo che suonava il piano a manovella da cui veniva quell’allegra musica, c’era una scala che probabilmente portava verso le stanze.
Le due ragazze si avvicinarono al bancone, passando il più lontano possibile dai cinque soldati che ancora sghignazzavano importunando una cameriera bionda che sembrava nel più totale imbarazzo.
“Vorremmo prendere una stanza per la notte.” disse Kirka con il suo solito tono cordiale e tranquillo.
“Nessun problema.
 rispose il proprietario, lasciando con lo sguardo il fragoroso gruppo e rivolgendosi completamente a loro  Volete assaggiare anche una birra? La nostra è una delle migliori dell’Areborn.” aggiunse.
“Bene, dammi la tua birra migliore!” disse Korhan risoluta.
“Io invece ne prenderei una un po’ più leggera.” decise Kirka, non era abituata agli alcolici e nonostante avesse bevuto birra ogni tanto, al collegio dell’Impero Solare le avevano insegnato che un buon mago deve sempre tenere la mente lucida.
Poco dopo due bei boccali, pieni di quel buon liquido ambrato e spumoso, apparvero davanti a loro, serviti dallo stesso proprietario.
Korhan guadò il suo boccale con aria scettica, osservava quella birra, attraverso lo spesso vetro che la conteneva, come se volesse contare ogni singola bollicina che risaliva tutto il boccale. Mise la mano sul manico e si bagnò appena le labbra, sempre con quell’aria poco convinta, mentre Kirka beveva già tranquillamente la sua.
Non buttò giù nemmeno un sorso, che con un movimento improvviso e violento sbatté il boccale contro il bancone, mandandolo in frantumi.
“E questa lei la chiama birra? Quella della Confederazione è molto meglio!”
“Korhan…!” la rimproverò la giovane maga, che per un attimo rischiò che la sua birra le andasse di traverso per lo spavento.
“Come si permette?!” inveì il proprietario furioso, guardando i pezzi di vetro sparsi sul banco e per terra.
“Mi permetto eccome. Questa birra è pessima!” rispose di nuovo a tono la barbara per poi allontanarsi e uscire dalla locanda.
“Mi… Mi scusi… Davvero le ripagherò il boccale, oltre ovviamente a entrambe le birre.” disse Kirka, imbarazzatissima, tirando fuori i soldi e poggiandoli sul piano in legno.
L’uomo li afferrò con un sbuffo e se li cacciò in tasca.
“Per la camera?” chiese lei dando l’ultimo sorso alla sua birra e lasciando il boccale vuoto.
“Sono tutte occupate.” rispose bruscamente lui guardandola malissimo.
La ragazza non insistette, aveva capito che, per via del comportamento della compagna, in quella locanda non sarebbero state più benvolute. Così si diresse anche lei all’esterno raggiungendo l’altra che aspettava fuori furiosa, con le mani incrociate davanti al petto.
“Korhan, cosa ti è preso?” chiese passandosi, quasi esasperata, una mano sulla fronte e sollevandosi per qualche secondo la frangia corvina che gliela copriva.
“Quella birra era pessima. Io non bevo assolutamente birre scadenti!” ripose lei, con ancora quel tono orgoglioso.
“Ok, ma c’era bisogno di comportarsi così? Ora non abbiamo un posto in cui dormire… Va beh non importa, cerchiamo Stor, poi penseremo a una soluzione.” disse subito, evitando di far arrabbiare ancora di più l’altra, che sembrava già abbastanza irritata.
Raggiunsero il ladro poco dopo e Kirka gli raccontò ciò che era avvenuto nella locanda, l’unica che avevano trovato in tutto il villaggio, oltretutto. A quel racconto, lui, scoppiò a ridere divertito.
“Non c’è niente da ridere Stor, dove dormiamo adesso?” protestò la giovane maga, mentre l’altra faceva finta di niente, come se non fosse stata colpa sua.
“Tranquille ci penso io. Voi copritevi il volto coi cappucci dei mantelli e lasciate fare a me.” disse lui, appena finì di ridere, asciugandosi le due lacrime che gli erano uscite appena dagli angoli di entrambi gli occhi.
Le due ragazze fecero come richiesto e si sistemarono il mantello in modo che i loro visi non si potessero riconoscere, dopodiché si diressero nuovamente verso la locanda.
“Rimanete qui!” ordinò loro appena arrivati di fronte al locale, dopodiché entrò da solo.
La situazione che gli si presentò davanti era bene o male la stessa che avevano trovato le due ragazze vari minuti prima.
Si avvicinò al bancone e si rivolse cordialmente al proprietario.
“Vorrei una buona birra, una delle migliori che può offrirmi e poi avrei bisogno di una camera per la notte, per me e due compagni.”
“Certamente!” rispose l’uomo con un sorriso entusiasta.
Poco dopo gli servì la birra, dandogli anche una chiave mezza arrugginita dicendogli che avrebbe avuto la stanza numero cinque.
Il ragazzo bevette la birra con gusto. Lui, che era dell’Areborn, amava quel gusto aromatizzato e un po’ più dolce della birra normale. Era davvero la birra migliore di quella zona ed era davvero un peccato che Korhan non riuscisse ad apprezzare quel sapore così particolare.
“Bene, allora esco un’attimo a chiamare i miei compagni e torno.” disse, lasciando la chiave lì sul bancone.
Raggiunte le ragazze disse loro di aver risolto e tutti e tre rientrarono, loro due ancora coi cappucci calati sul viso.
Solo in quel momento Stor rivolse la sua attenzione agli altri avventori della locanda, in particolare era interessato al gruppo di cinque soldati che rideva e scherzava. Si avvicinò a loro con fare amichevole.
“Ehi amici, come va?” chiese, mentre le due ragazze lo guardavano stranite da lontano.
“Alla grande, amico!” rispose uno, prima di fare un sonoro singhiozzo.
“Ehi, oste… Altri tre giri di birra per i miei amici soldati!” urlò il giovane, per superare la risata fragorosa di un’altro.
Ancora sotto lo sguardo dubbioso delle sue compagne lui si avvicinò ancora di più al gruppo, fino a che non riuscì finalmente a infilare le mani nelle tasche dei mantelli dei soldati. Con movimenti precisi e lenti rovistò in tutti i mantelli, trovando però solo una piccola saccoccia di cuoio che s’infilò subito in tasca.
Poco dopo sentì qualcuno sfiorargli il braccio e voltandosi appena vide la giovane maga, molto vicina a lui.
“Stor, il proprietario ci sta guardando male, credo cominci a sospettare che siamo noi.” sussurrò nervosa.
Il ladro allora decise di concludere lì la sua ricerca e si allontanò dal gruppo, salutando per l’ultima volta i soldati e augurando loro una buon proseguimento di serata. Dopodiché andò al bancone, afferrò la chiave e, seguito dalle due ragazze, si diresse nel sottoscala, dove ci stavano le stanze dalla uno alla cinque.
Appena entrati in camera si accorsero che era molto piccola e ci si stava a mala pena. Il letto era abbastanza grande da far dormire due persone, non di più, poi c’era una piccola striscia libera.
“Mettetevi pure sul letto, non ho nessun problema a dormire per terra.” disse Stor, molto galantemente, mentre apriva la saccoccia che aveva sottratto al soldato, notando che non aveva guadagnato molto, solo un paio di monete d’argento.
I tre si sistemarono come meglio poterono e quando furono tutti comodamente, o quasi, sdraiati, Kirka fu la prima ad augurare un buon sonno ai compagni.
“Buonanotte Korhan, buonanotte Stor…” disse con quel suo solito tono dolce e tranquillo.
“Buonanotte a tutte e due.” disse il ladro.
“Buonanotte” ribatte Korhan, per poi mandare un bacio affettuoso con la mano al ragazzo che arrossì un poco.
A quel gesto Kirka si sentì nuovamente a disagio e chiudendo gli occhi il suo pensiero tornò a Varlinox.

