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Autore: Frytty    05/06/2009    6 recensioni
Novembre.
Una giornata come tante.
Una notte come tante.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bene, salve! Eccomi di nuovo qui dopo così tanto tempo! Perdonatemi il ritardo ma con la scuola ho avuto molto da fare e concentrata su compiti in classe e interrogazioni varie, la mia mente non ha davvero avuto modo di pensare ad altro. Quindi, chiedo venia, spero possiate capirmi ^^. Ma passiamo alle cose serie XD:

myki: Dire che sono rimaste pressoché spiazzata dalla tua recensione (bellissima devo dire *_*) è dire poco. Insomma, forse sono io che mi faccio troppe paranoie ma credevo di non essere riuscita a esprimere bene tutti i sentimenti che occorrevano per quel particolare tipo di situazione e sapere che invece ci sono quasi riuscita, non può che riempirmi di gioia! Per quanto riguarda i dialoghi, non so, cerco di scriverli in modo che mostrino la delicatezza, la spontaneità dei personaggi perché a volte sembrano sempre meccanici i loro discorsi e invece bisogna sempre tener presente che sono pur sempre Lily e James e non una coppia qualsiasi XD! In ogni caso, grazie per commentare con costanza e pazienza e grazie per i bellissimi complimenti *_* che mi fanno ancora arrossire. Spero questo capitolo ti soddisfi allo stesso modo ^^

hermionex95: Beh, ho solamente cercato di immedesimarmi nei panni di James, credo avrebbe agito così e per quanto riguarda Lily, hai ragione, finalmente è riuscita ad uscire allo scoperto ^^ Grazie anche a te e spero che questo capitolo ti soddisfi allo stesso modo *_*

Rosalie Hale e Bella Swan: Ciao! Hai ragione è un capitolo molto triste ma James si renderà presto conto che non è proprio quello che vuole... Grazie per aver commentato e grazie per i complimenti! *_*

Un GRAZIE INFINITO ovviamente a coloro che costantemente leggono, inseriscono la Ff nei preferiti oppura tra i seguiti *_*! Mi rendete veramente felice, ragazze! ç_ç

Ed ora, ENJOY!

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29. Try To Explain

< Allora è davvero arrivato il momento decisivo. >
< Momento decisivo? > James alternò lo sguardo da Remus a Sirius non capendo di cosa stessero parlando.
< Già. > Risponde Sirius. Nemmeno gli risposero.
< Non credo ce la farà... > Sbottò di rimando Remus, abbassando lo sguardo e scuotendo la testa sconsolato.
< Neanch'io. > Sirius sospirò.
< Ragazzi, state bene? > James stava seriamente incominciando a preoccuparsi.
< Sai Remus, forse dovremmo dargli qualche dritta. >
< Tu dici? Ho vinto! > Remus alzò un pugno in aria in segno di vittoria, cominciando l'attimo dopo a riunire tutte la carte sparse sul pavimento.
< Di nuovo?! Ma come diavolo fai! > Protestò Sirius alzandosi e lasciandosi cadere sul letto.
< Talento naturale. > Rispose Remus sorridente.
< Si, talento naturale... >
James seguiva la loro conversazione sentendosi un tantino escluso. Fino a un minuto prima avevano parlato di lui come se non fosse nella stanza ed ora avevano improvvisamente cambiato argomento.
< Sono d'accordo in ogni caso, Sirius. Dovremmo davvero dargli dei consigli. >
< Ragazzi, potreste evitare di parlare di me come se non ci fossi? > Domandò sarcastico continuando a rovistare nel baule. Ma dove diavolo aveva messo il mantello?
< Suvvia, James! E' una serata importante questa e stavamo cercando di comunicare tra di noi per darti qualche consiglio. > Rispose Sirius voltandosi verso James.
< Con me presente? >
< D'accordo, come vuoi. Allora, hai già pensato a cosa le dirai? >
< Dirò a chi? >
< Alla Evans, James! > Sirius sembrava esasperato dalla reazione dell'amico.
< E cosa dovrei dirle? >
< Beh, effettivamente sono settimane che non vi parlate... >
< Appunto! > Borbottò James.
< ... senza contare che probabilmente lei non vorrà nemmeno vederti... >
< Probabile. >
< ... e che appena proverai a dire qualcosa ti ritroverai appeso al soffitto in un batter d'occhio... >
< Grazie, Remus. >
< ... ma tutto sommato, credo che dovresti parlarle. >
< Si, certo. E poi è solo un turno di ronda. Probabilmente lei andrà a destra e io a sinistra, non ci sarebbe comunque modo di comunicare. >
Sirius sospirò.
