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Autore: Rubina1970    18/03/2017    4 recensioni
In questa storia cercherò di dare spazio a tutti i personaggi. Che siate fans di Abel, di Arthur o di Lowell, prometto di dare la massima attenzione a tutti loro!
Il punto è: e se Georgie, alla fine del cartone, si fosse rimessa con Lowell?
Nell'anime, non si vede mai che s'innamori di qualcun altro, e anche se torna a casa coi Butman Brothers non per questo ne sceglie uno. Questo è uno dei motivi per cui il finale dell'anime non mi soddisfa.
Spero che la mia storia vi piaccia, ci saranno baci, lacrime e risate, e paesaggi che uno non si aspetta (tipo: che ci fa Georgie in Italia?!) ... e aspetto vostri commenti!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Altri, Arthur Butman, Georgie Gerald, Lowell Gray
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Per Georgie, rivedere Abel fu un grande conforto. Ora, aveva vicino due degli uomini più importanti del mondo, per lei. Il fratellone andò nella sua stanza e le tenne la mano, le raccontò del suo viaggio e poi, per distrarla, disse quello che sapeva della storia d’amore di Arthur e Maria dal momento in cui lei li aveva persi di vista: il loro innamoramento era stato dichiarato a Bath un anno e mezzo prima, poi erano stati spesso divisi incontrandosi di nascosto e di rado, l’estate prima c’era stato il breve fidanzamento di Maria con Fenner e Arthur aveva pianto lacrime amare … Alla fine, il biglietto disperato di Maria aveva stravolto tutti i piani di viaggio del ragazzo, e lo aveva portato alla conclusione che fosse necessario sposarla subito e scappare con lei. Georgie ascoltava con emozione, e sorrideva al pensiero che presto sarebbero arrivati anche loro. Finalmente, si alzò e andò a fare colazione, con grande gioia di Fritz, che obbligò Abel a raccontare tutto quanto di nuovo! Era presente anche Maristella, alla quale venne in mente che era stata proprio lei la prima ad accorgersi dell’amore che Arthur nutriva per Maria: così, Maristella spiegò la storia della lettera, e tutti la trovarono molto divertente. Tutto questo serviva a far sorridere Georgie … a scacciare il pensiero atroce del pericolo in cui versava Lowell … della probabile solitudine e angoscia di lui … a superare l’impotenza. Sì, molto meglio parlare della fuga dei due innamorati, e pregustare il piacere del loro arrivo a Ischia … Ma non sarebbe andata come loro speravano.
Sulle Prealpi piemontesi, ci fu un problema al sistema di riscaldamento della carrozza dove viaggiavano i due sposi. Tutti i passeggeri che la occupavano furono invitati a scendere a (…)1, per permettere un tentativo di manutenzione, e se questo non avesse funzionato, avrebbero dovuto probabilmente cambiare carrozza. Solo un breve contrattempo …
La stazione non era grande, disponeva di una sala d’attesa di prima classe ma Maria la trovò fumosa, e volle uscire. L’aria aperta era molto meglio: pungente per via dell’altitudine, ma piacevole. Arthur suggerì di prendere qualche cosa alla vicina caffetteria:
― No, ti prego, mio caro, non voglio chiudermi di nuovo in una stanza. Ma se tu hai voglia di andare …
― Non intendo lasciarti qui!
― No, è che … qualche cosa mi andrebbe, ma ho anche bisogno di aria, è tanto che viaggiamo …
― Aspetta, ti faccio portare un tè? una cioccolata?
― Un tè, sì … all’inglese, con un po’ di latte. Io ti aspetto qui.
― Cerco di sbrigarmi, allora. Magari si sbrigassero anche gli operai della ferrovia …
Arthur si mosse, lasciando Maria a passeggiare pigramente vicino alle aiuole della stazione e all’orto della casa adiacente.
Un’oca uscì dall’orto, dondolandosi in modo buffo, o almeno a Maria sembrò buffo, con la pancia tonda sulle zampe grigiastre. Maria si avvicinò al recinto:
― Ehi, ma dove vai? Non ti allontanare … fatti vedere da vicino, aspetta!
