Serie TV > Altro
Segui la storia  |       
Autore: Beckett    17/03/2017    0 recensioni
[Intrattenimento]
" Siamo ritornati. Pronti per un nuovo capitolo della nostra storia."
Genere: Commedia, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“ Non ricordo l’ultima volta che siamo andate in discoteca e ci siamo divertite così tanto” El diceva questo mentre ballava scatenata in quello che doveva essere uno dei locali più rinomati di New York. La loro vita era cambiata e loro vivevano in un’altra città lontano dai loro cari ma erano le stesse ragazze di sempre, le ragazze a cui piaceva bere, a cui piaceva divertirsi e a cui piaceva combinarne qualcuna giusto per sentirsi più vive. Erano assassine, questo nessuno lo avrebbe mai cambiato ma erano pur sempre ricche, erano pur sempre giovani ed erano pur sempre Elis Everwood e Katherine Middelton.
“ Inauguriamo i bei vecchi tempi?!” urlò Kat con un bicchiere in mano.
“ Quello che desideri!” urlò di rimando El alzando le mani verso il cielo. Era vero, non si divertivano così da parecchio, era da un anno che ormai si erano dimenticate cosa volesse dire vivere la propria età. Sopravvivevano perché era l’unica cosa che potevano fare dopo una cosa del genere, ma al tempo stesso volevano ‘sopravvivere bene’ e ciò significava  che qualche volta potevano darsi anche alla pazzia gioia senza pensare che un uomo era morto. Un uomo era davvero morto per colpa loro e nessuno lo sapeva. Erano solo due ragazze che ballavano in discoteca un venerdì sera.

“ Posso?” un ragazzo sulla ventina si sedette vicino ad Elis mentre lei era intenta ad ordinare un altro bicchiere di vodka.
“ Ti sei seduto comunque.” Rispose lei. Era molto brilla, ma, ehi, era Elis Everwood, sapeva gestirle queste situazioni, era campionessa dell’ubriacarsi ma non troppo.
“ Un altro prego.” Disse lui al barman mentre quest’ultimo stava versando vodka nel bicchiere vuoto di El.
“ Allora, tu sei?” domandò lui poi.
“ Se questi sono i tuoi modi di approcciare stiamo messi proprio male.” Disse El e sorrise.
“ Non è il mio forte. In realtà le discoteche, le ragazze, i bicchieri di vodka… non fanno per me.” Disse.
“ Sei per caso..?!”
“ Oh, no… sono solo timido.” Rispose lui prendendo il suo bicchiere di vodka e bevendolo tutto. Magari più ubriaco era più riusciva a sciogliersi.
“ Ora ti dico una cosa divertente…” cominciò El “ nella mia vita ho sempre incontrato uomini del genere. Persone timide, sofisticate, buone. Sai ragazzi d’oro, quello ‘bello e dannato’ nemmeno se pagavo lo trovavo. Il mio fidanzato, se posso chiamarlo ancora così, è come te. E’ bello, buono, timido, sofisticato. Sei praticamente tu tre anni più vecchio. Il mio coinquilino? Uguale. Non è che io voglia il bello e dannato, assolutamente, ma non sarebbe male trovare qualcuno di una certa portata. Quindi, senza offesa, ma…  ne ho abbastanza.”
“ Non sai nulla di me.” Rispose lui sorridendo.
“ Andiamo, non puoi essere bello dannato e timido è un ossimoro. Sono abbastanza ubriaca da divertirmi ma, non abbastanza da non capire che tu sei come quelli. Quelli buoni.”
“ Quindi non ho possibilità con te?”
“ Nemmeno una.”
“ Nemmeno se ti invito a ballare?” domandò.
“ In discoteca? Invitare a ballare una ragazza in discoteca? Davvero sei come tutti gli altri ragazzi che ho incontrato nella mia vita.” Fece per alzarsi quando lui la fermò.
Elis si girò verso di lui con sguardo interrogativo.
“ Non vuoi sapere nemmeno come mi chiamo? Nessuna curiosità?”
