La
Clessidra
L’acqua scorreva sulle
membra stanche del guerriero. La
sua fronte premeva contro la parete
fresca della doccia ma ciò non serviva a
raffreddare il ritmo dei suoi
pensieri.
Nonostante la perfetta
insonorizzazione della camera,
poteva avvertire il fermento generale della Base Clessidra
nell’atmosfera,
nell’etere che lo circondava.
Uscì dalla coltre di
vapore che abbracciava la minuta ma
mascolina corporatura e si vestì senza soffermarsi sulla sua
immagine allo
specchio. Vedersi ringiovanito e con la coda ancora saldamente legata a
se lo
confondeva ulteriormente, come se la situazione non fosse
già abbastanza complicata.
Nei passati tre giorni si era aggirato per la base con una falsa
sicurezza
ascoltando e carpendo ogni più piccola informazione e
impartendo le direttive
che più gli sembrava consone facendosi consigliare da suo
padre e da Kakarot.
Nel suo brillante ed attuale
sottoposto, riconosceva solo
la corporatura e la grande attitudine a combattere del suo amico-rivale
cresciuto tra le leggerezze terrestri.
Era scaltro e acuto nelle
decisioni e tutti lo guardavano
con rispetto e ammirazione, anche se l’empatia che
caratterizzava la sua
versione senza coda, era ben celata da un atteggiamento rigido e
composto.
Ma, esattamente come sulla terra,
tra di loro vi era una
chimica profonda e viscerale che li aveva portati ad avvicinarsi anche
in una
dimensione piena di Saiyan, anche se lui stentava a crederlo.
D’altro canto sembrava
che il Vegeta di quella realtà
così aliena non fosse poi tanto diverso da quello che era
approdato sulla terra.
Nessuno si era stranito per la sua fermezza e riservatezza, per il suo
carattere duro, freddo e solenne. Capì che quei tratti erano
peculiari del
Vegeta di qualunque dimensione.
Eppure, seppur non aveva problemi
ad inscenare quel
leader tanto ben voluto non aveva ancora ben capito quali erano gli
antefatti
che lo avevano condotto fino a quel punto. Gli Tsufuru lo guardavano
con somma
ammirazione e i guerrieri del Consiglio rivedevano in lui il leader
della loro
razza, nonostante non fosse l’unico erede del Re.
Aveva incrociato suo fratello
minore solo una volta in
quei giorni e non avrebbero potuto essere più diversi
nell’aspetto, mentre
insieme ai due piccoli principi aveva cenato, al capezzale del padre,
ogni
sera. Nel piccolo
Table rivedeva se
stesso quasi quanto si rivedeva in Trunks.
Pensare al figlio gli dava sempre
una scossa di dolore.
Uscì dalla sua stanza e
si diresse verso la sala dei
comandi.
La parola YEXAN brillò
nello schermo e in un attimo sbucò
nella sala comandi; si trovò davanti le postazioni
stranamente vuote. La
dozzina di tecnici che di solito operavano seduti, chini su tastiere e
pulsanti
erano in piedi ed osservavano lo schermo che occupava
un quarto del perimetro della stanza. Un piccolo
pallino in alto allo schermo pulsava di cerchi concentrici che via via
di
avvicinavano al centro del radar.
Non appena Vegeta apparve, gli occhi si posarono su di
lui ma lui non
incrociò il loro sguardo. Le
sue iridi
si strinsero subito sul piccolo pallino rilevato.
“Ecco, allora, la nave
che l’esercito migliore della
galassia si è fatta soffiare sotto il naso”
pensò abbattuto, limitandosi a
chiedere « Tra quanto sarà qui ? » senza distogliere lo
sguardo.
Un brusio avvolse la nuvola di
omuncoli e poi la voce
stridula che Vegeta già conosceva rispose:
« Due ore, Principe
Vegeta. »
Kakarot spinse l’aliena
verso il muro con energia
sufficiente a calmarla, ma non a farle male.