― Signora Butman? Milady? – una voce inattesa alle sue spalle: un uomo la chiamava dalla stradina al lato della fattoria, e la chiamava in inglese, per nome!
Arthur dovette fare un po’ di fila, alla caffetteria: non era stato il solo ad avere quell’idea, tra tutti i passeggeri che erano stati costretti a scendere per permettere i lavori, oltre a quelli in attesa di altri treni. L’acqua per il tè non ci mise poi molto, ma abbastanza perché accadesse qualche cosa, all’esterno. Arthur uscì con una cameriera che portava un vassoio per Maria, e la cercò lì dove l’aveva lasciata; non vedendola, si girò verso l’orto ma vide solo l’oca che rientrava tranquilla e silenziosa, mentre una ragazzina dai capelli castani che parevano di stoppa chiudeva il cancello dall’interno. Lo spiazzo era vuoto. Arthur guardò anche verso la stradina solitaria, laterale, e non vide nessuno; provò in sala d’attesa: nessuno. Cominciò a cercarla anche sul treno, ma l’inserviente gli assicurò che non era risalito nessuno … nessuno! Ad un certo punto, gli sembrò che il cuore gli si fermasse, mentre la cameriera col vassoio lo guardava interrogativa: non c’era! Maria era scomparsa!
Il giovane sposo si fece assicurare ancora più volte che Maria non potesse essere sul treno. Chiese che venissero esaminate le ritirate per le signore, anche quelle della stazione, ma non la trovarono. Allora, col cuore in gola e la fronte intrisa di sudore, fece scaricare i bagagli e si rivolse alla polizia ferroviaria.
Fu necessario trovare un interprete. Non ci volle molto, ma ad Arthur sembrò un’eternità. Nel frattempo, il treno fischiò, e a lui venne il terrore che, se qualcuno dei passeggeri poteva sapere qualche cosa di lei, ripartisse senza essere interrogato, e questo lo fece agitare ancora di più:
― Insomma, quanto ci vuole? Dovete fermare il treno, subito! Interrogare tutti!
Il giovane diede una manata sul tavolo del commissario al quale si rivolgeva, concitato. Il commissario, però (un ometto untuoso e di pessimo umore), non la prese bene e lo guardò con ostentato fastidio:
― Deve calmarsi, e aspettare. A-s-p-e-t-t-a-r-e!
Arthur era terrorizzato dall’incertezza, ma dovette aspettare, e si limitò a guardarlo in cagnesco finché l’interprete non arrivò. Poi, poté finalmente esporre tutte le sue angosce, esibire il certificato di nozze e i titoli di viaggio, e pretendere un’immediata ricerca.
Il commissario non si dimostrò affatto più comprensivo, dopo aver visto i documenti del ragazzo. Tanto il treno era ancora fermo, e lui si sentiva libero di procedere a modo suo con chi aveva mostrato (secondo lui) scarso rispetto dell’autorità:
― Lei, signor Butman, è … protestante?
― Eh? Sì, presbiteriano. E allora?
― Uhm … ― il commissario pareva trovare la cosa sospetta, ma ancora più sospetto gli sembrò quello che scoprì poi: proprio in quel momento un suo agente gli aveva porto un giornale che riportava (secondo la volontà di Lady Dangering) la notizia del rapimento della giovane futura Duchessa inglese Dangering ad opera di un “profittatore di pochi scrupoli” di nome Arthur Butman.
Sfortunatamente, il giornale riportava anche una breve ma importante informazione: la nobile sventurata aveva con sé svariati gioielli di alto valore, al momento della sua scomparsa. Allora, il commissario fece di più di quello che sarebbe stato logico e suo dovere fare: non solo fece esaminare il treno e interrogare il personale, i passeggeri, gli avventori della caffetteria e coloro che si trovavano in attesa sulle banchine (senza tralasciare gli abitanti della casa colonica), ma volle che fossero perquisiti lo scompartimento e i bagagli di Arthur e Maria. Cercava i gioielli, e non li trovò. Nella sua mente si andava formando un’ipotesi che gettava su Arthur una luce molto equivoca … ma non la rivelò ancora. Si limitò a fare domande sul motivo di quel viaggio e sui parenti di Ischia. Intanto, le ricerche nei dintorni continuavano, e dopo un po’ il treno ripartì.