< Sei un caso perso, amico. Davvero vuoi continuare a vivere in questa situazione? Davvero vuoi continuare ad ignorarla per sempre? > Sirius si voltò a pancia in giù, i gomiti piantati nel materasso.
< Non voglio ignorarla, Sirius! Voglio solo attenermi ai miei propositi! >
< Propositi? Vale a dire quella stupidata che ti sei messo in testa sul fatto che insieme probabilmente non riuscirete mai ad essere felici? Che lei potrebbe essere in pericolo? Quel proposito? >
< Esatto, Sirius. Proprio quel proposito. >
< Andiamo, James! Sii serio per una volta! Dove si sono estinti i tuoi sentimenti? >
James lo guardò, smettendo di rovistare nel baule.
Dopo tutto, la amava ancora.
< Non credo si siano estinti, Sirius. > Rispose Remus al suo posto, osservando lo sguardo dell'amico.
James si voltò verso di lui e poi sospirò, lasciando perdere il baule e lasciandosi ricadere a terra, la schiena contro il legno del letto.
< Non stai facendo altro che condannarti all'infelicità, Ramoso. >
< Non importa, voglio solo che lei sia tranquilla, che abbia la possibilità di vivere la vita che vorrebbe. >
< Sei così sicuro che la vita che vorrebbe non sia al tuo fianco? > Chiese Remus.
James sospirò di nuovo.
< Non lo so, so solo che non sopporterei di vederla soffrire sapendo che è tutta colpa mia. >
< James, quante volte devo ripetertelo! Non è solo di te che stiamo parlando qui! Stiamo parlando anche di lei, di quello che prova, di quello che ha provato, di quanto sta soffrendo per la tua decisione! Preferisci vederla sorridere ad un'altra persona quando probabilmente sta ancora pensando a te? Preferisci farti odiare da lei piuttosto che continuare a starle vicino? Non te ne accorgi James che la stai sacrificando? Vuoi proteggerla, evitare che soffra ma non ti preoccupi di come sta affrontando la cosa, non ti preoccupi di incrociare i suoi occhi a lezione quando l'unica cosa che lei vorrebbe è un tuo sguardo per capire se non è stato tutto un sogno, un incubo. Sei un egoista, James! > Remus aveva quasi urlato. Si era alzato fulmineo ed era scomparso: l'avevano sentito scendere di corsa le scale che conducevano in Sala Comune.
James e Sirius erano rimasti attoniti per qualche attimo.
Remus non era il tipo da comportarsi così. Odiava urlare e preferiva di gran lunga discutere, confrontare i vari punti di vista e poi cercare di arrivare ad una soluzione. Ma anche lui era stufo di quella situazione: riusciva a mettersi nei panni di James, poteva capire il suo dolore per ciò che aveva vissuto in quel dormitorio di Serpeverde del primo anno, riusciva a comprendere la lacerazione della sua anima, divisa tra l'amare Lily e tentare di proteggerla e l'allontanarla da quella che poteva essere una potenziale causa del suo malessere, ma vestiva meglio i panni di Lily in quel momento. Era sua amica dal primo anno ad Hogwarts, la prima a cui era stato in grado di confessare il suo "piccolo problema peloso", la prima che l'aveva accettato per quello che era, la prima che aveva sempre una parola di conforto per lui quando la luna piena si avvicinava e lui si sentiva più aggressivo che mai. La prima a cui era veramente riuscito a voler bene, la sua prima migliore amica. E non poteva vederla così sofferente, così angosciata, così demoralizzata dal fatto che le giornate si susseguissero tutte uguali, neutre tra le lezioni da seguire e i compiti da svolgere, tra i temi di Incantesimi e gli approfondimenti in Biblioteca. Lily che era sempre stata energica, attiva, forte si era persa in qualcosa di più grande di lei, che non riusciva a gestire. E le mancava. Era così tanto che non parlavano: lui con i suoi amici e lei che sembrava essersi rinchiusa in Biblioteca con la scusa dei M.A.G.O troppo vicini. Era vero, i M.A.G.O erano veramente vicini, eppure non così vicini come lei si ostinava a spiegare. Mancavano solo due mesi.