 

Intanto il druido, seguendo le indicazioni della volpe, arrivò finalmente al palazzo. In tutto il tragitto per arrivare fino a lì nemmeno la minima traccia delle due donne, come se si fossero volatilizzate e la cosa non gli piaceva per niente. Si accostò all’enorme struttura e la guardò con occhio attento, cercando di scoprire qualcosa. Era un’edificio in pietra e parecchio particolare, l’ingresso dava sulla struttura principale che si allungava dividendosi a due altezze e a due distanze diverse in due camere circolari, più avanti faceva una curva a destra, dividendosi in altre due zone.
Fece un giro esterno della struttura, rimanendo sempre nascosto nella vegetazione e mantenendo l’aspetto animalesco. Quando completò tutto il tragitto, ritrovandosi al punto di partenza e avendo notato che tutte le finestre erano chiuse da inferriate e deducendone che era tutto su un piano, decise che era inutile continuare a nascondersi.
Riprese il suo aspetto e dopo essersi sgranchito un po’ le ossa e aver preso di nuovo dimestichezza con gambe e braccia si avvicinò al portone. Il castello da vicino aveva un’aria ancora più curiosa. Le pietre che lo componevano avevano l’aria di essere parecchio vecchie, ma nonostante tutto, l’intera struttura era tenuta molto bene.
Il druido bussò alla porta, ma non ricevette risposta. Solo quando provò la seconda volta, qualcuno aprì la finestrella del portone all’altezza occhi e chiese chi era.
“Mi chiamo Varlinox, sono un viandante, cerco asilo per la notte.” disse lui.
“Mi spiace non può entrare!” rispose bruscamente l’uomo per poi chiudere la finestrella con uno scatto e lasciare il povero Stenzl lì.
Varlinox decise così, di ritornare indietro, in modo da non perdere troppo tempo. Prima di abbandonare il castello però, il suo sguardo fu attirato dalla bandiera rossa che sventolava in cima a una delle stanze circolari del castello. Su di essa, in nero, vi era uno stemma, uno scudo con dentro un calice. Facendo mente locale, si ricordò di aver già visto quel simbolo in qualche libro, era sicuramente lo stemma della casata dei Lacourier, quindi forse, per fortuna, le due donne erano arrivate salve a palazzo.

  
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