Arthur era ormai terrorizzato, non sapeva assolutamente che pensare. Non si mosse dalla stazione di polizia per tutto il giorno, sperando e rimanendo deluso ogni volta che la porta si apriva. Era del tutto all’oscuro anche del fatto che il commissario, convinto che il caso fosse abbastanza importante e losco da portare lustro alla sua carriera, aveva mandato un messaggio alla polizia inglese: avrebbe potuto dire di aver collaborato con l’estero per risolvere uno scabroso caso internazionale di scomparsa! Alla fine, il funzionario disse al giovane sposo angosciato di restare in paese (come se Arthur avesse voglia di andarsene senza Maria!), presso l’albergo locale.
Arthur prese mestamente possesso della camera (matrimoniale, naturalmente, Maria doveva ricomparire presto!), e tornò ad aspettare.
La mattina dopo, non c’erano notizie di Maria, e il commissario decise che era il momento di sparare la sua “cannonata”: l’uomo interrogò Arthur sulla moglie e sulla possibilità che la giovane signora fosse scappata alla prima occasione che le si era presentata. A questa insinuazione, Arthur si sentì gelare il sangue ... se sospettavano di lui, l’avrebbero cercata nel modo più sbagliato possibile, e probabilmente non l’avrebbero mai ritrovata! Solo un animo gentile come quello di Arthur poteva non farsi prendere dalla rabbia di fronte a un tale sospetto, ma l’angoscia fu più forte di tutto, e forse per questo il ragazzo riuscì a controllarsi.
L’investigatore, però, aveva un suo discorso in mente, e non aveva ancora finito. Chiese ad Arthur notizie dei gioielli, e Arthur non seppe che rispondere, perché a mala pena ci aveva fatto caso, e non sapeva dove fossero. Il commissario espresse il sospetto che fossero già stati “smerciati” … da Arthur stesso! I contanti erano facili da depositare in una qualsiasi banca, per essere poi prelevati dovunque, e del resto il tempo l’aveva avuto anche in Inghilterra, prima di partire, e una volta sposata la dama nessuno gliene avrebbe mai chiesto conto …
Arthur impallidì:
― Che significa? Che cosa sta immaginando?!
― Io non immagino, signore, io deduco! E dalle informazioni che ho avuto, ci sono parecchi dubbi sul suo matrimonio … ― gli mise davanti il giornale britannico aperto alla pagina che parlava del presunto sequestro di Maria Dangering, ― Ma verranno presto chiariti da Scotland Yard. Nel frattempo, ho scritto ufficialmente alla Dama che è stata tutrice della Signora Butman, la Contessa Dangering, e sono sicuro che appena in Inghilterra sapranno tutto …
Arthur non aspettò la traduzione dell’interprete, perché la lettura veloce dell’articolo e il nome di Lady Dangering lo fecero sbottare:
― LADY DANGERING?! Se c’entra qualcosa, se per caso è stata lei, io non so quello che farò! Maria è mia moglie, mia moglie, e io soltanto ho diritto di stare con lei!
― Si calmi! – rispose il funzionario, contento di aver fatto perdere la calma al suo sospettato, e intenzionato ad arrestarlo se fosse successo di nuovo, minaccia che fece tradurre accuratamente. I rapporti tra Arthur e quell’uomo non potevano che peggiorare.