Remus aveva camminato veloce fino alla Biblioteca dove sapeva di poterla trovare. Chiuse delicatamente il portone dietro di sé e si avviò ai tavoli, cercandola con lo sguardo. Non la vedeva da nessuna parte. Aveva quasi rinunciato dopo aver esplorato tutta l'intera sezione di Difesa Contro Le Arti Oscure che sapeva interessare Lily in quel periodo per via di un tema particolarmente difficile, poi l'aveva scorta da sola, seduta ad un tavolo addossato contro uno scaffale ricolmo di libri, la testa che poggiava contro il palmo della mano sinistra e la piuma che grattava sulla pergamena mentre scriveva frenetica. Le facevano compagnia due grossi volumi di Storia della Magia.
Remus si sentiva quasi un intruso in quella calma e in quella pace che Lily si era cucita addosso eppure, le si avvicinò piano, con cautela. Afferrò una sedia abbandonata lì e prese posto vicino a lei.
< Ciao Remus. > Lo sorprese lei, posando la piuma e alzando gli occhi su di lui, sorridendo.
< Ciao. Pensavo non mi avessi sentito arrivare. > Sorrise anche lui.
Lily fece spallucce.
< Conosco il tuo passo. > Rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo. E forse lo era.
< Come stai? E' così tanto che non parliamo... >
< Non lo so come sto, so solo che in un modo o nell'altro sto andando avanti. Come sempre. Tu? La luna piena è vicina. >
Remus avrebbe voluto rispondere che si, la luna piena era vicina e che cominciava a diventare più aggressivo del solito, che si sentiva un pezzo alla volta sempre di più un mostro, ma non aveva voglia di parlare di lui. Era lì per lei.
< Sto bene. Ti porti avanti con lo studio. > E le indicò i libri. Lei seguì il suo sguardo e sorrise di nuovo.
< Non ho molto altro da fare. Come mai da queste parti? > Lily notò con rammarico che avevano perso fluidità. Nella loro conversazione non c'era niente di quello che avrebbero voluto dirsi. Giravano intorno al problema senza affrontarlo. Semplici frasi di circostanza forse avrebbero aiutato prima o poi ad incontrare il vero problema, ma non era così che voleva che andassero le cose con Remus: era venuto lì con un'intenzione precisa e lei lo sapeva; glie lo leggeva negli occhi.
< In realtà... volevo parlare con te di James. Lo so che forse non ne hai voglia è solo che... insomma sono preoccupato. So quanto ci sta male James ma non so quanto ci stai male tu e sembra che nessuno si sia curato di chiedertelo. >
Lily sospirò e abbassò lo sguardo sulle sue mani incrociate in grembo. Bene, il momento della verità era giunto fin troppo presto.
< Io non saprei cosa dirti, Remus, davvero. Insomma, forse doveva andare così, forse il destino ha voluto che ci incontrassimo e poi ha cambiato idea e ha deciso che era meglio separarci. >
< Sai anche tu che non è così. > Le disse Remus dolcemente.
Lily rise di quella risata nervosa e spaventata.
< Sto cercando di convincermene, Remus. Ha deciso e non nego che sarà difficile, ma passerà, come tutte le cose. > Non riusciva a guardarlo negli occhi.
< James non ha deciso per entrambi, James ha deciso per lui senza tenere conto di te, dei tuoi sentimenti e... non puoi arrenderti così se non è quello che vuoi anche tu! >
< E cosa posso fare? > Lily avrebbe voluto essere dura, gridare, ma un singhiozzo la tradì.
< Insomma stai accettando la sua stupida pretesa di abbandonarti per non farti soffrire senza ribellarti. > Remus aveva lo sguardo accigliato mentre cercava di farla ragionare.
< Io... non ne ho la forza, Remus, lo capisci? Forse è un bene che non abbia visto anch'io perché non so se sarei stata in grado di sopportarlo. Non sono come James, con me le cose funzionano diversamente. Mi hanno prosciugato le forze, Remus e l'unica cosa che sono in grado ancora di fare è studiare! > Diede uno spintone con la mano al libro sul tavolo, facendo in modo che cadesse a terra, poi scoppiò a piangere, coprendosi il volto con le mani.
Remus rimase sorpreso dalla sua reazione e quando la vide piangere, di nuovo fragile e dolce, non poté far altro che abbracciarla e cercare che si calmasse, cullandola.