Lei continuò a guardarlo. Ormai Elis era diventata paranoica, ogni minima cosa la rendeva paranoica, non viveva bene. Anche l’alcol non le faceva più effetto. Lui continuava a guardarla e a mantenerle il braccio. Si era gelato il sangue eppure lui non le aveva detto nulla di cui lei potesse aver timore. Ma Elis sapeva che qualcosa non quadrava, era troppo normale ed era troppo strano. Forse le luci e la musica stordante della discoteca, forse i tre bicchieri di vodka che le stavano facendo effetto, forse semplicemente per gli incubi che l’accompagnavano anche quando era in giro per divertirsi. C’era qualcosa che non andava.
“ Mi chiamo Danny.”
“ Ciao Danny.”
“ Danny Gliffer.” Disse lui. L’incubo era sempre più reale e sempre più vicino. Erano ad un passo dal loro peggiore nemico. Elis sentiva la musica della discoteca ancora più forte, le luci ancora più accecanti e sudava, la vodka stava risalendo man mano fino ad arrivare alla sua bocca. Si toccava le mani sperando che quello fosse solo un sogno, ricordava che la nonna le diceva che quando le sue dita oltrepassavano la mano voleva dire che era solo un sogno, ma niente, le sue dita non oltrepassavano. Cerco di contarsi le dita sperando ne fossero undici o dodici, no, erano dieci. Era tutto nella norma, era tutto reale.
“ Devo… devo andare.” Danny mollò la presa e vide Elis correre fino ai bagni della discoteca.
Erano sudici, li dentro ci entrava chiunque per fare qualsiasi cosa e lei voleva stare solo tranquilla, da sola, cercare di capire perché ogni qual volta provava a divertirsi c’era sempre qualcosa che non andava. Alla fine cacciò letteralmente tutto fuori, come non aveva mai fatto. Vomitò e poi si accasciò per terra, pensava che se quello fosse stato realmente un sogno, voleva svegliarsi. Ma niente.

“ El?!” a chiamarla era Katherine che aveva visto la sua faccia pallida e l’aveva portata fuori. Si trovavano sul retro della discoteca, erano solo loro due e nessun altro. C’era caos dentro ma fuori c’era calma piatta.
El la guardava, tremante, sudava e aveva il viso pallido, cadaverico.
“ Mi spieghi cosa è successo? Hai bevuto troppo? Ho chiamato Jackson, sta venendo.”
“ Kat…”
“ Dimmi.”
“ Ho conosciuto un ragazzo dentro e…”
“ Ti ha fatto qualcosa?” domandò preoccupata Katherine.
“ No…”
“ Allora?”
D’improvvisò uscì dalla porta del retro del locale Danny Gliffer, preoccupato.
“ Ehi, ciao. Sono Danny, ci siamo conosciuti dentro, stavamo parlando quando la tua amica è scappata in bagno, mi sono preoccupato, tutto bene?” domandò Danny a Kat mentre Elis guardava la scena cercando di ritrarsi sempre di più ed allontanarsi da lui.
“ Sì grazie, credo abbia bevuto un po’ troppo.” Rispose sorridente Katherine all’oscuro di tutto, ovviamente.
“ Vi serve un passaggio fino a casa?” domandò poi il ragazzo.
“ NO.” Rispose prontamente Elis guardandolo dritto in faccia. Katherine si girò verso di lei e la guardò in maniera interrogativa, non capiva tutto questo sgarbo nei suoi confronti.
“ Grazie Danny ma siamo apposto così.”
“ Va bene allora. Ciao ragazze.” E andò via.
“ Ma che hai contro quel ragazzo?” domandò Kat.
“ E’ quel ragazzo che ho conosciuto nel locale…”
“ E che ha fatto? Lo vedo… normale…”
“ E’ un Gliffer Kat. Si chiama Danny Gliffer.” A Katherine le si gelò il sangue. Non poteva essere vero, non di nuovo almeno. La situazione era completamente fuori controllo e loro, a differenza delle altre volte, non sapevano cosa fare e non potevano ricattare nessuno come fecero già con Lydia. Erano soli ed assolutamente impreparati. Impreparati a tutto questo. Non poteva accadere di nuovo, ma soprattutto non poteva accadere a New York, lontano da Mainland, lontano da Atlanta, questo li perseguitava, letteralmente.