 
***
 
Una mattina pesante scese sul golfo di Napoli. L’afa era tale che non faceva presagire niente di buono neanche alle prime luci: quell’aria umida e ferma era quanto di peggio per sconfiggere il morbo. A Ischia la brezza non mancava e non c’era una nuvola, ma Abel sapeva leggere l’orizzonte, e il fatto di non vedere nulla anche guardando verso la terraferma gli diceva che i napoletani avrebbero fatto fatica a guarire ancora per un giorno. Il postino non portò nulla di preoccupante, i giornali non riportavano il nome “Grey”, e allora iniziò di nuovo il lavoro principale della casa, che consisteva nel cercare i modi per rasserenare l’attesa di Georgie. Fu Antonia ad avere l’idea: la giovane signora inglese che stava per arrivare di sicuro non doveva avere un guardaroba estivo che fosse abbastanza leggero, e nel dubbio sulle sue misure precise, sarebbe stato meglio avere almeno delle stoffe delicate già pronte al suo arrivo per farle fare qualcosa di adeguato. Tutta la famiglia partì per una mattinata di spese frivole. Mentre l’esperta Georgie selezionava cotonina e seta, pizzo e passamaneria, Abel portò Sophia, Antonia e Maristella a prendere il gelato.
Il caffè era frequentato da molti ischitani e da alcuni turisti, e lo era un po’ a tutte le ore, perché non c’è un orario peggiore di un altro per un caffè, una granita o un orzo quando non si ha niente da fare. I signori in abito crema seduti ai tavolini guardarono la “famiglia” entrare senza staccare gli occhi da Maristella, oltre il fumo delle loro sigarette.
― Ahhh … è bell’assai!
― Eh, sì. Fa sempre piacere vedere che i giovani “a posto” si sposano e tengono alla famiglia! Di questi tempi specialmente …
― Vero, vero! E poi, la maternità fa bene, è noto!
― Non troppa, però!
― No, no, e chi dice questo … il giusto. Ah, la famiglia è una cosa bellissima!
― Già … E la maternità fa bene, si vede proprio!
Maristella non guardava quegli uomini, ma non poteva fare a meno di sentirli, e sospirò sollevata al pensiero che Abel non poteva capire quello che dicevano. Allora, volle giocare alla coppia con bambina e bambinaia, e prese in braccio la piccola con dolcezza perché potesse vedere meglio le varie specialità di gelato esposte: era quello che una mamma avrebbe fatto! E intanto tra sé rideva, per l’emozione di far finta di essere sposata con Abel … Abel che la guardava con la coda dell’occhio, e per un momento ebbe la stessa fantasia. Il gelato fu scelto e pagato. Né Maristella né Antonia ebbero la minima voglia di spiegare ad Abel le allusioni di quei signori, e lui, pur consapevole degli sguardi che lanciavano alla ragazza, non ci trovò niente di strano e non commentò. Uscirono, con lui che teneva la porta aperta per farle passare, e mentre Maristella passava incrociò il suo sguardo: si sorrisero. Poi, Abel lanciò un’occhiata velocissima verso i tavolini, con malcelato orgoglio, e pensò: “Non ci pensate neanche, lei sta con me!”
Poi, nel pomeriggio, arrivò la lettera. Le notizie erano terribili, Abel la portò immediatamente da Georgie col cuore in gola:
― Georgie … no, non ti preoccupare, non viene da Napoli: è di Arthur. Ecco, leggi. – Georgie, reclinata sul divano, lesse e poi guardò Abel con pura angoscia: ― Io devo … devo, capisci?, andare da lui. Tu hai Fritz, Maristella e Antonia, i piccoli … Arthur ha solo me, adesso, e io ho promesso …
― Ma certo, che devi andare! Oh, vorrei poter venire con te … Un momento, vieni. – Georgie guidò Abel in camera sua, dove scoprì una cassaforte nascosta, l’aprì e ne prese dei soldi, dandoli al fratello.
― Georgie, non occorre …
― Ma prendili, sono tutti i soldi che ci sono in casa ma non è un problema per me. Arthur ne può avere bisogno!
― Hai ragione … dobbiamo pensare a lui. Te li restituiremo.
― Ma figurati! Piuttosto io non capisco, che cosa le sarà successo?!
― Non lo so. Non capisco nemmeno io, ma non ti nascondo che … non mi piace, non so che pensare. Maria non può essere scappata volontariamente, e allora …
― Oh, mio Dio! Vai, corri, Arthur è da solo coi suoi pensieri … un’altra volta, come …
― Sì. Come a Londra. Ma torneremo presto. Presto, te lo giuro, e con Maria. Deve essere così!