Lily si lasciò abbracciare e cullare. Remus era l'unica persona che dopo settimane tentava di avvicinarla. Alice preferiva non interferire con il suo dolore dopo che Lily l'aveva rimproverata di non farsi mai gli affari suoi ed ora la guardava dispiaciuta, rimanendo in disparte, conscia che Lily non avrebbe mai chiesto il suo aiuto né quello di nessun altro. Remus era l'unico che aveva provato un minimo d'interessamento per lei, che si era premurato di soffiare su quella ferita ancora aperta e sanguinante che aveva scatenato le parole di James, che per lei era come il fratello che non aveva mai avuto e che accorreva in caso di necessità, l'unico che era riuscito a riempire in parte il vuoto lasciatole dalla mancanza di Severus. Non era sempre presente, costantemente impegnato con i suoi amici, ma sapeva di poter contare su di lui. Ora più che mai.
< Voglio solo sapere se ne sei davvero innamorata. > Remus l'aveva sussurrato come se fosse stato un segreto.
Lily aveva ritrovato la sua posizione eretta e si era asciugata gli occhi con la manica della divisa scolastica.
< Si ed è l'unica cosa che non riuscirò ad eliminare, quella bellissima sensazione che ho provato quando mi ha baciata la prima volta. > Arrossì abbassando lo sguardo.
Remus sorrise. Lily non avrebbe dimenticato James e non sarebbe mai riuscita ad essere felice con qualcuno che non potesse essere lui. Glie lo leggeva negli occhi e aveva imparato a conoscerli così bene da aver capito che gli occhi di Lily non sapevano mentire.
< Sai che non riuscirà a resisterti appena ti vedrà. Lo conosci, si inginocchierà e ti pregherà di perdonarlo. > E sorrise.
Anche Lily sorrise tirando su con il naso.
< Sappiamo entrambi che è così. > Continuò Remus. < Non riesco ancora a credere che dopo sei anni di corteggiamento tu ti sia decisa a dargli una possibilità. >
Lily rise.
< Oh, lo so che ho fatto male, ma non ho potuto resistere! > E rise ancora di più. Remus si lasciò contagiare dalla sua improvvisa quanto inaspettata allegria.

I corridoi del terzo piano erano bui eccetto per le bacchette dei due Capiscuola di Grifondoro.
I quadri non amavano essere disturbati nel loro sonno.
Lily e James camminavano in silenzio, imbarazzati, senza sapere cosa dire o cosa fare. James d'altra parte non poteva far finta di niente. Era stato lui a invischiarsi in quella situazione, era stato lui che per paura aveva fatto in modo di scambiare con Sanders il suo turno di guardia pur di non incontrare Lily, era lui che fuggiva i suoi sguardi preoccupati durante le lezioni, era lui che aveva la colpa di tutto. Era innegabile, la amava ed era inutile continuare a ripeterselo, perché era stato così fin dal primo giorno di scuola, fin dai loro primi battibecchi, ma se prima James era un irresponsabile, un dongiovanni che non poteva fare a meno di rivendicare il suo territorio, di difendere il suo castello di fama e popolarità, circondandosi di tutte le ragazze della Scuola, ora che era cresciuto, non aveva tempo per quei giochetti. Ne era stufo, ma se c'era una cosa che non l'avrebbe mai annoiato, quella era proprio la presenza di Lily. I loro battibecchi quotidiani, il suo sguardo intriso di disprezzo, la sua alterigia, il suo modo di fare, di ignorarlo... di quello non avrebbe mai potuto stancarsi.
Lily poi, che più che per lei si preoccupava per lui, che più di dar retta ai suoi sentimenti, cercava in ogni modo di rispettare la decisione di James, di lasciarlo in pace, anche se non poteva non osservarlo, non poteva non incrociare i suoi occhi, anche solo per sapere che in lui non c'era niente di diverso, che andava tutto bene, per convincersi per l'ennesima volta, che era giusto così, che separati tutto sarebbe andato per il meglio.
Ma Lily era fatta così: gli altri al primo posto e poi lei, che si trascurava e si metteva da parte pur di far in modo che qualcun altro ne ricavasse vantaggio.
Procedevano lenti, solo il rumore delle loro scarpe sul pavimento freddo, le bacchette puntate in avanti per far luce, gli occhi che cercavano di non incontrarsi.
A James sudavano le mani, era lì, senza sapere cosa fare, con la netta sensazione che qualsiasi cosa gli fosse uscita di bocca sarebbe stata quella sbagliata, con la voglia di fare nient'altro se non di abbracciare Lily e dirle che era stato uno sciocco, uno stupido a credere di poter vivere senza di lei, eppure non voleva decidersi.