« Generale Tisko, le avevo già
comunicato che il Principe non
può riceverla in questo momento delicato. Siamo sotto
attacco e lei ha una
delegazione intera su Naipec con cui disquisire! »
«Tu, un manipolo di
vecchi generali rimbambiti me lo
chiami delegazione? Io voglio parlare con un…»
«Mio padre fa parte
della delegazione »
la interruppe il Saiyan incupito « ha rinunciato
all’opportunità di proteggere il suo Re e il suo
Principe per tenere i
tentacoli di quel mostro di Freezer lontano dal suo pianeta. Dovrebbe
mostrare
rispetto. »
concluse con tono fermo e
deciso.
« Io e il mio esercito
possiamo difenderci benissimo da soli…
» rispose
l’aliena staccandosi dal muro.
La pelle era scura come la terra umida
e
dei capelli argentei le scendevano fin sulle spalle. «
..voglio parlare con il
Re.»
«Chi mi desidera? » li
interruppe una voce alta ed energica entrando nell’ hangar.
La figura a cui
apparteneva si avvicinò ai due sovrastando, Kakaroth in
altezza.
« Me ne sto occupando io
Ortagos. »
gli rispose.
« Comandante, non
c’è motivo di trattare in vece dei tuoi
sovrani quando questi sono presenti.
» lo interruppe il
Saiyan con un sorriso spavaldo contornato dal rigido
pizzetto blu « So
che mio fratello te lo lascia fare impunemente ma per
quanto mi riguarda non desidero sottrarmi dalle mie
responsabilità. »
Kakaroth
deglutì
vistosamente ma proprio in quell’istante una voce dal fondo
dell’hangar lo
richiamò. Guardò di sbieco il suo sovrano
abbozzando un inchino e gli si
allontanò .
Dalla parte opposta
dell’aviorimessa lo Tsufuru Giuno
stava controllando il pannello di comandi
della enorme astronave che troneggiava nel centro del deposito quando
la sua
ricetrasmittente aveva trillato il codice che tutti temevano di sentire
in quei
giorni concitati.
« Che cosa vuoi Giuno?
Non vedi che Ortagos è qui a
piantar grane? »
borbottò Kakarot
atterrando , lanciando una occhiata
verso il Principe, da
lontano.
« Ora lui è
l’ultimo dei miei pensieri. »
disse balzando giù per portarsi vicino al Comandante «La Galium
sarà qui tra meno di due ore. »gli
sussurrò.
Kakaroth indietreggiò
di un passo, celando lo sgomento,
e lo guardò negli occhi. Poi, senza dire
nulla si librò in volo attirando l’attenzione dei
tecnici , meccanici e soldati
che lavoravano dell’ultimo piano della Base.
«Allora mia cara, cosa
può fare il tuo Principe per te? »
Tisko lo sguardò
velocemente : era estremamente alto e
piuttosto magro, diverso da certi bestioni che aveva visto tra le fila
dei Saiyan.
Gli occhi neri come la pece risaltavano sui corti capelli blu
elettrico. Da sotto
la tutra da combattimento grigia e la
corazza bianca guizzavano i muscoli lunghi e agili.
«Tu non somigli al
Principe che conosco io…»
« E quale conosci tu? » gli
chiese lui sorridendole . I lineamenti virili e simmetrici la confusero
per un
attimo.
« Il Saiyan che ha
sventrato il tirapiedi di Freezer su
Naipec. »
Ortagos sorrise e
guardò l’aliena negli occhi.
« Sembra un atto degno
di mio fratello Vegeta...mi spiace
ma non credo ti possa ricevere ora come ora. Nella sua inettitudine ha
dato ad
un comandante non meritevole una nave di inestimabile potenza che il
nemico ci
ha rubato e che ora si sta dirigendo verso la base. »
La
voce di
Kakaroth risuonò nella stanza come a voler incorniciare le
parole di Ortagos.
« La Base è
sotto assedio. Arrivo previsto tra due ore.