Abel buttò quattro cose in uno zaino e corse al porto. Non poteva perdere il primo traghetto, non ebbe neanche il tempo di parlare col Conte Gerard, anche se questo lo vide uscire col bagaglio in tutta fretta. E fu lui a dire a Maristella quello che aveva visto, pochi minuti dopo, quando la ragazza apparve in uno dei salotti:
― Abel? Lo cercavi?
― Sì, veramente mi chiedevo dove fosse, perché oggi non l’ho visto …
― Io sì, e ti dirò che non capisco bene. Deve aver avuto brutte notizie, credo di lavoro, per essere partito così …
― Partito?!
― Ecco, è andato via in tutta fretta con uno zaino in spalla. Deve aver salutato Georgie di corsa per prendere il traghetto, ma lei è in camera sua e io non voglio disturbarla … Maristella! Ma dove vai?!
Maristella non rispose, non ascoltava, aveva afferrato la borsa e i guanti tralasciando il cappello, ed ora usciva tirandosi la porta dietro. Trovare un trasporto pubblico non fu difficile, il difficile fu calmare l’ansia di non fare in tempo. Il tragitto le parve troppo lungo, lo aveva perso, ma forse no, il suo cuore sulle spine le diceva di no … Dimenticò i guanti nella vettura.
Corse sul molo, la giovane e bella Maristella, con nel cuore una frenesia nuova per lei, un sentimento che non le permetteva di tirarsi indietro sdegnosamente come avrebbe voluto. Lui andava via, Abel dagli occhi blu la lasciava, forse per non tornare! Si sentiva sciocca, temeva di aver fatto tardi, ma vide il traghetto che non aveva ancora imbarcato i passeggeri e allora si vergognò, sentendosi più sciocca ancora, per essere stata “fredda” con lui prima, e per averlo inseguito poi. Lo vide, di spalle, e pensò solo che lo amava disperatamente.
― Mister!
― Oh, Mary! Ma … che c’è, hai corso?... Maristella?...
― Tu mi chiedi … mi chiedi che c’è? Te ne andavi … e non … insomma … non mi saluti nemmeno? – Maristella era turbata, questo fu evidente ad Abel, e il giovane comprese che ci doveva essere un malinteso.
― No, che dici, non vado via! È per mio fratello, ho avuto notizie gravi, è successo qualcosa nel suo viaggio, Maria è scomparsa!
― Eh? Scomparsa?! – Maristella non sapeva più che pensare.
― Sì, non so molto, ma lui ha bisogno di me, e io gli devo stare vicino, comunque torno appena posso. Ma tu pensavi … ― si guardò intorno, e capì di colpo che doveva parlare con lei da solo: ― Vieni con me.
Prese Maristella per la vita, un gesto insolitamente intimo tra loro due. La trascinò un po’ più distante, dietro a una catasta di casse che dovevano essere spostate presto, e anche il suo traghetto era prossimo alla partenza. Ma tanto lui era deciso a non perdere tempo.
La ragazza lo guardò con le guance rosse, mentre lui parlava:
― Ma tu veramente pensavi che sarei partito così? E veramente sei venuta per questo? Io … io non vorrei andare proprio da nessuna parte. Voglio troppo bene ad Arthur per lasciarlo solo, quello che è successo è molto grave, ma tu … come puoi dubitare che sarei tornato appena possibile?
― … Certo, lo so che non abbandoneresti Georgie con quello che sta passando … – Abel comprese che la ragazza era davvero inconsapevole di quello che provocava in lui. Le sorrise:
― Io tornerò di sicuro, da … da te. Oh, Maristella! Guarda, sto tremando! Io non ti lascio, se sei venuta per me devi sapere che voglio solo … amarti … ― tra le mani teneva il bel viso della ragazza, che lo guardava con occhi innocenti e stupiti, ma anche felici. – Ti amo, e voglio amarti sempre!