< Senti, ne ho abbastanza di questo silenzio. > Lily si era fermata d'improvviso e l'aveva guardato.
Il ragazzo era rimasto per un attimo interdetto, incapace di rispondere, ma lei aveva continuato.
< Forse non abbiamo niente da dirci, è vero, ma non ho intenzione di trascorrere queste due ore di ronda nel silenzio più totale. Sono stufa. Se non ti va a genio la mia compagnia possiamo scegliere due percorsi differenti e ritrovarci qui alle dieci. > Remus si era sbagliato. Non era caduto in ginocchio e non l'aveva supplicata di perdonarlo.
Forse nemmeno Remus lo conosceva poi così bene.
James non sapeva bene cosa rispondere. Non voleva che se ne andasse in giro per il castello da sola.
< N-non voglio tu te ne vada in giro da sola. Se siamo in due ci sarà un motivo. > Rispose alla fine spettinandosi i capelli con una mano imbarazzato.
< Beh, so badare a me stessa, grazie. > E aveva ripreso a camminare.
Oh come sembrava di essere tornati indietro nel tempo! E accidenti a lui, non avrebbe voluto essere così acida! Aveva ragione Alice, James riusciva a tirare fuori il peggio di lei!
Ma non ne poteva più di tutta quella situazione. Si sentiva ingannata per una seconda volta, con la speranza che lui dicesse qualcosa anche solo per rompere il ghiaccio, e invece... che illusa che era stata, che tremenda sciocca!
Non poté evitare a due lacrime di scendere silenziosamente lungo le sue guance. Aveva promesso che non avrebbe pianto, aveva promesso di essere forte, ma era come se il silenzio dei corridoi, la poca luce e lo sguardo di James su di lei, perché sapeva che la stava osservando mentre si allontanava, non facevano altro che farla sprofondare in un nuovo incubo.
< Lily! Lily, aspetta! > James aveva corso e l'aveva raggiunta, trattenendola per un braccio e lei aveva mostrato il suo sguardo lucido, bagnato dalle lacrime, fragile come James non si ricordava di averla vista mai.
< Stai piangendo... > Le aveva sussurrato accarezzandole le guance nel tentativo di asciugarle le lacrime.
Lei avrebbe voluto allontanarsi da quel tocco, fuggire, ma sapeva che non ce l'avrebbe fatta. Era inutile.
< Stai piangendo per questo stupido idiota che non sa cosa fare in questo momento se non asciugarti le lacrime. Ma non merito le tue lacrime, lo sai. > Aveva continuato. Lily aveva abbassato lo sguardo. Forse non meritava le sue lacrime, ma lei era così debole da non saper fare nient'altro.
< Non riesco ad essere forte come vorresti. > Sussurrò in risposta alzando di nuovo lo sguardo su di lui.
< E' anche per questo che ti amo. La tua fragilità non fa altro che farmi riflettere sulla persona che sei. Così forte quando si tratta di combattere, ma così delicata e fragile per tutto il resto. Ti rendi conto di quanto tu sia speciale? > Le prese una mano, stringendola. Era fredda come il ghiaccio.
< Speciale? E' per questo che vuoi mettermi da parte? E' per questo che mi allontani, perché sono troppo diversa da tutte le ragazze con cui sei stato fino ad ora? > Esplose lei, alzando appena la voce, ma rifiutandosi di troncare il contatto con la mano di lui, così calda.
< Metterti da parte?!? Lily, io ti amo e ti amerò per sempre. Voglio solo cercare di proteggerti. >
< E non pensi a me? Proteggermi? Per avere la coscienza pulita in seguito? Come faccio ad essere al sicuro se non sei con me? Come puoi anche solo pensare che io riesca a starti lontano? >
< Servirà a salvarti. >
Lily stava iniziando a spazientirsi. Alzò gli occhi al cielo.
< Vuoi smetterla di raccontarmi frottole? Potrei rimanere uccisa da qualsiasi cosa in questo Castello stanotte e tu non potresti farci nulla. Non è la tua presenza che mi mette in pericolo, James! Ho fatto delle scelte, ho preso delle decisioni e non intendo mancare alla parola, che tu lo voglia o no! > E aveva cercato di allontanarsi, ma James l'aveva trattenuta ancora una volta, avvicinandola a sé tanto da sentire il profumo dolce dei suoi capelli rossi. I loro visi vicini, gli occhi che si studiavano, come qualche settimana prima nella sua stanza.
