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Autore: Crilu_98    18/03/2017    5 recensioni
Secondo capitolo de "The Walker Series" - non è necessario aver letto la prima storia.
Mark ed Elizabeth Walker sono fratelli ma non si vedono da dieci anni, da quando un terribile incidente ha cambiato per sempre le loro vite. Elizabeth è una ragazza insicura e tormentata dai sensi di colpa che all'improvviso è costretta a lasciare la cittadina di campagna dove ha sempre vissuto e a raggiungere San Francisco per salvare il fratello. Aiutata da uno scontroso gentiluomo dalle origini misteriose, da una risoluta ereditiera poco convenzionale e da un impacciato pescatore italiano, Elizabeth dovrà fronteggiare un intrigo molto più grande di lei. Un complotto che potrebbe diventare la miccia di un'incontrollabile rivolta operaia...
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE WALKER SERIES '
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------> https://www.youtube.com/watch?v=W7DpshioNnA <------


-When the red red robin comes bob-bob bobbin’ along, there’ll be no more sobbin’ when he starts throbbin’ his old sweet song…-
Mi guardai intorno estasiata, mentre la cantante sul palco continuava a cantare con voce melodiosa, stretta in un abito nero e luccicante di paillettes e accompagnata da una piccola orchestra.
Il locale era stretto, buio e fumoso eppure si respirava un’aria allegra, rilassata; non potei fare a meno di sorridere, catturata dall’atmosfera.
Fu la presa gentile di Tony sul mio braccio a riscuotermi:
-Guardi!- mormorò indicandomi un tavolo vicino al palchetto della cantante -Ecco Price!-
Aveva ragione: Connor Price, Monique e gli altri loro amici erano seduti attorno al tavolo su cui campeggiava un’enorme bottiglia di vino dall’aspetto costoso. Mi chiesi dove trovassero i soldi per pagare tante bevute e perché si fossero scomodati ad uscire di casa se il loro fine era ubriacarsi.
“Potevano continuare benissimo nell’appartamento!”
-Cosa facciamo?- chiese Tony, che sebbene conoscesse il locale sembrava molto a disagio: probabilmente non era l’ambiente adatto a lui.
-Non lo so!- mormorai, stordita dalle novità e dalla stanchezza. Quando vidi che alcune coppie si alzavano per danzare davanti all’orchestra fui invasa da una scarica di energia: da ragazzina mi piaceva molto ballare, seguire il ritmo della musica e buttare indietro i capelli sciolti mentre l’abito delle feste svolazzava attorno alle mie caviglie. Osservai malinconica il vestito liso che avevo indossato per viaggiare e decisi che meritavo una pausa dalle preoccupazioni. Mi sciolsi la crocchia, lasciando liberi i miei capelli neri e mossi, poi mi voltai sorridendo verso un Tony stupefatto.
-Venga!- esclamai, mentre la cantante si interrompeva e lasciava spazio ad un intermezzo del contrabbasso -Balliamo!-
Trascinai il ragazzo in mezzo alla pista e senza timore gli posizionai le mani: una sulla mia spalla, l’altra sul mio fianco.
-Non so se è il caso…- balbettò lui, ma in pochi istanti eravamo già catturati dal giro delle coppie e della musica.
Respirai a fondo l’aria viziata del locale, che in quel momento mi sembrava la più pura e corroborante del mondo, sentendomi giovane e piena di energie… Almeno finché non incontrai un paio di furenti occhi castani che seguivano ogni mia mossa. Allora la rabbia che provavo nei confronti di Connor Price mi spinse ad agitarmi a danzare sempre più veloce, portando con me Tony che quasi non riusciva a stare al mio passo.
-Wake up, wake up you sleepy head, get up, get out of your bed! Cheer up, cheer up the sun is red, live, love, laugh and be happy! What if I were blue, now I’m walking through fields of flowers…-
Quando la cantante riprese il suo motivetto allegro, Price si alzò e senza troppe cerimonie si infilò tra i ballerini, strattonandomi via da lì. Tony si mise di mezzo, con espressione severa: era più basso di Price, ma anche molto più robusto.
-Cosa sta facendo?- borbottò l’italiano, incrociando le braccia al petto.
-Cosa sta facendo lei, piuttosto!- sbottò l’altro, nervoso, continuando a tenermi il braccio con così tanta forza che iniziai a non sentirlo più -La signorina, qui, è sotto la mia protezione!-
-Bella protezione, lasciarla rinchiusa in quella casa fatiscente!- replicò Tony. Price mi scoccò un’occhiata accusatoria:
-Dovevo immaginare che avresti potuto contare su qualche aiuto esterno!- ringhiò a denti stretti. Il mio amico sembrò arrabbiarsi sul serio:
-Senta, io sono una persona pacifica, ma mi sta facendo venir voglia di spaccare il suo bel muso aristocratico! La signorina Walker ha rischiato di morire per la sua negligenza!-
L’uomo si voltò verso di me:
-E’ vero?- chiese, osservandomi con attenzione lungo tutto il corpo. Mi liberai dalla sua stretta, che nel frattempo si era allentata:
-Sto bene, Price, anche se il suo appartamento conta un davanzale in meno adesso! E, per favore, possiamo andare  a parlare fuori di qui? Ci stanno guardando tutti!-
-Hai ragione!- replicò Price dopo qualche istante di silenzio, poi mi strattonò verso un’uscita secondaria.
-Aspetti qui!- intimai a Tony, ben sapendo che la sua presenza avrebbe solo portato ad una rissa.
Sbucammo su un vicolo buio e periferico ed il freddo improvviso mi mozzò il fiato. Price si allontanò di qualche passo, restando fermo a scrutare l’oscurità della notte, poi con uno scatto tornò verso di me e mi schiacciò contro il muro.