La baciò, con trepidazione e con trasporto, senza chiedersi se qualcuno li potesse vedere, senza pensare al traghetto e senza sentire niente a parte il fruscio nelle orecchie. Non si sentiva così felice da un tempo lunghissimo, dall’Australia: Maristella lo baciava!
Maristella tratteneva il respiro, per cercare di contenere la sua felicità e la sensazione di vivere un momento unico nella sua vita, sicuramente il più bello che avesse mai vissuto. Lei, che era sempre stata riservata e sicura di sé, ora si appoggiò ad Abel, e lo trovò forte e rassicurante. Quel bacio pareva non finire mai, pareva fermare il tempo e ricrearlo.
Quando Abel si staccò da lei, Maristella aprì gli occhi e vide che lui sorrideva, con gli occhi che brillavano, più bello di quanto non le fosse mai apparso. Reclinò il viso sul suo petto e chiuse gli occhi, abbracciandolo stretto:
― Oh, Abel … ― lui trattenne il respiro: lei non lo chiamava mai per nome, e ora lo faceva con un soffio pieno di calore che gli faceva vibrare il cuore, ― …  allora è così! Mi ami come ti amo io!
― Oh, mio Dio! – sospirò Abel.
L’amore non era mai stato benevolo con lui. Bello, spavaldo e magnetico com’era, Abel poteva avere tutte le donne che voleva, eppure non aveva mai avuto un amore felice, eccetto che per quel breve momento d’illusione in cui aveva creduto che Georgie lo corrispondesse. Ma stavolta non aveva dubbi, non si poteva sbagliare come gli era successo a casa dello zio Kevin, Maristella ricambiava davvero i suoi sentimenti, e il calore più dolce lo avvolgeva, e lui stringeva la sua amata col cuore che batteva come quello di un ragazzo di dodici anni al primo appuntamento.
Rimasero abbracciati, non volevano separarsi, ma dovevano farlo:
― Ora so che andrai da Arthur e lo aiuterai, perché sei forte e giudizioso. – sospirò Maristella: ― Non dubito che tornerai da me, perché sei sincero e gentile!
Staccò la guancia dal petto di Abel, continuando a sentirne il calore:
― E tu sai che io ti aspetterò. Noi donne delle famiglie di pescatori sappiamo aspettare! Non dubitare.
― Solo un pazzo non tornerebbe da te! E ora che mi hai detto che mi ami … non sarò più così geloso. Perché io sono sempre geloso di te, sai? Ma tu aspetterai me, e amerai solo me!
Il traghetto si staccò, con Abel che teneva gli occhi fissi sulla ragazza ferma sul molo. Ma com’era bella! Vedeva ancora i suoi occhi innamorati, il suo sorriso speciale solo per lui. Ora che diventava sempre più piccola, a lui parve di rivederla come l’aveva vista la mattina del giorno prima, irresistibile, a piedi nudi in cerca di telline sulla spiaggia, col sole tra i capelli. Un attimo dopo, la ricordò con Sophia in braccio, una mammina perfetta, e poi risentì il suo abbraccio appassionato: era la donna giusta per lui!

 

 
25 Per tutelare la reputazione degli abitanti del luogo, si ometterà il nome della località.
 
E dunque, ben ritrovati! Sono mancata molto più tempo di quel che pensavo, e riesco ad aggiornare solo grazie al fatto che sono a riposo forzato con due costole rotte! Risparmio a tutti i particolari, diciamo solo che comunque mi fa molto piacere essere di nuovo qui, coi miei personaggi e tutti i miei carissimi lettori. Ah, importantissimo: la dolcissima fanart è di Kika777, che si è ispirata al mio precedente capitolo. Potete vedere la sua opera ingrandita qui, e da lì visitare la sua splendida galleria d'immagini. Grazie, Kika, è stupendo sapere di aver ispirato qualcuno, con lettrici come te viene più voglia di continuare a scrivere! E grazie anche a tutti voi che leggete, sperando di continuare a incontrare il vostro gradimento. Buona primavera e felicità a tutti!
 
  
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