Elis andò a dormire, la casa era silenziosa come non lo era mai stato. Max viveva le sue giornate nella sua camera da letto ed usciva solo per mangiare e per guardare un po’ di televisione, ma non faceva conversazione con nessuno. Harry e Chris avevano le loro cose a cui pensare, quasi dimenticavano la presenza di due persone in più nel loft. Jackson ormai viveva lì stabilmente e cercava di trovare un lavoro per aiutare economicamente gli altri. I problemi erano altri, pensavano. Quelli facevano solo da cornice.
“ Tu chi credi possa essere?” domandò Katherine a Jackson mentre erano intenti a sistemarsi per la notte.
“ Non ne ho idea.”
“ Non può essere solo una coincidenza? I cognomi non sono tutti diversi.”
“ Non credo alle coincidenze.” Disse Jack con fare preoccupante.
“ Nemmeno io ci credo, ma ho bisogno di farlo perché al contrario impazzirei.”
“ Non lo so Kat, la situazione è strana e noi non stiamo facendo nulla.”
“ Il benzinaio non esiste, queste massonerie sono segrete ed impossibili da scoprire, cosa dovremo fare?” domandò Katherine infastidita dalle parole di Jackson. Non voleva sentirsi inutile, anche se, ultimamente, stava facendo tutto nella maniera sbagliata. Però, pensava, che l’ultima volta in cui si rese utile una persona perse la vita e non voleva ritornare a quel punto, voleva fare qualcosa che portasse ad una soluzione positiva e non drastica, anche se in casi come questi era impossibile trovare qualcosa che avrebbe fatto felici tutti.
“ Dovremo cercare questo Danny Gliffer su internet, capire chi è, se esiste un nome del genere o è soltanto un’altra falsa pista, dovremo informarci maggiormente su queste massonerie e, se la cosa lo richiede, provare ad entrarci…” disse Jackson.
“ Come?”domandò Kat.
“ Non lo so, ci sarà un modo, un qualcosa per entrare. Per il momento vediamo se questo ragazzo ci sta dicendo la verità e se davvero Eremy Gliffer aveva dei parenti.”
“ Grazie Jack.”
“ Mi sto mobilitando, lo faccio per me, per te.”
“ Per noi, spero…”
“ Non voglio riconquistare la mia ragazza cercando di evitarle il carcere, non è romantico. Questo lo faccio per me e per te. Quando si parlerà di noi, non lo so… ma succederà. Non ora. Questo non è per noi.”
Katherine sorrise e gli diede la buonanotte andando definitivamente in camera. Il problema è che non ce la faceva affatto a dormire, così decise di mobilitarsi prima di chiunque altro.
Cercò Danny Gliffer su internet e si rese conto, attraverso varie informazioni ricavate, che esisteva davvero un uomo con quel nome, ed era proprio il ragazzo che avevano incontrato al locale. Era capo di un’azienda di elettrodomestici nonostante la sua giovane età e aveva alle spalle una ricca famiglia che poteva permettergli tutto questo, erano la famiglia Gliffer – Tonillac. C’era il padre Ernest Gliffer- Tonillac, la madre Dominique Gliffer – Tonillac e poi lui ed un fratello. Non c’era il nome del fratello, era come se quest’ultimo fosse stato completamente cancellato dallo stato di famiglia, non ne erano quattro secondo Google ma semplicemente tre.
Katherine pensò che o la notte porta consiglio, o la risposta è troppo facile quindi non vera o per la prima volta il destino era dalla loro parte, e questo succedeva raramente, quindi doveva coglierle al volo queste cose. Aveva capito, e non c’era voluto tanto per capire una cosa del genere. Eremy Gliffer era il fratello fantasma di Danny Gliffer e, per qualche ragione legata alle famiglie ricche, Eremy aveva deciso di abbandonare quel tenore di vita. Era così lineare questa storia, era arrivata a qualcosa, ma non a tutto.