Prepararsi al contrattacco. »
ordinò il
Comandante.
Dopo pochi istanti di elaborazione
una sirena scattò e il
fermento invase l’hangar.
« Precisamente » disse Ortagos
congedandosi con un inchino.
Spaesata l’aliena lo
seguì.
Nell’immensità
dello spazio la Base Spaziale Clessidra orbitava
silenziosa ed insignificante. La sua struttura che nella parte
più bassa
ospitava le astronavi e nella parte superiore alloggi e la sala
comandi, al centro
si stringeva e si collegava per due
ponti al glorioso anello orbitante.
La
cima era
tornata a popolarsi del suo solito brusio ma era innegabilmente sommesso e timoroso. Gli
Tzufuru vedevano in
Vegeta il Salvatore del loro popolo, colui che aveva impedito il loro
sterminio
decenni addietro e al suo destino era legato indissolubilmente il loro.
Ignaro di tutto questo Vegeta
stava discendendo con l’ascensore
la Clessidra, scrutando lo spazio oltre i vetri. Tentò di
concentrarsi per prevedere
l’aurea che si stava avvicinando ma
non riusciva a distinguere auree negative all’orizzonte. L’aura
tremolante e debole del padre colpì la
sua attenzione e lo risvegliò quando l’ascensore
si fermò nei pressi dell’ hangar.
Vi si diresse
attirato dal vocio ed entrò.
La porta
dava sulla prima delle cinque balconate che correvano intorno al
perimetro del
deposito. Solitamente
le astronavi da
battaglia erano agili e leggere e non arrivavano al primo anello. Ma
quelle che
si trovò davanti erano le navi più grandi che
potesse ricordare. Alte circa 18
metri, sfioravano il soffitto e solo i cannoni laterali avrebbero
potuto
ospitare in piedi un uomo. All’entrata di Vegeta una fila di
soldati imbracciò
il fucile in segno di saluto e il brusio si spense. 5 Saiyan disarmati
lo
aspettavano schierati in prima fila. Kakaroth
stava al centro e abbozzò un inchino mentre gli altri 4 lo
completarono in modo
sincero e cortese.
Vegeta, al cospetto di 5 membri
del Consiglio degli Otto
si guardò intorno ed esordì.
« Siamo pronti? >>
« I livelli sono stati
messi in sicurezza e
i piloti sono schierati » ripose
il Saiyan dai
capelli lunghi e lisci alla destra del Primo Comandante «
vostro padre e la sua
compagna sono stati portati nel bunker del livello 3 e così
anche Table e Knip.
Infine …» concluse
con voce traballante « la
barriera energetica intorno al pianeta è attiva; ma non
sappiamo quanto
reggerà. »
Vegeta annuì ed
ispirò profondamente. Si
sentiva in parte sbeffeggiato dal destino
: aveva re incontrato suo padre e trovato i suoi fratelli solo per vederli subitamente in
pericolo, come era
accaduto già molte volte con Bulma e Trunks. Il pensiero di
loro lo distrasse
per un attimo.
« Ortagos
dov’è? Dal Re? »
In quell’istante il
Principe entrò nella sala. I 5
comandanti si inchinarono mentre con solito passo leggero lui si
portava di
fianco al fratello maggiore sovrastandolo con la sua figura.
« Mi copri le spalle
fratello? »
chiese
« E’ il mio
dovere» rispose Vegeta.
« Io coprirò
le tue. »
Vegeta chiuse gli occhi. Dentro di
se montava il potere
che ben conosceva e che invece quella dimensione non aveva mai visto.
«Non
ne avrò
bisogno. »
In quell’istante un
soldato entrò trafelato nell’hangar.
Ispirando cerco disperatamente lo sguardo del suo Principe per poi
gettarsi ai
piedi di Vegeta.
« Mio
Principe…- rantolò inchinandosi
-la Galium…hanno detto di non sparare » raccolse fiato con forza e disperazione
« c’è il comandante Nappa
alla guida. »