-Sei forse impazzita!?- ruggì, con gli occhi che brillavano. -Mark mi ucciderebbe se sapesse che ho lasciato sua sorella nelle mani di uno sconosciuto!-
-Tony è una brava persona, non uno sconosciuto!- replicai.
-Oh, certo e questo lo sai conoscendolo… Da quanto? Una giornata?-
-Poche ore!- ammisi -Ma si è comportato molto più correttamente di lei, signor Price!-
-Basta con questa cortesia!- sbuffò, ricercando il pacchetto di sigarette nella tasca della giacca -Mi fa sentire vecchio! Mi piace essere chiamato con il mio nome!-
“Vecchio?” mi chiesi, spalancando gli occhi. Nella penombra, con la camicia stropicciata, i capelli in disordine e la sigaretta tra le labbra, sembrava un ragazzino tirato giù dal letto in piena notte.
“Non può essere un nobile inglese: non si farebbe mai chiamare per nome da una come me!”
-Va bene, allora… Connor- ripresi, più calma -Dovrà ammettere che tutto questo non sarebbe successo se lei non mi avesse chiusa in casa come un cane riottoso!-
-Tutto questo non sarebbe successo se tu avessi seguito le istruzioni nella lettera!- borbottò lui -E poi quella al momento mi sembrava la cosa migliore da fare!-
-Seguire le istruzioni! E’ di mio fratello che stiamo parlando!-
-E del mio migliore amico!- ribatté lui con tranquillità -Ho provato ogni mezzo legale per tirarlo fuori di galera, te l’assicuro…-
-Come ha fatto ad essere riconosciuto? Sono passati dieci anni!-
Price aggrottò la fronte, sospirando:
-E’ una storia complicata in cui tu faresti meglio a non entrare…-
Stavo per replicare, quando sentimmo forte e chiara la voce della cantante:
-Rain may glisten but still I listen for hours and hours, I’m just a kid again, doing what I did again, singing a song…-
La porta del locale si era aperta e ne erano usciti due uomini vestiti di nero. Sentii Connor imprecare, poi mi ritrovai stretta tra le sue braccia:
-Zitta!- mi intimo e la preoccupazione che traspariva dal suo sguardo mi costrinse ad obbedire.
-Chi sono?- sussurrai tremando.
-Mob. Criminali. E’ anche per colpa loro che tuo fratello è finito in prigione. E non sono in buoni rapporti con loro!-
Rabbrividii, comprendendo d’un tratto che la faccenda era molto più intricata e pericolosa di quello che pensassi. Prima che avessi il tempo di realizzare le implicazioni di ciò che Connor aveva detto, sentii le sue labbra premere sulle mie: il suo abbraccio si fece più rilassato, più morbido, mentre io al contrario mi irrigidivo.
-Ssshh!- mormorò lui, accarezzandomi i capelli con delicatezza, come un perfetto innamorato. In realtà non gli era sfuggito nulla, né il tremito che continuava a scuotermi né il terrore che aveva deformato i miei lineamenti; continuava a tenere il viso in ombra, bloccandomi tra il suo corpo caldo e il freddo muro di mattoni. Mi accorsi che uno degli uomini ci stava osservando con perplessità, per poi girarsi verso il compagno e bisbigliare:
-Qui non c’è!-
I due rientrarono nel locale, chiudendosi la porta alle spalle. Una volta ripiombati nell’oscurità, Connor respirò profondamente, tirando fuori dalla tasca un’altra sigaretta e accendendosela con movimenti nervosi. Non appena soffiò fuori la prima boccata di fumo si rilassò e fu allora che la mia mano si schiantò violentemente contro la sua guancia resa ispida dalla barba.
L’uomo mi guardò stupefatto, massaggiandosi la guancia:
-Mi hai… Schiaffeggiato?- ringhiò, offeso. Io ero ancora accasciata contro il muro, con il cuore in tumulto e le gambe che minacciavano di cedere se solo avessi osato fare un passo.
-Non. Farlo. Più!- boccheggiai, respirando affannosamente.
“E’ stato tutto uno sbaglio, Lizzie! Tutto questo è stata una pessima, pessima idea! Ti sei solo illusa di poter evitare ogni contatto con gli uomini, anche se sapevi benissimo che non sarebbe mai stato possibile!”
Connor piegò la testa da un lato, riflettendo, poi annuì come se fosse arrivato alla conclusione di un ragionamento; quando gli occhi castani tornarono a posarsi su di me, la sua espressione era più calma e controllata. Ogni traccia di divertimento o sfrontatezza era sparita dal suo viso, lasciando un volto segnato dall’inquietudine. Di colpo realizzai che effettivamente Connor Price non era più un ragazzino, anzi… Doveva avere l’età di Mark, se non qualche anno in più.
-Sono contento che tu abbia finalmente deciso di passare a darci del tu. Per quanto riguarda il bacio, non te lo avrei dato se non fosse stato necessario, mia cara. Ora, visto che non mi dai tregua, ti spiegherò in breve cosa è successo a tuo fratello: da quanto mi ha raccontato è arrivato a San Francisco sei anni fa, dopo qualche anno passato a girovagare lungo la costa. Se te lo stai chiedendo, sì, so che ha ucciso un uomo a Rosenville; so anche perché.-
Io sobbalzai e Connor piegò un angolo delle labbra in un sorriso astuto:
-Mark ti ha descritta, testuali parole, come “la ragazza più graziosa, dolce e timida di questo mondo”… Ah, l’amore fraterno!-
-Vai avanti!- ringhiai, sperando che il buio nascondesse il rossore affiorato sulle mie guance.
-Che tu ci creda o no, io e tuo fratello siamo diventati amici: frequentavamo entrambi le riunioni clandestine dei rossi, sebbene io non fossi un operaio, mentre lui sì.-
-I… Rossi?- chiesi, mentre un sospetto allarmante si faceva strada nella mia testa -Non intenderai i socialisti, spero!-
Connor sollevò un sopracciglio, quasi irritato dalla mia espressione scandalizzata:
-Sì, esattamente. Perché?-
 