Poi si ricordò la strana teoria di Elis… La massoneria dei Robin Hood, che rubano ai ricchi per darei ai poveri, c’era quasi arrivata, era a tanto così da scoprire l’arcano del San Francesco che  si era spogliato dei suoi averi per aiutare i poveri, ma poi cadde in un sonno profondo e tutte quelle cose erano diventate solo allusioni, supposizioni svanite nel momento in cui chiuse gli occhi.
“ Harry allora come vanno le cose in quel covo di assassini ricchi e spocchiosi?” chiese Margot.
“  Non sono male.” Rispose lui.
“ Sei nostro fratello, persone del genere sono i nostri nemici.”
“ Questo non cambierà Margot. Hanno ucciso Eremy, un nostro fratello.”
“ Di cosa state parlando, sono nuova qui, ho bisogno di amici.” S’intromise Lucy, ovviamente faceva tutto ciò per arrivare ad una conclusione, per ricavare informazioni. In fondo il suo compito non era quello di farsi amici ma di proteggere Katherine dal piano che stavano architettando per vendicarsi di Eremy.
“ Nulla.” Rispose Margot.
“ C’è stata una perdita?” domandò Lucy.
“ Sì, abbiamo perso da poco il nostro fratello Eremy.”
“ Ah… sapete chi è stato?” domandò Lucy speranzosa che le dicessero quello di cui aveva bisogno.
“ No. Noi dobbiamo andare via Meredith. Ci vediamo domani, alle dieci non dimenticartelo.” Si salutarono e Lucy decise di ritornare a casa.
Era ormai tardissimo, era passata mezzanotte ed era stanca e anche un po’ delusa. Era già da un po’ che faceva parte di quella massoneria ma non aveva ancora scoperto nulla di concreto. In fondo nemmeno il suo piano aveva delle basi solide.
“ Allora? Non pensi sia ora di spiegarmi meglio cosa hai in mente e cosa ti ha portato a questo?” disse al telefono Connor mentre era ancora intento ad aiutare Lucy dal carcere di Denver nel quale lei era stata spostata e poi era evasa. Era ancora una ricercata ma nessuno ne parlava o almeno nessuno sapeva della sua vita a New York.
“ E’ cominciato tutto così Connor…”
Lucy spiegò lentamente come aveva saputo dell’omicidio di Eremy Gliffer e come era arrivata alla conclusione che ad ucciderlo fossero stati Katherine Elis e Max, ovviamente non ne conosceva le dinamiche ma stava cercando di spiegarlo. Gli disse anche come era arrivata alla massoneria e di come aveva scoperto che Eremy facesse parte di questa confraternita. Si era informata ed aveva scoperto l’intento “pacifista” e “anticonformista” di questa sorta di brigata. Disse che sul sito c’erano scritte cose buone, loro volevano la parità tra classi sociali, volevano che i ricchi venissero annientati per dare la voce a chi non ne aveva mai avuta una. Volevano creare una società utopica. Venivano chiamati i comunisti dell’oggi, la loro massoneria doveva portare del bene, assolutamente.
Questo diceva il loro sito web, ovviamente nascosto attraverso codici strani che Lucy ebbe tra le mani grazie al poliziotto Al che ne aveva fatto parte negli anni ’60.
Lucy grazie a questi suoi mesi in carcere aveva potuto approfondire tutto e voleva avere solo la conferma che questi uomini stavano organizzando qualcosa contro la sua amica Kat. C’era quasi. Bastava capire cosa avevano in mente e non era facile ma non era nemmeno impossibile.
Connor l’ascoltò per circa due ore. Non fiatava. In silenzio fino all’ultima parola professata da Lucy.
“ Katherine ha ucciso un uomo.” Poi, alla fine, disse.
Lucy ascoltò la sua voce. Tremante. Connor ormai sapeva e il cerchio diventava sempre più grande. La verità stava per venire a galla e questo era un problema.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Beckett