< Forse hai ragione, forse ha ragione Remus, sono un egoista, penso a quello che potrebbe evitare agli altri di soffrire solo come unica ragione di un mio giovamento morale. Forse è davvero così. Forse ha ragione Sirius a dire che sono un masochista, che sto sacrificando noi per qualcosa che forse non esiste, che sto negando la possibilità di essere felici ad entrambi. > Sussurrò.
< E allora, cosa conti di fare? > Sussurrò anche lei di rimando, ansiosa e preoccupata.
James le si avvicinò, lentamente e Lily aveva quasi paura che potesse sentire il suo cuore correre all'impazzata, sbatterle furiosamente nel petto. I suoi occhi indugiarono ancora un attimo sulle labbra di James prima di chiudersi e assaporare quel bacio. Le sue labbra non impiegarono poi così tanto tempo prima di ritrovare quella strana familiarità che avevano guadagnato nelle settimane scorse e Lily presa dalla foga del momento, portò una mano dietro la nuca del ragazzo a stringergli i capelli e ad avvicinarlo a lei ancora un po'.
La sua parte sensibile non poteva che gioire di quel contatto, ma la sua parte razionale non era poi così d'accordo. Insomma, nessuno le garantiva che non sarebbe stata "presa in giro" di nuovo. Non che James l'avesse spudoratamente fatto, la sua era stata una decisione equilibrata, dettata da un'attenta riflessione, eppure aveva paura di rimanere scottata di nuovo.
Interruppe il contatto quasi sgarbatamente.
< No... cioè... chi mi garantisce che poi non ci penserai e ti accorgerai che stai commettendo di nuovo un errore? > Era spaventata adesso, insicura e fragile come qualche minuto prima.
< Lily, ma non mi vedi? Sto soffrendo anch'io, per una decisione che nessuno mi ha costretto a prendere se non me stesso. Credi lo rifarei? > James tentò di avvicinarsi di nuovo, ma Lily indietreggiò di qualche passo, sconcertata dalla plausibilità della sua domanda.
< Mi hai già fatto male una volta, James, potresti esserne capace di farmene di nuovo. >
< Non sopporto di perderti, Lily! Credevo di farcela, credevo che allontanandoti per il tuo bene, sarebbe stato più semplice fare finta che la nostra storia fosse stata solo un abbaglio, ma credimi quando ti dico che sono stato un imbecille. E lo so, adesso ti sembrerà scontato, da pazzo innamorato, ma non vivo senza di te. >
Lily se rimase colpita da quelle parole non lo diede a vedere. Si era trasformata in pochi attimi, in una statua di ghiaccio indifferente che non riusciva a credere a quelle parole che il suo cuore le diceva essere profondamente sincere. In fondo aveva avuto anche lei l'assaggio di quelle che erano state le giornate di James: si sforzava di non seguirlo con lo sguardo, di rintanarsi in posti che lui non frequentava, ma sapeva che le sue giornate non erano state poi così diverse dalle sue, noiose e monotone, come unica distrazione lo studio.
< I-io non so se riesco a tornare indietro, come prima. > Sussurrò Lily. E se il suo cuore stava protestando, lo faceva più debolmente di prima: si era arreso all'evidenza forse. Lily non era poi così pronta a buttarsi di nuovo tra le braccia di James come se nulla fosse successo. Quelle settimane lontane da lui l'avevano convinta che niente era peggiore del soffrire per amore, ma ora che ritrovava quelle braccia che l'avevano confortata tante altre volte a pochi passi da lei, non era più così convinta di volersi ributtare lì dove era già caduta una volta.
< Forse ho solo bisogno di tempo. > Continuò avvicinandosi lei a James questa volta. Era stata brusca e sperava lui potesse perdonarla per quel cambio d'umore così repentino.
James era rimasto spiazzato dalla sua reazione, ma al tempo stesso sembrava capire. Quando Lily gli prese la mano, intrecciando le sue dita con le sue, le sorrise.
< Tutto il tempo che ti serve. Io sono qui. > E l'aveva abbracciata mantenendo costante il contatto tra le loro mani e posandole un bacio dolce sui capelli.
< Lo so. > E anche lei sorrise stropicciando il viso contro la sua camicia che sapeva inevitabilmente di lui.

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