 
Angolo Autrice:
Beh, direi che è un capitolo piuttosto denso di avvenimenti! xD
Ho diverse cose da dire, perciò vedrò di andare con ordine: la canzone (di cui vi ho messo il link sopra) è di genere swing, che in realtà in quegli anni era solo agli albori… Ma è stata la mia colonna sonora mentre inventavo questa storia e quindi mi sembrava carino mettercela :)
Sulle brusche maniere di Price, così come sulle sue strane fissazioni, ci tornerò in seguito… Nel frattempo Elizabeth rimane scioccata nello scoprire che suo fratello non solo è un socialista (in America quasi più che in Europa i socialisti avevano vita dura :( ) ma anche implicato con la mafia! "Mob" non è il termine più adatto per definire la criminalità organizzata di questo periodo, ma anche questo sarà chiarito meglio più in là.
 
Se vi state chiedendo come mai ho aggiornato così presto, ebbene, ho una brutta notizia da darvi: penso che starò ferma una, se non due settimane. Purtroppo la scuola mi sta sommergendo, gli esami si avvicinano e come se non bastasse ho anche un test per l'università a fine mese…. :'(((
Perciò aggiorno tutte le storie oggi, visto che non so quando potrò di nuovo rimettermi a scrivere e a pubblicare con regolarità!
Alla prossima e fatemi sapere cosa ne pensate del bacio xD
 
Crilu 
   
 
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