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Autore: perseus_jackson_x    17/03/2017    1 recensioni
AU!YurixOtabek
Otabek incontra Yuri il 31 di dicembre ad una festa.
Il biondo lo bacia... ma non gli dice il proprio nome.
Sarebbe finita lì, su quel palco, se sua sorella non avesse avuto la brillante idea di trovare il suo principe azzurro, o meglio dire: il suo cenerentolo.
dal capitolo primo:
'«Come si chiama?» domandò sua sorella. Il ragazzo, che stava sorridendo, smise immediatamente… alla fine non aveva detto il suo nome!
«Non te l’ha detto?» Otabek scosse la testa e Inkar rise.
«Non preoccuparti, l’agente segreto 00Kar troverà il tuo cinderello» il ghigno malefico che si era formato sul volto di Inkar spaventò il ragazzo, il quale poi disse: «Cinderello? ».
«Cinder-hell-yeah»
«Cinder-hell-no» Otabek scosse la testa, sua sorella non si sarebbe fermata finché non avrebbe trovato il bel tenebroso.'
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente, per Yuri, fu un susseguirsi di ricordi sparsi per la mente, senza un ordine cronologico. L’alcool solitamente lo rendeva semplicemente più vivace, mai meno lucido… ma era la mattina seguente che l’avrebbe passata con un mal di testa atroce. Aveva baciato qualcuno, questo era sicuro; ma chi? JJ? Si ricordava di essersi sporto verso il canadese… ma era successo davvero qualcosa?
Erano circa le dieci del mattino, quando il biondo decise di alzarsi dal proprio amato letto. Scelta sbagliata! Corse in bagno, gettandosi ai piedi della tazza, vomitando anche la propria anima.
In quello stesso momento sentì la porta essere aperta, Yuri gemette frustato, proprio non aveva la forza di andare a vedere chi fosse.
«Yurio?» il biondo riconobbe quella voce: era Victor.
«Sono in bagno» rispose allora Yuri, scaricando il water. Lentamente, facendo forza sulle braccia - poggiate sulla tazza - si alzò; la testa che ancora girava da morire.
Dannazione’ pensò Yuri ‘come cazzo studio in questo stato.’
«Ci penso io» Victor, che era subito corso in aiuto del biondo, lo prese in braccio; Yuri si sarebbe parecchio lamentato, se fosse stato in grado di mettere più di tre parole insieme con del senso.
Victor lo adagiò sul divano, sentendo il più piccolo subito lamentarsi per la fredda pelle del, però, morbido cuscino.
«Hai proprio esagerato ieri sera, Yuuri era così preoccupato quando non riuscivamo a trovarti. Be’, ho visto che non ti è andata molto male però, qual è il nome del belloccio di ieri?» Cristo, le sue parole riecheggiavano nella testa del piccolo Yuri, perché non poteva zittirsi?
«Mh» fu la sua unica risposta, all’ora non avrebbe aggiunto altro.

 

 

 

 

▶︎▶︎▶︎

 

 

Otabek, invece, si svegliò molto presto; avrebbe aiutato la sorella con il lavoro.
Sebbene lui non lavorasse effettivamente in quel locale, Inkar spesso gli chiedeva una mano. 
«Inkar, sono qui» disse semplicemente, chiudendosi la porta del bar alle spalle.
L’ambiente era cambiato da quando si era presentato l’ultima volta; le pareti, prima di un azzurro cangiante, ora erano verdi tanto che gli parvero di smeraldo; i tavolini era diminuiti, ma ora vi era più spazio e questo faceva sembrare il bar più grande. Il bar era molto vicino all’università, così molti studenti — lui compreso — optavano quello come luogo d’incontro, anche nei giorni feriali.
«Arrivo subito — riconobbe la voce della sorella, proveniente dalla dispensa del bar — potresti accodarti dietro al bancone, per favore?» il ragazzo non rispose, ma fece ciò che gli era stato chiesto.
In quello stesso momento due ragazze entrarono nel bar, camminando in direzione del bancone. Una era molto alta, dalla pelle diafana e i capelli rossi — sembrava il colore di sua sorella; l’altra era leggermente più bassa, i capelli scuri le ricadevano lunghi sulle spalle.
«Sara, tu cosa prendi?» fu la rossa a parlare, l’accento gli ricordò il bel tenebroso.
«Un caffè macchiato, grazie» disse, sorridendole, mentre portava gli occhi sui dolcetti messi in esposizione. L’altra capì a volo e sorrise malandrina: «Lo stesso» disse, prendendo nella propria la mano di Sara «e anche uno di quei deliziosi dolcetti per il mio tesoro» la moretta arrossì, non riuscendo a nascondere la gratitudine.
«Arrivano subito, se volete potete accomodarvi» Otabek subito si mise all’opera, mentre le due ragazze sedevano ad un tavolo. 
«Per caso ci conosciamo?» parlò la rossa, di cui ancora non sapeva il nome, mentre serviva le ordinazioni. Otabek alzò le spalle, non ricordando di averla mai vista.
«Ora ricordo! Hai cantato ieri al party, sei stato molto bravo» il ragazzo annuì velocemente, biascicando un ‘grazie’.
«Hai cantato altre canzoni, poi? Purtroppo chi guidava la macchina — Victor, si chiama, a proposito — ha dovuto soccorrere un nostro amico che aveva bevuto troppo, quindi siamo andati tutti via» la ragazza continuò a parlare fino a quando Otabek la interruppe.
«Hai detto… Victor? Alto, albino, occhi chiari?» le due ragazze annuirono
«E’ lui» disse l’altra ragazza, che fino d’allora era stata in silenzio «ma è totalmente fidanzato, mi dispiace amico» Otabek aggrottò la fronte, avevano assolutamente capito male.
«Mila! E’ tardissimo, andiamo ora» le due pagarono, lasciando Otabek al proprio lavoro.
«Eccomi qui» sua sorella riapparve, i capelli in disordine e la maglia al contrario; sentì una porta sbattere, da dove era venuta la ragazza. Otabek scosse la testa desolato, tornandosene dietro al bancone.

