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Autore: OlicityAllTheWay    17/03/2017    2 recensioni
Dopo TAAANTO tempo ritorno :D Nuova Fanfiction. Dovrebbe avere tre capitoli, massimo quattro :D
Parte dalla fine della 5x15 per cui se siete indietro attenzione SPOILER!!!!!
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Un bacio :*
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WE NEED TO GET OUT OF HERE

 

Dove abbiamo sbagliato? Lance ci ha dato l’ok dal municipio dicendoci che Adrian era lì.

Dove abbiamo sbagliato maledizione?!

Guardo Oliver in cerca di spiegazioni e provo a non farmi prendere dal panico ma la voce di una donna anticipa la mia domanda.

<< Bene bene. Tu devi essere Felicity >> dice una donna. Ha un accento strano, non completamente americano. Ha qualcosa tra le sue mani.

<< Vieni molto bene in foto >> dice poi rivelandomi la foto che teneva. Quando si avvicina a me vedo che sul retro c’è il mio nome e il mio indirizzo.

Improvvisamente cambia direzione e attacca la mia foto su una parete, una su cui ci sono le foto del team e di altre persone care a Oliver. Come per esempio William.

Deglutisco con forza. Oliver è in piedi, dietro di me. I muscoli tesi, gli occhi che seguono la figura della donna con fare assassino.

<< Talia tuo padre ha fatto cose indescrivibili. Ho fatto quello che ho dovuto fare per salvare la mia città >> dice.

Di che sta parlando?

<< Ra’s stava uccidendo persone innocenti solo per obbligarmi ad unirmi alla Lega >>.

Maledizione questa è la figlia di Ra’s Al Ghul?

Entrambi si girano di scatto verso di me e capisco di non averlo solo pensato.

Mi mordo le labbra.

<< Adrian sarà molto contento di averti quì con noi signorina. C’è posto anche per te vicino al tuo amato >>.

Si avvicina a me e mi trascina nell’angolo della stanza opposto a quello di Oliver. Dove – noto con grande dispiacere – ci sono altre catene legate al pavimento.

Cerco di dimenarmi ma è tutto inutile. Per quanto, questa donna, possa sembrare esile è fortissima. Mi mette le catene ai polsi: << Ora è tempo di occuparsi del resto del gruppo >> dice, con un mezzo sorriso.

Appena esce mi metto subito in contatto con gli altri attraverso l’auricolare e li urlo di andare via.

John è il primo a esprimere il suo disappunto ma alla fine fanno come li ho chiesto.

 

Sono ore che siamo bloccati qua sotto. Io non so assolutamente come muovermi: << Dobbiamo trovare il modo di uscire di qui >> lo ripeto come fosse un mantra. Non ho mai avuto risposta da Oliver che invece era troppo impegnato a guardarsi intorno e i polsi.

<< Dobbiamo trovare il modo di usc… >>

<< Perché sei venuta qui? >> mi interrompe lui.

Non sono pronta a dirgli che ho provato una paura matta all’idea di perderlo.

<< Avevano bisogno di me >> cerco di prendere tempo.

<< No, non è vero Felicity. Loro hanno bisogno delle tue coordinate, che puoi dare benissimo da dietro una tastiera, dentro il covo  >> sospira l’ultima parola.

Potrei offendermi del fatto che ha implicitamente fatto capire che servo solo se dietro a un computer, ma lo conosco e so che non è quello che intendeva. Intendeva semplicemente dire che al covo sono al sicuro. Lì lui sa che nessuno può raggiungermi, che nessuno può farmi del male. Me l’ha detto tante volte ed è per questo che non vuole che vada in missione o in campo con loro.

Metto fine alla mie riflessione alzando lo sguardo su di lui e vederlo così vulnerabile, sofferente e ferito mi da la forza di dirgli la verità: << Ho avuto paura di perderti, ho avuto paura che…non…tornassi da me >> ammetto.

Ora sono sicura che l’emozione che è passata sul suo viso è quella di sorpresa. Sorpresa chiara come il sole.

<< Avevo bisogno di vederti con i miei occhi e di portarti in salvo con le mie mani >>.

Lui sospira fortemente e chiude gli occhi.

<< Allora, dobbiamo trovare un modo di uscire da qui >> dice ripetendo il mio mantra.

Un rumore attira la nostra attenzione e vediamo che Adrian ci sta osservando. Il suo solito sorriso sbilenco lo accompagna.

<< Le mie “attenzioni” nei tuoi confronti non sono servite a farti ammettere i tuoi peccati >> esordisce rivolto a Oliver. Poi mi guarda, lentamente: << Ma forse ho quello che fa al caso mio >> allarga le mani con fare teatrale e fa finta di essere pensieroso: << Chiamiamolo pure un incentivo >> dice infine.

Oliver stringe impercettibilmente la mascella.

<< Hai sbagliato donna se è quello che stai insinuando. La donna che mi interessa davvero te la sei fatta scappare >> dice riferendosi, presumibilmente a Susan.

Il mio cuore perde un battito.

Adrian ride, portandosi le mani alla pancia. Dio, quanta scena quest’uomo!

<< Per favore, Ollie. Sappiamo entrambi chi è il tuo punto debole. Chi ti rende veramente vulnerabile >>.

Si avvicina a me con passo lento e preciso. Poi mi posa entrambe la mani sulle spalle, chiudo gli occhi per la potenza del deja-vù che sto vivendo. Quando il conte mi posò le mani sulle spalle sentii il brivido che sto sentendo in questo momento.

<< So tutto di te Ollie. So anche che volevi sposare questa giovane donna, perché è colei che…com’è che hai detto? Ah già, colei che illumina il tuo cammino >> aggiunge ridendo: << Quanto potrà essere oscuro il tuo cammino senza di lei nella tua vita? Abbastanza da ricordarti il mostro che sei >> conclude avvicino la sua bocca al mio orecchio inchinandosi in avanti.

Oliver non smette di guardarlo, non posa mai lo sguardo su di me.

<< Se è così che vuoi giocare >> dice Adrian. Poi il dolore arriva inaspettato.

Uno schiaffo a pieno a viso che per la forza e la sorpresa mi fa cadere a terra.

<< Figlio di puttana! >> Oliver perde il controllo. Il viso rosso, le vene del collo talmente gonfie che potrebbero scoppiare.

Si fionda in avanti, dimenticandosi per un attimo o non curandosi della catene che lo tengono fermo. Lo strattone che da è talmente forte che per un attimo credo si possano spezzare.

Mi porto la mano sulla guancia. Non un lacrima che scende dai miei occhi. Non gliela darò vinta.

Mi rimetto seduta, nella stessa identica posizione in cui mi trovavo prima di essere colpita.

<< Non otterrai niente >> dico al procuratore guardandolo con occhi di sfida.

Lui ride: << Mi piaci! Sei determinata >> poi si rivolge a Oliver: << Ecco perché ti piace tanto >>. Gli fa l’occhiolino, per provocarlo.

Si inchina e mi prende il mento, con una sola mano, stringendomi un po’ le guance e impedendomi di muovermi: << Ottengo sempre quello che voglio, piccola. Stà a vedere >>.

E mi colpisce ancora e ancora sotto lo sguardo di un Oliver impotente e le sue urla che non sentirà nessuno. 

   
 
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