 

 

Il giorno dopo Otabek sarebbe dovuto tornare all’università, cosa che decisamente avrebbe preferito evitare. 
Si tolse il grembiule, decidendo di andare a casa; avrebbe pensato sua sorella a sistemare.

 

 

 

▶︎▶︎▶︎

 

 

Yuri, quando si svegliò, notò che oramai fosse notte; si stiracchiò piacevolmente, il mal di testa era passato, lasciandogli solo una leggera — si fa per dire — amnesia.  Prese il telefono, l’orario segnava le venti, avrebbe chiamato Victor per farsi raccontare qualcosa della sera precedente; compose velocemente il numero, aspettando che l’altro rispondesse.
“ Pronto, Yurio? ”   parlò l’albino, interrompendo il proprio lavoro: stava cucinando per lui e per il suo futuro fidanzato.
Ohi, Victor —  si interruppe un attimo, non sapendo come chiederlo — che cazzo ho fatto ieri notte? ”  come sempre, d’altronde, il minore fu più che fine nello scegliere le parole. Victor rise.
Non ricordi nulla? ”  no, Yuri non ricordava nulla, se lo avesse fatto di certo non glielo avrebbe chiesto; sorvolò sul fatto che la stupidità dell’uomo lo irritasse.
No, nulla, vuoto totale, black out, come te lo devo dire ”  sbuffò il minore, spostando una lunga e bionda ciocca dagli occhi; avrebbe dovuto lavarli quella sera. L’altro, invece, si preparò alla reazione di Yuri, cercando di trattenere un risolino; Yuuri, al suo fianco, stava continuando il lavoro lasciato in sospeso dal fidanzato.
Be’… da dove iniziare — soffiò Victor, ricordando il principio della storia — uhm… hai cercato di baciare JJ, ma Izz ti ha fermato ”  così come lo fu lo stesso Victor, che venne bruscamente interrotto dalle imprecazioni di Yuri.
Poi hai afferrato un tizio molto bruttino, se devo dire la mia, e lo hai trascinato in pista ”  un’altra imprecazione dal biondo Yurio, vergognandosi da morire per l’inibizione dimostrata la sera precedente. Sperò che il racconto di Victor fosse finito lì, povero piccolo e innocente Yuri.
Poi un altro tizio è salito sul palco, cantando una di quelle canzoni contro il mondo che ascolti tu… ”  Yuri alzò gli occhi al cielo, rispondendo con un mugolio.
… E sei sparito.  Quando io e Yuuri ti abbiamo trovato eravate in atteggiamenti molto intimi, molto molto intimi oserei dire  — Victor si interruppe un attimo, Yuuri si era arreso e aveva deciso di attentare al suo collo, lasciandogli languidi baci ovunque mi dispiace devo andare a… preparare Yuu- cioè la cena. A domani!”  l’altro, che oramai era leggermente turbato dagli atteggiamenti assunti quella sera, non lo stava neanche più ascoltando. Mormorò uno ‘Ciao’, 
Chiuse immediatamente gli occhi, posando il telefono sul parquet, intanto cercò di pensare alle proprie azioni. Purtroppo, come aveva detto in precedenza, anche dopo il racconto, non riusciva proprio a ricordare.
Il mese successivo avrebbe avuto un esame di fisica, lui non si sentiva per niente preparato.
Si alzò pigramente, camminò strusciando i piedi sul legno dei pavimenti, dirigendosi in bagno; prese un codino e  velocemente si legò i capelli in una crocchia. 
Quando prese il computer, per finire quella famosa ricerca che doveva concludere da un paio di settimane, decise di farlo ascoltando la musica. Gives You Hell partì, incominciando a canticchiare il testo. Nella parte del ritornello, la voce del cantante venne sostituita da quella di qualcun altro; le immagini di un ragazzo dal taglio di occhi asiatico gli balzarono alla mente. Era lui! Era lui quello che aveva baciato! Doveva ricordare il suo nome, così avrebbe… avrebbe… cosa avrebbe fatto? Si sentì stupido, perché mai avrebbe dovuto cercarlo? Dopotutto non si ricordava quasi nulla, e se la sera prima fosse stato lui ad assalire lo sconosciuto? Si riscosse da quei pensieri, tornando al proprio lavoro proprio mentre My Immortal degli Evanescence partiva.

 

 

 

 

 

 

L’ANGOLO DI QUELLA CHE PARLA TROPPO.

 

scrivere questo capitolo è stato molto difficile, non per l’ispirazione, ma per il tempo a disposizione — la scuola mi uccide. Spero che vi sia piaciuto, soprattutto perché a me ha fatto tanto piacere scriverlo. Purtroppo ho avuto il tempo di rileggerlo solo un paio di volte, se trovate errori non esitate a dirmelo, grazie.
eeeh nulla, lasciate una recensione e fatemi sapere che ne pensate.

— Alessia

 

 

 

 

   
 
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